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Autore: Sapphire_Raven    30/06/2021    3 recensioni
Ambientato durante gli eventi dell'OAV Holland Youth.
La nazionale giapponese ha subito una pesante sconfitta per 7 a 0 contro gli olandesi e Wakashimazu si sente responsabile del fallimento della squadra. Nonostante cerchi di nascondere a tutti il suo stato d'animo, Hyuga lo conosce meglio di quanto lui possa immaginare.
Leggero OOC
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Sicuro di non voler venire?”. Hyuga si fermò sulla porta, guardando il suo compagno di stanza. Wakashimazu, seduto sul letto, annuì: “Sì, stasera sono piuttosto stanco e non ho molta fame, vorrei mettermi a dormire il prima possibile”.

Mentre l’altro prendeva le chiavi della camera, Ken lanciò un’occhiata alla caviglia dell’attaccante, ancora avvolta dalla fasciatura: quel pomeriggio si era infortunato nella partita giocata contro la nazionale olandese, confronto che i ragazzi giapponesi avevano perso per 7 a 0. Hyuga non si era lamentato più di tanto per il dolore, ma Ken immaginava che dovesse essere stato un contrasto piuttosto duro: “Ti fa ancora tanto male la gamba?”. “Non molto, mi riprenderò in tempo per la prossima partita. Tu piuttosto, stai bene?”. All’attaccante, infatti, non era sfuggita l’espressione mesta sul volto dell’amico, che però liquidò tutto con un gesto della mano: “Sto benissimo, ho solo bisogno di dormire un po’”. “Va bene, allora ti lascio riposare”.

Appena la porta si richiuse, Wakashimazu spense la luce e si buttò supino sul materasso, sospirando. Aveva mentito, non aveva affatto voglia di dormire, ma aveva bisogno di restare solo per un po’. La sconfitta gli bruciava ancora. Se fosse riuscito a parare i tiri degli olandesi, probabilmente Hyuga non si sarebbe infortunato cercando in tutti i modi di impedire loro di segnare ancora e, soprattutto, la squadra non si sarebbe trovata nei guai, costretta a contattare Tsubasa e Wakabayashi per cercare di risparmiarsi l’ennesima figuraccia. Ed era stata tutta colpa sua. Non aveva il coraggio di andare dagli altri e di vedere i loro sguardi delusi, ne aveva avute abbastanza di umiliazioni per quella giornata, senza contare il fatto che presto il suo rivale di sempre sarebbe arrivato a sostituirlo, relegandolo di nuovo in panchina. Possibile che tutti i sacrifici che aveva fatto, incluso andare contro la volontà di suo padre, fossero stati inutili? Era davvero questo il suo destino, vivere sempre all’ombra di Wakabayashi? E i suoi compagni … chissà cosa pensavano ora di lui. Assorto com’era nei suoi pensieri, Ken non si accorse di come la stanchezza stesse prendendo il sopravvento e, senza rendersene conto, si addormentò.

Mentre aspettava che l’ascensore arrivasse al suo piano, Kojiro appoggiò la schiena alla parete. Era veramente esausto. Tutti i ragazzi della nazionale giapponese avevano mangiato la loro cena in silenzio e,altrettanto silenziosamente, erano tornati uno dopo l’altro nelle loro camere. Nessuno aveva accennato alla partita del pomeriggio. Dopo due sconfitte clamorose, avevano perso la speranza, e ora che lui era infortunato battere l’Olanda sarebbe stato ancora più difficile. Certo, la caviglia aveva quasi smesso di fargli male, sicuramente avrebbe giocato nel prossimo incontro, ma sapeva che la sua presenza non sarebbe stata sufficiente.  Neppure la possibilità di un ritorno di Tsubasa e Wakabayashi li aveva tirati su di morale.  Arrivato al suo piano, il numero nove della nazionale tornò verso la stanza che divideva con Wakashimazu. Hyuga era preoccupato per l’amico: aveva rifiutato di scendere a mangiare ed era rimasto in camera da solo, certamente questo non era da lui. Era stata una giornata lunga per tutti , ma che il suo strano comportamento fosse dovuto solo alla stanchezza?

