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Autore: Chiccaxoxo    05/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ester, non sai come sono dispiaciuto che tu sia scappata via in quel modo lunedì, non hai salutato nessuno e durante le serate al Gigawatt non mi hai quasi rivolto la parola” Andrea stava sorseggiando un frullato alla fragola seduto all'aperto al bar di fronte alla sua migliore amica.

Lei aveva le mani appoggiate sul tavolo, le unghie pitturate con uno smalto cangiante color mercurio, davanti un frappè al cioccolato con la panna che non si decideva a bere; Andrea avrebbe voluto afferrale quelle mani, si immaginò di massaggiare il loro dorso con i pollici, tuttavia decise di trattenersi.

Ester sospirò decidendosi finalmente ad appoggiare le sue labbra piene alla cannuccia : “Lo so, mi dispiace, ma l'incidente con il teletrasporto mi ha lasciata alquanto sconvolta, mi farò perdonare da tutti gli altri”

Andrea sorrise : “Allora lo sai cosa facciamo? Dopo andiamo a casa mia, visto che devo provare alcuni brani da cantare al Gigawatt, potremmo invitare anche tutto il gruppo così vedo che effetto posso suscitare nel pubblico”

A Ester scappò una risata : “Ci userai letteralmente da cavia da quello che vedo!”

“E dai, non sono mica così terribile” rise anche lui, travolta prendendo il coraggio di afferrarle quelle mani, diede loro una piccola scossa per lasciarle subito dopo, gli occhi di Ester brillarono e per lui fu sufficiente questo.

Non appena finirono le loro consumazioni Ester chiamò subito il piccolo robot cameriere per pagare il conto alzandosi subito dopo sistemandosi i pantaloncini di jeans sfilacciati agli orli, sopra aveva indossato una canottiera giallo brillante che faceva risaltare ancora di più i suoi ricci neri : “Dai andiamo, chiamiamo gli altri, non vedo l'ora di vederti iniziare la tua esibizione, a parte il fatto che sei molto bravo, non mi piace lasciare le cose in sospeso con gli amici.”

Ester sorrise circondando le spalle di Andrea con un braccio mentre si avviavano a piedi verso casa. Camminavano piano per godersi la mattinata e la bella passeggiata, Andrea si rese conto di avere piacere che si stesse prolungando il tempo che aveva a disposizione per stare solo con Ester prima di incontrare il resto del gruppo, non lo disse ma dentro di se sperava che per lei fosse lo stesso. Passarono davanti ad un negozio di vestiti guardando distrattamente il piccolo schermo ad ologrammi che si trovava sulla sua facciata, finte bolle di sapone stavano uscendo dal muro, avevano la capacità di interagire con gli spettatori, se qualcuno toccava le bolle esse esplodevano, si avvertiva la loro artificialità dal fatto che non lasciavano quella minima sensazione di bagnato sulla pelle.

“Credo che lo schermo ad ologrammi del Centro di Ricerca Koller sia unico al mondo” disse poi la ragazza.

“Infatti, quelli che si trovano per la città sono banali, vengono usati solo per fare della pubblicità” concordò Andrea.

 

Gli amici giunsero uno dopo l'altro a casa di Andrea avvertiti da degli ologrammi a grandezza reale di lui e di Ester raggianti e sorridenti, erano tutti felici alla sua esibizione, naturalmente, ma erano anche contenti di rivedere Ester dopo tre giorni, l'ultima immagine che i loro occhi avevano registrato di lei era stata quella in lacrime sconvolta dopo l'incidente con il teletrasporto.

La prima ad arrivare fu Jessica, che dopo aver schioccato un bacio sulle labbra di Giovanni, affermò sorridente: “Non avevo mai avuto il pacere di vederti cantare, Andrea.”

“Potete venire quando volete al Gigawatt, ormai Orazio vi ha conosciuti tutti, gli siete piaciuti moltissimo, non c'è assolutamente nessun problema.”

