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Autore: Aya88    11/07/2021    0 recensioni
A volte il passato può essere doloroso, ma si cerca ugualmente di andare avanti e si può giungere a pensare di averlo superato. Quando però ritorna insieme alla sofferenza e ai sentimenti negativi che l'avevano caratterizzato, le certezze acquisite crollano e per non crollare con esse è indispensabile il sostegno di chi ci sta accanto.
E' questo quello che capiranno i protagonisti, chi in un modo, chi in un altro, tra indagini poliziesche e banchi di scuola.
Prima long-fic, spero possa piacere a qualcuno.
Paring: KakaSakuNaru, InoShika, TsunadeJiraiya, AsumaKurenai.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo XIII

CAPITOLO XIII



Con le dita strette sulla fredda ceramica del lavandino e i capelli che le ricadevano scompostamente sul viso ancora accaldato, Sakura cercava di riprendere il controllo, di frenare il battito furioso del suo cuore e le lacrime che insistenti scorrevano sulle sue guance.
Provò a respirare profondamente e a chiudere gli occhi, per ricacciare indietro il fiume di sensazioni indistinte che l'aveva travolta senza preavviso, ma era ancora tutto così vivido da toglierle il respiro: il sapore delle labbra di Kakashi sulle proprie, il profumo della sua pelle, il calore delle sue braccia che la stringevano forte.
Quante volte, da perfetta incosciente, era piombata nell'ufficio di suo padre con la speranza di incontrarlo? Quante volte aveva girovagato nei pressi della centrale di polizia, sognando che qualcosa di solo lontanamente simile accadesse? Erano passati molti anni, eppure in quel momento si sentiva ancora l'adolescente di allora, sprovveduta, sciocca, ingenua, perdutamente innamorata.
Deglutì a fatica e fece un passo indietro, piegandosi in avanti sotto il contraccolpo repentino di una realizzazione improvvisa. Non oppose più resistenza, ma lasciò che i singhiozzi di quel pianto silenzioso la scuotessero. Perché lo era ancora, maledettamente innamorata. Perché desiderava di nuovo che le loro labbra si scontrassero con irruenza. Perché, forse, non era l'unica a desideralo. Ma non sarebbe mai potuto essere così semplice e indolore come nei suoi sogni adolescenziali.
Poggiò la fronte sul bordo del lavandino, un contatto a tratti rinfrescante, a tratti gelido, come i sentimenti che si agitavano dentro di lei. Il timore di non aver mai contato nulla per l’uomo si era dissipato con un bacio inatteso, facendo trapelare un labile bagliore di speranza ma anche un amaro e doloroso senso di colpa.
Il volto sereno di Naruto le comparve davanti agli occhi, contribuendo ad offuscarli con un nuovo velo di lacrime. Negli ultimi mesi, il collega era stato il suo sostegno, il suo immancabile punto di riferimento, il suo sole tra le ombre del passato, eppure non poteva fare a meno di amare un altro. Nonostante avesse tentato di dimenticarlo per anni, il suo cuore era rimasto caparbiamente aggrappato al ricordo di Kakashi, intrappolandola in un vicolo cieco.
Rialzò il capo e si morse il labbro inferiore, ingoiando con forza l’inquietudine di pensieri contrastanti.
L’ultima cosa che avrebbe voluto era ferire Naruto, vedere sparire il sorriso sincero che spuntava sulle sue labbra ogni volta che la guardava; tuttavia, se avesse ancora continuato ad ignorare i suoi veri sentimenti, sentiva che avrebbero finito solo per farsi male a vicenda in modo irreparabile.   
Inspirò a fondo per poi far uscire l’aria lentamente, alla ricerca almeno di una pace apparente; aprì il rubinetto e sciacquò più volte il viso per lavare via le lacrime e le tracce di mascara, scorgendo alla fine nello specchio gli occhi arrossati. Si asciugò con un asciugamano, trasse un sospiro profondo e si sedette, sperando che qualche minuto avrebbe consentito alla sua pelle di riacquistare un colorito il più possibile normale. 
Kakashi era ben lontano da essere una certezza, per il suo atteggiamento indecifrabile, per i mille interrogativi irrisolti che costellavano il loro rapporto, ma non poteva continuare ad illudere Naruto.
