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Autore: Corydona    16/07/2021    0 recensioni
Sequel di "Selenia - Trono rovesciato"
Le Ombre della Notte tengono Selenia sotto scacco. Uomini e donne scelti tra le corti di Selenia tramano di nascosto per sovvertire l'equilibrio che per secoli aveva resistito. Quell'equilibrio però si è incrinato con l'uccisione di Guglielmo Lotnevi. A cosa mirano le Ombre? Da chi sono comandate?
Nulla è come sembra, e presto anche coloro che credevano di avere la situazione in pugno dovranno fare i conti con la realtà.
Aggiornamenti ogni venerdì!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Quando Flora riprese i sensi, non ebbe il tempo di accorgersi di essere sdraiata su un letto morbido e non più sul pavimento della sala del trono. Un lancinante dolore le attraversò la testa, una lama incandescente che le perforava il cranio e si divertiva a bruciarle la mente.

Non aprì gli occhi, ma mosse una mano, in cerca di qualcosa o qualcuno che non sapeva se presente o meno. Le pareva di aver udito delle voci sussurrare, e sperò che fossero quelle di Claudio e Stella. Delle dita si strinsero attorno alle sue e riconobbe la stretta rude dell’amico.

«Sei sveglia?» sussurrò invece l’Estate.

«Sì…» rispose lei, a fatica, ringraziando la Luna che quel suono fosse così semplice da pronunciare.

«Il guaritore di corte era a Zichi questa notte» commentò Stella, amareggiata. «Stiamo aspettando che ritorni, non so cosa fare per aiutarti.»

«Ho sete» biascicò Flora, sentendo la gola arsa dallo stesso fuoco che le infiammava il capo.

«Ci penso io.» Claudio le lasciò la mano e si allontanò, ma lei poté seguirne il suono dei passi nel corridoio. Si accorse solo in quel momento che, nonostante il dolore, riusciva a percepire l’ambiente circostante pur senza vederlo. Distingueva le linee geometriche dei mobili, la vetrata spalancata e la tenda che riparava dall’ingresso dei raggi solari, Stella china su di lei, il suo respiro preoccupato, i pensieri affannosi per la magia che nessuna delle due era in grado di spiegare.

Sentì il profumo di lavande provenire dalla sua sacca da viaggio che qualcuno doveva averle tolto dalla spalla per metterla a letto. Si sovvenne delle istruzioni di una guaritrice e la indicò all’altra.

«Un impacco. Mi serve un impacco.»

L’Estate si mosse e comprese subito di dover estrarre alcuni dei fiori essiccati che si erano conservati solo grazie all’arte di chi era più abile di loro. «Quali devo prendere?»

«Lavande.» Un altro lampo di dolore le perforò le tempie. Un grido strozzato le morì in gola e lei si portò le mani al viso, mentre altri passi giungevano ai suoi sensi. Non erano quelli affrettati e impacciati di Claudio, bensì solenni e cadenzati, l’incedere di chi si muove con sicurezza ed è abituato al comando.

«Si è ripresa?» chiese Vittorio, con voce austera.

«Non sta bene. Ho bisogno di acqua calda e di alcune bende.»

«Potevate dirmelo prima!» Claudio si avvicinò al letto di Flora, incerto su cosa fare.

Lei si fece forza e si sollevò poggiandosi contro lo schienale, mentre udì il re sporgersi fuori dalla stanza e dare ordini. Aprì gli occhi mentre lui rientrava e scoprì che aprirli o chiuderli non influiva sul suo dolore. Prese il bicchiere che l’amico le porgeva e beve in un solo sorso, sentendo il liquido scorrerle nella gola con dolcezza, come se spegnesse il fuoco che le ardeva dentro.

«Non capisco» disse. «Finora non aveva mai fatto così male.»

Parlare non fu difficile quanto incontrare lo sguardo di Vittorio che pretendeva spiegazioni. Il re la fissava assorto, ma lei non si sentiva in grado di affrontare quell’aria di superiorità che non gli veniva mai meno. Flora decise di accogliere quel dolore, espandendolo affinché lui potesse comprendere: gli avrebbe abbassato quell’alterigia insopportabile. Chiuse di nuovo gli occhi e si concentrò, lasciando che l’incandescenza invisibile la percorresse. La ricevette, e smise di soffrire. Era stato semplice, molto più di quanto avesse immaginato. Se la magia era parte di lei, non poteva chiudersi e ignorare di esserne impregnata.

«La prossima volta devi provare quello che sento io» scherzò Claudio, nel vano tentativo di smorzare la tensione.