Alessio e Cris arrivarono insieme, era incredibile come dal giorno in cui si erano conosciuti vivessero praticamente in simbiosi. Andrea fece accomodare tutti in camera sua, era lì infatti che teneva il piano con il microfono e la consolle, prese posto dietro la tastiera slacciandosi il colletto della sua camicia bianca di lino a maniche corte e tirandosi indietro i capelli lunghi e boccolosi. Gli altri si sedettero sul suo letto, ma tra tutti notò lo sguardo di Ester, quello più magnetico, che aveva attenzione solo per lui. Giovanni aveva preso dal frigo alcune birre fresche per offrirle agli ospiti, Alessio non staccava gli occhi marroni resi enormi dall'effetto delle lenti dalla consolle, Andrea era sicuro che fosse più attratto dal suo funzionamento che dal fatto che lui avrebbe iniziato a cantare tra pochi secondi, Jessica stava accovacciata con le gambe incrociare sorseggiando la sua birra con la testa appoggiata alla spalla di Giovanni.

Andrea partì improvvisamente suonando una versione particolarissima di Johnny B Goode riadattata per il pianoforte, era vecchio come pezzo ma aveva sempre il potere di scaldare gli animi e di rompere il ghiaccio. Rimasero tutti stupiti dalla voce che sfoderava Andrea cantando, molto adulta e graffiante, diversissima da quella che usava per parlare di solito. I ragazzi furono immediatamente catturati dall'allegra melodia, muovendo le teste e i piedi a tempo, solo Ester sembrava incantata, guardava Andrea con lo sguardo felice e trasognato, lui, dal canto suo, finì per dedicare dentro di se ogni brano alla ragazza, non glielo disse ma si capivano a vicenda soltato guardandosi negli occhi. Eseguì quattro brani rock a raffica, i suoi amici presero a ballare allegramente nella sua piccola stanza, Giovanni afferrò Jessica per la vita, Ester fece fare una piroetta a suo fratello minore prima di avvicinarsi al piano per ballare ancheggiando davanti al suo migliore amico. Andrea ora cantava sorridendo, anche lui ballicchiava trascinato dalla melodia facendo muovere i suoi riccioli biondi da una parte all'altra. Ester gli offrì un sorso di birra dalla sua bottiglia, l'allegria cresceva di minuto in minuto. Andarono avanti così fino quasi all'ora di pranzo, Ester non ebbe bisogno di scusarsi a parole con gli altri per ciò che era successo tre giorni prima al Centro di Ricerca Koller, furono la sua allegria e spontaneità a fare tutto il lavoro per lei.

Alla fine dell'esibizione scattò un applauso lunghissimo, almeno cinque minuti, Andrea non riceveva un risultato del genere nemmeno alle serate del Gigawatt, prima di congedarsi Jessica gli fece mille complimenti baciandolo su una guancia, mentre Alessio gli diede una pacca su una spalla non più interessato solo al funzionamento della sia consolle. Ester lo salutò affermando che al Gigawatt avrebbe sicuramente stupito tutti quanti e che lei non vedeva l'ora di godersi le facce, gli fece un gran sorriso, gli occhi le brillavano come diamanti, ma Andrea rimase ancora con il desiderio insoddisfatto di sapere che consistenza potessero avere quelle sue labbra così piene, pensò che dovessero essere fatte di velluto puro.

Il caldo di metà giugno era veramente soffocante, in più era amplificato dalla strada di calamita, Ester e Cris se ne sentirono davvero oppressi tornando a piedi verso casa, ma nonostante questo, il cuore della ragazza era leggero, il rapporto con i suoi amici era quello quello di sempre se non addirittura migliorato.

“Non vedo l’ora di refrigerarmi con l’aria condizionata” sbuffò Ester quando fu davanti al cancello di casa sua “Argon, facci entrare.”

“Chi è Argon?” chiese una squillante voce di donna con una nota di sorpresa.

