Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Parmandil    18/06/2021    1 recensioni
Abolita la Prima Direttiva per ragioni umanitarie, l’Unione Galattica è sprofondata nel caos. Le civiltà precurvatura abusano delle tecnologie loro donate e un terzo dei sistemi federali è pronto alla secessione, concretando il rischio di una guerra civile.
Dopo un violento attacco alieno, la Keter si reca nel Quadrante Delta, ripercorrendo la rotta della Voyager in cerca di riposte. Qui troverà vecchie conoscenze, come i Krenim e i Vidiiani, che si apprestano a colpire un nemico comune, incautamente risvegliato dalla Voyager secoli prima. I nostri eroi dovranno scegliere con chi schierarsi, in una battaglia che deciderà le sorti del Quadrante. Ma la sfida più ardua tocca a Ladya Mol, già tentata di lasciare la Flotta per riunirsi al suo popolo. Dopo una tragica rivelazione, la dottoressa dovrà lottare contro un morbo spaventoso; la sua dedizione potrebbe richiederle l’estremo sacrificio.
Nel frattempo i Voth, un’antica specie di sauri tecnologicamente evoluti, sono giunti sulla Terra per stabilire una volta per tutte se questo sia il loro mondo d’origine. Sperando d’ingraziarseli, le autorità federali li accolgono in amicizia, senza riflettere sulle conseguenze del ritorno dei “primi, veri terrestri” sul pianeta Terra.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Borg, Dottore, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Epilogo:

Data Stellare 2590.303

Luogo: sistema solare

 

   Materializzatasi ai margini del sistema, grazie al propulsore cronografico, la Keter sfrecciò verso la Terra a piena velocità d’impulso. Dopo otto mesi di ardue sfide nel Quadrante Delta, la vista del Sole che s’ingrandiva sullo schermo fu un balsamo per gli stanchi ufficiali. Si erano tutti impegnati a fondo in quella missione, prima per sconfiggere i Vaadwaur, poi per curarli dalla cecità, nella speranza che questo portasse a una pace duratura. Ora non vedevano l’ora di godersi la meritata licenza.

   «Rotta regolare, velocità costante. Raggiungeremo la Terra fra venti minuti» disse Vrel. Inseriti gli ultimi comandi, il timoniere si arrovesciò all’indietro e incrociò le mani dietro alla testa, per sgranchirsi la schiena, con un «Ah!» soddisfatto.

   In altre circostanze il Capitano o il Comandante lo avrebbero ripreso per quel gesto poco professionale, ma stavolta lasciarono correre. Anche loro erano stanchi e non vedevano l’ora di sbarcare per rilassarsi un po’.

   «Stavolta la licenza non ce la leva nessuno» commentò Vrel. «Io andrò a Betazed, a vedere i monti Cataran e il lago Catoria. Voi che farete?» chiese, girandosi con tutta la sedia verso i colleghi.

   «Penso di tornare su Elaysia, per vedere i miei nipoti» rivelò il Capitano.

   «I figli di suo fratello? Che età hanno?» s’interessò Radek.

   «Vediamo... il grande ormai avrà otto anni. Il piccolo sei» calcolò Hod. «È tanto che non li vedo. Immagino la raffica di domande che mi faranno» sorrise, già vedendosi nei panni di zia piena di racconti avventurosi.

   «Anch’io penso di tornare sul mio pianeta» disse il Comandante. «Prenderò in affitto una casa in campagna, per stare un po’ nel verde».

   «Io andrò in un centro benessere su Risa» disse Zafreen, già pregustando il relax. «Se interessasse a qualcun altro...» disse con apparente casualità, ma guardò di sbieco Vrel, con cui era stata fidanzata per tre anni. Da quando avevano rotto, l’anno precedente, l’Orioniana aveva fatto vari tentativi per riaccendere il suo interesse, ma il mezzo Xindi l’aveva sempre ignorata, e così fece anche stavolta.

   «E lei, Norrin?» indagò il timoniere. «Ci dica: dove vanno in vacanza gli Hirogeni?» lo stuzzicò.

