Serie TV > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: Aliseia    03/07/2021    3 recensioni
[The Nevers ]
«Frank?»
«Cosa vuoi?» la voce gli usciva sempre troppo gutturale, quasi brusca. Le mani di Frank era diventate gentili e persino esperte ma la voce conservava un velo della rabbia, della frustrazione, del desiderio represso che covava quando erano separati.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Swan Songs'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fandom: The Nevers
Genere: Romantico
Rating: Teen and up audience
Personaggi: Frank Mundi, Hugo Swann
Note alla storia: terza storia del fandom The Nevers, in attesa di avere l’apposita categoria.
Dediche: a Miky. Chi non si è mai svegliato tra le braccia di Hugo Swann non può capire. Così ci direbbe Frank.
A Abby: Un paio di note esplicative. The Nevers è una storia steampunk (in poche parole: fantascienza vittoriana) In questo caso si immagina che a Londra sia arrivato un misterioso alieno, un Galanthi, gigantesca creatura nello stato di crisalide, che si scoprirà nascosta nei sotterranei di una caserma. Nel momento in cui la creatura ha sorvolato i cieli di Londra, alcuni uomini e soprattutto alcune donne hanno avuto in dono quelli che oggi chiameremmo super-poteri. Augie Bidlow è tra questi. Il nome assegnato a queste persone è I Toccati (The Touched). (ovviamente userò questa idea per allungare la vita dei miei personaggi, facendo anche di loro, come di tanti altri in passato, dei viaggiatori del tempo).
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia in gran parte non appartengono a me ma a Joss Whedon, Jane Espenson, agli altri autori della serie e a chi ne detiene i diritti.
 
 
Swan Song
 

 
Nothing could stop the two of us
If that's what we want, we could just get lost

And I will never sing again
And you won't work another day
I will never sing again
With just one wave it goes away
It will be our swan song
It will be our swan song
Be our swan song
It will be our swan song

 
Swan Song – Lana Del Rey
 
 

