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Autore: lady lina 77    21/06/2021    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non mi piace, non mi piace per niente! Non è giusto, non è umano, non è corretto!".
Intento a sbottonarsi la camicia per andare a letto, Ross si voltò verso sua moglie che, imbronciata, lo guardava a braccia conserte, con Demian rannicchiato sul suo petto e Daisy e Bella a fianco, che dormivano profondamente. "Inizi a somigliare a Jud, ti avverto" - la rimbeccò, divertito nonostante tutto.
Demelza si imbronciò ulteriormente. "Non è il momento di scherzare!".
Ross sospirò, finendo di togliersi i suoi vestiti per indossare dei caldi e comodi abiti da camera e infilarsi sotto la coperta. Aveva smesso di nevicare in serata ma il cielo rimaneva nero e plumbeo e un vento gelido sferzava la brughiera e faceva tremare i vetri della casa. Sembrava di essere ad Oslo, in quello strano ed esageratamente freddo inverno. "Quella che ha fatto Dwight è solo una proposta, ma la ritengo sensata e una buona soluzione per loro" - disse, osservando i gemellini. No, in cuor suo non era felice per quel genere di scelta e di sicuro si trovava d'accordo col pensiero di Demelza, ma non c'erano molte altre alternative e quindi se ne sarebbe stato zitto. Demelza non sapeva molte cose e non conosceva la storia che si nascondeva dietro ai gemelli e i rischi che stavano correndo ad averli con loro e perciò non l'avrebbe assecondata. Lei ragionava col cuore, lui si era imposto di usare il raziocinio.
"E' mostruoso, Ross" - proseguì la donna.
Ross le si avvicinò, sedendosi accanto a lei. Le accarezzò il viso e la baciò sulla fronte, poi con la mano sfiorò il pancino di Demian che quella sera sembrava deciso a non dormire e a rimanere fra le braccia di sua moglie. "Guarda il lato positivo, Dwight ha detto che sono sanissimi. Minuti ma forti".
"E io voglio che continui ad essere così, Ross".
"Anche io".
Demelza lo fulminò con lo sguardo. "Come? Dividendoli e portandoli ognuno in un ospizio per trovatelli? Si adorano, si cercano sempre e morirebbero se non sentissero più accanto la presenza l'uno dell'altro".
Ross abbassò il capo. Era un'idea pragmatica e fondamentalmente la migliore per tutelare i gemellini ma sì, non piaceva nemmeno a lui. Eppure non avevano scelta. "Staranno bene e come parlamentare del seggio di Truro mi assicurerò che gli orfanotrofi che li ospiteranno ricevano donazioni e sussidi per i bambini. Li seguirò, da lontano, assicurandomi che stiano bene e abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno".
Demelza strinse a se Demian. "Tutto ciò di cui hanno bisogno? Ross, lo hanno già perso e gli resta così poco...".
Si spazientì, come spesso accadeva quando lei aveva ragione e lui non sapeva controbattere. Bella nel sonno mugugnò qualcosa e Daisy, disturbata dalla sua presenza, cercò di spingerla via senza successo... E guardando le bimbe, Ross riacquistò la calma necessaria. "Avranno cibo, un tetto sulla testa e qualcuno che si prenderà cura di loro".
Demelza si morse il labbro, cercando le parole migliori per farlo ragionare. "Ross, io non avevo nulla da piccola e vivevo in una baracca con un padre orribile e con una madre che se n'è andata troppo presto lasciando me e i miei fratelli da soli, in mezzo a miseria e violenza. Ma sapevo chi ero, conoscevo le mie origini e sapevo di appartenere a quel posto dove ero nata. Loro non hanno più nulla... Al diavolo, non mi importa del perché e comprendo bene il motivo per cui non vuoi parlarmi delle loro origini, ma pensaci Ross. Non hanno più i loro genitori, la loro famiglia, hanno perso ogni contatto con la loro terra d'origine. Hanno solo l'uno la vicinanza dell'altra e se ora tu togli a Daisy suo fratello e a Demian sua sorella, allora avranno perso tutto. Senza colpe, senza peccato. Era questo che voleva per loro la madre? Era questo a cui ambiva quando ti ha chiesto aiuto? Non conosco quella donna e non ti chiederò nulla di lei ma da madre, io dubito fortemente che volesse QUESTO per i suoi figli".