 Girata la chiave nella toppa, aprì la porta e sbirciò dentro: le luci erano spente, Wakashimazu doveva star dormendo. Hyuga cercò di far meno rumore possibile per non svegliarlo ed entrò. Come sospettava, il portiere era già nel mondo dei sogni e il suo respiro lento e regolare riempiva la stanza. Ken si era addormentato ancora vestito sopra le coperte e stava rannicchiato sul materasso, come se volesse occupare meno spazio possibile. Doveva essere veramente stanco. Quella scena quasi fece tenerezza a Kojiro, ma allo stesso tempo non gli sfuggì l’espressione turbata che, anche nel sonno, si era fatta strada sul volto di Wakashimazu. Lentamente, con passo felpato come quello di un gatto, si avvicinò fino ad arrivare accanto al letto,alle spalle dell’amico addormentato e … si lasciò cadere di peso sul materasso. Wakashimazu, colto di sorpresa, si svegliò di soprassalto e per poco non gli tirò una gomitata, ma si accorse subito dell’errore: “Hyuga, ma che …?” “Mi credi davvero così stupido?”. Le sue parole non fecero altro che aumentare la confusione di Ken, che avrebbe voluto rispondergli a tono, ma l’altro fu più veloce: “Ci conosciamo da sempre, Wakashimazu,pensavi che non me ne sarei accorto?”. “Di cosa stai parlando?” “Del tuo comportamento! È tutta la sera che hai un atteggiamento strano, non sei neppure sceso a cena, questo non è da te”. Ken ammutolì, perciò l’altro continuò: “Se c’è qualcosa che ti preoccupa puoi dirlo. Non ti fidi di me?”. Il portiere ancora non reagiva, sdraiato immobile con la schiena voltata verso Hyuga, che sospirò: “È per la partita, non è vero?”.

Finalmente Wakashimazu si decise a rompere il suo silenzio con un sussurro: “Mi dispiace, Hyuga, se solo fossi riuscito a parare i loro tiri …” “Non è colpa tua, è stato un errore di tutta la squadra. Vedrai che la prossima volta ci rifaremo.” “Non ci sarà una prossima volta! Ho fallito, a quest’ora la Federazione avrà già contattato Wakabayashi per prendere il mio posto.”. “Non dirlo neanche per scherzo!”. La forza della propria esclamazione sorprese lo stesso Hyuga, che continuò: “D’accordo, questa volta è andata male, ma sei pur sempre il nostro portiere, non ti puoi demoralizzare così! La squadra ha bisogno di te”.

Ken non rispose per un po’, e Hyuga pensò addirittura che si fosse riaddormentato, ma dopo qualche minuto di silenzio, udì di nuovo la voce del portiere, talmente sottile che dovette avvicinarsi ancora di più a lui per poter capire le sue parole: “Mi sostituiranno?”. “Non lo so”, ammise, “E anche se fosse, non pensare neanche per un secondo di aver deluso me o qualcun’altro”. Abbassò leggermente la voce: “Non essere così duro con te stesso, Wakashimazu. Abbi fiducia e ti prometto …”, le sue braccia andarono lentamente a circondare la vita del compagno, “Ti prometto che questa partita la vinceremo insieme, d’accordo?”. Sentì il portiere tremare leggermente nell’abbraccio, ma fu solo un attimo, poi Ken rilassò i muscoli e lasciò andare l’aria che fino ad allora aveva trattenuto nei polmoni: “Grazie”. “Di nulla”, rispose Hyuga, stringendolo più forte. Wakashimazu poteva sentire il cuore nel petto dell’altro battere veloce contro la sua schiena, ma non disse nulla, forse per paura di rovinare il momento. Chiuse quindi gli occhi e si addormentò, cullato da quel battito.

All’alba si ritrovarono ancora così, abbracciati sul letto di Ken. A svegliarli fu la tenue luce del sole che entrava dalla finestra che avevano dimenticato di chiudere con la tenda. Non parlarono di quello che era successo la sera prima, non ce n’era bisogno. Subito si alzarono e scesero al campo, dove sapevano di trovare anche il resto dei loro compagni di squadra, determinati a vincere la prossima partita.

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Salve a tutti!
Dopo millenni sono finalmente tornata su questo sito, e torno con questa fanfic Kojiken (ovviamente) che avevo scritto a novembre dell'anno scorso, ma che per questioni di tempo non ero mai riuscita a pubblicare. Adesso che gli esami sono finiti penso di riuscire a scrivere anche qualcos'altro, a cominciare dall'ultimo capitolo di "Tiger or cat?" (che in realtà avevo già scritto ma non mi piace com'è uscito, quindi dovrò rifarlo da capo).
Tornando a questa fic, spero vi sia piaciuta e vi chiedo di lasciare una recensione per darmi la vostra opinione.
A presto!
   
 
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