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Autore: Mr Lavottino    17/07/2021    9 recensioni
*STORIA AD OC*
Zoey si ritrova rinchiusa all'interno di un luogo sconosciuto, con in tasca una carta raffigurante una volpe. Scopre, purtroppo, che è vittima di un sadico gioco nel quale l'obiettivo è uccidere proprio la volpe.
Dal testo:
- C’era una volta una volpe dal pelo rosso lucente. La volpe era ben voluta all’interno del bosco ed era considerata la regina incontrastata di quelle terre. Nessuno osava mettere in discussione l’autorità della volpe, perché tutti la amavano ed erano soddisfatti del modo in cui regnava sul bosco.
Tuttavia, un giorno un lupo osò sfidare la volpe. La volpe, che era buona e caritatevole, decise di accettare la sfida del lupo. Organizzò quindi una competizione all’interno del bosco, alla quale avrebbero partecipato tutti gli animali, perché era giusto che tutti avessero le stesse possibilità di vittoria.
La competizione consisteva in una caccia, alla quale parteciparono diversi animali. Il primo che avrebbe ucciso la volpe sarebbe stato il vincitore ed avrebbe ottenuto il titolo di re del bosco. -
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Duncan, Nuovo Personaggio, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Un corridoio stretto e buio, una luce fioca che funzionava ad intermittenza, il rumore di un ferro contro il muro, una sagoma maschile armata di un tubo arrugginito, urla, grida, sangue e tanta, tanta, stanchezza. Queste immagini si riversarono nella testa di Zoey nell’esatto momento in cui aprì gli occhi. Si ritrovò seduta, con la fronte sudate, gli occhi sgranati ed entrambe le mani appoggiate sul costato per cercare in qualche modo di placare il battito del suo cuore, che si agitava come una bandiera smossa dal vento di una tempesta.
Si guardò attorno e subito il sogno che aveva fatto le tornò fisso in mente. C’era, davanti a lei, quello stesso corridoio e la stessa luce fioca che ogni due o tre secondi, con cadenza stranamente regolare, si spegneva per qualche istante per poi accendersi di nuovo.
Zoey respirava forte, così forte da riuscire a sovrastare i fischi che sentiva nella sua testa, ma, peggio ancora, non riusciva a ricordarsi nulla, né chi fosse, né come fosse arrivata in quel luogo. Solo il suo nome, quelle quattro lettere che tanto poco potevano aiutarla a capire. Allontanò lentamente la mano destra dal costato, come se avesse paura che facendolo il cuore le sarebbe fuggito dal petto, e la appoggiò sulla chioma rossastra. Le faceva male ed in più c’era  quella che sembrava una crosta, o forse del sangue secco. Facendo due più due, capì di essere stata sequestrata e portata in quel luogo stranamente familiare. In altre circostanze si sarebbe chiusa a riccio ed avrebbe riversato un fiume di lacrime, ma sentiva il forte impulso di allontanarsi da quel luogo e per di più era talmente stordita da non riuscire ancora a metabolizzare con certezza cosa stesse accadendo.
Provò ad alzarsi, ma le sue gambe ci misero più del dovuto a recepire il comando. Fu costretta ad appoggiarsi al muro, nell’attesa che i suoi arti inferiori smettessero di tremare come foglie. Un passo dopo l’altro, le gambe di Zoey ripresero finalmente a funzionare a dovere.
Riuscì a fare giusto cinque o sei passi, prima che un rumore familiare le penetrasse le orecchie: un pezzo di ferro contro il muro. Gli occhi marrone legno di noce di Zoey si spalancarono di colpo. Ma a spaventarla non fu tanto il rumore di per se, bensì la figura che, con una lentezza asfissiante, le stava andando in contro. Quando quella la vide, si fermò per un istante, giusto qualche secondo per capire se c’era davvero una ragazza barcollante appoggiata al muro o semplicemente la luce difettosa giocava brutti scherzi.