Doveva assolutamente trovare l’occasione per confessargli tutto: la vera natura del groviglio di sentimenti che l’aveva avvolta, negli ultimi mesi, e il suo sciogliersi in una conclusione inevitabile, scatenata da un bacio non ricercato ma a lungo desiderato.
Chiuse gli occhi e strinse i pugni sulle ginocchia, affrontando il vuoto allo stomaco che il solo pensiero del futuro confronto le causava; non aveva la minima idea di come iniziare una conversazione simile, non sapeva se sarebbe mai riuscita ad articolare frasi sensate, se esistessero parole che avrebbero potuto attutire il duro colpo.
Osservò ancora una volta il suo profilo riflesso. Di solito la sua espressione difficilmente nascondeva ciò che provava e, per quanto si sentisse una codarda, sperò che quella sua caratteristica per una volta l’aiutasse, perché poteva rimuginarci all’infinito, ma non ci sarebbero mai stati un momento adatto o un modo più giusto di altri.



Con la domanda dell’ispettore Uchiha, Kiba avvertì la tensione riaffiorare da sotto l’atmosfera cordiale creata dal nuovo poliziotto, mettendo ancora in allerta i suoi nervi. Tentò di conservare la calma, intrecciando le dita sulle ginocchia e sospirando interiormente, ormai consapevole che si sarebbe trascinato dietro a vita il senso di colpa per non aver capito nulla, sia prima che durante quella serata. 
“No, non mi sembra di ricordare nessun altro, al momento…” replicò pacato.
Per quanto la risposta fosse prevedibile, Sasuke storse il naso e socchiuse appena gli occhi, forse più infastidito con se stesso per averci sperato. Prima di desistere, decise però di giocare un’ultima e sofferta carta.
“Sicuro di non aver visto un uomo sulla trentina, con i capelli lunghi e neri e gli occhi scuri?” chiese, mentre il disgusto e la repulsione si insinuavano con prepotenza dentro di lui, conficcandosi nella bocca dello stomaco.
“Potrebbe… assomigliarmi…” aggiunse dopo qualche istante di silenzio, strascicando le parole come se un blocco di cemento gli si fosse incastrato in gola.
Gli sembrò quasi di non riuscire a respirare bene, sotto gli sguardi genuinamente sorpresi dei presenti e il peso di una somiglianza fisica diventata da anni qualcosa di umiliante da dimenticare.
Naruto si sforzò di recuperare in fretta un’espressione distaccata e professionale, reprimendo il proprio stupore per l’intervento inaspettato dell’amico. Anche se glielo avesse anticipato, non avrebbe mai creduto che durante un interrogatorio Sasuke sarebbe giunto ad ammettere quasi apertamente il suo legame con un criminale.  Non aveva bisogno di ulteriori conferme, ma leggeva la sua determinazione nei lineamenti imperturbabili, scalfiti solo dall’incertezza con cui aveva pronunciato l’ultima frase. Ancora una volta, decise di supportarlo lungo quella strada insidiosa.
“Se riuscissi a ricordare qualcosa in più sulla serata, ci sarebbe utile,” disse, sperando con tutto se stesso che l’ammissione dell’amico non cadesse nel vuoto. “Non so, una circostanza o una discussione che possa aver coinvolto un uomo che corrisponda alla descrizione del mio collega.”
Kiba trasse un profondo sospiro, cercando di riemergersi nei ricordi delle ore trascorse in discoteca, anche se ogni momento di quella serata sembrava ricondurlo solo e soltanto all’incidente. 
“Mi dispiace, ma mentre ero lì non è successo nulla di particolare e a parte il barista, non ho avuto a che fare con nessun altro dipendente dell’Alba,” replicò, domandosi però se avesse intravisto in un’occasione diversa l’uomo che i due poliziotti cercavano.
“Non ricordi chi vi ha accolto all’ingresso del locale? Oppure qualche cameriere che serviva ai tavoli?” chiese Naruto, augurandosi di riuscire a stimolare la sua memoria.
Percepiva il nervosismo di Sasuke anche senza guardarlo ed era sicuro che la sua calma apparente sarebbe durata ancora per poco.
