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Autore: Pawa    11/07/2021    7 recensioni
CAPITOLO I:
“...chissà cosa direbbero di me se la mia vita fosse andata bene e fossi ancora a Flevance...”
CAPITOLO V:
“Law?” Avrebbe voluto dire “Captain”, ma non era sicura che lui si ricordasse di esserlo.
Il medico si era voltato e i cuori di Hearts e Mugiwara si erano stretti terribilmente, atrocemente. //...
Quello era il dottor Trafalgar, ma non quello che cercavano.
TRAMA:
Artigiano del destino o membro della D.
Colui che lascia un segno nella storia del mondo.
Ma nessuno ha mai riflettuto su quanto i detentori della D siano fondamentali, nel bene o nel male.
I Mugiwara e i Pirati Heart combinano un casino, esasperano Law, e lo portano a pronunciare parole di cui si pente subito, sebbene ignaro delle conseguenze.
Le due ciurme si ritrovano in un mondo che pare non aver mai conosciuto il Chirurgo della Morte.
Idolatra invece il dottor Trafalgar Law, di Flevance, che trovò la cura al famigerato Piombo Ambrato e da allora continua a compiere miracoli medici, lontano dal mare e dall'ombra di una bandiera nera.
NOTE:
Il titolo presenta una licenza poetica; latino corretto dovrebbe essere: “Fatum dominum”, ma preferivo “mastro” a “maestro”.
TRA I PERSONAGGI: ABITANTI DI FLEVANCE.
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Pirati Heart, Trafalgar Lamy, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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°°Fatum Mastro°°

 
Capitolo II
- Smarriti -



            I Cappello di Paglia e i Pirati Heart erano rimasti immobili a fissare la porta blindata del Polar Tang, che non era stata sbattuta dal chirurgo perché Law era probabilmente troppo maturo per andarsene come un ragazzino stizzito, ma se fosse successo nessuno l'avrebbe biasimato.

Erano state dette delle mezze verità, idee sulle quali nessuno si era soffermato a dovere prima di esporle, perché la rabbia aveva buttato fuori tutto e senza alcun freno.

Ora Trafalgar Law se n'era andato con una furia cieca, che di rado gli aveva rovinato i lineamenti, e soprattutto con una delusione che nessuno gli aveva mai visto negli occhi.

I suoi uomini erano stati pronti a seguirlo, a consolarlo e coccolarlo come sempre facevano quando qualcosa non andava, ma si erano trattenuti. Sapevano che voleva stare solo e che in quel momento era troppo incazzato per dar retta perfino a loro, che tralasciando qualche piccola incomprensione non gli avevano fatto alcun torto.

Tra i loro alleati c'era ancora tensione, ma il comandante ventenne pareva averci già messo una pietra sopra. Non ci aveva capito moltissimo, soprattutto perché aveva smesso di ascoltare le grida dopo un po', preferendo brontolare tra sé e sé quanto il proprio rivale preferito gli avesse fatto male, ma poi aveva notato l'espressione di Torao poco prima che lui si rifugiasse nel sottomarino, e non gli era piaciuta.
Non gli fregava se avevano avuto un'incomprensione sfociata nella violenza, non gli fregava neanche da dove fosse nato il tutto, sebbene invece avrebbe dovuto dargli importanza. Per Rufy contava solo la sua amicizia con Law e la felicità di quest'ultimo, e l'aspirante re dei pirati era certo che quel viso tradito non poteva essere gioioso, neanche lontanamente.

Si era quindi diretto senza esitazione verso la cambusa del sommergibile, facendo ticchettare i sandali sul ponte.

Era forse stato quel rumore a riscuotere i presenti.

Penguin aveva afferrato il braccio del giovane del villaggio Foosha, fermandolo.
“Cosa vuoi fare?”

“Andare a parlare con Torao!” La sua risposta era stata genuina, anche se leggermente bofonchiata per via della mandibola rotta, tuttavia Rufy non pareva darci peso.

“Non è il caso... non adesso.” Penguin aveva mollato la presa ed era rimasto sorpreso quando l'altro pirata non aveva proseguito per il proprio sentiero.

Forse c'era la lontana speranza che Rufy avesse del buonsenso.

“Come fai ad avergli già perdonato il pugno?” Il sussurro di Zoro aveva fatto voltare il suo capitano, e se non si fosse trattato proprio dello spadaccino, quel mormorio sarebbe parso quasi imbarazzato.
Forse Zoro si era reso conto di aver urlato al loro alleato qualcosa di estremamente offensivo, e col senno di poi poteva riconoscere tutto il torto nelle proprie parole. Non era partito da un concetto sbagliato, non aveva voluto fare insinuazioni, ma l'adrenalina gli aveva fatto formulare male la frase, non ci aveva nemmeno dato peso mentre la pronunciava, e l'aveva arricchita di una malizia assolutamente fuori luogo.
Lo spadaccino credeva davvero che Torao fosse anzitutto un pirata e dovesse ragionare anche in quei termini, ma non metteva in dubbio il suo titolo di medico.
Perciò ora provava un leggero disagio.
Lui era un uomo d'onore, feriva soltanto con la spada e solo uomini altrettanto armati, non era mai stato il tipo che infliggeva dolore anche con le parole.
Non era il genere di persona che si sarebbe buttata in ginocchio per chiedere scusa, ma sapeva riconoscere quando sbagliava e quando era il caso di chiedere perdono.
Tuttavia era orgoglioso, e l'aria carica di elettricità sferzava ancora sul ponte del Polar Tang, perciò non riusciva totalmente a capire come Rufy potesse già voler andare da Law per chiarire le cose.
Avrebbe voluto fare altrettanto, perché anche se entrambe le parti erano state inopportune, Zoro voleva risolvere, tuttavia non era così genuino come il suo vecchio amico, e in questo senso lo invidiava.

Rufy si era totalmente girato per affrontare il proprio compagno. Si era messo il cappello in testa e aveva sorriso, anche se meno ampiamente del solito, per quell'osso fuori uso.
“Non so esattamente perché l'ho fatto arrabbiare, ma Law è una brava persona.” L'aveva chiamato per nome, e i due equipaggi sapevano che Rufy, nonostante gli angoli della bocca tirati all'insù, era serio in quel momento. “Quindi immagino che se mi ha picchiato è perché l'ho combinata grossa! Non l'avevo mai visto così, è spaventoso!” Era scoppiato a ridere, regalando alla propria ciurma la medicina di cui aveva bisogno, e continuando a commentare per i fatti propri quanto Torao incazzato fosse figo.

