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Autore: cara92    08/07/2021    0 recensioni
Agatha,un pò Shelby un pò Smith.
una bambina arriva nella vita della famiglia dei Peaky Blinders, senza saper chi è e da dove venga, l'unica cosa che ricorda è solo il suo nome.
riuscirà a capire chi sia? Tra indizi, nuovi personaggi nella sua vita e forse qualche amore improvviso la nostra ragazza piano piano capirà le sue vecchie origini.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, John Shelby, Thomas Shelby
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Ricoperta di fango e sangue, l’odore della paura e della guerra ancora nelle narici, le urla dei soldati riecheggiavano nelle orecchie e gli occhi di tutti loro facevano ancora parte della mia vita, la luce filtrava dalla finestra e per Agatha Smith Shelby era sempre la stessa fottuta storia, gli stessi maledetti incubi ogni notte.
Mi rigirai nel letto ancora qualche minuto, era ancora presto, lo potevo percepire dal silenzio che entrava dalla finestra, i raggi del sole appena sorto facevano capolino attraverso le tende bianco sporco.
Mi persi a guardare la stanza, erano dodici anni che vivevo in questa casa, che condividevo il bagno, a volte anche la stessa camera se qualche ragazzo rientrava leggermente alticcio, c’era continuamente un giro di uomini la maggior parte mai minimamente visti, ma che ne poteva sapere una ragazza di soli ventiquattro anni che, non ha mai neanche preso o usato una pistola?.
Questo era quello che diceva Tommy Shelby, ogni qualvolta ne aveva l’occasione per deridermi davanti alla famiglia, se così la posso chiamare.
La famiglia Shelby, o più precisamente zia Polly mi aveva condotto in questa casa, dandomi un tetto un pasto caldo e un letto, e con il tempo anche il cognome, anche se io avevo mantenuto comunque il mio perché per uno dei Peaky Blinders non ero mai stata e mai sarei stata una di famiglia, e chi poteva biasimarlo, un’estranea, una stracciona, sporca e senza memoria di chi fosse, ricordando solo e soltanto il proprio nome, poteva essere anche una spia Irlandese no?.
Non era stato per nulla facile vivere con queste persone, ma dopo tutto erano l’unica che potevo chiamare famiglia e per me Polly, si era comportata come una vera madre, l’unica che potevo davvero chiamare così.
Mi vestii con i soliti abiti che una Shelby poteva indossare, nulla di provocante, ma sobrio e sempre elegante, dopotutto erano una delle famiglie più affluenti della cittadina di Small Heath.
Gonna aderente nera con leggera fantasia e una camicetta dello stesso colore, non amavo molto truccarmi, ma per zia Polly era importante essere sempre impeccabile e così al mio ventesimo compleanno mi aveva regalato un rossetto rosso che diceva metteva in risalto il mio sorriso, quello che non facevo mai vedere.
Io non sorridevo mai, se non quando ero talmente ubriaca, da non ricordare neanche chi ero.
Misi i miei adorati tacchi del medesimo colore ovviamente, e legai i capelli in uno chignon leggermente disordinato, l’anello della famiglia Shelby ancora appoggiato sul comodino pronto ad essere indossato.
Ogni membro della famiglia ne aveva uno, era d’oro con uno stemma al centro, una lametta, perché loro erano così, all’apparenza innocui ma se provocati ti tagliavano la vita.
Scesi le scale cercando di non fare rumore, la casa era ancora molto silenziosa, i piccoli erano ancora a letto, mentre gli uomini o erano già usciti o erano ancora a letto sbronzi dalla sera prima.
Preparai la colazione per tutta la famiglia, mentre per me solo una tazza di caffè bollente e mi sedetti a guardare il mondo fuori, era così bello quando non c’era nulla che ti riempisse la mente di merda, nessun rumore di bombe, tutto era così naturale come doveva essere, ma ahimè era solo la mia povera testa che sperava in qualcosa che mai sarebbe successo.
