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Autore: __Dreamer97    18/07/2021    4 recensioni
(FANFICTION INTERATTIVA, ISCRIZIONI CHIUSE)
“Durante l’ottobre del 1995, quarantatré donne nel mondo partorirono. Il problema? Semplice: nessuna di queste donne era incinta, all'inizio della giornata.”
Durante il 31 ottobre 1995, molti bambini nacquero in circostanze misteriose. Venivano tutti da luoghi differenti, ma avevano due cose in comune: erano maghi e streghe e avevano capacità speciali. Cercando di capire cosa fosse successo in quel determinato giorno, Richard McKinnon, famoso mago che aveva combattuto entrambe le guerre contro il Signore Oscuro, decise di prendere con sé dodici tra bambini e bambine, con lo scopo di studiare i loro poteri e di creare una squadra che combattesse contro il male. Anni dopo, la cosiddetta “Umbrella Academy” si è sciolta e ognuno dei ragazzi è andato per la propria strada. Tuttavia, la morte del loro padre adottivo sarà motivo di ritrovo per loro: chi ha ucciso Richard McKinnon? Qual era il movente? Nel frattempo, un altro gruppo sta indagando, cercando di capire cosa stia succedendo. Riusciranno i due gruppi a collaborare? Non c’è tempo da perdere: l’Umbrella Academy è stata convocata.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 9

 

“Il momento giusto è all’improvviso.”

felikz
 

 

 

 

 

 

 

Dicembre 2001, Scantinato, Villa Olympus,

 

 

            Il leggero ticchettio delle scarpe del Signor McKinnon risuonò per l’intera casa, dando all’ambiente un’atmosfera ancora più sinistra. Deciso, l’uomo si stava dirigendo verso il piano interrato della Villa, dove si trovava attualmente Numero Sette per il suo addestramento. Superate le scale che portavano al piano di sotto, il mago percepì solo il silenzio e storse il naso infastidito, credendo subito che il bambino, di sei anni compiuti da due mesi, si fosse addormentato. Accelerando il passo, Richard raggiunse la porta dello scantinato e, con un incantesimo, la aprì: notò subito la figura minuta di Felikz che, rannicchiato contro la parete di fondo, osservava il vuoto con gli occhi sgranati, mentre tremava leggermente per il freddo della stanza.

-Numero Sette, hai avuto progressi? – domandò il Signor McKinnon e, nel sentire l’improvvisa voce di suo padre, il bambino alzò subito lo sguardo, piantandolo in quello serio dell’uomo.

- Io… Ci ho provato… Ma non mi riesce… Ho paura a stare qui da solo. – rispose Felikz tirando su con il naso, mentre gli occhi si riempivano di lacrimoni. Tuttavia, quella scena non servì ad intenerire l’uomo, che sospirò abbastanza seccato.

- Numero Sette, ne abbiamo già parlato. Come pensi di poter fare parte dell’Umbrella Academy se non riesci a creare un portale in grado di poter salvare i tuoi fratelli? Senza di te potrebbero farsi del male, è questo quello che vuoi? – domandò e il bambino, che teneva molto ai suoi fratelli e alle sue sorelle, negò immediatamente.

- Non voglio che si facciano male… Ma non riesco a crearlo, non posso controllarlo! – esclamò il numero sette, cominciando a piangere. Quasi un mese prima, aveva creato un piccolo portale all’interno della cucina della Villa, destando subito l’interesse del Signor McKinnon: così come era stato trovato, Felikz era stato il settimo bambino a mostrare per la prima volta il suo potere speciale. Da allora, aveva cominciato il suo addestramento, che si svolgeva regolarmente all’interno dello scantinato.

- Se riuscirai ad uscire di qui da solo, allora potrai smettere il tuo addestramento. Ma fino ad allora, Numero Sette, rimarrai qui dentro. – fece Richard, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle. Nel notare quel gesto, Felikz si fiondò verso l’uscita, cercando di recarsi fuori, ma fu troppo lento. Così, immerso nuovamente nel buio, il bambino cominciò a prendere a pugni la porta mentre, terrorizzato, urlava al padre di lasciarlo uscire. Dopo qualche minuto, capendo che l’uomo non sarebbe tornato a liberarlo, si accasciò al suolo, piangendo ancora di più mentre si rannicchiava contro la parete. Per gli anni a venire, quell’addestramento gli sarebbe rimasto nella mente e, difficilmente, se ne sarebbe andato.