Nami aveva sorriso debolmente.
L'entusiasmo del suo comandante riusciva sempre a risollevarla.

Era piuttosto confusa in quel momento.
Rufy era importantissimo per lei e non poteva accettare di vederlo essere picchiato al di fuori di una battaglia, ciononostante a mente fredda poteva riesaminare l'accaduto e si rendeva conto di quante cattiverie fossero state dette da ambo i lati, ma soprattutto sapeva cosa avesse scatenato il litigio e si sentiva male per quello. Certo, Rufy era il suo migliore amico, ma anche Torao era importante, e tutti loro gli avevano dato contro.

Ikkaku le aveva messo una mano sulla spalla, cercando silenziosamente di confortarla.
Tuttavia non era riuscita a dire nulla.
Se Law stava male era a causa dei Cappello di Paglia. Sì, la riccia poteva capire che i Mugiwara si fossero intimoriti dinnanzi al Chirurgo della Morte incazzato nero e avevano avuto reazioni esagerate perché lui stesso si era lasciato scappare diverse cattiverie, ma per i Pirati Heart non c'era niente che giustificasse un torto nei confronti del loro capitano, e si sentivano già dei pessimi amici per non averlo appoggiato ciecamente, anche se sarebbe stato a discapito dei loro alleati.
L'unica donna dei Pirati del Cuore aveva riabbassato il braccio e pure lo sguardo, sapendo di non poter fare molto. Era stato allora che aveva davvero osservato i resti del lavoro di Law. Era quasi sorpresa che il suo capitano non avesse vivisezionato qualcuno e senza room, dopo quello scempio.
Ikkaku si era chinata per raccogliere alcune parti superstiti. Anche se annerite, c'erano delle pagine ancora leggibili. Erano in disordine tra loro e la scrittura di Law, per quanto elegante, non era di facile comprensione, con fin troppi fronzoli, chiara cicatrice della sua istruzione presso una scuola per ricconi, ma qualcosa si capiva, e man mano che la donna leggeva il suo cuore si stringeva.
“Ragazzi...” Ikkaku aveva richiamato dolcemente i compagni. “il Captain stava realizzando degli integratori per noi... per ognuno di noi.”

Sanji si era acceso una sigaretta, gettando in mare quella vecchia, e si era rivolto alla bella riccia con fare casuale.
“Cosa intendi, esattamente?”

Lei si era seduta a gambe incrociate, passando da un pezzetto di carta a un altro.
“Sono tutte formule differenti, che sfruttano però gli stessi ingredienti, e ognuna è specifica di un nome... Nami-ya, Pen... Rufus...” Si era lasciata scappare una piccola risata. Law aveva scherzato su Rufy che lo seguiva come un cane e perciò lo aveva soprannominato in quel modo, qualche volta. Leggerlo tra appunti così seri e importanti aveva del comico. Poi aveva proseguito. “Sanji, Uni... e gli altri saranno bruciati. Sono integratori personalizzati.” Un angolo totalmente nero gli si era sbriciolato tra le dita e il nome di Uni si era distrutto, ma il significato di quelle scritte era immacolato e tutti lo avevano colto, perfino Rufy, che si era distratto a metà appello cercando di capire chi fosse quel Rufus.

Law aveva lavorato come un matto per aiutare ognuno di loro a superare quel periodo così teso e stressante, e probabilmente gli integratori avevano un effetto a lungo termine ed erano quindi volti anche a non far più ricadere i pirati in quel pietoso stato di irascibilità e svogliatezza.
Sicuramente il medico lo aveva fatto con piacere, sia perché era per i suoi amici sia perché amava studiare, ricercare e sperimentare, ma indubbiamente si era logorato e sfiancato, e poi loro avevano denigrato il suo operato.

La realizzazione di ciò era un duro colpo.

“Dobbiamo andare a scusarci.” Nami aveva parlato per tutti i compagni, e gli Hearts erano felici di sapere che intendevano risolvere il conflitto, loro stessi si sarebbero prostrati chiedendo perdono per non aver difeso a dovere l'onore di Law, ma sapevano che il loro capitano non apprezzava troppe sceneggiate e, soprattutto, che ora non aveva voglia di parlare.

Dunque Shachi si era fatto avanti, sorridendo alla rossa.
“Domani andremo tutti insieme. Ora è meglio fargli sbollire... sai, in camera sua ha un cassetto pieno di bisturi.” La velata battuta aveva fatto sorridere entrambe le ciurme, poi il pirata di Swallow Island si era inginocchiato per frugare tra la cenere, alla distratta ricerca di qualche provetta incolume. Dubitava di trovarne, ma tentar non poteva nuocere. “Magari adesso ci aiutate a pulire? E poi sarà ora di preparare la cena...”

Non era servita una risposta verbale. Hearts e alleati si erano subito uniti ai due amici già alle prese col disastro che era stato scatenato sul ponte. Insieme avrebbero presto sistemato tutto. Avrebbero pure avuto il tempo di riverniciare le assi che si erano annerite, se il fuoco le aveva lambite.

Penguin esaminava ogni pezzetto bianco che sbucava tra tutta quella polvere grigiastra, scartandolo poco dopo perché irrecuperabile, ma proprio come il fratello non demordeva. Se si fosse salvato qualcosa di rilevante, avrebbero potuto alleviare almeno un po' il loro fratellino scontroso.

“Cazzo...” Shachi si era tagliato con un frammento di vetro, e subito Penguin si era voltato per assicurarsi che non fosse nulla di grave, poi gli occhi gli si erano illuminati.

“Sei grande, Sha!”

L'altro l'aveva guardato con un sopracciglio alzato. Cos'aveva da esultare davanti al suo dito sanguinante quel pirla del suo migliore amico? Quest'ultimo era gattonato verso di lui e aveva scostato le schegge taglienti per rivelare una provetta intatta e piena di un limpido liquido. Penguin gliel'aveva mostrata sorridendo.
“Ne hai trovata una!”

