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Autore: Kimando714    14/07/2021    1 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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Strano ma vero: siamo sul serio giunti alla fine di questa avventura, ma prima di lasciarvi all’ultimo capitolo, volevamo dedicarvi un paio di parole 😊

Kiara ringrazia: in questa occasione particolare piena di emozioni, dove una lacrimuccia è sempre pronta a spuntare a tradimento, quando uno non se la aspetta, non posso non ringraziare i nostri lettori. Senza di voi quest’avventura non sarebbe stata la stessa! Ogni feedback è stato prezioso, ogni commento e/o critica ci ha permesso di migliorare e di valorizzare al meglio questo racconto.
Un racconto che ha visto i nostri protagonisti, a partire da Giulia e Caterina, per arrivare ovviamente anche ai ragazzi, i nostri amati wild boys, crescere, maturare, talvolta anche cambiare, avvicinarsi e allontanarsi. Ma le avventure, le sfide, le emozioni per loro non sono certo finite qui, anzi, perché chissà che cosa ha in cantiere per loro la vita!
Un ringraziamento speciale va anche alla mia partner in crime, la splendida Greyjoy, che da anni mi supporta e sopporta, perché senza di lei quest’avventura non sarebbe stata la stessa! Grazie per aver sopportato i miei scleri rivolti ai personaggi, le mie lacrime (sia quelle attese che quelle inattese, e credetemi, ne ho versate tante!)… insomma GRAZIE!
E per finire grazie anche a V. (no, non Taehyung dei BTS 😂) per le grafiche create per la nostra storia, che hanno reso questo racconto ancor più personale.

Greyjoy ringrazia: innanzitutto volevo ringraziare anche io tutti coloro che ci hanno seguito dall’inizio sino a qui. È stato un viaggio davvero lungo, durato più di tre anni, ma ne è valsa la pena! Quindi grazie alle persone che hanno letto (e siete stati davvero in tanti!), recensito, messo questa storia tra i preferiti/ricordati.
E ultima ma non meno importante: arriviamo a te, Kiara, che dai sempre supporto ai miei scleri e alle mie idee folli 😂
Spero di ritrovarvi tutti nella prossima avventura che avrà inizio a settembre 😊
 
Questo sarà l’ultimo aggiornamento di Youth, ma come ben sapete non sarà l’ultima occasione per leggere di questi personaggi: dal 1°settembre, infatti, torneremo in questi lidi per dare il via a Walk of Life – Growing. Non vediamo l’ora di iniziare questa nuova avventura, e naturalmente di rivedervi!
Intanto vi lasciamo a queste ultime pagine, che vi consigliamo di leggere con le note di questa canzone (che fa, giustamente, da colonna sonora del capitolo stesso) per entrare ancor di più nell’atmosfera. E ci rivediamo con le ultime note post capitolo 😊


 
CAPITOLO 78 - IT STARTS AND ENDS WITH YOU

 
 
I will never forget the moment, the moment
I will never forget the moment
And the story goes on, on, on
That’s how the story goes
That’s how the story goes
 
L’aria fredda di metà novembre sferzava crudelmente la pelle delle guance non coperta dalla sciarpa. Giulia rabbrividì, quando un colpo di brezza più forte la colpì, facendola tremare nonostante i vestiti pesanti e il cappotto abbottonato fino a sotto al mento.
I giorni precedenti non avevano riservato il tipico freddo e le temperature basse che di solito accompagnavano quel mese, ma quello sembrava essere un pomeriggio di pieno inverno: non era il giorno adatto per passeggiare all’aperto, ma non era certo stato quel dettaglio a fermarli. Il mercatino autunnale di Ferrara era quanto di più carino, affollato e colorato per via delle tante bancarelle che si trovava lungo le vie e nel centro della città: Giulia aveva insistito per giorni interi per costringere Filippo ad accompagnarla. Alla fine si era potuta dire soddisfatta della sua opera, perché non solo lui aveva ceduto, ma si erano aggiunti anche Caterina, Nicola, Pietro ed Alessio. Era da un po’ di tempo che non si ritrovavano tutti insieme, lontani da Venezia: quella sembrava essere l’occasione giusta per passare un weekend tranquillo, tutti insieme.
Per quanto quello potesse sembrare un normale pomeriggio, a Giulia sembrava quasi di respirare una certa aria di cambiamento: ancora le faceva strano – anche se in maniera del tutto positiva- rivedere Caterina e Nicola sereni ed insieme, come non lo erano da molto; e non poteva fare a meno di domandarsi a cosa fosse dovuto il distacco silenzioso nato sia in Pietro che in Alessio. Il primo sembrava totalmente perso in pensieri che lo portavano ad essere insolitamente taciturno e distratto, mentre l’altro non faceva altro che tenere il cellulare troppo spesso in mano, per potersi tenere in contatto con Alice – costretta a rimanere a Venezia anche quel sabato a causa del lavoro al locale.
Giulia si era ripromessa di non fare troppe domande, almeno per quel giorno: non aveva voglia di rovinare l’atmosfera, almeno non più di così, cercando di godersi quel che c’era di buono in tutta quella situazione. Si stava limitando a camminare a fianco di Filippo, spesso fermandosi a qualche bancarella con Caterina per sbirciare tra vestiti, cappelli e borse: erano lì da meno di due ore, e teneva in mano già diverse sportine, rappresentanti le compere già fatte.
-Potevi dirlo, comunque, che oggi avevi intenzione di prosciugare completamente il tuo portafoglio- la voce di Filippo le parve vagamente ironica: doveva aver notato come lo sguardo di Giulia stesse indugiando già da qualche secondo su un cappello, appeso ad una bancarella a cui tra poco sarebbero passati di fronte.
-Ho solo comprato lo stretto necessario- replicò lei, lo sguardo innocente dipinto in viso. Filippo, in tutta risposta, sbuffò rassegnato scuotendo il capo, trattenendosi a malapena dal ridere.
Giulia si strinse un po’ di più all’altro, in cerca di calore, e voltandosi poi leggermente indietro: Caterina e Nicola camminavano poco distanti da loro, immersi in una qualche conversazione di cui Giulia riusciva a cogliere solo poche parole. E poi, ancor più distanti, c’erano Pietro ed Alessio, taciturni allo stesso modo, lo sguardo rivolto altrove e che non si incrociava nemmeno per sbaglio.
-Secondo te che hanno quei due?- borbottò, riportando il viso verso Filippo. Non credeva davvero che potesse avere una risposta, ma tentar non poteva nuocere, e lei moriva dalla curiosità di sapere qualcosa in più.
-Intendi Caterina e Nicola o Pietro e Alessio?- domandò lui, e Giulia sbuffò, come se la risposta le sembrasse già ovvia:
-Lascia stare Caterina e Nicola, sono più appiccicati ora che non in tutti gli anni in cui sono stati insieme prima di lasciarsi- scherzò, seppur con una punta di tenerezza nella voce – Intendevo gli altri due piccioncini-.
-A me non sembra abbiano qualcosa di strano- Filippo stava evidentemente mentendo, e facendolo parecchio male nel tentativo di cercare di apparire convincente. Dovette cedere sotto lo sguardo torvo che Giulia gli riservò nell’immediato, tirando un sospiro rassegnato:
-Ok, non so che abbiano, ma in fin dei conti non sono poi così diversi dal solito-.
-Ma se si ignorano a vicenda!- esclamò Giulia, contrariata – Avranno litigato, come al solito-.
-Almeno riescono a rimanere nello stesso posto insieme senza azzuffarsi- replicò Filippo – Sarebbe già un passo avanti, per i loro standard-.
Giulia annuì, sovrappensiero: non aveva idea di che poteva essere successo, dato che, in fin dei conti, non sembravano davvero essere arrabbiati tra di loro. Sembravano solamente ... Indifferenti. Totalmente indifferenti l’uno verso l’altro.
Di certo era curiosa di vedere come si sarebbe evoluta la giornata, quando sarebbero tornati tutti insieme a Torre San Donato per cenare a casa di Pietro. Nonostante tutti quei segnali avversi, Giulia aveva la netta sensazione che quella, in ogni caso, sarebbe stata una serata piacevole.
O, perlomeno, sperava che lo fosse.
 
