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Autore: Eilanor    13/07/2021    1 recensioni
|STORIA INTERATTIVA| |FANART|
Raccolta di one shots multishiping e create a partire da una fanart inviata dai lettori.
Nessuna ship o fan art è sgradita.
Per partecipare attenersi al regolamento nel primo capitolo.
CAP 1 - scisaac (Photograh)
CAP 2 - sterek (WANTED - Dead or alive )
CAP 3 - sterek (I'll be there for you)
CAP 4 - sciles (Sorry)
CAP 5 - sterek (Oh Darling, what have I done?)
CAP 6 - thiam (People help the people)
CAP 7 - sterek (Poison)
|RICHIESTE APERTE|
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Personaggi – Stiles, Derek
Coppia - Sterek
Rating - giallo
Genere – Hurt/comfort, drammatico, slice of life
Note – Missing moments
Avvertimenti - malattia, menzione di vomito
 
Poison
 

Avevano cercato di avvelenarlo.
Nessuno se n'era accorto, nemmeno con il loro olfatto di mannari avevano sentito lo strozzalupo nelle loro bevande. Erano riusciti ad eliminare l'odore e l'unico ad essersene accorto era stato Stiles.

Era riuscito ad impedire tutti di bere, tranne a Derek, con cui aveva litigato solo poche ore prima. Il ragazzo in preda al panico e disperato gli aveva rubato il bicchiere sotto il naso e l'aveva bevuto tutto per evitare che lui potesse provare anche solo berne un sorso.
Nel giro di cinque minuti, l'odore di Stiles era cambiato, cominciando a puzzare di malattia e si era fatto pallido come un fantasma. Derek aveva smesso di urlargli contro e l'aveva afferrato poco prima che crollasse a terra.
Era coperto di sudore freddo e aveva biascicato qualche parola sconnessa e Derek era riuscito ad intuire che stesse per vomitare così l'aveva trascinato in bagno, quasi in braccio perché non riusciva a reggersi in piedi.
Avevano raggiunto il gabinetto appena in tempo: Stiles si era appena aggrappato alla tazza del water che aveva rimesso tutto ciò che aveva nello stomaco, sotto lo sguardo allibito di Derek.

«Ora mi credi quando ti dico che l'avevano...!» un nuovo conato gli impedì di continuare.

Il moro s'inginocchiò accanto a lui e con una mano tremante gli accarezzò la schiena, divorato dal senso di colpa.

«Mi dispiace»

A rispondergli fu solo un nuovo conato del castano.

«Che hanno usato?»

«Aconito» rispose l'altro tossendo.

Nuovi spasimi fecero contrarre i muscoli del ragazzo e riprese a vomitare.

«Stiles?!» la voce di Scott fece girare il moro verso la porta; il castano era troppo impegnato ad affondare la testa nel gabinetto. «Cosa facciamo?»

«Lascia stare, ci penso io» lo blocco Derek «Se l'avessi ascoltato non starebbe vomitando» Scott strinse le labbra ma annui; non era difficile intuire che si sentisse tremendamente in colpa. «Chiudi la porta e va a cercare tua madre» di nuovo il bruno annuì e fece come gli era stato detto.

Derek torno a concentrarsi sull'umano, e riprese ad accarezzargli la schiena. Non sapeva bene come confortarlo o aiutarlo, sapeva solo che voleva fare tutto ciò che poteva per farlo stare meglio. Si concentrò cercando di capire qual era la prima cosa da fare.

"bisogna capire quanto era velenosa la pianta"

«Stiles, ricordi che tipo di aconito era?»

Stiles finì di vomitare i succhi gastrici e alzò la testa; era cereo e con la fronte imperlata di sudore.

«Forse…» uno spasmo dei muscoli dello stomaco lo scosse e subito torno a mettere la testa nella tazza, ma non vomitò. «Aconito viola» sussurrò per poi essere scosso da un nuovo conato; stavolta sputò succhi gastrici.

"buono, non è il tipo più velenoso. Magari si è indebolito ancora quando hanno tolto l'odore"

«Stiles, devi vomitare tutto quello che hai nello stomaco» il ragazzo gli lanciò un occhiata furente, ma Derek, pur sentendosi un idiota, lo ignorò e corse a prendere una bottiglia d'acqua. Tornato da lui gliela porse, ma il castano lo guardò senza capire.

«Devi berla tutta d'un fiato» Stiles, sputo nel water e tornò a guardarlo male. «Avanti!» insistette il moro porgendogliela.

Il ragazzo prese la bottiglia e si mie a bere cercando di non riprendere fiato. A circa metà dovette fermarsi e non sembrava intenzionato a proseguire.

