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Autore: Chiccaxoxo    16/07/2021    1 recensioni
Ester, diciannove anni appena diplomata, figlia di uno scienziato di fama mondiale. Sia lei che i suoi amici sono irresistibilmente attratti dal lavoro di suo padre e dalle sue spettacolari invenzioni, nell'arco di un'estate, in un piccolo paesino, non potranno resistere alla tentazione di provarne alcune. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere il mondo nel 3007.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ester finalmente riuscì a concentrasi un po' sullo studio per i test di ammissione all'università, era ormai la metà di agosto e lei era riuscita a fare ben poche cose. Certo, a volte si trovava a fantasticare, i suoi esaminatori si sarebbero stupiti non poco se avessero appeso del suo viaggio nel tempo, sorrise immaginandosi la scena. Jessica non si era più vista nemmeno dopo che Giovanni le aveva parlato, a dire la verità anche lui non era più visto, Andrea le aveva spiegato che, nonostante l'azienda di riparazioni dei supercomputer dove lavorava, fosse in ferie, lui si era portato una gran mole di lavoro a casa e non usciva mai dalla sua stanza. Spero non sia andato troppo in crisi per fatto di Jessica, anche questo, nel caso, sarebbe colpa mia!

“È sempre stata una ragazza strana” affermò un giorno Andrea, riferendosi a Jessica, mentre era a casa di Ester per studiare con lei.

“Già, incredibile che abbia rinunciato a Giovanni e a tutti noi” disse Ester, dentro di se si sentiva terribilmente in colpa ma si sforzava di non darlo a vedere. Andrea sopirò senza rispondere.

“Siamo tornati alla vecchia vita” osservò Ester cercando di spostare il discorso“Noi a studiare e a passeggiare per le strade, Cris a friggersi il cervello davanti ai videogiochi in compagnia di Alessio.”

“Francamente io non mi lamento di questa estate” disse Andrea “Almeno possiamo affermare di non esserci annoiati.”

“E io posso affermare di aver rischiato la pelle” rispose Ester notando che il suo intento di far sorridere il suo amico le era riuscito.

La ragazza poteva ritenersi felice per un sacco di cose, era orgogliosa per la fama di suo padre, era soddisfatta per le avventure che aveva vissuto insieme ai suoi amici ed era contenta di essere tornata finalmente alla sua vita dopo tutta quell’odissea, cos’altro posso desiderare? Una piccola cosa soltanto, per sentirmi completa...

“Dove si trova adesso StoriaJou – 01?” domandò Andrea prima di tornare a casa e strappandola dai suoi pensieri.

“Al Centro di Ricerca Koller, perché?” volle sapere Ester.

“Oh, niente…” fece Andrea aggrottando un attimo la fronte e poi sorridendo “Così stai lontana dalle tentazioni!”

“Non userei quella macchina nemmeno se l’avessi sotto il letto” affermò Ester “Il primo viaggio che ho fatto mi è bastato.”

Il suo amico le era sembrato un po' pensieroso, tuttavia aveva attribuito a questo la sua preoccupazione nei confronti di Giovanni.

Al Centro di Ricerca Koller stavano proseguendo i lavori per costruire la pista per Freccia Solare, la macchina che avrebbe dovuto superare la velocità della luce, ogni sera, quando i loro genitori tornavano dal lavoro, Ester e Cris chiedevano informazioni su come procedeva la creazione della pista. La ragazza ogni giorno studiava in compagnia di Andrea e un fatto la colpì, il ragazzo, quasi sempre, le faceva presente che Giovanni doveva stare dietro a una grossa mole di lavoro da settimane ormai usciva dalla sua stanza solo per mangiare a, a volte, nemmeno quello. Ester gli offrì il suo aiuto, magari aveva solo bisogno di parlare con qualcuno, almeno per il fatto di Jessica ma Andrea rispose con una strana frase: “No, mio fratello ha sempre un’idea ben precisa su come gestire le sue cose personale, più è di cattivo umore maggiore è il suo isolamento, bisogna sempre attendere che gli passi.”

Ester, tuttavia, aveva intuito che Andrea voleva qualcosa, ma non riusciva a capire cosa, il suo amico si comportava come se lei fosse stata la sola ad avere la soluzione per quel problema. Ogni giorno era la stessa storia, fino a quando la ragazza gli chiese cosa volesse esattamente, Andrea non rispose come se non avesse avuto il coraggio di esprimersi. Ester cercò per un po’ di capirlo, tuttavia aveva altre cose per la testa, prima di tutto doveva cercare di studiare seriamente. Comunque la situazione si faceva sempre più imbarazzante, Andrea la seguiva ovunque andasse e la tartassava di domande sul Centro di Ricerca Koller.

“Possiamo entrare nel Centro?” chiese un giorno mentre erano seduti su una panchina in un parco.

“Certamente, non hai che da chiederlo a mio padre” Affermò Ester “I miei amici sono sempre i benvenuti.”

“Io intendevo…entrare di nascosto, quando non c’è nessuno” fece Andrea timoroso.

Ester rise dicendo: “Ma scherzi? Peter non farebbe entrare nessuno, il supercomputer è sempre informato su ciò che accade nell’edificio, e poi perché dovremmo farlo dal momento che ci lasciano entrare liberamente?”

Tra i due ragazzi calò il silenzio. Ester si mise a pensare ascoltando il cinguettio degli uccelli, si chiedeva da dove venisse lo strano comportamento di Andrea, forse non era solo preoccupato per suo fratello, effettivamente questa richiesta che le aveva fatto era un po' inconsueta inoltre l'isolamento di Giovanni non accennava a diminuire, ormai era quasi un mese che lui non lo vedeva e che non usciva, per questo chiede al suo amico se stesse bene.