*
 
Erano anni che Giulia non metteva piede in casa di Pietro, ma da come la ricordava non sembrava essere cambiata molto: era la stessa abitazione dall’aria semplice ed ordinata che era anche nei suoi ricordi. Da quel che aveva detto Pietro, durante il viaggio di ritorno da Ferrara, quella sera non ci sarebbe stato nessun altro, in casa, a parte loro.
Giulia si era offerta subito per dare una mano in cucina a Pietro: cucinare le era sempre piaciuto, e non le dispiaceva rendersi utile in quella maniera.
Chiusi in cucina da soli, mentre Caterina, Nicola, Filippo ed Alessio si occupavano della sala e della tavola da apparecchiare, Pietro sembrava ancor più silenzioso di prima: sembrava distratto da mille pensieri, e per quanto Giulia si sforzasse di farlo parlare almeno un po’, non rispondeva mai con qualche parola in più rispetto al dovuto. Aveva accantonato l’idea di chiedergli spiegazioni sul suo strano atteggiamento taciturno: non voleva innervosirlo ulteriormente, né credeva davvero possibile che si sarebbe aperto con lei.
Era andata avanti così per quasi mezz’ora: erano a circa metà del lavoro, in uno di quei momenti silenziosi in cui Giulia cominciava a sentirsi a disagio. Avrebbe tanto voluto che qualcuno entrasse lì dentro per spezzare quella monotonia assurda, ma a quanto pareva a nessuno degli altri era passato per la mente di fare un salto da loro in cucina.
Sospirando pesantemente per i suoi pensieri pessimisti, Giulia si riscosse finalmente solo quando sentì la porta della stanza aprirsi e richiudersi subito dopo. Voltata verso il ripiano della cucina, non vide subito chi era entrato in quel momento: sperava in Caterina o Filippo, ma rimase quanto mai stupita nel riconoscere, girandosi pochi attimi dopo, un Alessio dall’aria vagamente spaesata. Non sembrava molto convinto, e Giulia si voltò verso Pietro, incuriosita da una sua possibile reazione: con sua grande delusione, lo vide rimanere impassibile, lanciare una veloce occhiata ad Alessio, e tornare ad affettare velocemente le verdure che aveva poggiato sul ripiano della cucina.
-Come procede qui?- Alessio si schiarì rumorosamente la gola, prima di parlare. Sembrava insolitamente imbarazzato, e Giulia ebbe l’ennesima conferma che tra di loro doveva essere decisamente successo qualcosa: erano troppo strani entrambi, troppo chiusi e taciturni.
-Direi che forse, se tutto va bene, entro una mezz’ora circa avremo finito- gli rispose prontamente Giulia, dopo aver atteso qualche secondo nel dubbio: pensava gli avrebbe risposto Pietro, ma a quanto pareva stava facendo finta di non aver nemmeno sentito Alessio parlare.
-Vi serve una mano?- domandò di nuovo Alessio, avvicinandosi e rivolgendosi solo a Giulia. Sembrava ancora poco convinto di trovarsi lì, e i suoi tentativi per nascondere il proprio disagio non sembravano sufficienti: si torturava le mani in maniera nervosa, e per quanto cercasse di trattenersi, lanciava rapide occhiate nella direzione di Pietro, salvo poi distogliere subito gli occhi. Sembrava quasi avesse deciso di rivolgersi a Giulia solo all’ultimo secondo, preferendola all’altro.
Giulia rimase per un attimo in silenzio, pensierosa: immaginava che, se non ci fosse stata, forse Alessio si sarebbe sentito meno in imbarazzo. Trovare un modo implicito per andarsene, però, e spingere gli altri due a parlarsi non sembrava essere così facile come a dirsi.
-Beh, se proprio insisti ... – cominciò a dire, avvicinandosi piano alle spalle di Pietro e dandogli una manata sul fondoschiena, costringendolo a voltarsi – Io me la sto cavando, ma perché non chiedi a Pietro se ha bisogno di aiuto?-.
Pietro – finalmente voltatosi e rosso in volto-, dopo aver masticato un’imprecazione fece di nuovo finta di nulla, cercando di tornare almeno ad una parvenza di calma che, però, fallì miseramente:
-Che diavolo stai facendo?- sibilò stizzito verso Giulia, squadrandola da capo a piedi e guardandola torvo.
-Perché incolpi me? Potrebbe essere anche stato Alessio a toccarti, per quel che ne sai- lo prese in giro maliziosamente l’altra, sperando di non aver esagerato e di non essersi procurata per l’ennesima volta l’ira dell’altro. Pietro rimase di nuovo in silenzio, distogliendo per pochi secondi lo sguardo, prima di tornare a voltarsi verso Giulia e Alessio. Non disse nulla, limitandosi a rimanere in silenzio.
Giulia fu quasi sul punto di sospirare a pieni polmoni, irritata.
-In ogni caso mi serve una pausa. Devo andare in bagno- disse infine, rifilando loro la prima scusa che le venne in mente per uscire da lì – Quindi, in fin dei conti, direi che sei arrivato comunque al momento giusto, Raggio di sole-.
Alessio annuì piano, lo sguardo perso nel vuoto lontano da Pietro; quasi non sembrò accorgersi nemmeno che Giulia, in pochi passi, uscì, richiudendosi la porta della cucina alle spalle.
 


