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Autore: addict_with_a_pen    09/07/2021    0 recensioni
Ti ricordi il nostro primo incontro? Eri lì, fuori dal rifugio, nudo dalla testa ai piedi che rubavi un po’ della nostra acqua credendo di non essere visto da nessuno, ma sbagliandoti.
Ho avuto compassione di te, un’emozione che non provavo da tempo, come tutte in fin dei conti, e ricordo di essermi tolto la giacca ed avertela messa sulle spalle per cercare di coprirti almeno in parte.
Ti ho portato dentro.
Ti ho dato un bicchiere d’acqua, un po’ di quello schifoso cibo in scatola rubato la scorsa settimana e ti ho chiesto quale fosse il tuo nome.
“Frank” mi hai risposto, e sentire qualcuno che si presenta davvero col suo nome di nascita e non con uno sciocco nomignolo mi ha incuriosito sempre di più.
“Party Poison” ti ho detto io, e la tua risata arrivatami in risposta non potrò mai farla uscire dalla mia memoria.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*I won't forget the good times*

Ti ricordi quando ti ho finalmente raccontato cosa è successo davvero quando sono stato rapito?
Ricordo che era notte e non riuscivo a dormire, così che mi sono alzato dal mio minuscolo letto per venire nel tuo a cercare un po’ di calore e pace.
So bene amore come la rottura della nostra piccola routine del dormire assieme ci avesse entrambi rattristati, ma presto ci eravamo resi conto che le brandine dateci da Dottor D. erano sufficienti a dir tanto per una persona sola, e così che avevamo cominciato a dormire separati.
Non mento amore mio, quando dormivamo assieme più che dormire cercavamo di non cadere a terra, ma è anche vero che senza te gli incubi avevano presto rifatto la loro comparsa…
“Che succede Frank…?”
Ricordi quando una notte, non riuscendo più a sopportare la sensazione di solitudine e angoscia nel mio cuore, sono sgattaiolato nel tuo lettino?
“Niente Gee, dormiamo…”
“Amore stai piangendo, che succede?”

E così alla fine sono stato costretto a dirti cosa mi tormentava tanto, cosa non mi faceva più chiudere occhio la notte e cosa mi rendeva così dipendente dall’aver sempre accanto a me qualcuno.
Il giorno del mio rapimento, ecco cos’era il tanto temuto ricordo che non mi lasciava chiudere occhio la notte, quell’immagine dei draculoidi che mi rapivano di notte per portarmi lontano da tutti voi e per torturarmi…
Ricordi quanto forte mi hai stretto dopo che ti ho finalmente detto cosa mi avevano fatto quel giorno?
Eri così spaventato amore mio, ti sentivi così in colpa, e non riuscivi a smettere di ripetere delle scuse per qualcosa di cui non avevi colpe.
“Avresti potuto dire dove eravamo nascosti Frankie, a-avresti potuto dire-”
Ricordo, come credo ricordare anche tu, di aver provato a farti ragionare, dicendoti che effettivamente al tempo un rifugio non l’avevamo più e dunque per catturarvi avrebbero dovuto cercare in tutto il deserto intero.
“E poi non si tradiscono gli amici Gee… Non avrei mai potuto tradire Jet, Kobra e te, mai.”
Ricordo il tuo dolce sorriso innamorato dopo avermi sentito dire quelle parole, e ricordo anche il bacio sulla fronte che mi hai dato, seguito da una serie di “ci sono io ora amore” che mi hanno presto tranquillizzato e fatto dimenticare anche solo per una notte di quel periodo orrendo.
Non dimenticherò mai tutte le botte, gli insulti e le minacce di morte ricevute durante il rapimento, ma non dimenticherò anche mai tutti i vostri sforzi per curare le mie ferite, tutte le barzellette raccontatemi da Jet per farmi sorridere, tutti i piccoli pasti extra datemi da Kobra, rinunciando lui stesso alla sua razione a volte, e soprattutto tutti i dolci piccoli baci che mi hai dato su queste brutte cicatrici che ogni volta mi ricordano cosa è successo, quei piccoli baci e quel “sei così carino oggi Frank” che mi fanno scordare tutte le cose brutte, e immaginare di essere in un mondo bellissimo e normale.
“Grazie di esistere Gee.”
Ti ricorderai di quella notte amore mio? Io non potrò mai scordarla, poiché tutte le memorie che sono legate a te hanno trovato un posto speciale nel mio cuore e niente potrà mai farle uscire da lì.
   