Il rosso aveva sorriso di rimando. Era poco o niente, ma era qualcosa. Non avevano seguito le ricerche di Law, quindi non erano sicuri che quella singola provetta potesse servirgli, ma forse poteva attingere da quella per ricreare le altre.

Penguin si era messo la boccetta in tasca, impaziente dell'indomani per riappacificarsi con Law e dargliela.
 
***

   Che il litigio con Law fosse stato grave si era intuito fin dai primi toni alterati che si erano distinti sopra le altre discussioni già in corso tra i vari pirati, ma la prova inconfutabile era l'intera ciurma dei Cappello di Paglia già sveglia e attiva appena due ore dopo l'alba del giorno che era seguito.
Erano tutti desti, anche se forse Zoro era prossimo a dormire in piedi, e decisi a sventolare bandiera bianca col loro principale alleato.
Gli Hearts li avevano accolti a bordo per nulla infastiditi dalla mattiniera visita. Loro erano abituati alle ore fin troppo piccole del loro capitano, quindi svegliarsi a orari improponibili era sì stancante ma non una novità, e il fatto che di mezzo ci fosse sempre Law era quasi divertente.

“Ciao...” Nami si era lasciata aiutare da Penguin per scendere dalla passerella che collegava le loro navi, e gli aveva sorriso. “Gli avete parlato da ieri pomeriggio?”

Non serviva mettere il soggetto, il pirata di Swallow Island n'era ben consapevole.
“No, quando è arrabbiato è meglio lasciarlo sfogare in obitorio o in infermeria... beh, comunque su cavie che non possono lamentarsi e che non siamo noi.” Si era compiaciuto sentendo la risata dell'amica, poi era tornato serio. “Solitamente esce dal suo laboratorio quando è tutto a posto. Ancora non si è fatto vivo...”

La rossa aveva annuito, ma non era riuscita a dire nulla perché Rufy si era precipitato verso una delle porte del sommergibile e le due ciurme l'avevano seguito per evitare che, irrompendo nella cabina di Law, lo irritasse ancora di più.
Fortunatamente il suo senso dell'orientamento sul sottomarino era ridicolo quasi quanto quello di Zoro, che invece era ancora col gruppo perché circondato dagli Hearts e con Chopper sulle spalle, quindi Rufy si era perso dopo pochi corridoi, e Shachi l'aveva riacciuffato afferrandolo per il gilet.

Ora tutti insieme, si erano diretti verso la stanza del comandante di bordo.

Quando vi erano giunti c'era stato un momento di esitazione generale. I Pirati del Cuore non erano altrettanto titubanti, in fondo loro erano i cocchi di Law, ma avevano aspettato dei cenni da parte degli alleati. Robin aveva sorriso, dunque Penguin aveva bussato alla porta blindata.

Non c'era stata risposta, perciò il più anziano dei membri fondatori degli Hearts si era appoggiato alla parete così da poter parlare a voce bassa, pur facendosi sentire oltre il muro.
“Hey, Law... sono qui coi ragazzi e i Cappello di Paglia. Vogliamo parlare.”

Penguin, Shachi e Bepo erano i più vecchi amici di Law, quindi era strano che non avesse già aperto la porta o quantomeno ringhiato di andarsene.

“Vogliamo tutti quanti scusarci per ieri.” Aveva aggiunto il rosso dei Pirati del Cuore. “E farlo come si deve, faccia a faccia.”

Non un singolo rumore si era sentito dalla cabina.

“Fratellino, dai...” Penguin ci aveva provato ancora, lanciando un'occhiata preoccupata ai propri compagni. Il loro capitano aveva tratti infantili talvolta, l'inesauribile competitività col Cappellaio ed Eustass-ya per chi fosse il bambino più spavaldo era una chiara prova a sostegno di ciò, ma generalmente era un uomo maturo e sebbene potesse tenere il muso, questo non durava mai più di qualche ora. Certamente non era mai successo che ricorresse al gioco del silenzio. Dunque ora il suo equipaggio era davvero in pensiero per lui. Per quanto grave fosse stata la perdita del suo lavoro, era davvero arrivato al punto di ignorarli?

Bepo si era avvicinato, bussando a propria volta. Law sapeva sempre quand'era il suo vice a chiamarlo, perché il pelo folto sulle zampe dell'amico produceva dei tonfi particolari contro il metallo della porta, e puntualmente il dottore si affacciava ghignante, quando ancora il visone non aveva finito di bussare, lasciandolo di stucco e salutandolo con il solito “Hey, Bepo”.
Stavolta lo sguardo furbo di Law non aveva fatto capolino.

“Water Law, fai il bravo e vieni ad aprirci.” Shachi aveva tentato di smorzare il malumore del chirurgo facendo una buffa voce grossa e richiamandolo con tanto di secondo nome.

I Mugiwara si erano guardati straniti. Non avevano idea di cosa dire e se nemmeno gli Hearts potevano convincere Law a rispondere, probabilmente non c'era proprio nulla che potessero fare.

“Captain, sto per entrare, va bene?” La voce gentile di Bepo si era sicuramente sentita oltre la porta rinforzata, ma dalla stanza non s'erano levati né consensi né dinieghi.

L'orso aveva cercato il consenso dei compagni, poi si era deciso ad abbassare la maniglia.
I pirati potevano vedere solo la grande mole del compagno che bloccava l'intero passaggio totalmente buio. Pareva che Law, stranamente, non si fosse ancora svegliato e dunque la cabina era ancora immersa nell'oscurità.

Era davvero grave, per il re delle occhiaie che dovevano mettere a dormire con sonniferi iniettati per cerbottana.

Bepo doveva aver cercato l'interruttore della luce, perché la cabina si era illuminata, ma non c'era stato un mugugno sonnolento a lamentarsi di quel gesto, bensì il verso sconvolto del visone. Era stato inaspettato e assolutamente carico di paura, quindi Shachi e Penguin avevano prontamente scansato l'amico per correre immediatamente da Law, qualunque cosa fosse successa, fosse anche stata una sciocchezza.