Zoey contrasse tutti i suoi muscoli e si spiaccicò contro il muro, sperando con tutta se stessa di non star per essere uccisa. Non aveva la forza né per correre via, né tantomeno per difendersi. La sua paura aumentò esponenzialmente quando notò il tubo di ferro, in parte arrugginito, che la sagoma teneva in mano in maniera scomposta che strusciava contro il muro provocando quel fastidioso suono.
- Dannazione, sembra che tu abbia visto un fantasma. – la figura si fermò a qualche metro da lei. Zoey sbatté diverse volte gli occhi, poi, finalmente, iniziò a vedere qualcosa di più di un semplice contorno. Era un ragazzo alto, dai capelli neri, la barba incolta, il viso marchiato da diversi piercing e due occhi azzurri talmente lucenti che, probabilmente, sarebbe riuscita a vedere anche senza la luce tentennante.
- Chi sei? – domandò Zoey con voce esitante. Le sue labbra tremavano, mentre le gambe iniziavano a dare cenni di cedimento. Il ragazzo si lasciò andare ad una risatina, poi fece un passo in avanti ed allungò il tubo verso di lei.
- Calmati, bocciolo di rosa. – iniziò, fermandosi poco dopo – Qui le domande le faccio io. Intesi? – la guardò negli occhi in attesa di un cenno di assenso che Zoey mandò subito scuotendo la testa – Perfetto, vedo che siamo d’accordo. Chi sei? – domandò quindi lui, riportando leggermente verso di se l’arnese.
- Zoey. – balbettò la rossa – Mi chiamo Zoey. – corresse poi, senza però riuscire a cancellare i tentennamenti.
- Davvero un bel nome. – il ragazzo abbassò definitivamente il tubo e si grattò la nuca con la mano libera – Dalla tua faccia si direbbe che non hai idea del perché siamo qui. – accennò poi. Esalò un lungo sospiro ed attese con calma che Zoey proferisse parola.
- Non ricordo nulla. Solo come mi chiamo. – spiegò lei, serrando i denti sul suo labbro inferiore. Lo sguardo di Zoey passavano dal tubo arrugginito agli occhi del ragazzo ad una velocità disarmante.
- Ti pareva. – il ragazzo si lasciò andare ad una smorfia – Hai anche tu la carta? – domandò poi, ricevendo per risposta uno sguardo stranito da parte della rossa. Duncan infilò una mano in tasca e ne tirò fuori un pezzo di carta plastificata. Zoey assottigliò gli occhi per vedere meglio la figura che c’era sopra e, dopo qualche istante di tentennamento, riuscì a distinguere il disegno stilizzato del muso di un lupo – Guarda se ne hai una anche tu. – Duncan la invitò a verificare e lei, senza aggiungere una parola, poggiò le dita soprala tasca e subito sentì un leggero rialzo.
Affondò, non senza esitazioni, le mani al suo interno e ne estrasse una carta proprio come quella di Duncan, con il retro rossastro ornato di piccoli pallini viola e il contorno delle estremità bianco. La girò lentamente, fino a che anche la figura non le apparve completamente visibile: era il muso di una volpe rossa.
- Volpe. – lesse ad alta voce. Duncan guardò la carta per qualche secondo, poi distolse lo sguardo e sbuffò ancora.
- Dove cazzo siamo, all’allegra fattoria? – roteò gli occhi e colpì, senza metterci molta forza, il muro con il tubo di ferro.
- Come ti chiami? – domandò Zoey. Ci fu qualche secondo di silenzio, durante il quale il ragazzo boccheggiò diverse volte, per poi ancorare il suo sguardo verso il pavimento.
- Duncan. – non aggiunse altro, si limitò a fare un altro lungo sospiro e a riprendere a guardarsi intorno.
- Nemmeno tu sai perché siamo qui, giusto? – Zoey, intimidita da tutto quel silenzio, cercò di intavolare una conversazione che potesse essere utile ad entrambi.
