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Autore: Spensieratezza    16/07/2021    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sam non avesse mai perso l'anima?
Dean e Sam insieme ai loro amici, non faranno altro che attraversare salti quantici per tutta la storia e impareranno un sacco di cose su loro stessi e gli altri.
Scusate, nell'ultimo capitolo ho confuso i nomi, come al solito. Castiel non ha cambiato partner ovviamente. Sta sempre con la stessa persona, ho solo sbagliato a scrivere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il salto quantico'
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Dopo che Alan aprì la porta, si ritrovò immerso in una valle desolata piena di neve che scendeva giù e continuava a scendere.

“Neve…mi ricorda qualcosa…ma non importa, devo andare avanti…devo…”
 
 



*

Alan si risvegliò nel furgone di Mahone che lo aveva rapito per portarlo alla loro base e intorpidito dall’inquietante sogno che aveva fatto, ci mise un po’ a capire quale fosse la realtà e se fosse quella che davvero stava vivendo.

Poi il peso del tradimento di Polinsky gli si rovesciò addosso come un masso franato giù da una montagna.
Faceva un male cane.

Sperò solo che non avesse fatto del male a Steve. Ai suoi amici.
 
“Ehi, tu, mi stai ascoltando??” chiese Mahone, battendo con i pugni sulla gabbiola che lo separava da Alan.
“Non sono un cane!!” sbottò Alan. “Stavo..dormendo.”
Mahone fece una risatina sprezzante.

“Dormivi?? Ci riesci, dopo quello che il tuo amichetto ti ha combinato? Io non ci riuscirei.”
“Non è….se parli di Polinsky, non è un mio amico.”

Eppure il cuore faceva male, l’anima era strappata e lo spirito era distrutto. Ma non avrebbe detto tutto ciò a quell’uomo meschino che era suo fratello, no.
Mahone gli gettò un’occhiata dallo specchietto.

“Sai, se può esserti di consolazione…anch’io credevo che Polinsky fosse un amico.
Alan stette zitto, perché non sapeva che dire.
Mahone non si lasciò scoraggiare e continuò:

“Ci conosciamo da anni…lo sapevi che io volevo mollare questo lavoro ad un certo punto? Lui mi ha convinto a non farlo!”
“Chiami LAVORO, incastrare persone innocenti e magari mandarle a morire? Tu mi disgusti.”

Mahone non se la prese per l’insulto. Era comunque meglio dell’indifferenza completa. Significava che perlomeno il ragazzo voleva parlare.

“ E proprio quando io ormai mi ero convinto…dopo pochi giorni lui che fa? Spara a uno dei nostri e scappa via con la vostra banda cavalcando insieme sotto il tramonto. Non è pazzesco? Non è una cosa davvero DIVERTENTE??” scoppiò a ridere ma smise subito.

“Magari se n’è andato perché non ne poteva più di vedere la tua faccia.” Disse Alan con un sorrisetto.
Inaspettatamente, Mahone annuì.

“È un’ottima riflessione.” Ci fu qualche attimo di silenzio in cui Alan credette che Mahone non avrebbe più parlato, poi riprese, sbalordendolo ancora di più. “ Pensi che i miei genitori abbiano pensato lo stesso, quando mi hanno abbandonato?”

Alan si sentì mozzare il respiro a quelle parole.

“ I miei genitori…mi hanno abbandonato da piccolo, sai? Quei piccoli bastardi mi hanno venduto, come si fa con una bestia da macello…un maiale.” Sorrise. “Un buon prezzo, mi hanno detto. Chissà cosa ci hanno fatto con quei soldi, forse hanno comprato una fattoria..”

“Perché mi stai raccontando queste cose?” chiese Alan tremando. Voleva fare qualcosa per fermarlo, tappargli la bocca con un bavaglio ma era lui a sentire un bavaglio invisibile sulla sua bocca.

“Ti dico queste cose, affinchè tu capisca. NON ESISTE LA BONTÀ, esistono solo le scelte, esse solo definiscono chi siamo e da lì l’Universo decide se siamo meritevoli di vivere….o di morire!!” si girò verso di lui. “Non sei curioso di sapere che destino aveva in serbo per loro, l’universo?”