Rumore alle spalle, scarpe che strisciano sul pavimento, odore di oppio e dopobarba, poteva essere solo e soltanto una persona, Tommy Shelby, era sempre lui il primo che si alzava, e l’ultimo che se ne andava a dormire, troppi affari da sbrigare diceva, ma sapevo che c’era dell’altro che li riempiva la testa, la guerra lo aveva cambiato, ci aveva cambiato tutti.
Presi il bicchiere dalla credenza e glielo appoggiai sul tavolo con la bottiglia di whisky, il fumo della sigaretta riempiva la stanza, ci ignorammo a vicenda come lo facevamo sempre del resto, tra noi non era mai stato amore, lo chiamavamo condividere lo stesso tetto.
-Oggi ci saranno le scommesse, di ai ragazzi di far puntare tutto su Monaghan Boy, io farò in modo che lo trovino vincente ti è chiaro? Disse con il suo solito fottuto tono da stronzo.
-Si non ti devi preoccupare non sono così stupida come tu mi ritieni da dodici anni a questa parte, mi sembrava chiaro che tra noi non ci fosse nessunissimo rapporto e ciò implica anche il solo sentirti parlare Tommy, o voglio ricordarti che è stata una tua idea?? Gli dissi fulminandolo con gli occhi.

Rimanemmo a fissarci senza mai distogliere lo sguardo uno dall’altro, io non mi sarei mai e poi mai sottomessa al suo comando, in fin, dei conti non ero di sua proprietà e appena sarei riuscita a scoprire chi fossi veramente avrei lasciato questa fottuta città.
-Buongiorno mondo, la voce di John aveva riempito la stanza, seguito da Arthur, il piccolo Finn che corse ad abbracciarmi, il nanetto di casa che adoravo e zia Polly, di Ada ancora nessuna traccia, quella era di sicuro a casa di Freddy Thorne, un amico di vecchia data di Tommy, ma che dopo la guerra non riuscivano nemmeno più a sopportarsi.
Diedi un bacio nei capelli a Finn che corse a tavola a riempirsi lo stomaco, mentre gli uomini confabulavano tra loro, ciò significava solo una cosa, riunione di famiglia dove ovviamente io non ne potevo far parte, ordine di Tommy.
Raggiunsi il tavolo facendo finta di nulla, mi presi un biscotto, salutai zia Polly che anche lei con la sigaretta tra le mani mi lanciò un sorriso, e presi il cappotto e il cappello, dovevo andare a recuperare Ada prima che i fratelli avessero fatto casini e poi dovevo fare delle commissioni per i Peaky Blinders.
Vidi John e Arthur sorridermi, mentre gli occhi azzurri di Tommy non mi lasciavano tregua, poteva un uomo cambiare? Questa era la domanda che mi aveva riempito la testa per tutta la mattinata.
Ada la prelevai di peso dalla casa di Freddy ricordandole il patto che ci eravamo fatte, non potevo coprirla per molto e Tommy non era così stupido da non accorgersi dei suoi continui sutterfugi.
Io adoravo Ada, avevamo la stessa età e per me lei era una vera sorella, mi aveva accolta e amata da subito e più di una volta protetta dalle cattiverie di Tommy, ma sapeva cosa pensavo di questa loro unione, non avrebbe portato a nulla di buono, ma sapevo anche in cuor mio che l’amore quando è forte, non lo puoi distruggere.
Finite le commissioni andai al The Garrison il bar del paese e il covo dei Peaky Blinders, qui i ragazzi facevano gli affari, avevo bisogno di qualcosa di forte per togliermi il forte mal di testa che mi era uscito, trovai il bar quasi deserto, Harry al bancone mi sorrise.
-Harry ti prego dammi un bicchiere di Whisky, gli sorrisi di rimando.
-per lei Signorina offre la casa, per la famiglia Shelby questo e altro, leggevo nei suoi occhi paura, e chi poteva biasimarlo i miei fratelli come detto prima, potevano essere molto pericolosi.
-No Harry io pago sempre i miei debiti, ma ti ringrazio come sempre per la tua premura nei miei confronti.