«Avanti, Stiles! Finiscila!» lo spronò il moro, ma quello scosse la testa.

«Perché, a che serve?!» gridò frustrato.

«Devi bere e poi vomitare, dobbiamo impedire che tu assorba altro veleno»

«Ma l'ho appena vomitato!» gli gridò il castano.

«Stiles, cazzo, bevi quell'acqua» gli ringhiò contro categorico.

L'umano con un sospiro esasperato riprese a bere e finì completamente la bottiglia.

«E ora?» esalò gettando la bottiglia.

«Ora devi vomitare» disse avvicinandosi.

«E come faccio?» disse arrabbiato «Non ci riesco a comando!»

Derek fece un grosso sospiro e gli mise una mano sulla nuca.

«Scusa Stiles»

Il ragazzo lo guardò con gli occhi spalancati e lucidi di lacrime per i conati

«Eh?»

Fu tutto molto veloce: Derek gli strinse i capelli alla base della nuca e lo costrinse a reclinare il capo; Stiles fece un’espressione spaventata e tradita, ma il moro non si fece impietosire e gli infilò due dita in gola. La risposta del corpo di il fu automatica: subito tornò a infilare la testa nella tazza e a vomitare tutta l'acqua ingerita.

«Mi dispiace» mormorò il moro inginocchiandosi accanto a lui.

«Vaffanculo Derek» esalò Stiles «vaffanculo» ribadì.

Rialzò la testa e guardò il giovane tradito ed esausto con le guance bagnate di lacrime.

«Mi dispiace» mormorò di nuovo il mannaro.

«Stronzo» gli rispose l'umano per poi chiudere gli occhi e infilarsi due dita in gola con uno sguardo sofferente.

Stiles vomitò di nuovo varie volte, per di rimanere tremante e sudato aggrappato al water, mentre Derek gli asciugava la fronte con un asciugamano. All'arrivo di Melissa fecero un test sull'avvelenamento e stabilirono che non c'erano rischi gravi. La donna rassicurò tutti dicendo che probabilmente avrebbe avuto febbre e nausea per un paio di giorni, ma nulla di più.
Il ragazzo era rimasto a ascoltarla pallido ma aveva tirato un sospiro di sollievo nel sentire il verdetto dell'infermiera. Rassicurato si abbandonò contro la parete esausto.

«Forza, Stiles. Ti porto a casa. Alzati» erano al loft di Derek e Scott era intenzionato a metterlo nel suo letto prima che gli salisse la febbre. Peccato che quando il castano si rimise in piedi ebbe un capogiro e fu solo la prontezza del moro ad impedirgli di cadere a terra.

Ancora lo stringeva tra le braccia quando convinse Scott a lasciarlo con lui a smaltire i postumi dell'avvelenamento. D'altra parte lo sceriffo era impegnato col lavoro e Stiles non avrebbe voluto che la sua salute fosse un motivo d'ansia per il padre.
A dirla tutta, Derek si sentiva tremendamente in colpa per il rischio che aveva fatto correre al ragazzo e solo a causa del suo stupido orgoglio. Aveva bisogno di scusarsi e farsi perdonare. Melissa era d'accordo, meno sballottavano il figlio dello sceriffo meglio era, perciò istruì il moro su cosa avrebbe dovuto aspettarsi e lasciò il loft in compagnia del figlio. Una volta soli, Derek sollevò Stiles tra le braccia mentre quello rabbrividiva per la febbre che già cominciava a salire e accettava passivo quello che aveva intenzione di fare il mannaro.

«Stiles, vuoi cambiarti? Sei fradicio di sudore» gli chiese lui mentre il ragazzo si reggeva a stento a sedere sul letto del giovane.

«E con cosa mi cambio? I tuoi vestiti? E poi mi laverai pure dato che sono sudato? Eh, Derek?» era chiaramente sarcastico e arrabbiato, lui lo sapeva, ma quello che aveva proposto era una buona idea.

«Se ne hai bisogno lo faccio» disse senza battere ciglio. Gli occhi di Stiles si spalancarono per la sorpresa, poi Derek vide apparire una luce maligna negli occhi del castano.

«Allora fallo» disse gelido, con un depressione dura, che contrastava col pallore del volto.

«Ok» accettò il moro.

Per un secondo pensò di chiedergli se riuscisse ad arrivare alla doccia, ma era chiaro che non ce la faceva dato che aveva dovuto portarlo in camera in braccio.

«Dammi tempo di recuperare un po' d'acqua e qualche asciugamano. Tu intanto levati i vestiti sudati»

Gli ci vollero cinque minuti buoni per prendere tutto il necessario, ma quando torno in camera Stiles stava ancora litigando con i bottoni della sua camicia. Il moro posò bacinella e asciugamani per poi mettersi davanti al ragazzo.

