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Autore: God_Eden_Imperial    17/06/2021    0 recensioni
Alternate Universe (AU)
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilbert Nightray, Jack Vessalius, Oswald Baskerville, Vincent Nightray
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Respiri affannati, mani che si cercano, corpi imbevuti di piacere che si toccano. L’atmosfera è calda, la temperatura si alza ad ogni sussurro, ad ogni bacio, ad ogni carezza.
Le molle del letto cigolano, il cuscino è coperto dai capelli oro che ricadono lungo il lenzuolo arricciato tra le dita.
Labbra gonfie, occhi lucidi e guance arrossate. Il desiderio e la passione sono alle stelle e sembrano non bastare mai. Non ne hanno ancora abbastanza l’uno dell’altro.
Poi una voce tremante e un nome detto in un sussurro:
“Gil”


Gilbert si svegliò di colpo, gli occhi sbarrati. Sentiva il suo intero corpo fremere. Era accaldato e sudato. Aveva il fiato corto e la pelle d’oca. Si mise seduto cercando di calmarsi, osservandosi le gambe nude. La coperta era ammucchiata in fondo al letto, ai suoi piedi, segno che, durante la notte, si era girato e rigirato più volte. Probabilmente a causa del sogno o semplicemente per il caldo afoso di inizio estate.
Il sole stava sorgendo e illuminava la stanza quel poco che bastava per vedere, date le tapparelle leggermente abbassate della finestra. Si guardò attorno, era da solo ma non seppe dire di esserne sollevato o meno.
Tirò un sospiro sdraiandosi e portando un braccio a coprirsi gli occhi stanchi. Anche se aveva dormito per otto ore filate, si sentiva come la sera prima, sfinito. La testa gli doleva, come se qualcuno lo stesse prendendo ripetutamente a martellate. Aveva bisogno di un po’ d’acqua fredda ma, allo stesso tempo, non voleva alzarsi. Rimase immobile rivedendo le immagini del sogno nella sua mente.
“Maledizione!”
Mormorò.
“Perché? Perché proprio lui?”

Il rumore della lavatrice catturò l’attenzione di Vincent che si volse in direzione della cantina, chiedendosi chi fosse a fare il bucato a quell’ora. Era ancora presto, l’orologio segnava le 6:30 di mattina.
Lui non era riuscito a dormire e, per questo, si era alzato. Una volta aveva letto in un libro che se si resta svegli di notte, significa che c’è qualcuno che sogna di te.
Non ci credeva, ovviamente, ma lo divertiva immaginarsi nei sogni di altri.
Magari di Gil.
Pensò con un sorriso mentre scendeva le scale per dare una sbirciatina alla persona che si trovava di fronte a una delle lavatrici, restando sorpreso nel vedere che si trattava proprio di Gilbert.
Il ragazzo sembrava su un altro pianeta perché non lo aveva sentito arrivare, saltando per lo spavento nel sentire improvvisamente la voce del più piccolo:
“Buongiorno, Nii-san”
“V-Vince! I-insomma! Mi hai fatto prendere un colpo!”
Vincent si scusò, notando il modo in cui Gilbert tirava gli orli della camicia da notte per coprire il più possibile la sua erezione.
“Nii-san non hai nulla di cui sentirti in imbarazzo. Jack mi ha detto che è una reazione del tutto normale”
“D-davvero? A-anche a te succede?”
“Certo. Come ho detto, è una cosa fisiologica. A meno che…”
Aggiunse con un sorrisetto che fece trasalire Gilbert.
“A meno che tu non abbia fatto un bel sogno. Magari quel sogno”
Gli soffiò all’orecchio, facendolo gelare di colpo e avvampare per essere stato scoperto. Vincent riusciva a leggerlo come un libro aperto, con tanto di lente d’ingrandimento. Per questo motivo non voleva incontrarlo, perché sapeva che avrebbe capito tutto e, infatti, così era stato. Inoltre, dato che aveva sognato proprio lui, questo rendeva la situazione ancor più difficile da gestire per Gilbert.
“N-non fare quel sorriso!”
“Mi fa piacere che Nii-san si diverta nei suoi sogni, visto che nella realtà non succede”
Scherzò, ridendo per il tic all’occhio di Gilbert che lo guardò di traverso e con un lungo sospiro per calmarsi, anche se non funzionò.
