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Autore: JoiningJoice    23/06/2021    0 recensioni
« Buongiorno. », risponde, richiudendo gli occhi. Finge ancora una volta di rimettersi a dormire, un sorriso furbo sulle labbra. « Non hai bisogno del mio permesso per toccarmi, sai? »
« Temo di sì, invece. », ribatte. La sua mano, posata sul suo fianco di Dimitri, scivola sul petto; traccia cicatrici pallide, segni di una vita che non esiste più, capitoli che ha contribuito a chiudere. È come se fosse stato lui stesso a cauterizzarli, quei segni, curandoli con attenzione e pazienza. Le sue parole diventano un ringhio affamato. « Non so dove né come potrei fermarmi, una volta iniziato. »
Dimitri scoppia a ridere.

[Dimitri/Claude | Fire Emblem Three Houses - What if?, Dimitri segue Claude in Almyra]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Claude von Riegan, Dimitri Alexander Blaiddyd
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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and the sun, in turn, burned twice as bright

 

 

                In Almyra, il sole sorge presto e tramonta sempre troppo tardi, e Dimitri scopre Claude sveglio ad ogni alba, vigile ad ogni tramonto. È come se non riuscisse a concepire che un tale fenomeno, naturale per i più, possa aver luogo ciclicamente, ogni giorno, alla stessa ora, con la stessa continuità; come se le spiegazioni scientifiche non bastassero a dare al sole una ragione per sorgere, una per tramontare.

Claude è affascinato da qualsiasi cosa. È un uomo curioso, affamato di sapere, di nuove scoperte. Non sempre le risposte che trova ai propri questiti sono convenzionali – talvolta non lo sono i questiti stessi – ma tutte sono accomunate da ragionamenti affascinanti, che rapiscono Dimitri ogni volta. Starebbe ore ad ascoltarlo parlare, a studiare il modo in cui i suoi occhi si illuminano, in cui il suo accento scivola in quello Almyriano quando parla rapidamente, troppo coinvolto dall'argomento per notarlo.

                Lo ama. È un amore che non avrebbe mai creduto di poter provare, uno che non avrebbe mai creduto di poter realizzare. Quando Claude gli ha chiesto di tornare con lui in Almyra ha creduto che gli stesse facendo uno scherzo; quando gli ha chiesto di sposarlo ha risposto con un sorriso docile, innocente.

                « Perché dovresti desiderare qualcuno come me? »

                È stato in quel momento che Dimitri ha realizzato che Claude gli rivolge da anni lo stesso sguardo che rivolge al sole nascente.

 

*

 

                In Almyra il sole sorge troppo presto, e quella mattina li trova entrambi svegli, gli occhi ancora gonfi di sonno, più chiusi che aperti. Dimitri sente il corpo nudo di Claude contro la schiena, le sue gambe che carezzano le proprie lentamente, come seta, come acqua. Sospira e sistema il cuscino sotto la guancia, sorridendo stanco. Claude la prende come un'offesa personale: i suoi baci sul suo collo si fanno più insistenti, intervallati da sorrisi complici. Sfiora con le labbra il lobo dell'orecchio sinistro e la bocca incontra presto il freddo dell'agata: un orecchino di pietre preziose, il suo regalo di nozze – uno dei tanti. È il turno di Dimitri di sorridere. Sente la voce di Claude nell'orecchio, un sussurro armonioso.

                « Se vuoi continuare a fingere di dormire, mi sta bene. », lo informa, la risata a stento trattenuta, udibile anche nel tono basso. « Dimmi solo se posso continuare a toccarti. »

                « Non voglio fingere di dormire, vorrei dormire veramente. », ribatte, la voce un po' più alta. Si volta, guardandolo da sopra una spalla. È uno spettacolo che gli mozza il fiato, che continuerà a farlo per molto tempo ancora: Claude – Khalid, il suo amante, il suo re, il suo sposo – coi capelli spettinati, la pelle scura e nuda inondata dalla luce gentile dell'alba. Indossa un orecchino gemello al suo all'orecchio destro, pietre levigate di agata gialla intervallate da un sottile disco di legno. Sostiene che i gioielli donino più a Dimitri che a lui. Dimitri finge di non sentirlo ogni volta.

