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Autore: GReina    21/06/2021    2 recensioni
[sakuatsu - incontro con i genitori]
Miya Atsumu non era mai stato un vigliacco, eppure non riusciva a smettere di tremare al pensiero del primo incontro con i genitori di Kiyoomi. E se non gli fosse piaciuto?
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Questa è una pessima idea.” disse Atsumu ad alta voce per la settima volta. Non avrebbe voluto apparire tanto codardo, ma era solo ogni dieci volte in cui la pensava che si ritrovava a pronunciare ad alta voce quella frase, quindi ritenne fosse una buona media ed andò avanti così per la successiva mezzora.
“Calmati, Atsumu.” gli disse Kiyoomi tra l’esasperato e il divertito “È solo la mia famiglia, andrà tutto bene!” il biondo rise istericamente.
“Ma io devo piacergli Omi! Come si fa a farsi piacere dalle persone?? Io ci sono mai riuscito??” Sakusa rise di gusto e probabilmente anche lui avrebbe trovato la propria reazione esilarante se solo non avesse avuto così tanta paura.
“Sei piaciuto a me. Davvero non capisco perché ti agiti tanto.” Atsumu deglutì a vuoto. Piacere a Kiyoomi era stato un miracolo, ed anche se lo aveva vissuto l’alzatore comunque continuava a credere che i miracoli non potessero esistere.
“E anche se fosse,” si disse poi “un fulmine non cade mai due volte nello stesso punto”.
Era ancora presto, ma Kiyoomi – glielo aveva detto tranquillamente lui stesso quando gli si era presentato davanti casa – sapeva che il biondo sarebbe andato fuori di testa, così l’aveva raggiunto per aiutarlo a calmarsi prima di partire alla volta di Casa Sakusa per il primo incontro ufficiale tra i genitori di Kiyoomi ed il suo ragazzo.
Atsumu ispirò a fondo ed espirò sonoramente, poi guardò Kiyoomi e annunciò:
“Mi cambio.”
“È già la quarta volta che lo fai, così stai benissimo, adesso smettila!” per quanto gli piacesse vedere Sakusa che sorrideva, neanche quelle sue adorabili fossette di solito celate ai molti gli fecero scendere l’ansia. Ignorò quindi le sue parole ed aprì l’armadio per capire cosa indossare.
“Se metto i pantaloni bordeaux sono troppo elegante?” Atsumu vide un lampo di lussuria passare negli occhi del corvino e lì rimanere.
“No. Mettili pure.” ghignò. Atsumu arrossì internamente felice, ma mise comunque il broncio.
“Come non detto, so che effetto ti fanno quei pantaloni.” il corvino gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro.
“Puoi biasimarmi?” l’alzatore mormorò contento e si lasciò cullare per qualche secondo, ma quando l’altro provò a baciarlo sul collo si fece indietro ed indignato urlò:
“Omi! Rimaniamo concentrati.” tornò a focalizzarsi sull’armadio “Questa è una questione di vita o di morte.” disse serio. Sakusa sospirò.
“Stai andando a conoscere i miei genitori, non in guerra.” se fino ad allora l’aveva detto con aria leggera e divertita, adesso Atsumu percepì un po’ di disagio. Non avrebbe mai voluto che il suo ragazzo pensasse che non era ancora pronto per essere introdotto alla sua famiglia, quindi si voltò e aggrappandosi a lui disse:
“Voglio davvero piacergli, Omi…” il corvino sorrise.
“E gli piacerai.” lo accarezzò sul viso “Devi solo essere te stesso.” ma per quante volte glielo dicesse Atsumu davvero non riusciva a convincersene. D’altronde doveva esserci un motivo se Kiyoomi era cresciuto così rigido e difficile da approcciare sentimentalmente. Con tempo e dedizione (davvero molto tempo, ed ancora più dedizione) l’alzatore era infine riuscito a fare breccia nel cuore del rigido schiacciatore, ma con i suoi genitori sarebbe stato diverso: non avrebbe passato con loro sei ore al giorno, né avrebbe mai potuto usare il genere di flirt che alla fine aveva piegato il suo ragazzo.
