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Autore: Legar    02/07/2021    3 recensioni
Astoria Greengrass è un cognome pulito in una guerra che non combatte. È un cuore aperto a Fred Weasley e occhi offuscati di fronte all'ombra che resta di lui nel corpo di un altro.
1. "In direzione ostinata e contraria"
«Una Serpeverde in punizione?» [...]
Scommetterebbe che lui non l’ha ritenuta capace di avvicinarlo, perché un Traditore del Sangue potrebbe insudiciarla – ma c’è poco da sporcare, nel liquido già marcio che le scorre in corpo.

2. "Dalla stessa parte"
Quando si incontrano sono completamente soli, a eccezione di un uccello che starnazza da un ramo e copre i suoi singhiozzi. Astoria si chiede se sia sempre il solito, se, come le sue lacrime, abbia eletto quel cimitero a dimora ogni due del mese. Lei e George non si sono mai dati appuntamento, ma non ne hanno mai mancato uno, nello stesso giorno e alla stessa ora dell’incantesimo mortale che ha congelato l’ultima risata dell’uomo che ognuno ha amato come una parte di sé.
[Il primo capitolo si è classificato primo (a parimerito) al contest "La fiera delle Coppie Crack - Prima Edizione" indetto da CatherineC94 sul forum di EFP.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Fred Weasley, George Weasley | Coppie: Astoria/Fred
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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In direzione ostinata e contraria

 

 

Non leggerò più riviste inappropriate.

Sarebbe svanito a breve, l’unico marchio che le sarebbe mai stato imposto. Un cognome ottenuto solo per fortuna di nascita – le Sacre e intoccabili Ventotto – ha concesso ad Astoria di essere risparmiata dalle punizioni più crudeli della professoressa Umbridge. La sua colpa non è scritta con inchiostro dalle vene – malato e inappropriato sul serio, il suo sangue – ma esiste solo nell’ombra di un livido, che pure un corpo fragile può riuscire a guarire.

Sfiora con un polpastrello la macchia violacea sul dorso della mano. Delicatamente, tocca la conseguenza di una domanda troppo ardita: e se Harry Potter stesse dicendo la verità? Daphne le ha detto di lasciar perdere, porsi interrogativi porta guai: la sua ostinazione potrebbe produrre, prima o poi, una ferita più difficile da rimarginare, per quell’organismo inaffidabile che le è toccato in sorte.

«Questo proprio non me lo sarei aspettato.»

Alza lo sguardo e, in piedi nel mezzo del corridoio, c’è un ragazzo più grande che deve essere un Weasley. Riconosce la vivacità della chioma, nota l’ammissione implicita in una divisa scolastica meno impeccabile della propria, ma a colpirla è il sorriso sarcastico sulle labbra che hanno proferito parola.

«Una Serpeverde in punizione?» continua quella bocca. Non sa nemmeno che cosa Astoria abbia fatto, vede unicamente i colori della cravatta nemica.

Gli occhi di lui scivolano sull’impronta sulla cute, li socchiude per mettere a fuoco la lesione. Allora lei allunga il braccio per agevolarlo, come una dama in attesa di un baciamano. Scorge sorpresa nelle sue palpebre aperte, un attimo prima che si ricomponga; scommetterebbe che lui non l’ha ritenuta capace di avvicinarlo, perché un Traditore del Sangue potrebbe insudiciarla – ma c’è poco da sporcare, nel liquido già marcio che le scorre in corpo.

«Sono la prima» gli rivela. «Potrei ricevere una medaglia.»

Lui ride. «Io sono Fred, invece.»

«Astoria.»

Fred non prende la mano offerta, ma le si siede accanto, sulla panchina incastonata tra le mura di Hogwarts. Astoria non ha l’ardire di credere che quella pietra secolare non sia mai stata testimone di un altro Serpeverde con i suoi dubbi, ma nei sotterranei il dissenso è silenziato.

Fred le mostra il palmo, dove cicatrici rosse denunciano le sue colpe. Tracce scarlatte, come quelle che lei perde mensilmente, quelle che talvolta tossisce in un fazzoletto, quelle che minacciano di sgorgare da ogni graffio accidentale. Sangue come il suo: niente contraddistingue la purezza.