“Credo di appartenere alla categoria di coloro che se lo creano da sé il LORO DESTINO!” disse fieramente Alan con un sorrisetto. Faceva lo spavaldo ma dentro di sé tremava e le manette ai polsi gli facevano male.

“Beh, io lo ero! Curioso, intendo! Sono riuscito a rintracciarli, lo sai?”

A questo punto Alan lo guardò dritto in faccia, Mahone sorrise, capendo di avere ormai la sua attenzione.

“Stavano facendo una crociera su un transatlantico, come una perfetta coppia di sposini in luna di miele. Sai che cosa feci io allora?”
“Non sono sicuro di volerlo sapere..”

Ma che stava dicendo Mahone? C’era qualcosa di sbagliato..i suoi genitori non gli avevano mai racconto di una crociera..o di qualcosa di strano accaduto durante questa.
Mahone lo guardò con uno sguardo a dir poco selvaggio.

“Feci quello che uno come me, non dovrebbe MAI FARE. Mi rivelai. Gli dissi CHI ERO. Volevo che si sentissero in colpa, che mi guardassero con lo sguardo tremulo che di solito riservano i genitori ai figli nelle serie tivù.”

Silenzio. Tagliava l’aria come un coltello.

“Ma non siamo in un film e la loro reazione fu di RIGETTO, di paura sì, ma non c’era nient’altro, anzi sì, la totale mancanza di PENTIMENTO. Fu una gioia selvaggia, quando, li buttai a mare con i loro vestiti eleganti e firmati di prima classe.”

“Tu menti..” disse Alan tremando da capo a piedi e stavolta non per il freddo.

Non era possibile. Quell’uomo…quel MOSTRO non poteva essere suo fratello. Non poteva. Si era dunque sbagliato fino adesso?
 
 
 
 
“Alan, cerca di ragionare, calmati e parliamone…” diceva Steve strattonandolo.

“LASCIAMI!! CREDI CHE IO LO VOGLIA..credi che io provi un qualche tipo di sentimento…” poi si voltò, guardandolo con uno sguardo che gli spezzò il cuore. “credi che voglia essere fratello di un mostro?

Steve per lo shock lo aveva lasciato andare e Alan si era rifugiato in una delle stanze del magazzino.
“Lascialo andare, ha tempo di metabolizzare quello che ha scoperto. Non deve essere facile per lui, ma sono fratelli, cambierà idea…” aveva detto Bobby.
 
Solo che Alan non aveva cambiato idea. Nei giorni a venire, avevano provato più volte a fargli cambiare idea, a spiegargli il lavaggio del cervello che Vergil poteva avere subito, quanto doveva esser stato difficile per lui, le menzogne che gli avevano messo in testa..

Alan aveva ribadito che se Vergil era davvero suo fratello, cosa su cui non c’era alcuna prova senza un test del DNA, grazie al tempo trascorso con quelle persone, era cambiato per sempre, era un criminale, cresciuto come un criminale e non avrebbero mai potuto portarlo dalla loro parte.

Non sarebbe mai voluto essere fratello del mostro che aveva contribuito a cercare di ammazzare l’uomo che amava.

Dobbiamo accettare il fatto che non tutti i legami fraterni sono uguali..probabile che Alan non senta con questa persona alcun legame né noi dobbiamo costringerlo a farglielo sentire.” Aveva detto Bruce.

Alan non voleva ammettere neanche a sé stesso che aveva lo spirito diviso a metà, da una parte era lacerato, dalla voglia di parlargli e raccontargli tutto, dall’altra aveva ancora troppa paura.

Non accetterò mai di essere fratello di uno che ha contribuito a cercare di ammazzarti!!” aveva gridato a Steve.
“NON CAPISCI. LO FAI PER ME? MI FAI SOLO SENTIRE PEGGIO!!”

Avevano avuto una brutta litigata quella notte che avevano passato nel bunker, poi Sam e Dean li avevano presi quasi per i capelli in piena notte e li avevano costretti a parlarsi.
Si erano abbracciati nel corridoio e avevano pianto come bambini.
 
