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Autore: Chiccaxoxo    13/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“È stato davvero straordinario” commentò Ester mangiando una gigantesca coppa di gelato al cioccolato seduta al solito bar in compagnia di Andrea e Jessica “Mai una macchina era stata tanto simile all’uomo, mi è quasi dispiaciuto distruggerla, ma proprio nel momento in cui stavo esitando maggiormente mi sono resa conto che le sue emozioni erano soltanto simulate.”

“La storia che hai raccontato ha dell’incredibile” disse Andrea, davanti aveva un gelato alla crema “Non era mai accaduto che un supercomputer agisse in questo modo, nonostante tutto, fatti gli opportuni miglioramenti, credo che sia un tipo di intelligenza artificiale che in futuro si potrebbe anche utilizzare.”

Ester sorrise, il suo atto di coraggio aveva in un certo senso cancellato l'errore che aveva commesso con il dilatatore di materia agli occhi dei suoi amici.

“Che cosa ha detto il costruttore di Valery quando ha saputo come sono andate le cose?” volle sapere Jessica la quale stava sorseggiando solo un succo di mirtillo, d'altronde era un po' fissata con la linea.

“Ha sostenuto che non c’era altro da fare che distruggerla, non immaginava certo che potesse evolvere in un modo del genere, si è scusato con mio padre per i guai che ha provocato, in ogni modo ci sarà comunque da imparare da questa esperienza e i supercomputer che esistono oggi, così come quelli di bordo delle automobili, usufruiranno di sicuri miglioramenti.”

In realtà la storia di Valery nascondeva un retroscena triste che la ragazza non ebbe voglia di raccontare ai suoi amici, non voleva più turbarli ora che si era riscattata dall'errore. Quel povero programmatore, diversi anni prima, aveva perso la figlia Valeria di vent'anni per un incidente successo su una pista da sci mentre la ragazza si stava divertendo, la voce che era stata utilizzata per il supercomputer era la sua, presa da alcune incisioni che la ragazza aveva fatto per divertimento. Anche il chip della personalità di Valery, aveva spiegato il programmatore, piccolo, calvo e grassoccio, era stato elaborato partendo dalla rete neurale di Valeria, dopo la sua morte, infatti, la struttura del cervello era stata come salvata all'interno di una banca dati da cui poi erano state attinte le informazioni per creare il cervello artificiale del supercomputer. Era stato un disperato tentativo, per quello scienziato, di far rivivere la sua amata figlia. Accidenti, aveva solo un anno più di me aveva pensato Ester osservando le lenti degli occhiali di quell'uomo appannarsi leggermente. Ester si era chiesta se, avendo saputo prima questa storia, avrebbe comunque trovato il coraggio di distruggere lo stesso Valery. Era poi giunta alla conclusione che non si può far tornare in vita una persona usando un sistema del genere, quello che manca è, appunto, l'anima.

I tre amici decisero di visitare un negozio d’abbigliamento, tanto per fare un giro. Il piccolo paesino dove abitavano ci sapeva davvero fare con i centri commerciali, erano tutti molto grandi e dentro si articolavano come delle città in miniatura. Il negozio d’abbigliamento, poi, era veramente curioso, si snodava su sei piani ai quali si accedeva attraverso una rete di scale mobili che andavano da un piano all’altro. Tra queste, però, una balzava direttamente dal piano terra a quello più alto, era veramente lunghissima e sembrava non avere fine, Ester la definiva “la scala del Paradiso”sin da quando era piccola. Tutto l’edificio aveva la forma di una torre vuota al centro per fare spazio ad un giardino con fiori e piante veri, nel mezzo del quale si trovava una grossa fontana. Quattro ascensori di vetro partivano dal piano terra, nel quale si trovavano bar e ristoranti e, salendo, si aveva l’impressione di andare in orbita vedendo il giardino e la fontana che diventavano sempre più piccoli. Ester e i suoi amici si fermarono al terzo piano, era quello che preferivano perché qui i vestiti erano disposti come se fossero stati delle piante in un giardino. Delle stradine di finti ciottoli di diramavano tra quelle che sembravano essere aiuole, in esse erano disposti i capi sui loro cavalletti di metallo, si aveva proprio l’impressione di essere in uno strano parco. Jessica si entusiasmava per ogni cosa, per lei era tutto bellissimo, giacche, maglioni o gonne che fossero, ad ogni aiuola si fermava ad ammirare i vestiti commentando: “Guardate questo, su di me starebbe benissimo!”

Facile, con un fisico del genere, ti starebbe bene persino un sacchetto della spazzatura!

Ad un certo punto, mentre stavano camminando per le stradine, un giovane gridò loro: “Ehi, aspettate un momento, per favore!”

I tre ragazzi si voltarono sorpresi verso il giovanotto, questo indugiò un poco guardando Ester, poi finalmente disse: “Tu sei Ester Lanfranchi, non è vero? La figlia dello scienziato.”

Accidenti, no! Io ho sempre odiato la popolarità ed essere notata dalle persone.

