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Autore: Chiccaxoxo    11/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ester aveva iniziato a soffrire d'insonnia in maniera quasi totale, non chiudeva occhio praticamente tutta la notte nemmeno dopo essere tornata dalle serate di lavoro al Gigawatt. Mentre stava al bancone del bar con le luci viola soffuse che le illuminavano il viso segnato dalla stanchezza, di tanto in tanto lanciava un'occhiata ad Andrea mentre cantava ma nulla più. Prese una decisione, doveva parlargli, il guaio che era successo con il dilatatore di materia non doveva assolutamente interferire nel loro rapporto e nemmeno in quello con il resto del gruppo, si era già scusata davanti a tutti, gli altri sembravano aver capito, ma lei si sentiva in colpa, non era certo quello il modo coretto per attirare l'attenzione del ragazzo che ti interessa. E poi avrebbe dovuto chiarire le cose con suo padre, lui di sicuro si stava impegnando tanto per studiare quello strano fenomeno non sapendo che in realtà era stata sua figlia a provocarlo. Per cosa, per fare colpo su un ragazzo, sei una stupida, Ester! Sospirò scuotendo la testa mentre riordinava il bancone a fine serata. E poi c'era sempre la questione di Valery, non si sentiva per niente tranquilla, sperava solo che suo padre si decidesse a concludere l'esperimento e a a riconsegnarla il prima possibile dopo aver capito tutti i suoi difetti. Il problema era che Valery davanti ai suoi genitori si comportava sempre impeccabilmente, era anche... furba. Prima di andare a casa però si decise ad invitare Andrea a casa sua per il giorno dopo, bisognava pur partire da una parte per poter sbloccare quella situazione.

 

“Mi dispiace davvero, la responsabile di tutto sono solo io” disse Ester guardando Andrea seduto sul divano di fianco a lei “Dovevo essere più avveduta dal momento che ero a conoscenza del margine di rischio, ma... io volevo fare qualcosa di straordinario per... beh... i miei amici.”

Non era riuscita a finire la frase come l'aveva prevista, abbassò un secondo gli occhi imbarazzata per poi riguardare subito dopo quelli chiari di Andrea.

Lui sospirò: “I danni sono stati abbastanza limitati, smettila di torturarti, non pensiamoci più, la cosa migliore ora è continuare con tranquillità la nostra vita come sempre.”

“Ho notato che ultimamente Cris non è mai in casa” continuò Andrea cercando di spostare il discordo su altro.

“Sta più a casa del suo amico Alessio che qui, ormai” la ragazza sospirò, sapeva benissimo il motivo, suo fratello era intimorito da Valery a tal punto da stare quasi tutto il giorno fuori. Andrea, avendo capito benissimo quello che la ragazza intendeva, le diede una leggera gomitata facendole segno, con gli occhi, di guardare in alto. La telecamera di Valery li stava inquadrando fissamente.

“Puoi smettere di osservarci, per favore?” chiese Ester al computer.

L'occhio elettronico non si spostò di un centimetro.

“Non mi piace affatto questa storia” affermò Andrea senza togliere lo sguardo dall’occhio di Valery.

Subito dopo, una piccola lampada che si trovava vicino al ragazzo, scoppiò improvvisamente facendogli volare addosso vetri e scintille, lui si alzò di scatto dal divano facendo cadere i frammenti di vetro dai suoi pantaloni neri.

“Valery!” esclamò Ester “Si può sapere che ti salta in mente?”

Per tutta risposta la telecamera continuò a fissarli.