“Te l’ho detto, deve lavorare .”

“Ma non ha più neanche cinque minuti per uscire con noi?”

“No, sta lavorando intensamente.”

“Domani vengo da voi, così magari facciamo due parole, forse un po di svago gli farà bene” si offrì Ester.

“No, non credo che sia il caso” fece Andrea quasi sobbalzando.

Il ragazzo aveva una strana espressione sul viso, sembrava intimorito da qualcosa. Per il resto di quel giorno Ester pensò che doveva assolutamente risolvere quel mistero, tanto per cominciare il mattino seguente decise di recarsi da Andrea comunque, doveva capire come mai non voleva che lei incontrasse Giovanni. Forse il fratello del suo amico non voleva accettare il suo aiuto solo perché era molto orgoglioso, ma sembrava che sotto ci fosse dell’altro. Alle nove del mattino era già davanti al cancello della casa di Andrea, nonostante la sera precedente fossero stati entrambi di turno al Gigawatt, il ragazzo era seduto sugli scalini che conducevano al portone di casa, stava leggendo un libro digitale su un computer portatile.

“Ciao, Andrea!” gridò allegramente Ester alzandosi in punta di piedi.

“Rex, apri il cancello” disse Andrea, poi posò il computer portatile su uno scalino e venne incontro alla ragazza attraversando il giardino.

“Cosa ci fai qui?” chiese il ragazzo alla sua amica.

“Come sarebbe?” domandò Ester stupita da quel tono “Non posso venirti a trovare?”

Andrea la fece entrare in casa senza dire una parola.

“Beh, come va?” disse Ester per rompere il silenzio imbarazzante.

“Come vuoi che vada?” Andrea continuava ad essere piuttosto ostile nei suoi confronti, tuttavia lei riusciva a comprendere che non esisteva niente di personale.

“Come se la sta passando Giovanni?” continuò Ester decidendo di essere franca: “Io non vorrei che stia troppo male per causa di Jessica, me ne sento in qualche modo responsabile.”

“E’ in camera sua che sta lavorando” rispose Andrea “Credo che sia ancora in alto mare.”

“Vado a vedere cosa sta combinando” affermò Ester sforzandosi di essere allegra avviandosi verso la stanza di Giovanni.

“No, ferma!” le gridò dietro Andrea “Detesta essere disturbato.”

“Solo un secondo, magari ha sul serio bisogno di una pausa.”

Andrea cercò di fermarla ma lei continuò imperterrita, bussò alla porta di Giovanni.

“Avanti!” gridò il ragazzo infastidito “Andrea, ti avevo detto di lasciarmi in pace, però”

Giovanni ammutolì di colpo quando apprese che non si trattava di suo fratello.

“Ester…?” fece Giovanni sorpreso e con gli occhi sgranati, subito dopo si affrettò ad ordinare a Rex di spegnere il suo schermo.

La ragazza fece appena in tempo a vedere una piantina del Centro di Ricerca Koller sullo schermo del computer centrale, prima che questo si abbuiasse.

“Sono passata per vedere come te la passi” disse la ragazza “È diverso tempo che non esci, se è per causa di Jessica io...”

“Vattene!” la interruppe Giovanni improvvisamente “Esci subito di qui!”

Ester sobbalzò sgranando gli occhi, poi ribatté: “No, io non me ne vado fino a quando non mi dirai che diavolo stai combinando, a cosa ti serve una mappa del Centro di Ricerca Koller? Lo riferirò a papà, non ha senso entrare nel Centro di soppiatto quando lui ci ha accordato la sua piena disponibilità.”

Nessuno dei due ragazzi la degnò di una risposta, Ester non capiva il motivo di tutti questi sotterfugi, rivolse in direzione di Andrea uno sguardo quasi disperato.

“Perché non mi spiegate che cosa volete?” chiese ora più calma.

“Noi non vogliamo niente” le rispose Giovanni evidentemente nervoso.

“Allora fammi vedere cosa sono quei fogli che hai sulla scrivania” disse Ester, ormai era determinata a vederci chiaro.

“Non sono affari che ti riguardano” ribatté il ragazzo.

Ester uscì sospirando sconsolata in strada, adesso era davvero troppo. Prese il suo motorino e si mise a guidarlo a tutta velocità verso casa sua, aveva deciso che stavolta avrebbe dovuto assolutamente parlare con suo padre senza esitare. Il vento le feriva gli occhi ma non le importava, non sentiva niente. Improvvisamente un veloce e silenzioso motorino a levitazione magnetica la raggiunse e la affiancò, era Andrea.

“Ester, accosta!” le gridò il ragazzo.

“Niente affatto” rispose lei senza rallentare “Dirò a mio padre che avete intenzione di entrare di nascosto nel Centro di Ricerca, non capisco tutta questa ostilità nei mie confronti, io capisco che Giovanni ce l'ha con me per il fatto di Jessica, ma ero venuta appunto per cercare di chiarire.”

“Ha intenzione di farlo Giovanni, di entrare di nascosto” precisò Andrea “Ti prego, ho qui i documenti che mio fratello aveva sulla scrivania.”

Convinta, Ester accostò, il suo amico si fermò davanti a lei aprendo il portapacchi del suo motorino ed estraendone alcuni fogli. Ester prese gli stampati rabbonita.