«Serve aiuto?» gli chiese sforzandosi di non suonare irritante; a quanto pare ci riuscì visto che Stiles non gli diede una delle sue solite risposte sarcastiche

«Sì per favore»

Derek non se lo fece ripetere e prese a svestirlo con movimenti sicuri sempre attento ad annusare i cambi di umore di Stiles. Il ragazzo rimase tranquillo sia quando gli tolse sia la camicia che la maglietta, ma quando sbottonò il bottone dei jeans il suo odore gli comunicò il suo disagio.

«Vuoi che aspetti un attimo?» chiese cercando di mostrarsi accomodante.

Il castano annuì, così il moro inumidì una salvietta a prese a passargliela sul petto. L'odore di disagio non si allontanò dal ragazzo e quando Derek prese a lavagli il collo addirittura sussultò. Il mannaro si fermò, aspettando che Stiles si spiegasse o gli dicesse di continuare, ma non succedeva nulla.

«Ti ho fatto male?» chiese temendo che fosse quello il motivo, ma il ragazzo scosse la testa.

Schiuse gli occhi che aveva stretto al momento del sussulto e ammise candidamente che "lui gli faceva annodare lo stomaco".

Derek non fece commenti, ma senti le guance scaldarsi e riprese a lavare Stiles. Ogni tanto il ragazzo fremeva sotto il suo tocco ma questo non fermo il mannaro. Arrivato alla fine del busto mise da parte la salvietta e tornò a sbottona i pantaloni. Diede uno sguardo al castano e cercò di capire se poteva levarglieli. L’umano non disse nulla, fece solo un cenno col capo, e assecondò il movimento del moro nel levarglieli.
Derek cominciò a lavagli le gambe senza farsi problemi, anche se Stiles faceva smorfie imbarazzate. Risalì fino all'intimo, si bloccò e alzò gli occhi in quelli del ragazzo.

«Posso farlo da solo questo» affermò il castano «lasciami l'asciugamano e prendimi un cambio»

Il mannaro lo fece cercando di restare tranquillo. Gli diede quello che aveva chiesto poi si voltò verso armadio e cercò di ignorare i rumori che arrivano dal ragazzo e dal letto. Sentì qualche grugnito e qualche imprecazione, ma non si voltò, rispettando la sua privacy. Dopo avergli concesso cinque minuti abbondati, si voltò ad occhi chiusi e gli porse una maglietta e un paio di pantaloni della tuta.

«Niente intimo?» chiese il ragazzo e Derek riuscì ad immaginare la smorfia che doveva essere apparsa sul suo volto.

«Ho dimenticato di fare la lavatrice questa settimana» ammise con un sospiro. 

Gli sembrò di sentir ridacchiare Stiles, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Senti il peso dei vestiti sparire dalla sua mano, e pochi istanti dopo il rumore di un corpo che crollava nel letto. Non ci fu nessun rumore, ma dopo un minuto, il ragazzo gli chiese aiuto con il respiro affannato.

«Tieni chiusi gli occhi» specificò tradendo il suo nervosismo col tono della voce.

Derek non commentò e si avvicinò con le braccia tese davanti a sé, subito intercettate dal castano che guidò le sue mani fino ai pantaloni, arrotolati sotto il ginocchio. Il moro non disse una parola e non un movimento fluido lo rivestì, sentendolo irrigidirsi solo quando gli sfiorò inavvertitamente la linea del bacino; subito dopo apri gli occhi e gli infilò la maglia, senza che il ragazzo protestasse.
Il colorito pallido aveva lasciato posto ad un rosa intenso, almeno sulle guance e sul naso, mentre gli occhi erano liquidi e confusi.

«Avanti, sotto le coperte. Ti sta salendo la febbre» ordinò e incredibilmente Stiles obbedì.

Il moro lo lasciò solo pensando che si sarebbe addormentato subito e raggiunse il pc, cercando un modo per misurare la temperatura corporea senza termometro; lui non si ammalava mai e non ne aveva uno in casa. Si trovò ad arrossire quando si rese conto che l'unico modo che aveva per capirlo era restando pelle contro pelle con Stiles: che fosse la fronte, una mano o le labbra, la pelle sembrava l'unica soluzione. Stava giusto per cercare in una nuova pagina quando il suo udito mannaro gli portò la voce del ragazzo che chiamava il suo nome.
Svelto raggiunse il castano che si era sepolto sotto le coperte.

«Di cosa hai bisogno?»

