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Autore: Soul Mancini    23/06/2021    3 recensioni
[Scritta per il compleanno del mio OC Ethan ♥
La storia può presentare problemi di comprensione per coloro che non conoscono la serie.]
A volte ci pensava talmente tanto che, quando nessuno era nei paraggi, si intrufolava in camera di Arthur – la stanza del mappamondo –, si sedeva davanti a quella sfera colorata e si chiedeva se il suo sguardo concentrato potesse arrivare fin laggiù. [...]
“Arthur?”
“Dimmi.”
“Dov’è il Brasile?”
Un sorriso si dipinse sul viso simpatico del ragazzo; spense la sigaretta, lasciò il mozzicone sul davanzale e affiancò il bambino, posando le dita sul mappamondo. Dopo alcuni secondi, indicò un punto ben preciso con la mano destra. “Eccolo qua!”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Needles'
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Ethbday
A Ethan,
il fuoco che brucia dentro il mio cuore,
colui che mi ha insegnato a non mollare mai
perché è la parte più coraggiosa di me.
Grazie per esistere, anche se solo nella mia vita,
e per permettermi di amarti incondizionatamente.
Buon compleanno
 






 
 
 
 
 
 
Le prime due cose che attirarono l’attenzione di Ethan non appena mise piede nella nuova casa, a Los Angeles, furono la chitarra abbandonata in un angolo del soggiorno e il mappamondo che stazionava in una delle camere da letto. Non sapeva chi avesse lasciato lì quegli oggetti – forse qualcuno che aveva abitato lì prima di loro – ma non gli importava poi tanto.
Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma si sentiva un po’ perso e spaventato in quel luogo tutto nuovo, in cui parlavano una lingua diversa dalla sua. Qualche volta gli capitava di uscire, disubbidendo ai fratelli maggiori che volevano imporgli di stare a casa, ma non si sentiva ancora tanto sicuro.
In casa non sapeva bene che fare. A volte chiedeva a sua sorella Olivia di insegnargli a leggere, così da poter imparare più velocemente l’inglese e scoprire tutte quelle cose che erano racchiuse nelle pagine dei libri; altre volte imbracciava la vecchia chitarra ammaccata e provava a imitare i musicisti che vedeva sulle copertine dei vinili di Davi e Arthur. Gli piaceva un sacco il suono che quelle sei corde producevano, poteva rimanere a pizzicarle per ore senza accorgersi del tempo che passava.
Ogni tanto pensava al Brasile, a tutte le cose che erano rimaste lì. Pensava alle strade sudicie che però erano sempre in festa, pensava a Lília che era troppo piccola per poter partire con loro, pensava a sua madre che nascondeva i lividi sotto i vestiti spiegazzati, pensava a Thiago che era stato contento di vederli andare via, pensava a suo padre e al suo alito che puzzava sempre di alcol.
A volte ci pensava talmente tanto che, quando nessuno era nei paraggi, si intrufolava in camera di Arthur – la stanza del mappamondo –, si sedeva davanti a quella sfera colorata e si chiedeva se il suo sguardo concentrato potesse arrivare fin laggiù.
Non sapeva ancora leggere bene, non sapeva trovare il Brasile e nemmeno Los Angeles, perciò si limitava a far ruotare in punta di dita quella Terra in miniatura. Si divertiva un sacco a far girare il mondo come piaceva a lui, lo faceva sentire come se la sua casa non fosse poi così lontana.
 
