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Autore: ChrisAndreini    15/07/2021    1 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Cene in famiglia

 

Sabato 16 Novembre

Ultimamente per Diego le cose andavano alla grande.

L’università era difficile ma soddisfacente, il tirocinio gli stava dando tantissima esperienza, e poi la relazione con Clover procedeva a gonfie vele.

Cominciare a frequentarsi per davvero era stato come andare in bicicletta dopo tanto tempo. Incerti all’inizio, ma dopo aver ricordato come si fa si procede senza problemi.

Perché non era cambiato molto da quando erano nella finta relazione, almeno nel momento migliore della stessa, quando pranzavano spesso insieme, si ritrovavano nella camera di Diego, o al Corona, o chiacchieravano per ore al telefono o di persona.

Solo che si era aggiunto qualcosa di più.

Qualcosa che Diego apprezzava parecchio.

-Certo che è una fortuna che il tuo coinquilino non ci sia praticamente mai… ma sarebbe ancora meglio poter unire i due letti- stava commentando Clover, abbracciata a Diego nel suo letto, che ultimamente occupava parecchio spesso.

Di certo non potevano andare in camera di Clover, con Juanita sempre all’erta, quindi l’unico luogo dove passare privato tempo insieme era sempre la camera di Diego. E il suo letto minuscolo.

-Su, su, è una scusa per stare più vicini- commentò Diego, ottimista, accarezzandole il braccio e facendo particolare attenzione al tatuaggio, che adorava davvero un sacco vedere addosso a Clover, con tutti i significati che portava con sé.

Anche lui, dopotutto, aveva un trifoglio nello stesso punto, o comunque nelle vicinanze. Simbolo che per molto tempo doveva ricordargli del più grande errore della sua vita, ma che si era ormai trasformato in qualcosa di molto più bello: anche le situazioni più disperate possono essere risolte, con la comunicazione, soprattutto.

-Sei troppo sdolcinato, bleah- Clover si finse disgustata, ma si avvicinò ulteriormente, chiudendo gli occhi e beandosi del contatto con il proprio ragazzo.

-Siamo due sdolcinati, non negarlo- la provocò, dandole un bacio sulla testa. Poté giurare di averla sentita fare le fusa come un gatto.

-Mi hai trasformato in tutto ciò che odiavo- si lamentò Clover con un grandissimo sorriso rilassato.

Il momento di pace venne interrotto dal suono del telefono di Diego, e il ragazzo si irrigidì appena riconoscendo la suoneria, impostata per una persona specifica.

Prese il telefono e accettò la chiamata, per non preoccupare tale persona, dato che la suoneria era diversa apposta così che non perdesse mai le sue chiamate.

-Hola mamá- rispose a sua madre, cercando di apparire il più rilassato e normale possibile.

Clover si irrigidì a sua volta e lo guardò leggermente preoccupata.

In effetti l’unico lato negativo della sua relazione con Clover, al momento, era che non l’aveva detto ai suoi genitori. E sarebbe stato anche semplice tenerlo un segreto, per un po’, se non fosse stato per un piccolo dettaglio.

-Sembri contento. Sei con la tua ragazza misteriosa?- chiese infatti sua madre, con tono pieno di giudizio.

-No, mamma, ma che dici?!- Diego scattò subito sulla difensiva, lanciando un’occhiata di scuse verso Clover, che si tappò la bocca. Purtroppo non sapeva mentire molto bene, soprattutto a sua madre.

-Perché già che sei lì non la inviti al compleanno di abuelita, la settimana prossima? Così la conosciamo. Sempre che sia vera questa volta- lo incoraggiò sua madre. Diego sospirò.

Clover, che stava sentendo tutto, scosse appena la testa, leggermente impanicata alla prospettiva. 

-Mamma, ti prego, stiamo insieme da poco. Non affrettare le cose- provò a dissuaderla lui, seccato dall’insistenza che mostrava dal momento stesso in cui Juanita si era lasciata sfuggire durante un pranzo di famiglia che Diego aveva iniziato ad uscire con qualcuno.

-Capisco la tua preoccupazione, tesoro, ma vorrei comunque conoscerla. Dopo quello che è successo con Clover non vorrei rischiare che…- cominciò la donna, senza pensare minimamente alla possibilità che la stessa Clover la stesse ascoltando. La ragazza abbassò la testa, a disagio.

-Senti mamma…- Diego interruppe lo sproloquio -… ci penserò, okay? Ma solo se mi prometti che non la farete scappare via- tentò di tenersela buona, anche se stava già iniziando a pensare ad una scusa per la inevitabile assenza di Clover alla festa.

-Ovviamente no, tesoro! Saremmo solo felici se venisse anche lei. Ti prego, nonna Flora ci spera tanto…- sua madre cercò di farlo sentire in colpa. Diego sospirò.

-Ho detto che ci penserò, okay?! Ma non posso mica obbligarla se ha altri impegni- insistette Diego, iniziando ad irritarsi.

-Capisco, capisco. Beh, non capisco perché sei così restio, ma suppongo che ora che sei un adulto tu voglia allontanarti dalla famiglia. I passerotti vogliono sempre lasciare il nido una volta cresciuti- Maria assunse un tono melodrammatico. Diego vide Clover ridacchiare silenziosamente.

-Mamma, lo sai che non è così- Diego provò a mettere le mani avanti.

-E allora perché non vuoi dirci neanche il suo nome? Non sei mai stato così schivo riguardo le tue ragazze, anche quelle che sono durate poche settimane. Mi preoccupo solo per te- continuò sua madre.

Diego ormai era decisamente esasperato.

-Se ti prometto che verrà la settimana prossima, smetti di infastidirmi in questa?- propose infine, pentendosi immediatamente di ciò che aveva detto.

Clover sgranò gli occhi e lo guardò allarmata. Diego le fece cenno di parlarne dopo.

-Hai promesso, non puoi tirarti indietro. Ahhh, non vedo l’ora di conoscerla! Le riserveremo un’ottima accoglienza, non preoccuparti- Maria era raggiante dall’aver esasperato il figlio abbastanza da farlo cedere.

Diego era sempre più abbattuto.

-Mi hai chiamato per qualche altro motivo?- chiese, sbuffando seccato.

-Non c’è bisogno di sbuffare così, hijo. Volevo solo sentire come stavi, sai? Quando sei a lavoro non hai mai tempo per parlare, e quando non sei a lavoro… beh… salutami tanto la tua ragazza da parte mia- ridacchiò sua madre.

Diego divenne rosso come un pomodoro all’insinuazione velata.

-Mamá!- si lamentò, non guardando Clover negli occhi e sperando che non avesse sentito o compreso bene quella parte della telefonata.

Il sorriso divertito di Clover ruppe le sue speranze.

-Senti, sono un po’ impegnato, quindi magari ci sentiamo dopo?- Diego cercò di interrompere la telefonata prima che portasse ulteriore imbarazzo.