«Potresti portarmi una bacinella e un po' d'acqua?» gli domandò l'altro con voce roca.

Derek annuì e andò veloce a recuperare quanto gli era stato chiesto. Tornato nella stanza vide il castano che faceva lunghi respiri e aveva gli occhi chiusi; aveva anche una mano sulla fronte.

«Tutto bene?»

Il ragazzo lo guardò di sottecchi senza muoversi e rispose «Tu che dici?» stillando sarcasmo da ogni lettera.

Derek fece una smorfia e si corresse

«Nel senso... Stai peggio?»

Stiles sospirò.

«Credo che mi stia salendo la febbre... Tu che dici?»

«A vedere la tua faccia sembra probabile» Stiles mugolò in risposta, ma il moro non capì che genere di risposta fosse. «Come faccio a capire se hai la febbre e non ho un termometro?» di nuovo il castano mugolò, ma stavolta spostò la mano dalla fronte.

«Mi stampi un bacio in fronte» gli rispose lui senza giri di parole «la bocca è a 37°C perciò se senti la mia fronte più calda delle tue labbra allora ho la febbre» Derek non si mosse, sentendo le guance arrossarsi, né Stiles si sforzò di guardarlo.

Cercò invece di sollevarsi e raggiungere l'acqua, ma non riusciva nemmeno a fare leva sui gomiti. Il mannaro venne in suo soccorso e sorreggendogli la testa gli portò il bicchiere alle labbra. Il ragazzo bevve due sorsi soltanto, cosa che al moro sembrò strana visto quanto si era arrochita la sua voce; in più aveva appena letto che vomitare disidratava. Stiles avrebbe dovuto bere molto di più.
Il ragazzo notò il suo sguardo e gli spiegò che sentiva ancora nausea e voleva vomitare il meno possibile.  Derek annuì e lo riappoggiò sul suo cuscino. Si prese qualche istante per osservarlo: Era cereo non solo in viso, ma su tutto il corpo come vedeva dalla scollatura della sua maglietta. L'unico punto di colore erano le guance e gli occhi arrossati. Erano pallide perfino le labbra. Era in uno stato pietoso e Derek decise di chinarsi e scoprire se avesse o no la febbre.
Senza dire una parola, il moro si portò su di lui e gli posò le labbra sulla fronte. Rimase così qualche secondo cercando di capire quanta febbre avesse Stiles. Il ragazzo emise un sospiro di sollievo, o così sembro al moro, quando le sue labbra toccarono la pelle bollente.

«Hai la febbre» confermò rialzandosi.

Gli fu poi automatico fargli una carezza sulla fronte per spostargli i capelli sudati, un gesto che il castano gradì a giudicare da come si spinse contro la mano.
Quando provò ad allontanarla, il ragazzo mugolò in protesta. Derek allora si sedette sul letto senza dire una parola e riprese ad accarezzargli la fronte per poi passare alla guancia e cominciare a tracciare archi col pollice. Le labbra di Stiles si stirarono in un sorriso soddisfatto; il mannaro ricominciò ad accarezzargli i capelli con l'altra mano e un mugolio di piacere si levò dalla sua gola. Sentendo le mani intorpidite dal movimento ripetuto di fermò qualche istante, ma subito lui gli chiese di continuare.

«Ti piace?»

«Molto» sospirò «puoi continuare ancora un po'?»

Derek non rispose, limitandosi a continuare quello che stavi facendo.

«Mi mancava essere trattato così...» borbottò strofinando la guancia sulla sua mano.

«Da quanto qualcuno non ti tratta così?» chiese il moro carezzandogli piano la nuca e il collo sudati.

Stiles aprì gli occhi e guardò il soffitto, cercando di richiamare un ricordo.

«Non lo ricordo» sussurrò «so solo che qualcuno lo faceva»

Derek allontanò le mani dalla sua pelle e subito il ragazzo fece una smorfia contrariata. Il moro non gli diede retta e invece inumidì una salvietta con acqua fresca e gliela sistemò in modo che gli coprisse la fronte e gli occhi. I muscoli del viso di Stiles si rilassarono.

«Meglio?»

«Molto» gli rispose lui. 

Derek fece un profondo respiro permettendosi di rilassarsi un poco; stese la mano e prese ad accarezzare le guance di Stiles col dorso delle dita, facendolo sorridere. Stupidamente, mimò la sue espressione col cuore che si scaldava.
Il respiro dell'umano si regolarizzò e ascoltando il suo battito rallentare, il moro capì che si era addormentato. Derek allontanò la mano e dopo essersi concesso qualche istante per osservare il suo viso, poi si alzò e tornò al pc per farsi un'idea di cosa fare al suo risveglio. Non tenne conto del tempo che passava, ma ad un certo punto sentì di nuovo Stiles chiamare il suo nome.

