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Autore: Chiccaxoxo    08/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Valery era diventata l’attrazione preferita dagli amici di Ester, tutti i giorni, dalla famiglia Lanfranchi, venivano per vedere quello straordinario computer che aveva persino il senso dell’umorismo.

“È sicuramente una cosa straordinaria e mai vista prima” commentò Alessio il primo giorno in cui parlò con Valery aggiustandosi i suoi occhiali enormi e rotondi come d'abitudine “mai io resto comunque dell'opinione che rimanga un mero simulatore creato per fare compagnia alle persone più solitarie e fifone inducendole ad isolarsi ancora di più”

Cris lo guardava sbalordito mente il suo amico incrociava le braccia magre sulla maglietta grigia e sformata.

“Ovvio che di ogni dispositivo bisogna farne un uso intelligente” intervenne Giovanni scuotendo la testa per togliersi il ciuffo dall'occhio sinistro “Essere ridotti a divertirsi guardando un computer, come stiamo facendo noi adesso, effettivamente non è tanto corretto”

Tutti risero a quella insignificante frase, solo Ester, più tardi, ebbe modo di rendersi conto di quanto in realtà non lo fosse.

“Un giorno di questi, non appena mio padre smetterà di lavorare nel seminterrato e sarà al Centro di Ricerca, vi farò vedere come funziona il dilatatore di materia” la frase era rivolta in generale ma, mentre la pronunciava, gli occhi di Ester cercarono solo quelli di Andrea.

“Deve essere quella strana pistola blu che abbiamo visto nello scantinato, non è vero?” chiese Jessica.

“Esatto” rispose Ester “Lo proveremo usando un atomo di idrogeno.”

“Ester, io non so se effettivamente sia una buona idea” commentò Alessio.

“Secondo le statistiche di Valery non dovrebbero esserci problemi” spiegò fiduciosa Ester “Ingrandiremo il nucleo di un atomo di idrogeno fino a 0’0005 centimetri di diametro, in questo modo il suo unico elettrone viaggerà a soli sessanta centimetri di distanza.”

“Secondo me il vostro modo di affidarvi così tanto a questo computer è sbagliato” Alessio continuava ad analizzare la situazione “Cris, tu, per esempio, hai notato qualche differenza nel modo che ha di gestire i videogiochi rispetto a un supercomputer classico?”

“Effettivamente sì, ho sempre pensato di essere piuttosto bravo con alcuni giochi, ma da quando sto utilizzando Valery non riseco più a vincere, ho sperimentato diverse strategie ma nessuna sembra funzionare” Cris spiegò questo come se l'osservazione del suo amico avesse colpito qualche bersaglio nascosto che aleggiava nella mente di tutti già da un po'.

I dubbi crebbero nella mente di Ester, alla fine le intuizioni di Alessio per quanto riguardava l'informatica erano state sempre pressoché esatte, ma ormai non poteva certo tirarsi indietro dalla proposta che aveva fatto, non aveva intenzione di passare come una vigliacca davanti ai suoi amici, soprattutto ad Andrea.

Fu così che i ragazzi rimasero infine d’accordo, non appena Damiano avesse lasciato il laboratorio nel seminterrato per impegni al centro di Ricerca Koller, Ester si sarebbe data da fare per sperimentare il dilatatore di materia.

Quando gli amici andarono via, Ester pensò che doveva cominciare a capire il funzionamento del dilatatore, così si sedette in salotto ordinando a Valery: “Trasmettimi le immagini di papà sul proiettore tridimensionale, se puoi.”

“Certo che posso, ma prima vorrei avvertirti di una cosa non voglio più vedere quel maleducato del tuo amico” ingiunse il computer.

“Come?” fece Ester tra l’ira e la sorpresa “Valery, stai scherzando o dici sul serio?”