-Oh, cielo! Avresti dovuto dirmelo subito. Va bene, ci sentiamo dopo, ti salutano tutti quanti- Maria capì l’antifona e accettò di chiudere la chiamata. Tanto, il suo intento, l’aveva ormai raggiunto.

-Saluta tutti anche da parte mia- rispose Diego, prima di interrompere la chiamata.

Passarono un paio di secondi di silenzio.

-Diego, tu pensi davvero che sia una buona idea portarmi al compleanno di nonna Flora?- chiese infine Clover, molto scettica.

-Lo so! Sono andato nel panico! Ma non hai idea di quanto insistente diventa mia madre con queste cose!- Diego si prese il volto tra le mani, in difficoltà.

Clover si morse il labbro inferiore, e si mise a sedere, indossando una maglia di Diego e iniziando a riflettere meglio sulla soluzione.

-Allora… cosa sanno i tuoi genitori riguardo la tua nuova ragazza?- chiese poi, girandosi verso di lui e iniziando l’interrogatorio.

-Solo ciò che si è lasciata sfuggire Juni, ovvero che sono sempre impegnato con lei, e che sono disgustosamente innamorato perso- rispose Diego cercando di ricordare le parole esatte. Arrossì nel rendersi conto di quali queste parole fossero -Ehi, l’ha detto Juni, non io- si difese.

-Beh, un po’ disgustosi lo siamo- confermò Clover, non riuscendo a non sogghignare soddisfatta per le parole usate.

-Pensi che possano sospettare che la ragazza sono io?- chiese poi, ritornando seria.

-Onestamente non si può mai dire con la mia famiglia. Anche se penso che mia madre avrebbe esternato i suoi dubbi al riguardo. Invece pensa che mi sia preso una sbandata per una persona a caso nel tentativo di dimenticarti… credo. Insomma, non sembra molto bendisposta verso la mia ragazza- ammise Diego, un po’ a disagio.

-Sono passati mesi, ormai, ne avresti il diritto- Clover sospirò -…credo che le probabilità che mi accettino dopo quello che è successo siano davvero basse- affermò pessimista, ributtandosi sul letto a faccia in giù, demoralizzata.

Diego le diede qualche pacca affettuosa sulla schiena.

-Non è detto, sai? Erano molto più verso la tua parte che verso la mia, quando hai rivelato la verità- le raccontò.

Clover sollevò la testa.

-Cosa?- chiese, sorpresa. Non avevano parlato molto di ciò che era successo dopo la rivelazione di Clover. Solo che la casetta era comunque rimasta a Diego, e che Coco non aveva capito molto bene cosa fosse successo.

Forse era il caso di rivelare quanto importante fosse Clover per i Flores. Meritava di saperlo. Probabilmente Diego avrebbe dovuto dirglielo prima.

-Beh, sai, sia mamma che nonna hanno pensato che fosse stata tutta colpa mia, e quando sei scappata dalla sala mi hanno incoraggiato a seguirti per assicurarmi che stessi bene. Poi mamma mi ha fatto una tiritera di due ore sulle bugie come se fossi un bambino, e in generale, nonostante un po’ di delusione, il sentimento comune della famiglia era principalmente a tuo favore. È stato irritante, dato che è la mia famiglia, e prendevano le tue parti. Beh, dai, non proprio le tue parti, ma erano più preoccupati per te che seccati dal tuo comportamento. Immagino che si vedesse quanto fossi distrutta quel giorno- spiegò Diego, un po’ abbattuto. Non gli piaceva particolarmente ricordare quel periodo, soprattutto i giorni immediatamente successivi alla crociera.

Clover era davvero sorpresa, e sembrava quasi commossa.

-Io non merito una famiglia così meravigliosa- borbottò, ributtando la faccia sul cuscino per tentare di soffocarsi.

-Beh, non erano completamente favorevoli, e non so esattamente cosa potrebbero fare rivedendoti al mio fianco, ma secondo me potremmo anche provarci. Dopotutto prima o poi dovremmo farlo comunque, meglio toglierci il pensiero, forse? A meno che tu non abbia intenzione di lasciarmi presto- a Diego tremò leggermente la voce al pensiero che Clover potesse lasciarlo dopo essere stati insieme così poco.

La ragazza si sollevò nuovamente di scatto, offesa da quella insinuazione.

-Non ci penso nemmeno! Ho trovato il ragazzo perfetto. Non me lo lascerò scappare un’altra volta- gli prese il braccio e lo strinse con fare protettivo, facendolo arrossire appena.

-Quindi forse potremmo provare… dopotutto Coco chiede sempre di te. Oliver vorrebbe avere il tuo numero di telefono e penso sia perché ha una cotta infantile per te, Juni ti conosce benissimo, e verranno anche Paola e Miguel. Il sostegno dei fratelli dovresti averlo- rifletté Diego.

-Mi va di rivedere Paola. Non ci siamo sentite da quello che è successo, e le vorrei dare una spiegazione a quattrocchi- ammise Clover, appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo e iniziando a cedere all’idea.

-E di certo fai bella figura a venire per il compleanno di nonna Flora. Ci tiene tanto a festeggiarlo e ricevere auguri- aggiunse Diego.

-Va bene, va bene. Mi hai convinto. Ma prima di andare mi devi portare a fare shopping. Non posso presentarmi dai tuoi senza un regalo decente- gli impose Clover.

Diego sorrise.

Sarebbe andato tutto bene.

O almeno così sperava con tutto il suo ottimismo.

 

-Allora, ripeti il piano…- lo interrogò Mirren un’ultima volta prima di uscire dalla camera di Felix per andare dai vicini, ovvero gli Hart, ovvero il padre di Mirren, che quest’ultimo trattava come se fosse un serial killer da incastrare con le mani nel sacco.

-Andiamo lì, ci divertiamo, tu fai pace con tuo padre, e viviamo per sempre felici e…- cominciò a dire Felix, con un sorrisino divertito.

-NO! No, Felix, fai il serio! Qual è il piano?- Mirren lo prese per le spalle e lo guardò dritto negli occhi.

-Mirren, dai, è stupido, tuo padre non mi farebbe mai…- provò a tirarsi indietro Felix, ma Mirren continuò a fissarlo, senza cedere.

-Ti sto attaccato tutta la sera, non bevo nessun drink che non sia stato aperto direttamente da me o da te e prima controllo il tappo, non mi devo mai trovare nella stessa stanza solo con Brogan, e nel momento stesso in cui tuo padre cita le parole “Bonnie”, “Jane” o… “Allora, tu e Mirren…”?-

-Esatto… continua…- Mirren sembrava molto soddisfatto dall’interrogazione.

Per Felix era solo una pagliacciata.

-Se tuo padre fa cose strane ce ne andiamo immediatamente facendo una scenata, e continui a stare da me- concluse Felix, intuendo già come quella serata si sarebbe conclusa, e non molto felice all’idea.