“Allora? Chi hai sognato? A me puoi dirlo”
“N-nessuno e non sono affari tuoi!”
“Non hai negato, vuol dire che ho ragione. E’ così, vero?”
Gilbert aprì la bocca per controbattere ma si ritrovò a non sapere cosa dire. Era con le spalle al muro e con tutte le vie d’uscita bloccate. Era in trappola. In quel momento aveva solo due opzioni: morire o arrendersi e dire la verità. Visto che era troppo giovane, optò per la seconda.
“Ok, sì, è vero. E quindi?”
Non ricevette risposta perché Vincent si limitò a trascinarlo nella stanza accanto: un piccolo sgabuzzino pieno di scatoloni con dentro chissà cosa.
“Perché mi hai portato qui?”
Chiese guardandosi attorno, confuso. Vincent sorrise in maniera lasciva, avvicinandoglisi e costringendolo ad indietreggiare, fino a finire con le spalle contro il muro. Adesso era davvero in trappola.
“Chi hai sognato? O me lo dici tu o indovino io e sai bene quanto sono bravo in questo gioco, Nii-san”
Lo sapeva eccome. Vincent riusciva a comprendere ogni tipo di situazione, rigirandosela a suo vantaggio così da uscirne vincitore. Per questo non giocava mai a scacchi o a carte contro di lui. Era meglio arrendersi in partenza piuttosto di andare incontro ad una sconfitta inevitabile e premeditata.
“T-te l’ho detto: non sono affari tuoi”
Rispose scostando il viso per non guardarlo. Vincent rimase in silenzio per una manciata di secondi, per poi inginocchiarsi davanti a lui, confondendolo maggiormente.
“V-Vince?”
“Era Oz, vero? Hai sognato lui”
Gilbert sbarrò gli occhi, non aspettandosi quella costatazione sbagliata. Stava per dire qualcosa, sussultando nel momento in cui Vincent gli abbassò i pantaloni del pigiama.
“E-ehi! Cosa stai facendo?”
“Non puoi girare per la villa in questo stato. Glen ti farebbe domande e non sarebbe l’unico”
Se Oswald lo avesse trovato in quelle condizioni sarebbe morto per la vergogna. Pensò ad una scusa e un gemito gli sfuggì dalle labbra nel sentire la lingua calda di Vincent strusciare contro la sua pelle sensibile.
“V-Vince?”
“Non preoccuparti, Nii-san. Ci penso io, me ne prenderò cura. Se ti faccio male dimmelo, ok? Non userò i denti, ovviamente”
Aggiunse tornando a leccare la punta, per poi prenderlo tutto in bocca, fino in gola. Gilbert gemette ancora e il suo corpo venne scosso da scariche di piacere mentre, istintivamente, afferrava le ciocche dorate, tirandole. Vincent sussultò, senza lamentarsi, incominciando col suo felice compito. Iniziò a muovere la testa lentamente, leccando e succhiando e sentendo la propria eccitazione crescere sempre di più.
La sua bocca era così calda che Gilbert temeva che non sarebbe riuscito a durare a lungo. Per un momento si dimenticò dell’intera situazione e, rafforzando la presa sulla nuca del più piccolo, lo fece andare più veloce, muovendo i fianchi a sua volta.
Percepiva il corpo scaldarsi, come il viso che gli andava a fuoco, segno che era arrossito parecchio, come Vincent che si concentrò nel respirare col naso per non soffocare.
Si stavano sentendo bene entrambi, una sensazione che non avevano mai sperimentato prima.
Vincent seguì i movimenti del maggiore. La sua mente si stava già svuotando. Sussultò quando il piacere di Gilbert gli inondò la bocca, facendolo tremare intanto che si ritirava, riprendendo a respirare. Tossendo, si portò una mano al viso per pulirsi.
“Wow…sei venuto molto”
“S-s-s-s-scusa”
“N-no tranquillo. Va tutto bene”
Aveva balbettato per la prima volta, accorgendosi, con sorpresa di Gilbert, di quanto si stesse sentendo in imbarazzo.
“B-bene! Problema risolto!”
Esclamò riacquistando un po’ di fiducia. Alzandosi, si diresse alla porta.
“D-direi di andare a fare colazio-“
“Aspetta!”
Gilbert lo afferrò per un braccio, costringendolo a fermarsi e a voltarsi.