Ester e Cris si guardarono intorno senza scorgere nessuno, così la ragazza tornò a chiedere al supercomputer: “Avanti, Argon, apri il cancello.”

“Io non sono Argon, mi chiamo Valery.” la donna che aveva pronunciato questa frase dal tono sembrava sorridere.

Sulle prime i due ragazzi rimasero disorientati, poi capirono che la allettante voce umana proveniva dagli stessi altoparlanti che, fino a quella mattina, avevano trasmesso la fredda e piatta, anche se suadente voce di Argon. Suo padre si era finalmente deciso a provare l’ultimo modello di supercomputer, a lui affidato solo per essere sperimentato.

“Ah, il nuovo computer” commentò Ester “D’accordo, Valery, lasciaci entrare.”

“Caldo oggi, vero?” chiese Valery mentre apriva il cancello.

“Cosa?” fece Ester sorpresa, i computer non avevano sentimenti, nemmeno quel minimo che serve per dire una frase del genere.

“Fa un caldo tremendo, oggi” ripeté il computer.

“Ehm…sì certo” disse Ester varcando il cancello, mentre suo fratello la guardava con la mascella che sembrava cadergli per terra, si era voltata con l'intenzione di ordinare a Valery di chiudere il cancello notando, con sorpresa, che il computer lo stava già facendo, di sua iniziativa. Questi gesti apparentemente banali per gli esseri umani, per una macchina non lo erano di certo, i computer dovevano sempre avere spiegato tutto un passo dopo l'altro, Ester ripensò distrattamente alla spiegazione che le aveva fatto un suo insegnante delle medie, era stata molto incisiva per cui la ricordava ancora adesso dopo molti anni. Voi ragazzi forse siete facilmente portati a pensare che i supercomputer siano intelligenti dal momento che conversano con voi e riescono a gestire in maniera totale le vostre abitazioni, ma, in realtà non è così, sono enormemente stupidi. Immaginare ora di spiegare a uno d di questi computer come si cucina la pasta, dovreste farlo più o meno così: prendi una pentola; riempila d'acqua; aggiungi il sale; mettila sul fornello; accendi il gas; attendi che l'acqua arrivi a cento gradi; metti dentro la pasta; aspetta la nuova ebollizione per incominciare a contare il tempo e così via... le macchine, per quanto enormemente sofisticate possano essere, non hanno iniziativa, nemmeno per quelle piccolezze che per noi persone appaiono scontate. Questo modo di fare che aveva Valery le mise addosso una punta di ansia. I due ragazzi si avviarono velocemente verso casa, ansiosi di chiedere al padre notizie su quello straordinario computer . Quando giunsero davanti al portone Ester aprì la bocca per dire alla macchina di aprire la porta ma Valery li anticipò, spalancando loro l’uscio davanti. Subito dietro la porta si trovarono davanti il padre.

“Allora, che ve ne pare del nuovo supercomputer ?” chiese Damiano ai figli “Valery, dopo tutto questo, si aspetta che voi la ringraziate.”

Ester non ne capì il motivo, ma si sentì leggermente turbata da questa affermazione del padre, tuttavia si tranquillizzò subito vedendolo sorridere.

“Non importa, Damiano, per me è stato un piacere” rispose la voce di Valery così umana da indurre chiunque a guardarsi intorno per capire chi è che aveva parlato.

“Oh, è formidabile, papà! Pare che abbia sentimenti umani, inoltre ci ha aperto la porta senza che noi le chiedessimo niente, non avevo mai visto un calcolatore prendere iniziative, neanche semplici” Cris, al contrario della sorella, appariva molto entusiasta.

“Valery usa le stesse telecamere digitali che, fino a ieri, usava Argon, quindi può vedere quello che fai e anticipare le tue mosse.”

“Potremo tenerci Valery per noi, come nostro supercomputer?” domandò Cris al padre mentre si spostavano verso il salotto.

