Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    09/07/2021    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Demian Poldark, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Daisy Poldark, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".
La voce del Reverendo Halse risuonò nella piccola Chiesa di Sawle, dando il benvenuto ufficiale nella comunità a quei due piccoli e singolari gemellini che, per la maggior parte delle persone del luogo, erano il risultato di una gravidanza celata per pudore dai coniugi Poldark.
Nevicava, di nuovo, in quel pomeriggio della Vigilia di Natale scelto per la cerimonia, e i pochi ospiti presenti erano coloro che sapevano, anche se solo in parte, la vera storia dei bambini: Gli Enys, Zachy Martin, Ned, Prudie, Sam e Drake con le rispettive mogli e infine Geoffrey Charles. Erano le persone che a Ross e Demelza erano più care, una estensione della loro famiglia e coloro che li avrebbero aiutati a portare avanti quella strana avventura in cui si erano imbarcati.
Ross era partito subito per Londra dopo la decisione di tenere i bambini a Nampara ed era stato via poco meno di cinque giorni: Uno e mezzo per l'andata, uno e mezzo per il ritorno e un giorno per rendere partecipe della sua scelta il fido Jones che poi aveva redatto gli atti di nascita falsi a nome dei piccoli. Il suo socio lo aveva preso in giro fino allo sfinimento per quella scelta, facendogli notare che una spia sentimentale è poco affidabile, che le faccende da neonati dovrebbero essere gestite dalle donne e che era folle ad essersi preso in casa per sempre quei due esserini malefici e nordici, sicuri portatori di guai e sventure. O quanto meno di caos casalingo, nella migliore delle ipotesi... Ma poi come sempre, si era messo a disposizione di Ross e aveva redatto due atti di nascita falsi talmente perfetti da risultare praticamente impossibile distinguerli da un atto vero.
Ross e Demelza avrebbero voluto aspettare gennaio per il Battesimo ma il Reverendo Halse aveva insistito, anche arrabbiandosi, adducendo il fatto che avevano aspettato fin troppo per quel passo, che avevano sbagliato a non far battezzare i bambini subito dopo la nascita e che il pomeriggio della Vigilia sarebbe stato perfetto per quella cerimonia, in modo che la notte di Natale i due piccoli sarebbero stati membri ufficiali della comunità a tutti gli effetti. Ross dentro di se aveva ridacchiato davanti alla veemenza mostrata da Halse, cercando di immaginarsi la faccia che avrebbe fatto se avesse saputo la verità. Ma quella, doveva rimanere sepolta in Norvegia e quindi alla fine cedette e fu stabilito che il Battesimo fosse celebrato il pomeriggio del ventiquattro.
Dopo la cerimonia, sotto una fitta nevicata che ai gemelli parve piacere molto, i Poldark tornarono a casa dove con i loro ospiti, erano attesi da un banchetto preparato da Demelza e Prudie in mattinata. Era un giorno di festa che univa il Santo Natale a un Battesimo doppio e Demelza voleva festeggiarlo fino alla fine.
Dopo la cena, resa ancor più rumorosa da Bella, Loveday e Sophie Enys che gattonavano urlando ovunque e dai gemellini che non volevano dormire, tutti si misero a chiacchierare attorno al camino. Anche Jeremy che non volle unirsi a Clowance nell'inseguire le piccole di casa.
Zachy osservò i neonati, lui in braccio a Demelza, lei a Ross. Da buon amico, come sempre, aveva dato il suo supporto senza chiedere troppo e ora guardava solo con curiosità quei due piccoli. "Appena cresceranno un pò, assieme ad Isabella-Rose e Loveday faranno un baccano tale che si sentiranno le loro urla fino alla dimore del re a Londra".
Morwenna, divertita, osservò Rosina. "Povera la nostra scuola, con questi piccoli terremoti".