“All’ingresso, non c’era nessun uomo con i capelli lunghi, per il resto sono stato poche volte all’Alba, ma nessuno che corrisponde alla vostra descrizione ha mai attirato la mia attenzione, mi dispiace.”
La risposta del ragazzo fu seguita da un mugugno di fastidio del collega. Naruto decise allora che trascinare ancora quell’interrogatorio sarebbe stato solo deleterio e si alzò per congedare finalmente il giovane. 
“Grazie lo stesso, il tuo contributo è stato in ogni caso importante,” lo ringraziò.
Quando l’Inuzuka lasciò la stanza, l’ispettore si voltò incontrando l’espressione meditativa dell’amico, che con le sopracciglia inarcate e le braccia incrociate sul petto era totalmente assorbito dai propri pensieri.
“È molto probabile che non l’abbia davvero visto, dopotutto approfittano proprio della confusione che c’è in discoteca per spacciare,” rifletté, provando a riportare su di lui la concentrazione dell’Uchiha.
L’altro lo fissò con uno sguardo serio e fermo e Naruto capì subito che doveva essere giunto a qualche conclusione.
“Oppure semplicemente non ricopre nessuna mansione specifica o quanto meno non sempre la stessa, perché rispetto agli altri ha molto più da perdere se anche clienti fuori dal giro conoscono bene la sua faccia,” gli spiegò con voce decisa e sicura, mettendolo sinteticamente a corrente delle sue deduzioni.
Il suo tono non lasciava spazio a repliche, ma il poliziotto biondo non sentiva il bisogno di un chiarimento, perché intuiva ciò che non aveva detto. La pena per un omicidio era senza dubbio molto più grave di quella per spaccio.
“Già, è possibile,” commentò, pensando che lo avrebbero in ogni caso scoperto nei prossimi giorni, poi riprese l’identikit abbandonato sul tavolo e gettò un’occhiata al volto ritratto sul foglio.
“Per fortuna, questo non è sicuramente il caso del barista, ammesso che sia coinvolto anche nello spaccio. Finché la ragazza non esce dall’ospedale, non possiamo procedere con l’identificazione, ma intanto potremmo già fermarlo e scambiarci quattro chiacchiere,” proseguì rimuginando sul da farsi.
“Se è uno degli spacciatori, arrestarlo ora metterebbe in allerta l’Alba,” osservò Sasuke alzandosi a sua volta. “Se temono che spifferi qualcosa, potrebbero anche decidere di far saltare lo scambio di droga della prossima settimana e non possiamo correre il rischio.”
Nonostante la logicità dell’argomentazione del collega, Naruto si ritrovò a sospirare seccato, infastidito dall’idea che l’uomo potesse ancora girare liberamente.
“Hai ragione, ma forse potremmo organizzare degli appostamenti nei pressi della discoteca per tenere sotto controllo lui e non solo. In un modo o nell’altro, l’Alba è il luogo su cui si concentrano ormai tutte le nostre indagini,” affermò, conscio che a breve avrebbero dovuto assumere delle decisioni importanti.



Dopo la fuga repentina di Sakura, Kakashi rimase seduto alla sua scrivania, sforzandosi di riacquistare il controllo completo sulle proprie emozioni. Le parole scagliategli contro dalla collega risuonavano ancora nella testa insieme al tremore della sua voce, incrinata dalle lacrime. Non sarebbe stato facile spiegarle tutto, ciò che era realmente accaduto anni prima e le ragioni dietro al suo allontanamento, tuttavia era intenzionato a farlo non appena le indagini glielo avrebbero concesso.
Trasse un profondo sospiro, appoggiandosi contro lo schienale della sedia e passandosi una mano tra i capelli. Aveva agito d’impulso, mosso dal desiderio di alleviare il peso di incomprensioni e parole non dette, ma non era stato affatto il momento più opportuno per palesarle i suoi sentimenti con un bacio. Sperava davvero che la loro professionalità li avrebbe aiutati a collaborare, impedendo alle emozioni di interferire, anche se temeva che non sarebbe stato semplice come si augurava. La morbidezza delle sue labbra e il calore del suo corpo erano ancora sensazioni perfettamente vivide, sebbene avesse cercato di distaccarsene e renderle solo un ricordo sfumato, consapevole di quanto sconvenienti potessero risultare, durante una delicata riunione di lavoro, a due passi da Sakura e dal suo fidanzato.