“Dannazione!” esclamò la ragazza non appena ebbe cominciato a leggere “Ma queste pagine illustrano il funzionamento di StoriaJou – 01, sai dirmi come Giovanni ha potuto procurarsele.”

“Le ha scaricate da internet” confessò Andrea.

“Ma non è possibile” fece Ester “Queste informazioni sono protette da una password.”

“Evidentemente mio fratello è riuscito a trovarla.”

Ester continuava a rigirarsi i fogli tra le mani con la fronte aggrottata: “Pazzo” mormorò poi “Tuo fratello è un pazzo!”

Andrea a questo punto decise che non rimaneva altro da fare che confessare il vero motivo che aveva spinto Giovanni a programmane una tale azione. Era una richiesta di Jessica la quale, essendosi iscritta alla facoltà di archeologia, voleva stupire i suoi esaminatori ai test d'ammissione parlando dell'attentato di Sarajevo, del 1914, un un modo molto particolare. Il suo desiderio era quello di impostare la ricerca come se fosse stata una giornalista dell'epoca che riferisce il fatto avendolo visto dal vivo. Se Giovanni avesse accetto di aiutarla su questo, lei avrebbe perdonato tutti e si sarebbero rimessi insieme. Detto questo, Andrea abbassò lo sguardo tacendo imbarazzato.

“Andrea, mi meraviglio di te, ti ribadisco che tuo fratello è un pazzo e Jessica lo è più di lui, io capisco che lui ne sia innamorato ma capisci anche tu che questo non è il sistema corretto, non si usa certo una macchina del tempo per motivi di studio e per fare bella figura ad un esame” detto questo Ester si fece prendere dalla rabbia scaraventando i fogli per terra, la cosa che l'aveva ferita maggiormente era stato il comportamento che Andrea aveva avuto verso di lei.

“Tu non hai idea di cosa può provocare l’uso di quella macchina” dichiarò Ester ora più calma “Anche il viaggio che ho fatto io ha modificato un poco la storia.”

Ester avrebbe voluto raccontare l’intera storia al suo amico ma l’arrivo di Giovanni la interruppe.

“Come ti sei permesso di rubare le mie cose?” esclamò Giovanni verso il fratello saltando giù dalla macchina a magneti.

“Giovanni, devi ascoltarmi, anzi, dovere farlo entrambi” intervenne Ester “usare una macchina del tempo è pericoloso, lascia che ti riferisca quello che è successo in seguito al mio viaggio a Berlino fatto per errore.”

Ester raccontò loro tutta la storia, partendo dal giorno in cui Hausmann si presentò da suo padre mostrando il disegno di StoriaJou – 01. Dichiarò anche che, molto probabilmente, pure il viaggio di suo padre in Egitto aveva modificato la storia nonostante lei non avesse trovato riscontri di ciò.

“Non ci credo” esclamò Giovanni riprendendosi i suoi fogli “Sono sicuro che ti sei inventata tutto, userò la macchina stanotte stessa.”

“Giovanni, devi ascoltami” lo implorò Ester “Quello che ti ho detto è la pura verità.”

Il ragazzo, senza proferire parola, prese la macchina e tornò indietro.

“Non cambierà idea” disse tristemente Andrea “Sta soffrendo tantissimo per la faccenda di Jessica e so che sarebbe disposto a tutto.”

“È terribile, non può farlo, se questa notte tuo fratello usa quella macchina domattina le nostre vite potrebbero essere del tutto diverse.”

“Dobbiamo fermarlo” fece Andrea “A tutti i costi, la storia che hai raccontato è spaventosa.”

“Tu sai a che ora ha intenzione di farlo?”

“Verso le due di mattina, credo, suppongo che ci sarà anche Jessica, alla fine è lei che desidera le informazioni”

“Bene, ci saremo anche noi, in fin dei conti se siamo arrivati a questo io ho la mia parte di responsabilità” concluse Ester.

La ragazza passò tutta la sera a rimuginare, aveva preso appuntamento con Andrea all’una dal mattino davanti a casa sua, si sarebbero incontrati in strada e poi si sarebbero recati al Centro di Ricerca Koller per fermare la pazzia di Giovanni e Jessica. Ester non aveva idea di come avessero intenzione di fare per illudere il supercomputer, comunque un modo lo doveva aver trovato Giovanni studiando la mappa del Centro. Si chiedeva se Giovanni, ragionando, avrebbe capito che la sua storia era vera magari convincendo anche Jessica, non aveva voglia di svegliarsi l’indomani ed apprendere che il mondo non era più lo stesso perché lei prima, Jessica poi, avevano voluto abusare di una macchina del tempo. Lei ed Andrea dovevano fermarli assolutamente. Molto probabilmente quei due non avrebbero mai compreso il rischio e se anche Giovanni lo avesse fatto, era sicura che per riconquistare Jessica era disposto a rischiare comunque. Le ore non passavano mai, Ester guardava l’orologio digitale che aveva sul comodino pregando che Giovanni e Jessica non anticipassero la missione. Improvvisamente un’ansia immensa l’assalì, prese tutti i suoi dischetti di storia per il supercomputer e li sparse sul letto, si mise ad osservarli fissamente, se quei due avesse usato StoriaJou – 01 in quel momento li avrebbe visti modificarsi o scomparire sotto i suoi occhi. Tuttavia dopo un po’ si tranquillizzò, se Andrea si fosse accorto che suo fratello anticipava la spedizione l’avrebbe chiamata immediatamente. Quando mancavano cinque minuti all’ora prestabilita, Ester uscì di soppiatto da casa, neppure Cris sapeva nulla di tutta la faccenda. Andò in strada senza prendere il suo motorino, non c’era un minuto da perdere, sarebbe salita su quello velocissimo di Andrea, la macchina purtroppo l'avrebbe presa Giovanni e lei non si fidava a toccare quella di sua madre, stavolta sarebbe stato un vero disastro se fosse venuto tutto a galla. Ester puntò lo sguardo sulla strada magnetica nel punto dal quale sarebbe dovuto giungere il suo amico, la via, illuminata da lampioni che mandavano una luce bianca, era completamente deserta. In fondo alla strada di calamita spuntò un faro, si avvicinò velocissimo e silenzioso, poi rallentò per fermarsi in prossimità di Ester.