“Non stavo affatto scherzando, Ester” rispose Valery assumendo un tono piuttosto offeso “Quel ragazzo con gli occhiali e i capelli castani non mi è per niente piaciuto”

“Stai parlando di Alessio?” Ester cercava di capire, la voce le tremava leggermente “Ma è il ragazzo più intelligente che io abbia mai conosciuto, e poi è il migliore amico di Cris, era così solo prima di conoscere lui.”

“Mi sono sentita offesa ad essere trattata come una macchina qualunque o, addirittura, come qualcosa di dannoso” continuò il computer “Sarà anche un tipo sveglio, ma questo non gli conferisce la possibilità di conoscere tutto sui supercomputer e l'informatica in genere.”

“Sai, Valery, a volte si dicono delle cose che possono offendere” spiegò Ester al computer sforzandosi di rimanere calma e mantenendo un tono naturale, addirittura sorrideva guardando nella telecamera digitale di Valery “Ma ti assicuro che non è quella l’intenzione, io sono sicura che Alessio era totalmente in buona fede.”

“Scuse accettate” fece Valery con il sorriso nella voce accendendo il proiettore tridimensionale e mostrando finalmente a Ester le immagini del padre.

La ragazza si mise a guardare distrattamente, si chiedeva se Valery, a lungo andare, sarebbe potuta diventare fonte di guai per la famiglia. Certo, il fatto che avesse dei sentimenti così tanto articolati era davvero straordinario per una macchina, ma un supercomputer che dava ordini alle persone chiedendo addirittura di non invitare più un determinato amico a casa, iniziata ad apparire agli occhi di Ester come qualcosa di veramente preoccupante. Avrebbe desiderato parlarne con suo padre, ma il fatto che aveva intenzione di provare il dilatatore di materia a sua insaputa la fece desistere, vista la situazione, Valery sarebbe stata anche capace di fare la spia.

Tre giorni dopo, finalmente, Ester poteva mantenere la promessa fatta agli amici, quella mattina, infatti, i suoi genitori erano entrambi al Centro di Ricerca Koller.

“Valery, fammi entrare nel seminterrato, siamo pronti a provare il dilatatore di materia” disse la ragazza mentre gli altri ragazzi si accalcavano dietro di lei, sentiva le gambe tremare leggermente ma decise di fare finta di niente e di ostentare sicurezza sfoderando verso gli altri un bel sorriso.

“Certo, buona fortuna” le augurò Valery aprendo la porta; il computer sembrava avere assunto di nuovo un comportamento normale dopo l'episodio delle critiche mosse contro Alessio, sebbene fosse stata una cosa che l'aveva preoccupata non poco, Ester non ne aveva fatto parola con nessuno dal momento che le cose sembravano essersi sistemante completamente.

La ragazza entrò nel laboratorio di suo padre, gli amici rimasero all'esterno tutti con il fiato sospeso, da momento che lei aveva intenzione di uscire subito, stavano tutti sulla soglia a guardarla. Ester passò davanti a StoriaJou – 01, lanciò uno sguardo a Freccia Solare, poi si diresse verso il tavolo su cui si trovava il dilatatore, afferrò lo strumento voltandosi a guardare i suoi amici, poi uscì velocemente da quel posto inviolabile.

“Ecco qua, ragazzi” disse quando si trovò di nuovo all’esterno, avvolta dalla forte luce del sole, cercando di apparire più tranquilla possibile.

“Non sarà pericoloso?” chiese Jessica guardando incuriosita la grossa pistola blu.

“Molto probabilmente no” rispose Ester ancora sorridendo-

“Cosa significa molto probabilmente?” domandò Cris aggrottando le sopracciglia e rivolgendo lo sguardo, come sempre, in direzione del suo amico Alessio come per cercare rassicurazione.

“Che io spero di catturare solo un atomo di idrogeno” fece Ester con tono calmo.

“Sei veramente sicura di volerlo fare?” chiese Andrea.

“Certo” affermò Ester, lo guardò intensamente negli occhi cercando di essere più naturale possibile per non fargli capire al volo che era proprio la sua l'attenzione che desiderava tanto catturare, poi si avviò verso la vecchia quercia al limitare del giardino.