Tuttavia non mostrò all'esterno il suo imbarazzo rispondendo affermativamente e con un sorriso gentile.

“Salve, io sono Alex” affermò il giovane tendendo la mano destra ad Ester “Ho saputo che avete avuto dei guai con un nuovo tipo di supercomputer”

“Posso chiederti come lo sai?” gli domandò Ester aggrottando leggermente le sopracciglia.

“Era su tutti i giornali ieri” fece il ragazzo “Io ho sempre sostenuto che l’intelligenza artificiale è pericolosa.”

“In effetti…Valery era un computer un po’ particolare” confermò Ester con tutta la modestia del mondo.

Jessica la guardava con una punta d'invidia, avrebbe voluto esserci lei al suo posto e le dava un po' fastidio questo modo della sua amica di gestire la faccenda con questi suoi modi semplici.

“So anche che sei stata tu a salvare la tua famiglia, ti faccio i miei complimenti, sei stata fantastica.”

Andrea assunse un'espressione leggermente seccata, Ester lo guardò per un secondo accorgendosi della cosa e sentendo che questo le provocava una leggera soddisfazione, intanto il giovanotto continuava: “Vorrei visitare il Centro di Ricerca Koller un giorno.”

“Il dieci giugno è stato aperto al pubblico, mi dispiace che tu ti sia perso l'occasione, ma ne saranno organizzate sicuramente altre” lo rassicurò la ragazza.

“Non potevo, mi è dispiaciuto moltissimo, pensi che avrò altre occasioni?”

“Quando vuoi” dichiarò Ester con un sorriso gentile “Basta che dici di essere un mio amico.”

“Allora, grazie, ci vediamo” detto questo il ragazzo si girò e si allontanò.

Finalmente Andrea poté sfogarsi, dicendo ad Ester arricciando un po' le labbra: “Certo ce ne sono di tipi strani in giro!”

“Non capisco perché sei sempre tanto modesta” le disse Jessica “Non ti piace ricevere complimenti per qualcosa di positivo che hai fatto?”

“Ritengo che alla fine sia stato qualcosa di normale che avrebbe fatto chiunque, non ci vedo assolutamente niente di straordinario” rispose Ester con la sua solita semplicità.

Dopo circa due ore, terminando la loro uscita, i tre ragazzi tornarono a casa, Ester ancora non sapeva della notizia a dir poco clamorosa che la stava attendendo. Venne a conoscenza della dichiarazione eclatante a tavola, mentre stavano pranzando. I suoi genitori stavano parlando, come al solito, di lavoro, quando Damiano se ne venne fuori dicendo: “Tra due giorni proveremo StoriaJou – 01 in maniera ufficiale.”

Ester rimase senza parole e completamente immobile per qualche secondo non poteva credere alle sue orecchie, si trattava niente meno che della macchina del tempo, poi esclamò, al massimo dell’entusiasmo: “Davvero, e lo dici così? Finalmente, sono anni che desidero vedere quella macchina in azione, da quando hai iniziato a costruirla.”

“Io spero che potremmo vederla tutti in realtà, sto già immaginando la faccia di Alessio” affermò Cris che nell’udire la novità aveva sgranato tanto d’occhi.

“Ma certo” rispose Damiano “I vostri amici, naturalmente, sono tutti i benvenuti.”

Un boato di gioia esplose subito dopo, Ester sentiva che il cuore le batteva all’impazzata per l’emozione, non le sembrava possibile poter vedere quella macchina straordinaria finalmente in azione.

“In che epoca hai deciso di andare papà?” chiese la ragazza, la sua curiosità ormai era alle stelle.

“Nell’antico Egitto, esattamente nel 1938 a.C.”

“A che ora partirai?” domandò Cris.

“Credo verso le otto e mezzo di mattina, starò via circa mezz’ora, il tempo di scattare qualche fotografia che dimostri la riuscita del viaggio.”

“Perché stai via così poco?” chiese Ester “Voglio dire, vai a vedere niente meno che l’antico

Egitto.”

“Quando una macchina viene provata per la prima volta è meglio essere cauti” spiegò lo scienziato “Una volta appurato il suo perfetto funzionamento effettueremo viaggi più lunghi.”

“Papà, io vorrei venire con te” esclamò Cris.

“Dal momento che si tratta del primo viaggio non vorrei correre rischi, forse in futuro potrò portarvi con me.”

Ester non poté astenersi dal manifestare la sua gioia: “Sarebbe meraviglioso!”

Quel pomeriggio la ragazza stette tutto il tempo in fermento, salì nella sua stanza ordinando al supercomputer: “Argon, chiama Andrea”

Pochi secondi dopo il ragazzo era in linea con lei.

“Andrea, devo darti una notizia sensazionale!”

“Sono tutto orecchi” il suo amico si era già accorto dalla sua immagine con occhi sgranati e il viso sorridente che Ester stava letteralmente volando dalla felicità: “da come parli sembra che tuo padre stia per sbarcare sul sole riuscendo a non bruciarsi.”