“Salta su” furono le uniche parole che Andrea disse alla sua amica.

Ester aveva viaggiato pochissime volte a bordo di un motorino a magneti, l’unica cosa che si sentiva era il vento, nessun rumore, nessuna scossa. I due ragazzi giunsero al Centro di Ricerca Koller dopo pochissimo tempo.

“Peter, apri il cancello e facci entrare” disse Ester “Ci sono degli intrusi nell'edificio.”

“Impossibile” fece il computer con la sua voce vuota e piatta “Li avrei individuati.”

Ester guardò Andrea, un dubbio si insinuò nella sua mente, forse Jessica e Giovanni avevano rinunciato.

“La macchina di mio padre parcheggiata laggiù” Andrea smentì subito i pensieri dell'amica indicando il mezzo.

Ester sospirò poi disse al computer: “Avanti, Peter, dobbiamo andare a fermarli.”

“Presenza estranea confermata” affermò il computer aprendo loro il cancello.

I due amici attraversarono il cortile, lo schermo ad ologrammi era spento da mezzanotte per questo il piazzale sembrava così spoglio. Il supercomputer fece trovare loro il portone a vetri aperto, una volta all’interno, Ester guidò Andrea con sicurezza verso il locale in cui si trovava StoriaJou – 01. La ragazza fece irruzione nella stanza gridando: “Fermi lì, tutti e due.”

Giovanni si voltò guardando Ester e suo fratello, poi disse: “Non riuscirete a fermarci, ho già programmato la macchina.”

Jessica era rimasta in silenzio e impassibile, ma le sue guance si erano colorate di un evidente rossore. Era forse la prima volta che qualcuno la vedeva con una tenuta sportiva, indossava dei pantaloni da tuta blu scuro, scarpe da ginnastica e una maglietta bianca semplicissima, si era raccolta i capelli biondi in una coda di cavallo.

Riesce ad essere attraente persino vestita così!

“Come diavolo avete fatto ad entrare?” chiese Ester con la fronte aggrottata.

“Peter non ha potere sull’ultimo piano dell’edificio” spiegò Giovanni con l’aria di chi la sa lunga “ Avevo studiato bene la mappa, ci siamo arrampicati su una grondaia e poi abbiamo scavalcato una finestra dell’ultimo piano, il vostro supercomputer non si è accorto di niente.”

“E come avete superato la recinzione esterna?” domandò ancora Ester, le sembrava impossibile che Peter potesse commettere degli errori.

“Ho messo fuori uso una delle telecamere esterne tirandole un sasso con la fionda” ammise Jessica “Poi abbiamo scavalcato la ringhiera in quel punto, ho una buona mira, ma di solito mi vergogno di ammettere di saper fare queste cose... poco femminili.”

Giovanni la guardò sorridendo.

Ester era rimasta senza parole, dunque le misure di sicurezza del Centro di Ricerca Koller non erano inespugnabili, per raggirarle bastava procurarsi una mappa dell’edificio e studiarla attentamente, fino a quel momento neanche lei era stata al corrente del fatto che l’ultimo piano non era sotto il controllo di Peter. Intanto Giovanni, dopo aver dato un’ultima occhiata alle istruzioni di StoriaJou – 01, aveva aperto lo sportello di vetro della macchina e stava per entrare seguito da Jessica la quale non aveva avuto più il coraggio di guardare in faccia Ester e Andrea.

“Peter, non permettere che la macchina parta!” esclamò Ester.

“Non posso, in questo momento StoriaJou – 01 non è sotto il mio controllo, i collegamenti non sono stati ancora riallacciati, posso avvertire tuo padre affinché venga qua.”

Ester pensò a quali conseguenze sarebbe andata incontro se suo padre l’avesse trovata lì, così ordinò al computer: “D'accordo lascia stare, risolverò la situazione da sola.”

Detto questo la ragazza afferrò Andrea per la maglietta e lo trascinò con sé sulla macchina del tempo prima che gli altri due potessero richiudere la porta.

“Ma sei impazzita per caso?” la apostrofò Giovanni.

“Veniamo con voi, in questo modo vi impediremo di fare delle sciocchezze che possono modificare la storia, dobbiamo passare totalmente inosservati.”

Giovanni cominciò a programmare la macchina. Nazione numero ventisette: Bosnia, confermato; Città: Sarajevo, confermato; Anno: 1914, confermato; Giorno: 28 giugno, confermato. Ester guardava imbambolata il ragazzo, invidiava la sicurezza che dimostrava programmando StoriaJou – 01, quella sicurezza che lei non aveva avuto, in lui non c’era ombra di paura, quella paura che aveva fatto sbagliare lei. E invidiava Jessica, automaticamente si chiese se Andrea fosse mai stato disposto a fare per lei qualcosa del genere. Andrea stava letteralmente tremando, nel momento preciso in cui Ester lo guardò l’ambiente intorno a loro cambiò improvvisamente, la notte lasciò sazio al pieno giorno, il Centro di Ricerca Koller scomparve, il suo posto fu preso da un pavimento di tegole sovrastato da un cielo azzurro.