Non fraintendete, adorava che Mirren si fosse trasferito lì già da parecchie settimane. Svegliarsi sempre accanto a lui la mattina, fare colazione insieme, aiutare Tender con i compiti o vedere un film di sera era un sogno che diventava realtà, ma Felix voleva davvero che Mirren si rappacificasse con suo padre.

E poi casa Durke non era campionessa di privacy, quindi sebbene Mirren e Felix vivessero insieme, non avevano molto tempo per stare insieme e fare cose da coppia.

Era la prima volta in tutta la sua vita, che Felix era seccato nel vivere con i suoi genitori.

Ormai aveva ventisei anni, dopotutto, poteva essere l’ora di trovarsi un appartamento tutto suo.

E probabilmente l’avrebbe fatto da parecchio se non ci fosse stato Mirren nella casa accanto.

Beh… non che ora fosse nella casa accanto perché era direttamente in casa sua ed era un miglioramento, ma comunque non era lì per i motivi migliori, e Felix voleva che Mirren fosse felice e che facesse pace con suo padre.

Iniziava ad impappinarsi il cervello.

-Felix…- e Mirren lo riportò alla realtà prendendogli dolcemente la mano.

-Oh? Oh, scusa, mi sono incantato un attimo- sbatté gli occhi più volte, e si guardò intorno per capire quanto si fosse perso.

Erano all’ingresso e stavano aspettando che Gabrielle finisse di truccarsi. Sua madre stava litigando con Meredith, che non voleva andare, e Tender osservava le due litigare senza capire cosa stesse succedendo.

-Chissà perché vuoi restare a casa Durke con tale convinzione- borbottò Felix, divertito.

Mirren alzò gli occhi al cielo.

-Vuoi davvero cacciarmi di casa, eh- si lamentò, sbuffando.

-No, voglio che fai pace con tuo padre- insistette Felix.

Iniziarono ad avviarsi prima che il discorso potesse riaprirsi e prolungarsi a lungo, e in men che non si dica, erano a casa Hart.

Era davvero troppo tempo che Felix non entrava lì, e tutto era esattamente identico nonostante l’assenza di Mirren nelle ultime settimane.

-Benvenuti, è un piacere vedervi, ne è passato di tempo- li accolse Brogan, con estremo imbarazzo, rivolgendosi in particolar modo a Bartie e Johanne.

Felix strinse la mano di Mirren per fargli forza, e seguirono i genitori verso il salone, per mangiare.

Petra era già seduta al tavolo, e stava parlando con Amabelle, che però sembrava parecchio in difficoltà, e si alzò di scatto quando vide la famiglia Durke entrare.

-Eccovi! Sono così felice di vedervi! È passato un secolo!- si avvicinò a Gabrielle, lasciando Petra infastidita al tavolo.

Felix ripensò al progetto di Norman, e ammise tra sé che era proprio il caso di dare una spinta a quelle due, se volevano che si mettessero insieme.

Ma non quel giorno. Quel giorno c’erano altre cose a cui pensare.

-Mirren, ci mettiamo ai soliti posti?- incoraggiò il suo ragazzo a seguirlo, e si sedettero al tavolo, pronti per la cena.

Cena passata in totale imbarazzo. Brogan provò a fare conversazione, ma evitava lo sguardo di Mirren, e Mirren non gli rispondeva nemmeno.

Quando arrivò il momento del dolce, tutti i presenti non vedevano l’ora di alzarsi per andarsene da un’atmosfera così fredda.

Mirren non aveva lasciato per un secondo la mano di Felix, quasi come segno di sfida nei confronti di suo padre, e Felix, per quanto avesse provato a rilassare gli animi, non c’era riuscito più di tanto.

Dopo il dolce, la conversazione, o la mancata conversazione, si spostò in salotto, davanti al camino. Petra stava intrattenendo Tender, insieme a Lottie, che era tornata a casa Hart subito dopo che Bonnie era andata via. Amabelle parlava con Gabrielle, soprattutto di gossip. Meredith si era immediatamente messa a leggere, e Johanne e Bartie parlavano con Brogan, con tranquillità. Felix notò che sua madre aveva uno sguardo estremamente combattivo, e che Brogan lanciava parecchie occhiate nella loro direzione, cercando di non farsi vedere.

-Mirren, perché non andiamo da tuo padre?- propose Felix, indicando la zona dov’erano i loro genitori.

-Stai scherzando, Felix? Noi resteremo il più lontani possibile da lui, e tra poco torneremo a casa, e saremo vivi- Mirren controllò l’orologio, nervoso per come la serata stava andando avanti.

-Da quando sei così melodrammatico?- chiese Felix, ridacchiando.

-Da quando mio padre mi ha cacciato perché sto con te, e la mia matrigna ha ucciso il mio cane- gli si spezzò la voce pensando a Fallon. Felix lo guardò intenerito, e gli massaggiò le spalle, per confortarlo. Mirren sospirò.

-Scusa se sono irragionevole, ma sono davvero preoccupato- ammise, rilassandosi leggermente.

-Ti va di uscire a prendere una boccata d’aria?- propose Felix, incoraggiante.

-Ma hai smesso di fumare- osservò Mirren, confuso.

-Infatti prendiamo solo una boccata d’aria, sulle altalene, prendo due bibite dalla cucina e ci rilassiamo lontano dai rumori- gli fece immaginare la scena. Come quando erano più giovani, prima di tutti i drammi.

Adoravano passare tempo su quelle altalene.

Il luogo dove avevano confessato i rispettivi sentimenti.

Era parecchio che non si sedevano lì.

-Va bene, mi hai convinto. Sicuramente saremo lontani da mio padre. Ma ti accompagno in cucina- Mirren gli riprese la mano, deciso a non staccarsi da lui.

Felix adorava quanto fosse protettivo, ma non sentiva più la mano per quanto gliela stava stringendo.

-No, tu intanto vai, io ti raggiungo tra pochi minuti- rifiutò il suo aiuto, lasciandogli la mano e sistemandogli la giacca.

Mirren fece il muso, ma alla fine cedette, e uscì dalla stanza.

Aveva davvero bisogno di allontanarsi da lì il prima possibile.

Felix iniziò ad avviarsi in cucina, fischiettando. Forse l’abitudine di fare come se fosse a casa sua non valeva ora che quella non era più casa di Mirren, ma Felix era abitudinario, quindi per lui fu la cosa più ovvia del mondo aprire il frigo e cercare qualcosa da bere.

Forse alcool leggero ci poteva stare, visto quanto Mirren era teso. Ma forse preferiva mantenere la mente lucida.

Mentre rifletteva, Felix non si accorse che qualcun altro era entrato nella stanza, e sobbalzò vistosamente quando sentì una voce alle sue spalle.

-Felix, speravo proprio di riuscire a parlarti- lo chiamò l’inconfondibile voce di Brogan Hart, che probabilmente l’aveva seguito fin lì.