Prima quasi non ci fece caso, ma sentendolo quasi gridare angosciato si precipitò da lui spaventato e tenendo chissà quale pericolo, ma lo trovò ancora addormentato nel letto che si muoveva agitato. Si chinò su di lui con l’intenzione di svegliarlo, ma in tutta risposta Stiles l'afferrò per un braccio tanto forte da fargli male e lui rimase interdetto a guardarlo tremare.

«Derek non fare l'idiota, non bere!»

Stava rivivendo quello che era successo qualche ora prima.

«Derek, cazzo, dammi retta per una volta! Non voglio vedere la persona che amo morire solo perché è un cazzo d’orgoglioso!»

Le parole erano biascicate e poco chiare, ma non alle orecchie del mannaro, che si blocco senza sapere come reagire. La presa sul suo braccio si fece più debole, fino a scomparire e Stiles tornò a biascicare parole incomprensibili, lasciando il moro solo cosi suoi pensieri e lo stomaco annodato.

"Perché ora? Perché dovevi dirmi una cosa simile proprio ora?!" Si chiese addolorato. Derek rimase a fissare il ragazzo ed esalò un sospiro sofferente: si era scoperto innamorato di Stiles da un anno e due mesi fa aveva deciso di sopprimere quel sentimento. Aveva pensato a mille modi per parlargli, per dichiararsi, ma lui non aveva mai mostrato di essere interessato al moro. Ogni volta che parlavano finivano per litigare: Stiles perché era Stiles ed era insofferente a lui e al suo carattere, Derek perché era Derek ed era arrabbiato ed orgoglioso.

"La persona che amo"
"Cazzo Stiles... Perché?"

Si sedette al suo fianco facendo respiri profondi; ogni volta che inspirava gli sembrava che la gabbia toracica si chiudesse sui polmoni e il cuore mandava fitte dolorose.

«Stiles, perché non me l'hai mai detto prima?» sussurrò.

Prese ad accarezzargli i capelli piano per poi togliergli la pezzuola dalla fronte e guardarlo bene in viso. Il sonno gli aveva rilassato i tratti, dandogli finalmente un'espressione serena. Derek si ritrovò a mordersi le labbra e ad accarezzare col pollice quelle del castano. Le sue parole biascicate avevano riacceso il suo desiderio e voleva ardentemente baciarlo. Erano bastate solo quelle poche sillabe per spazzare via i suoi propositi di dimenticarlo.
Si chinò su di lui, col desiderio di baciarlo. Avrebbe potuto togliersi quella voglia e tornare a seppellire il suo amore, lasciando che morisse; Stiles e lui avrebbero trovato altre persone di cui innamorarsi, non sarebbe stata una gran sofferenza. Però almeno un bacio lo voleva, voleva conoscere il sapore delle labbra di Stiles. Si abbassò ancora sulla sua bocca e già i loro respiri si mischiavano.
Ancora pochi centimetri e avrebbe scoperto il sapore della bocca del ragazzo. Ancora poco, sentiva il calore della sua pelle sulla sua. Mancava pochissimo.
 


 
Non poteva farlo.

Si fermò e tornò a raddrizzarsi con un’espressione contrita e addolorata sul viso. Non avrebbe avuto un'altra occasione simile, ma non poteva rubare quel bacio a Stiles, non mentre stava male ed era addormentato.

Avrebbe potuto non volere quel bacio, avrebbe potuto odiarlo, avrebbe potuto star tentando di dimenticarlo, ma sopra tutto lui non voleva un bacio rubato, voleva un bacio dato guardandosi negli occhi, cercando la bocca e il corpo dell’altro. Non voleva essere il principe per una bella addormentata, voleva essere scelto.
Con un nodo in gola si alzò e tornò accanto al pc, intenzionato a reprimere di nuovo i suoi sentimenti. Aprì una nuova pagina per capire come aiutare il ragazzo che non riusciva a smettere d'amare.

 
~♦~

Il fracasso di oggetti che finivano a terra lo fece sussultare. Si era addormentato davanti al pc ed erano le tre del mattino. Ancora confuso dal sonno e con le spalle indolenzite corse verso la fonte del rumore; arrivava dal bagno. Aprì la porta socchiusa e trovò Stiles riverso a terra che cecava di rialzarsi poggiandosi sugli avanbracci, ma oscillava.

«Che è successo?!» chiese allarmato, ma l’altro riuscì a rispondergli solo con un gemito a denti stretti.