“Ehi, siamo atterrati sul tetto di un palazzo” commentò Jessica

“Voi siete completamente folli” disse Ester, solo adesso si rendeva conto che il viaggio nel tempo era avvenuto. Giovanni fu il primo a scendere dalla macchina, non appena ebbe aperto la porta di vetro un frastuono li travolse, era il clamore di una folla esultante, Ester scese da StoriaJou – 01 seguita da Andrea, questi era ancora ammutolito per la sorpresa di aver fatto quel salto temporale. Jessica fu l'ultima a scendere, si guardava attorno spaesata ma non impaurita come quando Ester aveva fatto il suo viaggio. Giovanni, intanto, aveva raggiunto il margine del tetto e stava guardando in basso, subito dopo arrivarono anche tutti gli altri. Sotto al palazzo sul quale li aveva trasportati la macchina passava una via sterrata e polverosa, i tre ragazzi non avevano mai visto nulla del genere non avendo conosciuto altro che le strade magnetiche. Ai lati della via stavano due ali di folla, sembrava che aspettassero qualcosa o qualcuno.

“Pare che siamo proprio nel punto giusto” disse Giovanni “Ester, come faceva la macchina a sapere che volevamo vedere l’attentato? Voglio dire, poteva portarci benissimo in un’altra parte della città.”

In effetti Ester non ci aveva mai pensato, solo adesso le veniva in mente che era successa la stessa cosa anche quando lei era stata a Berlino, StoriaJou – 01 aveva fatto in modo che lei assistesse alla sfilata.

“Non saprei” rispose “Forse questa macchina è progettata per raggiungere gli episodi storici più significativi senza che siamo noi a specificarli.”

I quattro ragazzi si sdraiarono sul margine del tetto facendo sporgere solo la testa per guardare giù, Ester pensò che quello era veramente un posto perfetto per passare inosservati, un tetto totalmente abbandonato sul quale nessuno metteva piede da anni. A dimostrare questo erano alcune tegole accatastate vicino ad Andrea lasciate lì da quando la costruzione del palazzo era stata ultimata, e quello, a giudicare dall’aspetto, doveva essere un edificio piuttosto vecchio. Giù, nella strada sterrata, alcuni uomini in divisa nera si fecero avanti in sella a cavalli marrone scuro, dal mantello lucidissimo. Nuvole di polvere sollevate dagli zoccoli, si insinuarono tra la folla composta da uomini con abiti scuri e cappelli a tesa larga e donne strette nei busti e impicciate dalle lunghe gonne e dagli ampi cappelli.

“Ci siamo” affermò Jessica, incredibile a dirsi ma era raggiante. Sta facendo tutto questo solo per fare bella figura a un esame, è più incosciente di quello che pensavo! Ester aguzzò lo sguardo tra quella gente vissuta due secoli prima, sicuramente Gavrilo Princip, colui che avrebbe dovuto compiere l’attentato, era già tra la calca e non aspettava altro che di scorgere l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando. Se soltanto l’arciduca e sua moglie sapessero quello che li attende!

Altri uomini a cavallo precedettero una vettura a motore dell’epoca, l’esulto della folla si fece più intenso. L’automobile si avvicinava, Ester e gli altri riuscirono a scorgere i passeggeri. L’autista, dalla divisa scura, avanzava a passo d’uomo ignaro di portare l’erede al trono austriaco alla morte. L’arciduca stava impettito nella sua uniforme bianca attraversata da una fascia che recava i colori della bandiera austriaca, sulla sua testa stava un berretto decorato con piume verdi. Sua moglie sedeva accanto a lui, un mantello viola le cadeva sulle spalle coprendo il vestito candido. I ragazzi, dal tetto, non riuscirono a vedere il suo volto, era nascosto da un cappello rosa ricoperto di fiori.

“State attenti, ragazzi” disse Giovanni “Tra poco Princip estrarrà la pistola e farà fuoco, stiamo per assistere a un momento storico fondamentale.”

La tensione era al massimo, i quattro ragazzi aguzzavano lo sguardo nella speranza di scorgere l’attentatore, Ester temeva che lo avrebbero visto solo dopo la sparatoria. La vettura era proprio sotto di loro, i ragazzi si sporsero ancora dal tetto per guardare meglio, di lì a pochi secondi l’arciduca e sua moglie sarebbero morti. Nello sporgersi, Andrea urtò con una gamba la pila di tegole che erano accatastate vicino a lui facendone cadere una.

“Oh, no!” gridò Ester, la tegola sarebbe finita senza dubbio sulla folla sottostante.

Il coppo colpì un giovane su una mano, solo allora Ester e gli altri si resero conto che il braccio dell’uomo era teso e brandiva una pistola. Il giovanotto gridò di dolore lasciando cadere l’arma a terra, subito si scatenò il caos, essendosi accorti che il ragazzo aveva una pistola, alcuni uomini in divisa gli furono subito addosso e lo portarono via.

“Abbiamo colpito Princip!” esclamò Giovanni incredulo.

Jessica aveva un'espressione quasi delusa.

“Ma vi rendete conto di quello che è successo?” fece Ester fuori di sé “L’attentato di Sarajevo non avverrà mai!”

“E adesso?” fece Jessica.