“Molto meglio, Andrea, andrà nell’antico Egitto, nel 1938 a.C.!”

“Caspita, Ester, vuoi dire che useranno StoriaJou – 01?”

“Sicuro, e siete tutti inviati ad assistere allo spettacolo, tra due giorni, al Centro di Ricerca Koller.”

“Sbaglio o ho sentito parlare della macchina del tempo?” chiese Giovanni che era apparso sullo schermo accanto al fratello.

“È sensazionale, Ester, ci saremo sicuramente” disse Andrea “A che ora dobbiamo venire?”

“Papà partirà alle otto e mezzo, vi aspetto alle otto in punto a casa mia, se per qualche motivo non potete venire avvertitemi con il radio orologio.”

“Non preoccuparti, ci saremo sicuramente” affermò Giovanni tutto sorridente.

Nei due giorni che seguirono Ester e Cris stettero in costante agitazione, non facevano altro che parlare di StoriaJou – 01 e di chi avrebbero invitato a vedere la macchina in azione. Come al solito Cris era finito per parlare solo di Alessio quindi il gruppo sarebbe stato sempre lo stesso. Ester e Andrea pensarono anche di dirlo a Orazio il quale accettò molto volentieri. Finalmente, quando arrivò il fatidico giorno, Ester alle sette della mattina si vestì e fece colazione in fetta e furia, sapeva benissimo che era presto ma non poteva stare ferma, quella mattina lo specchio elettronico che si trovava in bagno le aveva a detto che era in forma al 99%. Anche Cris, contrariamente alle sue abitudini, quella mattina si era svegliato presto e, insieme alla sorella, era uscito in giardino ad osservare alcuni operai che preparavano StoriaJou – 01 per essere trasportata al Centro di Ricerca Koller.

“Accidenti, ancora non mi sembra possibile” esclamò il ragazzo.

“Invece lo è” affermò Ester “Non so cosa darei per andare con papà nell’Egitto dei faraoni.”

“In realtà sono stato io il primo a fare questa proposta” dichiarò Cris “Quando papà deciderà di avere dei passeggeri, dovrà portare prima me.”

Ester sorrise spettinando il fratello e rimettendosi a guardare gli operai, adesso stavano caricando la macchina del tempo su un piccolo camion a magneti servendosi di una gru che era in dotazione al mezzo di trasporto stesso.

“Per favore, fate piano!” la voce di Damiano fece voltare i ragazzi, il loro padre era uscito di casa e stava avanzando verso gli operai.

Era venerdì venti luglio, una giornata calda e luminosa che, Ester pensava, sarebbe entrata nella storia. Il sole splendente del mattino si rifletteva sui biondi capelli di Damiano mentre impartiva istruzioni agli operai su come trattare StoriaJou – 01 . Quando l’operazione fu ultimata, i lavoratori misero in moto le silenziose eliche di propulsione del camion a levitazione magnetica e si diressero verso il Centro di Ricerca Koller. La figura alta e magra di Damiano si voltò e tornò indietro, lo scienziato, prima di rientrare in casa, diede una pacca su una spalla ad Ester la quale, allo stesso modo del fratello, era rimasta come pietrificata.

“Sei emozionato, papà?” gli chiese Cris.

“Sì, lo ammetto” rispose lui con un sorriso “Dopotutto sto per fare un viaggio a dir poco straordinario, che nessuno, prima di adesso, ha mai fatto.”

“Non hai paura?” domandò Ester.

“Un po’, certo, ma questo è normale, soprattutto quando si prova una macchina per la prima volta, comunque sono sicuro che tutto andrà per il meglio” detto questo, l’uomo varcò il portone di casa.

Pochi minuti più tardi, i due genitori uscivano per recarsi al Centro.

“Allora, voi aspettate i vostri amici e poi ci raggiungete, d’accordo?” si raccomandò Enrichetta.

Si era raccolta i capelli neri in uno chignon dietro alla nuca, questo le dava un’aria molto distinta.

“Certo, per l’orario stabilito saremo lì” assicurò la figlia maggiore, era raggiante e il chiaro sole estivo faceva brillare ancora di più il suoi occhi marroni.

I genitori si avviarono mentre Cris diceva: “Sono già le otto, tra mezz’ora faranno l’esperimento, spero che gli altri arrivino in tempo.”

“Vedrai che a momenti saranno qui” affermò Ester “Anche loro tengono a vedere la macchina del tempo in azione, non penso che vogliano farsi sfuggire questa opportunità.”

Infatti, dopo pochi minuti, ecco sbucare, dal fondo della via metallica, Andrea e Giovanni a bordo della macchina a magneti prestata loro dal padre. I due ragazzi si fermarono davanti al cancello della casa, Cris li raggiunse di corsa facendoli entrare nel giardino.

Andrea aveva un sorriso a trentadue denti dipinto sulla faccia: “Perbacco, ragazzi, non vedo l’ora di assistere a questo evento formidabile!” abbracciò Ester saltellando.