Mandai giù tutto in un fiato, sentivo la gola bruciarmi ma la testa mi avrebbe ringraziato, mi guardai attorno per vedere chi si era nascosto nel locale e tra i tavoli intravidi una strana ragazza, anzi pensai non c’era mai stata una cameriera in questo posto, cercai di squadrarla per bene, non tanto alta, capelli biondo cenere, occhi azzurri, molto carina nel complesso, ma si notava lontano un chilometro che non era il lavoro per lei.
-Harry chi è quella ragazza? Gli indicai con lo sguardo.
-è arrivata ieri mattina signorina Shelby, arriva dall’Irlanda dice che aveva bisogno di un lavoro e come sa, qui alla sera è un vero demonio e una persona mi è comoda, si chiama Grace.
-lo sa già Tommy? fu l’unica domanda che mi uscì in quel momento.

-no signorina, ma se vuole che la mandi via perché ritiene che il signor Shelby la trovi poco consona.
Lo vidi agitarsi senza nessun motivo e mi dispiaceva che cosa mi era saltato in mente di nominare Tommy, doveva arrangiarsi, io nei loro affari in fin dei conti non ne facevo parte.
-Harry prima di tutto chiamami Agatha, signorina Shelby mi fa sentire vecchia e poi non ti preoccupare non credo che a Tommy importi chi lavora nel tuo pub, gli sorrisi per tranquillizzarlo e lo vidi tirare un sospiro di sollievo.
Lasciai il locale e raggiunsi casa, sicuramente c’era un via vai di uomini per le scommesse, la strada era colma di gente, donne con bambini, uomini per le strade con carretti o solo per fare due chiacchiere.
Il rumore degli zoccoli di Monaghan si sentiva fin in fondo alla strada e Tommy, nella sua altezzosità, salutava chiunque si soffermasse a guardarlo.
Feci finta di nulla e raggiunsi casa seguita poco dopo dal medio dei fratelli che raggiunse Arthur in ufficio.
Mi fermai in cucina a preparare qualcosa per cena, quando c’era quel trambusto era meglio starne fuori non si sa mai, una chiusura di una scommessa cosa poteva rendere la mente di un uomo.
-Tommy guarda i registi, tutte le scommesse sono puntate su Monaghan Boy, la voce di John si sentiva molto bene fino in cucina.
-Tommy, da quando è che trucchiamo le scommesse e facciamo affari con i cinesi? Vuoi far incazzare Kimber? Ma che ti salta nel cervello? la voce di Arthur invece era già un po' alticcia per via del Whisky, non era mia intenzione origliare ma i muri erano molto sottili e si sentiva tutto del resto.
-stasera riunione di famiglia alle otto sono stato chiaro? Stanno arrivando rogne da Belfast?

Mi appoggia al tavolo aspettando, di sentire la porta sbattere con l’uscita di scena di Tommy.
Quando la sala scommesse fu chiusa al pubblico raggiunsi il salone trovando Arthur e John che leggevano il libro dei conti, li raggiunsi cercando di capire che cosa cercavano di fare.
-Ragazzi serve aiuto? Chiesi trovandoli alquanto spaesati.
-tu riesci a capire Scodboat che cavolo ha scritto qui? Non riusciamo a trovare una scommessa, chiese John.

Presi il quaderno dalle loro mani e trovai subito l’inghippo.
-qui Scodboat invece di scrivere dieci penny ne ha scritti sei ecco perché non vi trovate, il Signor Martins, ogni venerdì punta su Monaghan Boy sempre la stessa cifra, basta che gli diciate di stare più attento tutto qua.
Gli riposi il libro, ritrovandomi i ragazzi sorridermi di rimando.
-Agatha stasera ti voglio alla riunione della famiglia e domani seguirai Scodboat durante le scommesse, ci parlo io con Tommy sei una Shelby e ormai la deve smettere di trattarti così sono passati dodici anni cazzo sei della famiglia che tu sia di sangue o no.
Mi diede un bacio sulla fronte, ogni qualvolta mi vedeva, entrambi lo facevano molto di più, dopo il ritorno dalla guerra.