“Adesso?” ripeté Ester furente “Per colpa tua la storia è stata sconvolta, sei una incosciente Jessica, e anche tu Giovanni in questo momento il 3007 potrebbe aver subito dei cambiamenti mostruosi, le macchine del tempo non sono giocattoli!”

“È stata colpa mia” affermò Andrea “Ho fatto cadere io la tegola.”

“No, la colpa è di questi due folli” Ester tremava di paura “Adesso torniamo a casa, dobbiamo assolutamente sapere se c'è stata qualche conseguenza.”

I quattro ragazzi tornarono verso StoriaJou – 01 incuranti della folla che gridava sotto di loro, nessuno disse una parola mentre Ester programmava la macchina per tornare dal posto esatto dal quale era partita. Un secondo più tardi il tetto di Sarajevo scomparve per lasciare di nuovo il posto al Centro di Ricerca Koller. Era buio, come quando erano partiti, intorno era tutto come lo avevano visto l’ultima volta, Ester si fece coraggio e uscì dalla macchina del tempo, gli altri la seguirono subito dopo.

“Petet?” chiamò Ester con la voce che tremava.

“Dimmi” fece il computer, immutato.

“Puoi controllare l’ottavo piano?” domando la ragazza in preda al terrore.

“No, come ti ho detto prima.”

La tensione era allentata, il mondo non era cambiato, ma ancora non bastava, Ester era certa che da quel momento in poi avrebbe fatto caso a ogni particolare, ogni minima sciocchezza che le potesse confermare o meno un qualche cambiamento nel modo che aveva sempre conosciuto.

“Chi ha inventato StoriaJou – 01, Peter?”

“Tuo padre, Ester, Damiano Lanfranchi” se Peter fosse stato un computer come Valery avrebbe chiesto il perché alla ragazza di tutte quelle domande stupide.

I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, il mondo sembrava ancora come lo avevano lasciato, comunque queste erano due piccolezze, potevano esserci stati cambiamenti più gravi. I quattro ragazzi uscirono in silenzio dal Centro di Ricerca Koller, Ester guardava tutto per vedere se riusciva a scorgere qualche mutamento. La notte era chiara e calma, non si udiva nessun rumore,la ragazza si fece accompagnare a casa da Andrea, momentaneamente non sapeva se avrebbe avuto ancora voglia di vedere Jessica in futuro. Ester entrò circospetta nel giardino di casa sua, Argon era lo stesso di sempre, Eddy era nella sua cuccia, la vecchia quercia era dove l’aveva lasciata e la luna e le stelle brillavano nel cielo. Entrò in casa, tutto era uguale, si affacciò sulla soglia della camera di Cris, suo fratello stava dormendo beatamente sotto i modellini di aeroplani che pendevano dal soffitto appesi a fili invisibili. La ragazza spiò anche in camera dei genitori, una piccola lampada illuminava la scrivania alla quale suo padre era seduto per lavorare a chissà cosa, Damiano si passò una mano tra i capelli biondi poi riprese a scrivere. Ester cercò sua madre con lo sguardo, era addormentata, i suoi riccioli neri si spandevano sul cuscino. Un poco tranquillizzata, entrò in punta di piedi in camera sua, erano le tre di mattina. Sembrava che il mancato attentato di Sarajevo non avesse causato cambiamenti, eppure, pensava, almeno una modifica doveva esserci stata ed era il fatto che nessuno sulla faccia della Terra, ad eccezione di lei, Andrea, Giovanni e Jessica, era consapevole che la storia avrebbe potuto avere un altro corso, differente da quello attuale. Adesso, nel nuovo 3007, nessuno sapeva cosa era l’attentato di Sarajevo, nessuno conosceva il 28 giugno 1914, e tutto per una stupida tegola che era precipitata da un tetto. Nonostante tutto, per la grande stanchezza, poco dopo Ester si addormentò. Si risvegliò in preda all’angoscia la mattina dopo verso le dieci, si affacciò alla finestra, Cris giocava con Eddy in giardino mentre i rami della vecchia quercia stormivano sotto un leggero vento. Si lavò e si vestì in tutta fretta e poi scese dabbasso.

“Alla buon’ora!” le fece Cris che stava prendendo un succo di frutta dal frigorifero.

Ester non disse nulla, era ancora tutta assorbita dalla ricerca di qualche piccola cosa che poteva non quadrare.

Sui fratello continuò: “Circa un’ora fa è passata di qui Ginni, ti cercava.”

Ester sgranò tanto d’occhi per sorpresa: “Ginni chi? Io non conosco nessuna Ginni.”

“Accidenti, Ester, Ginevra Parco” sbuffò Cris spazientito “La tua compagna di classe.”

“Smettila, Cris, in classe con me non c’è nessuna Ginevra Parco, non l’ho mai sentita nominare!”

“Stai male per caso? Effettivamente non hai una bella cera” chiese Cris alla sorella riducendo gli occhi a due fessure, poi uscì nuovamente in giardino.

Ester era rimasta a bocca aperta, Cris la aveva fatto veramente uno scherzo di cattivo gusto, soprattutto dopo l’esperienza della sera prima. Lui non era a conoscenza dell’avventura appena trascorsa, eppure lo scherzo ci stava veramente a pennello. Avrà forse scoperto qualcosa? Uscì in giardino anche lei. Si sedette sul marciapiede che circondava la casa osservando suo fratello che continuava a giocare con il cane. Improvvisamente un interrogativo le attraversò i pensieri: perché mai Cris quel giorno non era davanti ai videogiochi o non era con Alessio? Comunque questa non era una cosa importante, doveva smetterla di preoccuparsi per ogni insignificante cambiamento.