“Manca ancora Jessica, le avevo proposto di andarla io a prendere ma ha insistito per venire da sola con il suo motorino, non capisco per quale motivo” Giovanni guardava impaziente il suo orologio.

Cris cominciava a preoccuparsi: “Spero che non faccia tardi.”

Il radio orologio di Ester squillò pochi secondi più tardi : “È una chiamata di Jessica” poi rispose alla sua amica.

La ragazza si scusava dicendo che avrebbe fatto tardi a causa di una gomma forata, stava giungendo a piedi, ormai mancava poco.

“Come non detto” commentò Cris “Le ultime parole famose.”

Nel frattempo era arrivato Alessio, stava salutando dal cancello mentre Argon lo sbloccava per lasciarlo entrare.

“Ancora con quei dannati motorini con le ruote di gomma!” sospirò Giovanni scuotendo la testa “Sono più di cento anni che esistono le strade di calamita”

“Sono già le otto e un quarto” esclamò Cris guardando preoccupato il suo orologio.

Giovanni si decise ad andare a recuperare Jessica per la strada con la vettura a magneti, non potevano certo perdersi quella meravigliosa occasione. I due ragazzi furono di ritorno entro pochi minuti, Jessica sorridente, salutò tutti senza scendere, non c'era tempo, fecero salire Andrea avviandosi verso il Centro di Ricerca Koller. Ester prese la macchina di sua madre partendo con il resto del gruppo. Giunsero al Centro alle otto e mezzo precise, parcheggiarono le loro vetture senza prestare troppa attenzione, davanti al cancello ed entrarono di corsa nel cortile, Ester ordinò, mentre correvano, a Peter di aprire l’entrata. Non fecero per niente caso allo schermo ad ologrammi mentre spalancavano con un colpo la porta d’ingresso, la macchina del tempo sarebbe partita dal retro dell’edificio, dove era in costruzione la pista per Freccia Solare. I ragazzi attraversarono velocemente il palazzo e si lanciarono di corsa sul prato che si trovava dietro al Centro di Ricerca Koller, notarono che in un punto dello spiazzo una esigua folla si era accalcata.

“Deve essere là!” gridò Ester ai suoi amici senza smettere di correre.

“Permesso” diceva Giovanni mentre si facevano largo a spintoni tra le persone raggruppate, in mezzo alla piccola folla, Ester intravide sua madre.

Finalmente riuscirono a giungere all’interno del cerchio che la gente aveva formato, facendo appena in tempo a vedere StoriaJou – 01 che scompariva in un lampo di luce.

“Siamo arrivati tardi” sospirò sconsolata Ester.

I ragazzi guardavano desolati il punto da cui era partita la macchina del tempo. Più lontano, quasi al termine del vasto prato fulminato dal sole canicolare di luglio, si vedeva la pista dalla quale sarebbe decollata la macchina capace di superare la velocità della luce. Ester la guardò distrattamente, asciugandosi il sudore dalla fronte. Appena li vide, Enrichetta si fece largo tra la folla per raggiungerli.

“Mamma, potevate aspettarci” protestò Ester.

“Lo so, ma purtroppo il pubblico ha le sue esigenze” affermò la donna facendo un gesto significativo verso i numerosi giornalisti che, con cineprese e microfoni, affollavano in piazzale.

“Quelli chi li ha fatti entrare?” domandò Cris.

“Non potevamo chiuderli fuori” rispose Enrichetta sorridendo “Dobbiamo anche pensare a salvaguardare la reputazione del Centro di Ricerca Koller, e poi…un po’ di pubblicità non guasta mai.”

“Abbiamo aspettato per giorni questo momento” sbuffò Ester guardando i suoi amici come per scusarsi.

“Perché siete arrivati in ritardo?” chiese sua madre.

“E’ stata colpa mia” si fece avanti Jessica visibilmente dispiaciuta “Mi si è bucata una gomma del motorino per la strada.”

“Non importa ragazzi, non vi siete persi grandi cose” disse la donna “I giornalisti hanno letteralmente assalito papà e gli altri ricercatori coinvolti nel progetto, poi hanno fatto partire la macchina, tutto qui, il momento più bello sarà quando papà tornerà con le fotografie dell’antico Egitto.”