“Cosa gli hai detto di me?” chiese in ansia al corvino per prepararsi ad ogni scenario possibile. In realtà, Atsumu conosceva già la risposta. Kiyoomi era tra le persone più riservate che conoscesse, e la cosa gli stava più che bene. Avevano dovuto aspettare tre mesi prima di dire alla squadra che avevano iniziato a frequentarsi ed ancora di più perché Sakusa lo dicesse a suo cugino Komori. Se avevano deciso di organizzare una cena con i suoi genitori, quella sera, era stato solo perché dei paparazzi li avevano sorpresi a baciarsi e volevano evitare che i coniugi Sakusa lo scoprissero tramite qualche rivista di gossip.
“Sai quanto odio spettegolare.” mormorò Kiyoomi quasi a volersi scusare “Sanno che ho un ragazzo e che lo amo.” Atsumu arrossì. Si erano detti di amarsi già da diverso tempo, ma gli faceva ugualmente ogni volta lo stesso effetto.
“Se la sono un po’ presa quando gli ho detto che stiamo insieme da quasi un anno senza che loro lo sapessero.” il biondo spalancò gli occhi:
“Quindi saranno di malumore?? Oh no, no, no! Questa è una pessima idea. Non gli piacerò!” a quel punto lo schiacciatore gettò gli occhi al cielo, scelse dei vestiti per lui e dopo averglieli lanciati addosso disse:
“Piuttosto saranno felici di conoscerti, finalmente. Vestiti e andiamo, o faremo tardi.” lo guardò assottigliando gli occhi per un momento e poi aggiunse mortalmente serio “E tu non vuoi questo, vero?” Atsumu sbiancò e Sakusa rise.
“Non puoi prendermi in giro quando sono così vulnerabile!” urlò alle spalle di Kiyoomi che già tuttavia si erano lasciate la camera da letto alle spalle.
 
“D’accordo.” sospirò forte una volta che entrambi i giocatori furono scesi dalla macchina “So che ho dato di matto stasera, ma adesso sono pronto.” affermò, e lo credeva veramente fin quando i signori Sakusa non gli aprirono e iniziarono a squadrarlo.
“Non ci avevi detto che era Miya Atsumu…” stavano entrambi sorridendo tirati per non essere maleducati, ma la delusione e la preoccupazione erano evidenti nei loro volti.
“M-mi conoscete?” chiese il biondo del tutto in tilt pur di focalizzarsi su altro.
“Certo.” rispose l’uomo “Guardiamo le partite di Kiyoomi.” Atsumu non riuscì a ribattere nulla per un paio di secondi mentre il suo cervello registrava la prima grande figura di merda di quella sera.
“Giusto.” non riuscì a mormorare altro del tutto in imbarazzo.
“Sapete che odio parlare della mia vita privata.” si giustificò lo schiacciatore. Il biondo dovette schiarirsi la gola per riuscire a pronunciare la domanda successiva senza balbettare:
“È un problema?” i signori Sakusa ci misero un secondo di troppo per rispondere, ma infine Eri – la madre di Kiyoomi – sorrise e disse:
“Ma no, certo che no! Siamo solo sorpresi, tutto qui.” dopodiché li fecero accomodare.
Atsumu cercò di essere perfetto ed impeccabile in ogni momento. Kiyoomi spesso gli diede delle leggere gomitate divertite per questo, ma il biondo non si era lasciato distrarre ritenendo più saggio adattarsi al loro stile piuttosto che essere il solito spigliato ed infantile Miya Atsumu.