Erano rimasti da soli lui e Pietro, di nuovo.
-Comunque non mi serve davvero aiuto, ho quasi finito qui- borbottò Pietro, cercando di apparire non troppo scortese: non era arrabbiato con Alessio, nulla di simile. Semplicemente non aveva voglia di parlargli, come spesso capitava da un mese a quella parte.
-Riusciremo mai a non litigare sempre, io e te?-.
Alessio aveva pronunciato quelle parole a bassa voce, in poco più di un sussurro che, però, giunse comunque a Pietro. Sospirò piano, con aria stanca, mentre ancora gli voltava le spalle celandogli l’espressione del volto.
Più che altro, non riusciva fare a meno di domandarsi se sarebbero mai riusciti a superare i loro litigi in poco tempo: in quel momento gli sembrava quasi che, dopo la loro ultima discussione di due settimane prima, tra di loro non fosse più lo stesso.


 
Cercò di girare la chiave nella toppa nella maniera più silenziosa possibile: la serratura scattò, e Pietro poté infilarsi velocemente dentro all’appartamento, girandosi indietro solamente per richiudere la porta delicatamente. Si stupì di come era riuscito a non fare quasi per niente rumore.
Accennò qualche passo verso il salotto, ma le gambe gli si bloccarono e il respiro si fece teso non appena vide che, seduto sul divano e voltato verso di lui, c’era già qualcuno.
Alessio aveva un’aria sconvolta: i capelli completamente scombinati e le occhiaie sotto gli occhi non potevano indicare altro se non una nottata passata in bianco. La stanchezza era visibile sul suo volto tirato, ma lo sguardo che stava rivolgendo a Pietro era ugualmente duro e rabbioso, e non tradiva alcuna traccia di sonnolenza.
A Pietro bastò incrociare le sue iridi azzurre per capire quanto fosse infuriato.
Mosse qualche passo incerto, tenendosi comunque a debita distanza: in quel momento avrebbe preferito trovarsi il più distante possibile da Alessio e dalla sua rabbia. Non aveva nessuna voglia di litigare, non con lui e non alle sette di mattina, ma a giudicare dal suo sguardo sembrava un destino inevitabile.
Alessio non diceva ancora nulla, rimanendosene in silenzio e limitandosi a guardare Pietro nel peggiore dei modi possibili. Non sembrava intenzionato a parlare per primo, o forse stava solo cercando il più possibile di trattenersi dall’urlargli addosso.
-Pensavo stessi dormendo- mormorò Pietro, con un filo di voce e cercando di mantenere uno sguardo fermo, per quanto gli sembrasse possibile. Capì di essere partito male non appena smise di parlare.
-Dove sei stato?-.
Alessio aprì bocca per la prima volta, secco e con un tono di voce che, per quanto fermo potesse essere, tradiva tutto il nervoso accumulato probabilmente durante la notte. Rimase ancora seduto sul divano, gli occhi fissi su Pietro.
-Ero in giro- farfugliò l’altro, il pensiero che andò subito a Giada. Per un attimo ripensò al motivo per cui non era rientrato a casa quella notte, ed una sensazione strana gli fece attorcigliare la bocca dello stomaco. Era la prima volta che passavano la notte insieme, la prima da quando avevano iniziato a vedersi regolarmente.
Non aveva sufficiente energia, in quel momento, per riuscire a razionalizzare ciò che era successo.
-Questo lo avevo capito anche da solo!- Alessio si alzò di scatto, alzando la voce più del dovuto e avvicinandosi a Pietro a grandi passi – Quel che mi chiedo è dove cazzo sei stato tutta la notte, senza avvisare, senza dirmi nulla, senza rispondere ai miei messaggi e facendomi stare in ansia!-.
Alessio gli era arrivato di fronte, a meno di un metro, e Pietro dovette sforzarsi molto per reprimere l’istinto di indietreggiare, e allontanarsi il più possibile da lui. Le gote di Alessio si era arrossate, e Pietro, a guardarlo così, si sentì tremendamente in colpa: non aveva torto nel rinfacciargli che avrebbe dovuto cercare perlomeno di avvisarlo che non sarebbe rientrato. Era evidente quanto Alessio si fosse fatto prendere dall’agitazione e dalla preoccupazione non vedendolo rincasare.
-Ho girato per un po’- rispose vagamente Pietro, sentendosi sempre peggio: mentire in quella maniera spudorata non lo stava aiutando. Forse, si ritrovò a pensare, avrebbe dovuto dirgli, una volta per tutte, la verità.
-Ti ho aspettato per ore sveglio, fino alle quattro, e non eri ancora tornato- Alessio sbuffò sonoramente, trattenendosi a stento dall’urlare – Hai una minima idea di che ho potuto pensare? Non sapevo dov’eri, con chi, che facevi, e non mi hai nemmeno mandato un dannatissimo messaggio per farmelo sapere!-.
Pietro abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Alessio: non credeva di averlo mai visto così, e sapere di essere la causa di tutto non lo faceva sentire di certo meglio.
-Ho provato a chiamarti non so nemmeno quante volte, e il tuo telefono era sempre spento. Ho chiamato chiunque, anche in ospedale per sapere se ti era successo qualcosa!- continuò Alessio, gesticolando freneticamente e gridando – Hai anche solo una vaga idea di quanto orribile sia stato? Probabilmente no, perché se lo sapessi non mi avresti mai fatto passare quest’inferno!-.
-Avevo il telefono scarico- Pietro rispose atono, d’un tratto infastidito: non credeva che, tra loro due, fosse Alessio ad aver diritto di parlare di vivere un inferno. Non in quella situazione, non in quei giorni.