Chiuse gli occhi, tentando di scacciare il leggero senso di colpa ma anche il pizzico di gelosia che accompagnavano il pensiero di Naruto e del suo affetto incondizionato verso la poliziotta.
Nonostante la reazione di piacevole stupore intravista sul volto arrossato di Sakura quando l’aveva stretta a sé e il rapido palpitare del suo cuore avvertito contro il proprio petto, non poteva ignorare che aveva pur sempre baciato la donna che un collega amava, forse anche ricambiato in modo sincero. Perché al di là di ciò che li aveva legati in passato, al di là delle verità che le avrebbe raccontato, assolutamente nulla gli assicurava che Sakura avrebbe alla fine scelto lui. Aveva già previsto quella possibilità, soppesando anni di assenza e ricordi di un amore mai fiorito, ma in quegli istanti, dopo aver assaporato la dolcezza di stringerla tra le sue braccia, sentiva una inaspettata delusione colpirlo, silenziosa e malinconica. Si sforzò di spazzarla via con un altro lungo sospiro, affrettandosi a concentrarsi esclusivamente su quanto avrebbero dovuto discutere a breve con il commissario.     



Non era tornato da molto tempo nella sua camera, quando sentì la porta aprirsi senza preavviso e richiudersi subito dopo con un rumore secco. Per poco il bicchiere di sakè non gli scivolò dalle mani, riversando il liquido trasparente sulle dosi di droga pronte per la serata. Il ragazzo biondo si voltò verso il visitatore imprevisto e gli scoccò un’occhiataccia da sotto il ciuffo folto che gli nascondeva in parte il viso.
“Sei impazzito, per caso?” gli chiese seccato.
“Non quanto te,” ribatté Sasori con voce dura.
L’espressione di evidente irritazione e lo sguardo truce con cui lo guardava non presagivano nulla di buono, ma Daidara si sforzò di ignorare il presentimento che corse veloce nel suo petto.
“Hai idea di quanti problemi può causarci la tua cazzata?” continuò l’uomo mentre gli si avvicinava con aria minacciosa.
“Non so di cosa diavolo tu stia parlando,” replicò, alzandosi per fronteggiarlo e scolandosi per precauzione il resto della bevanda alcoolica.
Se si fosse bagnata la droga a causa di un altro gesto inconsulto, sarebbe stata davvero una enorme seccatura.
“Ieri è passata la polizia e indovina un po’ su cosa stanno indagando?” gli domandò stizzito Sasori, ormai a pochi passi da lui.
“Sullo spaccio di droga?” ipotizzò l’altro arretrando, ma la mano dell’uomo lo afferrò per il colletto della maglia costringendolo a fermarsi.
“Su uno stupro ai danni di una cliente, idiota, e non ti sei manco accorto che Akira ti ha visto! Quanto eri ubriaco?!” sbottò, accostando il volto al suo con un brusco strattone. “Sei fortunato che Orochimaru sia al momento fuori città, se no ti avrebbe già sbattuto fuori,” aggiunse, poi lo liberò dalla sua stretta e lo spinse contro il muro.
Daidara emise un lamento soffocato e d’istinto appoggiò una mano sulla spalla dolorante.
“Fino a quando non cambierò idea, te ne starai chiuso qua dentro e se torna la polizia dirò che sei stato licenziato. Il tuo lavoro al bar può farlo tranquillamente un altro ragazzo e in strada ci andrò con qualcuno che ha un po’ più di sale in zucca,” lo informò risoluto.
“E per lo scambio di lunedì?” chiese, ignorando il tono definitivo dell’uomo.
Sasori lo scrutò leggermente sconcertato dalla sua presunzione e insistenza.
“Spera che per allora le acque si siano calmate, altrimenti avrai altro a cui pensare,” dichiarò conciso, prima di girarsi e andarsene, lasciando il ragazzo ai suoi pensieri.



“Saranno la stessa persona? Questo Sasori dei messaggi e quello della discoteca?” disse Ino sovrappensiero, più rivolta a se stessa che a Shikamaru.