 

 

 

 

 

20 novembre, Reparto Avvelenamento, Terzo Piano, Ospedale San Mungo, Londra

 

 

            Il leggero rumore di passi che si sentiva nel corridoio dell’Ospedale continuava a rimbombare nella testa di Emerald, la quale non era abituata a tanto silenzio. Gli ospedali non le erano mai piaciuti, li trovava tristi, con troppo dolore ad impregnare le pareti bianche, neutre come lo era quel luogo. Si ricordava ancora di quella volta quando, a quattro anni, Elaija aveva rischiato la morte, o quando Cameron, durante il sesto anno, era finito lì dopo una brutta caduta durante una partita di Quidditch. Seduti sulle poltroncine come lei, gli altri membri dell’Umbrella Academy e alcuni dei ragazzi dell’Ordine di Morgana attendevano con ansia l’arrivo di qualche medico o, almeno, di qualche segno positivo.

-Quanto cavolo ci stanno impiegando, dannazione. – borbottò Jem, trattenendo l’impulso di tirare fuori una sigaretta: d’altronde, si trovava sempre in un ospedale.

Fortunatamente, qualche minuto dopo, Emerald vide Charlotte, che per tutto il tempo era stata seduta tra Fëdor e Harry, alzarsi velocemente, dirigendosi verso una figura, una donna dai capelli ramati, che camminava nella loro direzione: a giudicare dalla divisa color lime, la donna era un medico della struttura e, sempre a giudicare dalla sua espressione sorpresa, si capiva perfettamente che conoscesse la ragazza dai capelli rossi.

-Quella chi è? – sentì chiedere da Lauren, osservando come le due avessero cominciato a parlare. A rispondere ai suoi dubbi, fu Harry.

- Quella è la sorella di Charlotte, Coraline. – disse semplicemente il biondo, facendo sgranare gli occhi ai membri dell’Umbrella, che però non poterono dire niente, in quanto Charlotte stava tornando verso di loro, mentre il medico entrava nel reparto, dove loro stavano aspettando.

- Ha detto che adesso andrà a controllare le sue condizioni. Tra poco verrà a dirci qualcosa. – spiegò la pozionista, cercando di ignorare gli sguardi degli altri. A quel punto, Emerald sospirò, sollevata: finalmente, avrebbero conosciuto le condizioni di Numero Sei.

 

 

 

 

 

 

19 Novembre, Corridoio del primo piano, Criterion Restaurant, Londra

 

 

            Cercando di non voltarsi indietro per non perdere velocità, Caleigh correva tra i corridoi del locale, cercando di sfuggire ai due maghi che la stavano inseguendo. Maledì mentalmente il vestito che indossava che, nonostante fosse corto, le limitava i movimenti; per quanto riguardava i tacchi, quelli li aveva buttati già da tempo, per non rischiare di inciampare. Ad un certo punto, per cogliere di sorpresa i due uomini, si voltò di scatto, lanciando in contemporanea una fattura che riuscì a colpire i due inseguitori. Soddisfatta, si girò di nuovo per correre via, andando però a sbattere contro qualcuno che correva nella sua direzione.

-Ahi! Porco Merlino che botta! – esclamò lei massaggiandosi una spalla.

- Caleigh, ti sto cercando da una vita, mi stavo preoccupando! – esclamò Emanuel, a quanto pare la persona con cui si era scontrata. La ragazza si sentì subito sollevata nell’aver trovato un compagno.

- Mi dispiace, ma quei due ce l’avevano con me e stavo cercando di allontanarli. Gli altri come stanno? – domandò subito la Medimaga, seguendo il suo compagno che, nel frattempo, si era mosso per il corridoio.

- Gli altri per adesso bene, ma anche loro hanno dei problemi… Ma tu invece, perché non ti sei smaterializzata? –

- E’ come se qualcuno avesse messo una specie di campo di forza attorno all’edificio e non riesco a farlo… - a quelle parole, il moro si voltò verso di lei confuso.