-Non me ne frega un cazzo!- replicò l’altro, di nuovo abbassando la voce, ma ancora esasperato ed arrabbiato come non mai – Avresti dovuto trovare un modo, un qualsiasi modo per dirmi che non saresti tornato, se proprio volevi spassartela altrove!-.
Pietro perse la pazienza a sua volta:
-Ero con una tipa che ho conosciuto da un po’, va bene?- sbottò alzando la voce, e notando subito il cambio d’espressione del viso di Alessio – So badare a me stesso, comunque-.
Le labbra di Alessio ora sembravano una linea retta senza anima, un po’ come gli occhi che, d’improvviso, si erano vuotai della rabbia che li aveva illuminati fino a pochi secondi prima. Pietro non capì bene a cosa potesse essere dovuto quel cambiamento così rapido. Sapeva solo che Alessio sembrava svuotato di ogni cosa, come un fantasma.
Passarono diversi secondi, forse addirittura minuti, prima che Alessio provasse ad aprire bocca:
-Ma quindi … - la voce gli morì dopo solo quelle parole, e richiuse le labbra in fretta, scostando lo sguardo. Pietro non riuscì a capire cosa stesse cercando di dire.
-Cosa?- cercò di spronarlo.
Alessio aveva lo sguardo abbassato, per la prima volta durante tutta quella discussione, e respirava a fondo, come per volersi calmare.
-Io … - provò di nuovo, scuotendo appena il capo – Non … -.
Pietro alzò piano gli occhi, nella sua direzione: Alessio sembrava disorientato, ma c’era anche un’ombra di delusione sul suo viso che Pietro credette di star solo immaginando.
Ci volle almeno un altro minuto di teso silenzio, prima che Alessio si decidesse a rialzare lo sguardo, stavolta con determinazione:
-Ero preoccupato per te. Non avevo idea di che ti fosse successo. Per quel che ne sapevo, saresti anche potuto essere ... - disse, quasi sussurrando, la voce intrisa d’amarezza e insolitamente roca – Quindi la prossima volta, con chiunque tu sia, mandami almeno un messaggio per dirmi di non aspettarti-.
Sembrava che la rabbia fosse sfumata fino a scomparire: ora sembrava solamente tremendamente fragile, più che furioso.
-Scusa- Pietro annuì in silenzio, parlando in poco più di un mormorio. Si era reso conto di aver pensato delle cose orribili, e che non erano vere affatto: si era fatto prendere dal rancore e dal nervoso, fino ad arrivare a quel punto di non ritorno.
Rimasero lì ancora un po’, in piedi l’uno di fronte all’altro e in silenzio, fino a quando non fu Alessio a parlare di nuovo:
-Andiamo a fare colazione. Tra poco non riuscirò nemmeno più a reggermi in piedi-.
Si era raddolcito, ma non aveva piegato le labbra in nessun sorriso.
Pietro annuì di nuovo, senza aggiungere altro: quando Alessio lo prese per mano, per trascinarlo in cucina, sentì solamente un groppo alla gola crescere inevitabilmente. Sentiva che, dopo quella mattina, non sarebbe più stato lo stesso: era come se qualcosa si fosse spezzato, una calma apparente squarciata dai conflitti fino a quel momento lasciati ignorati.
Non si parlarono per il resto della giornata, e le loro mani intrecciate durante il tragitto tra il salotto e la cucina rimasero l’unico contatto che ci fu tra di loro.


 
-A quanto pare non riusciamo mai a trovare un vero punto d’incontro- borbottò Pietro in risposta, voltandosi lentamente verso Alessio. Era scuro in volto, fin troppo serio: ad Alessio non era mai parso così distante come nell’ultimo mese, nemmeno quando avevano litigato la prima volta e non si erano rivisti per troppo tempo. Ora, invece, vivevano perfino nello stesso appartamento, eppure Pietro sembrava totalmente disinteressato a lui – forse perché, a quanto pareva, c’era una persona nuova nella sua vita. Alessio ignorò la leggera fitta che provò all’altezza del petto a quel pensiero.
Forse Pietro non gli aveva ancora perdonato quella scenata, o forse lo riteneva troppo impulsivo ed inaffidabile nel rivelargli qualcos’altro di più. Forse cominciava perfino ad aver paura di lui.
Quell’ultima ipotesi lo faceva sentire ogni giorno più insicuro. Avrebbe tanto voluto tornare indietro e cancellare quella mattina di fine ottobre.
-O forse non vogliamo trovarlo affatto- mormorò, la voce appena udibile e affranta. Abbassò il capo, e per la prima volta ebbe la netta sensazione che Pietro avesse appena puntato gli occhi su di lui. Era come se lo stesse guardando per davvero dopo tanto tempo, e quello sguardo sembrava voler dire molto più che non certe parole dette.
Rimasero entrambi in silenzio, senza aggiungere altro, rimanendosene lì a poca distanza. Alessio non mosse un passo per distanziarsi da lui, come se, in realtà, fossero già abbastanza distanti comunque. E in effetti lo erano, come non succedeva da tempo, e forse stavolta in maniera ancor più dolorosa, perché il passaggio a quella condizione era stato repentino e senza una ragione apparente. Era semplicemente successo.
Alessio scosse il capo, rassegnato: non riusciva a capire perché stesse accadendo tutto quello, o che diavolo fosse venuto in mente a Pietro. Sapeva soltanto che stava andando tutto a rotoli.
Sperava solo che, insieme, sarebbe riusciti anche a tornare a galla. Ancora una volta.
 