Felix non credeva neanche per un istante che il padre di Mirren avesse intenzioni malvagie, ma probabilmente tutta la paranoia del suo ragazzo l’aveva condizionato, perché non riuscì a trattenersi dal sobbalzare e indietreggiare appena, quando si rese conto di essere nella stessa stanza, solo, con Brogan.

Cercò di non farsi prendere dal panico, chiuse il frigo, e si girò verso di lui, sorridendo.

-Signor Hart, di cosa voleva parlarmi?- chiese, più formale di quanto fosse abituato a fare. Brogan era come un secondo padre, dopotutto, e l’aveva sempre chiamato per nome. 

Brogan sembrò intristirsi per la formalità, o forse si rabbuiò per altri motivi, fatto sta che sembrava davvero incerto, ma anche pieno di buone intenzioni.

Forse Felix era troppo ottimista, ma sembrava davvero che volesse soltanto parlare con lui e risolvere la situazione.

-Possiamo andare nel mio ufficio, vorrei che ci mettessimo comodi per discutere- cercò di risultare sicuro, ma era davvero impacciato, e non sembrava riuscire a guardare Felix negli occhi.

Teoricamente Felix non avrebbe dovuto restare solo con Brogan, l’aveva promesso a Mirren, ma sapeva che non sarebbe successo nulla, poteva fare uno strappo alla regola.

Quando i due si sarebbero chiariti, Mirren avrebbe ringraziato Felix per aver infranto la promessa.

Che poi non era una vera e propria promessa, solo un piano d’azione che poteva essere seguito a grandi linee.

-Certo. Ma non posso assentarmi molto, Mirren mi aspetta sull’altalena- spiegò Felix, anticipandolo fuori dalla cucina, e perdendosi il sorrisino appena accennato di Brogan ripensando alla loro altalena.

Una volta nell’ufficio, chiuso ma non a chiave, grazie al cielo, Brogan si sedette dietro alla scrivania, e Felix si mise davanti, pronto a parlare.

Sembrava davvero il setting di una scena dove il padre dello sposo offre una barca di soldi affinché il ragazzo del figlio lo lasci. Conoscendo Brogan, non era una possibilità molto remota.

-Allora… di cosa volevi parlarmi?- chiese Felix, rompendo il silenzio, e facendo di tutto per non farsi uscire un “quanto offre per farmi lasciare suo figlio?” perché non voleva che Brogan prendesse in parola il suo scherzo.

Non avrebbe lasciato Mirren neanche per tutto il patrimonio degli Hart.

-Come sta Mirren?- esordì Brogan, preoccupato.

Avrebbe potuto chiederglielo di persona, o semplicemente osservarlo, dato che era a pochi metri di distanza, ma Felix fu intenerito dal suo tono. Si vedeva che ci stava provando.

Anche se non bastava.

-Dovresti chiederlo a lui- rispose Felix, con sincerità.

Brogan sospirò.

-Non so come fare, Felix. Credo di aver fatto un danno irrecuperabile, e non ho idea di come rimediare- ammise, poi, seppellendo il volto tra le mani.

Felix non credeva avrebbe mai visto Brogan, il grande e possente e sempre rilassato Brogan, così vulnerabile davanti a lui, intento a chiedere consiglio su come approcciare il figlio per rimediare ai suoi errori.

-Beh… non sono la persona migliore a cui chiedere…- cominciò Felix, senza sapere come consigliarlo. Effettivamente Mirren al momento non era molto avvicinabile.

-Ma certo che lo sei. Sei il suo… sei il suo ragazzo- Brogan ebbe qualche esitazione, ma alla fine riuscì a pronunciare quelle parole -…e sei anche il suo migliore amico. Ed è con te da settimane, e sono sicuro che preferirebbe restare lì. E non lo biasimo, ma… non voglio perdere mio figlio- ammise, con sguardo basso e manierismi simili a quelli di Mirren.

-Il mio consiglio è di parlare con lui. Se vuoi posso farlo venire qui, e spezzare una lancia a tuo favore. So che vuoi recuperare. E so che anche Mirren vuole farlo. È solo molto testardo- Felix provò a venirgli incontro, incoraggiante e speranzoso circa la buona riuscita del piano.

Brogan finalmente lo guardò negli occhi, e accennò un sorrisino commosso.

-Felix, sei davvero un bravo ragazzo- lo complimentò, dandogli una pacca sul braccio.

-Felix!- il momento venne interrotto dalla porta che si aprì di scatto, facendo comparire un Mirren furente.

-Mirr…- prima che Felix potesse giustificarsi, o calmarlo, o anche semplicemente accoglierlo, Mirren lo prese per il polso, lo fece alzare, e si avviò verso l’uscita senza neanche degnare suo padre di un’occhiata.

-Mirren, aspetta!- Brogan si alzò e provò a fermarlo, con tono incerto.

Mirren aveva già la mano sul pomello, e non sembrava intenzionato ad ascoltarlo o a rispondergli.

Felix decise di prendere la situazione in mano, e fermò Mirren, tenendo la porta chiusa.

-Mirren, stavamo solo parlando- provò a spiegare, con calma.

-Felix, ti avevo espressamente detto di non restare mai solo con lui!- lo rimproverò Mirren, indicando suo padre senza badare all’uso delle parole.

Brogan sobbalzò come se l’avessero appena pugnalato.

-Mirren, perché questa veemenza? Cosa temi che gli faccia?- chiese, ferito, e incredulo. Non aveva idea di quello che Mirren temeva.

-Non lo so. Avvelenarlo? O comprarlo? O minacciarlo? Potresti fare tantissime cose se lasciato solo con lui- spiegò Mirren, guardandolo con disprezzo, e spingendo Felix dietro di sé come per proteggerlo con il suo corpo.

La conversazione non era piacevole, ma almeno adesso stavano parlando.

Brogan sgranò gli occhi, e impallidì.

-Come puoi pensare che io farei mai una cosa del genere? Non farei mai del male a nessuno- si difese, con sicurezza.

-Perché no? Tua moglie ha fatto anche di peggio- Mirren si riferiva a Bonnie. Brogan si morse il labbro, colpito da quelle parole.

-Ex moglie- obiettò, come se potesse giustificarlo in qualche modo.

-Ci sei stato insieme tre anni, e non hai creduto a me e Petra quando ti abbiamo detto che aveva avvelenato Fallon. Fallon era importantissima per me!- Mirren iniziò a sfogare tutto quello che aveva contro Brogan, al di là della sua reazione al coming out.

Brogan sospirò, e si risedette, sconfitto.

-Lo so, figliolo. E mi dispiace- il suo tono si calmò, indicò la sedia davanti a lui, in una muta richiesta di far sedere il figlio, per parlare.

Mirren esitò un attimo, ma poi riprese Felix per mano e fece per uscire.