Ester guardò pensierosa le persone che attendevano il ritorno trionfale di StoriaJou – 01. Erano per la maggior parte scienziati con i loro familiari o amici, forse tra loro, pensava Ester, si era insinuato qualche curioso dichiarando, e riuscendo a dimostrare, di essere amico o parente di qualche membro del personale del Centro. I pensieri della ragazza furono interrotti dall’arrivo di un giornalista con una telecamera al seguito. Questo iniziò ad intervistare Enrichetta con le solite domande, Ester non fece caso più di tanto all’intervista, era una cosa che le era capitata diverse volte al Centro, e anche fuori di esso. Lei, Cris e i suoi genitori erano apparsi talmente spesso sul proiettore tridimensionale che, a volte, venivano anche riconosciuti e fermati per la strada, come aveva fatto quel tipo strano qualche giorno prima al centro commerciale, Alex. Ester aguzzò lo sguardo per vedere se riusciva a scorgerlo tra la folla, non lo vide, molto probabilmente non c’era o non lo avevano fatto entrare. Quel giorno la tutela della sicurezza al Centro si era particolarmente intensificata, succedeva sempre così quando c’era qualche esperimento in atto. Intanto la mezz’ora concessa a Damiano per visitare la città di Giza era rapidamente trascorsa, i giornalisti e i ricercatori del Centro erano letteralmente impazziti. I reporter strillavano eccitati nei microfoni davanti alle cineprese mentre la folla si allargava per lasciare spazio alla macchina del tempo, questa sarebbe tornata nel 3007 atterrando nel medesimo punto da cui era partita. Le macchine fotografiche scattavano senza sosta, Ester e i suoi amici si facevano largo a spintoni per raggiungere la prima fila. La gente aveva formato un ampio cerchio per permettere alla macchina del tempo di tornare. Ci furono alcuni minuti di silenzio mentre i presenti attendevano, con il fiato sospeso, l’apparizione di StoriaJou – 01 e dell’eroico scienziato Damiano Lanfranchi. All’improvviso un bagliore luminosissimo, più intenso del sole estivo, attirò l’attenzione della folla da cui si levavano esclamazioni di stupore. La macchina del tempo comparve dal nulla in mezzo al cerchio formato dalla calca, i giornalisti cercavano di assalire la cabina bianca ma furono ostacolati dagli addetti alla sicurezza del Centro, le telecamere divoravano metri di pellicola per catturare ogni immagine di quello storico giorno. Ester, attraverso il vetro della porta di StoriaJou – 01, vide suo padre. Lo scienziato aprì il portello e, sorridendo, scese dalla macchina brandendo trionfante la sua macchina fotografica digitale istantanea. Ester, senza neanche pensarci, si mise a correre in direzione del padre seguita dagli altri, non sentiva più le gambe, aveva l’impressione di volare, la gioia che provava e il giubilo della folla in estasi le fecero salire le lacrime agli occhi. Enrichetta aveva già raggiunto suo marito ad entrambi erano circondati da ricercatori e giornalisti. Damiano, vedendo i suoi figli che cercavano di farsi largo tra la massa, si voltò verso di loro e, con un sorriso, alzò due dita in segno di vittoria. Ester non credeva ai suoi occhi, dunque il fantastico viaggio nel tempo era riuscito. La ragazza si girò verso i suoi amici gridando: “Guardate, quello è mio padre, lo sapevo che ce l’avrebbe fatta!”

Il ricercatore fu assalito dai giornalisti, intanto Ester era riuscita a raggiungerlo. Un uomo munito di microfono e con telecamera al seguito iniziò ad intervistare lo scienziato chiedendo: “Allora, signor Lanfranchi, può dirci esattamente in quale epoca si è recato?”

“Nel 1938 a.C. in Egitto, precisamente nella città di Giza.”

“Può parlarci brevemente di questo periodo storico?”

“Certamente” rispose Damiano “In quel tempo, sotto il regno di Sesostri I, la civiltà egiziana conobbe un periodo caratterizzato da benessere e prosperità, egli infatti, riuscì ad essere una perfetta fusione tra abilità politica e gusto artistico, comunque parlerò di questo alla conferenza che si terrà questa sera al Centro di Ricerca Koller.”

“Ha scattato delle foto che ritraggono i punti salienti del suo viaggio, non è vero?”

“Sì, ve ne voglio dare un piccolo anticipo” detto questo Damiano mostrò alla telecamera una fotografia che ritraeva le tre piramidi di Giza, dedicate a Cheope, Chefren e Micerino, non ancora consunte dall’erosione del tempo. Era un’immagine stupenda, presa controluce su un cielo colorato di rosa dalla sabbia del deserto, Ester fece appena in tempo a vederla.

“Potrete vedere tutto questa sera alla conferenza” ripeté lo scienziato.

Mentre si facevano strada tra la folla per tornare a casa, Ester pensava che il congresso che si sarebbe tenuto a sera sarebbe stato il momento più emozionante di tutta la giornata. Avrebbe avuto un sacco di tempo per vedere le foto che aveva scattato suo padre prima di andare alla conferenza, tuttavia non lo fece, voleva vedere quelle immagini supportate dalla spiegazione del padre o di qualche altro esperto in materia, non sopportava di guardare quelle fotografie senza sapere cosa ritraevano.