Sakusa Eri ed Ichiro sapevano bene quanto loro figlio fosse riservato e parevano rispettare quel suo lato. Atsumu vedeva mille domande riguardo la loro relazione negli occhi di entrambi che però non vennero mai pronunciate. Parlarono invece di cose sempre private ma più distaccate, come ad esempio come stessero gestendo una relazione tra colleghi o se mai le loro interazioni personali si fossero ripercorse in campo. Certo non avrebbero potuto rispondere che il fatto di stare insieme avesse spronato entrambi a migliorare il loro servizio.
“Chi fa più ace decide la posizione di stanotte per fare sesso.” aveva detto un giorno Atsumu, e così era rimasto.
“Ogni tanto mi distraggo per i polpacci di Omi!” si limitò a rispondere invece non nominando nemmeno i loro micidiali ace di servizio. Sapeva che solo facendolo sarebbe arrossito.
 
“Come sto andando?” sussurrò vicino l’orecchio di Kiyoomi poco più tardi mentre stavano aiutando ad apparecchiare per la cena. Il corvino gli rispose stringendo le labbra e guardandolo male.
“Sei troppo rigido. Sii solo te stesso!”
“Senti, non posso fare più di così!” rispose a sua volta impanicato. L’altro sospirò ma non insistette oltre, forse pensando che ci sarebbe stato tempo in futuro per far sciogliere Atsumu davanti ai suoi genitori.
“Vado a vedere se hanno bisogno di una mano in cucina. Finisci tu qui?” lui annuì e continuò il giro per disporre le posate per ciascun coperto.
Aveva appena finito di mettere un bicchiere per l’acqua ed uno per il vino davanti al posto di ognuno quando si accorse che Kiyoomi mancava già da un po’ di tempo. Si chiese cosa stesse facendo nella stanza accanto con i suoi, se avessero bisogno del suo aiuto o se stavano piuttosto parlando di lui. Si chiese se dovesse aspettarli lì in sala da pranzo o raggiungerli, per infine capire che l’ansia l’avrebbe divorato vivo se non fosse andato a sua volta in cucina.
“Omi, avete-” le parole gli morirono in gola quando si accorse che il suo ragazzo si trovava sul pavimento. Si guardò in fretta intorno e capì tutto: Kiyoomi doveva aver toccato qualcosa di sporco e adesso era in pieno attacco di panico. Il cuore di Atsumu perse un battito, ma poi si ricordò che le altre due persone presenti erano i suoi genitori e che loro più di chiunque altro sapevano come aiutare il misofobo. Si fece quindi da parte e lasciò che fosse Eri ad occuparsi del problema convinto che questo sarebbe sparito in un istante.
“Tesoro, respira, ora sei pulito. Respira, stai calmo.” l’alzatore corrucciò gli occhi confuso mentre l’ansia tornava ad invaderlo.
“No.” continuava a pensare “Non è il modo giusto, così non funziona.” voleva solo che Kiyoomi stesse bene, così guardò ancora la donna che – inginocchiata davanti al figlio – continuava a stargli lontano e a ripetere:
“Kiyo, calmo, respira piano.”
Non era così che Atsumu avrebbe gestito l’emergenza, quindi iniziò a chiedersi se non avesse sempre sbagliato tutto provando a risolvere le crisi del corvino col contatto fisico.
“I suoi genitori ne sanno più di me.” si ripeteva “I suoi genitori ne sanno più di me.” ma i secondi passavano, Kiyoomi continuava a stare male e le sue condizioni non miglioravano.
Mandò a quel paese tutto, quindi. Mandò a quel paese le maschere che aveva indossato da quando aveva messo piede in quella casa; mandò a quel paese la compostezza; mandò a quel paese i dubbi e l’insicurezza che l’avevano portato per tutto il tempo a convincersi di non essere adatto a lui. Si gettò a terra superando Eri e raggiungendo Kiyoomi. Gli prese immediatamente il viso a coppa con le mani e gli diede un bacio sulle labbra.