«Non ti preoccupare, ragazzina» la rassicura con gentilezza. «La tua punizione non lascerà segni.»

«Ma la tua sì.»

Fred si stringe nelle spalle. «Che cosa hai fatto?»

«Decreto Didattico Numero Ventisette.»

«Una Serpeverde in direzione contraria.»

Non è sicura che quella definizione le si addica, ma Fred la scruta con ammirazione.

«Anch’io ho letto Il Cavillo. In effetti, tutta la scuola l’ha fatto.»

Astoria sospira. «Ma io sono stata così ingenua da farmi beccare.»

«Posso insegnarti a essere più scaltra, se vuoi» ammicca.

Lei gli sorride: la incuriosisce.

 

***

 

«Che cosa significa che state per lasciare la scuola?

Che cosa significa che stai per lasciarmi?

«Vedrai. Ne parleranno tutti, finirà in Storia di Hogwarts

Fred ride, troppo esaltato e compiaciuto per rendersi conto che di quella fama non le importa, che se i suoi obiettivi lo portano lontano allora sono sbagliati. China il capo per cercare con foga qualcosa nella borsa, sepolto tra i libri e le sorprese che non le rivelerà. Il tramonto irrompe dalle vetrate e gli scurisce i capelli: così sono più simili al sangue, puro o marcio o malato, di qualunque colore. Verde e rosso, e oro e argento, e Fred e Astoria.

Allunga una mano per fermare la sua – la vicinanza che si concede senza tradire desideri più profondi, perché lui non potrebbe mai volere una bambina. «Fred.»

«Aspetta, ragazzina, ho qualcosa per te.»

Per settimane, in direzione ostinata e contraria, hanno camminato insieme. Nei corridoi durante le lezioni, sull’erba soffice intorno al castello; in una pausa dai progetti con il fratello, in una fuga dalle discussioni con la sorella. Lei ha parlato con lui e lui ha riso con lei.

Fred estrae dalla borsa un fagotto. Astoria può riconoscere la sua creazione, perché lui ha considerato una Serpeverde come lei degna di fiducia.

Compie un passo all’indietro e protegge la propria borsa con le mani. «Non le voglio.»

Lui la guarda confuso. «Non le hai mai rifiutate.»

«Non voglio un pacco di Merendine Marinare come regalo d’addio.»

Una scintilla di comprensione si accende nei suoi occhi e lei odia che, dopo un po’ di tempo che pare molto di più, lui sia in grado di guardarle dentro. Ci vede anche i difetti del sangue, quelli reali?

Fred sorride e le ravvia una ciocca dietro l’orecchio, come farebbe con una sorella minore, come probabilmente fa con Ginny Weasley. «Ma questo non è un regalo d’addio.»

Astoria scuote la testa e incrocia le braccia al petto.

Allora lui le posa una mano su un fianco; lei sente gli occhi allargarsi, per la sorpresa, e semplicemente diviene immobile. Lo lascia fare, mentre lui se la porta più vicino e poi le apre la borsa per lasciar scivolare i dolci dentro. Lo lascia fare, ma lui conclude e si ritrae.

«Ecco fatto» annuncia con soddisfazione. «Per usarle con i tuoi amici, quando vorrai.»

«Io salto le lezioni solo per stare con te.» Si acciglia e volta il capo per impedirgli di scoprirlo, ma lui le poggia due dita sul mento per riportare lo sguardo sul suo.

«Io continuerei a saltare le lezioni per te. Ma ho un piano con mio fratello, e ne sono orgoglioso. Io e te continueremo a vederci più spesso di quanto potrai sopportare, è una promessa. Puoi essere orgogliosa di me?»

Poi la bacia e le sue promesse divengono abbastanza e lei non è più una ragazzina. Forse, non lo è mai stata.

«Dovrà essere uno spettacolo grandioso. Storia di Hogwarts aspetta i vostri nomi.»