Quando Polinsky era venuto dalla loro parte e aveva rivelato loro che Mahone non sapeva nulla del fatto che l’uomo che amava fosse innocente, uno strano calore aveva riscaldato il suo cuore e una fiammella piccola chiamata speranza, cominciò a far luce, poi vide che nonostante questo, Mahone continuava a dare loro la caccia e la fiammella si spense lasciando il posto a una torcia di ghiaccio gelato.

Da allora croci e delizia dilaniavano il suo cuore. Assieme speranza e terrore che costui fosse il fratello davvero andato perduto, non lo lasciavano un attimo, lasciandolo sempre spossato e confuso ed esausto e ora…

Con poche parole, Mahone aveva spazzato via ogni dubbio, ogni scintilla di forse speranza?

Se aveva ucciso quella coppia non poteva essere lui suo fratello, visto che i suoi genitori erano VIVI. Ne era sicuro anche se non aveva loro notizie da quando andò in carcere.
 
 
 
“Beh, il gatto ti ha mangiato la lingua?”
“Tu mi fai ribrezzo.” Disse il ragazzo.

“Salvi la vita di tutti quelli per cui provi questo sentimento?”
“Come??”
“Quel giorno…alla casa…mi hai gettato dalla finestra. Credetti che volessi uccidermi.”
“Avrei dovuto…” disse Alan triste con lo sguardo basso.
“Ma non l’hai fatto. Perché? Se mi avessi lasciato morire, a quest’ora non saresti chiuso qui con me in un furgone.”

“Che ci vuoi fare..sono un idiota.” Disse Alan amaramente.

“Devi averlo fatto per un motivo. Ho imparato che nessuno fa niente senza un motivo. Qual è il tuo scopo?”
Alan rise senza allegria.

“Siete tutti uguali..siete marci e corrotti e pensate che tutta la gente onesta sia come voi? Beh, flash news, la gente BUONA, non ha bisogno di un motivo per salvare la vita di qualcuno, la salva perché è GIUSTO così!!”

“Belle parole ma non mi incanti..dimmi adesso perché mi hai salvato. Sei tornato indietro addirittura, rischiando di restare coinvolto nell'esplosione per uno sconosciuto, uno che da la caccia a te e ai tuoi amici, perché?”
“Pensavo assurdamente che fossi un uomo migliore…”
L’uomo restò in silenzio per un po’ di tempo.

“Pensavi che fossi come Polinsky? Che sarei venuto con voi, cavalcando al tramonto, tradendo la mia gente e quella che finora è stata la mia FAMIGLIA per un branco di sconosciuti? Per dei GALEOTTI? Sfidando le autorità e l'immondizia demoniaca che li protegge? Ti dirò una cosa, anche se sarà difficile per te credermi. Io non ce l’ho con te..davvero." disse notando il suo sguardo incredulo. "Nè con i tuoi amici, tutta questa storia è una merda colossale, un vero schifo..non sono d’accordo con quello che hanno fatto e ho pensato di andarmene sai, l’ho pensato davvero..poi mi sono reso conto che non mi avrebbero lasciato mai andare..e che mi avrebbero ucciso.” Alzò le spalle. “Ci tengo alla mia vita, sai? Mi è stata data per una ragione, anche se i miei genitori naturali non erano d'accordo...comunque, loro mi hanno promesso, che se avessi contribuito a portarti da LORO, mi avrebbero lasciato libero.”

Alan scoppiò a ridere.

“E tu ci credi? Sei solo un ingenuo. Loro ti uccideranno subito dopo, perché sei diventato un traditore di cui disfarsi nel momento in cui hai espresso di volertene andare.”

“Sai, accetterei i tuoi consigli, se non fosse che l’ultimo che me li ha dati, è proprio il tipo che mi diceva di non lasciare la Compagnia e poi ha fatto esattamente questo, per poi tradire anche VOI, quindi sta zitto e non parlare di cose che non capisci.”

“D’accordo.”

“Adesso scendi!”
“Ci hai ripensato e vuoi uccidermi qui?”

Mahone lo prese per un braccio con nervosismo per togliergli le manette.

