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Autore: NyxTNeko    27/06/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 114 - Bisogna sempre lasciar trascorrere la notte sulle ingiurie -

26 maggio

L'alba era sorta da poco sulla capitale francese, la vita mondana e occulta della notte, lasciava spazio a quella più festosa e spensierata del giorno. Napoleone, invece, aveva passato tutta la notte sull'elaborazione del suo 'piano', doveva dare una lezione a quel ministro "Sarà divertente vederlo impazzire, disperarsi sulla mia decisione" pensò, mentre un ghigno beffardo si era formato sulle labbra.

25 maggio

Era rimasto tutto il giorno chiuso in quella piccola camera, seduto alla scrivania a leggere, non aveva fame, né intenzione di uscire per cambiare aria, anche perché voleva farlo nei giorni successivi. Avrebbe riferito ai suoi aiutanti e al fratello il tutto l'indomani, era convinto del fatto che la notte portasse consiglio, che bisognasse riflettere al chiaro di luna. Li aveva lasciati riposare, era consapevole di averli fatti camminare molto e di conseguenza stancare più del dovuto. Inoltre il fratello doveva essere in forza, in modo da essere pronto per la nuova accademia militare.

Junot era rimasto sollevato dalla decisione del comandante di volersi riposare. Avrebbe potuto avere il tempo per dormire tranquillamente, certo del fatto che il generale stesse riflettendo con calma su ogni particolare. Dopo aver cenato abbondantemente, era crollato dal sonno. Muiron pensava lo stesso, ma al differenza del compagno, non aveva molto sonno; si sentiva stranamente agitato, come se avesse intuito qualcosa o fosse semplicemente sovrappensiero.

A Luigi non pareva interessare molto di ciò che il fratello avrebbe compiuto, soprattutto perché sapeva che il suo destino non sarebbe mutato affatto. Non vedeva l'ora di andarsene per non stare sotto la sua presenza, gli mancava la vita notturna, assieme ai compagni di bevuta, per poi trascorre le notti tra le braccia di giovani donne che pagava profumatamente, al fine di ottenere piacere. Con suo fratello si annoiava, gli parlava soltanto di lavoro, di politica, dei suoi doveri nei confronti della Francia, argomenti troppo intellettuali, oltre che seri e decisamente poco appaganti, secondo il suo parere. Ovviamente, per non dover subire la sua proverbiale ramanzina, annuiva e approvava tutto quello che gli riferiva. "Come fa a non sfiorargli minimamente l'idea di divertirsi, con i suoi aiutanti o con qualche donzella? Persino con la fidanzata, non fa altro che mandarle lettere molto dolci ma prive di passione!" si chiedeva sempre più spesso.

Suo fratello rimaneva un individuo strano ai suoi occhi, non poteva di certo immaginare che provasse enorme disagio nello stare con il gentil sesso. L'unica volta in cui aveva avuto quel tipo di relazione era stato con quella  prostituta che gli aveva fatto perdere la verginità. Dopodiché si era principalmente dedicato a questioni che riteneva più importanti dell'amore e delle donne. A parte qualche leggera infatuazione e dichiarazioni appassionate, ma rifiutate sul nascere, non aveva mai avuto un rapporto totale con loro.

"Giuseppe e Luciano, invece, si stanno dando molto da fare" rifletteva mentre osservava il soffitto spoglio, dondolandosi sulla sedia, la luce della candela era sempre più flebile. "Hanno intenzione di mettere su famiglia, infatti si sono sposati, anche Luciano, seppur non ci abbia fatto sapere fino a non poco tempo fa". Spostò gli occhi chiari verso la fiamma che tremolava sulla base di cera oramai inesistente. Si fermò, allungò il collo e la spense con un soffio, il fumo si confuse nell'oscurità e penetrò nelle narici, abituate a quell'odore pungente. Si alzò in piedi e si diresse verso il letto "È meglio che vada a coricarmi, altrimenti non riuscirei a tenergli testa domani", si sdraiò e sprofondò nel mondo dei sogni.

26 maggio

Il cielo si era schiarito piuttosto in fretta, le ore erano come volate, inoltre il bussare delicato ma persistente della porta, non aiutò di certo Luigi, il quale sbuffò e si girò dall'altra parte del letto. Si augurava che se ne andasse e lo lasciasse in pace, non voleva essere disturbato, aveva ancora sonno. Il tocco divenne più insistente - Uffa Napoleone... - sussurrò con voce pastosa e sonnolente.

- Luigi, lo so che sei sveglio... - udì dalla porta. A quel punto comprese che non poteva continuare a fingere e si arrese. Non valeva la pena farlo innervosire.