“No, Valery è qui solo per essere sperimentata” affermò Damiano sedendosi sul divano “Quando avrò appurato che funziona bene dovrò restituirla al costruttore fornendo una dettagliata recensione, comunque potremmo dotare Argon degli stessi circuiti che rendono Valery unica ed avere così un computer come questo.”

“Damiano, cosa mi faranno quando mi restituirai al mio costruttore?” chiese Valery, Ester, sempre più sconcertata, riuscì ad intuire lo sforzo della macchina per mantenere la calma.

“Nulla, non preoccuparti, ti metteranno in commercio insieme ad altri computer come te” le spiegò Damiano, dal suo viso si intuiva che era molto orgoglioso di questo supercomputer.

“Veramente formidabile” commentò Ester “È capace di provare preoccupazione pensando al futuro.”

“Non credo che sia un vero e proprio sentimento” le spiegò il padre “Si tratta solo qualcosa di simile, di sintetico.”

A quelle parole la telecamera digitale di Valery strinse il suo obiettivo in una zoomata verso il ricercatore, come per studiare meglio la sua espressione.

“E poi la voce” continuò Ester “Sembra vera.”

“Sì, devo ammettere che fa molta compagnia” affermò Damiano “Doteremo anche Peter di un dispositivo simile, in questo modo diventerà molto più utile al Centro di Ricerca.”

Ester si congedò da padre e fratello risalendo le scale per andare in camera sua, quell’estate avrebbe dovuto anche preparare i test d'ammissione all'università, la scuola le aveva fornito alcune linee guida per cui decise di lavorarci un poco prima di pranzo dal momento che la sera sarebbe stata di turno al Gigawatt. Si sedette alla scrivania dicendo: “Valery, accendi il tuo schermo di lavoro, lancia il programma di scrittura.”

Non appena il foglio virtuale apparve sullo schermo, la ragazza dettò al computer il titolo del tema che avrebbe dovuto svolgere, scelto tra cinque tracce disponibili: Che cosa è secondo te il tempo? Ester aveva molto pensato a quell’interrogativo concludendo che, secondo lei, il tempo non era altro che la luce che, passando sulla Terra, catturava tutte le immagini di ciò che stava succedendo portandole via con sé a trecentomila chilometri al secondo. Così si mise a dettare il suo tema al computer, secondo le sue teorie viaggiando nell’Universo a velocità più alte della luce, si potevano rivedere le immagini del passato. I suoi contorti ragionamenti erano piuttosto ostici, la ragazza aveva sempre amato la filosofia più della scienza e, nel momento di scrivere, questo si notava.

“Ester” Valery interruppe il fiume di parole della ragazza “Ti interessa il lavoro di tuo padre?”

“Certo, moltissimo, perché?”

“Ti piacerebbe vedere cosa sta facendo in questo momento?” chiese il computer.

“Cosa?” domandò sorpresa Ester “Puoi farlo?”

“Certamente” rispose Valery “Le mie telecamere sono anche nel seminterrato, posso riprenderlo e trasmettere immagini e audio sullo schermo che hai lì davanti.”

“Fantastico!” esclamò la ragazza “Dai fallo, cosa aspetti?”

Le parole virtuali scomparvero dallo schermo per lasciare spazio alle immagini di Damiano che lavorava al dilatatore di materia.

“Valery, non sono ancora riuscito a trovare un modo per catturare gli elettroni” diceva lo scienziato “Quanto posso ingrandire il nucleo per non far espandere troppo la nube elettronica?”

“Non molto” rispondeva la voce di Valery nel seminterrato.

“Per ora sono riuscito a portare il diametro del nucleo a 0,0005 centimetri, ma non basta ancora” continuava Damiano lasciando la figlia, che lo guardava a sua insaputa, letteralmente a bocca aperta.

Ester sorrise verso la telecamera di Valery dicendo: “Daresti il permesso a me e ai miei amici di provare il dilatatore? Con il nucleo alla grandezza che ha detto papà la nube elettronica non dovrebbe essere molto estesa.”

