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Autore: ElwingStarLight    30/06/2021    0 recensioni
Sono passati cinque anni da quando Felì ha lasciato il suo incarico e molto è cambiato nel villaggio della Quercia Fatata.
Il Male non ha mai lasciato la Valle di Verdepiano e ora si prepara a colpire, più forte che mai, proprio il suo simbolo.
Scontri, addii e sorprese accompagneranno i protagonisti e anche nuove conoscenze…
Una misteriosa forestiera svelerà gli oscuri segreti che si celano dietro il Potere Originale, gettando luce su un passato dimenticato e preparando i protagonisti a un futuro incerto.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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𝐋'𝐀𝐫𝐚𝐥𝐝𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐮𝐢𝐨

È una fredda sera invernale, le prime stelle cominciano a spuntare oltre l’orizzonte, disegnando le loro costellazioni e una rigida brezza spazza i versanti dei monti ad est, insinuandosi in nascosti e dimenticati cunicoli, dove neanche la luce del sole riesce a penetrare.

E là, relegato nelle profondità del monte Adum, giace un ragazzo in balia della sorte e del destino, nell’interminabile attesa del suo giudizio.

Catene di un metallo incantato gli bloccano mani e piedi, privandolo della vista e dei poteri; misteriose e tormentate voci sembrano uscire dalla pietra stessa, mescolandosi all’incessante ululato del vento, non lasciandogli pace.

Ricordi frammentati rimbombano da settimane nella sua mente, ricostruendo il suo arrivo in quell’inferno: il naufragio del Santuomo, la preoccupazione per Robin, la misteriosa donna che lo aveva affatturato e trascinato nell’abisso, l’ombra che ad Arrochar lo aveva valutato e tramortito, il brusco risveglio in quella prigione, con la sola compagnia dei dannati…

I singhiozzi disperati della misteriosa donna, unica tra gli spettri a non essere tornata pietra, risuonano cupi per l’oscura cripta; vaneggia, alternando ricordi a finzione, chiamando invano un bambino certamente vissuto secoli prima, continuando a scambiarlo per Grisam.

Una parte del ragazzo vorrebbe offrirle il proprio conforto – infondo chi è lei se non un’altra vittima del Terribile 21? –, ma ciò significherebbe mostrarle una realtà di cui suo figlio probabilmente non fa più parte e Grisam non ha il cuore per farlo, nonostante sia stata proprio lei a catturarlo.

Nei momenti di lucidità lo spettro dà però l’impressione, come avvenuto settimane prima sull’Oleander, di conoscerlo davvero, ma ad ogni tentativo del ragazzo di scoprire di più lei scoppia in lacrime, per poi ricadere nella follia.

Questa sera Grisam giace inerme sulla fredda pietra, abbandonato con gli occhi lucidi ai ricordi di una vita non più sua, quando il solito brusio melanconico degli spettri di colpo cessa, lasciandolo esterrefatto nel silenzio più assoluto.

“Che cosa sta succedendo? Possibile che…” l’orrore lo attraversa nel rievocare l’incontro con l’ombra e la sua folle soddisfazione nel giudicarlo adatto a qualcosa di sinistro; l’ansia lo assale nel temere che il momento sia già giunto e subito si prepara a reagire, deciso a tutti i consti a non lasciarsi portare via.

Inconsistenti mani emergono dalla viva pietra, tirandolo su di peso e trattenendolo per le catene, così da condurlo a forza dal loro signore; Grisam cerca di sfuggirgli, ma il loro tocco è una gelida scossa che lo paralizza, rendendolo inerme nonostante la sua volontà.

Come in un sogno il ragazzo risale dalle oscure viscere di Arrochar, scortato dalle stesse anime di quei Magici che lì avevano trovato la loro fine, trattenuti in quel malefico luogo anche dopo la loro morte.

Non può fare a meno di chiedersi se a breve sarebbe toccata anche a lui quella sorte e il pensiero di sé, ridotto a poco più di un sospiro attaccato alla vita, tenuto al giogo dal Nemico e impossibilitato a lasciare quell’oscurità per tornare dagli amici, dai familiari e soprattutto dalla sua Pervinca, aizza nel ragazzo una rabbia mai provata prima, che per poco non spezza la fattura:

“Non mi piegherò mai al suo volere, ne andasse anche della mia vita! Giuro che farò di tutto per ostacolarlo e avrò vendetta per me e per tutti gli abitanti della Valle che per secoli ha tormentato!”.

Una rigida folata invernale gli sferza il volto infiammato ed esterrefatto il ragazzo si rende conto di essere stato condotto all’aperto e non all’oscura corte, come invece si era aspettato.

Soffuse e concitate voci aleggiano tutto attorno a lui, nella palpabile attesa di un grande evento; delle mani gli sfilano le manette ormai superflue, restituendogli così anche la vista e spingendolo di malagrazia contro qualcosa di duro.

I resti di un antichissimo edificio, simile a una cattedrale, si stagliano gloriosi e malinconici nella notte, rischiarati appena dalla soffusa luce lunare; qualche immane disastro deve averne decretato la fine epoche prima, andando ad offuscare, senza tuttavia distruggere, la bellezza insita di quel luogo incantato.

La rabbia e il panico che poco prima attanagliavano il ragazzo sembrano ora disfarsi alla sola vista di quel luogo, dove pace ed equilibrio regnano sovrani: tutto - dalle statue, ai mosaici, dalle pareti, alle colonne - è un connubio perfetto tra creazione e distruzione, vita e morte, luce e tenebra.