- Come i poteri di Lauren? – chiese e la ragazza annuì.

- O Lauren ha creato un campo prima di andare al Ministero, oppure qui qualcuno la sta emulando. – nell’andare, i due videro Fëdor combattere con una strega, riuscendo a stordirla con una fattura.

- Fëdor! Stai bene? – domandò il Capo dell’Ordine e Numero Uno annuì.

- Ho perso di vista gli altri, ci hanno colti di sprovvista… Dovrei andare al Ministero a controllare. – disse il biondo ma Caleigh scosse la testa.

- Non sappiamo se anche lì sono stati attaccati. In ogni caso, se la sanno cavare, sono forti. Non abbiamo nulla di cui preoccuparci. -

 

 

 

 

 

Primo Livello, Ministero della Magia, Londra

 

 

            Attorno a sé, Lauren poteva percepire benissimo i pensieri dei suoi fratelli e dei suoi amici. Da quando era cominciato lo scontro la sua testa aveva cominciato a pulsare, piena delle emozioni e delle sensazioni delle persone che la circondavano. Tuttavia, aveva ormai imparato da tempo come gestire la situazione ed in quel momento, mentre lanciava un incantesimo dopo l’altro, si preoccupava di intercettare solamente i pensieri dei suoi fratelli e amici. Vide Charlotte e Harry, fianco a fianco, braccati da cinque maghi e decise quindi di utilizzare i suoi poteri, riuscendo così a spingere lontano i nemici e a liberare i due ragazzi, che la ringraziarono con un cenno. All’improvviso, nella sua testa percepì dolore e subito si voltò, alla ricerca di suo fratello Oberon. Appena lo trovò, sgranò gli occhi, trattenendosi dall’urlare: suo fratello era a terra, alcune vene visibili ad occhio nudo e di uno strano color verde. Accanto a lui, Travis cercava di svegliarlo, scuotendolo per far sì che aprisse gli occhi. A quella visione, spostò subito lo sguardo, trovando di fronte a sé un ragazzo alto che, a giudicare dal sorriso, doveva trattarsi del responsabile. Il corvino alzò una mano, pronto subito ad intervenire, ma Lauren fu più veloce.

-Diffindo! – urlò la ragazza e dalla sua bacchetta partì un raggio che colpì il braccio del ragazzo, ferendolo. Questi, colto alla sprovvista, gemette dal dolore e si voltò subito per osservarla: portava addosso una maschera nera, impedendo così di essere riconosciuto. Lauren alzò ancora la bacchetta ma, prima che potesse lanciare un nuovo incantesimo, quello si smaterializzò. Senza neanche preoccuparsi di quello, Numero Otto corse verso Travis che tentava ancora invano di risvegliare il fratello.

- È come con Elaija, i miei poteri non funzionano! – sbottò Numero Dodici, tentando in tutti i modi di attivare il suo potere.

- Cosa è successo? – domandò Lauren preoccupata, mentre cercava in qualche modo di controllare i segni vitali di suo fratello prendendogli il polso, vi era ancora battito.

- Stavamo combattendo e, ad un certo punto, quello è sbucato dal nulla e ha fatto qualcosa ad Oberon, ma non so cosa! – ribatté il dodici quasi sull’orlo di una crisi nevrotica. Tuttavia, non aveva senso pensarci in quel momento: dovevano salvare Oberon. Così, Lauren mandò un messaggio a Felikz, che subito si smaterializzò vicino a loro. Prima che potesse dire qualcosa, la ragazza parlò.

- Feli, mi serve che tu lo porti subito al San Mungo, ha bisogno di essere curato! – esclamò lei e Numero Sette, senza chiedere niente, afferrò il fratello e si smaterializzò, lasciando Numero Otto e Numero Dodici da soli.

