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Autore: amirarcieri    03/07/2021    0 recensioni
Wyatt fin dalla nascita ha sempre sentito la mancanza di qualcosa, come ad essere stato privato di una parte importante di se stesso, ma nessuno gli ha mia dato conferme. Soltanto domande delle quali solo lui era a conoscenza e risposte a cui doveva trovare un riscontro mediante gli altri.
Un giorno Wyatt decide di andare dalla madre per farsi raccontare il segreto che nasconde, ma non è del tutto certo della sua decisione, perché privo di prove certe.
Il caso vuole che proprio nello stesso giorno, Wyatt, incontra una ragazza che lo scambia per un altro ragazzo e allora lì, Wyatt, non ha più dubbi.
Dopo averla invitata a pranzare a un ristorante, è certo che il suo pensiero è pieno di fondamento.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8


 

Ti obbligo a farmi dire una verità”


 

 

 


 

«Salve signori e signore.............si prega di allacciare le cinture di sicurezza.....» avvertì il comandante e tutti i passeggeri eseguirono i suoi ordini come dei soldati addestrati al dettaglio.
Seduti uno di fronte all’altro Diana e Wyatt godevano del comfort della prima classe.
Si perché la prima classe era la prima classe.
Diana stava un pascià in mezzo a tutti quei vantaggi a disposizione: mini bar personali o alternativa di poter ordinare drink direttamente da quello comune, poltrone reclinabili e comode, possibilità di scegliere da menù cucinati da chef accreditati, staff che ti coccolava con attenzioni ossequiose e privacy di ogni genere per ogni passeggero.
«Sedetevi.....e preparatevi per il decollo...vi ringraziamo per aver scelto le nostre linee aeree...»
Per Diana non era certo la prima volta che prendeva un aereo, ma non poteva fare a meno di sentire il cuore in gola per l’eccitazione di rifarlo.
Volare sulla stessa alta quota degli uccelli e ammirare il fiabesco panorama che si sarebbe mostrato sotto i suoi piedi, era stato un sogno che aveva alloggiato nel suo cervello fin da bambina, e poterlo realizzare con una ripetitività così regolare, la riportava immancabilmente a quegli anni di splendente innocenza.
Con un secondo di preavviso, l'aereo si sospese in aria lasciando avvertire al suo stomaco i primi segni di spossatezza, ma niente di simile alla nausea o urti di vomito si fecero vivi nel suo apparato digestivo.
Solamente un’incontenibile voglia di affacciarsi dal finestrino e lasciarsi incantare da quella veduta spettacolare che l'avrebbe accompagnata per tutto il corso del viaggio.
Non essendo più capace di trattenersi, si spinse in avanti.
Ciò che stava rimirando con occhi famelici, la prese a tal punto di isolarsi dal restante che la circondava.
«Ah!» Diana spalancò la bocca stupefatta.
Il vedere con i proprio occhi quello che fin da piccola aveva visto nei film, le stava dando la possibilità di formattare dalla sua memoria ogni sua rappresentazione antecedente per quindi consentirgli di archiviarne una nuova dalla sua diretta esperienza.
«È meraviglioso» commentò. D’improvviso tutto sembrava essere divenuto minuscolo al punto tale da apparire finto e figurativo come nelle mappe di Google Maps.
«Non trovi?» forse Diana parlava a se stessa, forse al suo compagno di viaggio, fatto sta che la sua visuale si allargò e la natura poté avere l'onore di esibirsi in tutto il suo splendore dinanzi alle sue pupille spalancate.
La prima cosa che notò, furono i colori.
A dominare l'intera tela infatti erano il blu del mare e il verde della fauna.
I distinti pigmenti appariscenti che più la riuscivano a descriverla nel suo armonioso manto selvatico.
La seconda che se alla luce del sole la vista era stata cosi strepitosa, non osava immaginare a come sarebbe apparsa quella notturna.