“Ora sei tu ad essere nelle stesse condizioni”
“Ah…n-non fa niente, po-posso fare da solo”
Tentò di convincerlo, inutilmente. In pochi secondi si ritrovò seduto su uno degli scatoloni con Gilbert che gli sfilava i pantaloncini. Avvampò, chiudendo le gambe d’istinto.
“G-Gil”
“Devi allargare le gambe, Vince”
“L-lo so…p-però-“
Il bacetto che gli diede Gilbert sulla coscia lo fece ammutolire, permettendogli di fare come aveva fatto lui.
Afferrandolo sotto le ginocchia, gli aprì le gambe, così da poter stare più comodo. Vincent si appoggiò contro la parete, socchiudendo gli occhi ora umidi, guardando Gilbert iniziare a dargli piacere. Tremò, sommerso dal benessere, accarezzandogli i capelli con gentilezza, tanto da sorprenderlo dato che, al suo contrario, lui era stato piuttosto rude.
“G-Gil…è bellissimo”
Mormorò. Il calore lo invase, facendolo sentire in paradiso. Avrebbe tanto voluto lasciarlo fare fino ad avere il suo orgasmo ma, il solo pensiero, lo faceva vergognare da morire nonostante lo volesse con tutto se stesso.
Con un enorme sforzo, gli tirò piano i capelli, un segno che Gilbert colse, staccandosi appena in tempo. Vincent tremò per la perdita di calore e non riuscì a non fare una smorfia per il suo piacere interrotto.
“P-può bastare”
“Ma non sei venuto, non è giusto”
Vincent sorrise accarezzandogli il viso e spostando alcune ciocche di capelli dietro le orecchie.
“Non fa niente. C’è un altro modo in cui possiamo farlo ma devi chiudere gli occhi”
Gilbert lo guardò scettico.
“Fidati di me, Nii-san”
Aggiunse e, a quel punto, il maggiore eseguì la richiesta, abbassando le palpebre. Il più piccolo, scendendo dallo scatolone, lo spinse gentilmente a terra, facendolo sdraiare sulla schiena contro il pavimento freddo. Gilbert rabbrividì ma non si mosse, sentendo Vincent sistemarsi sopra di lui, all’altezza del bacino. Trasalì quando un forte calore invase il suo piacere, facendogli sfuggire un forte gemito.
“P-puoi aprire gli occhi”
Eseguì di nuovo e avvampò nel comprendere la situazione: era dentro Vincent che tremava, rosso in viso e con un’espressione che non gli aveva mai visto fare prima.
“V-Vince?!”
“Ah…Nii-san…sei così grande…ti senti bene dentro di me?”
Gemette cominciando a muovere i fianchi, aumentando il piacere in entrambi. Gilbert non rispose, non ci riuscì, troppo impegnato a gemere. Essere dentro Vincent era la sensazione più bella che avesse mai provato.
“E’ co-così diverso dalla tua bocca”
“P-puoi muoverti anche tu, s-se vuoi”
Gilbert rimase per un attimo a fissare il volto del suo fratellino e ne rimase incantato. Nulla a che vedere col suo sogno, la realtà era decisamente migliore. Le sue mani si mossero da sole, andando ad arpionargli i fianchi e facendolo muovere più velocemente, agitando il bacino a sua volta. Come risultato ottenne che la voce di Vincent si fece più forte e acuta e i suoi gemiti aumentarono.
“G-Gil…d-di più…t-ti prego”
Lo supplicò con voce tremante mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime per il sovraccarico di piacere. Gilbert si rese conto di non poter fare molto altro, non in quella posizione almeno. Con sforzo, si mise a sedere, spingendosi in avanti verso Vincent. Fu il suo turno di trovarsi schiena a terra con Gilbert che incombeva su di lui, tra le sue gambe oscenamente aperte.
Gemeva il suo nome, afferrandolo per la camicia così da tirarlo a sé e baciarlo. Gilbert sbarrò gli occhi, non aspettandoselo, ritrovandosi a ricambiare un attimo dopo mentre la sua mano scivolava verso il basso, afferrando l’erezione di Vincent che rilasciò un piccolo urletto di sorpresa, interrompendo così il contatto.