   

Ti ricordi quando abbiamo incontrato altre persone?
Era un periodo abbastanza tranquillo, non stava accadendo nulla degno di nota da oramai troppo tempo e, per la prima volta dopo anni, avevo riscoperto cosa fosse la noia.
Ricordo come in quel periodo dedicassimo la maggior parte del giorno ad andare a racimolare provviste, ad ascoltare Dottor D. e il suo folle piano nel quale tutti noi alla fine abbiamo cominciato  a credere, e infine a fare l’amore, o cercare di, tra un momento e l’altro rubato in cui eravamo soli sul furgone.
Ricordo amore, come credo ricorderai anche tu, come oramai i nostri sciocchi e pieni di risate discorsi post orgasmo su un futuro migliore fossero aumentati a dismisura, discorsi come “dove andremo a vivere? Città o campagna?”, oppure “prenderemo una casa o la faremo costruire da capo?”, o anche “e se prendessimo qualche animale domestico?” e infine “secondo te ci sposeremo mai?”.
Adoravo e tuttora adoro quei discorsi mio dolce Gee, quei discorsi che mi fanno sentire un po’ più distante da questo mondo grigio e vuoto, e un po’ più vicino al vecchio mondo, dove andare in giro, uscire a mangiare, andare al cinema e vedere altre persone camminare per strada era normale.
Devo ammettere amore, che mi manca la frenesia del vecchio mondo, mi manca il rumore e perfino l’essere schiacciato da altre persone ad un concerto, ma mi reputo immensamente fortunato a sapere di aver trovato almeno te, Jet e Kobra a darmi una parvenza di normalità.
Ti ricordi quando, durante uno di questi nostri pomeriggi pigri trascorsi a parlare e fantasticare su di un futuro ancora così lontano, abbiamo sentito qualcuno bussare veementemente alla porta del furgone?
Subito ci siamo allarmati, ricordo come entrambi ci siamo subito ammutoliti, non capendo se fosse un qualche genere di scherzo molto poco divertente di Jet, o se invece ci fosse qualche pericolo reale dietro.
“Tu nasconditi Frankie, okay? Ci penso io.”
Ho sempre trovato questa tua parte protettiva nei nostri confronti molto tenera, dato che fin da quando ti conosco ti ho sempre visto metterti in prima linea per proteggerci tutti e cercare di risolvere la situazione da solo, come se ti fossi auto eletto capo del nostro gruppo, una sorta di guida e allo stesso tempo guardia di tutti noi.
Ricordo di averti dato un bacio leggero sulla guancia, sussurrato all’orecchio uno “stai attento” e poi ti ho passato la tua arma, facendoti credere che mi sarei nascosto davvero, ma ovviamente mai avrei potuto lasciarti affrontare qualunque cosa ci fosse fuori da quella porta da solo.
So che da dopo il mio rapimento sei diventato se possibile ancora più protettivo nei miei confronti, ma mai avrei permesso a qualcuno di farti del male, poiché l’idea di perderti non è nemmeno contemplabile.
Ricordi cosa abbiamo visto una volta aperta la porta?
Tu stavi reggendo con mani tremanti la pistola e io ti stavo alle spalle, ma presto abbiamo capito che non sarebbe servita nessuna arma.
Era un gruppo di persone, sette adulti più una bambina con loro, e ricordo, come sicuramente ricorderai pure tu, come i loro volti sono stati illuminati da un sorriso genuino non appena averci visti entrambi.
“Sapevo che non eravamo gli unici!”
Ha detto uno degli uomini in testa al gruppo, per poi entrare nel furgone e abbracciare stretto prima me e poi te.
Ricordo con tenerezza la tua reazione amore mio, ovvero arrossire e sorridere in quella maniera imbarazzata che tanto mi intenerisce, e ricordo anche come poi ti sei fatto da parte e hai fatto entrare tutti gli altri, offrendo loro un po’ di cibo, acqua e affetto.
Al tempo avevamo così tante provviste che né Jet, né Kobra, né Show Pony e nemmeno il Dottor D. si sarebbero arrabbiati davanti a quel tuo gesto altruista, e ricordo come presto siamo entrambi stati sommersi da domande su chi fossimo, cosa facessimo lì e cosa volessimo fare della nostra vita.
Ti ricordi amore mio, quanto quell’incontro ci avesse riempiti di speranze e voglia di vivere? Io non potrò mai dimenticare né la sensazione provata, né soprattutto i tuoi occhi colmi di commozione e gioia.
Sei e sarai sempre una persona così sensibile mio dolce Gee, non smetterò mai di credere che persona più dolce di te esista al mondo, poiché tu sei quel genere di persona che ognuno dovrebbe avere nella propria vita, ma che tuttavia soltanto in pochi hanno l’onore di conoscere.
   

 