Lo capiva al mattino quando movendosi senza fare rumore, allungando nella penombra una mano, incontrava quella selva di riccioli biondi. Biondi, sapeva che erano biondi anche al buio, lo avrebbe capito anche senza conoscerlo. Per la finezza e leggerezza dei boccoli, per la morbidezza che avrebbe trovato scendendo con due sole dita dalla fronte al naso elegante poi sulle labbra piene, qualche istante a indugiare e sognare, poi dal collo vellutato alla peluria del petto: quello era il corpo di un biondo, sodo e profumato e inconfondibilmente virile. Dal petto ampio e accogliente e delicatissimo a salire alle ascelle tenere, su per le braccia sollevate a ripararsi dal sole: ecco, un raggio ribaldo stava per incendiarne i capelli. Un biondo. E quel biondo era suo.
«Frank?»
«Cosa vuoi?» la voce gli usciva sempre troppo gutturale, quasi brusca. Le mani di Frank era diventate gentili e persino esperte ma la voce conservava un velo della rabbia, della frustrazione, del desiderio represso che covava quando erano separati.
«Chiudi la tenda, per favore…»
«Perché non lo fai da solo?» Ancora quel tono scortese che assumeva quando temeva di essere sorpreso.
Quando temeva che l’altro indovinasse il suo compiacimento, la soddisfazione, vogliamo dirla tutta… la trionfante felicità che provava nell’avere quell’uomo nel proprio letto. Carezzò distrattamente un lenzuolo finissimo di seta per frenare la tentazione di toccare quella pelle ancora più rara: era suo? Quel letto di seducente morbidezza, erano suoi i cuscini di piume, le tende di velluto, quelle vestaglie sgargianti che nella penombra diffondevano il loro bagliore? Era suo quell’uomo?
«Alzati, abbiamo un appuntamento tra poco.»
«Di già? – Frank indovinò la smorfia risentita – È l’alba!»
«Non è l’alba dal momento che il sole già entra dalle tende.»
«È perché non le hai tirate bene!» protestò il biondo. Frank si spazientì e afferrando l’altro per le braccia lo bloccò sotto di sé. Per nulla impressionato il giovane Lord lo fissò con uno sguardo beffardo. Frank continuò: «È un caso importante – sibilò – Muoviti.»
Costretto sul cuscino, i riccioli scompigliati, Hugo Swann chiuse in fretta gli occhi che un raggio insolente aveva intercettato, lasciando in ombra la bocca. Frank si chinò su di lui. Ringraziò mentalmente il caso o qualsiasi divinità vegliasse su di lui per il fatto di essere già per metà vestito. O Lord Swann avrebbe indovinato subito il vero effetto di quelle smorfie, di quegli occhi un po’ aperti e un po’ chiusi, di quei riccioli disordinati sopra il cuscino.
«A che ora?» Hugo sorrise. I suoi occhi sorrisero, protetti dall’ombra che ora Frank proiettava chino su di lui. Occhi che adesso aveva completamente aperti, ridenti e consapevoli. Occhi blu persino in quella scarsa luce.
«A che ora cosa?» Frank era confuso.
«A che ora l’appuntamento.» scandì Hugo con pazienza.
«Tra un’ora.»
«Oh… Un’ora è un tempo molto lungo…» Hugo aveva capito eccome, la divinità che vegliava su di loro si stava prendendo gioco di Frank.
Lord Swann sollevò una mano morbida ed elegante, senza esitazione affondò le dita tra i capelli neri di Frank.
«Non fare l’idiota…» protestò il poliziotto. Ex poliziotto… Ogni volta che ci pensava Frank aveva un tuffo al cuore. Gli era costato un certo dispiacere diventare ex. Rassegnare le dimissioni per aprire la loro agenzia investigativa.
Hugo l’aveva aperta, a essere precisi. Con i proventi della licenza del Ferryman Club (anch’egli si fingeva spesso nostalgico e addolorato, ma Frank non capiva come si potesse rimpiangere sul serio la gestione di quello che, per usare la definizione giusta, era poco più di un bordello di classe).
Frank non avrebbe voluto, non voleva lasciare la polizia e non voleva i soldi di Swann, ma i pettegolezzi sul suo conto si erano fatti insistenti. E poi quello era l’unico modo per convincere Hugo a lasciare l’attività. In altre parole: per evitare che entrambi si mettessero nei guai. Frank ricordava ancora quell’assurda festa di addio. «Il mio canto del cigno!» aveva gridato Hugo con aria teatrale. Frank ricordava quella lunga notte, ma con la stessa vaghezza con cui avrebbe rammentato un sogno: troppo alcol, troppa musica, troppi colori nei liquidi cristalli scintillanti, sulle carni lucide, tra i riflessi iridescenti di pizzi e guêpière. Sapeva solo che a divertirsi erano stati gli altri, le ragazze finalmente libere dai contratti, i migliori tra i vecchi clienti. I più leali, quelli che la seduzione sapevano esercitarla e non solo comprarla. Personalità influenti che avevano promesso un’eterna protezione. Hugo e Frank, loro due no, non si erano divertiti in quel modo, se divertirsi voleva dire appartarsi con sconosciuti dietro tende fruscianti e troppo lievi per essere discrete. Troppo conosciuti ai più, già troppo chiacchierata la loro amicizia. O comunque si volesse chiamare quello strano rapporto.
Non si erano divertiti in quel modo neppure Augie e Penance, passati un attimo per salutarli. Anche se sembravano così felici, lei con occhi enormi come girasoli, lui con un sorriso sicuro che non aveva mai avuto. Frank ne era stato geloso, in passato. Geloso senza saperlo, una sorta di fastidio allo stomaco, poiché Augie sembrava una delle poche persone al mondo che Hugo avesse a cuore. E in effetti Hugo, anche lui senza saperlo, lo adorava. Con quella premura che hanno certi uomini apparentemente frivoli, a cui la leggerezza serve per dissimulare sentimenti più profondi. Ma come non adorarlo, si chiedeva Frank, ora che tante cose erano venute alla luce? Ora che di Augie avevano visto anche la forza, sotto la superficiale tenerezza? Quella notte nei sotterranei tante cose erano cambiate tra loro, tra tutti loro.
Hugo rabbrividiva ancora al pensiero, nessuno di loro ne aveva più parlato… e per ora non lo faremo neanche noi. Se non per quello che riguarda i nostri cari, improbabili eroi.
*