Un flash la colpì al cervello per un secondo accennandogli lo spettacolo di bagliori che la notte gli avrebbe concesso.
«Credo che non mi abituerò mai a tutto questo» disse radiosa. Poi si voltò verso il suo compagno chiuso in uno strano silenzio cogitabondo.
«Non vedo l'ora di vedere lo spettacolo di luci che si genererà fra nove ore» gli riferì sorridendo con un’insita passione.
Wyatt si limitò a sorridergli forzato.
Diana ci rimase un po’ male.
«C..c'è qualcosa che non va?» si curò di chiedergli a sopracciglia corrugate.
Diana l’aveva percepito come un sorriso strano.
Non era come il suo solito sorriso “da sfotto” che teneva in serbo per certe sue richieste o risposte. Era stato più un sorriso malinconico e forzato.
«Aspetta» esclamò colta da una lucida illuminazione.
«Non dirmi che tu soffri di vertigini o una fobia che riguarda il verbo “volare”» sbandierò compiaciuta, ma Diana sapeva che non era questa la sua croce.
L’aveva palesato nello scopo di allentare la situazione e rilassarlo.
«Non è questo» le rispose Wyatt abbassando il braccio che gli copriva il viso.
«Stavo pensando» la informò così da lasciargli intuire quanto fosse stato infastidito dall’essere stato interrotto.
«E..» Diana fece il gesto delle mani che giravano una manovella per spingerlo a proseguire.
«Quante sono le percentuali di probabilità che mi dici a cosa stavi pensando?» la ragazza andò al dunque quando capì che il ragazzo non aveva intenzione di sgrovigliarsi la lingua.
A quel spregiudicato comportamento, Wyatt emise un sorriso sinceramente voluto.
Diana non era un’impicciona e se proprio tendeva ad esserlo, prima chiedeva il permesso all'interessato tramite le sue domande irriverenti.
Wyatt quindi si ricompose e condivise il suo pensiero con uno sguardo grave e fissando ogni muscolo facciale che le modellava il delicato viso.
«Stavo pensando a mio fratello»
«R – riguardo cosa?» Diana l’aveva abilmente contenuto, ma al suo cuore era mancato comunque un battito.
«Non so niente di lui. Insomma, a parte che è la mia copia spiccicata, che tipo di persona è? Qual è il suo cibo preferito? Che musica ascolta? Pratica sport? Viaggia e quanti posti ha visitato? È innam….» Wyatt si morse la lingua all'ultima sua curiosità, ma Diana non ebbe uno squilibrio emotivo nel sentire quella mezza e velenosa parola.
Si limito solamente a scuotere la testa con un accenno di risolino.
Questo perché aveva capito l’origine del suo cruccio.
Era possibile che Wyatt stesse provando della giustificata gelosia nei suoi confronti, e irritato dall'idea che lei conoscesse il gemello meglio di lui, stava tentando di cavargli dalla bocca quante più informazioni irrilevanti e possibili sul suo conto.
«Wyatt, Signor Wyatt, lei mi sorprende, lo sa?» Diana uso il linguaggio formale per rendere il momento lietamente significativo.
«Tu dovresti saperlo più di chiunque altro» gli decantò oi voltandosi versò l’oblò dell’areo mentre un altro sorriso le si formava sulle labbra.
«Dovresti sapere che le persone non si raccontano, ma si vivono» Diana concepì una frase da tumblr dando quasi l’idea di averla letta tramite il suggerimento passatogli da un grande striscione di aeroplano.
«Se adesso io ti dicessi che tipo di ragazzo è, di cosa parlerete quando vi incontrerete? Cosa cosa gli chiederai se ti ho già raccontato tutto io di lui? Non preferisci che sia lui a raccontarti di se stesso?» il suo discorso non faceva una piega e il fatto che avesse nuovamente volto la tasta verso la sua direzione con fare brillante, ne aveva accentuato l’efficacia e ovvietà.
«E’ solo che, solo che non vedo l’ora»
«Di incontrarlo?» Diana lo anticipò sul tempo. Wyatt rispose facendo spallucce.