Derek notò che era di nuovo fradicio di sudore e si chinò su di lui per sollevarlo e riportarlo a letto; il castano cercò debolmente di opporsi, ma il moro non gli diede peso e lo riportò in camera. Aprì la porta spingendola col piede vedendo il motivo per cui Stiles non era a letto: Aveva avuto dei conati e non era riuscito a raggiungere la bacinella.

«Scusa... Volevo pulire» mormorò il castano mentre il moro lo rimetteva a sedere sul letto sfatto.

«Scusa...» mormorò ancora ciondolando su se stesso.

Derek scosse il capo e raccolse l'asciugamano umido per ripulire. Stiles guardava i suoi gesti con occhi vuoti e lacrime intrappolate tra le ciglia. Con la coda dell'occhio, il moro colse al volo spasmo del suo corpo e svelto afferrò la bacinella per metterla sotto il viso dell’umano; il ragazzo aveva le mani premure sulla bocca e il viso rivolto verso l'alto. A giudicare da come si muoveva il suo pomo d'Adamo stava cercando disperatamente di far tornare il vomito da che era venuto.

«Stiles non ti azzardare» sibilò il moro «vomita» ordinò perentorio.

Stiles obbedì con un gemito, quando rialzò il viso stava piangendo.

«Mai più» singhiozzò guardando Derek. «Non berrò mai più nulla per salvarti la vita»

Il moro sentì il suo stomaco contorcersi per il senso di colpa.

«Riesci a tenere la bacinella mentre pulisco?»

«Ci provo» sussurrò l'altro tremando; il mannaro annuì e riprese a pulire.

Bastarono dieci minuti, ma Stiles sembrava ancora più stravolto.

«Derek posso lavarmi? Ti prego» la sua voce era così flebile che quasi l'altro non la sentiva. «L’odore del vomito fa schifo»

«Certo, ti porto in doccia» il mannaro era più che felice di accontentarlo, non gliel'avrebbe mai detto per riguardo al suo stato, ma puzzava di vomito e sudore e la cosa gli urtava il naso.

Portò prima la bacinella a lavare, poi aprì la finestra e infine riportò il ragazzo in bagno.

«Vuoi che ti aiuti?»

«No» scattò subito Stiles e il mannaro annuì.

«Vuoi che esca?»

«No» detto ciò il castano gli diede le spalle e con molti gemiti e grugniti riuscì a levarsi i vestiti per poi entrare in doccia. Derek si trovò a guardare la pelle pallida della schiena di Stiles e ebbe la prontezza di voltarsi giusto prima che il ragazzo si girasse e cominciasse a lavarsi; la vista di quel pallore tremante e cosparso di nei l'aveva stregato.

Dopo venti minuti, il ragazzo annunciò che aveva finito e che aveva bisogno di asciugarsi. Derek sollecito aprì un grande asciugamano con cui avvolgerlo e asciugarlo, e Stiles senza nemmeno preoccuparsi si essere nudo gli si spinse contro, quasi cadendogli addosso. Il moro lo resse e prese a tamponarlo delicatamente. Non era ancora asciutto quando Derek lo prese in braccio, ma nessuno dei due se ne preoccupo.
Stiles si appoggiò col la fronte al collo di Derek mentre quello lo portava in camera tenendolo come una principessa. Lo depositò dal suo lato del letto e fece per andare a prendere dei vestiti, ma il castano lo fermò.

«Lascia stare, tanto finirò per sudare di nuovo, sto così»

«Nudo?»

«Nell’asciugamano»

«Ti ammalerai»

Stiles fece spallucce.

«Stiles, stai rabbrividendo. Fammi prendere dei vestiti»

«Lascia stare. Tanto peggio di così... Se ci tieni tanto a tenermi al caldo svestiti e dormi con me» disse in tono scherzoso e rassegnato. Derek sospirò e recuperò l'ultimo asciugamano; cominciò a frizionare i capelli dell'umano cercando di non guardargli il viso.

Stiles invece gli guarda il viso, in particolare le labbra, e sembrava in trance; Derek le sentiva prudere sotto il suo sguardo, ma i suoi occhi non incrociarono mai quelli del castano.
Era così concentrato su ciò che stava facendo che il tocco di Stiles sulle sue labbra lo fece sobbalzare.

«Sono morbide» mormorò con reverenza; il moro rimase fermo come congelato. «Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato baciarle» continuò trasognato accarezzandole col pollice.

Rimasero immobili per un momento poi Stiles si sporse in avanti cercando di baciarlo. Derek rimase fermo affascinato a guardarlo ma all'ultimo istante si sottrasse a quel contato. Il ragazzo lo guardò interdetto e ferito, ma poi abbassò gli occhi e la mano che ancora teneva sul viso del moro.