I due Hearts erano inciampati nei propri stessi piedi e non si erano più mossi.
Magari fosse stata una sciocchezza. Avrebbero preferito che Bepo avesse sorpreso Law nudo, in un momento di intimità, e avrebbero volentieri subito tutte le conseguenze di quell'intrusione in camera sua piuttosto che quello che era davvero successo.
Qualsiasi cazzo di cosa fosse accaduta.

Non sapevano cosa pensare e tanto meno potevano parlare.

Il resto della ciurma e i loro alleati si erano sinceramente preoccupati vedendo le reazioni dei tre amici e si erano fatti largo nella cabina o perlomeno si erano affacciati dallo stipite, comprimendo il grasso dell'orso per sbirciare dentro e capire cosa ci fosse di tanto scandaloso.

Rufy non aveva imitato le facce scioccate degli amici, non per lo stesso motivo. Non era sicuro di cosa significasse quella stanza spoglia, contenente solo vecchia mobilia seminascosta da sporchi teloni, pile di cartine abbandonate e troppa polvere, ma era certo che la cabina di Torao fosse molto più figa di così, quindi si era corrucciato, deluso.
Si era rivolto al Pirata Heart a lui più vicino, uno dei pochi a cui non aveva ancora dato un soprannome.
“Hey, ma perché cerchiamo Torao in uno sgabuzzino?”

Non era stato degnato di uno sguardo, però. I Pirati del Cuore erano tutti congelati.

Robin si era fatta avanti afferrando saldamente le spalle di Ikkaku, tanto paralizzata da non rendersi conto di star per piangere.
“Calma, ragazzi. Ragioniamo.” Nessuno si era voltato verso di lei, ma forse aveva un briciolo di attenzione da ciascuno. “Questa stanza sembra un magazzino, le cose di Torao sono sparite e lui non c'è, ma... qualsiasi cosa possa significare, certamente non vi ha abbandonato. Non lo farebbe mai e non ne ha neanche motivo, lo sapete perfettamente.”

Ci aveva messo del tempo pure lei per capirci qualcosa, fare delle ipotesi e cercare di intuire cosa potessero provare gli alleati. Una fuga di Law, anche se assurda e sebbene sicuramente temporanea, era la prima cosa che potesse spiegare quella situazione.
Aveva concesso ad ognuno qualche minuto per elaborare sia quell'assurda visione della cabina sia le sue parole, e poi finalmente Penguin si era messo a carponi, tremolante.

“...Vero... è vero. Non so cosa cazzo abbia fatto Law, perché cazzo non ci abbia avvisato e come cazzo gli è saltato in mente di prendere baracca e burattini e andarsene, ma immagino fosse solo troppo arrabbiato.” Sentire tante volte la stessa parolaccia in una frase pronunciata dalla mamma degli Hearts era quasi folle quanto la scomparsa del loro medico, e questo sottolineava il suo stato d'animo non propriamente pacato. “Tuttavia...” Si era lentamente rimesso in piedi, pungolando con lo stivale il fianco del fratello per invitarlo silenziosamente a fare altrettanto. “Non può essere lontano. Insomma, siamo su un sottomarino. Al massimo si è rifugiato sulla vostra nave!” Si era voltato verso l'archeologa con uno sguardo indecifrabile e come in cerca del suo appoggio. Lei aveva prontamente annuito.

“Allora cerchiamolo!” L'urlo di Rufy aveva riscosso il resto dei pirati. Era stato particolarmente squillante nonostante aprire e chiudere la bocca facesse ancora dolere la sua mandibola, riaggiustata giusto la sera prima da Chopper. Rufy era ben conscio che se se ne fosse occupato Torao, ora non avrebbe alcun fastidio, ma adorava il proprio medico di bordo, aveva fiducia in lui, e non gli interessava di patire un po'. Neanche ci faceva caso. “Così poi possiamo fare colazione tutti insieme. Ho una fame!”

I tre più vecchi compagni di Law non avevano neanche aspettato i cenni degli altri, erano subito corsi verso i luoghi che più Law frequentava, prendendo a riflettere disperatamente.

Non aveva senso che il capitano avesse rivoluzionato l'arredamento della propria cabina lasciandosi alle spalle una camera che pareva non essere aperta da anni. C'erano letteralmente ragnatele e strati di polvere. Come diamine era possibile? Sembrava quasi la stessa stanza anonima che gli esordienti Pirati del Cuore avevano scoperto salendo per la prima volta a bordo del Polar Tang, quel lontano giorno di troppi anni fa a Swallow Island. Wolf, il vecchio e pazzo inventore che aveva dato vita al loro splendido sommergibile, era sempre stato disordinato e aveva accatastato vecchie invenzioni mal funzionanti in ogni stanza della nave.
Ora la cabina di Law pareva essere tornata a quei tempi.
Ma no, c'era qualcosa che non quadrava. Anzitutto, com'era concretamente possibile che quella stanza fosse tornata alle origini? Probabilmente quel bastardo del loro fratellino aveva deciso di vendicarsi giocando un tiro mancino e aveva passato la notte a raccogliere la polvere dagli angoli della Sunny, essendo il Polar Tang immacolato, e disponendola sui mobili che aveva accatastato nella propria cabina per far credere che se ne fosse andato per sempre, e pure da anni.
Una sorta di tranello psicologico, forse? Era subdolo e quindi tipico di Law, ma in realtà non era plausibile neanche questa ipotesi.
Tuttavia era molto più probabile di Law che li abbandonava davvero.

I tre avevano spalancato la porta del laboratorio del loro Doc, precipitandosi nell'ala dell'infermeria e, non trovandolo, erano tornati verso l'angolo che era diventato il suo ufficio, sorpassandolo per aprire un'altra porta e passare in obitorio. Era deserto, ciononostante i tre Hearts si erano addentrati, aprendo una dopo l'altra le celle di conservazione dei cadaveri, sperando di trovarci Law com'era successo già diverse volte*, giacché il matto credeva che sdraiarsi coi morto squartati fosse un ottimo rimedio contro le alte temperature delle isole estive. Per una volta erano disposti a non rimproverarlo per le sue abitudini poco salubri e vagamente necrofile, ma ogni sportello era inaspettatamente vuoto. Law non poteva essersi portato dietro anche le cavie, vero?
I fratelli si erano guardati ancora più straniti, ma non avevano demorso, e si erano subito diretti in biblioteca. Lì Law era capace di crearsi fortini coi libri e difendersi dagli agguati dei compagni che provavano a trascinarlo fuori, alla luce del sole. Forse stavolta non si era limitato a una trincea, ma si era costruito un'intera stanza e tutta la sua mobilia era lì. Aveva sicuramente abbastanza libri per farlo. A Penguin veniva quasi da ridere al pensiero, ma gli angoli della bocca non si erano piegati all'insù. La biblioteca era deserta, eccezione fatta per altri Hearts che li avevano preceduti.