- Forza, - disse Travis, con il fuoco negli occhi, - facciamo il culo a questi stronzi. –

 

 

 

 

 

2005, Stanza di Uno, Villa Olympus

 

 

-Perché lo devo fare io? – domandò preoccupato Felikz osservando i suoi fratelli, che si trovavano di fronte a lui e che si aspettavano una risposta. Quel giorno, sotto la ferrea e inalterabile decisione del padre, i ragazzi si erano dovuti far tatuare il simbolo dell’Umbrella Academy, un ombrello nero all’interno di un cerchio del medesimo colore, sul braccio destro, per rappresentare la loro appartenenza. Per “combattere” quel simbolo, Mathias aveva proposto di creare un loro simbolo da tatuarsi e Gabriel, visti tutti i libri che leggeva, aveva avuto la brillante idea di utilizzare i Tarocchi e di affidare ai vari fratelli un Arcana Maggiore. Così, Cameron, Mathias, Elaija e Travis, con l’aiuto di Felikz che era stato utilizzato per il trasporto, erano riusciti ad arrivare fino a Bloomsbury, dove avevano trovato un piccolo negozio di tatuaggi. A quel punto, Cameron aveva creato una nube nera che aveva completamente riempito il locale mentre Mathias, grazie alla sua velocità, era riuscito a prendere tutte le attrezzature – non sapeva cosa servisse, per questo aveva praticamente preso quasi tutto – ma le avrebbe riportate indietro, non era mica un ladro.

In quel momento, si trovavano tutti chiusi nella camera di Fëdor, con quest’ultimo e Oberon che avevano chiesto a Numero Sette di fare i tatuaggi a tutti i fratelli.

-Pensaci Feli, sei l’unico qui che sa disegnare perfettamente e che ha mano ferma. Ci stiamo mettendo nelle tue mani e abbiamo piena fiducia in te. – Numero Sei lo guardava implorante, cercando di ignorare il “non proprio tutti” di Travis, prontamente schiaffeggiato da Lauren, e Felikz sospirò, sapendo che i due sarebbero andati avanti all’infinito.

Alla fine, quattro ore e mezza dopo, tutti e dodici si ritrovarono due tatuaggi sulle braccia: uno, avrebbe simboleggiato la loro appartenenza all’Umbrella Academy, mentre l’altro, diverso per ognuno ma simile agli altri, avrebbe sempre ricordato loro il legame che condividevano.

 

 

 

 

 

Ministero della Magia

 

 

Ophelia stava lanciando incantesimi con una furia che non aveva mai avuto: non appena aveva visto Oberon cadere a terra e Travis corrergli incontro, aveva subito intuito che qualcosa di grave doveva essere successo. Così, accecata dalla rabbia, aveva smesso di utilizzare la bacchetta, passando all’utilizzo dei suoi poteri speciali: il corridoio si era ritrovato presto illuminato dai fulmini che la ragazza creava, colpendo ogni mago che minacciava lei e gli altri. Di fianco a lei, Emerald continuava ad usare la bacchetta, cercando solo il momento adatto per poter utilizzare il suo potere. Ophelia scagliò una fattura ad una donna che si trovava di fronte a lei, ma quest’ultima fu veloce a spostarsi. Fece per lanciare un incantesimo a Numero Cinque ma, prima che Ophelia potesse fare qualcosa, Felikz le apparve vicino e la strinse a sé, teletrasportandosi per aiutarla. Ricomparvero qualche metro più in là ed Emerald li raggiunse.

-Però, che salvataggio! – esclamò Numero Due scostandosi una ciocca di capelli dal viso sudato.

- Come sta Oberon? – domandò subito la bionda e Numero Sette fece una smorfia.

- Non bene. È stato avvelenato, se non ho capito male, ma non so come sia successo… - spiegò il ragazzo, guardandosi attorno per evitare che qualcuno li attaccasse.

- Penso che faccia parte dei nati come noi, ne sono sicura. Travis non è riuscito a fare niente, come l’altra volta. – replicò Emerald, mentre muoveva la bacchetta per lanciare un incantesimo ad una strega che li stava attaccando.

- Sono in troppi, così non riusciremo mai a fermarli! – sbottò la mora e a Felikz venne improvvisamente un’idea.

- Ophelia, crea della nebbia per impedire loro di poterci vedere. Al resto ci pensiamo io ed Em. – Numero Cinque lo guardò stranita, ma decise comunque di dar retta al fratello.  Chiuse gli occhi e in pochissimi secondo un folto strato di nebbia stava riempiendo il corridoio. La bionda sentì subito quei maghi borbottare qualcosa ma durò poco, in quanto sentì un potente ruggito rimbombare per le pareti. In mezzo alla nebbia, poteva benissimo vedere la linea sinuosa della tigre di Emerald, o aurea azzurrina creata da Felikz quando si teletrasportava. Così, ormai piena di adrenalina, ricominciò a scagliare fulmini contro i suoi nemici.