- Un momento - gridò con un tono di voce che nemmeno lui sapeva come gli fosse uscito fuori. Era scocciato e al tempo stesso rabbioso - Devo ancora vestirmi - mentì per guadagnare un poco di tempo e svegliarsi completamente.

- Ti aspetto nella mia stanza - disse Napoleone, la sua voce era dolce e comprensiva - Tanto è accanto alla tua, non puoi confonderti - tastò il legno della porta e si allontanò a passo svelto e concitato, come al suo solito.

Luigi annuì silenzioso e rassegnato si aggiustò davanti lo specchio, emise un profondo respiro. Gli occhi spenti e sporgenti rimirarono la sua figura, a differenza di quella del fratello era meno trasandata, nonostante avesse un uniforme semplice, fosse ben proporzionato e alto quasi quanto lui. "Non sono poi così malaccio, le donne mi guardano con grande apprezzamento ed io le ricambio" si disse vanitoso. Questo tipo di giudizi gli infondeva sicurezza ed autostima.

Aveva notato la grande somiglianza che c'era tra tutti i fratelli Buonaparte, eppure Napoleone possedeva un qualcosa che lo rendeva molto più nobile nei lineamenti, nell'espressione. Nemmeno lui aveva idea di che cosa fosse in realtà "Non importa..." La barba era leggermente incolta "Dovrò andare dal barbiere domani o quanto prima".
Si aggiustò un po' la cravatta, si mise attorno alla vita la spada, la pistola ed uscì.

Avanzò e allungò la mano per bussare, si accorse, però, che la porta era semichiusa, probabilmente l'aveva lasciata in quel modo, di proposito. Si sporse verso la piccola fessura e trovò il fratello seduto sul letto, teneva un libro su una delle gambe che aveva poggiato sull'altra stesa. Era completamente immerso nella lettura, talmente preso da non percepire nient'altro attorno a lui. Chissà cosa stava leggendo di tanto coinvolgente? Provò a bussare nuovamente, il fratello rimaneva assorto, catturato da quelle pagine che lo avevano trasportato in uno di quei mondi che facevano già parte del suo cuore - Napoleone... Napoleone - lo chiamava ripetutamente, spalancò la porta. Ancora nulla.

Era tentato di tornare indietro e di lasciarlo stare nelle sue fantasie, per un attimo l'impulso lo attraversò, poi decise di restare lì e provare ancora a ridestarlo, era meglio così - Napoleone... - bussò con più forza, si fece quasi male alle nocche.

A quel punto il fratello sussultò e sollevò la testa spaventato. Puntò gli occhi spalancati in direzione della porta, vide Luigi che stava in piedi e lo stava fissando - Luigi...sei pronto - chiuse velocemente il libro, lo posò sulla scrivania e scattò in piedi - Credevo ci avresti messo di più e allora ne stavo approfittando per rileggere un po' - ammise sorridendo. Accarezzò il ritratto di Eugènie Desirée, colto da un sentimento di dolcezza infinita, nei suoi occhi c'era quella malinconia struggente e profonda che era parte del suo essere. Si voltò di nuovo verso il fratello e lo affiancò. Gli mise una mano sulla spalla, al pari di un padre nei confronti del figlio amato.

Luigi aveva sempre notato questo trattamento che il fratello aveva nei suoi riguardi, quasi come se lo considerasse un figlio, più che un fratello, pur avendo poco meno di dieci anni di differenza. Non aveva compreso se per una sua predisposizione caratteriale o perché si atteggiava da capofamiglia. Determinato nel portare il peso dell'intera famiglia sulle proprie spalle, come se fosse il suo reale compito.

- Come avevi capito che mi ero appena svegliato, pur non facendo alcun rumore? - gli chiese di getto Luigi. Non era riuscito a frenarsi. Temeva che Napoleone potesse infuriarsi poiché si era burlato di lui, invece lo sentì ridere divertito.

- Perché era l'orario in cui c'è il risveglio all'accademia - rispose con ovvietà, allargando le braccia per poi poggiarle sui fianchi - Non è un abitudine da eliminare facilmente - aggiunse infine raggiante.

Appariva di buon umore, come se quanto successo il giorno precedente non fosse mai accaduto o non avesse importanza. Presentiva che, in realtà, non avesse dimenticato l'onta ricevuta e avesse preparato la sua vendetta. Per questo era sereno e rassicurante, stava celando i suoi intenti dietro un'aria bonaria e gentile - Immagino tu abbia in mente qualcosa contro il ministro della guerra - riferì il fratello minore.