“C'è già qualcuno in cucina e nella sala relax?” Shachi aveva fretta e il suo tono non lo nascondeva.
Aveva cercato di non guardare gli scaffali quasi vuoti.
Solitamente quella stanza era una culla di cultura, piena zeppa di tomi di ogni argomento, peso e dimensione, pubblicati e scritti in anni recenti o antichi, alcuni erano produzioni stesse del suo capitano, ed erano sempre talmente tanti che molti dovevano essere impilati sulla scrivania e pure sul pavimento. Masked Man aveva addirittura dovuto ricalcolare la potenza dei motori per far muovere il Tang durante le immersioni, perché la biblioteca aveva un peso incisivo sull'intero sommergibile. Ora, invece, era quasi vuota.

“Ci siamo divisi per perlustrare tutte le cabine di questo piano e quello di sotto.” Uni gli aveva risposto mentre gli veniva in contro. D'altronde, non avevano più nulla da fare in biblioteca. Law non c'era.

“Allora adesso voi andate nella sala motori, noi guardiamo in quella di controllo.”

Il rosso si era voltato all'unisono con Penguin e Bepo, ed erano corsi verso le scale per andare tre piani sotto a quello dove si trovavano, aprendo in tempi record le botole che sigillavano e separavano gli uni dagli altri i reparti della nave.

Poteva essere che il comandante avesse deciso di appisolarsi nella sala di controllo, lo faceva spesso, malgrado ciò, quando i tre Hearts vi erano giunti, non avevano visto le scarpe eleganti di Law sbucare da oltre il monitor che nascondeva la sua postazione. Bepo neanche ci credeva che il loro Captain potesse sedersi sulla poltrona di comando senza buttare i piedi sul tavolo o qualche macchinario, ma per scrupolo si era avvicinato per controllare.
Uno spreco di energie.

“Nella sala panoramica?” Si era voltato verso i compagni, che subito avevano annuito.

Il gigantesco oblò che c'era sulla pancia del Polar Tang era il posto più tranquillo e affascinante della nave, e certamente non esistevano eguali su altri velieri. Era stato arredato per renderlo più confortevole, ma non servivano molti fronzoli oltre a divani e poltrone. Pavimento, mura e soffitto erano totalmente in vetro rinforzato e permettevano di godersi tutte le meraviglie degli abissi.
Law non ci passava molto tempo solo perché viveva per lavorare e studiare, d'altronde se Monkey D Rufy voleva diventare il re dei pirati e faceva di tutto per raggiungere il suo obiettivo, Trafalgar D Water Law sognava di essere il più grande medico di tutti i tempi, e s'impegnava altrettanto. Tuttavia, quelle volte che decideva di concedersi una pausa e rinunciava all'allegra compagnia del proprio equipaggio perché troppo esausto, era lì che si rifugiava.
Adorava quella stanza.
Era silenziosa e rilassante e anche se, stringendosi, poteva raccogliersi lì tutta la ciurma, escludendo i semigiganti, solitamente gli Hearts non la occupavano più di un paio alla volta, quindi Law si portava un libro, e spesso nemmeno quello, si sdraiava sul divano e guardava senza attenzione le profondità marine.
In quelle circostanze riusciva ad addormentarsi incredibilmente velocemente per essere uno che soffriva di insonnia e reputava il dormire una perdita di tempo.

Forse era capitato anche che si rinchiudesse lì dopo delle brutte discussioni coi propri fratelli, e questi speravano che anche stavolta fosse andata così. Almeno, lo avrebbero finalmente trovato.

Erano entrati di corsa nella placida cabina e quell'infinita tranquillità era stata smorzata dai loro ansimi e dal verso di delusione dei due umani.

Di Law non c'era traccia, mancava pure il suo peluche di un leopardo delle nevi. L'aveva lasciato lì scherzando sul fatto che facesse la guardia al suo posto preferito del divano e l'aveva battezzato come l'unico compagno gradito in quella stanza. Il suo equipaggio aveva riso alle sue battute e non aveva mai osato spostare il felino di pezza. Ora, invece, quel vecchio regalo che Ikkaku gli aveva fatto poco dopo che era entrata nella ciurma era scomparso insieme al suo proprietario.

I tre Hearts erano tornati sul ponte, raccattando i compagni lungo la strada e chiedendo a ognuno se ci fossero novità, rimanendo ogni volta delusi.
Si erano rincontrati coi Mugiwara poco dopo, anche se ognuno sulla propria nave, e Penguin si era immediatamente rivolto a Robin. Tra i loro alleati, l'archeologa era quella che i Pirati del Cuore preferivano e di cui più si fidavano, oltre che dello svampito capitano, giacché era intima amica di Law, e lui aveva tanto l'abilità di farsi nemici micidiali quanto di circondarsi di amici splendidi.

“Ditemi che è sulla Sunny!” La richiesta del Pirata Heart era carica di ansia e lo sguardo che rivolgeva a Robin era pregno di un'isteria crescente. La donna avrebbe quasi voluto mentirgli, così da risollevargli l'animo e poter scorgere i soliti occhi vispi e gentili tipici dell'amico, ma non era il momento per una bugia a buon fine.

Il momento di esitazione e silenzio era valso come risposta, e alcuni degli Hearts si erano lasciati cadere sul ponte, mentre Nami si appoggiava alla balaustra della propria nave.

Se c'era una logica in un uomo che, in mezzo al mare, spariva con tutte le proprie cose, i due equipaggio non la trovavano.
Fortunatamente tra loro c'era qualcuno che di logica non conosceva neanche il significato e, per una volta, ragionare fuori dagli schemi poteva essere utile.