Ti ricordi quando abbiamo incontrato Grace?
Una volta tornati al furgone, ricordo come tutti si fossero sorpresi di aver trovato così tante persone, tutti si erano riempiti di gioia tanto quanto noi nel capire come non fossimo gli unici rimasti, ma ricordo come invece il Dottor D. si fosse ammutolito fissando la scena esternamente con un’espressione indecifrabile in volto.
Ricordo, come credo ricorderai anche tu, come tutti ci fossimo perlopiù interessati e focalizzati sulle persone adulte, lasciando perdere la bimba con quel mucchio di bellissimi capelli ricci in testa, ma non pensando al fatto che forse la vera protagonista di quella strana scena, fosse lei.
Il piano del Dottore riguardava una bambina, una bambina che poteva avere l’età di quella davanti ai nostri occhi, e una bambina che una volta trovata mai avremmo dovuto lasciare andar via.
Ricordo di aver intuito il perché di quello sguardo e il perché il Dottor D. fosse così perso nei suoi pensieri, così che mi sono subito abbassato al livello della bimba e ho cominciato a parlarle.
Grace era il suo nome, e vista la sua ottima parlantina ho subito approfittato per farle qualche domanda riguardo al suo passato, per vedere se il suo racconto coincidesse con quello fattoci dal Dottore.
Inutile dire, che la bambina era proprio lei…
Ricordi amore, quando una volta finito di parlare con quell’uomo presentatosi come capo gruppo, anche tu, capendo cosa stava accadendo, ti sei inginocchiato davanti a lei e le hai parlato?
Volevamo a metterla a suo agio, poiché era improntate che rimanesse con noi, essendo l’unica soluzione per uscire da quel mondo grigio.
“E voi come vi chiamate?"
Inutile dire come le nostre risposte l’avessero subito fatta ridere, poiché come da lei dettoci, “sembrano i nomi di due supereroi!” e allora ricordo come tu ti sei avvicinato piano al suo orecchio e le hai detto che il tuo vero nome era Gerard, ma che da quel momento in poi sarebbe stato un segreto tra te e lei.
Ricordo quanta tenerezza mi avesse fatto quella scena, vedere te ridere e scherzare con quella bimba come se vi conosceste da tempo, con una sicurezza e tranquillità tali da sorprendere anche Jet e Kobra che presto si erano accorti di quello che stava accadendo.
Dal racconto, o meglio profezia, del Dottore, risultava che la bambina avrebbe immediatamente stretto un ottimo legame con uno di noi in particolare, un legame che l’avrebbe poi spinta a fidarsi presto di tutti e che l’avrebbe spronata a fidarsi ciecamente del nostro piano, e mai come in quel momento abbiamo tutti capito chi fosse questa prima persona.
“Sei qua coi tuoi genitori piccola?”
Le hai chiesto a un certo punto, e vederla scuotere la testa con le lacrime agli occhi ci ha fatto subito capire che anche lei era rimasta orfana per colpa di questa situazione misera.
“Che ne dici di stare un po’ qua con noi allora? Ti prometto che ci divertiremo un sacco.”
E il sorrisone enorme arrivato in risposta ci ha fatto capire anche in questo caso, come oramai la bimba fosse dei nostri e forse il piano del Dottor D. poteva funzionare per davvero.
“Sarete i miei nuovi papà?”
Ha allora chiesto Grace, ma le tue guance rosse mi hanno subito fatto capire che non si stava riferendo a tutti noi, ma specificatamente a me e te.
Ricordo la tua risposta, ovvero un flebile “certo” e un sorriso timido, ma ricordo anche l’abbraccio datoti da quella piccolina e il sorriso che ti ha a sua volta rivolto.
Mai come in quel momento mi sono sentito vivo e realmente parte di qualcosa, parte di un piano vero che avrebbe potuto salvare me, te, noi, il mondo intero.
Mai come in quel momento, ho creduto davvero che un giorno avremmo potuto vivere finalmente assieme per il resto della nostra vita.
   

   

Ti ricordi quando abbiamo incontrato Korse?
Ormai erano giorni, settimane, forse addirittura mesi che nessun draculoide ci dava noia, poiché grazie al camioncino di Dottor D. avevamo finalmente la possibilità di andarcene via ogni qual volta volessimo.
Ricordo come in quel periodo fossimo tutti più felici, tutti più sorridenti, colmi di un qualche genere di frenesia e gioia immotivati, e ricordo come Grace si è presto abituata alla nostra vita, seguendoci qualche volta anche durante i nostri giri di ricognizione.
Ricordo come tu le avessi creato una piccola pistola finta, dicendo che da quel momento in poi anche lei sarebbe stata una super eroina, come tutti noi, e di come ci avrebbe aiutati a proteggere il mondo.
Ricordo anche come avessimo soccorso tutte le persone conosciute quel giorno, aiutandole a trovarsi un riparo in una zona che sapevamo essere sconosciuta ai draculoidi, ma purtroppo ricordo anche amore mio, come quel periodo felice è presto andato in fumo…
Il motivo era Korse, la nuova trovata di BLI, un nuovo modo per poterci contrastare visto come oramai i draculoidi non ci facessero più un baffo.
Purtroppo tutti sapevamo che avevano capito, che avevano compreso come avessimo tra le mani non una semplice bambina, ma una vera bomba, e di come un giorno Grace avrebbe fatto crollare tutto il loro piccolo impero di tristezza e monotonia.
E dunque hanno creato Korse…
Ricordo quel giorno come fosse ieri, ricordo come uno squadrone di draculoidi era riuscito nella notte ad accerchiare il nostro camioncino e noi, credendo che fossero solo i soliti sciocchi dracs, abbiamo subito reagito, tuttavia non sapendo chi ci fosse davvero in mezzo a loro.
Ricordo amore mio, come so ricorderai anche tu, come Korse è sgattaiolato fuori dal gruppo e ha subito cercato di prendere Grace, tuttavia fallendo per merito di Jet.
Ricordo come si fosse subito parato davanti alla bimba, come l’avesse difesa prendendosi tutti gli attacchi al posto suo, e di come alla fine ne fosse uscito con una ferita abbastanza importante all’occhio destro e un grande spavento.
Per fortuna siamo riusciti a medicare e salvare il suo occhio, ma lo stesso non si è potuto dire della sua vista.
Ricordo come tu ti fossi subito addossato tutte le colpe, subito detto che era colpa tua e solo tua se ancora una volta tutti eravamo stati messi in pericolo, se Jet era stato ferito così gravemente, e ricordo come poi abbiamo preso la tremenda decisone di andare a vedere come stessero le persone da noi salvate, perché come detto dal dottor D., il presentimento che avevamo tutti dopo quell’attacco era orrendo.
E difatti la scena appena arrivati nel loro accampamento era tutto meno che bella…
Ricordo come Kobra avesse subito coperto gli occhi di Grace, facendola rientrare sul furgone, e ricordo come noi altri abbiamo fatto un breve giro in quel piccolo e fino al giorno prima, colmo di gioia accampamento, oramai pieno di tristezza e morte.
Ricordo come in quel momento abbiamo tutti capito che il dolce e spensierato periodo di noia e allegria fosse finito, di come oramai, dovessimo rimboccarci le maniche e fare la nostra parte, perché la voce che Grace era arrivata si era sparsa ovunque e tutti volevano prenderla e, possibilmente, usarla come esca per uccidere anche noi.
Ricordo come quella notte, nessuno di noi riuscisse a prendere sonno, nessuno riusciva a tranquillizzarsi poiché quello che stava accadendo era qualcosa di grande, forse troppo, e perché la paura era tornata ad abitare il nostro rifugio.
Ricordo anche come abbiamo tutti e quattro deciso di comune accordo di dormire per terra fuori dai nostri letti, in una sorta di accampamento improvvisato per poter stare vicini e tenere d’occhio noi stessi e Grace durante tutta la notte.
Sicuramente, ricorderai anche come noi due ci siamo avvicinati un po’ più rispetto agli altri, di come ci siamo subito trovati e abbracciati durante l’intera notte, trovando un po’ di pace l’uno nelle braccia dell’altro.
Non so davvero dove sarei finito se non fosse per te, non credo che avrei mantenuto nemmeno un briciolo di sanità mentale, temo anzi che sarei probabilmente morto in solitudine da qualche parte nel deserto, ma con te amore mio, mi sento sempre in pace con me stesso e felice nonostante la situazione tragica in cui viviamo.
 