“Ester!” la voce di una ragazza la chiamò dalla strada. Ester alzò il viso schermandosi con una mano gli occhi nocciola contro la luce del sole d’agosto. Non aveva mai visto quella ragazza, doveva avere all’incirca la sua stessa età, nonostante il caldo canicolare indossava jeans lunghi tenuti su da una spessa cintura nera come la maglietta. I suoi capelli lisci e rossi erano tagliati in un modo strano: molto corti sulla sommità della testa e, ai lati, lunghi fino al mento.

“Ti ho cercato prima” continuò la sconosciuta.

Sei…Ginni?” domandò balbettando Ester.

“Ma come, non mi riconosci? Dai, fammi entrare.”

“Argon, apri il cancello” ordinò Ester passandosi disorientata una mano tra i corti capelli neri. Ginni si fece avanti mentre lei si alzava in piedi.

“Ciao... dimmi tutto...”

“Non ci vediamo da quando è finita la scuola visto che non sono potuta venire alla festa del diploma” affermò Ginni “Sono venuta a vedere come te la passi.”

Ester parlò a lungo con quella sconosciuta, dunque Cris non aveva mentito quando le aveva annunciato la visita. Sembrava che Ginni la conoscesse da molto tempo, parlò con lei in modo naturale, le chiese notizie sul lavoro di suo padre e su Andrea. Alla fine se ne andò lasciando Ester preoccupata e sorpresa. Se quella ragazza sosteneva di essere nella sua stessa classe doveva conoscere bene anche Andrea, Jessica, Alessio e forse anche Giovanni. Ester rientrò di corsa in casa e chiamò immediatamente il suo amico.

“Ascolta, è urgente!” esclamò la ragazza guardando nervosa Andrea sullo schermo del supercomputer.

“È successo qualcosa a causa dell’omissione dell’attentato di Sarajevo?” Andrea era preoccupato almeno quanto lei.

“No…non è per quello, volevo chiederti se conosci una certa Ginevra Parco, detta Ginni.”

“Non l’ho mai sentita nominare, perché?”

“Questa ragazza è venuta qui poco fa, afferma di fare parte della nostra classe e sembra che ci conosca bene.”

Andrea la guardò per qualche momento in silenzio poi disse: “Non so cosa dirti, Ester, probabilmente sarà stato uno stupido scherzo.”

“Certo” fece Ester non troppo convinta “Ci vediamo oggi pomeriggio al bar così ne parliamo con calma.”

 

I due amici si ritrovarono subito dopo pranzo.

“È davvero tutto molto strano” affermò Ester che stavolta si era presa solo un tè “Sembra che Ginni abiti qui e conosca noi da una vita.”

“Credi che sia un effetto di quella tegola che ho fatto cadere nel 1914?” chiese Andrea che da quell’episodio si sentiva tremendamente in colpa.

“Non vedo quale collegamento ci possa essere” osservò Ester “Probabilmente qualcuno è venuto a conoscenza di quello che abbiamo fatto e ora sta cercando di ricattarci in qualche modo.”

“Io non ho raccontato niente a nessuno” disse Andrea “E sono sicuro che tu hai fatto lo stesso, se esiste qualcuno che ha delle responsabilità quelli sono senza dubbio Jessica e mio fratello, a maggior ragione se penso che poi Jessica ora lo sta evitando di nuovo.”

“Non vedo cosa possano averci guadagnato raccontando in giro questa storia” rispose Ester “A mio avviso c’è dell’altro.”

Improvvisamente la ragazza sussultò afferrando Andrea per la maglietta.

“Ehi, che ti prende?” protestò lui.

“Guarda” disse lei sottovoce indicando due ragazze sulla strada davanti a loro.

“È Nadia, e allora?”

“Nadia con Ginni” precisò Ester.

Andrea e la amica guardavano la scena imbambolati, dunque Ginni conosceva bene anche Nadia che, guarda caso, era in classe con loro. La strana ragazza si voltò e, quando li vide li riconobbe e salutò entrambi. La rossa venne verso di loro annunciando: “Sapete, io e Nadia abbiamo deciso di studiare insieme, perché non vi unite anche voi?”

Ester e Andrea si guardarono sbigottiti.

“Quanto ancora dovrà andare avanti questo stupido scherzo?” Ester stava iniziando un po' a perdere la pazienza .

Ginni si fece vicino a Nadia spiegandole: “Oggi Ester è un po’ strana, te lo avevo detto.”

Le due ragazze salutarono allontanandosi nuovamente mentre lei diceva all'amico: “È incredibile, stanno insistendo. Non capisco perché lo facciano, poi.”

“Lascia perdere” le disse lui “Prima o poi si stancheranno.”

“Però Ginni non abita in questa città” osservò Ester “Nessuno di noi l’ha mai vista, dove è stata fino ad ora?”

“Sarà un’amica di Nadia che è venuta a trascorrere le vacanze qui” ipotizzò Andrea.

I due amici stettero in giro fino a sera, quando rientrò a casa Ester si era convinta che quello che stava vivendo era solo uno stupido scherzo, anche se c’erano diverse cose che non quadravano. Innanzitutto non capiva il motivo di tutto quel trambusto, perché mai Ginni, Nadia e Cris erano messi in testa di mandare ancora avanti questo scherzo? E poi, se veramente Ginni era un’amica di Nadia, come mai era la prima volta che la vedevano? Era poco probabile che quella fosse stata la prima volta che Ginni veniva in città. Quella sera Ester era riuscita a ritrovare finalmente il buon umore, dopo giorni di preoccupazioni e angosce. Mentre la famiglia era riunita per la cena, Damiano annunciò finalmente che la costruzione della pista per Freccia Solare era quasi ultimata e che, tra circa un mese, avrebbero sperimentato la macchina. Ester doveva assolutamente convincere suo padre a farla partecipare a quell’esperienza.