Tuttavia, la Primavera non ribatté e gli fece cenno di spostarsi: si trovava tra lei e il re, e non doveva essere partecipe di quelle sensazioni. Distinse la sua figura scostarsi e intravide persino la confusione e il turbamento del suo animo, ma non se ne curò. Espanse quell’ardore bollente attraverso l’aria in direzione di Vittorio, che traballò e dovette reggersi a un comò di legno chiaro per non cadere e venirne travolto. Flora interruppe di colpo quel contatto, perché non sapeva quanto lui avrebbe potuto resistere.

«Magia. Dovevo immaginarlo.»

«Voi lo sapevate?» domandò la primaverese, atona. Ne aveva il sospetto, perché se lui e i suoi genitori erano alleati, doveva essere certamente a conoscenza di quei poteri che Alcina possedeva. Flora non si ingannava: sua madre utilizzava la magia ogni giorno, per tenere sotto controllo i suoi stolti cortigiani.

L’Estate chinò il capo. «Dovrai essere ricondotta nel continente, qui non credo che…»

«No.» Una parola sola, un diniego, un ordine. «Le risposte che cerco sono nel Pecama, devo rimanere qui. Ho bisogno di comprendere, perché sento che lei potrebbe prendere il sopravvento e ho bisogno di chi sappia aiutarmi: ho avuto più risposte qui di quante potrei averne a nord.»

«Alcina sicuramente saprà come fare» ribatté Vittorio, altrettanto inflessibile.

«Deve occuparsi del regno, non di me.» Non avrebbe ceduto, non sarebbe tornata nel Vorrìtrico né al cospetto di sua madre senza aver padroneggiato fino in fondo quegli impulsi della magia che tentava di reprimere con ogni sforzo. Non ci sarebbe riuscita a lungo e non poteva prevederne le conseguenze, per questo motivo – oltre che per lo studio della storia e delle profezie – erano tornati a Castelscoglio.

«La informerò del tuo ritorno.» Il re uscì dalla stanza, senza lasciare la possibilità di contraddirlo.
Lei roteò gli occhi infastidita.

«Non gli permetterò di rispedirti lì» la consolò Stella. «Se dovessi scoprire che ha preparato la tua partenza, ti farò fuggire prima.»

«Giusto» concordò Claudio con un sorriso incoraggiante. «Puoi chiedere ancora Nuvola di ospitarti, sono sempre stati gentili con noi. L’importante è che noi riusciamo a trovare qualcosa sulle profezie e tu che scopri come poter controllare la magia.»

Flora annuì. «Le nostre strade potrebbero separarsi. Non è quello che voglio, ma rischio di esservi più di impaccio che di aiuto.»

Qualcuno bussò alla porta e, appena Stella ebbe concesso di entrare, un servitore si precipitò da lei con una bacinella piena di acqua tra le mani e delle bende appoggiate sul braccio sinistro. La Primavera diede le istruzioni per preparare degli impacchi improvvisati e scivolò sotto alle coperte leggere, lasciando che l’amica le poggiasse sulla fronte le bende umide che avvolgevano dei mazzetti di lavande.

«Ora puoi andare.» Vittorio era tornato proprio in quel momento e osservava le cure che sua figlia prestava alla principessa di Defi.

Flora aveva gli occhi chiusi e dunque non poté sollevarli al cielo, ma una smorfia infastidita si dipinse sul suo volto. «Diteci tutto quello che sapete» ordinò, con voce pacata. «Potrei non essere in grado di controllarla e non vorrei fare del male a nessuno. Voi ne sapete più di quanto non lasciate intendere.»

«Per questo sono qui. Ma prima voglio sapere chi è lui.»

Stella si animò d’improvviso, e scattò in piedi. Era intenzionata a proteggere Claudio e rivelarne la natura poteva metterlo in pericolo. «Padre, non…»

«Invece mi sa che dirglielo è il minimo» commentò il defico. Si grattò una guancia rasposa su cui stava ricrescendo un filo di barba scura, incerto. Flora poteva toccare la sua paura, ma lui era conscio, come lo era lei, di non avere alternative. Se Vittorio avesse ascoltato la verità non sarebbe stato severo nei loro riguardi e avrebbe capito che la loro ricerca era decisiva per il destino di Selenia.

Claudio puntò lo sguardo in quello penetrante del re. «Sono un Veggente.»

Lui non si scompose, ma il turbamento era evidente per chiunque avesse potuto coglierlo.

«Non serve che chiediate delle dimostrazioni, le visioni non si presentano a comando» lo anticipò la Primavera. «Riesce a toccare i codici in cui sono conservate le profezie, cosa che non è possibile per tutti. Confido che ne siate a conoscenza.»

«Non potevate dirlo prima?» Vittorio strinse la mano sullo scettro, che aveva portato con sé.