 

Ti ricordi quando hai pianto?
Ho da sempre avuto una specie di allarme che mi avverte ogni qual volta tu non riesca a dormire, e questo allarme in parte si chiama fruscio di coperte continuo, e in parte rumore dei tuoi passi per terra.
So bene che tu credi di essere silenzioso quando cammini sulle punte dei piedi, ma credo tu sia l’unica persona che invece fa più rumore a piedi nudi sulle punte, rispetto a quando hai le scarpe e stai camminando veloce.
“Che succede Gee?”
Ricordo di averti sentito uscire dal furgone e di averti trovato nella piccola città fantasma dove oramai eravamo fermi da giorni.
Nessuno aveva il coraggio di usare quella cittadina come rifugio, ma nessuno voleva ugualmente lasciare il posto, così che erano giorni oramai che vivevamo nel furgone, parcheggiati nell’accampamento deserto.
“Niente, torna a letto…”
Non riuscivi a non addossarti la colpa di tutte quelle morti, non riuscivi a capire che quelle persone erano purtroppo morte, ma non per colpa tua.
“Amore, parlami.”
Ti ho chiesto allora, e tu hai finalmente parlato.
Avevi paura, eri terrorizzato dal fatto che avremmo potuto non farcela, che purtroppo la battaglia che avevamo combattuto fino a quel giorno non era stata nulla a confronto di quella che stavamo vivendo ogni girono da dopo l’arrivo di Grace.
Avevi paura di morire, avevi paura che morissimo noi, che morissi io, che morisse Jet, il tuo migliore amico, che morisse Kobra, tuo fratello, e avevi paura che morisse Grace e con lei tutto il piano di salvataggio del nostro povero e triste mondo.
Mai avevi avuto così tanta paura della morte come in quel periodo.
Ricordo allora, come penso ricorderai anche tu, di come poi sei scoppiato a piangere, una cosa che solitamente mai hai fatto davanti a nessuno, perché hai sempre cercato di mantenere la calma, sempre cercato di stare tranquillo e non lasciarti prendere dal panico, ma alla fine hai ceduto pure tu.
Non sono mai stato bravo a consolare le persone amore mio, sei sempre stato tu quello più empatico e in grado di far tornare il sorriso a tutti, ma in quel momento ho subito capito che per una volta tanto avrei dovuto essere io quello a farti sorridere ancora.
E allora ho avuto un’idea.
Grace era spesso solita passare il suo tempo a realizzare braccialetti, come ogni bambina della sua età dovrebbe fare, uno sciocco passatempo infantile che tuttavia aveva in qualche modo catturato anche la mia attenzione.
Ricordo come una volta mi fossi seduto accanto a lei e le avessi chiesto di aiutarmi a realizzare un braccialetto, un braccialetto che, inutile dire, avrei voluto regalare a te al “momento giusto", e quale momento migliore per dartelo se non quello?
Ricordo come la tua espressione confusa si è presto trasformata in un dolce sorriso una volta osservato con più attenzione in cosa consistesse il braccialetto, ovvero una semplicissima serie di perline azzurre con in mezzo una piccola F.
Per quanto stucchevolmente romantico, ricordo di averti sussurrato piano all’orecchio il motivo di quello sciocco braccialetto, ovvero che in quel modo avresti potuto portarmi con te ovunque, che non saresti mai più stato solo a combattere le tue battaglie.
Ricordo che le tue lacrime di tristezza e paura si sono presto fermate, sostituite da due piccole e innocue lacrime di commozione e felicità, e ricordo anche di come alla fine mi hai preso delicatamente il viso tra le mani e mi hai baciato.
In questo grigio e buio mondo anche la più sciocca e piccola accortezza e gesto di amore può fare la differenza, e mai come in quel momento una ventina di perline azzurre mi hanno reso così pieno di gioia e orgoglio.
“Ti amo Frank.”
Hai poi detto a bassa voce, per poi sorridere e continuare a baciarmi.
Se potessi ti seguirei sempre ovunque per davvero, correrei via da questa realtà deprimente con te, mano nella mano, fidandomi ciecamente di ogni tua decisone.
Se questo è davvero ciò che un tempo eravamo soliti chiamare amore, allora ti giuro che non permetterò mai a nessuno di portarcelo via.
   