                « Temo non sia un'opzione contemplabile. », gli sorride. Lo guarda come se lo vedesse per la prima volta in quel momento, negli occhi un affetto che rasenta la devozione. « Buongiorno, Dima. »

                « Buongiorno. », risponde, richiudendo gli occhi. Finge ancora una volta di rimettersi a dormire, un sorriso furbo sulle labbra. « Non hai bisogno del mio permesso per toccarmi, sai? »

                « Temo di sì, invece. », ribatte. La sua mano, posata sul suo fianco di Dimitri, scivola sul petto; traccia cicatrici pallide, segni di una vita che non esiste più, capitoli che ha contribuito a chiudere. È come se fosse stato lui stesso a cauterizzarli, quei segni, curandoli con attenzione e pazienza. Le sue parole diventano un ringhio affamato. « Non so dove né come potrei fermarmi, una volta iniziato. »

                Dimitri scoppia a ridere. È un suono rauco, poco raffinato, poco adatto a un principe o a un re. Si volta e questa volta lo fa con tutto il corpo, si ritrova tra le sue braccia. Le dita di Claude danno forma ai muscoli, carezzano le braccia nude, i tratti rossi del Mehndi matrimoniale non ancora del tutto scomparso. Dimitri solleva una mano e carezza la guancia di Claude, scosta una ciocca scura dalla sua fronte. Non farebbe che guardarlo, tutto il giorno, ad ogni ora. C'è così tanto da scoprire, troppi pensieri dietro a quegli occhi verdi, l'elemento che più tradisce il suo sangue misto, che agli occhi di Dimitri lo ha sempre reso diverso e speciale. Quasi a restituire quel gesto affettuoso, Claude lascia andare un braccio e porta la mano al suo viso; le dita carezzano la fronte nuda, scivolano sul sopracciglio chiaro e sfiorano con delicatezza la cicatrice sulla palpebra. Il sorriso di Dimitri si spegne appena.

                « Non... »

                Claude lo interrompe prima che possa pronunciare più di una parola. « È bella. »,  mormora, deciso. « Ogni dettaglio di te lo è. Dai tuoi capelli biondi alla fermezza della tua anima. Non ti chiederò mai di rinunciare a una tua idea, ma non ti concederò di odiarti. »

                Dimitri si zittisce immediatamente. Non ha più fiato nei polmoni, battiti nel petto. Ogni parola che Claude pronuncia lo distrugge nella più dolce delle maniere. La sua decisione sul campo di battaglia si traduce in gentile sicurezza, la sua capacità di leggere l'avversario nell'abilità di anticipare ogni suo pensiero. È quasi frustrante, a volte, ma è una frustrazione dolce e spazientita che lo cura, un esubero d'amore che Dimitri non ha mai conosciuto. Posa un dito sulle sue labbra prima che possa dire altro, le gote rosse.

                « ...devi smetterla, Khalid. », borbotta, fingendosi offeso. « Quando mi hai chiesto di sposarti hai promesso che sotto al tuo tetto non avrei dovuto obbedire a una singola legge. Impedirmi di riconoscere i miei difetti non è forse un limitarmi? »

                Claude lo ascolta in silenzio, poi bacia l'indice che ha posato sulle sue labbra; sfoggia un sorriso volpino, il sorriso dello stratega. « Devo proprio averti offeso. Mi chiami Khalid solo in pubblico, o quando sei arrabbiato. », commenta, ignorando il discorso di Dimitri – che solleva gli occhi al cielo, si alza senza alcun preavviso, soddisfatto nel vedere il suo sorriso sparire per qualche istante. Lo spinge nel suo lato del letto e lo segue, sdraiandosi su di lui e guardandolo esasperato. Il loro talamo è un'euforia di colori, tra lenzuola leggere che seguono ogni loro movimento e cuscini gonfi tra cui Claude affonda dolcemente. Pone le mani sui suoi polsi e lo tiene fermo, imprigionato nella sua presa. Il sorriso di Claude riaffiora sulle sue labbra, i denti chiari, scoperti. « Cielo, Dima. Non mi stancherò mai di vederti così. »