“Magari Torao si è shamblezzato su qualche isola!”

Rufy sembrava convintissimo delle proprie parole, e pure un po' orgoglioso, siccome nessun altro aveva espresso un'idea, e gli piaceva pure il nuovo verbo che si era inventato. Sempre se era un verbo. Non era proprio sicuro di cosa fosse un verbo.

La rossa di bordo era stata indecisa, come gli altri, se reputarla subito un'assurdità o se contemplare l'ipotesi, poi aveva deciso che di sensato non c'era nulla in quella situazione, quindi tanto valeva seguire fedelmente il proprio capitano. Si era rivolta agli Hearts, guardando verso la loro imbarcazione.

“Sarebbe capace di farlo? Intendo, fisicamente. La sua room può ingrandirsi a tal punto?” Aveva incrociato lo sguardo con Bepo. Loro due erano i navigatori, sapevano perfettamente quanto distava la prossima isola. Sì, non era lontana, ma sapendo che l'Ope Ope prosciugava energie, Law poteva davvero aver generato una room di quasi cinque leghe marine? Su per giù si parlava di almeno venticinque chilometri di diametro.

“So che se è necessario può creare room immense, capaci di avvolgere isole e anche di più, ma se le mantiene a lungo rischia di intaccare la propria salute... e accorciare la propria vita. Mi dispiace tanto.” Una volta tanto le scuse di Bepo non erano fuori contesto. Il visone odiava quando il suo migliore amico era costretto a sfruttare a tal punto il suo potere. Fortunatamente aveva ricorso a room di dimensioni preoccupanti solo due volte in tutta la sua vita, e soltanto a Dressrosa l'aveva mantenuta più tempo del necessario, e questo perché Law, per proteggerli, aveva lasciato a Zou i suoi uomini. Se ci fossero stati non glielo avrebbero mai permesso, e a costo di morire avrebbero preso a calci nelle palle Doflamingo, per tutto ciò che aveva fatto al loro amato capitano.
Bepo si era ripreso dalle proprie riflessioni e si era fatto ancora più serio.
“Tuttavia, se nel suo raggio di azione ha immediatamente percepito la prossima isola, può aver usato shambles senza problemi.”

Gli Hearts non ci credevano troppo. Law era un uomo estremamente attivo quando si trattava di lavorare, studiare, comandare e pure passeggiare ed esplorare, ma quando di mezzo c'era l'allenamento e l'uso dei propri poteri per scopi diversi dal dissezionare i propri amici, riusciva a essere un pigro tigrotto di oltre un metro e novanta. In parte era giustificato, d'altronde l'uso dell'Ope Ope prosciugava gradualmente le sue energie, ma ciò comportava solo che Law non usufruisse delle proprie abilità speciali per puro capriccio, e trasferirsi su un'isola perché aveva litigato coi Mugiwara era un dannatissimo capriccio.
Ciononostante, non avevano altro a cui aggrapparsi, e uno shambles avrebbe giustificato la comparsa di vecchi mobili impolverati nella cabina del loro comandante.

“Bene!” L'aspirante re dei pirati aveva urlato con fin troppo entusiasmo viste le circostanze. “Allora facciamo immediatamente rotta verso la prossima isola! Jimbee, sbrigati!”

L'uomo pesce si era prontamente messo al timone, mentre Penguin faceva cenno ad alcuni compagni per seguire l'esempio. Avrebbero navigato sopra la superficie anche loro.
 
***

   Per essere nel Nuovo Mondo, quell'isola era incredibilmente anonima e tranquilla. In circostanze normali l'avrebbero definita noiosa e avrebbero presto salpato l'ancora e cercato una nuova rotta, ma quel giorno Hearts e Cappello di Paglia erano disposti ad accontentarsi di un paese di biondi platino con la pelle scura come unica stramberia locale. Secondo Rufy, poi, quella gente era solo estremamente abbronzata, quindi non c'era niente di interessante in loro, ma forse era meglio così. Non aveva tempo per idolatrare gli isolani e le loro caratteristiche, doveva cercare Torao.

Rispetto alla ricerca sulle navi, ora le due ciurme si erano organizzate al meglio per perlustrare l'isola. Non era molto grande, quindi avrebbero impiegato solo poche ore e setacciarla sarebbe stato non troppo difficile. Bepo, Chopper e il loro fiuto erano fondamentali, ma pure i poteri di Robin e Brook tornavano piuttosto utili. Gli altri avrebbero fatto del loro meglio, e contavano perfino sull'inesistente senso dell'orientamento di Zoro. Ogni volta che si perdeva, lo spadaccino tendeva a cacciarsi nei posti più improbabili, e magari avrebbe avuto la fortuna di imbattersi nel Chirurgo della Morte, che si era cercato un nascondiglio impensabile.

Shachi e Penguin si erano separati. Solitamente erano una simbiosi ambulante, ma questa volta era stato deciso che i due fratelli di Law accompagnassero alcuni Mugiwara, cosicché, se avessero trovato il medico, questi avrebbe potuto ingoiare la pillola di rivedere chi aveva distrutto il suo lavoro perché addolcita dalla presenza dei due storici amici.

“Mi dispiace, Shachi...”

Il ragazzo si era voltato verso Nami, che camminava poco dietro di lui. Se la situazione fosse stata diversa si sarebbe goduto la compagnia di lei. D'altronde, lui, amava stare insieme alle belle donne.
“A che proposito?”

La Mugiwara aveva sospirato, decidendo distrattamente di legarsi i folti capelli in una coda alta.
“È colpa nostra se Torao se n'è andato. L'abbiamo davvero esasperato.”

L'altro era rimasto in silenzio per qualche istante, poi aveva scrollato le spalle.
“Sì, è vero, ma... voi siete solo stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Negli ultimi mesi siamo stati tutti troppo stressati. Per quante cose abbiamo litigato, tutti quanti?” La sua era una domanda retorica, eppure la rossa aveva ugualmente rammentato almeno una quindicina di diverbi sfociati in combattimenti. “Quindi stai tranquilla.” Aveva ripreso il compagno. “Sarò sincero, mi fanno piacere le tue scuse, ma chi lo sa... forse se a Bepo fosse venuto il raptus di mangiarsi tutte le provviste di carne, ora staremmo cercando il tuo di capitano.”