   

Ti ricordi quando Korse è riuscito a prenderti…?
Un po’ insolito forse domandarti una cosa della quale non avrai mai fortunatamente piena memoria, ma che io purtroppo mai potrò scordare.
Era un ennesimo giorno come tanti, oramai era tempo che non cambiavamo il nostro posto e che avevamo deciso di piantare radici in quella piccola città fantasma, un tempo dimora di quelle povere persone che avevamo cercato di aiutare.
In quei giorni stavamo cercando di andare un po’ più a fondo e capire meglio il piano riguardante Grace, stavamo cercando di capire meglio come poter agire e quando, ma purtroppo avevamo forse abbassato un po’ troppo la guardia…
Ricordo come una sera, vista la grande quantità di provviste racimolate nei giorni precedenti, avessimo deciso di mangiare un po’ di più a cena, mangiando anche una fetta di torta scaduta da pochi anni. Non c’è dunque più di tanto da sorprendersi se il mattino dopo abbiamo faticato un po’ di più a svegliarci, tutti con un discreto mal di testa.
Ricordo di aver pensato che fosse colpa della “grande quantità” di cibo mangiato, piuttosto che della torta forse scaduta da un po’ troppo tempo, ma di certo mai avrei creduto che il vero e ben più allarmante motivo fosse un altro.
Ricordo che dopo esserci riavuti tutti dall’intontimento mattutino, abbiamo subito capito che qualcosa non andava, e quel qualcosa erano una dozzina di bombe contenenti gas soporifero sparse per il furgone, oramai vuote.
Subito ci siamo tutti allarmati, subito mi sono dato dell’idiota per non aver capito fin dall’inizio che un po’ di cibo in più non può far dormire per così tante ore, e subito mi sono disperato dopo aver visto che tu eri scomparso.
Era ovvio che volessero te amore mio, ovvio che prima o poi avrebbero rapito uno di noi, e quale bersaglio migliore di te, capo del nostro piccolo gruppo?
Abbiamo subito capito tutti con immensa tristezza e rabbia che sarebbe stato inutile cercarti nei paraggi, perché chissà dove ti avevano portato, chissà quanto lontano eravate ormai e chissà se eri ancora vivo o meno…
Ricordo di essere impazzito, di aver letteralmente perso la testa e di essere corso fuori dal furgone alla ricerca di te, nonostante sapessi che era tutto inutile.
Ti avevano già preso una volta, ti avevano già rapito in passato a causa mia e, anche se quella volta non mia la colpa, non ho ugualmente potuto evitare di odiarmi per aver dormito così profondamente e non essermi accorto di nulla.
Ricordo come Jet e Kobra avessero provato a calmarmi, ma di come fossimo tutti e tre terribilmente spaventati e dannatamente stanchi della situazione. Era chiaramente visibile sui nostri volti come oramai nessuno ne potesse più di questa situazione e, soprattutto, di come stavolta l’idea di averti realmente perso, si stesse tristemente trasformando in certezza.
Non ricordo di aver mai provato così tanto terrore come in quel momento, lo stesso terrore che quella notte avevi nei tuoi occhi, lo stesso terrore che avevo cacciato via regalandoti quello sciocco braccialetto, ma un terrore del genere non si può mandare via da soli amore mio.
Immaginarti da solo, o assieme a loro, in pericolo, o addirittura morto era tutto ciò a cui riuscivo a pensare, non potevo pensare ad altro se non a te in difficoltà da quale parte nel deserto.
Mai come in quel momento lo sciocco piano del Dottor D. e di Grace mi è parso stupido e senza logica, perché per colpa loro avevo perso te, avevo perso il mio amore, la mia gioia, e nessun piano me lo avrebbe mai potuto restituire.
Avevo permesso che ci rubassero il nostro amore, che lo distruggessero, e non me lo sarei mai potuto perdonare.
   