You and I’ll never die
It’s a dark embrace
In the beginning was a life, a dawning age
Time to be alive
 
*
 
Durante la cena la tensione silenziosa tra Alessio e Pietro sembrava non essersi ancora sciolta. Se ne stavano seduti vicini facendo finta di niente, ogni tanto scambiandosi qualche sguardo veloce e di sottecchi; non si rivolgevano nemmeno la parola, se non per brevi momenti e per cose banali.
Giulia li teneva osservati, cercando di distrarsi saltuariamente ascoltando cosa dicevano Filippo o Caterina –  decisamente i più chiacchieroni in quella serata-, per evitare a se stessa di porre qualche domanda di troppo. Ingoiò un altro pezzo di bistecca, tanto per tenere la mente e la bocca occupate.
-Vorrei tanto andare a Londra, la prossima estate- stava dicendo in quel momento Caterina, l’aria trasognata, mentre affettava l’ultimo pezzo di carne che le rimaneva sul piatto.
-Se qualcuno ci paga le vacanze, ben volentieri- replicò subito Nicola, totalmente con nonchalance; ignorò anche lo sguardo di sbieco che Caterina gli lanciò subito dopo, continuando a mangiare come se nulla fosse.
Giulia si ritrovò a sorridere, nell’ascoltarli parlare: le erano mancati quei battibecchi che ogni tanto c’erano tra di loro, che si prolungavano solo per pochi minuti. Era il segno evidente che tra Caterina e Nicola, finalmente, fosse tornato tutto al suo posto. Forse le sembrava ancora strano pensarlo, ma saperli di nuovo insieme, dopo mesi e mesi di incomprensioni, non poteva che allietarle l’animo.
 
I will never forget the moment, the moment
I will never forget the moment
This night we sing, we sing
 
-Dici che hanno già capito tutto?-.
Caterina camminava velocemente, stringendosi nelle spalle e cercando di reprimere i brividi che le stavano percorrendo tutta la schiena; quella sera di inizio ottobre tirava una brezza leggera troppo fredda per i suoi gusti. L’autunno era iniziato da meno di un mese, e già rimpiangeva le giornate calde dell’estate appena passata.
-Sicuramente. Solo che non hanno ancora detto nulla perché vorranno prima prenderci un po’ in giro. Per festeggiare, ovviamente-.
Lanciò una veloce occhiata a Nicola, accanto a lei: nonostante le sue potessero sembrare parole ironiche, il suo viso appariva serio e convinto di ciò che aveva appena detto. Caterina si ritrovò a sospirare pesantemente: le sembrava un po’ stupido dover annunciare così pubblicamente che lei e Nicola erano tornati insieme, come se Giulia, Filippo, Alessio e Pietro non lo avessero già intuito da soli. Eppure Nicola aveva insistito fino a farla cedere: preferiva dichiarare le cose come stavano chiaramente, una volta per tutte, per evitare equivoci di qualsiasi genere e finalmente per dare la buona notizia a tutti.
Caterina non era ancora del tutto convinta dell’utilità della cosa: avrebbe decisamente preferito passare un sabato sera normale, in compagnia dei suoi amici in un locale, e non certo dare proclami del genere davanti a tutti, nemmeno fosse questione di vita o di morte.
Al locale dove si sarebbero dovuti trovare con gli altri arrivarono poco dopo: non appena attraversata la soglia, Caterina individuò immediatamente il tavolo già occupato da Alessio, Pietro, Giulia e Filippo. Erano già lì tutti, ad attendere solamente loro due.
In quel momento, mentre compiva gli ultimi passi che la separavano dal tavolo, Caterina sentì l’ansia crescere: non si sentiva per niente a suo agio al pensiero che di lì a poco avrebbe dovuto sbandierare apertamente del suo riavvicinamento a Nicola. Le sembrava tutto troppo plateale, troppo poco intimo.  Dovette trattenersi a malapena dal tirargli un calcio, reo di averla convinta a fare quella pazzia.
-I soliti ritardatari!- li accolse subito Giulia, non appena Caterina e Nicola si accinsero a sedersi sulle ultime sedie vuote.
-Parla al singolare, è lui che è passato tardi a prendermi all’appartamento- replicò acidamente Caterina, indicando con un cenno secco del capo Nicola, che ignorò con nonchalance quell’accusa.
Finalmente seduta, Caterina si domandò cosa le sarebbe convenuto fare: era sicura che non avrebbe retto tutta la serata aspettando il momento adatto per l’annuncio. Lanciò uno sguardo a Nicola, che sembrava già totalmente preso ad ascoltare una conversazione tra Alessio e Pietro su chissà che cosa. Dall’altro lato del tavolo, invece, Filippo e Giulia si stavano scambiando uno dei loro soliti sguardi languidi, che di sicuro avrebbe preceduto un bacio. Caterina sospirò rumorosamente: doveva seriamente fare qualcosa.
-Vorreste ascoltarmi un attimo?- si schiarì la voce, prima di parlare esitante. Non aveva idea di cosa dire esattamente, e Nicola non sembrava intenzionato a darle una mano: si era girato verso di lei guardandola interrogativo, come se non sapesse ciò che stava per accadere.
-Che c’è?- chiese subito Giulia, abbandonando mal volentieri le labbra di Filippo.
-Vi dovrei dire una cosa- riprese Caterina, dopo alcuni attimi di silenzio; si sentiva addosso gli occhi di tutti, e non si era mai sentita così in imbarazzo con i suoi amici – O meglio, io e il qui presente Tessera dovremmo dirvi una cosa-.
-Sei incinta, per caso?- la interruppe Pietro, facendo ridere tutti gli altri e beccandosi un’occhiata minacciosa sia da Caterina che da Nicola.
-Vi sposate, allora?- intervenne anche Giulia, ridendo piano. Caterina sbuffò sonoramente, irritata: era partita con l’idea di parlare seriamente di lei e Nicola, ed invece, grazie a Pietro e Giulia, quello sembrava più uno spettacolo comico che altro.
-Avete qualche altra domanda idiota, o posso andare avanti?- sbottò infine, minacciosa. Nessuno parlò più, e finalmente poté continuare da dove aveva iniziato:
-Ovviamente sapete tutti che gli ultimi mesi non sono stati i più facili per noi- iniziò, sentendosi già ridicola e con le guance che già cominciavano a imporporarsi – Ma diciamo che ... Dopo alcuni equivoci ora chiariti ... Come dire ... -.
-Siete tornati insieme, e questa è la conclusione del discorso- Alessio completò la frase, allargando la braccia come se quello che Caterina voleva dire fosse piuttosto ovvio.
-Ottimo riassunto come al solito, direi- annuì pacatamente Nicola, sempre più sorridente.
-Non che fosse questa gran novità. Ce ne eravamo accorti tutti- replicò Giulia, lasciando Caterina ancor più nella disperazione:
-Se lo sapevate già, non potevate dirlo prima? Mi sarei risparmiata tempo e fatica per trovare il discorso adatto per dirvelo-.
-E privarci così dell’annuncio ufficiale di tal lieto evento? Sarebbe stato uno spreco enorme!- ribatté Pietro, facendo ridere inevitabilmente tutti, tranne Caterina, che si stava trattenendo a stento dall’imprecare.
A ben pensarci, comunque, era andata bene anche così: non era stato nulla di eclatante, nulla di troppo strappalacrime.
Prese mentalmente un appunto per il futuro: non seguire minimamente le idee sciocche che potevano venire a Nicola.
 