- Da cosa l’hai capito? – accennò lui – Dal mio sguardo spaesato o da tutti i miei sospiri? – concluse, con un certo accenno di schiettezza. Duncan fece battere il tubo contro il muro, dopodiché mosse qualche passo verso di Zoey, fino a sorpassarla e a proseguire dritto.
- Dove stai andando? – domandò prontamente lei.
- Sto cercando la porta di uscita. – rispose, con un’ironia talmente sottile che per Zoey fu alquanto difficile da capire.
- Posso venire con te? – i loro occhi si incrociarono. Duncan all’inizio sembrò esitante, ma poi si limitò ad alzare le spalle.
- Fa come ti pare. – disse, dopodiché riprese a camminare verso una direzione a lui sconosciuta.
La loro camminata assieme durò parecchio, così come durò parecchio il velo di silenzio che si abbatté su di loro come una pioggia torrenziale. Zoey avrebbe voluto parlargli, ma non aveva un granché di cui discutere, anche perché non ricordava nulla che potesse aiutarla ad intavolare una discussione. Per di più, Duncan sembrava tutt’altro che interessato all’avere una propria conversazione con lei, era troppo stizzito dall’essere rinchiuso là dentro senza nemmeno sapere il perché per potersi lasciare andare ai convenevoli.
Tuttavia, dopo dieci lunghi minuti, qualcosa cambiò in quel lungo corridoio sporco e dalla luce mal funzionante. Alla loro destra, proprio come un’oasi nel deserto, apparve una porta di ferro. Era color verde bottiglia, fatta eccezione per varie parti scrostate piene di ruggine, ed aveva una piccola maniglia nera che sembrava tutt’altro che salda.
- Finalmente qualcosa di interessante. – Duncan poggiò la mano sulla maniglia e la tirò giù con forza. Un rumore stridulo e acuto pervase l’area, mentre con non poca fatica la porta si spalancava di fronte ai loro occhi.
Duncan entrò per primo, seguito da una Zoey tutt’altro che tranquilla. La stanza era completamente buia, tanto che Duncan dovette smanettare per qualche secondo prima di riuscire a trovare l’interruttore. Una volta premuto, la luce si rivelò essere esattamente come quella del corridoio: fioca e ad intermittenza.
Non appena poterono vedere qualcosa, sia Zoey che Duncan incominciarono a guardarsi attorno.
La stanza era dipinta di un bianco sporco ed ingiallito dal tempo, così come erano ingialliti i libri posti sugli scaffali di ferro mal ridotti che erano accatastati lungo i bordi della stanza. Al centro, invece, c’era un leggio in legno su cui era posto un libro chiuso.
- Dove siamo? – domandò Zoey guardandosi attorno. Teneva le mani strette sul costato e muoveva passi incerti cercando di stare dietro di Duncan. Era troppo intimorita per riuscire a prendere l’iniziativa. Non capiva bene il perché, ma era quasi come se avesse il presentimento che qualcosa di brutto stesse per accadere o, meglio ancora, per cominciare.
- Sembra una specie di biblioteca. – constatò Duncan. Si avvicinò ad uno degli scaffali e prese un libro a casaccio. Tentò di leggere la copertina, ma era scritta in una lingua a lui sconosciuta che gli ricordava l’arabo – Ma che diavolo sono questi caratteri? – lanciò il libro sulla mensola e riprese a gironzolare per la stanza.
Duncan si avvicinò al leggio al centro della stanza ed aprì il libro ad una pagina a caso. Nell’esatto momento in cui le pagine diventarono visibili, una flebile musichetta iniziò a riecheggiare all’interno della stanza. I due incominciarono a guardarsi attorno, fino a che non notarono una vecchia cassa posta in alto in uno degli angoli più bui della stanza.