Ross distolse lo sguardo, fissando la finestra e le candele sul davanzale. In realtà aveva ben poco da contestare a Demelza, ma restava un punto fondamentale... "Ho mantenuto la parola data a quella donna, portando via da Oslo i suoi figli, al sicuro. E ora voglio ancora proteggerli, loro e soprattutto la mia famiglia! E questo è tutto, Demelza. I gemelli non devono essere una tua preoccupazione e io stesso ti avevo avvertita di stare attenta a non affezionarti a loro, ricordi?".
Con gli occhi di fuoco, Demelza sostenne il suo sguardo. "Sì, lo ricordo. Ma mi hai coinvolta quando hai scelto di portarli quì e ora dirò la mia. Hai coinvolto me e i bambini e ora non puoi chiederci di far finta di nulla".
Ross strinse i pugni nervosamente. "Beh, Jeremy non sembra entusiasta della loro presenza, Clowance pensa siano due bambolotti e Bella è troppo piccola per dire la sua ma sembra piuttosto infastidita da questi due rivali che distolgono da lei la tua attenzione".
Demelza gli prese il braccio, scuotendolo. "Ross, ti prego! Non farlo, non dividerli. Lasciali almeno insieme".
"Ti ho spiegato perché sarebbe meglio dividerli".
Usando la sua logica spiccia, Demelza tentò di smontare le sue certezze. "Beh, sì me lo hai spiegato ma...".
"Ma cosa?".
"Cercano un bambino, non due e forse non li riconosceranno e non baderanno a loro, nel caso dovessero trovarli proprio perché sono gemelli. E come mi hai detto, i loro nemici non si aspettano nulla del genere".
Ross restò colpito da quella riflessione acuta di sua moglie che in un certo senso, seguendo il ragionamento fatto da Dwight, aveva ribaltato la situazione a suo vantaggio usando la stessa logica. "M... Ma...?".
"Cercano un bambino" - insistette lei - "Non due! Se ne troveranno due, allora penseranno che non sono il bambino che cercano".
Ross rimase in silenzio, ora davvero in difficoltà. "Sei impossibile" - borbottò, prendendo in braccio Daisy che dava calcetti a Bella sotto le coperte.
Demelza sorrise soddisfatta. "Quindi mi dai ragione?".
La guardò storto. "Solo in parte! Ma resta il fatto che un neonato sarebbe accolto meglio di due, in un orfanotrofio".
"Ma Ross...".
Volse il viso, non voleva guardarla in faccia e non voleva guardare i gemelli. Stava per fare un grande torto a quei due piccolini e se ne vergognava, ma sperava che un giorno avrebbero capito il perché di quella scelta. "Dormi, Demelza...".
"Ross...".
"Dormi" - la implorò, incapace di proseguire quel discorso. "Ne riparleremo domani" - sussurrò, avvicinando il volto al suo per baciarla sulle labbra. Poi prese Daisy e Demian e anche se parvero protestare, li mise nella culla, lontano da quel lettone a cui non dovevano abituarsi. Lasciò lì solo Bella, fra lui e Demelza.
"Ross".
La voce spezzata di Demelza lo ferì, ma rimase fermo nelle sue decisioni. "Dormi amore mio, è giusto così".
"Lasciali quì con noi, non vogliono stare nella culla" - lo implorò.
Strinse i pugni, nervosamente, sentendosi mostruoso. "Sono stati abituati a stare nella culla prima del loro arrivo quì e per il loro bene, deve continuare ad essere così. Non sono i nostri figli e nel luogo dove andranno non ci saranno lettoni e madri che li tengono con loro la notte. E' giusto così, Demelza".
I bimbi piagnucolarono per attirare l'attenzione ma Ross si impose di non dar loro corda. Andò a letto ignorando lo sguardo di Demelza, spense subito la candela per non guardarla in viso e quando la sentì singhiozzare stringendo Bella a se, la abbracciò. "Mi dispiace, non avrei dovuto portarli quì" - sussurrò fra i suoi capelli. Odiava averla coinvolta in qualcosa che, conoscendola, l'avrebbe assorbita cuore e mente. Sperava che avrebbe dimenticato, sperava di dimenticare anche lui ma aveva l'impressione che i visini di quei due biondissimi bambini avrebbero turbato il suo animo a lungo.
Demelza non rispose e probabilmente capiva cosa lui stesse provando e quanto fosse difficile ciò che stava per fare. Si abbracciarono, cercando l'uno nell'altro la forza per scelte difficili da fare e poi, quando anche i gemelli smisero di piangere, crollarono esausti fra le braccia di Morfeo.

...

Tre giorni dopo, appena passata l'alba, Ross si alzò in fretta. La sera prima avevano ricevuto la visita di Dwight che gli comunicava di aver trovato un buon istituto, a St. Ives, dove portare uno dei bambini, che erano attesi per l'indomani e il medico aveva assicurato che era un buon posto per crescere, piccolo, decoroso e gestito da due religiose dolci e attente.