-Oltre a parlarci delle vostre future vacanze, avete altre novità?- si intromise Giulia, girandosi verso Caterina, seduta di fianco a lei.
-Delle nostre non vacanze, vorrai dire- la corresse lei, lanciando uno sguardo di sfida a Nicola, sedutole di fronte – Qualcuno a caso mi ha appena smontato il programma-.
-Sono solamente pragmatico e realista- ribatté il diretto interessato, calmo come se niente fosse.
-Ma voi due non vi eravate appena giurati di nuovo amore eterno?- soggiunse Pietro, spostando lo sguardo da Caterina e Nicola – Non sono passati neanche due mesi, e già vi state dichiarando guerra. Siete proprio dei guerrafondai, non c’è che dire-.
-E comunque ha ragione lei, mio caro- riprese di nuovo Giulia, lanciando uno sguardo malizioso a Nicola, che la guardò di rimando con aria dubbiosa – Una vacanza è quel che ci vorrebbe per recuperare tutto il tempo che avete perso quest’anno. E immagino abbiate capito di che tempo sto parlando-.
Inevitabilmente Alessio e Pietro scoppiarono a ridere a quelle parole; Nicola si limitò a scuotere la testa, e Filippo non riuscì a far smettere le risate di Giulia, nonostante le stesse quasi urlando un disperato “Controllati ogni tanto, santo cielo!”.
-Tu e Filippo non avete proprio avuto problemi del genere, invece, giusto?- Caterina guardò torva l’amica, che come risposta le lanciò il medesimo sorriso malizioso di poco prima:
-Oh no, su questo ti posso assicurare che non abbiamo alcun problema-.
-Anche se non lo sbandieri a tutto il mondo, io credo di stare benissimo lo stesso- borbottò un alquanto imbronciato Filippo, rosso in viso come non mai.
Pietro rise sommessamente, come a voler quasi passare inosservato, gli occhi di Alessio erano, però, puntati inevitabilmente su di lui, pieni di sospetto:
-Finalmente hai riso almeno una volta in tutta la giornata, cominciavo a preoccuparmi- borbottò, lasciando trasparire tutto il sarcasmo e il malessere malcelato – Si può sapere a che è dovuta tutta questa ilarità di adesso?-.
-Niente di particolare- rispose vago Pietro, evitando accuratamente di girarsi verso l’altro.
-Ti senti preso in considerazione anche tu?- domandò Giulia, cercando di stemperare la tensione e lanciando a Pietro un ghigno divertito – Non è che ci nascondi qualcosa? Ci stai dando dentro con qualcuno anche tu, per caso?-.
Tutto ciò che si sarebbe aspettata era solo un po’ di rosso sul viso dell’altro, magari qualche parola in negazione, ma di certo non l’aria imbarazzata che lo colse all’istante.
-Chi lo sa- Pietro fu di nuovo evasivo, anche se Giulia si rese conto subito dopo che la sua sembrava quasi più una conferma che altro. Si ritrovò a sgranare gli occhi sorpresa, presa completamente alla sprovvista:
-Ti vedi con qualcuno, quindi?-.
Prima che Pietro potesse dire altro, però, fu Alessio – e il suo sguardo piuttosto tetro- a rispondere:
-A quanto pare- mormorò, assottigliando gli occhi in un’espressione piena di sospetto – Sarebbe interessante sapere con chi-.
-Mi sono solo visto qualche volta con qualcuno che voi non conoscete, tutto qui- replicò subito Pietro, mordendosi il labbro inferiore, lanciando un’occhiata ad Alessio, il cui atteggiamento Giulia non avrebbe saputo come interpretare. Pensare che potesse essere anche solo vagamente geloso avrebbe descritto forse al meglio ciò che gli leggeva in faccia, ma probabilmente era solo seccato e stanco di come era andata quella giornata fino a quel momento.
-Oh, e così forse hai trovato qualcuna disposta a sopportarti?- Caterina trattenne a stento le risate, e non vi riuscì più dopo lo sguardo torvo che Pietro le rivolse.
-Era ora che ti trovassi una ragazza, eri rimasto l’unico single della compagnia- intervenne Filippo, sorridente.
-Comunque non ha detto esattamente che sta con qualcuno- borbottò contrariato proprio Alessio, attirando l’attenzione degli altri – Ha solamente detto che esce con una persona che non abbiamo mai nemmeno visto. Potrebbe essere anche una cosa non seria ... Calmate l’entusiasmo-.
Dopo quell’uscita la tavolata si ammutolì. Giulia distolse velocemente lo sguardo da Alessio – che ora aveva lo sguardo abbassato sul suo piatto con il volto che appariva fin troppo serio e corrucciato-, ben intenzionata a non dire nulla: definirlo di cattivo umore era poco, e non aveva alcuna voglia di ricevere una frecciatina velenosa come quella appena pronunciata.
Anche Pietro sembrava completamente preso alla sprovvista: non sembrava per niente pronto ad aspettarsi delle parole del genere da parte dell’altro.
Giulia decise di lasciar perdere, di rimanere in silenzio esattamente come tutti gli altri: non aveva idea di che cosa passasse nella mente di Alessio in quel momento, a cosa fosse dovuto tutto quello. Nel dubbio non poté fare altro che continuare a mangiare silenziosamente, sperando che qualcun altro prendesse parola e cambiasse argomento.
 
