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Autore: Chiccaxoxo    15/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I genitori di Ester furono impegnati per diverso tempo in trasmissioni e conferenze stampe. Damiano appariva su tutti i giornali, sul proiettore tridimensionale e veniva menzionato continuamente alla radio. Con lui era divenuto famoso anche il Centro di Ricerca Koller, anzi, a volte era definito persino come il miglior centro per la ricerca scientifica del mondo. Ester e Cris spesso seguivano i genitori perché avevano la possibilità di incontrare personaggi famosi, sovente si trattava di membri del governo. Si parlava sempre del viaggio che Damiano aveva compiuto in Egitto e mai di quello che aveva intrapreso sua figlia nella Berlino del 1938. Quella, sebbene fosse stata la spedizione più pericolosa, era destinata a restare nell’ombra. Ester non avrebbe mai dimenticato i colpi sparati dai nazisti alle sue spalle e pensava che forse un giorno, in futuro, avrebbe reso pubblica la sua esperienza, come prova aveva le fotografie che aveva scattato. I due ragazzi stettero diverse settimane senza vedere gli amici, comunque Ester stavolta non avrebbe saputo cosa dire loro, era rimasta con la convinzione che essi la considerassero del tutto folle e che non volevano rischiare la vita per dare retta ad una povera pazza, a volte pensava che non li avrebbe

visti più. Li rivide, invece, tutti tranne Jessica.

“Neanche io ho più visto Jessica, non si fa viva neanche con Giovanni, e poi lui lo sai non è il tipo che si confida tanto, soprattutto con me” affermò Andrea un giorno mentre pendeva una granita al limone con Ester al loro bar preferito “Credo che si sia spaventata a morte.

“No, niente di tutto questo” rispose Ester che non poteva fare a meno del gusto lampone per la granita “Penso che non voglia più avere a che fare con una pazza che rischia di morire.”

“Io invece ti considero audace” dichiarò Andrea “Non avrei avuto il coraggio di fare ciò che hai fatto tu.”

Ester sorrise, sentì le guance scaldarsi nonostante la bevanda ghiacciata, aveva una voglia matta di afferrare le mani di Andrea, di baciarlo, abbracciarlo, ma qualcosa la tratteneva sempre. Hai paura di un rifiuto, Ester? O pensi che una ragazza che prende l'iniziativa non sia ben vista dai ragazzi... forse temi di non aver dimostrato abbastanza nei confronti Andrea, non ti basta mai, non è così?

Tuttavia ad Ester e ai suoi amici non venne più in mente di osservare il funzionamento di altre macchine, ne avevano avuto abbastanza, adesso si accontentavano di essere tornati alla vecchia vita. Lei, Andrea e Giovanni incontrarono Jessica dopo diverse settimane, passeggiava insieme a due ragazze, anche loro erano compagne di classe di Ester ed Andrea. Jessica e le altre due passarono davanti ai tre ragazzi senza neanche salutarli, Giovanni questa volta però non riuscì a fare finta di niente, la prese per una mano scostandola dagli altri per parlarle in privato. Gli altri, comprese le altre due ragazze che erano in compagnia di Jessica, decisero che ara meglio lasciarli soli incamminandosi ognuno per la sua strada. Il tempo sembrava essere tornato indietro per tutti, ai tempi precedenti la festa del diploma Ester era tornata alle sue uscite quasi solo con Andrea o da sola, anche se in entrambi i casi non succedeva mai niente di interessante e le giornate si trascinavano così una dietro l'altra. Cris invitava qualche volta Alessio con cui si incollava ai suoi videogiochi, a volte era lui a recarsi a casa dell'amico, in ogni modo i due ragazzi, grazie alle imprese del padre, erano diventati famosi in tutta la città, ogni volta che uscivano venivano fermati per la strada. Ester rifletté molto sul suo viaggio nel tempo concludendo che, anche se non era presente nel mondo in quel momento, il 1938 esisteva ancora, continuava a vivere molto lontano da lì, ma c’era. Lo stesso discorso valeva anche per l’antico Egitto e per tutte le altre epoche passate, erano come mondi paralleli che continuavano a vivere da qualche parte e StoriaJou – 01 riusciva a raggiungerli. Pensò che suo padre fosse stato un genio per avere avuto un’intuizione del genere. Quando tutto sembrava essere tornato alla normalità, Ester ricevette una notizia eclatante. Una sera Damiano, tornato dal lavoro, riferì che un uomo aveva chiesto di parlare con lui. Si trattava di un certo Simone Hausmann, questi aveva lontane origini tedesche e asseriva che un suo antenato, vissuto due secoli prima, aveva visto a Berlino un oggetto identico a StoriaJou – 01.