 

Il momento di recarsi al congresso finalmente era arrivato, ad Ester sembrava che fosse passata un’eternità, per l'occasione si era truccata con molta attenzione e indossato una maglia nera aderente con la scollatura a V il cui colore andava a confondersi con quello dei suoi riccioli, dei jeans corti che terminavano con un risvolto e sandali di pelle nera alla schiava. Ovviamente aveva invitato tutti i suoi amici, persino Orazio, loro e i genitori di questi avrebbero avuto diritto al posto in prima fila insieme a lei, a sua madre e a Cris. Ester per poco non scoppiò a ridere quando vide in che modo si era vestita Jessica, oltre ad essere pesantemente truccata portava un grosso fiocco rosso tra i capelli biondi, aveva indossato una vistosa collana d’oro e lunghi orecchini con i brillanti, il suo abbigliamento era costituito da una corta minigonna di pelle marrone, calze a rete scure e stivali neri e lucidi con i tacchi altissimi, inoltre, come se non bastasse, si era messa un paio di guanti neri che le arrivavano fino al gomito, durante la conferenza, raccontando una scusa, se li sfilò esibendo una fila di anelli d’oro. Non rinunciava mai ad essere un magnete d'attenzione. Tuttavia quella sera Ester non aveva tempo per pensare alle stranezze di Jessica, fremeva vedendo la sala piena di gente e aspettava con impazienza suo padre. L’ambiente in cui si sarebbe tenuta la conferenza si trovava sotto al Centro di Ricerca Koller, era una sala enorme con poltrone di velluto rosso e le pareti decorate da disegni, il palco di fronte al pubblico disponeva di quattro posti ad ognuno dei quali corrispondeva un microfono. Da un lato si notava la macchina che avrebbe dovuto proiettare le fotografie dell’antico Egitto sul grande schermo bianco alle spalle degli oratori. In poco tempo la sala si gremì di telecamere e giornalisti, il loro numero, però, era tenuto sotto controllo dalla sicurezza. Ad un tratto Damiano apparve sul palco accompagnato da altri tre colleghi che avevano lavorato al viaggio nel tempo. Dalla platea si levò un caloroso applauso, Ester, Cris e la loro madre si alzarono addirittura in piedi, potenti riflettori vennero puntati, dal supercomputer Peter, sui quattro oratori. Il padre di Ester cominciò a parlare: “Buona sera a tutti, sono orgoglioso di annunciarvi che l’uomo è riuscito ad abbattere le barriere del tempo. Chiarirò subito il dubbio che molti di voi avranno, cioè a che cosa potrà essere utile la macchina del tempo che abbiamo creato, ebbene, vi dirò che essa non è il frutto di semplice curiosità e che non deve servire a dimostrare la capacità dell’uomo di compiere azioni straordinarie, la nostra StoriaJou – 01 ci servirà per comprendere fatti non ancora certi o sconosciuti della storia del mondo.”

Le parole di Damiano furono interrotte dall’applauso del pubblico, Ester sorrideva raggiante.

Damiano riprese il suo discorso: “Quello che abbiamo appena intrapreso è stato il primo viaggio di StoriaJou – 01 , esso è stato un giro di prova che è servito ad appurare se la macchina funziona ed è sicura, io personalmente ho fatto questa esperienza recandomi a Giza nel 1938 a.C., è stata veramente un’avventura singolare, per farla vivere anche a voi e per dimostrare che la macchina del tempo funziona veramente ho scattato delle fotografie che nel corso della serata vi mostrerò. Il mio viaggio è durato soltanto mezz’ora, questo per non destare sospetti nella popolazione egiziana di quel tempo la quale, vedendo me con strani vestiti e inconsuete apparecchiature, avrebbe creduto di trovarsi davanti un mostro…”

Damiano fu interrotto dalla risata generale della platea.

“Comunque, in futuro, ogni volta che ci serviremo di StoriaJou – 01 , ci organizzeremo in modo da farci notare il meno possibile dai nostri antenati. Ora vorrei lasciare la parola a Walter Bonamico che vi spiegherà, a grandi linee come funziona la macchina del tempo.”

“Grazie” disse un uomo con una gran massa di capelli bianchi e gli occhiali da vista che sedeva alla sinistra di Damiano“So che sarà complicato da capire il funzionamento della nostra macchina del tempo, cercherò di semplificarlo il più possibile. Innanzitutto bisogna chiarire un concetto fondamentale: le macchine del tempo possono viaggiare soltanto nel passato e non, come crede la fantasia popolare, nel futuro. Questo semplicemente accade perché il futuro non esiste, non è ancora stato scritto, il passato invece esiste, nessuno lo ha cancellato, per questo è possibile ritrovarlo. Immaginate di riesumare un vecchio documento da un archivio, possiamo farlo poiché esso è stato messo lì tanto tempo prima ma nessuno lo ha tolto, con il passato succede esattamente questo. Dallo stesso archivio, però, non potemmo prendere un documento che ancora non esiste, che sarà scritto in futuro. Per viaggiare a ritroso nel tempo bisogna superare la velocità della luce, qui sorge il problema principale: viaggiando in questo modo va indietro nel tempo solo il viaggiatore, non il tempo intorno a lui, in StoriaJou – 01 abbiamo invertito il processo, non il viaggiatore all’interno della macchina torna indietro nel tempo, è il mondo fuori che lo fa. Quando si vuole intraprendere un viaggio nel tempo bisogna programmare l’anno, il mese, il giorno, l’ora e il posto, precisando la nazione e la città, se si tralascia la programmazione della città la macchina vi trasporta automaticamente nella capitale della nazione in cui volete andare. Spero che vi sia tutto chiaro, lascio di nuovo la parola a Damiano.”