A Nami era scappata una piccola risata. Rufy si arrabbiava di rado. Lui era più il tipo che sorrideva perennemente e se succedeva qualcosa metteva il broncio, ma era capace anche di infuriarsi per cose davvero serie. Il fatto che la carne fosse nell'esigua lista delle cose che reputava serie la diceva lunga sul ragazzo di gomma.

“Oh, andiamo lì!” Shachi l'aveva richiamata, indicandole una locanda.

Erano entrati venendo squadrati da capo a piedi dagli ospiti già presenti, ma li avevano ignorati dacché nessuno sembrava averli riconosciuti e quella degli isolani pareva essere solo curiosità. Così i due pirati si erano diretti al bancone, dove una coppia anziana li stava accogliendo sorridente, il contrasto tra il bianco dei loro denti e il nero della loro pelle era davvero gradevole. Peccato per quel biondo platino che incorniciava i loro volti.

“Salve, ci scusi se non siamo qui per pernottare, volevamo solo un'informazione.” Shachi sapeva che quello non era l'approccio più educato, ma non aveva tempo da perdere. “Avete visto un ragazzo bianco, alto e magro, capelli neri e occhi azzurro ghiaccio? Porta una lunga spada con sé e un cappello candido a macchie.” Avrebbe potuto dire: “Avete visto il Chirurgo della Morte?”, ma già normalmente quel nome faceva paura, ora che Law e Rufy avevano abbattuto due imperatori era meglio essere ancora più cauti. Era già tanto che i due vecchietti non avessero associato i volti dei due rossi ad un paio di manifesti da ricercato. Fortunatamente Nami aveva una taglia relativamente bassa, mentre Shachi poteva vantare una certa reputazione che non avrebbe certamente spinto un indifeso civile a puntargli il dito contro e far clamore, per paura della reazione del corsaro.

I due locandieri non avevano perso la loro spensieratezza al repentino rifiuto di prenotare una stanza presso di loro, e la donna aveva preso a riflettere prima di rispondere con una nota scherzosa.
“Tesoro, se avessi visto altre mozzarelle oltre a voi e ai marines lo saprei di sicuro. Mi dispiace non potervi aiutare.”

I due pirati si erano irrigiditi alle parole dell'anziana. Anzitutto Law non era lì, o perlomeno non nella locanda e dintorni, e in compenso c'era la Marina.
Una giornata da ricordare, sicuramente.

“Grazie lo stesso, signori...” Nami aveva afferrato il braccio dell'amico per invitarlo ad andarsene, e il rosso rimpiangeva di non potersi godere il contatto, in quel momento. “scusate il disturbo.”

Erano usciti nuovamente in strada, decidendo di controllare di nascosto le stanze e la dimessa della locanda. Non dubitavano delle parole della donna, ma sapevano che Law era capacissimo di infilarsi dove voleva senza essere notato.
Ciononostante, la loro scrupolosità era stata superflua.

Law non c'era, e non potevano fare altro se non cercarlo altrove.

Si erano dilungati anche oltre l'orario che avevano stabilito per rincontrarsi con gli altri alla baia, cercando due volte negli stessi luoghi, giusto per essere sicuri, ma infine erano tornati verso il mare con facce stanche.

“Non è possibile che non sia qui.”
Penguin era seduto su alcuni gradini di pietra, sporchi di sabbia, e sembrava completamente perso, il suo tono frustrato non faceva nulla per nasconderlo. Ogni singolo Hearts lo comprendeva appieno, e anche i Cappello di Paglia non sapevano cosa diavolo pensare.
Il loro comandante era insolitamente silenzioso e non sorrideva.

I due rossi si erano aggiunti al gruppo, deludendo le ultime aspettative che avevano i compagni. D'altronde, non potevano mentire e affermare di aver scovato il medico.

Per diversi altri minuti nessuno aveva osato parlare.
Come aveva fatto Law a sparire in quel modo?
Si era suicidato buttandosi in mare? Non avrebbe avuto motivo di farlo e, comunque, chi si suicidava con tutta la propria mobilia?

Non c'era una teoria che reggesse quello che era successo.

Chopper era sul punto di chiedere cosa avrebbero fatto a quel punto, ma il silenzio era stato interrotto da un allegro vociare che aveva attirato l'attenzione dei pirati.
Due marines coi fucili in spalla avevano svoltato l'angolo precedendo un viceammiraglio di dimensioni decisamente non umane. Non erano preoccupanti ed eventualmente sarebbero stati in tre contro trenta, ma i due equipaggi non avevano tempo né voglia di combattere, e tanto meno avevano bisogno che i militari lanciassero l'allarme della loro presenza su quell'isola.
Zoro aveva estratto due spade, decidendo di aspettare che fossero i soldati a fare la prima mossa.

Gli uomini in divisa avevano continuato a camminare verso di loro, lungo la passerella di legno, chiacchierando allegramente, finché a pochi metri li avevano notati e, semplicemente, avevano proseguito con la propria passeggiata, per poi sorpassarli, ignorandoli bellamente.

I pirati erano rimasti esterrefatti, immobili e ammutoliti.

Quel giorno nulla aveva senso ed era tutto una grande merda, ma essere addirittura ignorati dalla Marina... in qualche modo era troppo. Era un affronto al loro orgoglio, alla loro fama.
Alle loro identità.

“Hey, voi!” Sanji aveva richiamato i soldati, gettando con stizza la propria sigaretta tra la sabbia e schiacciandola con la suola della scarpa.

I militari si erano voltati, guardandoli con curiosità.
“Vi serve qualcosa?”

Le bocche dei corsari si erano aperte e gli occhi si erano sbarrati. Erano sotto allucinogeni?
Quei marines si rivolgevano a loro con gentilezza e si offrivano disponibili per aiutarli?
Cosa stracazzo stava accadendo?

“Fatevi sotto!” Rufy aveva urlato con voce sconcertata. Voleva essere provocatorio, ma era troppo allibito dal comportamento dei soldati.