“Per confermare ciò che ha detto mi ha mostrato un disegno eseguito da questo suo antenato” disse Damiano mentre stavano seduti al tavolo della cena “E vi assicuro che corrispondeva!”

“E’ stato uno stupido scherzo” affermò Enrichetta “Quell’uomo avrà disegnato StoriaJou – 01 su un pezzo di carta vecchia e poi ha inventato questa storia.”

Ester però non era della stessa opinione, sapeva che chi aveva fatto quel disegno faceva parte del capannello di persone che si erano fermate intorno alla macchina del tempo il giorno in cui lei aveva intrapreso il viaggio, ne era sicura.

“Papà, vorrei incontrare quest’uomo.”

“Non ne vedo il motivo, Ester.”

“Desidero capire che cosa lo ha spinto a raccontare questa storia.”

“Probabilmente voleva diventare famoso” scherzò Damiano.

Non era questa la verità, ma ovviamente Ester non poteva dire ai suoi genitori che aveva usato StoriaJou – 01.

“Quell’uomo ha visto la macchina del tempo” disse Ester al fratello durante la notte, visto che entrambi non riuscivano a prendere sonno.

“Magari ci assomiglia soltanto, non è StoriaJou – 01 ” ipotizzò Cris “Dovresti vedere quel disegno.”

“È per questo che ho deciso di incontrare quell’uomo” affermò Ester.

La decisione era presa, Ester si fece dare da Argon l’indirizzo del signor Hausmann consultando l’elenco degli abbonati al telefono e alle linee internet. Non disse nulla ai suoi amici, aveva ragionato molto sulla questione e questa volta non aveva intenzione di fare la parte della squilibrata. Partì il pomeriggio seguente con il suo motorino diretta a casa del signor Hausmann, i suoi genitori erano assenti quindi non dovette raccontar loro scuse. Voleva assolutamente capire se le sue supposizioni erano fondate. Attraversò quasi tutto il paese arrancando con le ruote di gomma sulla strada magnetica, quando giunse nei pressi del quartiere dove viveva Hausmann cominciò a contare i numeri civici. La sua meta era una villetta in mattoni gialli con un piccolo giardino nel quale le piante non venivano potate da tempo e l’erba era disgustosamente alta. L’entrata era costituita da un piccolo cancello di ferro verniciato di nero, Ester si avvicinò fermandosi davanti alla telecamera del computer centrale di Hausmann.

“Sono Ester Lanfranchi, vorrei parlare con il signor Hausmann.”

Pochi secondi più tardi, dopo che il computer ebbe avvertito il padrone di casa della visita, la serratura elettrica del cancello scattò, Ester lo spinse e attraversò il giardino usando uno stradello costituito da quadrati di cemento, dallo spazio che c’era tra essi spuntavano erbacce. Il portone della casa si aprì ed apparve un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati ed una camicia a quadri, i pantaloni chiari erano assicurati con una cintura che l’uomo teneva allacciata sotto la pancia sporgente.

“Sei la figlia di Damiano Lanfranchi?” chiese Hausmann alla ragazza.

“Esatto, vorrei parlare con lei di quel disegno che ha mostrato a mio padre” dicendo questo Ester si avvicinò ancora.

Non appena riuscì a vederla bene in faccia, l’uomo sgranò gli occhi scuri in un’espressione di sorpresa, esclamando: “Ma tu sei lei!”

“Non capisco” fece Ester esitando.

“Non posso crederci…se non sei lei le assomigli parecchio” l’uomo si posò una mano sulla fronte.

“Io sono venuta qui solo per vedere quel disegno” affermò Ester rinunciando a capire le parole di Hausmann.

L’uomo la fece entrare in casa continuando a guardarla con una strana espressione, sembrava che la stesse studiando. La guidò in salotto ma non la fece neanche sedere, si limitò a raccogliere due fogli ingialliti con sopra dei disegni a matita e a posarli su un tavolo rotondo, uno sopra l’altro. Ester si avvicinò ai fogli notando che il primo era un perfetto ritratto di StoriaJou – 01.

“Questo oggetto fu visto da un mio antenato a Berlino, due secoli fa” spiegò Hausmann.

“Sa dirmi l’anno esatto?” chiese Ester senza staccare gli occhi dal foglio.

“Sì, 1938.”

Ester sentì un tuffo al cuore, per poco non le scappò un grido, dunque era vero, non solo aveva intrapreso un viaggio nel tempo ma il suo gesto aveva anche lasciato una traccia nella storia. Era poco probabile che fosse stato uno scherzo architettato da Hausmann dal momento che l’anno coincideva.