“Si può sapere dove stai andando?” volle sapere Giovanni.

“Ci basta una sola, microscopica gocciolina d’acqua per il nostro esperimento” disse la ragazza scrutando attentamente le crepe sulla corteccia della vecchia pianta.

Gli altri la guardavano immobili e in religioso silenzio, Jessica si arrotolava i capelli biondi intorno ad un dito, Alessio masticava piano la gomma con la testa piegata da un lato pronto ad intervenire nel caso avesse notato qualcosa di strano, Cris spostava lo sguardo continuamente da lui alla sorella. Giovanni aveva assunto un'espressione severa incrociando le braccia sulla sua polo verde scuro mentre Andrea non riusciva a staccare gli occhi dai riccioli neri di Ester, non sapeva perchè in quel momento si attaccava a quel particolare, forse per smorzare un po' la tensione, si umettò le labbra con la punta della lingua perchè le sentiva secche, senza tuttavia trovare il coraggio di dirle niente, era come se qualcosa lo stesse paralizzando.

“Ecco, qui è rimasta un po’ di umidità” disse Ester infine passando i polpastrelli sul tronco della quercia. Poi si allontanò di circa due metri dalla quercia, regolò il dilatatore su 0,0005 centimetri di diametro puntò la sua antenna verso la pianta, così, all'improvviso senza avvertire, impedendo agli altri anche una minima preparazione psicologica ed eventuali repliche: “Si parte!” esclamò poi.

“Ma cosa vuoi fare?” chiese Giovanni toccando la corteccia della quercia nel punto che aveva indicato Ester “Colpire questa pianta? Avevi detto che avresti usato dell’acqua” anche se non lo ammise iniziava a sentirsi abbastanza nervoso, gli altri lo capirono comunque dal tono conciato della sua voce.

“Infatti, è quello che farò” rispose la ragazza azionando la macchina.

Un raggio laser rosso e silenzioso fu indirizzato con molta precisione, da Ester, sull’umidità intrappolata nelle crepe della corteccia, Giovanni continuava a guardare incredulo il punto colpito dal laser, a pochi centimetri da lui. Dopo circa cinque secondi successe qualcosa di straordinario, il tronco della quercia e lo stesso Giovanni furono circondati da un anello di luce rossa del raggio di circa sessanta centimetri.

“Ehi, cosa diavolo hai fatto?” chiese Giovanni guardando il cerchio di luce rossa che lo circondava con gli occhi azzurri strabuzzati.

“Non muoverti” gli disse Ester facendo un gesto con una mano.

“Insomma, vuoi spiegarmi che succede?” continuò il ragazzo, aveva smesso di voler apparire sempre calmo e serio ad ogni costo, adesso esternava il suo intenso timore.

“Sei in mezzo alla nube elettronica” affermò Ester, nessuno, lei stessa compresa, capiva perchè stesse parlando quasi sottovoce.

“Cosa?” esclamò Giovanni tra l’ira e la sorpresa, iniziava a sentirsi tremare leggermente.

“È un atomo di idrogeno quello?” domandò Jessica.

“Sì, ci siamo riusciti!” esclamò Ester esultando, sorrise rivolgendo gli occhi nocciola in direzione di Andrea, il suo reale obiettivo.

“È fantastico!” commentò lui sentendosi tirato direttamente in ballo osservando l’anello di luce che avvolgeva suo fratello e il tronco della quercia.

“Fantastico un accidente” sbraitò Giovanni il quale non riusciva più a trattenere la sua intensa preoccupazione: “fammi uscire di qui, subito!”

“Stai fermo, toccare l’elettrone può essere pericoloso” gli disse Ester, non poteva certo rinunciare adesso a stupire i suoi amici e Andrea.

“Vuoi dire che quel fascio luminoso è creato da un solo elettrone?” chiese Cris, guardò di nuovo il suo amico Alessio, ma questi continuava a tacere con un'espressione contrariata sul viso magro e brufoloso.

“Certo, quell’effetto è dovuto all’alta velocità della particella” rispose Ester.