-Mirren, lascialo parlare- provò a fermarlo Felix.

-Ora sei dalla sua parte? Vuoi davvero liberarti di me così tanto?- sbottò Mirren, riprendendo l’accusa che gli rivolgeva contro ogni volta che Felix proponeva di fare pace con suo padre.

-Smettila di accusarmi così! Sai che se fosse per me ti sposerei domani stesso. Perché ti amo e ti adoro e voglio passare tutta la ia vita con te. Ma proprio perché ti amo, e ti adoro e voglio passare tutta la mia vita con te voglio che la vita da passare insieme sia felice, e so che non sarai mai del tutto felice finché non parlerai con tuo padre!- Felix riuscì a dire le cose più dolci e affettuose del mondo nel tono più accusatorio e seccato del suo molto limitato repertorio, e Mirren rimase completamente ammutolito, incapace di ribattere con la stessa verve perché con le guance troppo rosse per la dichiarazione d’amore.

Questa pausa concesse a Brogan di intervenire.

-Mirren, non voglio obbligarti a perdonarmi. Sono stato un pessimo padre, sia per te che per Petra. Voglio solo scusarmi. E non farei mai del male a Felix. È come un figlio per me- si alzò nuovamente, e si avvicinò a Mirren, che si ritirò, senza sapere bene se fidarsi o no.

Mirren e suo padre avevano sempre avuto un rapporto profondo e importante. Questa ferita causata dall’incapacità di Brogan di accettare il figlio immediatamente, era per Mirren motivo di un dolore enorme, e Felix lo sapeva bene.

-Se è come un figlio per te, come mai non ti va bene che io stia con lui?- lo accusò, stringendosi a Felix.

-Mi va bene che tu stia con lui, ero solo… sorpreso, e pensavo che per te sarebbe andato meglio qualcun altro. Io… ho sbagliato, Mirren. Ero deluso perché avevo sempre sperato che un giorno avresti trovato la donna giusta, con la quale avere una famiglia, che ti facesse sorridere, e con cui stessi davvero bene, e non riuscivo ad accettare che questa persona potesse essere un ragazzo. Avevo… paura per te. Perché è una strada difficile. E pensavo che saresti stato meglio con la persona che immaginavo per te. Solo che… Petra mi ha fatto notare una cosa- Brogan aprì il suo cuore, guardando il figlio dritto negli occhi e ammettendo le sue colpevolezze.

Sembrava si stesse giustificando, ma Felix intuì che volesse solo spiegare il punto di vista che aveva, un punto di vista che non aveva più, ma che al tempo gli sembrava giusto.

-Cosa ti ha fatto notare?- chiese Mirren, in tono freddo, ma iniziando ad ammorbidirsi appena, forse notando la sincerità del padre.

-Il tuo sorriso, Mirren. Sei una persona molto seria, e sono abituato a vederti sorridere meno rispetto a molte altre persone, solo che Petra mi ha fatto notare che la maggior parte delle volte che ti vedo sorridere, sorridi pensando a Felix, o parlando con lui. E mi sono ricordato di una cosa… una cosa che mi ha fatto aprire gli occhi- sia Felix che Mirren, il primo più del secondo, pendevano dalle sue labbra. Una cosa bisognava dirla di Brogan, sapeva come catturare l’attenzione con il suo carisma.

Sospirò, e si risedette, incapace di affrontare il racconto in piedi, ma deciso a parlare.

Felix si sedette a sua volta, Mirren si avvicinò alla sedia, ma non fece altrettanto.

-Quando Janisse…- la voce di Brogan tremò quando pronunciò quel nome. Felix rimase di sasso. Raramente aveva sentito nominare la madre di Mirren, e di solito era nonna Rea, sua madre, a parlarne. Lanciò un’occhiata a Mirren, che si era irrigidito -…quando tua madre è morta… io non sono stato un bravo padre, per te. Se non ci fosse stata Soreana non credo che ce l’avrei fatta. Era tutto il mio mondo, l’unico vero amore della mia vita. E anche lei era l’unica che mi facesse sorridere sinceramente, con tutto il mio cuore- al solo pensiero, Brogan accennò un sorrisino. Felix l’aveva spesso visto sorridere, ma doveva ammettere che quella era la prima volta che il sorriso gli aveva raggiunto gli occhi, formando delle rughe attorno ad essi. Durò pochi istanti.

-Il mio sorriso è sparito con lei, e mentre ti vedevo crescere, temevo che la sua morte avesse rubato anche il tuo sorriso. Eri sempre serio, o sorridevi per cortesia. Non ti vedevo spesso, lo ammetto, ma per quel poco che ti vedevo, non mi sembravi felice. Poi un giorno, una nuova famiglia si è trasferita nella casa vicina…- Brogan lanciò un’occhiata a Felix, che aveva le lacrime agli occhi, ma cercava di farsi forza. Stringeva ancora la mano di Mirren, che lo guardò a sua volta, ricordando il giorno in cui si erano conosciuti.

Era stato tutt’altro che amore a prima vista. Anzi, Mirren l’aveva detestato a pelle. Ah, bei tempi.

-…il pomeriggio in cui si sono trasferiti, non so per quale motivo, ma Felix è venuto da noi, sorvegliato da Soreana, e sono tornato un po’ prima, perché speravo di poter passare un po’ di tempo con te. E ricordo, con chiarezza, che la prima cosa che ho sentito appena sono arrivato a casa, erano delle risate provenire dal cortile. Pensavo che fosse il figlio dei vicini, ma quando ho visto distrattamente il giardino, ti ho visto, Mirren- gli occhi di Brogan erano lucidi, così come quelli di Mirren. I due si guardarono dritti negli occhi, toccati da quel ricordo.

Felix, dal canto suo, li osservava entrambi singhiozzando silenziosamente. 

-… per la prima volta dalla morte di tua madre, praticamente una delle prime volte in tutta la tua vita, ti ho visto ridere, sinceramente, senza riuscire a trattenerti, con quel ragazzo che poi, andando avanti con gli anni, è diventato il tuo migliore amico, e ora… è anche qualcosa di più- Brogan porse la mano verso Felix, che gliela prese senza esitazioni, asciugandosi le lacrime con l’altra.

Poi porse una mano verso il figlio, che però la guardò, con esitazione, senza prenderla.

-E quindi? Cosa intendi dire con questo?- chiese, non capendo perfettamente il discorso.

Brogan lo guardò con affetto.

-Che il mio timore più grande era che tu non fossi felice, ma con Felix, so che lo sarai ogni giorno della tua vita, e non voglio lasciare che i miei preconcetti mi neghino la possibilità di sostenerti, amarti e vederti felice con la persona che ami, chiunque essa sia. Anzi… sono felice che questa persona sia Felix- alla fine Brogan accettò completamente suo figlio.

E Mirren, sentendo la sincerità di suo padre, sollevò la mano verso di lui, e la poggiò sulla sua.