- Diamo inizio alle danze. –

 

 

 

 

 

Sala Principale, Criterion Restaurant

 

 

            -Scarlett, tutto ok? – nel sentire la voce preoccupata di Jem, Scarlett si girò, vedendolo subito correre nella sua direzione insieme a Fëdor. Nel vederli, la donna si sentì subito sollevata.

- Io sto bene, non preoccupatevi, sono abituata. Come Auror vedo di peggio. – si sbrigò a dire, non volendo preoccuparli ancora più del necessario. In seguito, con un cenno della testa, la bionda indicò la folla di gente che si diffondeva da tutte le parti in preda al panico.

- Dobbiamo evacuare il posto ed evitare che la gente si faccia male da sola. Cercate di prendere tempo. – i due annuirono e si misero all’opera. Mentre Scarlett aiutava la gente a fuggire, i due stavano pronti, con le bacchette in mano, per evitare di essere colti di sorpresa.

- Può davvero esserci un altro nato come voi con gli stessi poteri di Cameron? – domandò l’insegnante e il biondo scosse la testa.

- Non credo. L’unico che aveva una possibilità di avere gli stessi poteri di Cam è Gabriel, ma anche lui ha avuto poteri diversi. O è una specie di incantesimo potente, altrimenti… può rubare i nostri poteri. – ammise Numero Uno. Ad un tratto, l’intera sala cominciò ad essere ricoperta da una nube nera e Fëdor pensò inizialmente a suo fratello, pensando a come mai stesse facendo una cosa del genere. Fu solo quando vide la nube scagliarsi contro di loro che capì.

- Jem, attento! – gridò e l’altro uomo fu veloce a lanciare un incantesimo di protezione, impedendo così alla nube di avvolgerlo.

- Uffa, siete così noiosi… Mi fate quasi addormentare. – disse una voce, che i due collegarono immediatamente alla ragazza che li stava attaccando.

- Fatti vedere, brutta stronza! – urlò Jem, guardandosi intorno per cercare di vederla. Nel mentre, continuava a bloccare la nube.

- Non lasciare che la polvere ti avvolga, altrimenti potrà vedere tutte le tue paure e controllarti. – gli comunicò Fëdor, conoscendo bene il potere di Numero Quattro.

- Complimenti, Numero Uno, vedo che conosci bene questo potere. D’altronde, hai anche cercato di combatterlo. – continuò la ragazza, decidendo finalmente di mostrarsi ai due ragazzi. Il lungo abito blu che indossava risaltava ancora di più la sua carnagione pallida, facendola assomigliare ad una bambola di porcellana.

- Che cosa volete? – domandò Fëdor tenendo i suoi occhi incollati su di lei.

- Pensi che io sia così stupida da dirtelo? Ti facevo più sveglio, Numero Uno. – ribatté lei, sempre con lo stesso tono monotono.

- Ti proclami ancora a capo della tua famiglia, eppure non sai nemmeno se in questo momento gli altri al Ministero stiano bene… - messo di fronte a quelle parole, il ragazzo si ritrovò senza nulla da dire, mentre i dubbi cominciavano ad assalirlo. Tuttavia, prima che potesse chiedere qualcosa, la ragazza si smaterializzò, portando con sé la nube nera.

- Fëdor, non credere minimamente a quello che ti ha detto, può averlo fatto per mandarti in crisi! – esclamò Scarlett, che aveva sentito tutta la conversazione, mentre li raggiungeva.

- Devo andare a controllare se stanno bene. – disse lui, venendo però fermato da Jem.

- Non puoi fare una cosa del genere, ti devi calmare. – provò l’uomo, ma senza successo.

- Sono i miei fratelli e sono il maggiore e devo sapere se stanno bene… -

- Anche qui ci sono i tuoi fratelli! – sbottò ad un certo punto Scarlett, lasciando Numero Uno senza parole, spingendo la donna a continuare.