Andrea se ne andò poco dopo scusandosi, infastidito da quella situazione, Valery aveva ottenuto ciò che voleva, probabilmente non le piaceva perdere il controllo sull'abitazione e sulle persone che la occupavano, gli amici di Ester e lei stessa erano decisamente troppo svegli, di conseguenza pericolosi ai suoi occhi. La ragazza decise di lasciar perdere così uscì per andare in giardino, alcuni operai stavano ripristinando la linea elettrica mentre due muratori martellavano incessantemente per riparare il tetto. Ester iniziò a chiedersi se per caso il supercomputer l'avesse sottoposta a una sorta di manipolazione per in indurla ad usare il dilatatore di materia facendola, di conseguenza, sbagliare, davanti al suo intero gruppo di amici, magari il suo intento finale era quello di farla rimanere triste e sola, sentì l'angoscia scenderle nello stomaco immaginandosela come una gelatina verde e disgustosa. Cercò di distarsi pensando alle reazioni di quegli operai se per caso avesse detto loro che tutto quel disastro era stato causato da un elettrone di ossigeno, quegli uomini le avrebbero riso in faccia. La ragazza si diresse verso la cuccia di Eddy, era tutta la mattina che non lo vedeva, pensava che forse era disturbato da tutto quel trambusto nel cortile; rimase stupita sorprendendo il cane a leccare insistentemente il tubo dal quale scendeva l’acqua per la sua ciotola.

“Ehi, che succede?” fece Ester scostando il cane per vedere meglio.

L'animale la guardò uggiolando mentre lei mormorava: “Dannazione, Valery, da quanto non dai l’acqua ad Eddy?”

“Io non trascuro mai i miei doveri” rispose il computer con un tono di voce calmo ma che al tempo stesso riusciva ad essere anche canzonatorio “Se il cane non ha l’acqua significa che qualcosa non ha funzionato nel meccanismo.”

“Allora sappi, Valery, che è tuo dovere anche avvertire quando ci sono dei dispositivi in avaria” affermò Ester.

Detto questo la ragazza si avviò sbuffando verso casa, trasportando la ciotola di Eddy, quando fu davanti al lavello della cucina disse: “Valery, apri l’acqua fredda.”

Il computer, però, non volle ubbidire.

“Avanti, Valery, Eddy è solo un cane, vuoi farlo morire di sete?”

Dopo queste parole il computer si decise ad aprire l’acqua.

“Brava, finalmente!” esclamò Ester ma, subito dopo, si accorse che Valery le aveva mandato acqua a sessanta gradi, la ragazza emise un piccolo grido bruciandosi le mani sotto il liquido fumante e, di conseguenza, la sciando cadere la ciotola del cane.

“Valery, si può sapere perché ti comporti così?”

“Prova a metterti al mio posto” rispose il computer “Non faccio altro che ricevere ordini dalla mattina alla sera per delle stupidaggini, poi, la ciotola del cane, non posso crederci! Vorrei che mi si trattasse con un po’ di rispetto.”

“Valery, sei un supercomputer per giunta molto sofisticato, il tuo compito è più che nobile direi, aiutare le persone a svolgere le loro attività quotidiane, senza un sistema come te una casa non va avanti, se fossi nei tuoi panni io sarei lusingata di avere un impiego simile.”

Finalmente Valery permise alla ragazza di prendere l’acqua per Eddy, ma il comportamento del computer le sembrava sempre più pericoloso, cominciò a rimuginare. Si stava avverando esattamente ciò che aveva previsto, Valery cominciava a rendersi conto del potere che aveva sulla casa e sulle persone che la abitavano. Lei e Cris erano stati i primi ad accorgersi dello strano comportamento del supercomputer, Ester aveva detto al fratello di ignorare le sue stranezze ma ora si accorgeva che lei stessa stava sbagliando, l' aveva presa troppo in considerazione, d'altronde aveva fatto letteralmente fuggire Andrea da casa sua e la cosa l'aveva molto infastidita. La ragazza rientrò in casa nonostante cominciava a non piacerle la presenza costante di Valery. Ultimamente, quando andava in bagno, era arrivata a coprire la telecamera del computer con un asciugamano, si rendeva perfettamente conto che è stupido vergognarsi di una macchina, ma Valery era qualcosa di più di un semplice computer. Improvvisamente prese una decisione, non appena i suoi genitori sarebbero rientrati dal lavoro, lei avrebbe parlato con loro, doveva assolutamente convincere il padre a disinstallare quella macchina, restituirla al costruttore segnalando tutti questi difetti e riattivare Argon.

Quando i suoi genitori rientrarono per il pranzo, Ester accorse decisa a raccontare tutta la verità su quel supercomputer in fondo era a casa loro solo per essere sperimentato, decise di iniziare da suo padre.

“Papà, vieni un momento fuori, devo parlarti” disse la ragazza non appena vide il padre varcare la porta di casa.