Questo passaggio fu accompagnato da un applauso mentre le telecamere riprendevano ogni cosa.

“Prima di mostrarvi le fotografie che ho scattato vorrei che voi conosceste il periodo in cui mi sono recato, per questo adesso ascolteremo il nostro storico, Davide Lindala.”

Prese la parola un giovanotto dai capelli neri, ricci e unti da un gel effetto bagnato: “Sicuramente gli antichi egizi sono una delle più affascinanti civiltà del passato, il periodo che abbiamo scelto è quello che vede al trono Sesostri I. Egli era una perfetta fusione di capacità militare e politica, era potente con il nemico e nobile con la sua gente. Sotto di lui l’Egitto ha conosciuto un periodo di benessere e prosperità, guidò il suo esercito alla vittoria in molte battaglie, inoltre lo sviluppo delle arti e delle scienze raggiunse livelli mai toccati in precedenza. L’architettura fu eccelsa, la letteratura si sviluppò notevolmente. Sesostri, inoltre, fu il promotore di molte opere civili, portò avanti il processo di bonifica della regione del Fayum, vicino al Cairo, ma non voglio annoiarvi con questi discorsi da scuola, vi lascio all’affascinante racconto di Damiano, io continuerò a commentare le foto che egli vi mostrerà.”

“Forse questo sarà il momento più entusiasmante della serata” iniziò Damiano “Vi farò vedere delle fotografie che sembrano uscite dall’impossibile, vi assicuro che non c’è nulla di falso. Io stesso, quando sono arrivato nell’antico Egitto, non credevo ai miei occhi, mi era più facile pensare che si trattasse di un sogno. Le prime immagini che ho visto sono queste che sono ritratte in questa fotografia.”

L’immagine apparve sullo schermo in fondo alla sala, dal pubblico si lavarono esclamazioni di stupore, sembravano veramente figure strappate ad un altro mondo. Ester, sulle prime, stentò a credere a ciò che aveva davanti, ma solo un secondo dopo le sue guance si colorarono di rosso per l’emozione.

“Ragazzi, oggi qui si scrive una pagina di storia” commentò Giovanni senza fiato.

La foto ritraeva alcuni uomini e donne che lavoravano sulle sponde del Nilo, si scorgeva chiaramente un giovane, vestito solo con un gonnellino bianco, che tirava per le redini un asino il quale trasportava due grosse ceste, che cosa vi fosse dentro era impossibile da vedere, dietro di lui era attraccata una strana imbarcazione dalla forma vagamente somigliante ad un dirigibile, da essa alcune persone stavano scaricando delle merci per poi posizionarle su una barca più piccola, fortemente incurvata. Poco lontano un gruppo di tre donne era intento a battere, con dei bastoni, un mucchio di chicchi di grano per separare il seme dalla buccia, una di loro era stata immortalata mentre brandiva il bastone in aria. Tutte e tre indossavano un abito bianco che arrivava loro all’altezza delle ginocchia e spiccava sulla pelle scura, i loro capelli neri erano lunghi e resi lisci per mezzo di una sostanza oleosa. Sullo sfondo dell’immagine si scorgevano tre piramidi, non ancora erose dal tempo, che si stagliavano contro un cielo azzurro e luminoso costellato da nuvolette bianche.

“Un quadro veramente stupendo” commentò lo storico Davide Lindala “Sembra improbabile che questa sia davvero una fotografia. Da questa immagine abbiamo la conferma sul fatto che la vita degli antichi Egiziani era scandita dal Nilo, questo fiume, infatti, con le sue piene, lasciava sul terreno uno strato di fango molto utile per la riuscita del raccolto, ma desso vogliamo sapere da Damiano quale reazione hanno avuto questi uomini alla sua vista.”

“Fortunatamente non hanno scorto la macchina del tempo” disse Damiano “poiché questa si è fermata sulla sommità di una collina, comunque inizialmente neanche io sono stato visto, ho scattato tutte le mie foto usando lo zoom. Soltanto alla fine una donna si è accorta di me, mi ha guardato per un po’ immobile poi è corsa a dire qualcosa ad un uomo, questo, gridando ed indicandomi, ha radunato altre persone, tuttavia nessuno ha avuto il coraggio di avvicinarsi, anche perché un minuto dopo sono partito per tornare nel 3007. Usando sempre lo zoom ho scattato quest’altra immagine.”

La fotografia che apparve ritraeva il volto di una giovane donna in primo piano, i capelli erano coperti da un copricapo bianco, i suoi occhi neri messi in evidenza da un pesante trucco: la caratteristica forma a goccia che gli Egiziani usavano dare al loro sguardo, a completare ciò, la donna si era ritoccata in nero anche le sopracciglia. Le guance della giovane avevano un colorito rossastro perché tinte con polveri d’ocra.

A commentare questa splendida immagine intervenne, come sempre, lo storico: “Questo ci dimostra la cura che gli Egiziani avevano nei confronti del loro corpo, sia gli uomini che le donne, infatti, usavano truccarsi.”