 

***

 

Un pezzo di muro crolla come una pioggia di meteoriti o una stella cadente ed è la mano di Fred, stretta sul suo braccio, a tirarla via. Non è stata altrettanto fortunata con la pietra che l’ha colpita mentre lo stava cercando, ma lui non lo sa.

«Ti porterò dai tuoi compagni e stavolta mi aspetto che ci resti.»

«Resta tu con me.»

Fred sospira e lei gli legge il conflitto negli occhi come se fosse scritto da una Piuma Rispostapronta. «Non posso non combattere. È giusto così, lo sai.»

«Allora io resterò con te.»

«Ragazzina, non puoi, sei minorenne! E sei…»

Non continua, ma la stringe a sé con tutta la forza con cui si impegnerà a lasciarla andare. Un istante dopo la allontana, piano, affinché non ci sia pressione sul ventre. Vi posa una mano: è una carezza destinata a una parte di sé e fa male.

«Non sarebbe la prima cosa non consigliata ai minorenni che faccio.»

Le prende il viso in un palmo. La guarda, serio: «Tu non vuoi combattere.» E ha ragione, perché la conosce come se fosse uno dei suoi Tiri Vispi.

«Voglio stare con te.»

«Io voglio che siate al sicuro.» Le sorride. «E trovarvi senza un graffio, quando tornerò da voi.»

Le piacerebbe avere le sue certezze, dicono che l’ansia non faccia bene alle donne incinte. Anche alle ragazzine, immagina.

Fred la lascia con Daphne, che storce il naso di fronte alla compagnia, ma tace – non gli perdona la leggerezza tanto quanto Astoria la ama. Persino quella per cui si è ritrovata a sedici anni e incinta. Non un errore durante un festeggiamento pasquale in tempi di guerra, ma un miracolo: uno sforzo troppo grande per un corpo insufficiente persino a se stesso, eppure sembrava prosperare, eppure fa male.

Fred la bacia e Astoria si lancia su di lui, gli cinge il collo con le braccia, assalisce le sue labbra come se non avessero più un domani per rifarlo.

Un’ultima carezza sull’addome – infila le dita sotto la divisa, pelle su pelle – ed è andato, inghiottito dalla polvere di un incantesimo.

Astoria crolla in ginocchio, il dolore della solitudine la colpisce allo stomaco, la prende a calci, brucia e le mozza il respiro.

Ma non è Fred che la sta lasciando, lui tornerà.

«Che succede?» Daphne le è subito accanto.

Stringe le palpebre, prende un labbro tra i denti. Piange.

L’amore di cui non sapeva di poter essere degna le scivola via, in direzione ostinata e contraria: fuori dal suo grembo, irreparabilmente, là dove non può sopravvivere. Le sta macchiando la biancheria.

Fa male, essere una ragazzina dal sangue e dal corpo immeritevole illusasi di speranze.

Quando la notizia dell’ultima risata di Fred Weasley la raggiunge, non sa quanto tempo dopo, Astoria è solo una stella cadente e decaduta. Il cielo erano le sue braccia e la sua eredità di carne – le restano solo quelle della sorella, che le si chiudono addosso.

 

 

 

 

 

 

Note:

Il titolo del capitolo è un verso da Smisurata preghiera di Fabrizio de André.

Il Decreto Didattico Numero Ventisette è quello con cui la professoressa Umbridge vieta agli studenti di leggere la copia de Il cavillo contenente l’intervista in cui Harry rivela la verità sul ritorno di Voldemort.

Per ragioni di trama, ho reso Astoria di un anno più grande rispetto a quanto si può dedurre dal canon, quindi con solo un anno di differenza con la sorella maggiore (coetanea di Harry).

Questa raccolta di tre flashfic partecipa al contest “La Fiera delle Coppie Crack” indetto da CatherineC94 sul forum di EFP. Sono tutte costituite dallo stesso numero di parole, 493, contate con il contacaratteri indicato.

Il prossimo capitolo, contenente altre tre flashfic, ha per protagonisti Astoria e George Weasley.

Grazie per aver letto!

Se vi va, potete trovarmi anche su Facebook e Instagram.

Alla prossima!

Legar

   
 
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