Un solo eroe, a dire il vero: Frank Mundi.
Durante la folle nottata che aveva portato alla liberazione di Lord Hugo Swann, l’ispettore Mundi si era chiesto più volte se fosse giusto. Se fosse corretto verso Mrs True, verso il Dottor Cousens e tutti quelli di loro che combattevano contro nemici indicibili. Se fosse leale abbandonare tutto perché un informatore gli aveva fatto la soffiata: Lord Massen aveva rapito Hugo. Il ragazzo sembrava ferito, si erano diretti alla caserma dell’Esercito Reale, entrando poi da un ingresso laterale e sconosciuto ai più.
Era giusto lasciare quei valorosi per recuperare quel giovanotto fatuo ed arrogante, spendere i soldi dei contribuenti non per la salvezza di donne e bambini, già massacrati nell’atroce scherzo “elettrico” di Maladie, ma per salvare il culo a quel depravato, in una missione segreta che non gli sarebbe valsa un encomio o una promozione, ma solo qualche pettegolezzo da parte dei colleghi?
Frank se lo chiedeva un po’ come alibi, un po’ per non pensare al peggio, con il cuore in tumulto e le mani coperte di sangue. Mentre scavava senza tregua, convinto com’era che Hugo fosse sotto le macerie, mentre tutto intorno a loro sembrava sprofondare e Maladie, intravista per un attimo nel travestimento elegante che lo aveva ingannato, già non si vedeva più. Mentre Frank senza sapere perché sentiva crescere la disperazione. Poi la risata da bambina di lei, acuta e folle, era risonata appena dietro l’angolo. Frank aveva smesso di scavare per inseguirla. Un grido, un tonfo, lo scrosciare dell’acqua. Come dai sotterranei della caserma, attraverso un groviglio di tunnel sotterranei, fossero usciti sulle rive maleodoranti del Tamigi, Frank al momento non avrebbe saputo dirlo. Nel buio aveva scorto Maladie, irrequieta, esaltata, saltellare, quasi danzare intorno a un uomo che barcollava. Una spinta e lo aveva gettato nel fiume, seminudo e probabilmente incosciente. Frank arrivando di corsa aveva udito il folle gorgogliare dei suoi polmoni, le braccia erano sollevate nello sforzo, inutile, di riemergere. Mundi si era tuffato senza indugio, lo aveva afferrato alla vita riportandolo su. Anche allora dai fumi e dalle nuvole nere di Londra era filtrato infine un po’ di sole, un’aurora pallida e malata su quei riccioli bagnati, su quel volto ansimante e stravolto.
«Frank?»
«Risparmia il fiato.»
«Chi te l’ha detto? Oh, Augie… Sei qui. Come l’hai saputo?»
Augie sorrideva, ma era stato Frank a rispondere: «Non ti riguarda, Swann. Piuttosto, chi ti ha portato qui?»
«È stato Lord Massen… Ma nessuno ci ha visti, e se qualcuno l’avesse fatto negherebbe. Negheranno tutto… Sono pericolosi, Frank. Quella donna…» Hugo fissava il vuoto, gli occhi lucidi. Augie scuotendo la testa, gli aveva stretto sulle spalle una giacca troppo grande, aiutandolo a rialzarsi. Frank li seguiva con la coda dell’occhio.
Infine Hugo era crollato un po’ distante dalla riva, sotto uno dei tanti ponti che attraversavano il fiume. Le mani sulla giacca, le ginocchia strette al petto, sembrava cercare l’oscurità.
Il detective Mundi aveva ripreso il comando delle operazioni, con pochi ordini secchi si era liberato degli agenti rimasti.
«Frank?» aveva chiamato, ancora, Hugo.
Mundi aveva sollevato gli occhi al cielo ma era tornato indietro immediatamente. «Cosa vuoi Swann? Ti interrogo tra poco, smetti di chiamarmi…»
