Si riscosse dai suoi pensieri quando iniziò a piovere, e lui con un leggero sorriso ringraziò di essersi portato dietro l’ombrello. Nathaniel controllò un’ultima volta che i disegni fossero al sicuro nella borsa, e attraversò il cancello d’entrata tornando a chiedersi quale fosse l’idea migliore per il suo regalo, cercando di scegliere il più adatto tra i disegni realizzati quel pomeriggio.
“Un regalo per un fidanzato è un regalo.”
Nathaniel non badò ancora più di tanto alla pioggia e sorrise.
Aveva avuto un’ottima idea. Mentre trascorreva il suo pomeriggio a disegnare all’ombra della Torre Eiffel, cercando di realizzare il disegno più adatto alla sua sorpresa per Marc, non si era nemmeno reso conto del tempo che passava.

La pioggia si infittì ancora su Place des Vosges.
Quando Nathaniel fece per rialzare lo sguardo sul cancello d’uscita, vide anche qualcos’altro.

Su una panchina poco distante dal cancello, una figura era raccolta su se stessa, incurante della pioggia che gli cadeva addosso, dei capelli o dei vestiti fradici. Anche senza vederla in volto, non gli occorse molto per intuire la sua profonda tristezza.
Nathaniel ritornò coi pensieri a terra e cambiò subito direzione. Non andava fatto tanto perché Papillon rischiava di trovare una nuova vittima per le sue akuma, quanto perché era la cosa giusta da fare. Il ragazzo fece un sorriso gentile mentre si avvicinava ancora. «Ehi, stai bene?»
Poteva prestargli il suo ombrello. Tanto, casa sua distava poco -e i disegni erano al sicuro.
Soltanto quando fu un po’ più vicino lo riconobbe.

I capelli neri… La felpa rossa, i pantaloni neri, i guanti senza dita...
Il cuore di Nathaniel si fermò nel petto. A quel punto, il ragazzo perse il sorriso e prese a correre, la gola bloccata che non riusciva a farlo parlare. L’ombrello cadde in una pozzanghera.
Quando finalmente riuscì a chiamare il suo nome con voce strozzata e anche l’altro risollevò il volto verso di lui, fissando due occhi verdi colmi di lacrime nei suoi azzurri, Nathaniel si sentì morire.

«Marc!» Lo aveva afferrato per le braccia, ma l’attimo dopo le mani gli erano corse al volto, prendendoglielo tra le mani e avvicinandolo al suo. Lo sguardo inorridito di Nathaniel si posò sui graffi sulla fronte, i lividi sulle guance, la sbucciatura sul mento e l’occhio pesto di Marc, il suo fidanzato. Le mani del ragazzo tremarono mentre gli accarezzava con foga i pochi punti in cui non era ferito. «Marc, che ti è successo… che cosa ti è successo...?»

«N-Nat...» Marc deglutì ed evitò il suo sguardo, guardando da tutt’altra parte con il volto distrutto dal pianto e dai lividi. «N-Non è niente... Fidati, non è niente… Sono solo caduto e...»
«Marc, dimmi che diavolo ti è successo!» Non era riuscito a controllare la paura. Nathaniel perse la sua solita tranquillità e sentì delle lacrime minacciare di cadergli dagli occhi, avvicinandosi ancora al volto dell’altro. Non era possibile che non fosse successo “niente”, o che fosse soltanto inciampato. «Ti prego!»

Non riuscì più a tenersi tutto dentro come faceva da due ore, quando si era trascinato fino alla Place e si era sdraiato senza forza sulla panchina, senza il coraggio di chiedere aiuto. Marc chinò lo sguardo a terra e tentò di frenare le lacrime, senza riuscire a guardare negli occhi nemmeno il fidanzato. «N-Non so come facessero a sapere di noi, li conoscevo appena di vista… Mi hanno aspettato fuori dalla biblioteca…» Marc deglutì e tremò violentemente. «Mi hanno detto che facevo schifo perché mi sono fidanzato con un ragazzo e… E poi...» Non riuscì ad andare avanti. Marc si richiuse su se stesso e riprese a piangere.
Gli occhi di Nathaniel rimasero a fissarlo, attoniti.

Non gli era occorso molto per capire il resto.

Avrebbe voluto prenderlo per mano e rimetterlo in piedi, portarlo a casa sua, medicarlo e poi andare alla polizia, ma scoprì di non riuscire a muoversi. Per un ultimo attimo, Nathaniel rimase a guardare a volto livido Marc piegato dal pianto, le lacrime che gli offuscavano la vista e la pioggia che cadeva su entrambi. «Marc...»
Trovarlo ridotto in quello stato, sotto la pioggia, mentre lui aveva passato il pomeriggio a disegnare…

Non riusciva ancora a prenderlo per mano e portarlo via, ma Nathaniel lo abbracciò di slancio, le mani tremanti che gli accarezzavano i capelli e gli occhi ancora sbarrati che non riuscivano davvero a vedere davanti a sé. Marc si afferrò alla sua maglietta e pianse ancora più forte, singhiozzando mentre il suo volto scompariva tra le braccia dell’altro. I due ricaddero sulla panchina, del tutto incuranti della pioggia.
«Mi dispiace… Mi dispiace, Marc...»

A quel punto, sentì due lacrime rigare anche il suo volto. Nathaniel non riuscì più a trattenersi e pianse, distrutto.

 

Angolo autrice:
Ciao gente! Prima FF su Miraculous^^
Perché, sì, bellissime le ship dei protagonisti, assolutamente per quanto siano degli imbecilli O:) ma vuoi mettere la Marcaniel? Sono BELLISSIMI❤
Anche se... ci sono andata parecchio giù con l'angst devo dire (^^”). In ogni caso, avendo trattato per la prima volta in assoluto di tematiche delicate, spero di non aver combinato disastri come mio solito, nel caso abbia offeso qualcuno non avete che da dirmelo! Devo dire che non mi piace molto com'è venuta fuori (anzi, no, non mi piace proprio per niente🤡), ma questo lo rimetto anche a voi!
E come al solito, un ringraziamento particolare ai miei amici e in questo caso soprattutto a nick_b, che nel lontano 2015 (sì, sono vecchia, lo so) mi ha fatto conoscere Miraculous!❤
Alla prossima, ciao! :D

Animer