“Muoviti, idiota!! Dobbiamo prendere qualcosa da mangiare e non mi fido a lasciarti qui da solo.” Grugnì.
Alan si divincolò quando gli tolse le manette.

“Perché, Mahone? Perché hai lasciato andare Tweneey quel giorno?”
Lui non rispose.
“Tweeney era un idiota. È fortunato a non essere morto e al fatto che la mia mano..”

“Non rifilarmi queste cazzate, io non ci casco. Non capisco perché un uomo che non ha compassione dei suoi stessi genitori, poi decida di lasciar andare un ragazzino.”
“Un’altra parola e ti sparo e ti lascio qui. Entra!!”
 
 
Alan si trovò nella situazione surreale di dover prendere qualcosa in un supermercato con quello che fino a poco prima credeva suo fratello. Era strano. Vide Mahone fare delle facce buffe mostrandogli delle arance e dei cavolfiori viola e represse un sorriso, pensò a come sarebbe stato fare spesa al supermercato con Mahone, come dei veri fratelli, se le cose fossero state diverse...poi si sentì disgustato da sè stesso e da quel pensiero. L’uomo gli aveva appena confessato di aver ucciso un uomo e una donna, forse i suoi genitori, ma era come se Alan stesso volesse abbandonare l’idea, fingere che non fosse vero e lasciarsi andare alle fantasticherie che ora lo stesso uomo gli aveva strappato via. Non ce la fece più e crollò a terra.

Mahone, dopo aver pagato nervosamente alcune patatine e bibite, lo trascinò a forza fuori dal negozio.
“IDIOTA! Se stai cercando di simulare poco credibili attacchi di panico per attirare la polizia qui..me la pagherai!!!”

“Sono appena stato rapito da uno psicopatico, non puoi pretendere che mi comporti come un normale turista che sta facendo acquisti. “
L’uomo lo guardò duramente.
“Vai dentro quel furgone e non ti azzardare a fare una mossa falsa. Io devo pisciare.”

Alan si sentì ancora più sorpreso, ma troppo stremato per replicare, obbedì.
 
 
 
 

QUALCHE ORA PRIMA...

 
 
* Era notte e da pochissimi minuti, Alan era stato rapito e portato via in macchina da Mahone. Mahone aveva promesso che avrebbe spiegato ogni cosa, ma ciò non impedì a Steve, una volta che si furono allontanati dalla banca, di sfogarsi a modo suo.  
 
Cedric aveva appena ricevuto un pugno da lui, poi un altro, un altro ancora. Bruce e Matt si misero addosso a lui per fermarlo, insieme a Sam e Dean.  
 
"Sta calmo, così lo ammazzi." disse Dean.  
 
NON MI INTERESSA, QUESTO BASTARDO CI HA TRADITI. L'HA CONSEGNATO A MAHONE!"  
 
"L'ho consegnato a suo fratello." disse Polinsky pulendosi il sangue dalla mascella.  
 
"Osi ancora parlare, razza di..."  
 
"Il vostro amico STA BENE! Ho piazzato una ricetrasmittente nel furgone di Mahone. Da qualunque parte andrà, LI TROVEREMO. State tranquilli."  
 
"Steve, lascialo parlare. Parla, Polinsky e giustifica questa follia, prima che replichi il mio amico qui presente. "disse Bruce.  
 
"Il vostro amico non aveva nessuna intenzione di cercare di parlare a Vergil, nè di avvicinarlo, era troppo...FERITO...forzarlo non avrebbe funzionato a niente, è come Vergil...sono uguali in questo...con la coercizione ottieni l'effetto contrario...quindi ho dovuto giocare di STRATEGIA. Ci sono uomini che hanno l'imprinting dell'abbandono che fa molta presa su di loro, ora fino adesso apparentemente Vergil non sentiva nessun legame con Alan nè era incuriosito da lui...l'unica maniera per avvicinare un uomo che ha subito il trauma dell'abbandono, ad un altro, è farlo sentire in qualche modo UGUALE A LUI. Questo li avrebbe AVVICINATI, ma il vostro amico aveva bisogno di sentirsi tradito da una persona di cui ormai si fidava! qualcuno come ME"  
 
Bruce lo prese per la collottola.  
 