Un simbolo di potere, per riaffermare che qui è lui al di sopra di tutti gli altri e che io devo sottostare alle sue decisioni. Se lo può scordare, questi trucchetti possono essere buoni per i cortigiani, non con me. Forse non ricorda che nelle gerarchie del Pecama io sono al di sopra di lui.

«Con il rischio che i soldati ci ascoltassero? Non vogliamo che circolino strane voci, le profezie sono un retaggio del passato che tutti vogliono dimenticare.»

Insieme alla magia e all’alchimia.

Il re fece un impercettibile cenno di assenso con il capo. «Su questo avete ragione voi.»

«Credo di avere ragione su molte altre cose, ma questo non è il luogo per discuterne» puntualizzò lei. Se con le parole poteva ristabilire la giusta gerarchia, non si lasciò sfuggire l’occasione per farlo. Sua madre gliela avrebbe fatta pagare cara, e così anche Vittorio fu tentato di risponderle, ma non c’erano cortigiani o servitori presenti e, qualsiasi rimprovero sarebbe stato del tutto inutile. «Cosa sapete sulla magia? I sacerdoti con cui abbiamo parlato in questi mesi non hanno saputo dirci molto.»

Vittorio afferrò la sedia della toeletta e la avvicinò a sé. Guardò sua figlia, che sedeva ai piedi del letto, e quel giovanotto che se ne stava a braccia incrociate con la schiena appoggiata a un armadio. Non aveva affatto l’aspetto di un Veggente, sembrava un perdigiorno. Il re non si sarebbe stupito se avesse iniziato a fischiettare e a girarsi i pollici.

«Non conosco tutta la storia della magia, né di come si sia generata su Selenia» iniziò a dire. «Posso solo dirvi come stanno le cose al giorno d’oggi.»

«Ci accontenteremo» commentò Claudio, suscitando una risata di Stella.

Sì, un perdigiorno in piena regola.

«Gradirei che non insultaste nessuno dei presenti. Come avrete capito, posso leggere i vostri pensieri e per me non è neanche impegnativo.» Flora si portò una mano alla fronte bagnata e sistemò l’equilibrio dell’impacco, che rischiava di scivolare sul cuscino. Vittorio l’avrebbe di certo interpretata come una mancanza di rispetto nei suoi riguardi, ma lui era stato altrettanto irrispettoso con la sua idea sul conto di Claudio; e lei voleva che fosse chiaro sin da subito che doveva accettare quella situazione senza volersi imporre.

Lui non replicò, alternando lo sguardo tra la maga, sua figlia e quel Veggente. Esclusa la Primavera, il cui unico scopo sembrava quello di punzecchiarlo, erano ansiosi di ascoltarlo.
«Bene, allora che io sappia la magia non è più viva su Selenia da ormai diversi secoli. Dopo la Guerra dei Draghi Bianchi ce ne sono state solo altre due legate alle conoscenze magiche, e al termine della seconda i Lupfo-Evoco hanno stabilito in una riunione segreta che non dovesse essere più usata da nessuno.»

«I Draghi Bianchi?» chiese Claudio, confuso. Ricordava vagamente che Franco gli aveva accennato a un’antica guerra e che lui lo aveva ascoltato raccontarla mentre studiava, ma doveva essersi distratto. Alla fine gli sembrava solo un elenco di nomi di nobili che vi avevano partecipato, di morti, di vinti, di vincitori e di territori persi o conquistati. E visto che il continente aveva cambiato suddivisione così tante volte, lui non aveva tenuto a mente tutti gli eventi che l’amico gli aveva spiegato.

«Lunga storia» tagliò corto Stella. «Gli Autunno stavano prendendo il dominio sul Vorrìtrico, ma un’alleanza guidata da Alessandro Inverno li ha sconfitti e hanno perso gran parte delle loro terre.»

«Ma i draghi non sono una conoscenza magica» rifletté il giovane. «Perdonatemi, Maestà, non so molte cose e sto cercando di capire.»

Vittorio annuì, per la prima volta comprensivo con lui. «Infatti non sono una conoscenza, ma creature magiche. Con quella guerra si sono estinti e non ne è più rimasta traccia.»

«Quindi non c’è pericolo che gli Autunno ne abbiano uno» asserì Flora. Virgilio le aveva rivelato di aver catturato un mostro marino ma lei sapeva che quelli, seppur confinati nelle acque del Lancobe, ancora esistevano. «E per la magia, oggi cosa si sa? Chi la usa?»

«Nessuno può usarla» rispose Vittorio. «I Lupfo-Evoco l’hanno vietato.»

Lei scoppiò a ridere istericamente. «Devo mostrarvi di nuovo che io la uso? O che la usa mia madre?»

«La vostra magia non è usata per scopi pericolosi» deglutì lui.

O non ha capito niente o non vuole accettare la realtà.