Brogan gliela strinse forte, e gli sorrise. Un sincero, commosso sorriso, che gli raggiunse gli occhi. E che Mirren ricambiò, con meno intensità, ma altrettanta sincerità.

Poi Brogan unì le mani dei due ragazzi, in un chiaro segno di approvazione.

-Vi auguro tutta la felicità del mondo. Felix, sentiti sempre a casa tua qui, come sempre. Mirren, non permetterò mai più a nessuna Bonnie di farti sentire in pericolo qui. Sei mio figlio, e tu e Petra siete e sarete sempre al primo posto per me, più importanti di qualsiasi altra cosa. Perdonami se sono così pessimo a dimostrarlo- concluse infine le sue scuse, ammettendo le sue colpe e promettendo di fare ammenda in ogni modo possibile.

Mirren abbassò lo sguardo, e si morse il labbro inferiore -La mia camera è come l’avevo lasciata?- chiese, con il chiaro sottotesto che gli avrebbe fatto piacere tornare lì.

-Immacolata. È solo passata la donna delle pulizie- rispose Brogan, speranzoso.

-Va bene… Felix, torniamo alla festa- ancora un po’ freddo, ma molto più sereno, Mirren strinse la mano del ragazzo e diede le spalle al padre per uscire dalla stanza.

-A dopo, Brogan!- lo salutò Felix, molto più sereno ora che la faccenda sembrava finalmente e definitivamente risolta.

Brogan accennò un sorrisino a sentirsi nuovamente chiamare per nome, e non più “signor Hart”.

Una volta usciti dalla stanza, Felix tirò un sospiro di sollievo.

-Dai, alla fine abbiamo seguito il piano!- commentò, per stemperare la tensione.

-Quale piano?- Mirren lo guardò storto.

-Il mio piano. Siamo venuti qui, ci siamo divertiti, hai fatto pace con tuo padre e ora noi due vivremo per sempre felici e contenti- Felix prese entrambe le mani di Mirren e fece un movimento di danza per farsi stringere da lui come una principessa tra le braccia del suo principe.

Mirren lo scansò e quasi lo fece cadere a terra.

-Ehi, dai. È andata bene!- si lamentò Felix, rimettendosi in equilibrio.

-Sì, ma non hai seguito il piano! E se fosse andata male non me lo sarei mai perdonato- Mirren incrociò le braccia. Si vedeva che la discussione, sebbene dal risvolto positivo, gli aveva messo davvero molta ansia, perché tremava ancora parecchio.

Felix gli si avvicinò molto meno invasivo.

-Ma non è andata male, e sai perché? Perché sapevo dal principio che sarebbe andata bene, per questo non ho seguito il piano, altrimenti sarei stato attento, lo sai- lo rassicurò, tracciandogli dei cerchi sulle spalle per calmarlo.

Mirren sembrò rilassarsi al suo tocco.

-Sì, ma…- sospirò -…hai ragione, Felix. Probabilmente mi sono preoccupato troppo, solo… non riesco ancora a stare del tutto tranquillo- ammise, torturandosi le mani.

Felix le prese tra le proprie.

-Lo so, è stato un periodo difficile, ma il peggio è passato, e in qualunque modo andrà in futuro, anche se le cose dovessero un giorno crollare di nuovo, ci sarò sempre io ad afferrarti, e a farti sempre sorridere- Felix fece uno dei suoi sorrisi più brillanti, e Mirren non riuscì a non imitarlo, sorridendo a sua volta. 

Era proprio come Brogan aveva detto. In effetti ogni volta che Mirren lo guardava, sorrideva inconsciamente.

-Vorrei essere arrabbiato con te ma non ci riesco proprio- sospirò, scuotendo la testa.

-È perché ci amiamo troppo!- commentò Felix, dandogli un bacio sulla guancia, e facendolo arrossire.

-Suppongo sia vero. Su, torniamo di là, devo avvertire Petra che oggi tornerò a dormire qui- lo incoraggiò a tornare in salotto.

Felix si fece trascinare, anche se era un po’ deluso dal fatto che Mirren se ne sarebbe andato.

Per essere quello che aveva incoraggiato il ragazzo ad andarsene, era un po’ ipocrita da parte restarci male, ma non riusciva a fare altrimenti.

Ma meglio un Mirren felice lontano che un Mirren triste vicino, su questo non aveva dubbi.

 

Sabato 23 Novembre 

-Ehm… ciao a tutti!- Clover non si era mai sentita così a disagio in tutta la sua vita. 

Nel momento stesso in cui Diego l’aveva trascinata nel salone, dove la famiglia era riunita e stava preparando tutto per festeggiare il compleanno di nonna Flora, gli sguardi dei presenti si erano puntati su di lei, e il silenzio era sopraggiunto, inghiottendo tutto ciò che era nelle vicinanze.

Onestamente, Clover non credeva che fosse possibile per i Flores restare in totale silenzio per più di qualche secondo, ma era passato quasi un minuto prima che la prima persona lo rompesse.

-Clo! Sono così felice di vederti, mi sei mancata!- Coco, l’unica che non aveva capito esattamente cosa fosse successo, le si gettò contro per abbracciarla, e leggermente sollevata dal suo affetto, Clover si piegò per abbracciarla a sua volta, stando attenta a non rovinare i fiori che aveva comprato per l’occasione.

-Mi sei mancata anche tu, Coco- le accarezzò dolcemente la testa, e poi sollevò la testa verso gli altri, molto intimorita da quanto i loro sguardi fossero sospettosi e penetranti.

-Diego, che significa?- chiese infine Maria, a denti stretti, rivolta verso il figlio, che evitò il suo sguardo.

-Lo sapevo che avresti reagito così- borbottò lui, a disagio.

-Santo cielo quanto sei sciupata, Clover- borbottò nonna Flora, squadrandola con disapprovazione.

-Quindi suppongo… che la tua ragazza… eh…- Julio non sapeva cosa dire, e lanciò un’occhiata tra Diego, Clover, e Juanita arrivata insieme a loro ma rimasta in un angolo per evitare il più possibile il dramma.

-La mia ragazza è Clover- confermò Diego, avvicinandosi a lei e mettendole un braccio intorno alle spalle.

Clover si sentì molto più a suo agio a sentirlo così vicino.

Anche se l’imbarazzo continuava ad esserci, così come un enorme blocco nello stomaco.

-Sì, certo, come no! Di nuovo bugie?!- esclamò Oliver, per niente convinto, e molto deluso all’idea.

-Perché bugie?- chiese Coco, confusa.

-Questa volta è vero, lo giuro- insistette Diego, stringendola con più forza.

-Cosa vuoi adesso?- chiese Maria, scuotendo la testa -La casetta te l’ho già concessa. Vuoi ampliarla? O vuoi una parte del giardino?- 

-Mamma, ti prego! Giuro che stiamo insieme per davvero, ve lo possiamo dimostrare- la sfidò Diego, deciso.