«Scusa... Avrei dovuto immaginarlo...» disse coprendosi la spalla col telo caduto mentre si sporgeva verso di lui. «Avrei dovuto sapere che non eri innamora-» 

«Stiles, no»

Il ragazzo lo guardò interdetto, mentre un brivido lo scosse da capo a piedi.

«Non è per quello che non voglio baciarti» si spiegò lui abbassando gli occhi «non...non mi piace il sapore del vomito...» ammise con una fitta di senso di colpa.

Stiles arrossì fino alla radice dei capelli, ma annuì; era più che normale. Derek si alzò lasciandolo solo ad asciugarmi i capelli, cosa che l’altro fece pentendosi del suo gesto.

«Tieni» l'umano si trovò sotto il naso uno spazzolino con dentifricio. «È il mio, ma usalo pure. Spero non ti faccia schifo» prosegui il moro quando il ragazzo lo prese in mano; gli portò poi un bicchiere d'acqua.

Derek lo osservò spazzolarsi i denti lentamente e strizzando gli occhi.

«Cosa c'è?» chiese sforzandosi di non sembrare brusco.

Lui si copri la bocca prima di rispondere, parlando a fatica «Mi gira la testa se lo faccio troppo veloce.»

Derek alzò le sopracciglia, ma non disse nulla. Prese invece lo spazzolino e gli fece alzare il viso. «Apri»

Stranito, Stiles obbedì e subito il moro prese a lavargli i denti e la lingua.

Ci mise il suo tempo a farlo: senza fretta gli ripulì per bene la bocca, senza allontanare la mano dalla sua faccia. I suoi gesti divennero così automatici che la sua mente prese a viaggiare e prima che se ne accorgesse si ritrovò ad immaginare Stiles col volto rivolto verso di lui ma ben altro ad entrargli in. Sorprendendosi in quei pensieri decise che era pulita a sufficienza e non si sentiva più nessun cattivo odore. Gli allungò il bicchiere d'acqua per risciacquarsela e gli porse la bacinella per sputarla.

«Come mai hai le guance rosse?» chiese l'umano non appena si liberò la bocca; Derek irrigidì e maledisse la sua fantasia «mi hai immaginato a farti un pompino?» gli chiese con un sorriso sghembo e un brivido; aveva la pelle d’oca.

Derek si morse le labbra e non disse nulla; Stiles rimase interdetto a guardarlo per un paio di secondi poi spalancò gli occhi per la sorpresa

«Sul serio?!» chiese incredulo. Derek chiuse i suoi e fece un grosso sospiro.

«Stiles, ti prego, non farmi sentire ancora più in colpa di così...»

«In col- ma perché dovresti?!» ribatté l'umano quasi offeso «ma che ti dice la testa?!» insistette alzandosi in piedi ed intenzionato a raggiungere Derek che ci era spostato due passi indietro. «Perché dovres-»

Stiles fece un’altro passo avanti, ma Derek ne fece uno indietro. Il ragazzo si fermo arrabbiato e interdetto e lo guardò in viso scoprendo che si mordeva le labbra e aveva gli occhi che guardavano verso il basso; la sue mani stavano torturando l'orlo delle maniche.
Il castano seguì il suo sguardo, scoprendosi nudo, e fu scontato mettere insieme i pezzi. Quando tornò a guardare Derek aveva la sua migliore faccia da schiaffi e proferì con in sorriso sornione: «hai visto qualcosa che ti piace?» allargando le braccia e offrendosi allo sguardo del mannaro.

Derek mormorò un imprecazione tra i denti e scosse la testa ad occhi chiusi.

«Avanti, copriti o ti ammali»

Stiles si sentì offeso da quella reazione: aveva appena avuto la prova che il suo pene era una fonte di distrazione per Derek Hale, non era intenzionato a smettere di stuzzicarlo anche se non sapeva cosa voleva.

«E perché?» chiese cercando di assumere un tono sensuale, ma i brividi rendevano la cosa difficile «tanto sono già ammalatt-»

Aveva fatto per avvicinarsi ma era stato colto da un capogiro e avrebbe finito per sbattere la testa a terra, ma di nuovo Derek ebbe la prontezza di afferrarlo. La fretta di impedirgli di cadere a terra però non gli fece badare a dove metteva le mani, ritrovandosi con una gamba tra quelle di Stiles e una mano sul suo; l'altra mano gli sosteneva la schiena.

«Coglione» gli sibilò all’orecchio il mannaro mentre arrossiva e evitava i suoi occhi.

«Ma ti è piaciuto» insistette il ragazzo, lasciandosi spingere verso il letto.