Demelza non aveva detto nulla e per la prima volta in vita sua si chiuse in camera senza fermarsi a chiacchierare con Dwight, arrabbiata per quella soluzione e tristissima per il destino di quei due poveri bambini. Poteva essere un bel posto accogliente e le religiose potevano essere le suore più dolci del mondo ma un orfanotrofio sarebbe rimasto comunque un orfanotrofio e nessun piccolo meritava di finirci per colpa degli errori dei grandi. Le parve di odiare Dwight e Ross per un attimo, anche se poi si accorse che entrambi gli uomini cercavano di far del loro meglio per i piccoli e anche per lei e i suoi figli. Ma Demelza, da madre, sapeva in cuor suo che quello non era il meglio...
Sola nella stanza, mentre i suoi figli giocavano con Prudie nella stalla, prese i gemelli dalla culla e li strinse a se coccolandoli, cercando di dar loro quel calore che non avrebbero più trovato altrove. Li avvolse nella stessa coperta perché stessero insieme almeno quell'ultima notte e la sera non scese per cena, adducendo un mal di testa, in modo da stare con loro.
Ross comprese, ma decise di lasciarla fare... Era nella medesima condizione di spirito e si sentiva in colpa non solo per i gemelli ma anche per la sofferenza di sua moglie...
Quando andò a letto non si rivolsero la parola e dopo un breve bacio della buona notte, scivolarono in un sonno agitato.
Al mattino, prese Daisy... Era la più vispa e apparentemente indipendente e forse la meno bisognosa di attenzioni prolungate a Nampara, con Demelza.
Sua moglie si svegliò e con gli occhi lucidi, mentre avvolgeva la piccola in pesanti coperte, gli si avvicinò. "Ross...".
La baciò sulla fronte. "Torna a letto".
"Ti prego...".
"Demelza, Dwight ci aspetta".
Fra le sue braccia, come comprendendo la natura perversa di quel momento, Daisy si mise a piangere forte, rischiando di svegliare tutti. Ross deglutì, sarebbe stato un disastro in quel caso. Clowance avrebbe pianto nel veder andare via la bambina, Jeremy avrebbe reagito chiudendosi in uno strano mutismo che spesso esibiva dal suo ritorno e Demelza... Demelza aveva il cuore a pezzi e sperava di poterlo curare quanto prima, dimenticando quella brutta storia. "Devo andare o si sveglieranno tutti".
"Fa freddo" - lo implorò Demelza. "Sta nevicando, di nuovo. Come puoi farle vivere tutto questo, è così piccola e dovrebbe stare quì al caldo con suo fratello".
La accarezzò sul viso. "Non smetterà di nevicare fino a primavera, probabilmente. E sai che è una cosa che va fatta adesso".
Sconfitta, Demelza si avvicinò alla piccola che strillava come non aveva mai fatto prima, come sentendo il distacco dal fratellino con cui aveva dormito nella culla fino a pochi istanti prima. "Fa la brava, Daisy. E ricorda che ti vogliamo bene". La baciò sulla testolina, le accarezzò il visino e le rimboccò le coperte prima di rivolgersi ancora a suo marito. "Se hai davvero deciso così, accertati che sia davvero un bel posto, quanto meno".
"Certo". E con passò deciso Ross scese di sotto, raggiungendo le stalle sotto un vento sterzante che riusciva persino a mitigare il suono del pianto di Daisy.
Montò a cavallo, mettendo la piccola al sicuro sotto al suo mantello. Era così che li aveva nascosti ad Oslo ed era così che l'aveva portata con suo fratello a Nampara. E lei non aveva quasi mai pianto... Quella mattina invece pareva disperata e Ross temette che stesse male. "Hei piccola, non ti trovi più bene con me? So che questa cosa che stiamo facendo non ti piace molto, ma vedrai che starai bene e ti piacerà" - disse, come a voler convincere lei anche se sapeva che quelle parole erano un misero tentativo di convincere anche se stesso. "Troverai tanti bambini con cui giocare e lo stesso succederà a tuo fratello, te lo giuro".
Disperata e sicuramente non rasserenata da quelle parole, mentre galoppavano al passo, Daisy gli strinse un dito con le manine. Singhiozzò forte, inconsolabile, poi lo guardò con quei suoi occhi azzurri come il mare... Come il ghiaccio. Sembrava inconsolabile e triste e soprattutto, indispettita anche da quella neve che fino ad allora sembrava gradire. Era come se giungendo a Nampara, Sigrid fosse scomparsa e al suo posto ci fosse Daisy. Che delle sue origini sapeva poco ma che aveva fatto sue la vita e le abitudini conosciute in Cornovaglia.
