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Autore: BreathE    25/06/2021    4 recensioni
Valanyar è stata portata nella Terra di Mezzo da Gandalf per aiutarlo con il futuro della Compagnia dell’Anello e distruggere Sauron, ma aver letto un libro e vivere una vera avventura sono due cose completamente diverse.
Riuscirà a portare a termine il compito che le è stato affidato, oppure cadrà mutando per sempre il destino dei nostri eroi preferiti?
Tra cambiamenti di copione improvvisati e il mondo degli uomini che la crede un ragazzo, Valanyar cercherà di proteggere a tutti i costi la sua nuova famiglia mentre lotterà per il suo posto nel nuovo mondo.
*
Ragazza dei giorni nostri finisce nell’universo del Signore degli Anelli. Niente di più scontato.
PARING: Legolas/ Nuovo Personaggio
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Faramir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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▌ Epilogo  ▌
 








 
[…]  « E se smettesse di sognare di te, dove credi che tu saresti? Dove credi che il tuo io esisterebbe? »
« Dove io sono ora , naturalmente, qui! In questo preciso posto in questo istante. E questo basta  » rispose Alice.
« Niente affatto, mia povera Alice  » disse Piripipù sprezzante « Tu non saresti e non esisteresti in nessun luogo. Perché tu sei ed esisti realmente dal profondo del tuo intimo solo perché sei qualcosa dentro il suo sogno » […]
 
_Alice nel paese delle meraviglie - Lewis Carroll
 







« mamma? »  domandai con un filo di voce sconvolta.
 
« Siamo ancora nel mondo dei sogni eh? Dai su vedi di darti una mossa  una mossa Iris¹ !» commentò divertita uscendo dalla stanza, ed accostando la porta alle sue spalle.
Iris... da quanto tempo non sentivo quel nome? Il mio nome.
Mi guardai attorno cercando di riconoscere l’ambiente in cui mi trovavo, ma riconobbi ben poche se non qualche foto nelle mensole della libreria. Ero io, in alcune ero qualche anno più giovane in altre un
adolescente, ma ero facile da identificare ...
Scostai le coperte, tirandomi lentamente in piedi, per poi alzare la maglietta che avevo indosso. La mia pelle era immacolata, nessuna cicatrice, nessun muscolo perfettamente definito, nessuna ennesima ferita sanguinante. Solo una bella pancetta che mi guardava come se non avesse mai saltato un pasto o fatto un addominale in vita sua.
Mi avvicinai richiamata da un libro che doveva essere stato rimesso a posto di furia, poiché la costola era leggermente in fuori.
« Lo hobbit » lessi accarezzando il titolo del libro con due dita.
« Non è possibile» mormorai iniziando a capire finalmente cosa stava succedendo.
Era stato tutto un sogno... tutti quegli anni, quelle emozioni, quegli affetti... un sogno.
Non erano veri, solo personaggi frutto della fantasia di qualcun altro... non erano veri.
« Un sogno? » ripetei nuovamente mentre le lacrime mi uscivano dagli occhi, bagnandomi il viso
e il mio sguardo si spostava sulla parete quasi completamente spoglia dinanzi a me.
Il calendario segnava in rosso una data, il mio ventiseiesimo compleanno.
« Non era reale » mormorai ancora crollando in ginocchio e cercando di trattenere i singhiozzi più rumorosi, mentre gli ultimi anni di vita mi passavano davanti agli occhi come se stessi morendo di nuovo:
La mia vita a Gran Burrone, il desiderio di rendere Re Elrond fiero, la mia famiglia, Arwen, i gemelli ed Aragon. Bilbo, Frodo ed Haldir ed infine ... lo sguardo di Legolas prima che cadessi nel burrone.
« Non è giusto » mi lamentai stupidamente sottovoce, con i palmi delle mani premuti contro le labbra per non farmi sentire da mia madre che sentivo canticchiare un allegro motivetto dalla cucina.
« Non era vero niente » ripetei ancora tirando su con il naso e cercando di scacciare qual dolore lancinante dal petto.
Alzai il colletto della maglietta, per asciugarmi le lacrime e lo sguardo mi cadde sul mio petto nudo al di sotto del pigiama: un meraviglioso gioiello a forma di lacrima risplendeva sulla mia pelle, un gemello composto da una lega che non esisteva in natura nel mio mondo. Lo stesso gioiello che mi aveva accompagnato nelle ultime avventure ed ora, stava vibrando piano, emanando una luce soffusa che produceva un lieve calore.
Aiantcuil brillava al centro del mio petto, ricordandomi come avesse sempre posseduto una vita propria.
Smisi di piangere, veloce come il panico mi aveva sopraffatto svanì, mentre ricoprivo il gioiello con la maglietta ed allontanavo le ultime lacrime con il palmo della mano.
Perché se Aiantcuil era tornato con me, voleva dire che era tutto vero.
E se era tutto vero, voleva dire che la Terra di Mezzo era un posto reale.
E se la Terra di Mezzo era un posto reale … c’era un modo per tornare. Ed io lo avrei trovato.
 