Pensieroso, Sam invece pareva meno entusiasta. Aveva fatto mille obiezioni a Demelza quando lei gli aveva parlato dei gemelli, era stato il più coriaceo e il meno propenso a cedere a quella menzogna e solo dopo aver visto i bambini si era calmato, rendendosi conto che era Dio ad aver messo quei piccoli sulle loro strade e che spettava a loro proteggerli. Odiava mentire ma abilmente, Rosina lo convinse che stavolta il farlo non era da considerarsi un peccato visto che quel gesto era a fin di bene e non vi era alcuno scopo di lucro. "L'importante è che vada tutto bene".
Sam gli picchiettò sulla spalla. "Non essere pessimista fratello! Siamo quì, sereni e felici, accanto a un caldo camino. Nessuna ombra scruta alla nostra finestra, i bambini stanno bene e noi ci stiamo divertendo. Solo questo conta, ora".
"Speriamo anche dopo" - aggiunse Jeremy, rannicchiandosi contro la spalla di sua madre.
Demelza gli accarezzò i capelli. Jeremy era il figlio che comprendeva meglio e sapeva percepire la sua inquietudine in quella faccenda. Non era propriamente contento dell'arrivo dei gemelli, si faceva mille domande e aveva forse anche molte paure che lei sperava scemassero col tempo o che lui avrebbe imparato ad esternare, cosa che al momento rifiutata di fare. E quindi, fra tutti, era il figlio che più aveva bisogno di lei. "Tu fidati di noi, come sempre".
Jeremy le sorrise, grato, stringendole la mano come spesso faceva quando voleva starle vicino perché la vedeva triste per l'assenza di Ross durante questa o quella missione.
Come a voler dimostrare l'atmosfera festosa, con gridolini assordanti Bella e Sophie si appesero all'abete addobbato e solo la corsa di Geoffrey Charles che le prese in braccio all'ultimo, evitò che l'albero si abbattesse sulle due piccole pesti.
Jeremy sospirò. "Io mi fido ma i disastri quì son dietro l'angolo".
Tutti risero ma Ross osservò con preoccupazione il figlio, chiedendosi se un giorno avrebbero avuto uno scambio di vedute 'adulto' circa i suoi attuali sentimenti. Jeremy era totalmente aperto con Demelza ma crescendo, si era un pò allontanato da lui, anche sicuramente per la lontananza che spesso intercorreva fra loro ma soprattutto per i caratteri che li animavano, totalmente opposti.
Daisy si morse la manina e cercò di attirare la sua attenzione e Dwight chiese di poterla prendere in braccio.
Ross gliela porse ma la piccola prese subito a strillare.
Dwight rise. "Vuole suo padre".
Padre... Ross deglutì e si rese conto che lo era a tutti gli effetti, ora. E che ancora non ci si era abituato. Per lui, ancora, quelli restavano i figli di Jasmine e Harald e comprendeva di dover ormai guardare le cose da un'altra angolazione. Lui e Demelza avevano fatto una scelta e i gemelli li consideravano i loro genitori e quindi lui ora doveva sentirsi il loro padre anche se non li aveva generati. Un pò, forse, come George con Valentine, pensò amaramente, ricordando quel bambino dai riccioli scuri che non vedeva da molto e con cui, forse, aveva in comune molto più di quanto avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere a se stesso.
Dwight gli ripassò Daisy che appena fra le sue braccia, smise di piangere. "Vedi Ross, sei suo padre! E vuole solo te" - lo rassicurò l'amico, come avvertendo la sua battaglia interiore.
Ross accarezzò la testolina bionda della piccola. "Oh, lei l'ho conquistata da subito. Ama la mia voce. Il maschio invece è innamorato di mia moglie, se provo ad allontanarli, piange come una fontana".
"E fa tremare i vetri!" - borbottò Prudie, riprendendo al volo Loveday dopo che per la terza volta aveva tentato un salto giù dalla credenza.
Caroline, seduta accanto a Demelza e a gravidanza avanzata, si accarezzò il pancione. Era stanca, fuori era buio e aveva solo voglia di andare a letto. A giorni avrebbe dovuto partorire e quella sera non si sentiva per niente bene, con doloretti sospetti che le suggerivano che era meglio andare a casa. "Tesoro, sarebbe ora di togliere le tende prima che Sophie si lanci contro il candelabro o attenti ancora alla credenza di Demelza".