Ross la fissò e lei, esausta dal pianto, singhiozzò e poi si strofinò gli occhi, prima di rannicchiarsi contro al suo petto in cerca di aiuto, protezione, concordandogli la stessa fiducia che gli aveva regalato ad Oslo, quando l'aveva portata via dalla casa di Inge.
Ross alzò gli occhi al cielo, ricordando la preghiera di Jasmine di salvare i suoi bambini, ricordò la dolcezza di Inge nel prendersi cura di loro, il primo incontro coi bambini, la fuga da Oslo e l'addio alla loro madre in barca, coi piccoli, con quel fiore che si era inabissato negli abissi. E così trovò il coraggio di guardarsi davvero dentro: dividendoli e portandoli in un orfanotrofio, li stava davvero salvando? Demelza non lo credeva e in fondo, non ci credeva nemmeno lui.
Strinse a se la piccola, mentre la neve si faceva più forte. Il buio ancora incombeva sulla brughiera, il vento era gelido e tutto era bianco. E il posto di Daisy era a casa, nella sua culla con suo fratello davanti al fuoco. Non lì, non a St. Ives... La baciò sulla testolina, stringendola a se perché si scaldasse. "Hai ragione, scusa per questa cosa. Mi perdoni?".
La piccola gli strinse il mantello come in senso affermativo, smettendo di piangere. E Ross capì che non poteva deluderl, fece marcia indietro e spronò il cavallo a tornare a casa.
Quando rientrò, Prudie e i figli ovviamente stavano ancora dormendo. Al piano di sopra invece Demelza non era riuscita più a prendere sonno e con gli occhi rossi, se ne stava nel letto a coccolare Demian che piagnucolava con meno enfasi della sorella ma comunque in modo inconsolabile.
Era incredibile come quei due bambini, ancora tanto piccoli, fossero consapevoli del legame dell'uno con l'altra e come percepissero tutto quello che si muoveva attorno a loro.
Quando rientrò in camera con Daisy in braccio, Demelza spalancò gli occhi. "Ross!".
Le si avvicinò a grandi falcate, stringendola a se sul letto. "Non potevo farlo, hai ragione" - disse, facendo scivolare Daisy fra le braccia di sua moglie.
Lei d'istinto strinse la piccola e poi sorrise, baciandolo sulle labbra. "Sapevo che non saresti riuscito a farlo davvero... Teniamoli noi Ross, è questa la strada giusta".
Ross, shoccato da quella proposta inaspettata e tanto tipica di sua moglie, si irrigidì perché di fatto non aveva ancora scelto nulla. D'istinto era tornato a casa ma senza sapere effettivamente cosa fare, ma ora come doveva comportarsi davanti a quella proposta tanto folle? Perché tale era, anche se Demelza non poteva conoscerne i motivi e i pericoli. "Non possiamo".
"Chi ce lo impedisce?".
"Il buon senso, amore mio".
Lei scosse la testa. "Tanti anni fa hai accolto in questa casa una bambina maltrattata dal padre, che portava sulla schiena i segni di terribili cinghiate. Hai cambiato la vita di quella bambina e ora solo grazie a te è una donna felice. Fallo di nuovo, fa con questi bambini la magia che hai compiuto sulla mia esistenza".
"Tu non sai..." - tentò di argomentare lui. Come avrebbero potuto? Come lo avrebbero giustificato? Come, comeeee???
"Non voglio sapere, voglio solo che restino quì" - lo bloccò lei.
"E' una follia. Sono due bambini in più, abbiamo anche i nostri e come ti ho spiegato, tenerli potrebbe esporre noi tutti a dei rischi".
Ma Demelza, dopo aver rimesso Daisy accanto al fratellino e averlo fatto finalmente calmare, tornò all'attacco. "Quali rischi? Judas Ross, viviamo isolati in campagna, nessuno sa che i bambini sono quì e difficilmente saranno rintracciabili a Nampara. Sono quì, ti sono stati affidati, giusto? E allora mantieni fede alla parola data".
Ross non rispose, era troppo folle e troppo complicato decidere su due piedi, a caldo, una cosa del genere che avrebbe coinvolto non solo loro ma soprattutto i loro figli. Si limitò ad abbracciarla e a scivolare con lei e i gemelli sotto alle coperte. La luce del mattino forse avrebbe portato consiglio.

  
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