“Quante persone possono viaggiare su Freccia Solare?” iniziò la ragazza.

“Due, perché?”

“Hai intenzione di portare qualcuno con te durante l’esperimento?”

“Non saprei” fece il padre “L’uso di questa macchina non comporta rischi.”

La ragazza sapeva che probabilmente quello era un sì.

“Inviterò tutti” affermò poi “Andrea, Jessica, Alessio e Giovanni voglio lasciarli a bocca aperta!”

“Non vuoi che venga anche Ginni? Le farebbe piacere vedere una cosa simile” chiese Enrichetta a sia figlia.

Ester era rimasta di stucco, non era possibile, anche i suoi genitori erano d’accordo per farla impazzire.

“Ma insomma, volete piantarla con questa Ginni?” si alterò la ragazza.

“Non avrei mica litigato con lei” disse sua madre con sguardo interrogativo.

Ester si alzò di scatto dalla tavola, questo era veramente troppo, non solo i suoi compagni di scuola e suo fratello, ma anche i suoi genitori avevano aderito a quello stupido gioco. Si chiuse in camera sua, per un po’ fu divorata dall’ansia, ma quando, dabbasso, sentì i suoi genitori e Cris chiedersi tra loro che cosa le fosse preso e che quel comportamento decisamente non era da lei, iniziò a pensare che forse la presenza di Ginni non era solo uno scherzo. Svelta e con le mani che le tremavano, estrasse da primo cassetto del suo comò la foto di classe che era stata scattata tre giorni prima che terminasse l’anno scolastico, i ragazzi ne ricevevano una tutti gli anni, a maggior ragione quell'anno che era stato quello conclusivo. La tolse dalla busta che l’avvolgeva e rimase di sasso, non riusciva più neanche a respirare. Ginni era là, la guardava dalla fotografia con la sua faccia piena di lentiggini e i capelli rossi tagliati in quel modo strano. Il gruppo era disposto in due file, i ragazzi più alti dietro in piedi e quelli più bassi davanti, seduti su una fila di sedie allineate una di fianco all’altra. Ester era al centro della fila davanti, alla sua sinistra era seduto Andrea mentre Ginni aveva preso posto alla sua destra. Esattamente dietro di loro, in piedi, si vedeva Jessica, Alessio era in piedi all'estrema sinistra con la faccia seria e le braccia incrociate. Non c’erano dubbi, quella era veramente la sua classe, aveva fatto quella foto stando fianco a fianco con Ginni eppure non l’aveva mai conosciuta. Non credeva ai suoi occhi, tremando in tutto il corpo si avvicinò allo schermò di Argon per chiamare Andrea.

“Prendi la foto di classe di quest’anno e dimmi cosa vedi” disse al suo amico non appena fu in collegamento con lei.

Andrea la guardò con aria scettica attraverso la telecamera digitale, poi si alzò per tornare poco dopo con una fotografia avvolta nella carta.

“Guardala” ingiunse Ester.

Il ragazzo esitò un poco poi iniziò ad estrarre la fotografia dalla busta, lentamente. Stette per dieci interminabili secondi ad osservare l’immagine in silenzio e con gli occhi sgranati.

“Io sono seduta tra te e Ginni” disse improvvisamente Ester.

“Come è possibile?” chiese Andrea alla sua amica.

“Non lo so” fece Ester sconsolata “Pensare che abbiano sostituito le fotografie per far sembrare più vero lo scherzo mi sembra eccessivo.”

“Pensi che tutto questo abbia a che fare con l’attentato di Sarajevo?”

“Non so cosa dirti a questo punto, Andrea” affermò Ester “Aspetta…rimani in linea…”

La ragazza si alzò per tornare poco dopo con in mano delle altre fotografie.

“Non e possibile!” esclamò “Ora inserisco queste foto nello scanner e te la faccio vedere, Andrea, c’è qualcosa che non va, qualcosa di molto serio.”

Sullo schermo di Rex, il supercomputer di Andrea, apparvero tre fotografie che ritraevano alcuni ragazzi invitati alla festa di compleanno di Ester. Andrea ricordò che, anni addietro, la sua amica era solita dare grandi feste per il suo compleanno, proprio nel giardino di casa sua, abitudine che aveva perso ormai da due anni, ora preferivano recarsi al ristorante o in qualche locale. Le tre immagini appartenevano ad anni diversi, in una Ester stava compiendo otto anni, nell’altra dieci e nell’ultima undici. Andrea riconobbe, in tutte e tre le foto, i loro compagni di scuola, Giovanni e Cris. Certo, all’epoca erano tutti dei bambini, ma ad ognuno Andrea sapeva dare un nome. Tra loro, però, appariva sempre una bambina dai capelli rossi lisci, tagliati a caschetto, né lui né Ester l’avevano mai vista.

“Vorresti dire che la bambina dai capelli rossi è Ginni?” chiese lui.

“Credo di sì” ammise Ester “Come vedi il corso della storia ha subito una modifica ed è evidente che ciò è accaduto dalla sera in cui siamo andati a Sarajevo nel 1914.”

   
 
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