“Dov’è il nucleo dell’atomo?” domandò Giovanni guardandosi intorno e cercando una distrazione per gestire meglio il nervosismo.

“È ancora troppo piccolo, non puoi vederlo” gli spiegò Ester.

I ragazzi stavano guardando affascinati lo spettacolo quando una pianta, nel giardino di fronte, si incendiò improvvisamente, come se fosse stata colpita da un fulmine, la fiamma rossa si spense subito ma l'albero cadde spezzato a metà con un tremendo schianto piombando in mezzo alla strada, fortunatamente in quel momento non stava transitando nessuno.

“Accidenti, che sta succedendo?” disse Andrea trasalendo, l'intento di stupirlo e scolpire per sempre la sua memoria era di sicuro riuscito.

“Io…non lo so” rispose Ester osservando pensierosa la scena, il dilatatore di materia le pendeva dalla mano destra come se fosse stato lui stesso sconsolato.

Dietro di loro, un po’ più lontano, una cometa di fuoco arancione si accese sul comignolo di una casa, come se qualcosa l’avesse urtato e fosse esploso, i pezzi rotolarono sul tetto trascinandosi dietro anche qualche coppo con un forse rumore.

“Accidenti!” esclamò preoccupata Jessica “Sembra che ci sia una pioggia di fuoco.”

Molto lontano, scattò l’allarme antifurto di una macchina.

“C’è qualcosa di strano nell’aria…è come…elettricità” disse Andrea.

“Che intendi dire?” gli chiese Cris che ora iniziava ad essere preoccupato seriamente.

Un’esplosione, simile allo scoppio di una bomba, echeggiò nell’aria, i ragazzi si voltarono tutti nella direzione da cui era venuto il rumore notando una nuvola di fumo nero che si alzava dal bosco accanto alla casa di Ester, dove lei e Andrea erano andati tante volte a giocare e a passeggiare da bambini, il cane Eddy che era poco distante in cortile, cominciò ad abbaiare come non aveva mai fatto in vita sua, era talmente impaurito da mettere in mostra la parte bianca degli occhi quasi impossibile da vedere nei cani.

“Ve lo dico io cosa succede” disse Alessio parlando per la prima volta con un tono severo e comprimendo le labbra sottili e pallide: “Questo non è un atomo di idrogeno, è ossigeno, l'hai combinata grossa Ester, annulla tutto immediatamente”

“Non è possibile!” esclamò la ragazza deglutendo visibilmente preoccupata “L’elettrone che vediamo, quello che avvolge Giovanni e la quercia, è uno soltanto.”

Un’altra fiammata abbatté un pino nel bosco, a pochissima distanza da loro questa volta.

“Fai tornare questo atomo alle dimensioni normali, prima che qualcuno ci rimetta la pelle” esclamò Alessio.

Ester cominciò a programmare, sul dilatatore, la funzione inversa con le mani che le tremavano, aveva già capito cosa stava succedendo, al contrario di Jessica che domandò: “Giovanni, credi che questi strani fenomeni abbiano a che fare con noi?”

“Penso di sì” rispose il ragazzo “L’ossigeno ha otto elettroni, questo che mi gira intorno è solo uno di quelli, gli altri sette stanno combinando il disastro là fuori, Ester, stavolta ti devi sbrigare!”

La ragazza azionò la macchina puntando il raggio laser e cercando di colpire, all’incirca, il punto precedente, passarono cinque secondi, come prima, ma intorno a Giovanni e alla quercia continuava a turbinare l’anello di luce rossa.

“Ester, perché non funziona?” le chiese Andrea avvicinandosi un po'.

“Forse…non riesco a colpire il punto esatto, quello in cui si trova il nucleo dell’atomo” rispose Ester sempre più nervosa, ma sforzandosi comunque di rimanere lucida, la responsabilità era interamente sua stavolta.