   L’Ufficiale Tattico esitò, imbarazzato dalla domanda e ancor più dagli sguardi indiscreti dei colleghi. Sulle prime aveva tentato di nascondere la sua storia con Ladya, ma ben presto aveva dovuto arrendersi all’evidenza che i pettegolezzi, su un’astronave, viaggiano alla velocità della luce. A salvarlo involontariamente fu proprio Ladya, che entrò in quel momento in plancia. «Siamo arrivati?» chiese.

   «Lo saremo a momenti» disse Hod. «Appena contatteremo la Flotta, voglio che lei parli al Comando Medico. Trasmetta il suo rapporto e chieda una riunione con la Sicurezza».

   «Certo» annuì la dottoressa, accostandosi alla postazione di Zafreen. Il suo rapporto per quella missione era il più lungo che avesse mai redatto. Trattava dettagliatamente non solo della Phagia, nelle sue nuove forme, ma anche dell’attacco Borg. «Ho stilato un decalogo di raccomandazioni sull’uso delle nanosonde a scopi medici» disse la Vidiiana. Dopo l’incidente con i Borg, bisognava innalzare le misure di sicurezza. Le nanosonde erano uno strumento medico troppo prezioso per rinunciarvi, ma bisognava evitare i modelli ricavati dai Borg e possibilmente eliminarle dopo ogni intervento.

   «Sto chiamando il Comando di Flotta» disse Zafreen. «Che strano... non rispondono».

   «Di questi tempi hanno fin troppi problemi» commentò Hod, ricordando il disordine seguito all’abolizione della Prima Direttiva. «Dovremo pazientare un po’».

   «Capitano, è molto insolito» insisté l’Orioniana, sempre più preoccupata. «Non rilevo astronavi in transito nel sistema, né in entrata, né in uscita».

   A quella notizia l’atmosfera della plancia, prima rilassata, divenne tesa. Il sistema solare era uno dei più trafficati dell’Unione: ogni giorno centinaia di astronavi e navette lo visitavano e altrettante ne ripartivano. Al centro della rete di traffici c’era ovviamente la Terra, capitale dell’Unione, sede della Flotta Stellare e di prestigiosi centri di ricerca. Un’altra rotta trafficata era quella per Marte, dove si trovavano i cantieri spaziali della Flotta. Il sistema era quindi al centro di un flusso costante di lavoratori, studenti e turisti, oltre che di merci, dai generi alimentari ai beni di lusso e d’alta tecnologia. Qualunque interruzione di questo flusso mandava in fumo miliardi di crediti al minuto e pregiudicava la qualità di vita dei cittadini. Di conseguenza il blocco totale dei traffici era decretato solo in caso di grave calamità.

   «Analizzi il sistema» ordinò il Capitano, sentendo un brivido lungo la schiena. «Voglio sapere che succede». Otto mesi di assenza erano tanti, si disse. Considerando la grave instabilità politica in cui versava l’Unione, poteva essere successo di tutto.

   L’Orioniana eseguì un’analisi completa, mentre i colleghi si rodevano nel timore e nell’incertezza. «Correzione: ci sono delle astronavi. Ma non sono dell’Unione» disse Zafreen con voce tremante. «Rilevo cento vascelli, tutti chilometrici, schierati intorno alla Terra. Il più grande è... impossibile, dev’esserci un errore!». L’addetta ai sensori impallidì e ripeté la scansione, con più accuratezza.

   «Allora?!» chiese Hod, impaziente.

   «L’astronave più grande è lunga 134,5 km» mormorò Zafreen. «Le altre vanno dai 3 ai 10 km».

   I federali restarono impietriti. Nessuna potenza conosciuta, nemmeno i Borg, disponeva di vascelli così mastodontici. Solo V’Ger, l’entità artificiale che aveva minacciato la Terra nel 2271, si avvicinava a quelle dimensioni.

   «Può determinare a quale specie appartengono?» chiese Hod, imponendosi l’autocontrollo.

   «I loro scudi sono impenetrabili ai sensori» rispose l’Orioniana. «Ma a occhio, somigliano alla nave Voth che abbiamo incontrato mesi fa».