- Elaija, Gabriel, Cameron e Mathias si trovano qui da qualche parte e anche loro avranno bisogno del tuo aiuto. Non puoi essere in entrambi i posti. Occupiamoci prima di questi pazzi e poi andremo ad aiutare loro. –

Numero Uno non era molto convinto, ma sapeva che Scarlett aveva ragione: i suoi fratelli erano lì da qualche parte e avevano bisogno di lui.

 

 

 

 

 

Ministero della Magia

 

 

            Dopo che Felikz si era smaterializzato con Oberon per portarlo al San Mungo, Lauren e Travis avevano ripreso la battaglia. Travis era agguerrito, avendo in sé il desiderio di vendicare suo fratello. Tuttavia, un movimento attirò la sua attenzione e subito si mosse verso Sheryl, in difficoltà contro un mago che la stava tartassando di incantesimi.

-Stupeficium! – urlò Numero Dodici e riuscì a colpire il tipo, scaraventandolo a qualche metro più in là.

- Sheryl, stai bene? – domandò correndo verso di lei: la ragazza aveva una lunga ferita alla testa e il colore brillante del suo sangue risaltava ancora di più sulla sua pelle lattea. Subito Travis sgranò gli occhi, ma Numero Undici fece un piccolo gesto con la mano.

- Travis, sto bene, è solo un graffio. Mi sono distratta un attimo e sono stata colta di sorpresa, niente di grave. – tentò di spiegare, ma si zittì subito non appena sentì la mano di lui sulla sua guancia, in prossimità della ferita. Subito venne travolta da una sensazione di leggero torpore e il dolore alla testa passò, come se non fosse mai esistito.

- Adesso è tutto a posto. – commentò lui guardandola negli occhi e lei si ritrovò costretta a voltarsi per impedire a Travis di notare il suo rossore.

- Gli altri dove sono, stanno tutti bene? – chiese lei per cambiare argomento e il silenzio che incontrò come risposta la preoccupò. Si girò nuovamente verso Numero Dodici, che ora aveva un’espressione cupa in volto.

- Hanno ferito gravemente Oberon. Felikz si è smaterializzato per portarlo al San Mungo, ma è abbastanza grave. – disse e la rossa sentì il sangue gelarsi nelle vene.

- Ferito? Come è possibile? – fece lei senza parole.

- È come noi, Sheryl. È uno dei nati il 31 ottobre. – pronunciò e Numero Undici rimase ancora a bocca aperta, non sapendo cosa dire. Fin da quando avevano iniziato ad indagare sulla morte di loro padre, Sheryl aveva sempre avuto la certezza che niente avrebbe potuto attaccarli. Tuttavia, con Oberon ferito e nessuna informazione sui fratelli rimasti al locale, le sue certezze erano scomparse.

 

 

 

 

 

Giugno 2011, Ufficio della Preside, Hogwarts

 

 

            Da quando aveva ottenuto il ruolo di Preside, Minerva McGranitt aveva fatto di tutto per poter riportare Hogwarts al suo stato originale. Dopo anni di sacrifici, la donna era riuscita nel suo intento ed ora la scuola vantava nuovamente del prestigio di una volta. Tuttavia, oltre a quello, aveva ottenuto anche certi elementi, che un po’ ricordavano alla strega dei suoi vecchi alunni: dodici ragazzi, quattro ragazze e otto ragazzi attualmente del V anno, avevano suscitato lo stupore di tutti all’interno della scuola e, in quel momento, uno di loro, fasciato dalla divisa nera e gialla, sedeva a capo chino di fronte a lei. Non appena era venuta a conoscenza di quello che era successo quella stessa mattina, la donna aveva sospirato sconsolata: era l’ultima settimana di scuola e, sinceramente, aveva sperato ardentemente di finire senza guai.

-Lei sa perché si trova qui, signor McKinnon? – domandò Minerva e il ragazzino annuì, i capelli che gli coprivano parte del viso.

- Preside McGranitt, posso spiegarle… - cominciò a dire il ragazzino ma la donna scosse la testa.

- Ha attaccato un altro suo compagno di scuola, che ora si trova in Infermeria. Se fosse successo qualcosa di più grave, lei avrebbe rischiato la sospensione con conseguente bocciatura o, come credo, anche l’espulsione. – continuò la donna, mentre lo studente si irrigidiva improvvisamente. A quel punto, la strega sospirò.