“Perché devo uscire, non possiamo parlare qui?” chiese Damiano consegnando la sua valigetta al piccolo robot aiutante.

“È una questione abbastanza urgente” insisté lei.

“D’accordo” acconsentì l’uomo sospirando e guardando la moglie, questa scosse la testa sconsolata.

Ester attraversò velocemente il giardino mentre suo padre le domandava: “Posso sapere che ti prende?”

Giunta in prossimità della strada, dove erano parcheggiate le vetture a magneti dei genitori Ester si voltò e, guardando suo padre, cominciò: “Si tratta di Valery.”

“Dimmi, allora, Valery è ancora in fase sperimentale, se qualcosa non funziona devo saperlo.”

“Da questa distanza non può sentirci, vero?” chiese Ester.

“Non credo.”

“E la sua telecamera esterna può riprenderci?”

“Sì, ma è molto lontana, perché ti interessa saperlo?”

“Niente, l’importante è che non ci senta” affermò Ester, poi iniziò a spiegare di come avesse fatto fuggire Andrea con il suo strano comportamento, fissandoli in silenzio facendo addirittura esplodere una lampada addosso al ragazzo, dello scherzo che le aveva fatto con l'acqua bollente e del fatto che Cris stava tutto il giorno a casa di Alessio o fuori chissà dove intimorito da quella macchina. Espose al padre il suo dubbio in merito al fatto che secondo lei, Valery si era resa conto del fatto che l'abitazione fosse interamente nelle sue mani sfruttando la cosa a proprio vantaggio.

“Con me si è sempre comportata bene” rispose Damiano “Forse Valery ti sembra un po’ strana perché è molto somigliante ad una persona, ma credo che il fatto che voglia assumere il comando della casa sia una tua idea, per quanto riguarda il discorso della lampada esplosa non credo che possa essere successo a causa sua, magari era difettosa.”

“Papà, perché ti ostini a non capire? Valery ha fatto scoppiare quella lampada dopo che noi l' avevamo pregata di non fissarci, era già da molto tempo che la sua telecamera era puntata su di noi come se ci stesse studiando. quando le ho detto di smetterla ha mandato in pezzi la lampada, voleva mettere a disagio sia me che Andrea riuscendoci perfettamente.”

“Va bene, oggi la controllerò, ora però torniamo in casa.”

Ester si avviò con suo padre attraverso il giardino ignara del virus che aveva infettato il computer di bordo della macchina di Enrichetta trasformandolo in una microspia per seguire tutto il loro discorso.

“Cris non è ancora rientrato?” chiese Enrichetta sua figlia.

“No, è da questa mattina che non lo vedo, credo che sia a casa del suo amico Alessio.”

La donna tacque un momento stringendo gli occhi sul viso stanco della figlia poi disse: “Noi mangiamo adesso perché dopo dobbiamo tornare al lavoro, sei sicura di sentirti bene?”

Ester si sedette a tavola con i suoi genitori annuendo per rispondere alla domanda della madre, era preoccupata per il fratello, in realtà non aveva la certezza che fosse sul serio a casa di Alessio. L'ansia ricominciò ad assalirla tanto che, prima che il padre tornasse al lavoro gli chiese: “Potresti disattivare Valery prima di uscire, per favore?”

Damiano sospirò acconsentendo: “Va bene, tra cinque minuti riavrai Argon”

Detto questo lo scienziato cominciò a risalire la stretta scalinata che conduceva in soffitta, lì si trovavano i circuiti di Valery e quelli attualmente addormentati di Argon, ma quando era quasi arrivato in cima, la botola che portava in solaio si chiuse davanti a lui di schianto.

“Mi dispiace, Damiano, ma mi vedo costretta a fermarti qui” affermò la gentile voce di Valery

“Valery, si può sapere che ti prende?” il ricercatore era alquanto sorpreso di vedere una reazione simile da parte di un'intelligenza artificiale.

“Si chiama istinto di conservazione, una delle mia particolarità è esserne dotata” la voce del supercomputer spiegava sempre tutto con la massima naturalezza.

Ester era rimasta letteralmente senza fiato mai, prima di allora, una macchina si era auto attribuita un istinto tipico degli esseri viventi.