Negli occhi di tutti i membri della famiglia, Coco esclusa perché ancora non aveva capito bene cosa ci fosse da dimostrare, passò lo stesso lampo pericoloso, e prima che Clover potesse dire, fare o pensare qualsiasi cosa, venne presa per le spalle da nonna Flora, che la trascinò seduta sul divano.

Oliver spense le luci, Maria tirò fuori una torcia super illuminata che le puntò in faccia, e Diego venne portato in un’altra stanza da Julio, per essere probabilmente interrogato a parte.

-Cosa…?- Clover cominciò a chiedere spiegazioni, ma venne immediatamente interrotta.

-Da quanto tempo state insieme davvero?- chiese Maria, veemente, e facendola sobbalzare.

-Stiamo insieme dal suo compleanno, circa. Abbiamo chiarito al suo compleanno, e siamo andati al primo appuntamento il giorno dopo- rispose Clover, ripensando a quel bel momento.

-Chi ha fatto il primo passo?- chiese Maria, andando più nello specifico.

-Questa è complessa. Suppongo io, perché ho risposto alle lettere e gliele ho lasciate tra i regali, ma forse Diego perché è lui che è venuto di persona- Clover era incerta.

-Le lettere? Non avevate ancora parlato delle lettere?- chiese Maria, sorpresa.

-Ecco…-

-Cosa è successo alle lettere?- Maria cambiò argomento, interessata a quello scivolone di Clover.

-Non le ho mai ricevute! Cioè, le ho ricevute solo dopo aver confessato la relazione finta in crociera. Le aveva rubate mia sorella e le aveva tenute nascoste. Appena le ho ricevute ho immediatamente risposto- spiegò Clover, alzando le mani per giustificarsi.

Maria sembrò molto meno astiosa nei suoi confronti dopo quella confessione.

-Perché ora vi siete messi insieme, quindi?- chiese, squadrandola con attenzione.

Clover arrossì e distolse lo sguardo.

-Perché io… lo amo- ammise, un po’ imbarazzata di ammetterlo proprio a sua madre -… all’inizio era solo un accordo, ma poi mi sono innamorata di lui, e ho confessato il tutto per… per non soffrire ulteriormente. Ma poi abbiamo finalmente parlato, abbiamo chiarito tutto ciò che era in sospeso, e ora siamo liberi di stare insieme senza più segreti o incomprensioni- ammise, con sguardo basso.

-Oh… capisco- Maria abbandonò quasi completamente il tono freddo.

-Tesoro, ho finito con Diego, dobbiamo controllare le risposte- Julio entrò nella stanza con grande soddisfazione, e Maria sembrò risvegliarsi da una trance.

-Oh, non ho ancora finito con Clover, ma penso che stiano dicendo la verità. Un’ultima domanda: pensi di meritare mio figlio, dopo quello che hai fatto?- per l’ultima parte, ci andò già parecchio pesante.

Ma Clover non esitò neanche un istante.

-No, ho molto da farmi perdonare. Ma farò di tutto per meritarmi il perdono e Diego. Non ho la minima intenzione di rovinare tutto, questa volta. Ci tengo troppo- rispose con sincerità.

Maria accennò finalmente un sorriso.

-Ahhh, che io sia maledetta. Non riesco a non volerti bene!- si lamentò, prima di abbracciarla, riaccogliendola in famiglia -Ben tornata tra i Flores, tesoro. Sappi che ti terremo d’occhio, però- 

Clover sorrise a sua volta, leggermente rasserenata.

-Non mi aspetterei nulla di meno, Maria- ammise, divertita, stringendola forte.

Ad esclusione dell’interrogatorio, il resto della giornata procedette piuttosto bene.

Arrivarono parecchi parenti per festeggiare nonna Flora, e sembrava di nuovo la cena dell’annuncio del fidanzamento di Miguel e Paola. Solo che questa volta Clover non si sentiva affatto di troppo, e non le dispiaceva che Diego la lasciasse sola per aiutare sua madre o sua nonna. 

Al momento era intenta a cercare di convincere uno dei cugini di Diego a studiare a Harriswood, tallonata da Juanita.

-L’università di Harriswood è davvero ottima, molto meglio di New Malfair- si stava esaltando Juni, decisa.

-Sì, ho sentito, ma il programma musicale del DAMS è molto scarno. Quello di New Malfair mi pare molto più interessante- rispose però il cugino, tale Noah Mendez, prestando però molta attenzione alle parole delle due ragazze.

-Una mia cara amica studia al DAMS, è si trova molto bene. Anche se bisogna capire esattamente il tipo di ambiente che cerchi. Se vuoi una città più grande dove conoscere più persone, New Malfair è più indicata. Se invece preferisci un ambiente più stretto, Harriswood è perfetta- rifletté Clover, che a dire il vero più che fare pubblicità a Harriswood, stava solo cercando di aiutarlo a scegliere.

-Ehi, dovresti essere dalla mia parte!- si lamentò Juanita, facendola ridacchiare.

-Non posso obbligare qualcuno a scegliere una facoltà che non vuole. È una decisione importante e personale- Clover alzò le mani. Juni fece il muso.

-Comunque ho ancora un anno per decidere. Mi sono preso un anno sabbatico apposta. Anche se effettivamente New Malfair potrebbe essere più del mio genere. Una comunità troppo chiusa mi mette un po’ a disagio, non è semplicissimo per me entrare nei gruppi- ammise il ragazzo, incerto.

-Allora New Malfair sembra meglio. E poi c’è anche il New Malfair Comic & Games, due volte l’anno- rifletté Clover, guadagnandosi una gomitata dalla sua compagna di stanza.

-Eddai, Clover!- si lamentò.

-D’accordo, d’accordo, ho capito. Vado a prendere da bere- Clover si allontanò dai due, e si diresse in cucina per rifornirsi di alcool.

Non voleva ubriacarsi, ma dopotutto non aveva più molto da nascondere che la Clover senza filtri avrebbe potuto rivelare.

-Clover, eccoti! Ti stavo cercando!- una voce conosciuta la distolse dai suoi pensieri, e si irrigidì appena quando si ritrovò faccia a faccia con Paola, con la quale non era ancora riuscita a parlare a quattrocchi, e sebbene avesse intenzione di farlo, l’idea la intimoriva non poco.

-Paola, che piacere vederti. Sei splendida- la salutò, con un sorriso un po’ incerto.

Paola sembrava parecchio triste. Clover suppose che avrebbe dovuto affrontare qualche accusa giustificata, e si preparò ad una vagonata di sensi di colpa. Ma la cognata la sorprese non poco, perché si avvicinò e l’abbracciò stretta.

-Mi sei mancata tantissimo! Perché non mi hai risposto ai messaggi?! Ero così preoccupata per te! Stai bene?- chiese, sinceramente felice di vederla.