Arthur era stato il primo ad accogliermi, proteggermi, con lui avevo imparato ad usare la pistola, anche se Tommy non lo sapeva, mi ricordo che le primissime notti, mi rintanavo nell’angolo della mia camera con la testa tra le mani e ci rimanevo tutta la notte.
Passavo le mie intere giornate rinchiusa in camera e non volevo vedere nessuno, ma lui era stato l’unico che mi aveva fatto sentire veramente a casa, tutte le notti, mi veniva a dare un bacio tra i capelli anche se più di una volta lo allontanavo, ma lui non si era mai arreso e con il passare degli anni, il nostro rapporto si era cosi rafforzato che non riuscivamo a stare senza l’uno per l’altro.
John invece era quello più pazzo, ma anche lui mi apprezzava per quella che ero e mi aveva fatto sentire a casa con i suoi abbracci stritolatori, la mancanza di Martha morta in giovane età gli aveva lasciato due figli e un dolore immenso nel cuore.
La riunione di famiglia si teneva sempre nel salone delle scommesse, io il più delle volte, restavo in cucina con i bambini o nel salotto a farli giocare.
Ma questa volta la riunione era alquanto seria, a quanto pare Scodboat era stato a Belfast e voci dicevano che era in arrivo, un ispettore capo, un certo Campbell per delle rivolte avvenute nella BSE la fabbrica della città, era sicuramente a caccia di comunisti, ma per zia Polly qualcosa non tornava e difatti si soffermò a guardare Tommy.
-in questa famiglia ci diciamo tutto, qualcosa da dire Tommy? Chiese con la solita sigaretta tra le dita.
-niente da riferire ad una donna, che risposta del cazzo pensai, ancora questa storia della minoranza.
-quando voi eravate al fronte, eravamo noi donne a tirare avanti la baracca, quindi non vedo che cosa sia cambiato disse.
-è cambiato che ora siamo tornati! la sua risposta fu tagliente come la lametta che teneva nascosta nella fodera del cappello.

Era vero quando i ragazzi si erano arruolati per la guerra, zia Polly e Ada, avevano portato avanti il tutto, ma io non riuscivo a starmene seduta a fare nulla, mentre loro se n’erano andati senza sapere se sarebbero tornati, così feci l’unica cosa che in quel momento la mia testa ed il cuore erano sicuri, volevo arruolarmi come infermiera e così feci.
Due settimane dopo che loro se n’erano andati ero partita anche io, facendo promettere con un patto di sangue che mai nessuno di loro avrebbe scoperto cosa Agatha Smith Shelby aveva fatto, e per cosa poi.
Ero partita non solo per fare qualcosa di buono, ma volevo in cuor mio stare accanto a tutti loro, si anche a Tommy perché erano la mia famiglia e volevo dimostrare che potevo farne realmente parte.
Laggiù la guerra fu un massacro, imparai velocemente il Francese, perché molte spie erano nascoste nei campi Inglesi, non ci fu giorno e notte che non pregai che ognuno di loro ritornasse sano e salvo a casa.
Qualche settimana prima, della fine della guerra, avevo ricevuto una lettera da Ada che mi informava che gli Shelby brothers erano distanziati non poco lontano dal mio accampamento e che dovevo stare attenta a non far saltare la copertura.
Non c’era giorno che Arthur e John non chiedessero di me nelle loro lettere, mai una volta da parte di Tommy ma non m’importava più di tanto anche se nel profondo, il cuore, era pieno di dolore per quel rifiuto da parte sua.
Una settimana prima del mio ritorno, una sera ci fu un attacco da parte dei Francesi e il campo fu invaso da sangue e urla, i miei incubi ricorrenti.
Molti uomini morirono senza essere riuscita a salvarli e mi ritrovai tra le mani il corpo dolorante di Danny un ragazzo e amico di Tommy , che aveva una profonda ferita sul fianco ma nulla di grave in confronto, e poco lontano un Freddy Thorne sotto shock, cosa gli era successo non l’avrei mai del tutto scoperto, ma una cosa era certa quelle urla non le avrei mai dimenticate.