Ester e Cris non sentivano quasi tutte quelle parole, erano rapiti dalle incredibili immagini che il loro padre aveva catturato.

“La prossima fotografia ci presenterà, invece, uno scorcio della vita di questo straordinario popolo.”

Lo scatto ritraeva, dall’alto verso il basso, un villaggio sulle sponde del Nilo. Le abitazioni, installate su un terrapieno, erano costituite da baracche di forma cubica, tra esse vi era un frenetico lavoro che consisteva soprattutto nel trasporto di acqua e cereali per mezzo di grandi ceste e brocche. Dalla sabbia illuminata dall’accecante luce del sole crescevano gruppi di grosse palme. Al di sotto del terrapieno su cui sorgeva il villaggio, si trovavano campi coltivati situati proprio al confine con le acque del Nilo. Sullo sfondo, una grossa imbarcazione a vela navigava sul fiume circondata da barche più piccole a remi.

“Non fatevi ingannare dall’aspetto esteriore di queste abitazioni” affermò lo storico “All’interno esse contavano numerose camere ed erano elegantemente dipinte, a volte potevano avere anche un cortile interno. Ma le case dei contadini erano ben diverse, erano fatte di canne o fango e avevano due o una sola stanza con un arredamento molto semplice.”

“Ancora non avete visto le immagini più belle e caratteristiche” dichiarò Damiano.

Subito dopo, infatti, fu mostrata un’immagine a dir poco spettacolare, era stata presa contro luce e esibiva la sagoma di tre piramidi perfette che si stagliavano contro un cielo dai colori variavano dall’azzurro al rosa, passando dall’arancio. Questa era la foto che Ester aveva visto non appena suo padre era tornato dallo straordinario viaggio.

“Un’immagine decisamente suggestiva” furono le parole dello storico “Queste sono le piramidi dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino, dietro di esse ci sono altre tre costruzioni molto più piccole che ospitano le loro mogli. La piramide, per gli Egiziani, era un simbolo di immortalità, grazie a StoriaJou – 01 ci sarà possibile creare ricostruzioni di monumenti di cui non conosciamo l’esatta architettura.”

“La prossima immagine è l’ultima che ho scattato, purtroppo nel breve tempo di mezz’ora non ho potuto fare altro, ma è la foto più incantevole che si sia mai vista, signori, niente meno che la Sfinge.”

Questa immagine aveva veramente qualcosa di magico, la Sfinge appariva non come tutti erano abituati a conoscerla, ovvero erosa dal tempo, dall’acqua e dalla sabbia, bensì in tutta la sua maestosità. Il corpo da leone e la testa d’uomo erano ricreati alla perfezione, questo la faceva sembrare una creatura in carne ed ossa che, da un momento all’altro, dovesse animarsi. Un cielo azzurro intenso le faceva da volta, come se la colossale statua si fosse trovata all’interno di un tempio naturale. Ester e Cris rimasero senza parole.

“Mamma mia” mormorò Alessio estasiato.

Tutta la platea si mise a gridare e ad applaudire, si alzarono tutti in piedi emanando un boato di trionfo che durò circa dieci minuti. Al termine di questa esplosione di gioia si potevano fare delle domande a proposito dell’esperimento, tuttavia Ester fu sempre più distratta. Nei suoi occhi continuavano ad essere vive quelle immagini, particolarmente forte era quella della Sfinge. Questo, unito al fatto che la macchina del tempo si trovava ancora nel cortile di casa sua, riportata indietro per ulteriori accertamenti, fece maturare in lei un’idea. La conferenza andò avanti fino a notte inoltrata, quando alla fine Damiano e la sua famiglia riuscirono a liberarsi dai giornalisti, e a tornare finalmente a casa, Ester si mise a domandare al padre particolari sul funzionamento di StoriaJou – 01.

“In che ordine si trovano le nazioni nella macchina del tempo?” fu la prima domanda “So che sono ordinate in base all’importanza storica, in che posizione è l’Egitto?”

“È il numero nove” rispose Damiano.

“Bene, numero diciannove” fraintese Ester, forse perché gridava queste domande dal piano sopra di casa sua mentre il padre si trovava dabbasso.

“Va specificata anche la città in cui si vuole andare, non è vero?”

“Sì, altrimenti la macchina ti porta nella capitale del paese che hai scelto, funziona così anche con tutte le altre impostazioni, se non imposti nulla la macchina procede per vie automatiche.”

Ester, quella sera, si addormentò con una sola idea in testa: stupire, una volta per tutte, i suoi amici. Aveva notato in diverse occasione come Giovanni non si facesse problemi ad abbracciare e baciare Jessica anche davanti alle altre persone, mentre Andrea non l'aveva ancora sfiorata con un dito. Concluse che, dato che lei fisicamente non era appariscente come la sua amica, avrebbe dovuto usare altri sistemi per far capire ad Andrea che lei era speciale e che valeva la sua attenzione.

   
 
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