 
 
 

Quando la battaglia davanti al nero cancello ebbe fine. I protagonisti della storia dentro al libro si ritrovarono persi in delle emozioni che non riuscivano a comprendere.
Aragorn era sdraiato su un baratro, accanto a Legolas con un braccio teso, rispecchiando perfettamente la posizione dell’elfo. Entrambi guardavano giù verso il baratro come se avessero cercato di tirare su qualcosa, o di salvare qualcuno. Ma non ricordavano chi potesse essere, mentre si guardavano a vicenda confusi, stupendosi delle smorfie di dolore che segnavano così pesantemente i loro volti.
Legolas, il meraviglioso figlio di Thandruil, uno stoico elfo che aveva affrontato gravi battaglie e vissuto per più di mille anni, aveva gli occhi rossi a causa delle lacrime versate, ma per chi o per cosa non ne aveva più la più pallida idea.
Il futuro Re di Gondor si alzò in piedi con difficoltà, venendo raggiunto dal suo amico Gimli che lo sostenne al meglio per un braccio, ma lui continuò a barcollare guardandosi attorno.
Mancava qualcuno, lo sentiva ne era certo. Ma chi?
« Dov’è? » mormorò guardandosi attorno mentre veniva imitato dall’elfo e dal nano che come a lui si guardavano attorno turbati. Perfino Faramir assieme al nuovo Re di Rohan Éomer erano turbati, continuando a ricercare tra i sopravissuti un volto familiare che però non riuscivano a trovare.
« Chi ? » domandò quindi Imrahil, confuso dallo strano comportamento dell’ ex ramingo e dei suoi compagni, persino suo nipote sembrava aver perso una parte di sé. Eppure erano tutti lì.
Il Monte Fato alle loro spalle eruppe nuovamente, ruggendo nel cielo tutta la sua furia e attirando così l’attenzione dei presenti.
« Credo …  Credo mi stia sfuggendo qualcosa. Qualcosa di importante » mormorò Aragorn voltandosi verso i due migliori amici.
« Qualcuno » specificò Legolas guardando anche lui l’amico con aria distrutta. Ma alla fine, i tre furono costretti a riprendere la marcia dietro gli altri per tornare a casa, richiamati più volte dal Principe di Dol Amroth.
 