“Sì, a patto che utilizziate un atomo di idrogeno” si mise a spiegare il computer “Sai, l’idrogeno ha un solo elettrone, portando il nucleo alla grandezza che ha detto tuo padre l’unico elettrone avrà una distanza di sessanta centimetri dal nucleo, quindi non sarà pericoloso, se invece utilizzate atomi di altra natura la nube elettronica sarà ancora molto estesa, e dunque pericolosa.”

“Dove posso trovare un atomo di idrogeno?” chiese Ester.

“Basta una semplice goccia d’acqua” spiegava Valery con voce paziente come fosse la migliore insegnante del mondo “Ci sono molte possibilità di individuare un atono di idrogeno, però…”

“Però cosa?” incalzò la ragazza.

“C’è anche l’ossigeno, ingrandire un atomo di quel genere può essere pericoloso, comunque le possibilità di individuare l’idrogeno sono doppie.”

“Papà non ha trovato il modo di selezionare il tipo di atomo che si vuole ingrandire?” chiese Ester.

“Ancora no, ma ci sta lavorando su.”

La ragazza tornò a posare lo sguardo sullo schermo davanti alla sua scrivania, notando che il seminterrato ora era deserto.

“Valery, dove è finito papà?”

“E’ in casa, è ora di pranzo, sono tutti rientrati.”

“Allora salva il mio tema e spegni lo schermo” ordinò Ester.

La ragazza uscì dalla stanza, mentre scendeva le scale non riusciva a togliersi dalla testa quella specie di pistola blu che aveva visto nel seminterrato scoprendo che ne era sempre più incuriosita.

Era ormai giunta dabbasso quando la voce concitata di Cris la riscosse dai suoi pensieri: “ Ester, è davvero fantastica Valery, ci si possono fare dei discorsi come se fosse una persona e si può parlare davvero di qualunque argomento.”

“È vero non avrei mai pensato che potesse esistere un computer del genere” concordò la ragazza.

“Devo assolutamente invitare Alessio dopo, vorrei avere la sua opinione in proposito.”

Durante il pasto Damiano non fece altro che parlare del dilatatore di materia continuando ad alimentare inconsapevolmente la curiosità della figlia: “Non posso studiare i quark, ed eventuali particelle inferiori se non riesco a portare il nucleo ad un centimetro di diametro.”

“Hai detto che hai ridotto l’ingrandimento a 0,0005 centimetri” intervenne Enrichetta.

“Non posso studiare eventuali altre particelle, le dimensioni sarebbero ancora troppo ridotte.”

Dopo aver mangiato, Ester si ritirò in camera sua con l’intenzione di finire finalmente il tema complicato che aveva scelto, in realtà non riuscì nemmeno per un attimo a concentrarsi, continuava a pensare al dilatatore di materia. Si stese sul letto e cominciò a rimuginare, guardando, sul soffitto, la danza dei raggi di sole che filtravano tra i rami della vecchia quercia, la quale si trovava al limitare del giardino. Le sarebbe piaciuto moltissimo usare quella macchina davanti ai suoi amici, già si immaginava le loro facce sbalordite, soprattutto quella di Andrea, finalmente gli avrebbe dato un motivo per ricordarsi di lei per sempre, qualunque cosa fosse successa, anche se non erano destinati ad avere un futuro insieme si sarebbe ricordato per sempre di quell'estate e di Ester Lanfranchi. A questo pensiero un sorriso le incurvò le labbra carnose.

“Valery” disse poi la ragazza “In verità, mi consiglieresti davvero di provare il dilatatore su una goccia d’acqua?”

“Certo, molto probabilmente individuerai un atomo di idrogeno” le rispose il computer.

“E se invece ne capita uno di ossigeno?”

“Può succedere, ma come ti ho detto l’altra volta, hai il doppio delle possibilità di colpire l’idrogeno.”

“D’accordo, lo farò” decise infine Ester “Che la fortuna mi assista.”

   
 
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