«Quindi ora ufficialmente né magia né alchimia esistono.» Claudio prese la parola, riflessivo. «Però, se ci pensiamo bene, ci sono entrambe, perché nei templi ci sono dei rimasugli della magia utilizzata per costruirli e questo vale anche per le costruzioni più antiche, giusto?»

Il re Estate annuì. «Le uniche tracce di magia sono queste, quelle rimaste negli edifici costruiti da architetti in grado di utilizzarla. I templi sono l’esempio più evidente, ma non sono l’unico.»

«Castelscoglio.» Stella si portò una ciocca chiara dietro l’orecchio. «E l’alchimia?»

«I guaritori sono alchimisti, ma la loro arte è volta a fin di bene» spiegò suo padre, asciutto.

«Voi non siete mai stato a contatto con le nozioni alchemiche?» domandò Flora. «Sappiamo che in un recente passato ci sono stati sovrani che in segreto si sono dedicati all’alchimia.»

«Una simile affermazione è oltraggiosa.»

«Perché? Non è un crimine approfondire la conoscenza.» Si tolse l’impacco dalla fronte e se lo rigirò tra le mani, prima di mettersi seduta. «Quelle conoscenze possono essere utilizzate per portare molti vantaggi sia al vostro regno sia a quello dei vostri alleati. L’unico rischio è quello che tali conoscenze cadano in mani nemiche.» Sentiva salire la soddisfazione dentro di sé: solo alcuni mesi prima non avrebbe mai osato rivolgersi con quel tono a Vittorio Estate, né a nessun altro sovrano di Selenia. Tuttavia il viaggio nel Pecama le aveva restituito una diversa consapevolezza di sé, e se prima era considerata soltanto una principessa capricciosa, ormai il suo ruolo era cambiato.

Lui inarcò un sopracciglio, irritato dal suo atteggiamento sfrontato.

«D’accordo, non siete stato iniziato ai segreti alchemici» concluse Flora. «Questo è tutto?»

«Non credo che ci sia altro da aggiungere.»

Stella guardò perplessa suo padre: quelle informazioni che aveva condiviso con loro erano meno di quanto lei si aspettasse. Vittorio, tuttavia, non mostrava alcun segno di turbamento, escluso il fastidio per le parole della Primavera.

«Cosa sapete, invece, sulle profezie?» lo interrogò lei.

«Non molto. Solo che non sono accessibili a tutti, infatti non si possono toccare i codici in cui sono custodite, come voi dovreste aver appurato. Inoltre, la loro spiegazione non è affatto semplice: sono state trascritte secoli fa e bisogna possedere delle profonde nozioni di storia di Selenia che non si limitino al proprio regno o ai propri alleati per sapere se si sono già verificate o meno.»

«Siamo fregati» commentò Claudio. «Dovremmo imparare più di quanto conosciamo e di quanto possiamo trovare in una sola biblioteca.»

«I dotti del regno potrebbero…» tentennò Stella.

«No» la interruppe Flora. «È troppo rischioso.»

«Le profezie sono considerati vaneggiamenti dalla maggior parte dei saggi» aggiunse Vittorio. «Io stesso ne ero convinto prima di scoprire che esistono ancora dei Veggenti.»

Arcadio.

«Quindi i nostri buoni propositi finiscono qui.» Claudio si grattò la nuca, rammaricato. «Sarebbe una ricerca senza fine, tanto vale provare a interpretare quelle che abbiamo. Non sarà molto ma intanto è meglio lavorare sui testi profetici che su quelli di storia, ci incasineremmo solo tutto.»

«Avrete a disposizione la biblioteca» decise il re, in uno slancio di benevolenza. Nonostante la sua prima impressione, quel ragazzo sembrava sveglio. «Lì non vi disturberà nessuno.»

Si congedò da loro e Flora seguì con lo sguardo e i sensi i passi dell’Estate lontano dalla camera. Si diresse nell’ala del palazzo dove si trovava la biblioteca. Aveva scorto in lui la sincerità, eppure qualcosa le suggeriva di mettersi sull’attenti.

«Non sei convinta?» le chiese Stella. «A parte il tuo incidente, non ci è andata così male, potremo studiare le profezie che abbiamo…»

«Non si tratta di questo.» Flora trasse un profondo sospiro, chiudendo gli occhi. «C’è qualcosa che lo preoccupa, e non si tratta solo di noi.»

«Puoi leggergli nella mente e scoprirlo?»

«Ci ho provato, ma sono ancora debole. Si tratta di qualcosa di più profondo che vuole nascondere, devo stare bene per riuscirci.»

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Angolino autrice
Come promesso, un nuovo capitolo al venerdì! Queste prime parti sono un po' introduttive, ma molto presto ci saranno alcune rivelazioni importanti... stay tuned ;)

   
 
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