Solo Legolas si voltò di nuovo quando oramai il cancello di Mordor era fuori dalla vista di qualsiasi mortale, un suono aveva attirato la sua attenzione, e guardando più attentamente, notò che un meraviglioso cavallo grigio si agitava e piangeva, nitrendo fino a quando non dovette avere più voce in corpo.
Legolas comprese che quell’esemplare era stato cresciuto dagli elfi, e non aveva il dono della parola ma non gli sarebbe certo servita in quel momento.
 Il messaggio era chiaro mentre l’animale correva, a volte saltando i crepacci lungo il terreno, facendo movimenti azzardati che rischiarono di farlo cadere nel buio più volte, ma non si fermò continuando a piangere e a cercare.
« Dove sei? » sembrava dire « Perché non torni? » e ancora « Cosa farò senza di te? » fino all’ultimo latrato : « Ti prego non lasciarmi » .
“E’ un cavallo fortunato” pensò Legolas senza neppure rendersene conto “ Almeno lui,  sembra ricordare chi ha perso”.
 
Ma il pensiero gli sfuggì in fretta dalla mente, come una promessa infranta e si trovò semplicemente a  voltarsi, per raggiungere i propri compagni.



 
 
 

Quando Frodo si svegliò, la prima cosa che vide fu il volto sorridente di Gandalf.
E fu una visione meravigliosa perché questo significava che lei aveva avuto ragione, che lui non era mai morto e che quindi ora potevano tornare tutti assieme a Casa Baggins, a passare i pomeriggi assieme come ai vecchi tempi.
Poi la porta si spalancò e Merry e Pipino entrarono nella stanza, riempiendolo di felicità. Poi giunse Aragorn, seguito da Legolas e Gimli ed infine Faramir. Frodo era felice, ma i suoi occhi continuavano a soffermarsi sulla porta aperta, come se qualcuno mancasse all’appello.
Quando entrò Sam, una parte di lui pensò che doveva essere stato il buon hobbit a mancargli, non esisteva un Frodo senza Sam. Non sarebbe mai sopravvissuto, Frodo, senza il suo Sam.
Così sorrise, incrociando lo sguardo dell’hobbit giardiniere, ed ignorando quella confusa sensazione che gli diceva, che la compagnia, non era completa.



 
 



Éowyn attese il ritorno di Faramir dalle porte del palazzo. Le era stato detto che non poteva allontanarsi oltre. E lei non voleva disobbedire alla guaritrice ma era stata in ansia per così tanti giorni ... Desiderava sapere se il giovane Capitano di Gondor ce l’aveva fatta.
Quando Faramir entrò nel suo campo visivo assieme ad Éomer, lei corse ad abbracciare i due uomini più importanti della sua vita, rise come non rideva da anni e si sentì finalmente completa, prima di fare un passo indietro, ed intristirsi.
« C’è qualcosa che non va Mia Signora? Il braccio vi fa male? » domandò Faramir premurosamente, spostandosi in avanti, subito pronto ad aiutarla per qualunque bisogno.
« No non è quello è solo che … Siete tornati tutti sani e salvi? »
« Siamo stati molto fortunati, le nostre perdite sono state molto limitate, onestamente, ci aspettavamo perdite molto più intingenti considerando il ristretto numero di uomini a disposizione »
« Oh » disse Éowyn cercando un viso familiare tra i visi alle spalle dei due uomini « E’ una notizia meravigliosa » si limitò a commentare, non trovando nessuno degno della sua attenzione, mentre accompagnava i due uomini all’interno del palazzo, per aiutarli a coricarsi.
 

 
 