Il quel momento un elettrone di ossigeno sfiorò il tetto della casa di Ester, alcune tegole si staccarono sotto un’improvvisa fiammata e furono proiettate in giardino, la ragazza faceva scorrere il laser sul tronco della pianta con le mani scosse da un tremito irrefrenabile.

“Fai in fretta” la pregò Jessica con la voce che le tremava.

Poco lontano si udì rumore di vetri rotti.

“Prima avevi colpito qui” cercò di aiutarla Giovanni con l’indice puntato sul tronco della quercia.

Ester indirizzò in quel punto il raggio, ma qualcosa di molto veloce che correva lasciando dietro di sé un sibilo, sfiorò la quercia incendiandone i rami più alti andò a sbattere contro un pino che si trovava nel giardino confinante, la pianta si abbatté, con il tronco in fiamme nel punto in cui era stato spezzato, e precipitò in mezzo al cortile portandosi dietro i fili dell’elettricità che passavano sul confine tra i due giardini. I cavi della corrente si ruppero emettendo scintille rosse e blu, il palo di ferro che reggeva la linea elettrica atterrò sul tetto della casa di Ester facendo sprizzare in ogni direzione pezzi di tegole e grondaie; intanto i cavi tranciati, mandando un minaccioso clangore, rovinarono nel giardino mancando di poco Jessica e Andrea, la ragazza urlò portandosi le mani alle guance mentre lui fece un balzo indietro guardando i fili a terra, nei quali crepitava ancora un po’ di elettricità residua.

“Ci sono quasi arrivati in testa!” esclamò poi Andrea guardando la sua amica con gli occhi dilatati dal terrore.

“Avanti, Ester, colpisci qui!” la incitò Giovanni continuando ad indicare la corteccia della vecchia quercia.

“Non riesco a concentrarmi” rispose lei cercando di puntare l'antenna del dilatatore di materia “C’è un sacco di energia nell’aria, mi dà fastidio.”

“Lo credo bene, siamo nel bel mezzo di un atomo di ossigeno” disse Giovanni “Forza, prendi la mira.”

“Spero di riuscire a colpite il nucleo di questa particella” fece Ester.

“Questo punto, indirizza il laser qui” incalzò Giovanni.

Ester puntò il fascio di luce rossa proprio dove le aveva detto il ragazzo e, pochi secondi dopo, il cerchio luminoso che avvolgeva Giovanni e il tronco della quercia svanì.

I ragazzi rimasero ammutoliti e immobili, come se fossero stati figure di pietra, il primo a parlare fu Cris sebbene avesse le gambe che gli tremavano vistosamente: “Ci sei riuscita, Ester!”

“Sì” rispose lei a mezza voce guardando il dilatatore che aveva tra le mani, il loro tremito era visibile ma la ragazza non se ne preoccupò, la tensione era altissima anche tra gli altri, per almeno un paio di minuti nessuno ebbe più il coraggio di pronunciare una parola. Giovanni fu il primo a riscuotersi, si allontanò circospetto dal tronco della quercia, constatando che il pericolo era cessato.

“Almeno sembra che nessuno si sia fatto male” commentò Andrea passandosi le dita tra i riccioli biondi.

“Di questo sono abbastanza sicura” disse Ester, udire le sue stesse parole la aiutarono ad uscire dalla paralisi del terrore “Ho notato che gli elettroni viaggiavano tutti abbastanza in alto.”

“È meglio che rimetti a posto quella macchina ” disse Alessio “Siamo stati tutti abbastanza avventati questa volta, questi non sono giocattoli”

“Già, mi dispiace, ragazzi, io devo ammettere che l'ho fatto per stupirvi credendo di mostrarvi qualcosa di interessante, le stime che mi aveva fatto Valery tendevano al positivo” rispose lei avviandosi verso il seminterrato mentre sentiva gli occhi diventarle lucidi, Andrea la fermò un attimo per circondargli le spalle con un braccio. Ester gli scostò dolcemente la mano sorridendogli e proseguendo il suo cammino, si sentiva in imbarazzo soprattutto nei suoi confronti, sperò che ora non fosse finito col considerarla una pazza da legare non volendola più vedere. Se così fosse stato rimanevano sempre le serate al Gigawatt, lì avrebbe trovato di sicuro dei momenti di pausa per potergli parlare. Nemmeno questa volta gli altri ebbero il coraggio di entrare nel laboratorio di Damiano, così Ester andò da sola a rimettere a posto il dilatatore, quando fu di nuovo all’esterno, disse al supercomputer: “Valery, mi avevi assicurato che non ci sarebbero stati pericoli.”