«Si lo so! È un’emozione che cresce giorno dopo giorno. Un bisogno incontrollabile troppo potente per essere fermato» per articolare bene la parlata e allentare la tensione, Diana cominciò a giocare con l’anello che aveva nella mano sinistra.
«Ma non temere. Non la vedrai mai esplodere,o andare via. O almeno finché non raggiungerai la sua tanto bramata esigenza» Wyatt ebbe come l’impressione che Diana sapesse realmente cosa stesse provando e che condividessero il replicante stato d’animo.
Ma lo era davvero? Forse Wyatt aveva mal interpretato i suoi comportamenti. Forse Diana stava solamente cercando di confortarlo.
Ma possibile che anche lei morisse dalla voglia di rivedere Xavier? Di parlargli? Abbracciarlo?
Ormai, che Diana provasse dei sentimenti intensi verso Xavier, era verificato quanto un test sulla sobrietà, ma fin dove avevano spinto il loro rapporto? Una semplice frequentazione fatta di momenti fisicamente intimi o un amore a trecentosessanta gradi?
Qualcosa di dannoso al loro rapporto doveva però essere successo. Un’improvvida rottura che l’aveva fatto degradare in una discordia sentimentale persistente.
Wyatt, rivangò alla mente quella notte di stelle in cui tutta la sua fragilità, gli era stata servita su un piatto d'argento.
Lei l'aveva accusato dell'avergli riportato in superficie il dolore soppresso, dell'essere affetta da una sindrome del cuore che sottometteva la ragione alle sue inaudite visioni, tuttavia ciò dipendeva dal fatto che fosse ancora infatuata di lui o perché desiderava guarire realmente da questo suo tanto ricacciato sentimento?
«Perché» le chiacchiere di Diana lo disinnescarono ancora una volta fuori dai suoi pensieri.
«Perché non continuiamo con obbligo o verità? Se ti ricordi non avevamo ancora finito e se non mi sbaglio era il mio turno di darti degli ordini» Diana lo faceva sia per focalizzare la sua mente su qualcosa di piacevolmente opposto a quello corrente, ma anche per avere la possibilità di chiudere in bellezza il match.
Non era certo passata sopra l'obbligo che la vanesia star le aveva imposto e di certo quei tacchi malefici non la tenevano alla larga dalla sua vendetta ormai prossima.
«D'accordo» Wyatt stese facilmente alle sue condizioni.
Alla fine non poteva passare nove ore a rammaricare l'affetto del fratello su qualcun altro e attenuarlo con una distrazione sciocca era il rimedio adatto.
«Scelgo obbligo» disse quindi. Avrebbe optato per la verità, ma non voleva fare il coniglio.
Senza contare che si trovavano in un aereo. Obbligo per obbligo scelto, al massimo sarebbe stato costretto a baciarla. E per lui non sarebbe stato poi un così drammatico obbligo.
«Bene» Diana si schiarì la voce. Poi dopo diede inizio ad una catena di ragionamenti contorti che l’avrebbero pilotata ad un successo superiore a quello artefatto dal nemico.
Diana si gingillava l'anello da un dito all’altro, rivendicando l'immagine di.
Un colpo al cuore la scombussolò violentemente.
Di nuovo quella sensazione. Di nuovo quell'incerto timore di non sapere chi fosse il ragazzo seduto davanti a lei.
Di nuovo, quel terrore di riabbracciare l'entità che la ragione stava cercando di bandire dal cuore.
E adesso le sue pupille stavano cercando spasmodiche la loro fonte miracolosa che avrebbe sedato le sue allucinazioni.
Più sollevata, scivolò con gli occhi lungo il suo braccio scoperto, fino a tastare la densa dominante nera dei suoi tatuaggi e perciò evocare silenziosamente il nome Wyatt.
«Vediamo» Diana lo fissò per aggregargli quanti più dati possibili il suo conto.
Nelle varie interviste aveva parlato delle sue strane paure che lo perseguitavano nella vita di tutti i giorni – i bovini, i frutti gialli, i camion - ma ogni sua carenza conferiva a imposizioni banali.
Niente di impensabile. E lei non era in cerca di qualcosa di scontato o imbarazzante, bensì di altamente malefico.