Rientrai due giorni dopo l’arrivo dei miei fratelli e con una scusa mi ero inventata di aver passato un paio di giorni in campagna fuori dalla città per liberare la mente, un ‘idea di zia Polly.
Ci credettero tutti, tranne Tommy il quale ancora oggi non mi toglieva mai gli occhi di dosso, sperava ancora che fossi una spia Irlandese o dell’Ira arruolata in giovane età per portare informazioni utili al clan.
Mi ripresi dai miei vecchi ricordi tenendo ancora il bicchiere mezzo pieno di Whisky tra le mani, mentre tutti nella stanza se n’erano andati lasciandomi con ancora l’odore della guerra nell’aria.
Zia Polly se n’era andata in chiesa a pregare, ma sapevamo tutti molto bene che era il suo modo per obbligarci a parlare perché per gli Shelby la chiesa era il luogo di confessione e sapevo anche che la sua preda sarebbe stato Tommy, le era bastato guardarlo negli occhi per capire che nascondeva qualcosa e ne ero sicuramente certa che già sapeva cosa aveva combinato.
La mattina seguente, tutto era cominciato come al solito, notte insonne, colazione già pronta in tavola, però questa volta mi ritrovai Arthur sobrio seduto al tavolo della cucina, con il sorriso di colui che ha una bella notizia da dire.
-Agatha tesoro, come ben sai, essendo il più vecchio della famiglia, ho ancora una certa influenza su certe questioni e dopo aver spiegato a Tommy come hai rimediato al piccolo errore di Scodboat ha accettato che da oggi ti unisca a noi a seguire le scommesse!!
Era così soddisfatto nel dirlo che non riuscii a non sorridergli, lo adoravo, in un certo senso, se ci pensavo era l’unica persona per cui donavo ogni giorno un sorriso, uno di quelli veri e sinceri.
-Arthur cosa ha voluto in cambio Tommy? Lo sai molto meglio di me, che non mi ha mai voluto dentro quella stanza, che gliela indicai con un cenno della testa, quindi non vedo come una cosa di così poco conto possa averlo reso così disponibile nei miei confronti.
Il sorriso da sotto i baffi sparì e ritornò alquanto serio e ciò lo rendeva a volte anche spaventoso, ma mai quanto Thomas, lui era puro terrore, soprattutto quando ti fissava con quegli occhi così blu che sembravano un pozzo di paura.
-non mi ritieni in grado di fare il capofamiglia? Chiese alzandosi dirigendosi vicino a me bloccandomi vicino al muro
-Ti ritengo troppo malleabile Arthur e tu lo sai benissimo, è Tommy quello con la mente diabolica, tu sei quello più manuale, lo siete sempre stati, e quindi ti chiedo cosa ha voluto in cambio? Gli puntai il dito dritto al petto senza mai distogliere i miei occhi verdi dai suoi blu.
-Gli ho ordinato di tenerti d’occhio, Agatha, sei una donna perversa, lo sei sempre stata da quando sei arrivata e sono ancora sicuro che tu sappia chi tu sia realmente. La sua voce come un sibilo dietro le spalle di Arthur, il quale non si mosse minimamente come se sapesse che da un momento all’altro avrei fatto una pazzia, una pazzia chiamata Tommy Shelby.
-quello con la mente diabolica voglio ricordarti che sei tu Thomas, non sei tu quello che uccide i cavalli a sangue freddo o le persone solo perché non eseguono un tuo preciso ordine? Quindi non continuare ad usare la stessa fottuta scusa da dodici anni a questa parte.

Se sapessi chi fossi pensi veramente che me ne starei ancora qui sotto lo stesso tetto con te Thomas? L’unica cosa che mi tiene ancora salda in questa famiglia sono zia Polly e tutta la famiglia Shelby, dove tu per me non ne fai parte.
Diedi un bacio sulla guancia ad Arthur, e me ne andai il più lontano possibile da quell’uomo dagli occhi azzurri.
  
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