“Ti avevo spiegato molto chiaramente che c’era la possibilità di colpire l’ossigeno, avevi molte più possibilità di centrare l’idrogeno, è vero, ma un certo margine di pericolo ci sarebbe comunque stato” La voce di Valery stavolta tradiva un punta di superiorità, Ester si domandò se la stessero notando anche gli altri.

“Hai ragione, ho voluto rischiare”affermò la ragazza sospirando : “Vi prego di nuovo di perdonarmi”

“È stato un incidente, non è colpa di nessuno” cercò di rassicurarla Jessica nonostante fosse ancora visibilmente scossa e pallida dopo essere stata letteralmente sfiorata da quel palo.

L’automobile a magneti di Damiano, in quel momento, si fermò davanti al cancello, lo scienziato scese chiedendo ad alta voce: “Ester, Cris, ragazzi, tutto bene?”

“Sì, papà” rispose il minore.

Il ricercatore li raggiunse dicendo: “Cosa fate qui fuori? Può essere pericoloso, pochi minuti fa è successo un disastro, un fenomeno che nessuno è ancora risucito a spiegarsi, forza, entrate in casa.”

I ragazzi si avviarono seguendo Damiano, quando furono in prossimità del portone di casa, Valery annunciò: “Siamo senza corrente, è entrato in funzione il generatore, se nessuno provvederà a riallacciare l’elettricità avremo un’autonomia di tre giorni soltanto.”

“Me ne sono accorto” rispose il ricercatore entrando in casa con i ragazzi “Il palo della linea elettrica è caduto proprio sul tetto di casa.”

Entrarono silenziosamente mentre Damiano raccontava: “Sono passato a vedere se stavate bene, al Centro di Ricerca Koller sono successi non pochi guai, pare che ci sia stata una tempesta elettromagnetica che ha mandato in tilt molte attrezzature, i circuiti di Peter hanno rischiato di bruciarsi nessuno ha capito che cosa sia successo, nei prossimi giorni cercheremo di analizzare i dati che siamo riusciti a raccogliere.”

I ragazzi conoscevano benissimo la causa di quel pandemonio, inutile dire che Ester si sentiva profondamente in colpa, aveva letteralmente sulla coscienza qualunque danno verificatosi, aveva una voglia intensa di raccontarlo a suo padre, ma stavolta non era proprio possibile, in ogni modo aveva capito già da sola di aver commesso un grosso sbaglio.

“Sono contendo di vedere che state tutti bene” affermò Damiano “Ora devo tornare al lavoro, abbiamo non poche cose da rimettere a posto.”

Detto questo, il padre di Ester uscì nuovamente di casa per fare ritorno al Centro di Ricerca Koller.

I ragazzi espressero il desiderio di rientrare presso le loro abitazioni per rassicurare le rispettive famiglie sicuramente preoccupatissime in quel momento.

“D’accordo, andate pure” disse loro Ester con un’espressione spenta degli occhi, rimasta sola, la ragazza si sedette in salotto sbuffando.

“L’abbiamo combinata grossa questa volta, eh?” le chiese Cris sedendosi accanto a lei.

Una sirena urlò in strada, la ragazza guardò come d’istinto fuori della finestra dicendo: “Valery, accendi il proiettore, dammi un canale su cui trasmettano un notiziario locale, voglio accertarmi di non aver causato qualcosa di grave.”