"Se hai consegnato il nostro amico ai nostri nemici per questa stronzata di psicologia spicciola da quattro soldi? io ti..."  
 
"Non è una stronzata..è un piano, può non piacervi ma è l'unico che abbiamo e funzionerà!! Vergil..non è come pensate voi.." disse Sam e un moto di orgoglio riempì il cuore di Dean.  
 
"HA APPENA RAPITO IL MIO RAGAZZO PER PORTARLO A QUEI BASTARDI DELLA COMPAGNIA! " gridò Steve.  
 
"Piantatela!!" disse Dean. "Polinsky ha ragione, per agire così, vuol dire che sa quello che fa. Non sottovalutate il legame tra fratelli, è una cosa fortissima e non è meno intensa perchè due non sono cresciuti insieme, anzi, io sono convinto che Mahone si senta in qualche maniera legato ad Alan, anche se non può capire razionalmente perchè."  
 
Tutti si girarono verso Dean.  
"Grazie Dean." disse Polinsky finalmente alzandosi dall'asfalto. "Non sono uno stupido..c'è un motivo per cui io so che di Mahone possiamo fidarci. Finora non ve ne ho mai parlato perchè è una cosa molto personale che ho promesso di non rivelare a nessuno."
 
 
 
 
*

ORA

 
 
Alan non si aspettava, dopo tre minuti, che Mahone entrasse nel furgone, sedendosi accanto a lui come se fossero vecchi amici.
“Sai, c’è una cosa che devo dirti. Ti ho mentito.” disse calmo.
Alan lo guardò sbigottito.

“Non ho ucciso quei bastardi dei miei genitori..quella storia della nave..era una favola. Una favola nera.”
 
Miliardi di vetri si spezzarono dentro Alan e ricordò frammenti di quel sogni. Gli sembrò di essere ancora su quel veliero. Il gatto...lui che prende in braccio il cucciolo. La coppia che scompare. Aveva vissuto dentro la fantasia di quell'uomo? Era dunque davvero suo fratello? Si sentiva così confuso.  
 
“Perché?? A quale scopo dirmi di aver fatto una cosa orrenda se non era vero?
Mahone scrollò le spalle.

"Forse perchè quando proteggiamo chi ci ha abbandonati..ci sentiamo così umiliati che raccontare a qualcuno una versione diversa della storia è un po' come rinnegare la nostra umiliazione. Forse perchè volevo mi vedessi come un mostro, perchè fa meno male dell'umiliazione, dell'orgoglio ferito.  
 
"Ma ora sei qui. hai voluto dirmi la verità."  
 
"Ho voluto farlo." convenne lui.  
 
Alan scosse la testa.  
"Mi dispiace ma non riesco a capirti...ci provo, ma..." disse Alan triste.  
 
“Neanche io mi capisco. Non ho mai saputo da dove vengo, non ho mai saputo chi sono davvero. Non li ho mai incontrati, li odiavo, sì...oh, quanto li odiavo, ma non li ho mai voluti MORTI. Temevo però che la mia gente prima o poi li avrebbe fatti fuori e ho preferito far credere a tutti che me ne sono già occupato. Solo Polinsky sa la verità.”
 
Alan era talmente sbalordito che non poteva parlare.




QUALCHE ORA FA..



"Mahone non ha mai ucciso i suoi genitori ma ha voluto che lo credessero . Per PROTEGGERLI!" gridò Cedric.

"Se ci avessi raccontato questo prima.." scosse la testa Sam.

"Pensavo di dover rispettare il suo privato. Era una cosa che lui non voleva si sapesse."



*

ORA



“Questa è la prova che tu non sei come loro..forse ti ho salvato..perchè dentro di me lo avevo capito..e..” Alan si stava sentendo male, il desiderio di abbracciare quello che forse era davvero suo fratello e dirgli tutto, era talmente forte che forse lo avrebbe fatto uccidere e forse ci avrebbe provato comunque. Gli avrebbe dato il tempo di rivelarglielo? Sarebbe riuscito a dirglielo senza che gli tremasse la voce?
 
 Mahone rise.