Dwight annuì e anche gli altri si accorsero che era ormai tardi.
Clowance, decisamente estroversa e festaiola, protestò. "Noooo, non andate via! E' presto!".
Zachy le pizzicò scherzosamente la guancia. "Oh bambina, qualcuno stanotte deve portare i doni a te e ai tuoi fratelli e non vorremmo sbarrargli la strada".
"Ohhh". Clowance osservò i suoi genitori che annuirono, dando manforte all'amico. "E allora forse dovreste andare".
Tutti risero, Clowance aveva una faccia tosta che a Jeremy mancava.
Demelza e Ross si guardarono in viso, grati della loro compagnia ma desiderosi di starsene un pò da soli. Era stata una giornata piena di emozioni, i gemelli ormai facevano parte ufficialmente della loro vita e anche se erano pronti a far loro da genitori, entrambi erano ancora un miscuglio di emozioni troppo forti per sentirsi totalmente a loro agio.
Morwenna recuperò Loveday, Dwight la vivacissima Sophie e Caroline sbuffò. "Se penso che a giorni ce ne sarà un altro o un'altra che strilla, mi viene voglia di gettarmi dalla scogliera".
Morwenna la abbracciò. "Oh, sarà bellissimo, vedrai".
"Sì, prima o poi lo sarà. Per ora sono solo ansiosa, ho i piedi gonfi, la pancia più grossa di quella di Choake e nessuno dei miei abiti migliori mi entra. E forse non mi entrerà più" - si lamentò l'ereditiera, col suo classico cinismo.
Demelza sorrise dolcemente, conoscendo bene le paure che si celavano dietro alle parole solo apparentemente sprezzanti dell'amica. "Se ce la facciamo io e Ross, ce la farai anche tu. Ogni figlio è una sfida, ogni figlio porta tante paure e noi ne abbiamo presi altri due che nemmeno hanno il nostro stesso sangue".
"Ma voi siete folli!" - la rimbrottò amichevolmente Caroline. "E pure io e Dwight...dopo tutto..." - borbottò, accarezzandosi il pancione.
Ross rise. "Caroline, mi spiace dirtelo ma è decisamente troppo tardi per tornare indietro".
"Non me lo dire, ti prego!" - sbottò lei.
"Non dirglielo, per favore" - aggiunse Dwight divertito, con Sophie in braccio.
E in questo clima di allegria si salutarono, ognuno diretto alla propria casa per continuare a festeggiare in modo più intimo e famigliare il Natale, gli adulti assonnati e le bimbe invece ancora piene di una energia tale da poter far concorrenza alla dinamite nelle miniere, come aveva detto Ned.
Rimasti soli, i Poldark e Prudie si avvicinarono ai divani davanti al camino e i bambini diedero il loro dono alla domestica, uno scialle fatto a mano da Clowance e Demelza con la lana lavorata da Jeremy.
Commossa, Prudie tirò su col naso. "Piccoli monelli, ora la cara Prudie si commuove e solo col rhum riuscirà a calmarsi".
Ross e Demelza si guardarono negli occhi divertiti e poi si sedettero lei con Demian e Ross con Daisy e Bella. Jeremy e Clowance, assieme a Prudie, li raggiunsero.
"E così è Natale!" - esclamò Clowance. "Ho chiesto un sacco di cose a Papà Natale, spero non si sia dimenticato niente".
"Sei stata abbastanza buona per meritarti tutto?" - le chiese Demelza.
La bimba, con notevole faccia tosta, annuì. "Assolutamente, sempre".
"Sei scappata da lezione, il mese scorso, me lo ha detto la mamma" - fece notare Ross.
"Solo perché era una lezione inutile, zia Rosina lo sa che io lo so in che mesi cresce il grano, che ci stavo a fare in classe?".