Allora cominciò a fare una lista di mosse a profitto personale.
Un bacio? No. Proposito e riproposto.
Spogliarello? Già visto.
Travestimento da donna? Na. Neanche questo andava bene e poi con Nathan nella band era sicura come il petrolio nel Texas che avessero già assaporato questo tipo di sperimentazione.
Diana continuò quindi a fissarlo.
Cosa l'avrebbe messo in imbarazzo?
Cosa metteva terribilmente in imbarazzo Wyatt dei “Heart Sounds”?
Poi – nel mentre che l’hostess gli aveva chiesto se avessero fame o bisogno di altro per la centunesima volta - le venne in mente l'impensabile.
«Ti obbligo a farmi dire una verità» sputò secca e boriosa. Non era certo quello a cui aveva ambito, però era stato un colpo geniale.
Un colpo degno di un allievo che aveva superato il maestro.
«Sei pericolosa» espresse Wyatt sorridendole compiaciuto.
La ragazza ci sapeva fare e anche bene. Conosceva la strada imminente per divenire amica dell’imprevedibilità.
Infatti Wyatt Aveva pensato a tutto, tranne a questo.
«Che c'è stai pensando di tirarti indietro?» lo provocò, spingendosi in avanti.
Wyatt scosse la testa accentuando la curva sulle labbra e obbligarla all'obbligo di rispondere alla sua domanda.
Poteva essere la sua occasione. L’occasione di cui usufruire per conoscere in ogni dominante cromatica la storia romantica che ruotava intorno a lei e Xavier. Che cosa rappresentava per lei o quale ragione li aveva portati a prendere le distanze.
Ma temeva di poter far traballare nuovamente le difese che la rendevano immune al dolore e rivederla distrutta in quel modo, era l'ultima cosa che desiderava per lei. E anche per se stesso.
«La nostra musica. Voglio sapere se il nostro genere di musica ti aggrada» esordì infine. A quell'obbligo Diana smise di ridere.
«Tutto qui?» Diana era delusa. Si aspettava che uscisse fuori le palle, chiedendogli quell'altra domanda.
Si era data tanta pena per offrirgliela su un piatto d’argento e lui si permetteva di rifiutarla?
«Avanti su, fammi quella domanda della quale brami di conoscere la risposta» lo spronò usando la sensualità dello sguardo ammiccante.
Wyatt corrugò le sopracciglia confuso.
Allora l'aveva intuito? Forse era per questo che aveva stabilito di riprendere il gioco? Per dissetare la sua sete di risposte?
O nello scopo individuale di liberarsi la coscienza?
«Chi è per te Xavier?» cacciò quindi fuori dalla bocca, dopo una serie di casuali movenze delle mani.
Diana gli sorrise appena. Poi si voltò, smise e scosse la testa china.
«Tanto per chiarirci tuo fratello non mi ha fatto niente. La colpa è solo mia» scontò la penitenza cominciando con un’ammissione.
«Sono la classica persona che se durante una frequentazione capisce che l’altra persona interessata sta per dirgli che se ne è innamorata, scappa, arrivando a fare quasi estingue i contatti» gli altri potevano chiamarla incapacità di amare o fobia, ma ciò che lei provava era puro terrore.
Diana sapeva benissimo che nome scientifico avevano dato a quel suo fardello psicologico.
La chiamavano Philofobia. Una parola nata all’unione delle parole greche “Philo” ovvero “Amore” e “Fobia” ovvero
“Paura”.
Sottotitolata con “La gabbia dell’amore” perché ti negava la possibilità di amare o farti amare.
Diana sapeva anche da cosa fosse stata scaturita la fobia.
I continui rifiuti amorosi e le esclusioni degli amici sovrapposte all’essere criticata dai famigliari, erano stati la miccia che aveva innescato la fobia.
Il riconoscere i suoi sintomi e il grado vertiginoso toccato dalla sua paura, non l’avevano stavolta tanto quanto l’essersi riconosciuta.
Ogni qual volta che iniziava una relazione o frequentazione, tutto scorreva bene fino al momento fatidico dove le veniva dichiarato che la preliminare infatuazione d’amore era mutata inevitabilmente in amore.
La prassi non cambiava mai.