“Non sono neanche come Polinsky.”
A quel punto si alzò.
“Voglio che tu te ne vada.”
“Come???”

“Sei sordo?? Sono stanco delle tue chiacchiere, delle tue SENTENZE, su come sono o come pensavi che fossi! Hai ragione, la Compagnia non mi lascerà MAI ANDARE E questo l’ho sempre saputo, ma non è una valida ragione per schierarmi dall’altra parte, sono stufo di tutti voi, ne ho abbastanza, adesso me ne vado per la mia strada, DA SOLO!!”

“Vergil, ti prego, ripensaci, se ti fidi di me, io posso…” disse Alan toccandogli un braccio.
 
Vergil guardò la mano che gli teneva il braccio e poi guardò lui come si guardava una bestia rognosa. Alan gli lasciò subito il braccio.

“Sai cosa è successo a Polinsky dopo che se n’è andato?’ Sparito da tutte le fotografie ufficiali con le autorità e il governo, grazie a un laser speciale, sparito dai documenti, il suo nome non è più schedato come ex agente, sparito dai dossier..tutto..è un signor nessuno e faranno la stessa cosa a ME!”
 
“Io..io non..”

“NON MI HAI SENTITO? SEI SORDO?? TU E I TUOI AMICI MI AVETE ROVINATO LA VITA. NON HO Più UNA CASA, NON HO PIÚ UN NOME, NON HO PIÙ UN FUTURO!”

La sofferenza di Vergil era così’ straziante da essere insopportabile da sentire. Lo lacerava da dentro.
 
“Vergil…” non voleva piangere. Non voleva.
 
Mahone lo prese per le spalle e lo scosse violentemente.

“NON GUARDARMI COSÌ COME SE TI DOVESSI QUALCOSA. COME SE UNA STORIELLA INSULSA DI CINQUE MINUTI CI ABBIA RESO AMICI! NON SIAMO AMICI! TU NON CONTI NIENTE PER ME, NON SIGNIFICHI NIENTE PER ME!! VATTENE!!!”

Alan scappò correndo dal furgone in mezzo alla neve. Stava ancora nevicando. Sperò che Mahone non lo avesse visto piangere.

Mahone si mise una mano sulla faccia affranto, restando in ginocchio nel retro del furgone.
 
 
Alan correva, continuava a correre, ansimando e affannante, come se avesse avuto il diavolo alle calcagna.
 
Il vento ululava come se fosse l’ululato dei lupi, il freddo era praticamente insopportabile e gli sferzava la faccia come una frusta, ma lui andava avanti, affondando le scarpe nella neve. Un passo dopo l’altro, dopo l’altro, dopo l’altro...piangendo, piangendo per Mahone, per il suo destino infelice e anche per sè stesso. Pianse perchè suo FRATELLO lo aveva appena mandato via. Non lo voleva! Non lo voleva con lui!

Non…ce la faccio…più….
Cadde come peso morto cadde.
La testa pieno di neve gelata sembrò quasi il sollievo che arriva dopo la sofferenza.
Il rumore di passi dietro di sé.

Ma nulla aveva più importanza. Non più.
 
 
 
*

Qualcuno lo aveva caricato sulle spalle e l’aveva tolto dalla morsa ferrea del ghiaccio.
Cercò di alzare la testa ma faceva troppo male, cercò a quel punto di divincolarsi.
“Sta calmo.”

“Lasciami…lasciami andare Vergil!!”
“Non sono Vergil.”
Non riusciva comunque a vederne il volto.
“Chi sei?”
“Uno che vuole aiutarti. Adesso sta fermo. Hai un principio di congelamento.”

“G-grazie…”
“Ti ho trovato con la faccia nella neve. Sembravi morto.”
“Forse lo sono..forse lo sarò.”
“Non è giusto forzare la natura a volere cadaveri su di lei, non se non è lei a deciderlo.”

Alan faceva fatica a soffermarsi sul significato di quelle parole. La testa gli faceva così male. Forse aveva la febbre. Forse era solo l’abbandono da parte di suo fratello a bruciare.
Dopo essersi sentito così solo, gli sembrava come una dolce carezza lasciarsi andare alle braccia di qualcuno che si prendesse cura di lui.
“Dove andiamo?”
“Resisti, siamo quasi arrivati. Manca poco.”