“Omi… Omi…” lo chiamò in un sussurro “Va tutto bene, ascolta la mia voce.” sentiva Sakusa tremare sotto il suo tocco mentre gli altri due erano del tutto scomparsi dai suoi pensieri.
“Non sei sporco, Omi.” sussurrò ancora fermo e deciso “Sei pulito, va tutto bene.” lo baciò ancora e finalmente il corpo dello schiacciatore reagì abbracciandolo. Atsumu sorrise e si mise ancora più vicino.
“Respira insieme a me, Omi.” iniziò imitando la sua iperventilazione per poi rallentare gradualmente il respiro di entrambi, infine sorrise e lo baciò di nuovo, questa volta tranquillo e prendendosi del tempo senza limitarsi ad appoggiare labbra su labbra.
“Ti amo.” sussurrò ancora provato il misofobo. Come sempre, Atsumu arrossì.
“Anch’io ti amo, Omi.”
Quando si alzarono dal pavimento, fu una sorpresa per entrambi rendersi conto della presenza dei signori Sakusa. Era eccezionale e spaventoso il modo in cui riuscivano ad isolarsi dal mondo in momenti come quello di poco prima.
“Ho bisogno di una doccia.” ruppe il silenzio il corvino. Atsumu annuì ben consapevole della routine del proprio ragazzo dopo un attacco di panico del genere. Non aveva intenzione di lasciarlo solo, però, così cercando di non pensare a cosa i suoi genitori potessero pensare di lui disse:
“Ti accompagno in bagno.”
Stavano per lasciare la cucina quando la voce di Eri li fermò.
“Atsumu!” lo chiamò. Il biondo si voltò in ansia, ma prima ancora che potesse anche solo chiedersi cosa mai potesse dirgli, la donna lo raggiunse e lo abbracciò.
“Mi dispiace averti messo a disagio al tuo arrivo. È solo che leggo spesso dei Black Jackals e mi ero fatta un’idea diversa di te. Ti prego, scusami! Credevo non fossi adatto per gestire la misofobia di Kiyo, ma mi sono sbagliata.” l’alzatore guardò al di sopra della spalla di Eri, verso Ichiro, come a voler chiedere conferma delle sue parole al marito, ed ottenne un sorriso ed un cenno del capo che gli confermò ciò che entrambi i Sakusa avevano pensato per tutta la sera.
“Siete perfetti per stare insieme.” stava nel frattempo dicendo la donna tra le sue braccia “Per quanto ti possa risultare difficile in futuro, ti prego, tieni duro e non mollare mai con lui.” Atsumu non seppe cosa rispondere, ma quando il suo corpo si sbloccò iniziò abbracciandola di rimando e solo a quel punto riuscì a dire:
“Non ho alcuna intenzione di farlo.”
Quello, scoprì solo poche settimane dopo, sarebbe stato solo il primo di tanti, tantissimi abbracci offertigli da Sakusa Eri e da lui accettati con piacere. A detta della donna, infatti, avrebbe dovuto recuperare i tanti abbracci negatole dal figlio, così ad ogni loro visita ad Atsumu era dovuta una doppia dose:
“Una per te e una per Kiyo.” gli diceva ogni volta Eri.
“Cosa dicevi riguardo al fatto di non piacergli?” si divertiva poi a chiedergli Kiyoomi. Atsumu quindi fingeva un broncio, ma infine lui stesso non riusciva a trattenere le risate.
“Sta’ zitto…” non poteva far altro che mormorare sconfitto su tutta la linea “Non dubiterò mai più del mio fascino micidiale.”

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n.a.

Salve a tutti! Ho avuto l'idea per questa fic dopo aver finito la long "Due piccoli imprevisti". Come avete potuto appurare si può leggere benissimo come singola storia, ma nella mia testa è un piccolo prequel che racconta come in quell'universo Atsumu abbia conosciuto Eri e Ichiro! Spero vi sia piaciuta!! 
A presto!!
   
 
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