Le immagini tridimensionali presero forma in un uomo che parlava in un microfono dicendo: “…per fortuna lo strano fenomeno non ha coinvolto persone, pere che l’inconsueta pioggia di fuoco abbia appena sfiorato i tetti delle case e abbattuto diverse linee elettriche...”

“Avevo visto bene, gli elettroni, escluso quello che ruotava intorno al tronco della quercia, correvano tutti molto in alto” commentò Ester.

Nonostante questo lo stato d'animo di Ester era tutt'altro che positivo, si alzò per dirigersi in camera sua, aveva decisamente voglia di stare sola adesso.

“Valery, abbassa le tapparelle.”

La ragazza voleva stare nella penombra, si distese sul letto e cominciò a riflettere sull’accaduto. In strada continuavano a passare i vigili del fuoco a sirene spiegate, Ester non osava nemmeno immaginare ciò che era successo a causa sua. Suo padre aveva sempre avuto fiducia in lei, era venuto addirittura a vedere se stavano bene abbandonando in fretta e furia il lavoro, e lei cosa aveva fatto? Lo aveva tradito, si era accordata il permesso di impadronirsi di una delle sue invenzioni per usarla a sproposito al fine di stupire i suoi amici, soprattutto Andrea. Incominciò a pensare che doveva confessare tutto al padre, dirgli come erano andate le cose e che era soltanto colpa sua.

Dopo pochi secondi sentì bussare alla porta.

“È aperto”

Cris varcò la soglia, aveva un’espressione preoccupata in viso.

“Oggi non usi i videogiochi?” gli chiese la sorella sforzandosi di sorridere.

“È proprio questo il punto” disse lui “Non ci riesco.”

“Come sarebbe non ci riesci?” domandò sorpresa lei facendogli cenni di avvicinarsi e di sedersi sul letto accanto a lei “Prova a spiegarti meglio.”

“Valery non me lo permette” affermò Cris a bassa voce.

A quelle parole Ester guardò d’istinto la piccola telecamera digitale del supercomputer, notando che stava eseguendo una zoomata nella loro direzione.

“Scusa, ma ancora non riesco a capire” disse la ragazza.

“Assume il comando totale del gioco” fece il minore buffando “Non ubbidisce più a quello che gli dico io, dovrei essere io a giocare, non lei.”

“Valery, puoi dirmi che cosa succede?” chiese Ester al computer, senza ottenere risposta “Valery” chiamò ancora la ragazza “Mi senti?”

I due fratelli guardarono verso la telecamera del computer, entrambi notarono che Valery li stava fissando in silenzio, da lei non si poteva fuggire, aveva almeno due telecamere, un altoparlante, un microfono e un mucchio di sensori in ogni stanza e anche all’esterno della casa, inoltre le porte, le finestre e qualsiasi oggetto che si trovasse nell’abitazione era sotto il suo controllo.

“Vieni, Cris” propose Ester nella speranza di sfuggire a quel costante controllo elettronico “Andiamo a fare una passeggiata fuori.”

I due ragazzi uscirono dal giardino della casa e camminarono per diversi metri sulla strada cercando di allontanarsi il più possibile dalla telecamera esterna di Valery, quella che era proprio sul cancello.

“Senti, Ester, quel computer mi fa paura, avrei piacere se ci fosse di nuovo Argon” ammise il minore.

“Ascoltami bene, credo di aver capito il problema di Valery” affermò la sorella “Lei controlla ogni centimetro della casa, e lo sa. Papà ha detto che è una macchina quasi intelligente e che ragiona come un essere umano, bene, secondo me si sta rendendo conto del potenziale potere che ha su di noi dal momento che lui controlla l’intera casa”

“Che cosa hai intenzione di fare?” chiese Cris.

“Bisogna farle vedere che siamo indifferenti a questi suoi comportamenti” rispose la ragazza “E tu non dovrai lamentarti di come si comporta con i videogiochi quando lei ti sente, vedrai che a lungo andare smetterà di agire così, e poi papà ha detto che dovrà restituirla al costruttore, quando ciò avverrà faremo in modo che lo avverta di questi problemi.”

   
 
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