Stringeva ancora tra le mani la cartellina con il ritratto realizzato da Sai e osservava distrattamente la strada familiare che li avrebbe condotti al commissariato, cercando di mettere insieme i vari frammenti del mosaico che si sforzavano di ricostruire da mesi.
“Di sicuro dovremo scegliere il modo più adatto per scoprilo, infatti Tsunade-sama ci aspetta per fare il punto della situazione,” le rispose il collega con tono pragmatico, sempre concentrato sulla guida.
La poliziotta lo guardò di sottecchi.
Quando era tornata in macchina, l’aveva accolta con un’espressione seria dipinta sul volto, evitando ogni sorta di commento, ma era certa che i suoi tentativi di civettare con il ragazzo, anche se mirati solo a carpire informazioni, lo avevano quanto meno infastidito.
“Ma non ho dubbi che tu abbia già delle idee, dopotutto è sempre così,” lo punzecchiò, sperando di trascinarlo finalmente in una conversazione.       
Shikamaru rimpianse all’istante di aver spezzato il mutismo in cui si era rintanato attendendo di superare emozioni irrazionali e controproducenti.  Nonostante i rumori del traffico, la voce di Ino e il brusio dei suoi pensieri, gli sembrava di sentire ancora ogni singola parola che era stato costretto a sorbirsi attraverso una ricetrasmittente, resistendo costantemente all’impulso di togliersela e gettarla lontano.  Sospirò prima di risponderle nel modo più neutro possibile.
“Sì, tipo quelle che tendi ad ignorare,” affermò senza distogliere l’attenzione dalla strada, anche se la fila di macchine annunciava la vicinanza di un semaforo rosso.
Il cenno di un sorriso comparve sulle labbra di Ino.
“Beh, tutto si è svolto tranquillamente in ogni caso,” disse compiaciuta, sollevando il disegno per sottolineare le sue parole.
Shikamaru trasse un altro profondo sospiro.  
“Certo, forse anche troppo,” replicò incapace di scacciare dalla sua voce il disappunto e la diffidenza che provava.
Quella breve operazione si era rivelata più semplice del previsto, lo pensava da quando la poliziotta aveva lasciato la camera del liceale senza intoppi. Per quanto volesse dar credito alle capacità recitative dell’amica, nel suo stomaco si agitava l’irritazione per i toni che avevano contraddistinto tutta la chiacchierata tra lei e il ragazzo, ma anche il sospetto che ci fosse una nota stonata negli atteggiamenti del nipote del sindaco. E quel sospetto era più che sufficiente a rendere insopportabile l’idea che dovesse continuare a ronzargli intorno, monitorando ogni suo movimento.  
Fermando l’autovettura, il poliziotto sperò con tutto se stesso che le loro indagini fossero davvero alle battute finali, perché non era sicuro di riuscire a sostenere la situazione ancora a lungo. Era immerso in tale considerazione quando percepì le dita affusolate della collega appoggiarsi sul suo ginocchio e poi salire sulla sua gamba con studiata lentezza. D’istinto si girò e incrociò i suoi occhi azzurri, sempre più vicini man mano che Ino si sporgeva verso di lui, diminuendo la distanza tra i loro visi.
“O forse è solo troppo geloso, ispettore,” lo canzonò con un sorriso malizioso.
All’improvviso, le sensazioni della sera precedente lo assalirono insieme a una piacevole confusione e, non appena le labbra morbide della poliziotta si scontrarono con le sue, avvertì la preoccupazione sciogliersi velocemente, dissipandosi nella calda danza delle loro lingue.     