Alan si rese conto a malapena che si stavano incamminando su una montagna e che aveva la vista annebbiata, forse se avesse avuto gli occhiali del suo sogno, gli avrebbero mostrato il volto dell'uomo che lo stava trasportando, ma forse non erano davvero mai esistiti.


Ma tanto erano anch’essi una fregatura…il ragazzino mi stava solo prendendo in giro. Come la donna dell’Osservatorio. Hanno giocato con me…non esiste nessuna uscita.
 
“Sono stanco.”
“Siamo arrivati.”

Alan sbattè gli occhi non appena resosi conto che l’aveva portato in una caverna.
“Deve esserci un errore! Io non dovrei stare qui.”

“Tu stai buono e riposati. Starai bene. Io torno subito.”
Alan non solo non voleva obbedire, ma voleva SCAPPARE a perdifiato e non guardarsi più indietro, ma la testa gli faceva troppo male e il vento e il gelo era penetrato nelle ossa. Era una trappola, se lo sentiva, un’altra maledetta trappola.

La conferma gli arrivò quando alzò la testa e vide un camaleonte gigante che parlava con una..TIGRE.

Fu allora che capì che stava ancora delirando ma c'era qualcosa di vero seppur in quel delirio persistente.

Era l’uomo il camaleonte? Quando lo era diventato?
Ma certo.

Cedric. Era sempre stato lui. Maledetto. Era lui il camaleonte e l’aveva attirato in una trappola e la tigre era….
 
“NOOOO. VA VIA. VATTENE VIAAAAA.”urlò alla tigre che si stava avvicinando a lui.

“Schhhh. Non ti fa bene gridare nelle tue condizioni.” Ora la tigre parlava.
“STA LONTANO DA ME!!”

“Non sei nelle condizioni di dettare ordini o di agitarti. E poi sta tranquillo. Non voglio farti altro male.”
Alan allora aprì gli occhi e vide la tigre in faccia.

Era diventata tutta BIANCA.

Che strano..
“Che cosa vuoi da me?”
“Appoggiati a me.”
“Non ci penso nemmeno!”

La tigre ruggì in un modo che lo spaventò, attirandolo a sé.
Per lo shock non riuscì a muoversi, poi affondò la testa nel suo pelo, con un sospiro.

“Sei così…calda.
“Dormi adesso.”

E incredibilmente Alan obbedì.
 
 
 



Alan si svegliò e non trovò più traccia della tigre, decise di alzarsi perchè sentiva degli strani rumori dietro una parete, con suo grande stupore c'era una porta segreta dentro la caverna stessa. La aprì e vide una grossa stanza sempre in pietra e cumuli e cumuli di occhiali sparsi a terra, un bambino in fondo alla stanza curvo su sè stesso che piangeva contro il muro. Era lo stesso bambino che aveva tentato di vendergli con tanta ostinazione quegli occhiali.

"Ragazzino!!" 
Il ragazzino si voltò con un sussulto ma appena vide Alan, riprese a lacrimare.

"Tu credi che se costruisco degli occhiali migliori, i miei genitori riusciranno a trovarmi?
Ad Alan si strinse il cuore in una morsa.
"Non hai più bisogno di questi occhiali."
"Non ti credo, come lo sai??"

"Perchè ora so il tuo nome. Vergil.
Il bambino, la faccia nascosta nell'ombra, sorrise.
"Ce ne hai messo di tempo..per trovarmi. Mi hai addirittura confuso con una tigre. PF. RIDICOLO." 

Alan corse da lui per abbracciarlo disperatamente ma strinse il nulla.
"Non puoi fare nulla per modificare il passato, ma forse puoi fare qualcosa per il futuro."
"COME?? COME POSSO FARE PER RIMEDIARE?? DIMMELO!!" gridò Alan.

"Trovami. " disse per poi scomparire un'altra volta nel muro.


*
Era di nuovo davanti all'Osservatorio e la donna era sempre al suo posto.
Era una segretaria magra con gli occhiali e una coda striminzita.