   

Ti ricordi quando sei tornato a casa?
So che non avrai ricordi di questo, o almeno non di tutto l’episodio, ma sono certo che ricorderai cosa è successo alla fine di quell’assurdo giorno.
Oramai erano passati cinque giorni e di te nemmeno una misera traccia, così che tutti ci eravamo autoconvinti che tu non saresti più tornato a casa.
Ricordo questo clima di tristezza e vergogna che aleggiava nel furgone, tristezza per averti perso e vergogna per aver permesso loro di prenderti sotto i nostri baffi.
All’inizio non capivo il perché non avessero approfittato del nostro sonno per ucciderci tutti una volta per tutte, o per rapire Grace, ma il sesto giorno dopo la tua scomparsa ho finalmente capito che tutto quello che stavano cercando, era solo un po’ di triste e macabro spettacolo…
Non ricorderai quel momento amore mio, e forse è meglio così.
Ricordo di aver sentito il rumore di un camioncino approcciarsi a noi, così che tutti abbiamo preso le nostre armi e ci siamo parati davanti alla piccola Grace per proteggerla, ma contrariamente a ciò che credevamo, nessun draculoide ci ha attaccato.
Ricordo come la gioia immensa di vederti uscire da quel camioncino si è immediatamente trasformata in sorpresa e paura dopo aver visto come hai immediatamente puntato una pistola contro Kobra, con il chiaro intento di sparargli e fargli del male.
“Gerard ma che diavolo stai facendo!?”
Ricordo come Jet ti avesse subito posto quella domanda, non capendo perché mai volessi fare del male a tuo fratello, ma io ho subito afferrato che qualcosa non andava, e che quello non eri tu.
“Ray abbassa la voce.”
Ho provato a dirgli io, avendo capito che qualcosa in te non andava, che ti avevano fatto del male, forse torturato, forse fatto il lavaggio del cervello, così che urlarti contro avrebbe solo messo ancora più in pericolo Mikey, noi tutti, e soprattutto Grace.
Ricordo ancora il momento il cui ho finalmente visto i tuoi occhi, e in cui tutti abbiamo subito notato come fossero diventati magicamente vuoti, spenti, come se qualcuno stesse controllando te e le tue azioni.
Ricordo anche come tutti abbiamo provato a farti ragionare, abbiamo provato a farti capire che noi non eravamo i nemici, ma che eravamo lì per te, che ti volevamo bene, e che eri al sicuro.
Ma certamente ricordo anche quando mi hai puntato la pistola al petto.
Ricordo l’immensa paura provata in quegli attimi, paura che mai avrei pensato di provare in tua presenza, paura che tu potessi premere il grilletto da un momento all’altro ed uccidermi, poiché quello sguardo non era il tuo amore mio, quegli occhi non erano li stessi che erano soliti guardarmi, e tutta quella rabbia nei nostri confronti non era tua, ma loro.
Tragicamente divertente pensare che ti avevano trasformato in una specie di bomba programmata appositamente per ucciderci, poiché era ovvio quanto tutti noi tenessimo a te e quanto ribattere ad un tuo attacco, sarebbe semplicemente stato impossibile.
“Penso che tu sarai il primo a morire.”
Mi hai detto con tono piatto e inespressivo, e ricordo che in quel momento non ho potuto evitare di scoppiare a piangere.
Hai accennato un ghigno, e hai premuto un po’ più forte la pistola contro il mio petto, ed è lì che, in mezzo alla disperazione più totale, ho visto come al tuo polso ci fosse ancora il braccialetto da me regalatoti.
“Chi ti ha regalato quel braccialetto?”
Ti ho allora chiesto, cercando di prendere tempo e anche cercando di distrarti un po’, in modo che gli altri potessero fermarti.
“Che importanza ha? Stai per morire e ti interessa chiedermi di uno stupido bracciale?”
“Non è stupido.”
Ho ribattuto io, continuando a spostare incessantemente i miei occhi dall’arma puntata al mio petto, al bracciale e ai tuoi occhi vuoti.
“Tu sei stupido.”
Hai allora detto, e ricordo come hai caricato l’arma, con l’intento di finalmente spararmi.
Ovviamente il loro piano stava funzionando, poiché né Jet, né Kobra, né Show Pony e nemmeno il Dottor D. erano riusciti a puntarti un’arma contro, poiché tu eri Gerard, eri loro amico, e nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di spararti.
Tu eri legato e importante per tutti noi, eri il nostro punto di riferimento, e dunque prendere te e non uccidere noi era stata la scelta più tragicamente furba.
“Tu sai come ti chiami?”
Ti ho allora chiesto con voce tremante, per poi sentirti rispondere un triste e anonimo “il mio nome è Androide 2.0.7.3” e dunque confermare ulteriormente la mia ipotesi.
“Risposta sbagliata, il tuo nome è Gerard e sei un essere umano.”
Ti ho detto io cercando di mantenere un tono di voce più rilassato e dolce, evitando di pensare al peso dell’arma sul mio petto.
“Io sono Androide 2.0.7.3 e tu stai solo cercando di confondermi!"
E allora ho capito che “confonderti” era la mia unica chance di farci uscire tutti vivi.
“Lui invece si chiama Mikey ed è tuo fratello, lo sai?” Ho detto ignorando completamente il tuo commento e indicando Kobra che, con occhi colmi di terrore, stava osservando la scena.
“E lui invece è Ray, vi conoscete da anni, siete migliori amici.”
Ricordo come il tuo sguardo si è presto spostato da Kobra a Jet, fissandoli con confusione e rabbia.
“E io sono Frank, Gee…” ti ho infine detto con un filo di voce, spostando piano le mie mani sul petto dove c’era l’arma puntata “Ti ricordi di me? Mi hai salvato tu, mi hai soccorso e ospitato, perché tu sei una brava persona, tu sei buono, non sei un Androide.”
