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Autore: minipink    10/07/2021    4 recensioni
Raccolta di oneshot incentrate sui portieri del manga, uomini soli in uno sport di squadra.
Il pairing è "xreader", ed il linguaggio è tenuto volutamente neutro.
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Gino Hernandez
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Genzo Wakabayashi lì, Genzo Wakabayashi là.

Non si poteva aprire uno stracazzo di giornale in tutta Germania senza leggere quel cazzo di nome.
"183 cm per 77 kg, nato il 7 dicembre,  nazionalità giapponese", la frase più copia-incollata della storia del giornalismo sportivo.
E foto, foto, foto.

Quello che non era mai, e dico MAI! riportato sui giornali, era che Genzo Wakabayashi, 183 cm per 77 kg di peso, era un ragazzo composto da un mix letale di boria, arroganza e supponenza. L'essere più spiacevole dell'universo, con manie di grandezza e la fissazione di dover a tutti costi essere il portiere migliore del mondo, whoa. Capirai.

-Devo andare, tra mezz'ora iniziano gli allenamenti - mi informa scostando il lenzuolo e rimettendosi i boxer.

---
Ok, ok. Lo so. So cosa state pensando.
Lo so.


Ma cosa ci posso fare? Si sa che i cattivi ragazzi sono sempre quelli più affascinanti, no? E, difetti caratteriali a parte, bisognava dire che Genzo Wakabayashi era sì alto 183 cm per 77 kg, ma bisognava specificare che quei chili erano molto ben distribuiti.
Lo osservo dal letto, senza muovermi dalla mia precedente posizione, la spossatezza post Wakabayashi-coito è troppo grande da vincere, vorrei ancora quel corpo statuario al mio fianco, per poter ammirare parti che nelle foto sui giornali non si vedevano mica.

Ma cosa andate a pensare??!

Parlavo delle sue mani.

No, sul serio. Vi sfido: cercate ovunque, carta stampata, interviste, internet... non troverete nessun fotogramma che lo immortali senza i suoi fidati, logori guanti da portiere. Che poi ne ha a centinaia di paia, di ogni colore e marchio, ma alla fine per le partite importanti mette sempre i soliti. Le lettere S-G-G-K scritte sulle dita, "una promessa fatta a Mikami", mi ha ermeticamente accenato un giorno. Genzo Wakabayashi, 183 cm per 77 kg, è un sentimentalone.

E poi, dopo, in genere non parliamo mai -deve sempre andare ad un allenamento, una riunione, da qualunque altra parte- ma a volte, raramente, mi racconta qualche aneddoto della sua infanzia, qualche allenamento o partita fra bambini del cacchio giapponesi che giocano a fare gli eroi perchè una partita di calcio al campetto è più importante della salute, e sorride, sorride per davvero, non il solito sorrisino sghembo che fa per la stampa, e in quel momento non sembra poi così spocchioso. "Giocavamo per divertirci, giocavamo per noi, per i nostri sogni" mi ha detto una volta, l'amaro nelle sue parole chiaramente percepibile. Non dissi nulla, poichè sapevo che aveva avuto problemi in squadra per via di non so che colpo di testa durante una partita importante, c'erano di mezzo anche Karl ed Hermann: non conoscevo i dettagli e di sicuro non li avrei chiesti a lui, ma su tutti i giornali era riportata la notizia che Genzo avrebbe terminato la stagione all'Amburgo in panchina. "Adesso non è più un gioco", aggiunse. Genzo Wakabayashi, 183 cm per 77 kg, ed apparire più vulnerabile di un pulcino.

Oppure, a volte ci incontriamo al mattino, lui fuori a correre per il parco, io in passeggiata col cane, ed è palese di quanto gli manchi il suo, di cane. Gioca col mio, e mi racconta di quando da bambino giocava col pallone e John, il suo akita. E anche di quando ha nevicato fortissimo, e il mattino seguente lui e John si sono rotolati nella neve fresca. E di quella volta d'estate, lui e John che si fanno fuori un'anguria gigante in due. Lui e John, sempre lui e John. E mentre lo sento parlare, sorriso genuino ma sguardo malinconico mentre rievoca i ricordi, io mi chiedo che cazzo avessero di così importante da fare tutti quanti i restanti membri della sua famiglia quando lui era piccolo. Genzo Wakabayashi, 183 cm per 77 kg, senza il suo John, solo come un cane in Germania, dall'età di 12 anni.
---

-A che pensi?- la domanda mi riscuote dai miei ricordi. Ha finito di vestirsi, sta mettendosi il giubbotto, pronto per uscire.

-Stavo riflettendo... sai, a pensarci bene non sei l'essere più spiacevole dell'universo-

Blocca la mano prima che arrivi al pomello della porta, si girà di scatto a guardarmi, occhi spalancati
-Che cosa??!-

Una risata mi scappa prima che possa reprimerla, e lui mi segue a ruota. Torna sui suoi passi, si inginocchia per terra di fianco al letto e mi bacia, dolcemente, ma fa scivolare una mano sul mio sedere, strizzando leggermente una natica.
-Pensi che io sia spiacevole? Dopo tutto quello che faccio per te?- mi chiede ammiccante, sopracciglio sollevato e sguardo eloquente.

-No! Ma rimani un borioso, un arrogante ed un supponente!- dico prima di gettargli le braccia dietro al collo e baciarlo di nuovo.
 
  
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