“G-Gil”
Il più grande non rispose, affondando il volto nel suo collo, sentendo i capelli dorati fargli solletico. Andò a mordere la pelle, fino a lasciare un segno intanto che lavorava su Vincent che si dimenava sotto di lui, gemendo e aggrappandosi alla sua schiena, tirando la camicia.
Il piacere e il calore stavano crescendo e, senza accorgersene, si trovò ad aumentare il ritmo delle spinte, andando più in profondità, fino ad arrivare a colpire il punto debole di Vincent che urlò, rafforzando la presa.
“A-aspetta!”
“N-non posso…n- non riesco a…n-non voglio fermarmi”
Balbettò tra i gemiti che aumentavano. Sentiva qualcosa scaldargli sempre di più il bassoventre, facendolo allarmare.
“V-Vince”
“V-va tutto bene…p-puoi venire d-dentro…t-ti prego”
Lo supplicò. Le lacrime gli stavano bagnando le guance, ne poteva sentire il sapore salato sulle labbra dalla quale uscivano gemiti sfrenati.
Gilbert si muoveva con forza e velocità, in profondità dentro di lui; la sua mano ancora sulla sua erezione che stava per rilasciare; il respiro caldo contro il suo collo lo stavano portando al limite.
Anche il maggiore era nelle stesse condizioni: l’interno di Vincent si stava stringendo intorno di lui, regalandogli un bellissimo brivido lungo la schiena; le sue piccole dita tremanti lo accarezzavano e la sua voce nell’orecchio fu il colpo di grazia.
Con un’ultima e decisa spinta, si liberò dentro di lui, lasciando uscire un forte gemito che non si preoccupò di soffocare così come Vincent che lo seguì, inarcando la schiena e buttando indietro la testa.
A Gilbert cedettero le braccia con le quali si teneva per non schiacciare il corpo del più piccolo e gli cadde addosso, riprendendo fiato. Vincent lo strinse a sé, sentendo il piacere scemare sempre di più. Tornando lucido, gli accarezzò i capelli scuri, puntando gli occhi al soffitto.
“Mi dispiace…”
“Per cosa?”
Chiese Gilbert spostandosi da sopra Vincent per prendere i pantaloni e rimetterli. Lo stesso fece Vincent, sistemandosi i capelli in disordine.
“Beh…in un certo senso ti ho costretto…scusami”
Mormorò e sul suo viso si disegnò un sorriso triste. Gilbert lo guardò sorpreso.
“Insomma…sicuramente avresti preferito farlo con Oz, no? Dato che lo hai anche sognato”
“Ohi, Vince!”
Esclamò scattando in piedi. Vincent sussultò per il tono e alzò gli occhi su di lui.
“E’ da prima che non fai che nominare Oz, ma non mi pare di averti mai detto che l’ho sognato! Il sogno era su di te!”
Le parole gli morirono in gola rendendosi conto di ciò che aveva appena rivelato e il suo viso si colorò di un rosso accesso. Il più piccolo sbarrò gli occhi, non aspettandoselo.
“Gil…quindi tu-“
“D-dimentica ciò che ho detto!”
Balbettò tentando di scappare ma Vincent lo fermò, aggrappandosi al suo braccio prima che potesse andarsene, ridendo.
“Che bello! Sono felice che Nii-san mi sogni”
“T-ti ho detto di dimenticare!”
Vincent sorrise.
“Gil…questo significa…che noi…”

“Ehi Vinceeent”
La squillante voce di Jack che lo chiamava lo fece voltare. Il nobile agitava un braccio per farsi vedere mentre lo raggiungeva, fermandosi a poco da lui e chinandosi alla sua altezza per accarezzargli i capelli.
“Ciao Jack”
“Ehi, ehi, cos’è quella faccia così allegra? E’ successo qualcosa di bello, per caso?”
Chiese notando il sorriso di Vincent che sembrava quello del Cheshire. Il ragazzino si volse per guardare dietro di sé. A pochi metri di distanza c’erano Oswald che leggeva e Gilbert appoggiato contro il suo fianco, intento a scrivere chissà cosa. Sentendo lo sguardo di Vincent su di sé, alzò gli occhi per incontrare i suoi. Ricordandosi ciò che era capitato poche ore prima tra loro, scostò subito il viso, ora di nuovo completamente rosso.
Vincent continuò a sorridere, stavolta con più dolcezza.
“Qualcosa di bellissimo”

 
   
 
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