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Autore: padme83    25/06/2021    8 recensioni
1. (Resta)
2. Abbastanza (mai)
*
"È un’ombra eterea, Gellert, una presenza ambigua, sfuggente (a volte, non sempre), e tuttavia il suo corpo, lo senti, vibra quando gli sei accanto, si accende, entra in perfetta armonia con il tuo – fasci di nervi guizzanti e vitali, energie furibonde che corrono sotto la pelle – Gellert brucia, consuma. È meraviglia e tempesta.
(Ha fame di vita, di carne e di sangue – come te.)"
*
Il primo capitolo partecipa a “A una parola da te - Challenge” indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Il secondo capitolo partecipa al Writober, giorno 25, lista special words.
[Young!AlbusxGellert]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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La notte non comunica con il giorno.
Ci brucia dentro.
(Mathias Enard – Parlami di battaglie, di re e di elefanti) 
 
 
 
 
 
 
~ Non dire una parola che non sia d’amore ~
 
(resta)
 
 
 
 
 
 
Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così,
non dire una parola che non sia d’amore.”[1]
 
 
 

 
 
Sì è addormentato al tuo fianco, all’improvviso, le labbra leggermente socchiuse e i capelli biondi sparsi ovunque sul cuscino.
 
È un’ombra eterea, Gellert, una presenza ambigua, sfuggente (a volte, non sempre), e tuttavia il suo corpo, lo senti, vibra quando gli sei accanto, si accende, entra in perfetta armonia con il tuo – fasci di nervi guizzanti e vitali, energie furibonde che corrono sotto la pelle – Gellert brucia, consuma. È meraviglia e tempesta.
 
(Ha fame di vita, di carne e di sangue – come te.)
 
La candela che tremola nel buio pennella d’oro le sue ciglia folte, lunghissime; la luce cade come polvere di stelle sopra gli zigomi pallidi, s'infrange docilmente contro la linea affilata ed elegante della mandibola, si disperde sui palmi aperti – falangi sottili, a trattenere sul petto una pergamena antica e vergata d’inchiostro opaco, ormai stinto, a malapena visibile, quasi indecifrabile (non per voi). Il suo volto è bianco e liscio e incantevole – non resisti (nemmeno ci provi) e gli sfiori con dolcezza la curva morbida della guancia; ti soffermi un poco, ammaliato, e poi scendi, rovini, precipiti, fino a lambire l’incavo del collo – la sua bella gola tiepida e profumata, lasciata scoperta da un paio di bottoni slacciati – benedetti. Risali adagio, di nuovo, tracci percorsi immaginari lungo il suo profilo, accarezzi l’arco definito delle sopracciglia e intanto, con la bocca piegata in un sorriso intenerito, gli scosti dalla fronte un ciuffo ribelle – lo vezzeggi, lo attorcigli intorno alle dita, lo sistemi delicatamente dietro l’orecchio (non svegliarti, bredhu – svegliati, ti prego). Alla fine, sospirando appena, ti sollevi e cerchi tuo malgrado di abbandonare il calore di un letto troppo piccolo perché due ragazzi possano dormirci… Come? Vicini? Inopportunamente stretti?
 
(Cuori e anime e respiri sovrapposti, confusi insieme, mescolati.)
 
Staresti bene ugualmente, lo sai, saresti felice di dormire con lui addosso, per tutta la notte, per tutte le notti a venire – non una ma cento, mille, infinite notti.
 
(Ogni notte della tua vita – e anche oltre, anche di più. Se solo…)
 
Scuoti la testa, rassegnato: la verità è che non lo vuoi disturbare – forse non è tempo, forse non è il momento, forse non lo sarà mai – preferisci che riposi tranquillo (è meglio così, davvero – davvero?) e allora ti alzi, senza che alcun rumore accompagni la goffa cautela dei tuoi movimenti; allontani le coperte e non puoi fare a meno di rabbrividire nell’attimo in cui torni a poggiare i piedi sopra le mattonelle fredde dell’impiantito.
 
Una mano emerge dall’oscurità e ti afferra con decisione il polso.
 
Una parola, una soltanto, a dissolvere il silenzio immobile che vi circonda.
 
(Non dire una parola che non sia d’amore.)
 
«Resta».
 
Chiudi gli occhi e in un istante il mondo scompare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per me, per la mia vita che
è tutto quello che ho,
è tutto quello che io ho
e non è ancora
finita.
 



 
 
 
 
 
 
{Words Count: 447}
 


 
[1] Preciso che ho inteso l’espressione “lasciami stare” nel senso di “lasciami restare”, in questo modo si lega meglio al senso della storia.
 
 
Questa storia partecipa a “A una parola da te - Challenge” indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp
Prompt 14: “resta”
 
 
 
 
 
Nota:

Buon pomeriggio a tutt* 

Niente, mi è capitata sotto gli occhi la challenge di cui sopra e questo è quello che è venuto fuori. Non è molto, ma visto il periodo per me è già un mezzo miracolo. Ci sono altri prompt interessanti, ma non so se combinerò ancora qualcosa.  
Intanto, se avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate di questo piccolo racconto ^^
 
Soundtrack (gentilmente suggerita da Euridice100*): Annarella, CCCP (fedeli alla linea – lo aggiungo perché secondo me ci tengono).
 
Volete raggiungermi anche in altri meravigliosi luoghi di internet? Trovate tutti i link (tengo in particolar modo a Instagram) nella bio.
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. In tutto sono più di 50 racconti, alcuni brevi e altri invece un po' più lunghi. Insomma, non mi sembra comunque poco.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa breve storia in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Alla prossima!
 
 
padme
 
 
 
 
 
 
 
* non la conoscete? Non avete mai letto le sue splendide storie? Male, anzi, malissimo. Per fortuna ci sono io che penso a voi e vi do la possibilità di ovviare a questa imperdonabile lacuna. La potete trovare qui ♥♥♥
 
 
 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
altrove, anche se creditate e anche con link
all'originale su EFP, né quella
a rielaborarne passaggi, concetti o TRARNE ISPIRAZIONE

 in qualsivoglia modo senza mio
consenso esplicito.


 
 

 
   
 
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