- Mi conosci bene - ridacchiò Napoleone prendendo al volo una mela che aveva con sé, nella sacca. La strofinò energico sulla manica della divisa per pulirla, seppur grossolanamente, la morse e masticò rumorosamente - Ma dovrai aspettare, voglio rivelarlo anche ai miei aiutanti - ammiccò infine, continuando a morderla attorno, lasciando solamente il torsolo. Non aveva resistito ai morsi della fame che lo stavano tormentando da diverse ore. La mela almeno avrebbe placato un poco lo stomaco - Spero non ti abbiano fatto annoiare o stancare con le loro chiacchiere, soprattutto Junot, che sa essere petulante come pochi

- No, anzi è stato interessante ascoltare le loro opinioni - ammise Luigi sorridendo lievemente. Ed era sincero, si era trovato bene in loro compagnia, erano di certo meno complicati e indecifrabili del fratello e comprendere i loro comportamenti era più che semplice - Occorre sempre ascoltare tutti, solo così si può elaborare un proprio pensiero

Napoleone gli tirò il lobo dell'orecchio - Bravo Luigi, così si parla - si complimentò sinceramente - Sei maturato molto - La scuola militare lo stava rendendo un vero uomo, stava smussando i difetti e risaltando i pregi. Era esattamente questo uno dei principi su cui Napoleone si basava: essere disposto ad ascoltare chiunque, che fosse in disaccordo o meno, così da avere le idee chiare, e in seguito decidere da solo. Luigi però intendeva probabilmente il conciliare i pensieri di tutti piuttosto che imporre il proprio, dopo averlo comunque spiegato. Si sistemò leggermente le pieghe e aggiunse - Ora andiamo, altrimenti quei pigroni si abituano, hanno dormito pure troppo per oggi - gli diede un leggero schiaffetto sulla guancia e gli passò davanti, dirigendosi similmente ad un fulmine fuori dalla camera.

Gli aveva fatto un complimento, si massaggiò la guancia che aveva colpito leggermente, era la stessa su cui aveva ricevuto, anni prima, uno schiaffo ben più forte e carico di disprezzo, di rabbia, di delusione. In quell'istante, invece, aveva percepito l'orgoglio che aveva nei suoi confronti. Forse aveva avuto ragione Napoleone sulla scelta della scuola militare, forse era ciò di cui aveva avuto bisogno per comprendere il mondo. "Probabilmente è il mio destino" accettò più volentieri le scelte del fratello.

- Luigi! - risuonò nelle sue orecchie, si smosse. Il fratello era già andato a svegliare gli altri due.

- Eccomi - gridò il ragazzo correndo. Lo raggiunse, aveva fatto destare Junot e Muiron, che non avevano avuto tempo per rivestirsi.

- Muovetevi voi due - li spronò impaziente. Non aveva tempo da perdere, era ansioso di svelare il suo piano. Anche se per lui sarebbe stato un po' difficile metterlo in pratica, non era abituato ad uno stile di vita del genere. Si massaggiò il collo grondante d'acqua, non era il caldo, quanto la paura che iniziava ad emergere a farlo sudare. "Devo farcela, prima o poi doveva capitare, no? In fondo ho affrontato sfide peggiori" si diceva per autoincoraggiarsi. Batteva ripetutamente i piedi a terra, prese a contare i passi, mordendosi le unghie.

Luigi credette che fosse agitato per i suoi aiutanti che non erano ancora pronti, al pari dei due, che sentivano il rimbombo degli stivali risuonare incessantemente. Fecero più in fretta che poterono ed uscirono - Finalmente! - emise sollevato il generale, spostando un ciuffo di capelli davanti gli occhi brillanti. Si diressero verso un piccolo salottino, in cui si faceva conversazione e si consumavano piccoli pasti, non dissimile dai cafè sparsi per la città.

Li fece accomodare e pagò loro anche quel giorno la colazione, i due, però, non volevano più dipendere da lui, né di farlo finire al verde. Erano al corrente delle sue condizioni economiche non proprio floride, eppure non sentiva ragioni e sborsava ogniqualvolta ne avevano bisogno - Vi ho detto che non dovete preoccuparvi, amici, non è un peso per me, al contrario, è un piacere

- Ma non prendete quasi nulla per voi, se non una misera spremuta, generale, non mi pare giusto - ribatté Junot, impensierito dal fatto che il comandante non mangiasse da molte ore. Come riusciva a stare in piedi in quelle condizioni?