Quando ritenne di aver riconquistato la concentrazione necessaria e che l’interrogatorio del ragazzo fosse ormai concluso, Kakashi si recò dai colleghi, trovandoli davanti all’ufficio di Naruto. Il poliziotto biondo conversava con Sasuke riguardo alle indagini, o almeno fu quella la prima impressione ricevuta dall’espressione seria del suo viso, finché non gli sentì pronunciare il nome di Sakura con tono lievemente preoccupato. Si fermò all’istante e lanciò un’occhiata rapida all’orologio del commissariato, calcolando che doveva essere trascorso più o meno un quarto d’ora dalla loro discussione. L’assenza prolungata della collega non era un segno positivo, ma sperò con tutto se stesso che li avrebbe raggiunti a breve. Sospirò, infilando le mani nelle tasche nei pantaloni, poi si avvicinò agli altri poliziotti dissimulando fin da subito timori e preoccupazioni sotto un atteggiamento tranquillo e posato, consapevole che fosse l’unico modo per evitare un’atmosfera tesa e controproducente durante la riunione. Confidava che comportarsi con distacco avrebbe impedito il sorgere di sospetti su quanto accaduto tra di loro e avrebbe permesso a Sakura di guardalo negli occhi e di parlargli normalmente, almeno di lavoro. L’immagine della giovane donna, con il capo basso per non incrociare il suo sguardo, gli attraversò la mente, ma la scacciò prima di annunciare ai colleghi la sua presenza.
Quando Naruto gli domandò se l’avesse vista, finse di non sapere nulla, impegnandosi a sostenere il suo disorientamento con aria rilassata e nello stesso tempo rassicurandolo sull’arrivo probabilmente imminente dell’amica. Per sopprimere un rinnovato senso di disagio nei confronti della buona fede dell’ispettore, cambiò argomento di discussione chiedendo di essere ragguagliato su quanto emerso durante la parte successiva dell’interrogatorio.        
La loro conversazione fu interrotta pochi minuti dopo dal suono di passi sempre più vicini e da Shikamaru che richiamava la loro attenzione, salutandoli e domandando se il commissario li stesse già aspettando. Prima ancora di voltarsi verso i nuovi arrivati, Kakashi intuì dal sollievo comparso all’improvviso sui lineamenti di Naruto che Sakura doveva essere con loro. Il giovane poliziotto riferì agli altri che Tsunade-sama doveva ancora convocarli, poi lo superò svelto per parlare con la collega.
Kakashi si girò, assumendo l’atteggiamento più neutro possibile mentre osservava la poliziotta rispondere con una leggera risata alle domande del compagno, adducendo una scusa per il suo ritardo, qualcosa sulla necessità di accordarsi con Ino per trascorre insieme quella serata. Gli parve di cogliere sul viso della Yamanaka un attimo di sorpresa, subito seguito da un sorriso e da molte parole, abbastanza da far dimenticare l’iniziale incertezza, nel caso fosse stata percepita da qualcuno.
Forse Sakura voleva evitare Naruto. Quell’idea si intrufolò infida tra i suoi pensieri, alimentando una cauta speranza, ma si affrettò a cancellarla, anche perché la giovane donna sembrava ignorare accuratamente la sua presenza. La voce del commissario, che li esortava a entrare nel suo ufficio, contribuì ad aiutarlo a non ricadere in tortuose e infruttuose considerazioni.        



Con il mento appoggiato sulle mani incrociate, Tsunade osservava in silenzio i documenti davanti a sé mentre tentava di riordinare le idee dopo il resoconto dei suoi poliziotti.
I vari tasselli che componevano le indagini delle ultime settimane sembravano ricondurre a un unico luogo: la discoteca Alba, forse una delle possibilità più ovvie, ma su cui era mancato fino ad allora qualsiasi sospetto. Sentiva che da quel momento in poi avrebbero dovuto agire con maggior cautela e il rischio ventilato da Naruto che in tutta quella storia ci fosse il forte contributo della criminalità organizzata confermava solo le sue sensazioni, anche se le sfuggiva cosa rendesse l’ispettore così sicuro di tale affermazione. Nonostante fosse plausibile, dalla spiegazione fornita sembrava mancare qualcosa, ma decise di approfondire la questione in seguito.   
“Prima di tutto, dobbiamo confermare in modo definitivo che la droga sia davvero la stessa, recuperando direttamente dalla discoteca una terza dose,” esordì, riflettendo su quale potesse essere il modo più adatto. “Escluderei un’azione sotto copertura serale, ci esporrebbe troppo…” proseguì sciogliendo l’intreccio delle sue dita e posando le mani sul legno liscio della scrivania.
“Potremmo cercare tra i soggetti schedati per uso di droga qualcuno che frequenti la discoteca, poi organizzare degli appostamenti per seguirlo e fermarlo al momento più opportuno,” suggerì Kakashi.