L’interessato trovava l’ardire di digli che la amava, lei fuggiva dalla scena nel bel mezzo di un attacco di panico, e smettendo di rispondere alle sue chiamate e evitando i posti dove poteva incontrarlo, tagliava i ponti senza un’apparente giustificata o razionale spiegazione.
La Philofobia portava a questo.
Ti faceva sentire minacciata dall’amore che una persona ti offriva o tu provavi.
Un Philofobico non vedeva l’amore rosso acceso come quello di un fiocco attaccato a dei lucenti capelli oro di una bambina, ma rosso pesto come il sangue. Quasi nero pece.
La fobia bloccava chi ne soffriva.
Creava quesiti nella mente che ne terrorizzavano l’affetto.
E se mi lascio andare e lui mi fa soffrire?”
“E se spendo il mio tempo con una persona che non mi merita?”
“E se non posso più avere la mia libertà e indipendenza?”
“E se non mi accetta per come sono o mi delude?”
Ma l’ultima volta, con Xavier, era stata lei a sparire perché consapevole di essere ad un passo dall’innamorarsi per prima.
«La frequentazione con Xavier è stata fantastica. Ogni giorno era una sorpresa. Lui è una persona davvero speciale. Ha il potere di fare sentire una donna sempre al posto giusto e renderla indispensabile.» Diana sollevò lo sguardo rattristato e malinconico, per posarlo su quello di Wyatt, che era rimasto in silenzio, pronto ad ascoltare ogni suo minimo sospiro.
«Ma vedi, quando si tratta di sentimenti, io divento la regina dei codardi e quando ho capito di essermi non solo affezionata a lui, ma anche di provarne un sentimento più maturo verso i suoi confronti, mi sono data letteralmente alla fuga.» Diana non aveva mai condiviso con mezza anima viva questo suo atrofizzante tormento.
Lo custodiva come un segreto da tenere egoisticamente per se.
Per questo riusciva a spiegarsi la ragione dell’averlo fatto con Wyatt.
Ormai Diana sapeva che lui non era più uno sconosciuto e stava cominciando a diventare una persona essenziale.
Diana lo percepiva che non era come tutti gli altri. Che non si era trovato per caso nel suo cammino.
Wyatt non avrebbe mai liquidato e minimizzato le sue fobie dicendole che si faceva inutili e inesistenti complessi, ma si sarebbe preso cura della sua anima guidandola verso un domani fulgente.
«Questa è una cosa stupida» la biasimò poi lui abbassando la mano sulla quale aveva poggiatola guancia sinistra.
«Come scusa?» Diana ebbe un sussulto al cuore. La parola delusione si stava già formando nella sua mente.
Wyatt però,la dissolse in un attimo dopo, quando le sorrise con un sorriso accigliato e sghembo che esprimeva tutta la sua comprensione e sostegno.
«Ti sembra giusto privare qualcuno dell'amarti? Privarti tu stessa di amarlo? L'amore non può essere controllato, né tanto meno soppresso»
«Si, ma» intervenne lei, sollevando nervosamente le sopracciglia.
Wyatt però non la lasciò replicare.
«Posso capire che ne sei terrorizzata, ma non puoi decidere da sola se essere amata o non amare. Non puoi rinchiuderti in un e dettare le leggi da sola. Il mondo là fuori è pieno di tante persone quante possibilità e vedrai che con il giusto tempo e attenzione troverai chi ti potrà guarire da questa paura» A quelle empatiche e spontanee parole, Diana rispose con un sorrisetto acerbo.
La faceva facile lui.
“Che ti importava se avresti sofferto come un gatto abbandonato durante un temporale ventoso?”
Per le persone rischiare tutto in amore era sempre lecito.
Diana non sapeva se questo dipendeva dal fatto che non ci mettessero cuore nelle cose o perché erano masochiste per nascita.
Ma a loro veniva sicuramente più semplice convivere con i propri sentimenti.
Ho paura dei ragni”
“Sono terrorizzato dagli spazi chiusi”
“Ho paura di annegare”
“Mi terrorizza la vista del sangue e gli aghi delle punture”