«Sono pericolosi, Frank.»
«L’hai già detto.»
«Augie? – aveva protestato Hugo – questa giacca è brutta!»
Augie si era rivolto timidamente all’ispettore. «Ispettore Mundi… Frank… Hugo è sconvolto. Non potremmo rimandare?»
Ma Frank non si risolveva a lasciarli andare. «Devo interrogarlo ora! – aveva protestato – domani mattina potrebbe… negare tutto.»
Hugo si era sollevato, fissando Frank con aria mortalmente seria. «Bene, allora ti seguo in centrale. O tu mi segui a casa… Non negherò Frank. Non dopo aver ascoltato quell’uomo che mi sussurrava all’orecchio “non importa a nessuno”. Continuava a ripeterlo, sai. “A nessuno importa di te” Ti pare possibile? È come minimo un bugiardo.»
Frank aveva distolto lo sguardo. Augie stringeva un braccio di Hugo, ripetendo: «Questo non è vero, Hug, e tu lo sai…»
«Non so niente.» aveva risposto Hugo divincolandosi e continuando a fissare la figura scura di Mundi, che ora li precedeva. «Ma adesso lo scopriremo, poiché il detective Mundi indagherà per me… non è vero Frank?» la voce di Hugo si era alzata pericolosamente di un tono
«Smetti di urlare.» Frank si era bloccato, le braccia lungo il busto e i pugni stretti. Sembrava molto stanco.
«Eppure… Frank… lo sai anche tu. Vi faccio comodo, vi diverto… Ma per me non vale la pena di cominciare una nuova indagine.»
«Taci.» ripeteva Frank, esasperato.
All’improvviso Hugo aveva cambiato tono. «Frank, ti dispiace se passiamo a casa mia per un cambio d’abito? Sarebbe alquanto sconveniente presentarmi in centrale così… Magari tra qualche ora potreste arrestare Lord Massen, e trovandomi lì in questo stato avrebbe la conferma che davvero a nessuno importa…»
«Taci!» aveva urlato Frank tornando in fretta verso di loro. Augie aveva fatto un passo di lato e ora Hugo e Frank si trovavano faccia a faccia. «Taci…» aveva sussurrato Frank, così piano che fu udito appena. E per interrompere sul nascere l’ennesima battuta di Hugo lo aveva afferrato per la giacca come per minacciarlo, ma attirandolo a sé lo aveva baciato. A lungo e in un modo inequivocabile, mentre Augie sembrava distratto ma quasi inciampava rischiando di cadere a sua volta nel fiume. Hugo aveva sollevato le mani come per ripararsi ed era rimasto così, per una volta incapace di replicare.
*
 
«Maledizione, Swann, mi lasci andare? Lord Humphries sarà qui tra poco.»
Le mani del giovane Lord indugiarono ancora tra il collo e le guance non rasate di Frank. Il sole ormai trionfava dalle tende scostate anche sull’ispettore Mundi, rivelando un uomo molto diverso da quello che aveva raggiunto Maladie nei sotterranei. Le guance erano più piene, le rughe più distese si accanivano ancora solo intorno agli occhi, neri e lucenti, donando loro un’aria vissuta e beffarda che a Hugo piaceva molto. Forse la nuova vita, forse il sacrificio dei baffi (che un resoluto Hugo aveva imposto senza sentire ragioni) forse la prolungata esposizione al Galanthi* che aveva trasformato entrambi… Forse solo la felicità, ma Frank Mundi sembrava più giovane e a volte, persino, sorrideva. Accendendo di una luce ilare gli occhi ardenti dietro le ciglia scure.
Con prepotenza Hugo lo attirò su di sé. Non poteva essere così tardi… E, giovani o meno, non intendeva perdere neppure un’ora.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Aliseia