   «I Voth!» pensò il Capitano, sentendo riaffacciarsi un timore quasi dimenticato, per l’accavallarsi di altre emergenze. «Allarme Rosso, arresto totale!» ordinò.

   La Keter si fermò a pochi milioni di km dalla Terra. Il pianeta bianco-azzurro campeggiava al centro dello schermo, cinto dalla potentissima flotta Voth. Si trattava di grandi vascelli dagli scafi bulbosi e sinuosi, color grigio argento, con dettagli azzurri e verdi. La nave madre, costellata di luci come una metropoli, lasciò subito la formazione. Puntò verso i nuovi arrivati e li raggiunse in pochi secondi, eclissando il Sole con la sua mole. Quel vascello era il culmine di 20 milioni di anni di progresso tecnologico: stava davanti alla Keter come un pachiderma davanti a una zanzara e poteva schiacciarla con la stessa facilità, se solo i Voth lo avessero voluto. Tutti i federali se ne resero conto e rabbrividirono fino al midollo. Ladya si accostò a Norrin, con cui scambiò un’occhiata carica di tensione.

   «Ci chiamano» disse Zafreen.

   «Sentiamoli» ordinò il Capitano, alzandosi come faceva sempre quando voleva intavolare una discussione. Davanti a una forza militare così schiacciante, infatti, l’unica speranza era il dialogo.

   L’Ammiraglio Hadron apparve sullo schermo. Era proprio come lo ricordavano: pelle scagliosa verde e gialla, occhi giallognoli infossati ma pieni d’acume, massiccio cranio allungato all’indietro in un abbozzo di cresta tubolare. «Bentornati» li accolse in tono cortese. «Siete stati via a lungo. Cominciavo a temere che vi fosse capitato un incidente».

   Hod ebbe un attimo d’incertezza. Il Voth sembrava affabile, ma nulla giustificava quell’assedio in piena regola. «Siamo di ritorno da una missione nel Quadrante Delta» spiegò il Capitano. «Abbiamo incontrato qualche avversità, ma tutto si è risolto. Ora però devo chiederle che significa questo dispiegamento di forze attorno alla Terra».

   «Ah, sì» disse Hadron, vagamente imbarazzato. «Capisco che siate allarmati, ma vi prego di non equivocare. Non abbiamo intenzioni ostili nei vostri confronti. Anzi, vi siamo grati per l’accoglienza che ci avete dato».

   «Questa è... una splendida notizia» disse Hod, per nulla rassicurata. L’atteggiamento del Voth la confondeva, suggerendole di procedere con estrema cautela. «Posso sapere allora perché avete circondato la nostra capitale?».

   «Certamente» rispose l’Ammiraglio, sempre cordiale. «Come ricorderete, siamo venuti qui per verificare la teoria dell’Origine Lontana. In questi mesi abbiamo esaminato il DNA di migliaia di specie terrestri, confrontandolo col nostro. Le somiglianze genetiche sono inequivocabili: gli stessi marcatori ricorrono in tutte le specie di rettili, uccelli e mammiferi. Alla luce di queste prove, la teoria del professor Gegen è dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. La Terra è davvero il nostro pianeta d’origine. Evidentemente ne perdemmo il ricordo, dopo la migrazione che ci portò nel Quadrante Delta; ma ora la verità storica è stata ristabilita. Abbiamo trasmesso i risultati della ricerca al nostro governo, che li ha resi accessibili alla popolazione. I circoli scientifici li hanno esaminati, confermando le nostre valutazioni».

   «È tutto molto interessante» disse Hod, tesa come una corda di violino. «Ma quindi...?».

   «Quindi esigiamo che la nostra patria ancestrale ci sia restituita» rispose il Voth con naturalezza. «Abbiamo chiesto al vostro governo di consegnarcela entro dieci giorni. Ne sono già passati nove; restano ventiquattro ore esatte».

   «Consegnarvela?!» sobbalzò il Capitano. «Altrimenti?».

   «Altrimenti la prenderemo con la forza» rispose Hadron in tono dolente. «Spero proprio che non si giunga a questo».