«Mi è piaciuto e la cosa si ferma qui.» ribatté il moro riavvolgendogli l'asciugamano addosso «Avrai anche il culo più bello e sodo che io abbia mai toccato, ma non ci sarà una seconda volta» aggiunse categorico e rialzandosi in piedi; cercò di darsi un tono serio, ma le guance arrossate prendevano la cosa difficile.

Stiles sentendo quelle parole però reagì ferito e addolorato, prendendo in contropiede Derek

«Ma perché?!» chiese tentando di alzarsi di nuovo, ma le mani di Derek si posarono sulle sue spalle tenendolo a sedere.

«Perché ci ho provato per mesi a farti capire che mi piacevi, non voglio una cosa da una botta e via, sarai bello quanto vuoi, ma mi ha dimostrato che non cerchi una storia con me. Quindi basta. Mi inn-»

«Ma io sono un coglione!» sbottò il ragazzo divincolandosi e tornando in piedi «io non sapevo come reagire, ci ho messo mesi solo per capire che ci stavi provando con me!» gemette. «Figurati se riuscivo a capire come dichiararmi!» aggiunse afferrandogli la maglia; il moro stava per rispondere qualcosa, ma il castano si fece pallido e crollò sul letto, trascinandosi dietro il mannaro.

«Stiles stai bene?» chiese preoccupato il moro sollevandosi per non schiacciarlo.

«Non c'è male, non stessi da schifo e tu fossi nudo sarebbe meglio»

Il moro sbuffò e fece per rialzarsi ma Stiles lo trattenne di nuovo.

«Stiles, piantala e lasciami andare» ringhiò il moro, ma il ragazzo non gli diede retta

«Vigliacco» sibilò «ti ho detto che sono innamorato di te, ho bevuto del veleno per te e tu ancora non vuoi credere che voglia una storia seria con te? Che non voglia provare davvero a creare qualcosa che duri? Se solo un vigliacco, infame schifoso bas-» non finì la frase perché Derek lo zittì con un bacio rabbioso, bloccandogli un polso contro il materasso mente l'altra mano scivolava lungo il fianco e raggiungeva la natica del ragazzo che strinse con forza.

Stiles mugolò contro la sua bocca, mugolio che divenne gemito quando il moro forzò le sue labbra e introdusse la lingua nella sua bocca. C'erano solo i suoi addominali ad impedirgli di crollare su Stiles, mentre il ragazzo inarcava il corpo contro il suo, alla ricerca di un contatto. Desiderava la pelle di Derek contro la sua, non smise un secondo di cercarla per tutta la durata del bacio. Quando finalmente il mannaro si sollevò inginocchiandosi e concedendo ad entrambi di riprendere fiato, il cuore del castano batteva all'impazzata e aveva recuperato la lucidità persa con la febbre.

«Cazzo...» esalò trasognato.

«Quello te lo do quando starai meglio» ribatté il moro levandosi la maglia e lasciando ammirare a Stiles il suo fisico perfetto. «Comunque» riprese a dire mentre si slacciava la cintura e i pantaloni; l’umano sembrava vedere solo le mani del mannaro muoversi. «Sei un idiota: avresti potuto versare il veleno per terra» disse calciando via pantaloni e intimo.

«Non ho mai negato di esserlo» borbottò l'umano mangiando il mannaro con gli occhi.

«Dormiremo svestiti e basta. Così la smetti di rabbrividire» aggiunse il moro trascinandoselo vicino per i fianchi, ma entrambi sussultarono quando i loro bacini vennero in contatto. «Non una parola» sibilò Derek, ma aveva la pelle d'oca; Stiles annuì mordendosi le labbra per non ridere.

Allacciò gambe e braccia al mannaro, che lo sollevò quel tanto che bastava per togliere le coperte e tirarsele addosso una volta sistemati.

«Solo dormire» rimarcò sovrastandolo.

Stiles annuì lentamente e guardandolo dritto negli occhi.

«Certo» aggiunse, ma il suo tono diceva esattamente il contrario.


Angolo Autrice
Chi non muore si rivede. Dopo parecchio tempo causa traslochi, cambi di lavoro e penna e dita pesanti. Ancora non mi arrendo e spero di poter partorire altri capitoli. Grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono e inviano immagini, questa raccolta non è possibile senza la vostra partecipazione. Un grazie speciale a 
Helena21 che mi ha fornito l'ispirazione per questa One Shot.
Che altro dire? Stay tuned e abbiate fede! Io non mi arrendo!
Al prossimo capitolo!
Bye!


PS. FORZA AZZURRI!!!!
 
   
 
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