Questi si erano scambiati degli sguardi interrogativi all'urlo di sfida del pirata, poi il viceammiraglio gli si era rivolto con tono vagamente scocciato.
“Ragazzino, abbassa la cresta prima che tu ti faccia male.”

Se possibile i due equipaggi erano rimasti ancora più sbigottiti e feriti.

Rufy aveva riabbassato i pugni senza neanche rendersi conto di starlo facendo, incapace di capire cosa stava realmente accadendo.
Lui era il futuro re dei pirati, come potevano dei marines ignorarlo o, a quanto pareva, non riconoscerlo?
Aveva una taglia talmente alta che non sapeva leggerla sul poster! Doveva farsela comunicare dai compagni ogni volta che veniva aumentata, eppure ora veniva ignorato e sottovalutato.

“Voi abbassate la cresta!” Zoro aveva urlato di rimando contro i militari per difendere l'onore del proprio capitano, puntando minaccioso una spada. “Siete forse delle reclute? Con chi credete di avere a che fare?” Non ci stava capendo un cazzo, ma una cosa era certa: nessuno poteva osare prenderli per pivelli.

I due soldati semplici si erano lasciati sfuggire una risatina sbeffeggiante.
“Non dobbiamo certo star qui a dirvi a che età ci siamo arruolati!” Aveva ribattuto uno, e l'altro gli aveva dato presto man forte. “I novellini sarete voi se avete la sconsideratezza di parlarci con tanta arroganza!”

I Pirat Heart neanche avevano osato ribattere, ma pure i Mugiwara erano terribilmente basiti e Zoro aveva stretto il pugno attorno l'elsa di una spada.
Aveva allargato un braccio per indicare il cospicuo gruppo alle sue spalle e, cercando di ignorare l'insensatezza di quella giornata e il sudore freddo lungo la schiena, aveva gridato con voce perentoria.
“Se non siete nuovi allora siete degli idioti sconsiderati! Morirete presto per mare se non sapete riconoscere le ciurme di Rufy Cappello di Paglia e di Trafalgar Law il Chirurgo della Morte.”

I marines avevano perso il sorriso per qualche istante, poi il viceammiraglio si era fatto avanti, spintonando i sottoposti, con una smorfia di beffa.
“Rufy Cappello di Paglia?” L'aveva sputato quasi come se fosse stato un insulto. Aveva guardato dall'alto in basso i pirati, la sua grande mole sembrava sminuirli ulteriormente, gettandoli nell'ombra tanto letteralmente, giacché copriva il sole, quanto con le parole che aveva poi masticato con scherno e irritazione. “Il moccioso che morì due anni fa nella guerra dei vertici?”

Il solo rumore delle onde era ciò che si era udito in tutta la baia.

Pirati del Cuore e Cappello di Paglia avevano smesso anche di respirare. Avrebbero voluto gridare contro quei tre marines fuori di testa, chiedergli cosa cazzo stavano farneticando e di cosa si erano drogati per starsi comportando in quel modo. Forse era un subdolo piano per renderli psicologicamente fragili e catturarli? Chi poteva dirlo a quel punto? Sentire un ufficiale del Governo affermare con tanta spavalderia e sicurezza che Rufy era morto a Marineford era la cosa più destabilizzante della giornata.
Poteva decisamente superare la scomparsa di Law.
Ma presto i due equipaggi si sarebbero ricreduti.
Quello che il viceammiraglio aveva aggiunto, poco dopo, era la micidiale e definitiva pugnalata al cuore.

“E poi...” L'ufficiale aveva richiamato l'attenzione dei corsari, che debolmente avevano riportato lo sguardo su di lui. “cosa diavolo hai detto? Trafalgar Law il Chirurgo della Morte?” Si era avvicinato di qualche passo, guardando lo spadaccino dei Mugiwara con sprezzo. “Non m'interessa se siete nuovi, audaci e vi credete già con le mani su quel dannato tesoro... giuro che vi sbatto nel più basso livello di Impel Down se avrete ancora l'insolenza di infangare in quel modo il buon nome del dottor Trafalgar Law!”
 

°°FINE CAPITOLO°°


*Tratto da una mia One Shot, andatela a leggere se vi va ♥
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3846138&i=1


Piccola parentesi forse superflua.
Ho accennato solo a porte blindate sul Polar Tang, perfino per la cabina di Law, ma essendo un sommergibile è giusto che abbia porte d'emergenza per evitare gli allagamenti xD

Allora, dalla fine del secondo capitolo inizierete sicurametne a farvi TANTE domande e io voglio saperle TUTTE. Scrivetemi nei commenti cosa pensate stia accadendo, quale crudele verità ho architettato questa volta, in questa storia. Sono davvero davvero curiosa
Se posso esprimere un mio parere generale sulla storia, i primi due capitoli sono i più brutti e noiosi. Dal terzo le cose si fanno molto interessanti e attualmente, che sono alla stesura del nono, sto IMPAZZENDO (in senso buono). Io spero che impazzirete con me, perché voglio già un sacco bene a questa storia e succedono di quelle cose che... ARGH. 

Comunque, spero si sia intuita tutta l'ansia e la preoccupazione delle due ciurme e mi auguro di non aver reso la ricerca noiosa, bensì solo disperata e tesa. Come per la prima di questa saga di storie "Tutti disperati per Law", ossia Il Mostro Bianco, che vi invito caldamente a leggere e commentare (io apprezzo sempre! Quindi sentitevi liberi pure di recensire i capitoli vecchi e non solo l'ultimo pubblicato, rispondo sempre con piacere♥) anche qua l'obiettivo è far entrare i lettori in empatia coi personaggi. 

Detto ciò, aspetto i vostri pareri e state tranquilli, Law tornerà presto, lasciate il tempo ai pirati di ritrovarlo... chissà che sta combinando il medico ;) ?

Se vi va di lasciarmi un parere anche al primo capitolo, mi fa solo piacere (per chi non l'avesse ancora fatto, ovviamente)! E intanto, vi ricordo dei bottoni in alto a destra: "Preferiti", "Seguite" e "Ricordate"! Così da non perdervi gli aggiornamenti.

Baci e a presto, sono qui per qualunque domanda♥

Pawa


 
   
 
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