- Ho mangiato una mela poco fa, Luigi può confermare, non pensate a me, Junot, avete più bisogno voi tre di una colazione abbondante, rispetto a me, a me basta quel poco che ho ordinato con i soldi rimasti per far quadrare i conti, siete ancora giovani - scherzò Napoleone, accomodato, accanto a lui, dandogli un colpetto sulla coscia. Muiron trattenne a stento le risate, l'espressione imbronciata del collega era esilarante.

- Ridete, ridete - borbottò l'altro, sbuffando a braccia conserte - Io mi preoccupo per il comandante e devo subirmi la strigliata - continuava evitando di enfatizzare le parole, affinché non potessero capirlo. L'ultima cosa che desiderava era di farlo adirare come era accaduto il giorno precedente.

Arrivarono i servi che portarono le ordinazioni dei suoi colleghi e del fratello, ossia brioche farcite e caffè di prima qualità - E infine ecco a voi la vostra spremuta, cittadino generale - aggiunse, in conclusione, uno di questi, porgendola a Napoleone, che afferrò il bicchiere e ringraziò. Bevve tutto d'un fiato, il pomo d'Adamo si alzava e si abbassava velocemente. Era aspra e fresca come piaceva a lui, gli ricordava quelle che si facevano in Corsica.

- Adesso parliamo di questioni serie - rivelò dopo essersi pulito la bocca con il fazzoletto - Immagino abbiate intuito a cosa mi riferisca... - I tre annuirono all'unisono, sorseggiando la bevanda scura e bollente - Ebbene voglio informarvi che ho intenzione di godermi la vita parigina, al pari della città - affermò determinato, tentando di nascondere l'imbarazzo che stava per emergere. Il solo pensiero di dover frequentare qualche salotto pieno di donne affascinanti e belle, lo faceva sentire fuori posto.

- Dite sul serio, generale? - domandò Muiron, che non si aspettava una simile decisione. Si era convinto che volesse passare alle maniere forti, invece...

- Certamente - ribadì Napoleone - Ho in programma di conoscere la capitale nei minimi particolari, anche quelli più privati e segreti, sono anni che desidero farlo, ma non ho mai avuto l'occasione, a causa dei continui spostamenti - rivelò, nonostante alcunr giustificazioni le avesse volutamente esagerate. Quando era giunto per completare gli studi all'Accademia di Parigi, non aveva avuto il tempo di girovagare e scoprirla, si era accontentato di documentarsi attraverso i libri. Tuttavia voleva vederla dal vivo, percorrerla e studiarla con i suoi occhi.

- Ed io? - domandò Luigi, si puntò il dito, neanche lui si aspettava questa scelta da parte del fratello. E dire che lo aveva criticato proprio per il fatto che non volesse godersi mai nulla.

- Prepara le valigie perché ho fatto noleggiare una carrozza che ti porterà a Châlons, fratello mio - lo avvertì prontamente, rivolgergli i palmi aperti - Ho messo da parte abbastanza denaro per pagare le rette necessarie, non ho intenzione di trascurare i tuoi studi - Come al suo solito Napoleone aveva programmato ogni cosa, aveva pensato a qualsiasi dettaglio. Non voleva lasciare nulla in sospeso.

- Mi avvio subito, fratello - balzò in piedi, stava per avviarsi, ma Napoleone lo frenò tenendo la mano alzata.

- Domani, oggi rifocillati pure, anzi, perdonami se ti ho fatto svegliare presto, ma era urgente - rivolse un sorrisetto sincero, gli diede un bel gruzzoletto - Vai pure a divertirti con Muiron, ma mi raccomando, sii sempre prudente, ricordati che sei un militare, un uomo d'onore

- Certo - annuì Luigi, stringendo la sacchetta  che gli aveva dato, Muiron guardò il comandante per avere conferma del suo compito di sorveglianza e, dopo averla ricevuta, si avviarono insieme. Avrebbe avuto modo di conoscere meglio quel fratello che sembrava così diverso dal generale.

- Mentre Junot voi verrete con me - gli fece segno con il dito di seguirlo, alzandosi in piedi, energico - Andiamo a fare un giro tra i giardini più rinomati della città, voglio godermi Parigi fin da subito - aggiunse. Era davvero mosso dalla curiosità.

A Junot, che non si aspettava una proposta simile, si illuminò il volto, quella era l'occasione perfetta per poter conoscere qualche donzella e magare intraprendere relazioni più o meno durature - Agli ordini, generale

- Vedo che avete ritrovato il buonumore, mi fa piacere - rise e si avviarono, salutando gli altri due che stavano imboccando una strada opposta alla loro.





 

 

   
 
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