                « Ho detto che devi smetterla. », ripete, incapace di trattenere una risata. Si abbassa e cattura le sue labbra in un bacio profondo che non accetta pause, non accetta fiato. I suoi capelli scivolano contro le guance di Claude, le solleticano dolcemente, e la lingua cerca la sua. Ha il sapore del vino che hanno consumato la sera prima e Dimitri insegue il ricordo della notte passata con un nodo allo stomaco, felicemente consapevole di poterla replicare in qualsiasi momento, divertito all'idea di provocarlo e non giungere a un dunque, un punto. Non ha mai provato niente del genere, per nessuno, e mai più lo proverà: Claude lo ha salvato da un destino infausto, da un mondo buio. Gli ha illustrato la sua visione del mondo e Dimitri non ha scoperto solamente di ammirarla, ma di esserne parte fondamentale. Si è dato dell'idiota per ogni minuto passato ad amarlo da lontano, a scuola, un giovane principe timido e spaventato; si è dato dell'idiota per ogni minuto di rabbia bruciata all'altare dell'abbandono.

                Ora è tutto finito. Claude è tornato da lui e ora non ha più intenzione di lasciarlo andare.

                « Ti amo, Khalid. », sussurra. Si ferma a riprendere fiato subito dopo, spaventato, incuriosito da ogni possibile reazione. Non ha parlato nella lingua comune del Fodlan, quella che usano per comodità, ma in Almyriano: una lingua che gli è quasi del tutto estranea, in cui sa pronunciare giusto le frasi più utili e rituali – buongiorno, come stai?, che piacere vederti. Claude solleva piano le palpebre, sembra non capire; Dimitri riesce a vedere la consapevolezza nascere nei suoi occhi, sente l'aria scivolare nei suoi polmoni un istante prima che formuli la propria risposta.

                « Cosa...? Ma come...? », sussurra, spaesato, e se Dimitri avesse saputo che sarebbe bastato così poco a far crollare la facciata di Khalid il conquistatore, Khalid lo stratega, gli avrebbe giocato quello scherzo già la prima notte di nozze. Claude non gli è mai sembrato più vulnerabile e grato come gli appare in quel momento. Non riesce neppure a sorridere, a differenza sua.

                « Sto studiando l'Almyriano. », spiega, in un filo di voce. Non si degna di approfondire, di elencare le ragioni per cui dovrebbe desiderare di conoscere una frase tanto specifica, una frase che è solo per lui. Carezza il suo viso con la punta del naso e posa un bacio sul suo collo. « Che ne pensi? Ho una buona pronuncia? »

                Lascia andare i suoi polsi, nel bel mezzo della domanda, per poter carezzare il suo volto e le sue spalle, per ricordare alle proprie dita che ciò che sfiorano gli appartiene di diritto. Claude continua a fissarlo, stordito. Dimitri conosce quello sguardo: lo guarda come se fosse un miracolo a cui troverà una spiegazione poco logica, poco convenzionale.

                « ...terribile. », risponde finalmente, scuotendo piano la testa. È una bugia, e Dimitri crede anche che sia la prima che non si sforza di mascherare in quanto tale. Sente le sue dita sulla schiena, sulla nuca, viene trascinato di nuovo verso di lui; sente il suo sorriso sulla guancia, sul collo, sulle labbra chiuse. « Ma possiamo lavorarci, no? Ripetimelo, Dima. Ancora, ancora... »

                Dimitri lo fa. Lo bacia e glielo ripete, lo tocca e glielo ripete, lo ama e non fa che ripeterglielo. Sono parole semplici, ma hanno un potere immenso, infinito. Ora lo sa: sa che non riuscirà mai a pronunciarle correttamente; sa che non si stancherà mai di provarci e di sentire Claude correggerlo.

 

 

 

Questa storia è stata scritta su commissione. I più sentiti ringraziamenti al committente, Rie!

Ho le commissioni aperte, se siete interessati: https://twitter.com/aggretsujo/status/1403073899605151748

Vi ringrazio per l'attenzione, alla prossima!

 

-Joice

   
 
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