 
Aveva imparato che l’azzurro era il colore dell’oceano. Lui il mare l’aveva conosciuto e attraversato quella stessa estate; era stato un viaggio così lungo e stancante che Ethan si chiedeva se lui e i suoi fratelli avessero percorso tutto il celeste del mappamondo.
Aveva imparato che quelle righe irregolari che si estendevano sulla terraferma erano i confini, mentre quelle piccole scritte erano i nomi delle città.
Ormai Ethan aveva imparato a leggere la maggior parte delle lettere, così qualche volta provava a cercare il nome della sua città, Bahia. Ma era una fatica immensa, soprattutto perché non sapeva nemmeno da dove cominciare.
Quel pomeriggio si era intrufolato nella camera di Arthur e aveva iniziato a far ruotare quella sfera blu e verde, immaginando di essere un vagabondo in giro per il pianeta. Non gli piaceva molto vivere nei sogni, aveva imparato che era meglio tenere gli occhi ben aperti nella realtà, ma aveva solo cinque anni ed era ancora in cerca di tante risposte. Prima tra tutti: a quale luogo apparteneva?
“Ehi.”
Ethan sobbalzò e si voltò di scatto, ritraendo le dita dalla plastica liscia. “Me ne vado subito!”
Non si era accorto che Arthur fosse rientrato a casa. Non si era mai fatto scoprire in camera sua, era sempre stato attento.
Il fratello maggiore gli sorrise. “Resta, non fa niente. Ti piace il mappamondo?” Si accostò alla finestra socchiusa, la spalancò e accese una sigaretta.
Ethan scrutò per un attimo il viso dai tratti marcati del ragazzo, poi tornò a guardare l’oggetto di fronte a sé e lo fece ruotare appena. Arthur era molto più grande di lui, sicuramente conosceva molto meglio la geografia.
Trascorsero diversi minuti di silenzio, riempito soltanto dalle voci e i rumori provenienti dall’esterno, in cui ognuno rimase immerso nella sua attività e nei suoi pensieri.
“Arthur?”
“Dimmi.”
“Dov’è il Brasile?”
Un sorriso si dipinse sul viso simpatico del ragazzo; spense la sigaretta, lasciò il mozzicone sul davanzale e affiancò il bambino, posando le dita sul mappamondo. Dopo alcuni secondi, indicò un punto ben preciso con la mano destra. “Eccolo qua!”
Ethan vi avvicinò il volto, scrutando con attenzione quel frammento di mondo. “E Bahia?”
“Non c’è. Non ci sono i nomi di tutte le città, solo di quelle più importanti.”
Il bimbo si esibì in una smorfia. “Non mi piace più questo mappamondo.”
Arthur ridacchiò.
“E invece noi dove siamo?” chiese ancora il più piccolo.
Suo fratello fece scorrere lo sguardo verso l’alto, lesse un paio di nomi e infine puntò l’indice della mano sinistra su un lembo di terra. “Questa è la California, qui c’è Los Angeles.”
Ethan sgranò gli occhioni scuri, percorrendo con lo sguardo la distanza tra la sua vecchia casa e la nuova. Sembravano così vicine su quel planisfero panciuto.
“Abbiamo fatto tutta quella strada?” si sorprese.
Arthur annuì, un ricciolino scuro gli piovve sulla fronte. “Abbiamo fatto esattamente questo tragitto” spiegò, per poi spostare il dito della mano destra in alto, verso sinistra. “Abbiamo attraversato la Colombia, poi qui abbiamo preso la nave.” Superò un pezzetto di mare e si fermò su un’altra costa.
“E il posto dove è arrivata la nave come si chiama?”
“Quello è il Messico. L’abbiamo attraversato tutto fino ad arrivare qui.” Arthur spostò ancora il polpastrello verso l’alto, varcando un altro confine e giungendo fino al punto indicato dalla mano sinistra.
Ethan il Messico se lo ricordava bene: avevano viaggiato sul retro di un furgone senza poter vedere la luce del sole, e aveva fatto talmente tanto caldo che lui si era sentito male. Non era stato per niente bello.
Ethan ripercorse con lo sguardo il tragitto che Arthur gli aveva appena fatto vedere. Era davvero affascinato: aveva solo cinque anni, eppure gli sembrava di essere un viaggiatore esperto che aveva già attraversato mezzo mondo.
Sorrise, afferrò un pennarello abbandonato sulla scrivania e tracciò un piccolo puntino laddove – ormai lo sapeva – c’era il Brasile, poi fece la stessa cosa dov’era dislocata Los Angeles. “Voglio segnare tutti i posti in cui vado.”
Il maggiore annuì e un sorriso insolito, quasi malinconico, gli increspò le labbra.
“E un giorno questo mappamondo sarà pieno di puntini, perché voglio andare dappertutto. Voglio conoscere tutti questi posti, anche quelli più lontani… però un giorno tornerò in Brasile, perché quella è la mia vera casa.”
“Casa tua, Ethan, si trova ovunque andrai. Il mondo è tutto tuo, sei ancora in tempo per prendertelo.”
Ethan non era sicuro di aver ben capito cosa suo fratello intendesse, non riuscì nemmeno a cogliere l’ombra di disillusione che gli riempiva lo sguardo.
A lui bastò far ruotare nuovamente quella Terra in miniatura per riaccendere i sogni nella sua testa.
E sì, un giorno quel mondo se lo sarebbe preso tutto.
 
 
 
 
 
🎈 🎈 🎈  
 
AUGURI ETHAAAAAAAAAAAAN!!!!!!!!!! *_______________*
Il mio bimbo bellissimo T________T in fondo anche lui è soltanto un cucciolo da coccolare e sempre lo sarà, anche da adulto, anche quando farà il duro e fingerà di non aver bisogno di nessuno! Piccolo mio, amore della mamma *__________________* (vi giuro che adesso ci do un taglio AHAHAHAH)
Non sono per niente contenta di quello che ho scritto, vorrei soltanto sotterrarmi e chiedere scusa a Ethan per il resto dei miei giorni perché meritava MOLTO di più, ma al solito i momenti di down per quanto riguarda la scrittura arrivano SEMPRE in corrispondenza delle occasioni più importanti T.T in questi ultimi giorni ho cambiato talmente tante idee che non so nemmeno io cosa ho scritto alla fine AHAHAHAHAH!
Però ammetto di essere soddisfatta del banner *_________* per cui devo ringraziare di cuore la mia adorata Sabriel, che mi ha aiutato a trovare un’immagine/prestavolto per il mini Ethan – non esattamente fedele a come lo immagino (il mio bimbo ha dei lineamenti un po’ meno delicati) ma devo dire che ci si avvicina parecchio *-*
Ho deciso di scrivere del famoso mappamondo, protagonista anche della piccola flash per il compleanno di Ives dell’anno scorso, proprio per creare una sorta di “filo conduttore” e contemporaneamente parlare del viaggio dei fratelli AraÚjo – che, come i seguaci affezionati della serie già sanno, è stata una fuga clandestina che Davi, Arthur, Olivia e Ethan hanno attuato per sfuggire alle condizioni di disagio di Bahia e della loro famiglia.
E vi ho parlato anche del povero Arthur, il fratello un po’ più fragile e meno coraggioso, che le ha prese più di tutti dal padre e che non se l’è sentita di continuare per le strade dello spaccio e dell’illegalità insieme a Davi. Infatti, come racconto nella shot Ink memories, Arthur se n’è andato dopo circa un anno dalla loro permanenza a Los Angeles e la sua camera da letto – la stanza del mappamondo – è poi diventata la camera di Ethan.
Ma ora la smetto di sproloquiare XD
Mi scuso ancora per questo scritto mediocre e poco ispirato e faccio TANTISSIMI AUGURI al mio amatissimo Ethan, il più bizzarro e inaspettato e meraviglioso dono che io abbia mai ricevuto! Grazie per avermi rubato il cuore e avermi donato il tuo
 
 
   
 
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