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Autore: Izayoi_1    14/07/2021    0 recensioni
Può la nostra anima spaccarsi letteralmente in due pur di provare a salvarci?
Può la confusione volerci dire qualcosa?
Tosca tutte queste cose non le sa e una parte di lei non vuole vederle ma può l'amore salvarla anche da se stessa?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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16 Luglio
Era uscita dall’ufficio mezz’ora prima, voleva farsi bella per quella sera, tanto che aveva preso appuntamento per farsi truccare, aveva comprato un nuovo vestito, pronto solo per essere indossato e i capelli erano perfetti nelle loro onde scure. Tosca si sentiva un po’ come una ragazzina al primo appuntamento ma volevo che quella data, quell’ultima data d’anniversario da fidanzati fosse diversa dalle altre, inoltro Filippo aveva prenotato in un ristorante e non voleva assolutamente dirle quale, il che la faceva sentire ancora più elettrizzata, era certa che avrebbe prenotato in quel ristorante con la terrazza sul lago, gliene parlava da un anno e sicuramente avrà atteso una data importante per andarci.
Tosca entrò nell’appartamento come un uragano, fiondandosi sotto la doccia, la stanchezza della giornata era lontana da lei che voleva aggrapparsi a quella felicità con le unghie e con i denti, era ormai da troppo tempo che non si sentiva così con Filippo, si era data tutte le colpe del mondo, pensando che fosse lei ad essere fredda o distaccata e perciò voleva “essere positiva per attirare la positività”, così le aveva detto una cliente alquanto spirituale che frequentava lo studio. Inizialmente l’aveva presa come una spostata ma in fin dei conti cosa le costava cercare di rivalutare le cose, scacciare tutti i vecchi e pesanti sentimenti del passato e sorridere di più, nulla e perciò quale occasione migliore se non quella, per “ricominciare” un pò.
Si osservò allo specchio e sorrise, le piaceva quello che vedeva, un sobrio vestito color tortora, scarpe non troppo alte e l’immancabile collana di perle regalatale da Filippo, a lui piaceva molto come le stava e lei voleva ricominciare a piacergli, voleva che lui la tornasse a cercare come faceva in passato. Questo pensiero la rabbuiò un po’ e per un istante rimase immobile ad osservarsi senza pensare, era innegabile che tra i due le cose erano cambiate e lei nemmeno si era accorta quando era accaduto, aveva lasciato che accadesse. Si stava nuovamente chiudendo in questi pensieri quando una voce dentro di lei la smosse, urlandole di tornare alla positività di prima per il bene del rapporto, doveva impegnarsi. Così pensando, sospirò e recuperò il sorriso, mentre Filippo aveva appena varcato la soglia di casa. Tosca fece una cosa che non faceva da anni ormai, andò a passo svelto da lui e lo abbracciò, poggiò la testa sul suo petto e sospirò, in passato la faceva sentire a casa.
Filippo ricambiò l’abbraccio inaspettato con un po’ d’imbarazzo, e con un sorriso tirato le diede un bacio e parlando di appuntamenti lavorativi e bilanci si diresse in bagno per prepararsi.
Tosca la sentì, sentì la prima fitta della serata.
Il centro quella sera era pieno di persone, le coppie mature camminavano placidamente, gli adolescenti ridevano e scherzavano sguaiatamente e il traffico era delirante, era il quarto giro che facevano con la macchina e non c’era alcuna traccia di un parcheggio, né vicino e né lontano, nel frattempo l’orario della prenotazione del tavolo era già passato da trenta minuti. Una cosa, però, lasciò Tosca in silenzio durante quei giri ripetuti, ossia che ancora una volta aveva capito di aver idealizzato il momento e, cosa peggiore, di aver idealizzato Filippo. Non era perché aveva capito che non l’avrebbe portata in quel meraviglioso ristorante in riva al lago ma il rendersi conto di non essere ascoltata, come sempre, e di essere scontata, come una cosa che, indipendentemente da come viene trattata rimane stoicamente ferma li. Aveva idealizzato che l’uomo che le stava accanto fosse tornato ad essere quello di qualche anno prima, la persona attenta e colma d’interessi che aveva conosciuto e che l’avevano catturata. Si girò a guardare quel viso che aveva sempre ritenuto “bello”, la barba leggermente incolta scura, gli occhi verdi cerchiati dagli occhiali, le guance asciutte dagli allenamenti in palestra, quei tratti che prima le facevano battere il cuore, adesso le facevano bagnare gli occhi di pianto e una domanda si faceva largo nella sua mente, “ma cosa sto facendo?”
Rimase in silenzio guardando fuori dal finestrino, tutti intorno a lei erano felici e sorridenti;  E lei?
“Niente non si trova nulla, volevo tornare in quel ristorante sotto i portici, ci siamo trovati bene le ultime volte ma ormai il nostro tavolo lo avranno dato a qualcun altro, è passata quasi un’ora. Che ne pensi di ordinare qualcosa e mangiarla comodamente in casa?”
La ragazza abbassò la testa, mentre una voce dentro di sé le urlava che era stata una stupida, dare tanto significato a una data, cosa si aspettava che la stessa sensibilità nel dar importanza alle ricorrenze fosse universale?
Serrò i pugni, inghiottì il magone che le si era formato in gola e con voce quasi cattiva, forse per la prima volta in vita sua, disse ciò che pensava.
“Si, torneremo a casa e se vuoi puoi ordinare ciò che vuoi per la cena ma io non voglio saperne nulla. Sapevi quanto fossi felice per questo anniversario, l’ultimo da fidanzati, volevo trascorrerlo in modo particolare, così da parlarne il prossimo anno con la fede al dito ma tu oramai non mi ascolti più, non mi dai più valore Filippo. Sembra quasi che se io ci sia o meno per te sia indifferente”.
“Non esagerare adesso, avevo prenotato, cosa vuoi da me se non trovo un posto dove mettere la macchina?”
Anche se cercava di non farle uscire le lacrime le avevano rigato il viso di Rimmel e quel trucco così preciso stava colando via senza essere stato mostrato un minimo. Oltre alle lacrime, però, quasi sputò fuori anche un’altra cosa, che da mesi le chiudeva lo stomaco.
“Perché mi sposi? Perché questo è l’ordine delle cose? Dopo anni di fidanzamento e convivenza è automatico il matrimonio anche se ormai non ti accorgi più di me?”
Disse la fine della frase in un sussurro, per la paura di farla sentire, per la paura della risposta e si pentì subito per quell’improvviso impeto di rabbia e coraggio.
Ma peggio di una brutta verità non c’è una bugia, forse in quel momento Tosca l’avrebbe apprezzata, ma c’è il silenzio di chi conferma tutti i suoi dubbi, il silenzio di chi non ha alcun interesse nel cambiare le cose. Urla, grida, porte sbattute, frasi dette per rabbia, lacrime…non ci fu nulla di tutto ciò, quello sfogo scivolò via dalle spalle di Filippo con una semplice scrollata. Quella sera, come tutte, la porta di casa si chiuse placidamente e finalmente l’uomo poté andarsi a togliere la cravatta, la cosa che più l’aveva infastidito quella sera; mentre Tosca capì che non doveva farsi scrupoli di coscienza per quelle parole dette al compagno, quasi le avrebbe dato speranza, quasi sarebbe stata felice se lui gli avesse dato peso.
   
 
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