   Dato che Hod era rimasta inebetita, fu Radek a prendere la parola. «Supponendo che v’impadroniate del pianeta... che progetti avete nei confronti della popolazione? Perché vi ricordo che la Terra è abitata. Ci vivono cinque miliardi di Umani e quasi altrettanti alieni».

   «Ovviamente dovremo trasferirli» spiegò il Voth in tono pratico. «Per questo ho portato la mia Nave Fortezza in appoggio al resto della flotta. Trasferiremo gli abitanti sugli altri mondi federali, così da far spazio per i nostri coloni».

   «Vuole deportare i Terrestri?!» inorridì Vrel.

   «Suvvia, moderi i termini!» lo richiamò Hadron. «“Deportare” è un termine che suggerisce una finalità distruttiva. Noi non vogliamo far del male ai Terrestri, infatti c’impegneremo a tenere unite le famiglie e a costruire per loro nuovi alloggi. Trasferiremo anche il patrimonio culturale, almeno tutti quegli oggetti che possono essere spostati. Per quanto riguarda i monumenti, cercheremo di conservarli in loco, compatibilmente con le nostre esigenze d’insediamento. Così, se vorrete, potrete ancora fargli visita. Non vi sembra un compromesso accettabile?».

   Siccome gli ufficiali erano sotto shock, si fece avanti Ladya. «Che cosa pensa di tutto questo Frola Gegen?» chiese. «Lei voleva sì dimostrare la teoria di suo padre, ma non per scatenare conflitti interstellari! Voleva solo far trionfare la verità scientifica, anche perché rinunciando alla Dottrina la vostra società ne avrebbe beneficiato in termini di tolleranza» spiegò la dottoressa.

   «La signora Gegen è stata molto lieta di veder confermata la teoria paterna» disse il Voth. «Ora però il suo ruolo in questa faccenda si è concluso. È una questione politica e pertanto io seguo le direttive del mio governo. Direttive che, vi avverto, sono tassative. Ho l’ordine di reclamare il pianeta Terra: possibilmente in modo pacifico, altrimenti con i mezzi più opportuni».

   «Voglio parlare con il Comando di Flotta» disse Hod, pallida come un cencio.

   «Spiacente, ma non è possibile» ribatté Hadron con decisione. «Finché il vostro governo non ci risponderà, sono vietati sia gli spostamenti che le comunicazioni. Per questo stiamo emettendo segnali di disturbo che impediscono le trasmissioni radio e subspaziali».

   «Se crede che l’Unione sia disposta a cedere così facilmente la Terra, si sbaglia» avvertì Norrin. «Nessuna civiltà della Galassia consegnerebbe la propria capitale a gente che conosce appena». Mentre parlava, però, l’Hirogeno si chiese se stava prendendo un abbaglio. I Vaadwaur, pur così ostinati, erano stati costretti ad accettare un presidio militare nella loro capitale, dopo essere stati sconfitti in battaglia. E tra tutte le potenze interstellari, l’Unione era quella che più facilmente poteva convincersi a cambiare capitale, considerando il numero di pianeti che già da tempo si erano candidati a questo ruolo.

   L’Ammiraglio Hadron sospirò e spostò lo sguardo da un ufficiale all’altro, mentre cercava il modo migliore di spiegarsi. «Sentite, sono molto spiacente per questa situazione, ma non dipende da me. Se anche togliessi il blocco dalla Terra, il mio governo mi rimuoverebbe dall’incarico e mi sostituirebbe con qualcun altro, che farebbe il lavoro in modo più spiccio» chiarì. «Come ho detto, vi sono grato per l’accoglienza e la collaborazione. Mi state simpatici e non vorrei mai distruggervi. Ma sarò costretto a farlo, se sarete così scriteriati da attaccarci. Perciò vi consiglio caldamente di non fare mosse avventate e di ritirarvi ad almeno un parsec da qui. Aspettiamo che il vostro governo ci dia una risposta, dopo di che agiremo di conseguenza. Fra 24 ore al massimo, signori, sapremo il destino della Terra. Ora andate, vi prego, o dovrò distruggervi».

 

 

FINE

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Parmandil