“Non fu mai scoperto cosa fosse quell’oggetto e il governo tedesco mise tutto a tacere, ma quando ho visto la macchina costruita da tuo padre…sai dirmi come è potuto accadere?”

“Non lo so, dubito che mio padre abbia visto questo disegno, forse il fatto che l’oggetto ritratto e l’invenzione di mio padre sono identici è del tutto casuale” Ester disse queste parole pur sapendo che la verità era diversa. La ragazza sollevò il disegno dal tavolo, come per osservarlo meglio e quello che scoprì fu ancora più sconcertante.

“Accidenti!” esclamò quando vide il disegno sul secondo foglio.

“La ragazza lì raffigurata salì su quell’oggetto e scomparve con esso nel nulla” affermò Hausmann.

Ester stava guardando il ritratto di se stessa, non c’erano dubbi, quella era lei. Non credeva ai propri occhi, tutta la faccenda era spaventosa e straordinaria al tempo stesso.

“Ehi, aspetta un momento” disse all’improvviso Hausmann “Ho capito tutto, per caso hai usato anche tu la macchina del tempo?”

Ester si sentì morire, guardò l’uomo negli occhi, la sua faccia era diventata di un pallore impressionante e un tremito le scuoteva tutto il corpo.

“Allora?” incalzò Hausmann.

“Probabilmente mi assomiglia soltanto, non sono io, quella macchina ha fatto un solo viaggio ed è andata in Egitto” detto questo uscì quasi correndo dalla casa di Hausmann e inforcò il suo motorino. Adesso i sensi di colpa la dilaniavano, era stata veramente stupida a voler conoscere quell’uomo, il ragionamento che aveva fatto lui avrebbe potuto farlo chiunque, era semplicissimo: un uomo riesce ad inventare una macchina del tempo, quella stessa macchina e la figlia dell’inventore vengono visti in un’altra epoca, conclusione: la ragazza ha usato la macchina. Non poteva essere altrimenti. Per giorni Ester visse con il terrore che Simone Hausmann comunicasse a suo padre ciò che aveva scoperto. Doveva fare degli sforzi enormi per nascondere ai suoi genitori a agli amici l’angoscia che la tormentava, a volte, quando pensava al suo incontro con Hausmann, e al fatto che egli aveva capito tutto, le mancava il respiro. Ben presto queste preoccupazioni furono affiancate da altre: se il suo viaggio nel tempo aveva lasciato un’impronta nella storia, lo stesso aveva fatto quello di suo padre. Sarebbe stato così per ogni viaggio nel passato, possibile che suo padre non ci avesse pensato? La storia era in realtà molto fallace, si poteva modificare in ogni momento il suo corso, se poi nel mondo ci fossero state più macchine del tempo contemporaneamente sarebbe scoppiato il caos, la storia avrebbe cambiato corso continuamente e ogni persona si sarebbe ritrovata a vivere più vite parallele. Ad Ester veniva in mente Hausmann, avendo intrapreso il viaggio a Berlino nel 1938 anche la vita dell’uomo era cambiata, se StoriaJou – 01 non fosse stata inventata i disegni dell’antenato di Hausmann non sarebbero mai esistiti. Allora che fine aveva fatto il vecchio Hausmann, quello che esisteva prima che Ester fosse vista da un suo lontano parente a Berlino? La ragazza capì che quell’uomo continuava ad esistere in un’altra dimensione e che, all’assurdo, poteva anche essere recuperato, bastava che lei, tornando nel passato, riuscisse a fermare se stessa prima di partire per la Berlino di due secoli prima, ma a quel punto che fine avrebbe fatto la Ester che aveva fatto il viaggio nel tempo? A volte pensava che se avesse continuato a pensare a queste cose sarebbe impazzita. Cercava di distrarsi uscendo con i suoi amici e tentando di apparire normale, ma la sera, quando si ritrovava sola, tutti gli incubi riaffioravano. Si mise a studiare attentamente la storia dell’antico Egitto, in particolare l’epoca in cui si era recato suo padre per vedere se riusciva a dare conferma alle sue teorie, non riuscì a trovare nulla che parlasse di uno strano oggetto avvistato in Egitto durante il regno del faraone Sesostri I. Ester si tranquillizzò, pensò che forse suo padre, essendo a conoscenza dei rischi che comportava l’uso di una macchina del tempo, avesse cercato di influire il meno possibile sul corso della storia. Adesso riusciva ad accettare di parlare con i suoi amici del suo viaggio nel tempo, riuscì a guardare di nuovo le fotografie che aveva scattato pur sapendo che c’era tuttora una Ester che nel 1938, a Berlino, era inseguita da quattro uomini armati di mitra.

   
 
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