"Buongiorno!"
"La segretaria lo guardò stupita.
"Ti avevo detto addio."
Alan chinò la testa.
"Ma io no. Bisogna essere in due per lasciarsi così come bisogna essere in due per stare insieme."
La donna annuì con gli occhi chiusi. Un'espressione insolitamente dolce sul suo viso.

"La ricordavo diversa."

Accade molto spesso. Gli occhi vedono quello che vogliono e spesso non corrisponde alla realtà. Quando il velo si dissipa, appare un mondo NUOVO, ma spesso non si vede quel che non si è pronti a vedere."la sua espressione ora era malinconica.

"Sì, suppongo sia vero."
"Quello che cerchi è di là." disse indicando le scale superiori.


Alan arrivò sul tetto dell'Osservatorio ed emozionato trovò un telescopio. Sapeva cosa doveva cercare.
La costellazione del drago.
Quando la trovò, la scia di una coda verde si mosse sinuosa sul cielo.
Alan iniziò a piangere.
 

*

Alan si svegliò e si rese conto subito che c’era qualcosa di diverso, anche nelle sensazioni avute fino a quel momento.

Aprì gli occhi e notò di trovarsi in una stanza da letto, sdraiato su un letto matrimoniale e che sul comodino al suo fianco c’era una bacinella d’acqua colma di tovaglioli.
Fu allora che si accorse di essere praticamente NUDO.

A letto con un UOMO.
Un uomo che lo stava cingendo con un braccio.

Mosse la testa molto lentamente sperando di respingere l’attacco di panico che gli stava montando nel petto e mosse la testa tanto da realizzare che si trattava di MAHONE.
Perfetto. Adesso stava per avere un attacco cardiaco diretto. Cercò di muoversi ma la presa sul suo petto si rafforzò.

“Sta calmo. Dove pensi di andare?”
“Che diavolo mi hai fatto? Perché sono nudo con te in un letto?? LASCIAMI!!! “

“Non sei nudo. Non completamente. Guardati, hai ancora i boxer indosso e io ho dei pantaloncini."

Era vero. "Sta tranquillo. Hai preso una brutta febbre che la neve stava per trasformare in un congelamento. Ho temuto che la tua temperatura non si stabilizzasse più.”
Calore corporeo.. realizzò Alan con sgomento.

“Ti ho messo una stufa vicino ma niente è più efficace del calore umano.”
“Ohh, adesso ti importa? Prima nel furgone, mi hai detto che non sono niente per te! Quindi perché ti importa se vivo o se muoio?”

Non avrebbe voluto che la sua voce suonasse come un piagnucolio. Si odiò per questo.
“ Mi dispiace.” Disse solo quel diavolo di suo fratello.

Si riaddormentò con la testa di Vergil sul suo collo e il suo braccio stretto al suo torace. Si sorprese di sperare che fosse vero. Che Vergil fosse davvero sui fratello. Poi scoprì un'altra cosa. Prima era così spaventato e incredulo da non averlo notato ma adesso sì e sorrise. Il drago tatuato sul suo braccio, spiccava sul braccio che lo cingeva e sembrava proprio come se un drago lo ABBRACCIASSE.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice:  volevo solo dirvi che sono molto emozionata per questo capitolo ahhah è stato un vero parto scriverlo xd  
 
faccio i complimenti a Teamfreewill che ha indovinato quasi tutto ahah

ps siete fortunati che Alan è giù accoppiato con Steve se no me ne fregavo se sembrava poco realistico o no, ma ci sarebbe stata un'altra coppia di fratelli qui ahhah

ps lo so, in questo capitolo Mahone è un gran bast ahhaha lo so lo so, davvero detestabile ma ammetto di essermi messa parecchio di impegno, per rendere più belli gli attimi dopo xd  
 
pps la cosa di far scomparire qualcuno dalle foto non so neanche se è possibile una cosa del genere, l'ho vista in Prison Break ahah  
 
Ti avevo detto addio."
"Ma io no. Bisogna essere in due per lasciarsi così come bisogna essere in due per stare insieme."
frasi prese dal fumetto di Dylan dog, non ricordo che numero
   
 
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