Demelza sospirò, Prudie rise sotto i baffi e Ross con lei. Clowance non era mai stata una studentessa modello e di certo non sarebbe migliorata con l'età. Se Jeremy pareva assetato di sapere, lei invece era pura energia e scaltrezza che, unite alla sua bellezza e alla sua faccia tosta, la rendevano irresistibilmente affascinante. Bella invece era ancora troppo piccola per fare previsioni ma con l'argento vivo addosso che si ritrovava, difficilmente sarebbe rimasta composta e seduta dietro a un banco. I gemelli... Beh, questo ancora non lo sapeva e non riusciva a prevedere che personalità avrebbero sviluppato ma di sicuro erano bambini coriacei e forti e con la tempra dei Poldark ci si sarebbero trovati a meraviglia.
Ross prese la mano della figlia maggiore, attirandola a se. "Se vuoi avere qualche speranza di avere i tuoi regali, ti conviene filare a letto o Papà Natale non si fermerà e tu rimarrai a bocca asciutta".
"E' già così tardi?" - domandò Jeremy.
"E' quasi passata la mezzanotte, nanetti" - li rimbeccò Prudie. "A nanna".
I bambini abbracciarono i genitori e forse timorosi di non ricevere doni, corsero a dormire senza fare troppe storie. Clowance baciò Bella e i gemelli, Jeremy inizialmente solo Bella, finché sua madre gli ricordò che doveva salutare tutti e lui lo fece.
Prudie li accompagnò di sopra e dopo aver augurato ai due sposi la buona notte, si ritirò a sua volta nella sua stanza.
Ross e Demelza rimasero soli coi tre bambini più piccoli, con lei che dolcemente poggiava il viso sulla spalla del marito. "E' stata una bella giornata" - sussurrò, mentre Demian giocava col suo vestitino da cerimonia.
"Già, ma in fondo i nostri Natali son sempre stati speciali" - rispose Ross, accarezzandole la schiena e ricordandola nel loro primo Natale, mentre con un abito rosso cantava per lui a Trenwith.
"Credi che Jeremy li accetterà prima o poi?".
Ross si incupì, non del tutto ottimista. "Lo spero. Così come spero di non aver preso una decisione troppo affrettata di cui un giorno potremmo pentirci".
"Non succederà" - sussurrò Demelza, stringendo a se Demian.
Ross rimase in silenzio lunghi istanti, cercando le parole giuste per esporle i suoi timori. "E noi?".
"Noi cosa?".
"Noi quanto ci metteremo ad accettarli del tutto?".
Demelza si tirò su di scatto, facendo sussultare Bella che giocava con un nastrino che si era tolta dai capelli. "Che vuoi dire?".
Ross sospirò. "Amore mio, lo sai anche tu che non è come avere un figlio nostro. In nove mesi di attesa ti abitui all'idea, ci fantastichi su, aspetti e ti prepari. E quando tuo figlio nasce lo guardi e ti rendi conto che fa parte di te e della persona che ami. Ma loro, noi ce li siamo trovati così, da un giorno all'altro. E cresceranno come figli nostri anche se non sono figli nostri".
Demelza lo bloccò. "Lo sono, invece. Guarda Daisy, guarda come ti voleva quando Dwight l'ha presa in braccio. Lei voleva te e nessun altro, voleva te perché in tutto il suo piccolo mondo, tu sei l'unico padre che abbia mai conosciuto. Loro, i gemelli, hanno già scelto e io credo...".
"Cosa?". Cosa credeva, lei? Come avrebbe trovato le parole giuste per tranquillizzare il suo animo, stavolta?
Con tutta la tranquillità del mondo, dando un bacino a Bella e Daisy, Demelza sorrise. "Credo che i figli siano di chi li ama e li cresce".
"Tutto quì?".
"Tutto quì, Ross. Io appartenevo a mio padre ma il mio cuore mi ha sempre detto che appartenevo a te. Ben prima di sposarti, quando ero solo la tua domestica io già sapevo di appartenere a te e a Nampara".
I ricordi di Ross volarono lontano, a un tardo pomeriggio assolato assieme a lei, Jud, Prudie e Jim... Fu allora che Demelza gli disse quelle parole e lui le ricordava ancora, con tenerezza. E forse era così anche per Demian e Daisy che dopo aver perso le proprie radici ne avevano trovate di nuove a Nampara e le avevano fatte loro. "Come fai a rendere tutto così semplice? Non hai paura?".