*
 
Fate is coming, that I know
Time is running, got to go
Fate is coming, that I know
Let it go
 
L’atmosfera della serata, alla fine della cena, era decisamente migliorata: Alessio era meno imbronciato, Pietro meno taciturno, e anche gli altri sembravano finalmente sentirsi meno a disagio a causa dei malumori degli altri due.
Avevano appena finito il dolce, e Giulia si sentiva davvero sazia: avevano mangiato parecchio, e ormai erano già le nove di sera; fuori dalla finestra della sala il buio era già calato ormai da ore, facendo cadere tutto nell’oscurità dell’autunno inoltrato.
Giulia si stiracchiò pigramente, lasciandosi andare ad uno sbadiglio. Si sentiva vagamente stanca, dopo quella giornata lunga ed intensa; dopo quel lauto pasto si sarebbe sentita ancor più felice sapendosi stesa in un letto, tra le coperte calde a dormire.
Ancora con quell’immagine in testa, la voce di Alessio le giunse come distante, ma abbastanza nitida da distrarla e costringerla a voltarsi verso di lui:
-Sono io che ricordo male, o quella collana che hai al collo la porti piuttosto spesso?- Alessio fece un cenno veloce verso l’oggetto a cui si stava riferendo: Giulia portò automaticamente le mani al collo, toccando appena il metallo freddo del ciondolo tondo su cui vi erano disegnati un sole e una luna. Un sorriso le si disegnò in faccia, inevitabilmente, al ricordo di quando aveva ricevuto proprio quella collana.
-Sì, ricordi bene, la porto spesso. Quando mi hai conosciuta, probabilmente, la portavo già: ce l’ho dal 2010- spiegò lei, prima di voltarsi verso Filippo con un sorriso ancor più luminoso – È stato il primo regalo che mi hai fatto, poco dopo che ci siamo conosciuti-.
-Mi ricordo- rispose lui, annuendo piano, sorridendo a sua volta – Era il tuo quindicesimo compleanno, e solo due settimane prima ti ero venuto addosso di corsa buttandoti per terra-.
Giulia non poté trattenere una risata: se ripensava a quel giorno, a tutto ciò che lei e Caterina avevano organizzato per far in modo di iniziare a conoscere Filippo ... Sembrava tutto così lontano ora, come se stesse ripensando ad una vita precedente e vissuta anni ed anni prima.
Di colpo a Giulia tornò in mente una cosa: non ci aveva fatto caso tutto il giorno, ma ora che ci pensava ...
-Oggi è il 15 novembre- si ritrovò a bisbigliare, più tra sé e sé.
-Oh, è vero- esclamò stavolta Caterina, sorpresa – Non me ne ero accorta nemmeno io. Quindi questo significa ... -.
Giulia concluse la frase, un sorriso malinconico e pieno di una nostalgia a tratti felice che le distendeva le labbra:
-Sono passati esattamente quattro anni da quando è iniziato tutto-.
-Sembra perfino impossibile, ora, a ripensarci- si ritrovò a dire sottovoce Nicola, prima che anche Alessio intervenisse:
-Quattro anni? Sembrano letteralmente volati. Ma allo stesso tempo sembra che sia passata un’eternità intera-.
-Per forza! Con tutto quello che è successo, tutto quello che abbiamo passato ... - annuì a sua volta Pietro, lasciandosi andare ad un sorriso nostalgico, prima di lanciare un’occhiata veloce ad Alessio, distogliendo subito dopo lo sguardo in direzione degli altri – Sono stati quattro anni a dir poco intensi-.
-Diciamo che tutto quello che abbiamo vissuto finora ci ha portati ad essere diventati quello che siamo. Nel bene e nel male- Filippo prese tra le sue mani quella di Giulia, stringendola dolcemente. Sembrava in un qualche modo emozionato, esattamente come si sentiva anche lei in quel momento:
-E nonostante tutto, siamo ancora qui. Insieme- disse lei, gli occhi vagamente lucidi e il petto che le si riempiva di una strana sensazione di tenerezza – Siamo cambiati, è vero. Ma è altrettanto vero che, in fin dei conti, siamo sempre gli stessi di quattro anni fa-.
 