 
« Buone notizie! » udì la figura distesa sulla tavola di legno, dire ad una voce familiare.
« Sembra che Gondor abbia vinto la guerra! L’oscuro è stato sconfitto, se così fosse, forse il Bianco Stregone, potrà sapere cosa è successo al nostro Capitano »
« Ci deve sicuramente delle spiegazioni. Perché condurlo ad un sogno eterno? Senza avere nessuno che legasse la sua anima al suo corpo, è pura follia. Nessun elfo può sopportare una simile magia senza qualcuno che ancori a questo mondo » commentò un’altra voce, forse la sorella di quella di prima?
« Speriamo che se riuscirà a svegliarlo, Haldir sarà sempre sé stesso. In fin dei conti era un elfo forte, prima della battaglia del fosso di Helm » mormorò di nuovo un’elfa donna, con timore evidente.
« Continuo a non comprendere perché abbia insistito ad andare, non gli sono mai piaciuti gli umani - »
Le voci si fecero sempre più distanti, e a causa del suo corpo ancora debole, l’elfo non riuscì più a ghermire altro, da quella misteriosa conversazione.
“Di cosa stanno parlando?” pensò amareggiato “Perché sono giorni che nessuno fa più il suo nome?” soppesò ancora.
Se avesse potuto, probabilmente avrebbe corrucciato le sopracciglia. “ Già e lei mi avrebbe schiacciato le due rughe di espressione che mi si sarebbero formate, prendendomi in giro “ pensò mentre un piacevole calore gli si spandeva nel petto, prima che il dubbio gli si insinuasse tra i pensieri.
“Lei chi?” soppesò cercando di riportare alla mente il volto di colei, a cui teneva così tanto. Ma più si sforzava di pensarci, più gli scivolava via, come fumo tra le mani … Cercò di aggrapparsi a qualunque cosa, il colore dei suoi occhi, della sua pelle dei suoi capelli, ma niente sembrava tornargli in mente. Anzi nel momento stesso in cui si concentrava, il ricordo svaniva, nonostante un attimo prima, fosse stato lì.
“No no, non posso perderla” pensò agitandosi in preda al panico, per la prima volta nella sua lunga esistenza. Mai aveva ceduto al panico, era un valoroso guerriero ed era considerando stoico anche tra quelli della sua razza, ma in quel momento, era irriconoscibile.
Il suo corpo era immobile, sulla tavola di legno, condannato ad un’esistenza eterna, rilegato in sé stesso, fino a quando non fosse stato risvegliato da …
“ Valanyar! “ urlò nella sua mente con tutta la forza che possedeva. Lo sforzo fu tale, da quasi condurlo all’incoscienza, di nuovo, dopo due mesi a combattere il suo stesso corpo per non morire. Ma si aggrappò a quel nome con tutte le sue forze e nonostante bruciasse più della lava liquida non lo lasciò scivolare via da sé.
“Valanyar” pensò di nuovo “Valacen, è la persona più cara che ho. Non la dimenticherò. Non ti dimenticherò”
“ Valacen, amica mia, dove sei?” mormorò sentendo le sue forse farsi sempre più deboli e la sua coscienza scivolare via, ma anche così non permise alla sua mente di dimenticare quell’unica parola.
“Valanyar” mormorò di nuovo, prima che lo sforzo lo prosciugasse, obbligandolo ad un oblio eterno.
 
 
 












 
  ▌FINE  ▌
 
 
 
 
 












Iris¹ = La Dea messaggera degli dei Greci. Lo stesso nome difatti significa “messaggera degli Dei” come aveva anticipato a Legolas qualche capitolo fa ;)
 







NdA: E’ finita gente!!! O meglio, non lo è ;)
E’ finita la prima parte dell’avventura di Valanyar, sto scrivendo attualmente la seconda che però ho diviso da questa poiché sarà completamente originale rispetto all’opera di JRR Tolkien.
Non so dirvi quando la pubblicherò, volevo farlo non appena avessi avuto almeno 7 capitoli scritti e corretti, così da non dovervi di nuovo costringere ad attese interminabili come queste negli ultimi capitoli.
Quindi questa storia ora farà parte di una seria intitolata Adventures are our speciality , e la seconda parte invece si intitolerà Adventures are your speciality.
 
Spero che questo viaggio con Valanyar vi sia piaciuto e spero che tornerete con lei nella Terra di Mezzo nel prossimo! Vi sono davvero, davvero, davvero, davvero grata per il vostro supporto, e vi saluto poiché una parte di me piange da giorni T.T
 
A presto <3
   
 
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