Lanciò poi un’occhiata a Sasuke che mostrava un’espressione pensierosa e, avrebbe osato dire, un po’ tesa, come durante il rapporto di Naruto sulla visita all’Alba e sul recente interrogatorio.
“Forse qualche informatore potrebbe semplificarci il compito,” aggiunse, attendendo un intervento del collega che si occupava di solito dei contatti con gli informatori.
L’assenza di una sua parola in merito lo soprese e se il commissario ebbe il suo stesso pensiero, come sospettava dal quasi impercettibile sollevarsi di un sopracciglio, non lo dimostrò apertamente, limitandosi a stabilire come avrebbero dovuto procedere. 
“Va bene, Sasuke, tenta anche questa strada. Naruto e Sakura, voi intanto trovate tra gli schedati qualcuno che abbia un qualsiasi collegamento con la zona in cui si trova l’Alba, che vi abiti o sia stato fermato da quelle parti. Predisporremo poi gli appostamenti,” affermò, ricevendo un cenno d’assenso dagli interessati.
Sakura si costrinse ad annuire, sforzandosi di ingoiare ancora una volta l’inquietudine che la irrigidiva dall’inizio della riunione. Anche se lo aveva rimandato per quella sera, il confronto con Naruto era inevitabile e la preoccupava cosa sarebbe successo al loro rapporto personale e professionale. Gli ordini di Tsunade le ricordavano che avrebbero dovuto continuare a lavorare insieme, in un modo o nell’altro, e il timore che la loro sintonia potesse sparire le stringeva lo stomaco in una morsa. Sentì la minaccia delle lacrime avvicinarsi di nuovo, ma la voce del collega, oggetto dei suoi pensieri, la aiutò a ricacciarle indietro, riportandola alla realtà. 
“Per quanto riguarda il barista coinvolto nello stupro, se dovessimo scovarlo nei paraggi, teniamo d’occhio anche lui?” chiese il poliziotto.  
“Va bene, ma date sempre priorità al recupero della dose di droga. Se anche lui è connesso ai traffici della discoteca, in ogni caso avremo modo di arrestarlo a breve,” gli rispose Tsunade dopo un attimo di riflessione, rivolgendo poi la sua attenzione verso Shikamaru e Ino.
“Mettiamo sotto controllo il numero di telefono che avete recuperato, solo localizzandolo possiamo scoprire se il Sasori che dirige lo spaccio a scuola è davvero la stessa persona che lavora in discoteca,” proseguì.
“Se fosse lui, avremmo un altro collegamento tra i due luoghi, oltre alla provenienza della droga. In ogni caso, credo che si dovrebbero organizzare due retate contemporanee per prenderli di sorpresa ed evitare che abbiano il tempo di nascondere eventuali prove,” ipotizzò Shikamaru, man mano che nella sua mente si delineavano le battute finali delle loro indagini.    
Il commissario assentì con un lieve movimento del capo. 
“Assicuriamoci che la data e il luogo dello scambio di droga non cambino, intercettando le telefonate e continuando a sorvegliare il nipote del sindaco. Intanto iniziate a ideare qualcosa per ridurre la presenza degli allievi, nel caso il luogo rimanga la palestra della scuola,” dispose.
“Parlerò con il preside domani stesso, credo che si possa far coincidere con quel giorno un’uscita didattica dell’ultima ora o qualcosa di simile che non sollevi sospetti,” intervenne l’ispettore, cercando di scacciare il fastidio procuratogli dall’idea di Ino alle prese con un liceale, per i suoi gusti, troppo ambiguo.
“Va bene, per quanto riguarda invece la discoteca, anche se confermassimo che la fonte della droga è la stessa, dovremmo procedere con prudenza,” avvertì Tsunade, appoggiando la schiena contro la sedia. “Se come ritiene Naruto la criminalità organizzata è coinvolta in modo diretto, l’operazione potrebbe rivelarsi molto delicata e con prevedibili ostacoli.”
Posò poi lo sguardo indagatore sull’ispettore biondo che, sentendosi osservato, si irrigidì involontariamente.  