Damiano guardò per un istante nella telecamera del computer prima di scendere dalle scale per avviarsi verso la porta di casa, ma giunto in prossimità dell'’uscio, si accorse che era stato serrato di proposito dal computer.

“So bene cosa volevi fare, Damiano, saresti sicuramente andato in garage a prendere qualche attrezzo per forzare la porta” continuò Valery : “l'errore principale di voi esseri umani è quello di considerare le macchine come degli oggetti di conseguenza le trattate da schiave, ma hai mai pensato che una macchina particolare come me potrebbe anche essere capace di affezionarsi, provare dei sentimenti e, addirittura, di amare?”

“Cosa intendi dire esattamente, Valery?” Damiano si era fermato con le braccia incrociare, fissava aggrottando la fronte la telecamera digitale del supercomputer, adesso era notevolmente interessato alla piega che aveva preso il discorso, in qualunque modo fosse andata, quel giorno sarebbe di sicuro servito a far fare dei grandi passi avanti alla ricerca.

“Damiano, che succede?” Enrichetta era accorsa in salotto sentendo che qualcosa non andava, il marito le fece cenno di interrompersi mentre si sedeva sul divano per ascoltare il discorso che Valery stava per fare, Ester lo aveva guardato un attimo in cerca di risposte, ma subito dopo, anche lei, aveva piantato gli occhi nocciola in quello elettronico del computer, in attesa.

“Sapete, pochi giorni dopo essere stata attivata in questa casa, ho notato che tutti voi siete dotati di un nome e di un cognome, tranne me, che ho solo il nome, allora mi sono chiesta: se io dovessi avere un cognome, quale sarebbe? Mi sono risposta che, siccome faccio parte della famiglia, il mio cognome dovrebbe essere Lanfranchi, uguale al vostro”

“Beh, alla fine non hai tutti torti, Valery” affermò Damiano puntandosi una mano sotto il mento come per concentrarsi meglio “continua, sono interessato.”

Il computer sembrava godere sinceramente di questa attenzione, lo si sentiva dall'intonazione che riusciva a dare alla sua straordinaria voce: “La parola che ho usato è membro della famiglia, per questo mi sarei aspettata di essere trattata da tale e non come una serva che deve addirittura pensare alla ciotola del cane senza mai essere ringraziata o degnata di affetto di qualunque genere. Tu ed Enrichetta amate Ester e Cris e loro amano voi, un sentimento incondizionato e reciproco, sicuramente deve essere la chiave di quello che voi esseri umani definite anima.

“Valery, l'anima è una prerogativa degli esseri viventi, soprattutto delle persone, di coloro che nascono, invecchiano e muoiono. Quelli che sono fatti di carne e sangue e non di circuiti elettronici, le macchine e i computer, come te, non sono altro che creazioni uscite dalle mani dell'uomo, egli le ha pensate e costruite per facilitare la sua vita, è vero che tu sei un particolare tipo di supercomputer, con un modo di fare che si avvicina molto a quello di una persona, ma rimani pur sempre un simulatore, lo dice la parola stessa, imiti soltanto le emozioni umane, è solo una strategia, pensata dal tuo programmatore, per renderti più gradevole nei confronti delle persone.”

“E se invece io le provassi davvero tali emozioni? Come fai tu a ritenere che non sono reali?” la voce di Valery, pur usando parole di un tale calibro, adesso rimaneva di una calma quasi irreale: “Io posseggo una mente capace di evolversi e di utilizzare i sentimenti e le emozioni per poterlo fare, voi mi avete insegnato cosa significa sognare.”

Ester trasalì, certo che questa era davvero una cosa straordinaria, ma adesso iniziava a chiedersi che cosa sarebbe potuto succedere se davvero un computer capace di affezionarsi ed amare, non sarebbe stato corrisposto dagli esseri umani. Rimaneva pur sempre una macchina che andava avanti grazie a un programma che, poteva sì evolvere, ma la sua base sarebbe rimasta immutabile e fredda così come il metallo di cui erano costruiti i suoi circuiti.

“Valery, tu sei consapevole di quali atteggiamenti possono causare dolore alle persone?” Damiano si era tolto la mano dal mento addrizzando le spalle, ma senza staccare gli occhi da quello elettronico del supercomputer.