- Benvenuti a tutti. - una voce sostituì la musica – È per me un onore essere qui e spero sia lo stesso per voi, miei cari cuccioli. Immagino vi starete chiedendo il perché siate rinchiusi qua dentro, giusto? – la voce si interruppe per qualche istante, dando il tempo a Duncan e Zoey si guardarsi in volto con espressione stranita – Ebbene, miei cari cuccioli, lasciate che vi racconti una storia. – una musica leggera si diffuse in sottofondo, poi la voce riprese a parlare.
- C’era una volta una volpe dal pelo rosso lucente. La volpe era ben voluta all’interno del bosco ed era considerata la regina incontrastata di quelle terre. Nessuno osava mettere in discussione l’autorità della volpe, perché tutti la amavano ed erano soddisfatti del modo in cui regnava sul bosco.
Tuttavia, un giorno un lupo osò sfidare la volpe. La volpe, che era buona e caritatevole, decise di accettare la sfida del lupo. Organizzò quindi una competizione all’interno del bosco, alla quale avrebbero partecipato tutti gli animali, perché era giusto che tutti avessero le stesse possibilità di vittoria.
La competizione consisteva in una caccia, alla quale parteciparono diversi animali. Il primo che avrebbe ucciso la volpe sarebbe stato il vincitore ed avrebbe ottenuto il titolo di re del bosco. – finito di raccontare la storia, la musica si interruppe.
- Adesso guardate nelle vostre tasche, miei giovani cuccioli. La carta che troverete vi dirà che animale siete. – la voce si fermò di colpo in attesa che tutti obbedissero al suo comando.
Zoey appoggiò la mano sopra la tasca, mentre il suo cuore batteva alla velocità di un motore a scoppio. Lei era la volpe. Duncan, dal canto suo, puntò gli occhi turchesi verso di lei, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo. Zoey sussultò, sempre più preda del panico.
Che la caccia alla volpe abbia inizio. –
Duncan saldò la presa sul tubo di ferro e Zoey sbiancò dalla paura. La ragazza indietreggiò con le gambe tremanti fino ad andare a sbattere con la schiena contro il muro. Dopodiché si ritrovò seduta per terra, con la sagoma di Duncan a coprire la fioca luce della stanza.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ciao! L’idea per questa storia mi è venuta casualmente, mentre pensavo ad un altro modo per poter utilizzare i personaggi OC. Sono giunto alla conclusione che quello che mi mancava fosse l’usarli come personaggi cattivi.
Perciò… beh, eccomi qua. Una storia slash come ai vecchi tempi, con *inserire numero casuale* di ragazzini dentro ad una casa e tante armi bianche per ammazzarsi allegramente.
Non preoccupatevi, questa storia NON è una Doey (almeno per ora eheheh).
Ah, parto con un presupposto di base: questa storia è ad OC, ma gli OC non sono indispensabili. Ergo, se non ce ne saranno abbastanza, forse, la storia andrà comunque avanti.
Vi lascio qua sotto la scheda del personaggio nel caso in cui decideste di partecipare.
Nome:
Cognome:
Età (sopra i 18):
Aspetto fisico:
Descrizione caratteriale:
Storia:
Abbigliamento generico:
Traumi eventuali (in questa storia potete metterli, ce ne sarà bisogno):
Animale di riferimento (potrebbe variare a seconda di varie variabili):
*Tutti i personaggi sono soggetti alla clausola Aya, ergo posso modificarli a mio piacimento per motivi di trama qualora fosse necessario. Non preoccupatevi, cercherò di non fare casini ;-)
 
Ah, quest’anno offro anche un delizioso servizio di “creazione d’identità/caratteristiche fisiche”, nel senso che se non avete idee/voglia per quanto concerne la creazione dell’OC, potete mandarmi semplicemente uno scheletro vuoto (ergo, solo Nome, Cognome, Aspetto fisico e abbigliamento) oppure un identikit caratteriale al quale io provvederò a creare un volto.
Vi ringrazio per la disponibilità, eventuale, e ci vediamo alla prossima!
   
 
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