E proprio sotto i piedi del ragazzo ecco il meraviglioso mosaico della pavimentazione, formato da preziose tessere sgargianti e vivaci quanto cupe ed opache, nel quale Grisam si rende conto essere raccontata l’Età del Principio, la leggendaria epoca d’oro della terra, dove Luce e Buio furono uno.

“Non è possibile… che siano queste le Rovine, la perduta corte dove i due Signori regnarono dopo il Disastro, mandando avanti in perfetto equilibrio la ruota del mondo?” il ragazzo stenta a credere ai suoi occhi, mentre nella sua mente le lunghe spiegazioni di madama Tomelilla spese su storia della magia vanno a confermare la sua ipotesi.

Un ombra incorporea si distacca dalle tenebre, disperdendo gli spettri e facendo calare un silenzio carico di reverenza e malcelata attesa; si avvicina al ragazzo e con un lieve cenno del capo anima la cosa contro cui Grisam era caduto, non lasciandogli scampo.

Il panico inghiotte il ragazzo mentre le pallide e venate braccia di una stupenda statua marmorea gli cingono il busto, mozzandogli il fiato; uno spiacevole crack seguito a un urlo strozzato infrangono il silenzio, mentre Grisam smette di opporre resistenza, afflosciandosi semicosciente per il dolore alla spalla e alle costole rotte.

Il bel volto levigato della statua sembra guardarlo con distaccato rammarico nell’ubbidire agli ordini dell’ombra; un diadema a sette punte le corona la bianca chioma, visibilmente sfregiato là dove un tempo dovevano essere incastonate altrettante pietre preziose.

‹‹Questa sarà la notte in cui compiremo il nostro dovere…›› un sibilo amaro e gracchiante si fa strada per le Rovine, mentre l’ombra si rivolge ora alla platea di spettri, trattenendo a stento la folle esaltazione.

‹‹…sarà la notte in cui dimostreremo la nostra immutata lealtà, di aver operato per secoli nell’ombra per giungere qui ed ora a questo istante. Questa sarà la notte in cui il nostro signore Shagga farà finalmente ritorno sulla terra, punendo coloro che lo hanno deluso, ristabilendo il giusto equilibrio delle cose, sottomettendo gli stolti che scelsero la Luce!››.

La folla di spettri, vincolata magicamente all’obbedienza, gioisce suo malgrado a quelle parole, acclamando contro la sua volontà l’orribile discorso del suo padrone; una solo figura tenta disperatamente di opporsi a quella morsa, allentando per un fugace attimo la maledizione:

‹‹NO, LUI NO! L-la prego… s-sarebbe potuto s-stare con me s-se l’avessi r-rapito, m-me lo aveva p-promesso! N-non anche lui, l-la prego…›› lo spettro di una donna si è distaccato dalla folla, buttandosi ai piedi dell’ombra e pregando con tutte le sue lacrime di aver salva la vita di Grisam.

‹‹Sorvolerò quest’atto di insubordinazione, ma solo perché il tuo contributo è stato più che fondamentale…›› con un gesto sprezzante l’ombra rafforza il controllo sulla donna, ricacciandola tra gli altri spettri.

‹‹Avevo detto che il moccioso sarebbe dovuto restare in vita, ma solo fino a quando non avessimo ritrovato almeno una delle sette pietre del diadema della Madre; ora servirà invece una degna causa…›› si ferma, pregustando l’imminente successo e scoccando un’occhiata malvagia al ragazzo indifeso.

‹‹Certo, il suo sudicio corpo mortale non è esattamente ciò che avrei voluto offrire al nostro Signore come temporanea dimora, ma ci siamo lasciati sfuggire l’Araldo Bianco e in questo ragazzo scorre comunque il sangue di una delle più pure e antiche famiglie di Maghi del Buio dell’intera regione, come tu stessa hai avuto la cortesia di rivelarmi…›› senza indugiare oltre l’ombra afferra l’avanbraccio di Grisam, imprimendogli nella pelle un bruciante marchio, simile a una piccola luna nera.

Avvicinandosi alla bella statua, ora funerea e terribile in volto, l’ombra evoca dalle tenebre una preziosa pietra simile all’ossidiana, ricollocandola in malo modo sullo sfregiato diadema.

La statua rovescia d’improvviso il capo coronato, la roventa e brillante gemma abbaglia di intensa luce viola ogni cosa, mentre un urlo acuto e inumano infrange la notte; masse di denso fluido scuro sembrano come distaccarsi dall’inchiostro dell’infiammato marchio del ragazzo, entrandogli nelle vene, mischiandosi al sangue, fluendogli al cervello.

Visioni, ricordi e pensieri non suoi affiorano alla mente di Grisam, unendosi e fondendosi alla sua coscienza, mentre ogni fibra del suo essere urla di puro dolore, pregando che tutto possa subito cessare, di disperdersi in fretta nell’obblio, cedendo l’esistenza al nuovo venuto pur non soffrire…

E tutto effettivamente cessa.

Qualcuno sta dando battaglia nelle Rovine, opponendosi agli spettri e all’ombra con destrezza e forza micidiale, respingendo i nemici con uno sconfinato potere che affonda radici nelle tenebre più oscure.

Con un fendente della nera lama il misterioso cavaliere scollega la rovente pietra dal diadema, afferrandola e interrompendo il rituale, così da liberare il febbricitante e semicosciente ragazzo, portandolo via da quell’inferno.

‹‹C-chi sei?›› sull’orlo dell’incoscienza Grisam scruta il suo misterioso salvatore, grato per avergli restituito la libertà.

‹‹Un uomo che ha finalmente trovato pace, ma tu puoi chiamarmi Delus››.
 
 
   
 
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