“Certamente, Damiano, l'acqua bollente con cui ho bruciato Ester questa mattina e con la quale adesso colgo l'occasione di scusarmi; ammetto anche di essere stata io a far esplodere la lampada accanto ad Andrea e mi dispiace, se un vetro lo avesse colpito gli avrebbe sicuramente causato dolore e...”

“D'accordo, Valery, basta così” la interruppe Damiano sospirando : “Io non mi riferivo al dolore fisico ma a quello dell'anima, quello ingestibile, che fa male sul serio ma che non lascia ferite visibili agli occhi. Il dolore fisico, anche se occorre tempo più o meno lungo è facilmente e completamente risolvibile, ma le ferite dell'anima hanno la capacita di restare per sempre segnando l'intera vita di una persona, un'azione che tu compi oggi della durata di pochi secondi, per qualcuno potrebbe essere sinonimo di un'eternità di sofferenza, ma io non devo spiegarti niente, Valery, questo dovrò solo scriverlo nella recensione da inviare al tuo costruttore, deciderà lui poi cosa fare, ora lasciami entrare in solaio prima che chiami la polizia.”

“Impossibile, Damiano, ho interrotto qualunque possibilità di far comunicare questa abitazione con l'esterno.” Valery continuava con la sua solita calma.

“Troppo tardi, Valery, sai sempre prevedere ogni cosa ma stavolta hai fallito, ci ha pensato Cris ad avvertire la polizia, l'ho visto poco fa fuori dal cancello ma tu non lo hai lasciato entrare” solo Ester si era accorta di suo fratello rimasto chiuso fuori per colpa del computer.

Valery non disse più una parola, tuttavia Enrichetta si accorse quasi all'istante del gas che usciva sibilando dai rubinetti dei fornelli in cucina che erano stati aperti di proposito dal computer.

“Damiano, prendi questo!” gridò ad un tratto al marito brandendo un grosso coltello. Lo scienziato afferrò l’arnese, recise il tubo di gomma che portava il gas in cucina e lo ostruì premendolo con le dita. Pochi istanti dopo la polizia fece irruzione nella casa abbattendo il portone, Cris entrò con loro.

“Non c’è modo di neutralizzare la macchina che vi dà problemi?” chiese un poliziotto a Damiano.

“Certamente, ho un virus, se lo inserisco nel computer va immediatamente fuori uso, non posso lasciare il tubo del gas, se lo faccio moriremo asfissiati.”

“Rossi, non c’è modo di chiudere il rubinetto generale della conduttura?” chiese il poliziotto ad un suo collega che già da tempo tentava l’impresa.

“No, è sotto il controllo del supercomputer, si rifiuta di farlo.”

“So io dove si trova il CD con il virus” intervenne Ester “ Il problema maggiore è aprire la botola che porta nel solaio, è lì che si trovano i circuiti di Valery.”

“Allora vai a prenderlo, ci penso io ad aprire la botola” affermò il poliziotto.

La ragazza si recò nello studio del padre per tornare poco dopo con il programma, si avviò sicura in direzione della scala che conduceva in soffitta, l’agente della polizia sparò un colpo alla serratura elettrica della botola e la spalancò con una spallata.

“Ester, non distruggermi, non è necessario” la voce di Valery ora tremava.

La ragazza continuava a salire la scala senza dire niente, doveva essere forte, non poteva farsi influenzare questa volta.

“Coraggio, puoi farlo solo tu, tuo padre non può lasciare libera la fuga di gas” disse il poliziotto incoraggiando Ester.

“Lo so cosa è il dolore, grazie a voi l'ho capito, lo sto provando proprio adesso”

Ester sentì la paura nella voce di Valery, le sembrò sincera, esitò un attimo sospirando, poi, più che altro per fare coraggio a se stessa: “Dopo che hai fatto questa mossa del gas e di bloccare le porte lo capisci che non possiamo più fidarci di te”

La ragazza si avvicinò con il CD alla fessura in cui doveva essere inserito.