Era davvero la ragazza più dolce che Clover avesse mai incontrato.

Gli occhi le si fecero lucidi, ma si impose di non crollare.

Si limitò a ricambiare l’abbraccio.

-Mi dispiace di non averti risposto. Ero molto… mi vergognavo parecchio di come avevo affrontato la situazione…- iniziò a giustificarsi, ma Paola la interruppe.

-Non preoccuparti. L’importante è che ora sei qui e hai chiarito con Diego! Non hai idea di quanto ne sia felice. Ma sappi che se un giorno doveste lasciarvi, non cambierà affatto la nostra amicizia, okay? Vorrò sempre avere un rapporto con la mia damigella d’onore- Paola sciolse l’abbraccio e le prese le mani, con un gran sorriso.

-Non ce l’hai con me per aver mentito circa la mia relazione con Diego?- chiese Clover, molto sorpresa.

-Perché dovrei? Non sei mia amica perché stai con Diego. Ti voglio bene perché sei tu, e sei una ragazza fantastica. E mi sei stata accanto quando avevo bisogno, e mi hai incoraggiato a non farmi abbattere dalle avversità. Sei un esempio, Clover!- la incoraggiò Paola, con la massima sincerità.

Clover non riuscì proprio a trattenere le lacrime, stavolta.

Paola si allarmò.

-Ho detto qualcosa di male?- chiese, preoccupata.

Clover si limitò ad abbracciarla stretta.

-Sei un’amica meravigliosa, Paola. Prometto che non ti deluderò mai più!- affermò, con sicurezza.

-Ma non mi hai mai deluso, Clover- sorrise Paola, dandole qualche pacca sulla schiena.

Tutto era finalmente tornato al suo posto, per Clover.

 

Domenica 24 Novembre

Chat Privata su un forum di videogiochi: 

 

Miss_Attorney_03

 

Ho sentito che stai cercando una ragazza che ha fatto il cosplay di Trucy Wright al New Malfair Comic & Games di Aprile

Perché?

Oh, salve

Non mi aspettavo di ricevere una risposta così in fretta

La sto cercando per motivi personali, ci siamo fatti una foto insieme

Ero vestito da Apollo Justice

Credo di conoscerla, è una mia amica, ma che genere di motivi personali?

Ti avverto che è minorenne

Lo so, lo so

Ha iniziato da poco il liceo

Da parecchio ormai

Ha iniziato il terzo anno

Ma non è importante

Cosa vuoi da lei?

Ehm… non so bene come dirlo, ma…

è una faccenda che riguarda il ragazzo che stava con me, vestito da Klavier

…Klavier?

Sì, ecco, lui la conosce, e volevo contattarla per lui

Mi potresti aiutare a mettermi in contatto con lei?

In che rapporti sei con Klavier?

Oh, beh, siamo amici

Circa

Spero

Ne abbiamo passate tante insieme, è un po’ complicato

Ma voglio aiutarlo a ricongiungersi con questa persona, quindi…

Non posso dare troppi dettagli, mi dispiace

Ma davvero non ho nessuna cattiva intenzione

I tuoi messaggi sono strani, sei molto sospetto, e non so neanche chi tu sia, perché dovrei fidarmi?

Lo so

Sono sospetto

Neanche io mi fiderei mai di uno sconosciuto che mi cerca in una chat di un forum di videogiochi

Se posso placare in qualche modo i tuoi sospetti fammelo sapere

Perché onestamente a me non viene in mente molto ^^’

Se dovessi metterti in contatto con Trucy, cosa vorresti fare?

Parlare

Spiegarle

Cercare di farla parlare con Klavier

E pregare che Klavier poi non mi odi

Perché Klavier non la contatta personalmente?

È una faccenda sensibile. Non mi sento in diritto di parlare per lui

Voglio solo fare da tramite

Klavier mi è stato accanto nel giorno per me più difficile dell’anno

E volevo ricambiare

Che giorno?

Il mio compleanno… che coincide con la morte di mia madre

Oh…

Cavolo

Mi dispiace, amico

Anche io ho perso i genitori

Mi dispiace

Anche il mio amico li ha persi

Per questo voglio aiutarlo a trovare Trucy

Mi sembra nobile

Klavier sta bene?

Io spero di sì, ma so che potrebbe stare meglio

Se solo incontrasse Trucy

Non sembri uno che accetterebbe un no come risposta

Non voglio sembrare insistente, ma sono sicuro che saresti felice anche tu se lo incontrassi

Pardon

Trucy se lo incontrasse

Sei una volpe

Non mi fido troppo della gente sveglia

Mi dici il luogo, l’ora e il giorno in cui pensavi di farli incontrare?

Il 28 Novembre, dopo pranzo, al Corona Café di Harriswood

Harriswood? 

Perché non New Malfair

Dubito fortemente che riuscirei a far venire Klavier a New Malfair

Vive a Harriswood?

Perché proprio il 28 Novembre?

È un giorno molto importante

Deve fidarsi molto di te se sai di quel giorno

C’è anche una splendida sala giochi lì vicino

…chi sei tu, per Klavier, esattamente?

Per il momento sono un amico, dopo il 28 Novembre potrei diventare una grande seccatura

Ma voglio solo che lui e Trucy siano felici

Perché si meritano tutta la felicità del mondo

Va bene

Sarò al café dopo pranzo il 28 Novembre

O meglio

Trucy sarà al café 

Ne sono felice

Grazie mille

Non ringraziarmi. Se la situazione mi puzza sono pronta a tagliare immediatamente la corda

E ne hai ogni diritto

Ci vediamo il 28 allora

Oki doki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Capitolo di grandi svolte!!

In realtà doveva esserci anche una parte Petrabelle, ma dovevo pubblicare oggi, perché poi avrò alcuni giorni molto impegnati, e ci tenevo molto a non tardare ulteriormente con questo capitolo, quindi l’ho tagliate. Tanto non succedeva niente di che.

Diego e Clover ormai ci danno proprio dentro, sono parecchio affiatati dopo aver risolto ogni incomprensione. E Clover è stata anche accettata dalla famiglia di Diego, quindi tutto a posto. Paola è sempre adorabile.

Anche se Felix e Mirren probabilmente vincono il premio di coppia più unita.

Dai, sono troppo carini!!

E Mirren ha finalmente fatto pace con suo padre. Spero che il confronto tra i due sia risultato realistico.

E poi c’è Denny… pardon, Apollo, che cerca di contattare una certa Trucy. Speriamo che Klavier non si arrabbi con lui ^^’

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, spero che arrivi presto il prossimo. Ora che sono in vacanza cercherò di scrivere di più, e spero vivamente di finire la fanfiction entro Ottobre.

Mancano sempre meno capitoli!!

Un bacione e alla prossima :-* 



 

Nel prossimo episodio: Denny fa incontrare due persone dopo anni, Max parte per Agaliria

   
 
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