Ricordo poi come i tuoi occhi si sono per un istante soltanto inumiditi, così che ho immediatamente capito che era la strada giusta da seguire.
“Noi due ci amiamo Gee, te lo ricordi questo? Ti ricordi che questo braccialetto te l’ho regalato io, che abbiamo pianificato di vivere assieme un giorno, una volta che tutto sarà tornato come un tempo, una volta che Grace ci avrà aiutati, te lo ricordi questo?”
I tuoi occhi si sono subito rabbuiati un’altra volta, così che ho capito che stavo fallendo e che presto ci avresti uccisi tutti.
“E invece ti ricordi quella volta che da piccoli siamo saliti sull’albero fuori dalla nostra camera? Ti ricordi quanto si è arrabbiata la mamma quando cu ha visti lì sopra? E ti ricordi quanto ti ha urlato contro quando poi io sono caduto mentre stavo scendendo, ti ricordi Gee? Io non posso dimenticarlo perché poi quella notte sei venuto a scusarti e a dormire con me, perché ti sentivi in colpa per il mio povero polso rotto, anche se io mai ti ho incolpato, perché sei il fratello migliore del mondo.”
Ha poi detto Kobra capendo dove stavo cercando di andare a parare, con gli occhi colmi di lacrime mentre stringeva la sua arma nella mano, e ricordo come il tuo sguardo si è un po’ addolcito dopo questa sua confessione.
“E ti ricordi quella volta quando la polizia ti ha detto di accostare perché stavi andando troppo veloce, ma di come invece hai accelerato ancora di più per seminarli? Ti ricordi perché stavamo correndo così tanto? Era perché eravamo in ritardo per il concerto che tanto aspettavamo da anni, al quale io tenevo particolarmente, così che hai capito che fermandoti avremmo solo perso tempo, e mai potrò scordare quanto abbiamo riso una volta entrati nello stadio, poiché tu hai addirittura rischiato di farti arrestare per me, per realizzare il sogno del tuo amico.”
Ricordo come poi avesse parlato Jet, e ricordo anche come dai tuoi occhi sono scese delle lacrime, lacrime colme di confusione perché il vero Gerard era ancora lì sotto da qualche parte e stava cercando con tutte le sue forze di uscire.
Ho allora approfittato del momento anche io, perché ce la stavamo facendo, e perché tu eri lì e stavi ricordando di non essere un dannato androide.
“Ti ricordi amore, la prima volta che ci siamo incontrati? Ricordi come sia stato tu a trovarmi, a vedermi mentre stavo rubando parte delle vostre provviste faticosamente guadagnate, ma ricorderai anche come io sia entrato a far parte del vostro gruppo soltanto per merito tuo.”
Ho allora detto, cominciando ad afferrare l’arma che mi puntavi addosso con entrambe le mani.
“E ricordi la notte in cui abbiamo deciso che nomignolo affibbiarmi? Ti ricordi quanto abbiamo riso quella notte, amore mio? Dicevi sempre che la mia risata ti metteva di buon umore, che la mia risata ti ricordava quanto fosse bella la vita prima di tutto questo, e che faceva ridere anche te.”
Ho poi aggiunto spostando l’arma un po’ più in basso, verso il ventre, e vedendo i tuoi occhi riempirsi di lacrime e ritornare un po’ più vivi e luminosi.
“E poi ti ricordi la prima volta che ti ho baciato? Ti ricordi quanto spaventati fossimo? Quanto terrorizzati e allo stesso tempo euforici e fortunati ci sentissimo? Io non potrò mai scordarlo Gee, perché è esattamente come mi sento ogni volta che ti vedo, ed è esattamente quello che sento anche adesso.”
E alla fine ti ho perciò baciato.
Ricordo lo sgomento di tutti, ricordo come tutti si fossero immediatamente ammutoliti, terrorizzati che l’arma puntata sulla mia pancia potesse uccidermi per via del mio gesto estremo, ma sai cosa ricordo io? Ricordo solo noi, ricordo come inizialmente tu fossi rimasto immobile e sbigottito da questo mio gesto, ricordo il peso della pistola sul mio ventre, ricordo il cuore che mi bucava il petto, vuoi per la paura o vuoi per l’amore, e ricordo quando poi hai cominciato a ricambiare il bacio, per poi separarti da me e scoppiare a piangere come un bambino.
Non ho mai capito a pieno se fossi scoppiato a piangere perché ricordavi qualcosa di quanto accaduto, o perché eri ancora spaventato dall’intera situazione in cui ci trovavamo, ma sicuramente so che abbracciarti e lasciarti piangere sulla mia spalla mentre gli altri ti stavano spogliando di tutte le armi che avevi indosso, è stata la scelta migliore che potessi mai prendere.
Nessuno di noi ti ha mai pienamente raccontato cosa fosse successo quel giorno amore mio, cosa stavi per fare a me, a noi e cosa invece ti avevano fatto loro, anche se in cuor mio so che una parte di te ha capito cosa stava per accadere.
Ricordo le scuse confuse uscite dalla tua bocca dopo esserti tranquillizzato e ricordo come ti sei specialmente scusato con Mikey, così che tutti abbiamo cercato di dirti che andava tutto bene, che non era colpa tua, che eri tornato a casa e che stavamo tutti bene.
Ricordo come nei giorni successivi ti abbiamo tenuto d’occhio, abbiamo controllato che non ti tornassero istinti omicidi e, sebbene in una o due occasioni hai ancora fatto dei discorsi particolari e hai ancora sostenuto di essere Androide 2.0.7.3 venuto per sterminare i ribelli, mi piace ugualmente ricordare quei giorni come un momento felice e di riconciliazione tra noi quattro.
Non ho mai capito a pieno cosa ti avessero fatto mio dolce Gee, non ho mai capito cosa fosse successo durante quei cinque giorni di rapimento, ma so che se troverò mai il colpevole, io lo ucciderò con le mie mani.
   