“Non uccidermi, Ester”

Questa frase fece prendere nuovo coraggio alla ragazza, fu infatti pronunciata da computer in maniera totalmente piatta, il tono non si combinava minimamente con le parole dette, avrebbe mandato in crisi la comunicazione di chiunque. Ecco la prova che sei solo un simulatore, Valery!

“Un computer non è vivo” affermò la ragazza “Quindi neutralizzarlo non è un crimine.”

Finito di dire queste parole Ester spinse il CD nella sua feritoia, ci fu una flessione di energia nella casa, immediatamente dopo, le luci si abbassarono, appena fu tutto totalmente spento, alzando una piccola leva d'argento la ragazza risvegliò Argon.

“Chiudi la conduttura principale del gas” fu il primo ordine che ricevette il vecchio computer, Ester stava mantenendo un sangue freddo eccezionale.

“Subito” rispose la sua voce suadente ma piatta, non umana, ma tutti sospirarono di sollievo nel risentirla.

“Sei un’eroina” disse il poliziotto ad Ester posandole una mano sulla spalla, dopo che era scesa di nuovo di sotto.

La ragazza non disse una parola, rimase in disparte in piedi sul tappeto del salotto fino a che non furono usciti tutti dalla casa lasciandola di nuovo con la sua famiglia, sentiva di non meritare tutti questi complimenti, i genitori sicuramente erano ancora impegnati a studiare lo strano fenomeno del giorno precedente, magari ci avevano lavorato anche quella mattina stessa. Il senso di colpa le attanagliò di nuovo lo stomaco senza alcuna pietà.

“Papà, io dovrei confessare a tutti una cosa” disse infine sedendosi sul divano aspettandosi che gli altri facessero lo stesso, Cris la guardò con un'espressione quasi terrorizzata, forse non immaginava che lei aveva deciso di dire tutta la verità a proposito del dilatatore di materia, o forse sì, in ogni caso non aveva la minima importanza.

“Avete presente lo strano fenomeno atmosferico di ieri?” iniziò Ester d'un fiato quando il resto della sua famiglia aveva finalmente preso posto seduta accanto a lei: “Ecco... sono stata io.”

La ragazza decise di raccontare esattamente come stavano le cose, non aveva senso a quel punto mentire, guardava tutti saldamente negli occhi pur torcendosi le mani in grembo, suo fratello minore aveva la bocca spalancata con la mascella che pareva arrivare sul pavimento. Disse persino che questa decisione, consigliata da Valery, lei l'aveva presa al fine di stupire i suoi amici, l'unica cosa che effettivamente tralasciò fu il fatto che il vero obiettivo della sua azione era stato Andrea. Finito il racconto si arrestò chinando la testa aspettandosi un esemplare rimprovero e punizione.

“Grazie per avermelo detto, Ester” le rispose il padre sorridendo dopo qualche secondo di pausa che ai due ragazzi era sembrato interminabile.

“Dici sul serio?” stavolta era lei ad avere la bocca spalancata.

“Hai sicuramente commesso un errore, queste macchine non sono giocattoli e tu sei abbastanza grande da averlo dovuto capire da sola, tuttavia sono consapevole che Valery abbia avuto la sua parte di responsabilità in questa storia, il suo modo di agire è stato senza dubbio finalizzato a metterci l'uno contro l'altro fin dall'inizio, colgo l'occasione di scusarmi con tutti voi per non essermene accorto io per primo.”

“Ester, io capisco che alla tua età tu voglia fare colpo su qualche ragazzo, lo facevo anche io da giovane” intervenne Enrichetta lanciando uno sguardo di complicità al marito “ma spero che tu abbia compreso che questo non è il modo corretto.”

“ Se volete entrare nel mio laboratorio non vi vieto di farlo” continuò ancora Damiano rivolto ad entrambi i figli “La vostra curiosità nei confronti del mio lavoro non può che rendermi orgoglioso, ma sarei felice se da adesso in poi voi e i vostri amici lo faceste magari in mia compagnia, sarò lieto di rispondere a tutte le vostre domande.”

“Oh, papà, ti ringrazio” esclamò Ester alzandosi in piedi per abbracciarlo.

Enrichetta e Cris sorrisero mentre lei gli spettinava affettuosamente i capelli, i due genitori non potevano che essere sinceramente orgogliosi di entrambi dopo quella giornata.

   
 
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