Here and now
Under the banner of heaven
We dream out loud
Do or die, and the story goes on, on, on
 
Il cuore le batteva forte in petto, il respiro si faceva più corto e veloce. Giulia si guardò intorno, come se si sentisse a disagio e fuori posto: la piazza di Piano Veneto era sempre la stessa, poco affollata anche nel sabato pomeriggio di inizio giugno.
Lanciò di nuovo un’occhiata veloce al telefono, per controllare  di nuovo l’ora: era arrivata lì decisamente in anticipo, e sperava solo che lui, almeno, non arrivasse in ritardo.
Giulia cominciò a picchiettare ritmicamente il piede a terra, nervosa: era normale sentirsi così nervosi al primo appuntamento ufficiale con il tuo ragazzo?
Sussultò un attimo, subito dopo quel pensiero: era passata una settimana, eppure faceva ancora così strano pensare a lui come al “suo ragazzo”. Era la realtà o stava forse sognando?
Era iniziato tutto così per caso, quasi per sbaglio, ed ora era lì, nella speranza che arrivasse da un momento all’altro, e che non ci ripensasse. In cuor suo sapeva, però, che sarebbe venuto: era più di una sensazione, una certezza che niente e nessuno sarebbe riuscito a toglierle.
L’attesa la rendeva insicura, a tratti agitata, nonostante in fondo si rendesse conto che non doveva temere niente: non erano misera finzione tutte le parole, le carezze e i baci che c’erano stati tra di loro, non erano occhi bugiardi quelli in cui adorava specchiarsi ogni volta che si trovava tra le sue braccia.
Sospirò ancora una volta, sforzandosi di non guardare nuovamente l’ora.
Doveva crederci, aspettare e avere fiducia. Doveva credere che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stato così.
E poi, voltandosi per puro caso, lo intravide arrivare: Filippo avanzava verso di lei, sorridendole già nonostante gli mancassero ancora diversi metri per esserle di fronte. E Giulia non poté fare a meno di trattenere un sorriso a sua volta, impacciato e felice allo stesso tempo.
Non sapeva cosa avrebbe dato per vivere momenti simili infinite volte, ancora ed ancora. Non sapeva quanto sarebbe durata, né dove li avrebbe portati quella storia che avevano appena cominciato a vivere.
Sapeva solo che, da quel momento in poi, voleva vivere al massimo ogni momento possibile, con Filippo accanto a sé.
Non si era mai sentita così forte come in quel momento, consapevole e determinata: ce l’avrebbe messa tutta, per rendere quel suo volere realtà, fino a che avrebbe potuto. Il futuro e il destino, o qualunque cosa fosse, avrebbe fatto il resto.
 


Giulia sentì gli occhi farsi ancora un po’ lucidi, e si morse il labbro inferiore per trattenere le lacrime che rischiavano di rigarle il viso. Non era triste, no: si sentiva solamente un po’ ... Sperduta. Si era persa nei ricordi, negli eventi che aveva visto passarle davanti agli occhi in tutti quei quattro anni.
Avevano ragione Alessio, Pietro e Nicola: sembrava passato molto più tempo, e nello stesso momento, sembrava solo ieri, quando era cominciato tutto. A ripensarci, le sembrava del tutto impossibile essere passata attraverso tutto ciò che era accaduto.
Erano cambiate un sacco di cose, anche se loro, in fondo, erano sempre rimasti gli stessi. Le stesse persone, solo un po’ più consapevoli.
E più mature, più forti.
Persone migliori di quel che erano.
Giulia fece passare lo sguardo su tutti: Caterina, che a sua volta sembrava persa nei suoi pensieri, in bilico tra la nostalgia e la gioia; Alessio, l’aria seriosa e forse più disillusa di quando l’aveva conosciuto. E poi Pietro, che a stento avrebbe riconosciuto, ripensando allo stesso ragazzo arrogante e insicuro di quattro anni prima; Nicola, razionale come sempre, anche se meno ingessato e pacato.
Si voltò infine alla sua destra, e il sorriso si fece più largo, più luminoso: teneva ancora la mano stretta tra le sue, rubandone il calore e saggiandone la morbidezza. Rivide lo stesso sorriso che l’accompagnava ormai da molto tempo, e guardando gli occhi scuri di Filippo, finalmente, riuscì a sentire di trovarsi nel posto giusto, con le persone che avrebbe voluto al suo fianco ancora per molto.
Erano già passati quattro anni, e le sembrava che il cammino fosse ancora lungo, non ancora giunto al termine.
Giulia strinse un po’ di più la mano di Filippo, non smettendo nemmeno un attimo di sorridere.
Si sentiva malinconica, ma era una malinconia dolce, che la faceva sentire bene: ripensava a quel 15 novembre di quattro anni prima, e si ritrovò a pensare che, nonostante tutto, non avrebbe voluto cambiare niente di ciò che era successo.
Era stato difficile, in certi momenti, non se lo sarebbe mai dimenticato, ma forse erano stati proprio quei timori iniziali a darle la forza di andare avanti. Ed era arrivata lì, dove avrebbe voluto essere, e dove non avrebbe mai immaginato di giungere.
E ora non le rimaneva che guardare avanti, di nuovo, con accanto le stesse persone con cui era iniziato tutto.
 
And the story goes on, on, on
This is the story
(Thirty Seconds to Mars - "Do or Die")*





 
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
E' quasi incredibile da pensare, ma siamo davvero giunti all'appuntamento finale di Youth: l'ultimo capitolo di questo lungo viaggio inizia la sua fine con questa prima parte, ambientata a metà novembre (quindi più di un mese a distanza dal capitolo 77)... Novembre è il mese in cui, come tutto è iniziato nel primissimo capitolo, tutto finisce :) (o almeno in questa prima tappa della trilogia prevista).
Come vi sentite dopo aver letto tutto? State piangendo un po' come stiamo facendo noi autrici nel pensare che ormai siamo giunti alla fine?😂
Non c'è molto da dire riguardo quest'ultimo pezzo di capitolo, forse perchè tutto quel che c'era da dire è già stato detto da Giulia stessa: così come iniziò, tutto finì, con le stesse persone accanto a lei. Solo diverse e migliori di come erano apparse la prima volta. 
Ma è la fine solo per modo di dire, perchè in realtà non è affatto finita qui... E nel tempo in cui torneremo per iniziare la nostra seconda avventura, vi potrete sbizzarrire con tutte le teorie possibile ed inimmaginabili per quanto riguarda il futuro dei nostri sei protagonisti. 
Nel frattempo, non disperate: il tempo vola, e saremo di nuovo qui più cariche di prima. 
"And the story goes on, on, on... "
Kiara & Greyjoy

 
   
 
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