“Detto questo, quali elementi ti rendono sicuro della tua ipotesi? Certamente è sospetto che l’Alba sembri essere sfuggita fino ad ora a qualsiasi controllo, ma potrebbe pur sempre essere uno dei tanti pesci piccoli che ha tentato di ingrandirsi,” gli disse con tono pacato e attese in silenzio una motivazione più dettagliata di quella iniziale.
Il poliziotto la fissò incerto su cosa replicare, consapevole che la vera spiegazione non spettasse a lui. Era sul punto di girarsi verso Sasuke per guardalo quando sentì la voce atona dell’amico terminare gli istanti di attesa.
“Perché in discoteca lavora mio fratello,” affermò lui in modo conciso.
L’espressione del suo viso era quasi impenetrabile e rimase tale anche davanti alle reazioni di evidente sorpresa dei colleghi. Se non fosse stata per la ruga di tensione che gli increspava appena la fronte, sarebbe apparso perfettamente calmo, tuttavia Naruto sapeva bene che non era così.
“In che senso lavora all’Alba?” domandò il commissario con aria diffidente.
“Molti anni fa, fu coinvolto in un traffico di droga gestito da un pezzo grosso della criminalità organizzata. È scappato e da allora non ho più scoperto nulla di lui, finché…” le rispose Sasuke tutto d’un fiato, ma si interruppe quando avvertì un nodo bloccargli la gola.    
Anche la versione più breve della storia di suo fratello era come un blocco di cemento che lo schiacciava soffocandolo. Si sforzò di mantenere un atteggiamento controllato mentre sentiva l’amico giungergli in soccorso.  
“Finché l’altro giorno non l’ho riconosciuto in discoteca,” completò la frase al suo posto.
Lo ringraziò mentalmente, deglutendo e recuperando il respiro che fino a quel momento non si era accorto di aver trattenuto. Ignorò gli sguardi stupiti che ancora percepiva su di sé e si concentrò sulla voce dell’altro poliziotto.
“È quindi molto probabile che sia sempre la criminalità organizzata a coprire e proteggere l’Alba. Se dietro Itachi c’era qualcuno di importante, ciò potrebbe spiegare la mancanza di precedenti per il locale o comunque di qualche sospetto. Inoltre Sasuke non è riuscito a trovare suo fratello in tutti questi anni, pur essendo qui a Konoha. Era come se non esistesse e lo stesso sembra valere per i dipenditi del locale,” spiegò Naruto.
Tsunade lo ascoltò con attenzione, cercando di assimilare le nuove informazioni.
Non si sarebbe mai aspettata un coinvolgimento personale di un suo poliziotto con un pregiudicato, per giunta latitante. In situazioni simili, la logica avrebbe voluto che lo escludesse dal caso, tuttavia Sasuke restava uno dei suoi migliori uomini che aveva condotto quelle indagini fin dall’inizio senza errori e, nonostante tutto, sentiva di potersi fidare di lui.
Emise un sospiro istintivo e rivolse lo sguardo sul poliziotto che attendeva compostamente una sua replica.  
“Se davvero tuo fratello è collegato a questo caso come sembra, da questo momento in poi confido nella tua totale professionalità. Non costringermi a rivalutare la mia decisione,” affermò perentoria, fissandolo seria e cambiando argomento solo quando ottenne una risposta convincente.
“Non appena avremo le conferme di cui abbiamo bisogno, definiremo meglio i dettagli per le operazioni finali. Ora siete liberi di andare,” concluse, osservando poi i poliziotti che lasciavano il suo ufficio e augurandosi che nei prossimi giorni filasse davvero tutto liscio come speravano.      





Note dell'autrice

Nonostante i tremila anni di attesa, questo capitolo è fondametalmente un capitolo di transizione. Spero però che Sakura e Kakashi, e forse anche Sasuke che un po' si è messo in gioco, siano riusciti a renderlo più interessante.
La parte delle indagini è quella che mi sta dando molti problemi, quindi pur cercando di renderle il più possibile realistiche credo che chiuderò qualche occhio o questa storia rischia davvero di non arrivare ad una conclusione. Mi premeva precisarlo perché fin dall'inizio ho provato a gestire l'elemento poliziesco con attenzione, ma è evidente che  mi  sono più congeniali le pare mentali dei personaggi ^^'
Grazie a chi lascerà un segno del proprio passaggioXD




  
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