"Sì Ross, ne ho. Ma devo permetterle di condizionarmi?".
Ross scosse la testa, era sempre la più saggia fra i due. "No, ma devi ammettere che dopo Julia è molto più facile avere paura. Ne ho per Jeremy e per le bambine e ora avrò paura di perdere anche questi due biondini. E vista la fine dei genitori, è un timore reale".
Le mani di Demelza si poggiarono sulle sue. "Sono quì perché possiamo proteggerli al meglio, no? E quindi cresciamoli senza pensare al male che vi siete lasciati alle spalle in Norvegia".
"Tu ci riesci?".
"Io sì. Ma io dopo tutto non conosco la loro storia, per fortuna".
Demelza gli aveva chiesto di non dire nulla, ma in quel momento Ross non ce la fece, non del tutto, a mantenere la sua promessa. "Hai detto prima che i bambini sono di chi li ama, giusto?".
"Sì".
"Beh, loro erano amati dai loro genitori".
"Lo so, ma non hanno potuto prendersene cura, Ross. E ora hanno solo noi".
Ross la baciò sulla guancia. "Sai, amore mio, c'è un aspetto così macabro e comico allo stesso tempo, in tutto questo. I gemelli non hanno più i genitori perché sono stati uccisi da qualcuno che pensava che loro ambissero a qualcosa che gli spettava di diritto ma che in realtà non volevano affatto. Sono morti per nulla e ora questi bambini rischiano la vita per un nonnulla...".
Demelza strinse i bimbi a se, poggiandosi contro Ross. Il cuore le batteva forte e avrebbe forse voluto chiedere di più ma anche non sentire più niente. Le parole di Ross era inquietanti e sibilline, così come orribile doveva essere la storia che aveva portato quei bimbi fin lì e lei non voleva sapere oltre perché - si rese conto - la pietà che avrebbe potuto provare per i veri genitori dei gemelli avrebbe potuto soffocare i sentimenti che aveva sviluppato per i due piccoli. "Ora non rischiano nulla. Ora sono quì al caldo, con noi, davanti al camino. E sono ufficialmente nostri" - concluse, chiudendo la discussione.
Ross le sorrise, triste ma forse più sollevato, come sempre riuscivano a fare le parole di Demelza. "E ci amano".
"Sì".
"E in fondo, ci hanno scelti?".
"Sì".
"Che persone credi diventeranno?".
Demelza ci pensò su. "Brave persone, così voglio crescerli, con lo stesso spirito con cui cresco ogni mio figlio. Sono come pietre grezze da plasmare, Ross. E so che noi due faremo del nostro meglio per rendere questi due piccolini delle brave e gentili persone".
"Eppure, sono diversi. Il loro aspetto, il fatto che amino il freddo e ci si trovino bene anche se così piccoli, non ci rimanderà sempre alle loro origini?".
Demelza cullò Demian che, fra le sue braccia, si stava addormentando. "Che male c'è ad amare la neve?".
Ross rise. "Nessuno, era solo un esempio".
"E poi Ross, proprio come noi amano stare avvolti in calde coperte".
Le diede un buffetto sul mento. "E allora hai ragione tu, come sempre".
Bella saltellò sulle gambe del padre, attirando l'attenzione dei grandi con dei gridolini. Ross le scompigliò i capelli, ritrovando anche in lei l'allegria. "Saranno vivaci come Isabella-Rose? Sai che a breve saranno tre a far baccano, invece che una sola?".
Demelza rise. "Sopravviveremo, ne sono certa".
"Già" - sussurrò Ross, prima di baciarla. "Buon Natale, amore mio".
Demelza ricambiò il bacio. "Buon Natale, amore mio".
E poi baciarono i tre piccolini, ognuno sulla fronte. E da quel momento, ufficialmente, capirono che non potevano più tornare indietro e si poteva solo andare avanti.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77