Pur comprendendo le loro paure dati da gravi traumi, Diana non poteva fare a meno di pensare a come apparissero banali davanti alla sua fobia. Perché la sua fobia era la più bastarda e paralizzante di tutte.
Però, ammetteva che Wyatt aveva un po’ ragione.
Non poteva continuare per il resto della vita a scappare dai suoi sentimenti. l’amore. Le persone che le volevano bene.
Diana era consapevole di dover affrontare questo suo oneroso inconveniente accomodata su una sedia davanti a un disponibile e attento psicologo, ma rimandava già da due anni perché non corrispondeva a ciò che voleva per se o forse sperava di imparare a gestire la fobia. Magari a conviverci. Di trovare la persona adatta vincerla. A Cominciare a fidarsi di qualcuno.
«Già. Forse si. Forse è così» diede credito al suo discorso, riabbassando il capo sconfortata.
«Ah» Wyatt tagliò corto perché l’atmosfera stava diventando davvero pesante.
Affrontare discorsi di questo genere comportava il farsi carico della pesantezza della malinconia, e la malinconia era l'unica cosa che non andavano cercando in quel momento.
«Prima ho dimenticato di dirtelo. Questo stile ti valorizza molto. Sei bellissima» Wyatt fece riferimento al vestito di velluto blu con la gonna svasata e i tacchi vertiginosi che Diana stava ancora indossando.
Diana capì l’intento del ragazzo e gli sorrise astutamente.
«Cerchi di rimorchiare?» lo sollecitò quindi provocante.
«Se ne avessi avuto l'intenzione, ti avrei già baciata»
«Oh! Allora quando melo chiederai dovrò ritenermi onorata di questo progressivo passaggio» filtrarono sapendo di non filtrare davvero e avere un’evasione dalla noia e i malesseri.
«Comunque questi tacchi sono diabolici. Quando atterreremo, credo che opterò per i piedi scalzi» il modo umoristicamente incazzato con cui lo disse, li fece scoppiare a ridere complici, e da li il tempo passò piacevole.
Parlarono di qualunque cosa gli venisse in mente. Di argomenti leggeri come l'aria che stavano attraversando.
Si raccontarono della loro infanzia che gli era sembrava più una rappresaglia contro i genitori, per poi passare ai loro primi amori, il primo bacio, arrivando alle più esilaranti ragazzate che erano venuti nell'età a seguire, estendendosi perciò al momento dell’esserci scoperti con una passione che spettava solo di diventare un talento affermato e finendo con le loro più brutte figuracce fatte in pubblico, i compleanni, le festività e il mettere a confronto le varie religioni.
L'Hostess che passava per il suo controllo generale che avveniva ogni venti minuti, li vide, e non resistendo a tanta tenerezza li coprì con una coperta di lana.

 

 

NOTE AUTRICE: ciaoooooo, eccomi con l'ottavo capitolo. In questo capitolo si è fatta un po’ di chiarezza sul passato di Diana e i misteri che la circondano sembrano a poco a poco a sfumarsi.
Dopo questo capitolo Diana vi piace di più o di meno?
Pensate che ha ragione Wyatt? O empatizzate per lei e la sua fobia?La coppia Wyatt & Diana funziona?
La philofobia è reale e molte persone (più di quante se ne possa immaginare) ne soffrono. Proprio come l’ansia sociale.
E' un argomento che tenevo ad approfondire e di cui volevo parlare perché le persone devono imparare a empatizzare per molte cose e questa è una di quelle.
Detto questo spero che la storia continui a piacervi e appasionare.
E ve lo dico già da adesso, se vi siete già fatti il punto di come finirà, vi assicuro che non è così.
Con me niente è scontato e come sembra che andrà a finire. Vedrete.
Ringrazio chi recensisce, chi legge silenziosamente, e chi mi ha aggiunta alle preferite, seguite e ricordate.
Vi ricordo anche che se volete seguirmi suoi social sono: Twitter | Facebook

Alla prossima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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