   

Ti ricordi quando mi hai regalato un anello?
Le settimane dopo il tuo ritorno al rifugio sono state tutto meno che facili, settimane in cui ogni notte qualcuno stava sveglio per controllare che non facessi del male a nessuno e, soprattutto, che non rapissi Grace, e mi piange ancora il cuore pensare a quelle volte in cui abbiamo dovuto urlarti contro e buttarti in faccia dell’acqua ghiacciata per farti capire che tu eri Gerard, e non un dannato Androide.
Sono stati dei giorni infernali, poiché quando toccava a me quel triste compito, ogni volta passavo il resto della notte a piangere e maledirmi.
Ti avevano fatto del male amore mio, avevano cercato di trasformarti in uno di loro e, anche se io, Ray e Mikey siamo più forti di loro, quei giorni sono stati un puro inferno.
Spero che non ricorderai mai a pieno quel periodo Gee, spero che prima o poi il tuo cervello ti permetterà di eliminare quei brutti e cupi ricordi dalla tua memoria, per poterli sostituire con altri migliori.
Ciò che però non dovrai mai dimenticare, è la notte in cui abbiamo parlato dopo tempo in cui non accadeva più.
Ti ricordi quando mi hai beccato fuori dal furgone a fumare una misera sigaretta racimolata in giro per miracolo, e mi hai raggiunto alle spalle?
Ricordo quanto all’inizio mi fossi spaventato, quanto mi fossi sentito in colpa per aver abbandonato il mio turno di controllo per uscire a fumare, ma poi mi hai sorriso dolcemente e mi hai posato un dolce bacio sulla guancia.
“Ciao amore…”
Hai poi detto, e ricordo di aver sorriso come un pazzo a questo tuo semplice saluto.
“Mi dispiace non essere molto in me in questi giorni.”
Hai poi aggiunto, rivolgendomi un sorriso triste e tirato, al quale io ho risposto con un piccolo bacio sulle labbra e dicendoti che non era colpa tua, che andava bene, che stavamo bene.
“Ti ho quasi ucciso Frank, non va bene affatto.”
Ricordo come quella tua uscita mi avesse spiazzato, perché significava che ricordavi, che la mia era solo un’illusione e che dunque tu sapevi cosa era successo quel giorno e cosa stava continuando a succedere.
“Gee non è colpa tua, è chiaro?”
Ma anche in quel caso, non mi hai dato retta.
Erano rari i momenti in cui potevamo parlare così tranquillamente senza temere che la tua parte Androide facesse la sua comparsa, e non volevo sprecare il momento ricordando ciò che era successo.
Ricordi cosa hai fatto dopo, mio dolce amore? Ti ricordi cosa hai tirato fuori dalla tasca dopo un abbondante paio di minuti da me passati a dirti quanto tu non avessi colpe?
“Io non voglio più correre questo rischio Frank, non voglio più trovarmi a doverti puntare un pistola al petto e non voglio più che tu sia solo, perché anche quando io non sarò con te, io ci sarò sempre.”
So bene che la frase era la stesa da me usata per regalarti il bracciale, ma fatto sta che stavolta non si trattava di uno stupido braccialetto, ma bensì di un anello, e non un anello a caso.
“Prima che tu possa chiedermi dove l’ho trovato e cosa significa, fammi solo dire che Mikey e Grace potrebbero avermi aiutato a trovarlo e che significa esattamente quello che credi che significhi.”
E a quel punto, spero che tu non dimenticherai mai la mia stupida e infantile reazione e la mia gioia immensa nell’accettare quell’anello e nel ripetere una quantità spropositata di volte quanto fossi innamorato di te.
“Sono tuo ora e per sempre Frank.”
“E io tuo.”
“Ti giuro che un giorno ci sposeremo e vivremo come le noiose coppie dei vecchi film romantici, te lo giuro amore mio.”

Ti ricordi quel momento? Ti ricorderai della tua proposta, mio dolce Gee? Io giuro che non potrò mai dimenticarmene, e ti giuro che farò tutto il possibile per non farlo dimenticare mai neanche a te, per non farti mai dimenticare che quella notte mi hai chiesto di sposarti.
  
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