- Felikz, scusami se entro in informalità, ma non è la prima volta che succede una cosa del genere. Tuttavia, non mi sembri proprio un ragazzo sconsiderato ed impulsivo. –

- Mi dispiace davvero tanto, Professoressa, giuro che non succederà più, e inoltre… -

- Che cosa pensi di fare l’anno prossimo? Hai già scelto quali materie continuare a seguire? Sai già cosa vuoi fare una volta terminata la scuola? – a quelle domande, Felikz interruppe la sua linea di scuse, cominciando ad osservare la donna come se fosse impazzita.

- Materie? Ehm, non lo so. All’inizio volevo diventare Auror, ma non credo di aver superato i G.U.F.O. E comunque, penso che rimarrei nell’Umbrella Academy… Non penso che mio padre ci lasci intraprendere altre strade. - disse il ragazzo, già pensando al suo futuro all’interno dell’Accademia. A quel punto, Minerva prese un respiro profondo.

- Non dovrei dirlo adesso, ma hai ottenuto una O in Difesa Contro le Arti Oscure, Trasfigurazione e Pozioni, mentre una E in Erbologia, Incantesimi e Cura delle Creature Magiche. Nelle altre hai una A, ma comunque hai ottenuto i G.U.F.O. in tutte le tue materie, dovresti esserne orgoglioso. – disse lei sotto lo sguardo attonito di Felikz: sapeva di non essere bravo come Lauren o Ophelia o Gabriel, ma si era sempre impegnato per raggiungere delle ottime valutazioni. Sapeva anche che il suo problema principale non era lo studio, ma il comportamento, cosa che gli penalizzava sempre i voti. Di fronte allo sguardo stupito di Felikz, la Professoressa sorrise.

- Vedi Felikz, so che avete sopra di voi la pressione della vostra famiglia, ma dovete anche pensare a voi stessi. Comincia a seguire i corsi per diventare Auror. Ovviamente, dovrai impegnarti come tutti gli altri e di sicuro migliorare alcuni aspetti del tuo “comportamento”. Detto questo, è libero di andare. Buona estate. – Felikz ringraziò la donna e, dopo essersi alzato, la ringraziò nuovamente per poi dirigersi velocemente verso il suo dormitorio, a prendere le sue cose per poter tornare a casa. Solo lui poteva decidere del suo futuro e avrebbe fatto di tutto pur di riuscire a realizzarlo.

 

 

 

 

 

 

Sala da ballo, Criterion Restaurant

 

 

            Elaija si guardò intorno, cercando qualche viso familiare tra i tanti sconosciuti. Nella Sala da ballo, dove attualmente si trovava, regnava il caos: sedie e tavoli ribaltati, cibo e bevande sul pavimento. Nel vedere quello, aveva capito che l’intento di quelli che li avevano attaccati non era quello di ferire le persone lì presenti, ma di colpire loro. O di distrarli da qualcosa.

-El! – Numero Nove si sentì chiamare da una voce conosciuta e si voltò, riconoscendo subito Emanuel e Caleigh. Fece per aprire bocca, ma il Capo dell’Ordine lo prese per un braccio e quasi lo strattonò.

- Non puoi stare così in piedi in mezzo alla sala, ti farai uccidere! – gli disse il moro, con uno sguardo che al moro ricordò quello che Fëdor gli rifilava quando lo beccava a fare marachelle. Il viso di Elaija si corrucciò, infastidito nell’essere trattato come un bambino, ma prima che potesse dire qualcosa venne ancora trascinato da Emanuel, mentre Caleigh lanciava degli incantesimi verso degli uomini che li stavano attaccando. Tuttavia, alcuni maghi comparvero di fronte a loro ed Emanuel e Elaija presero le loro bacchette, pronti ad attaccare. Vennero lanciati i primi incantesimi e lampi di luce blu e rossi attraversarono la stanza, cercando di colpire l’avversario. Ben presto, i tre ragazzi si trovarono subito circondati, in netta minoranza rispetto ai maghi nemici. Elaija si guardò intorno, notando subito come Emanuel e Caleigh si trovassero in difficoltà e in quel momento non sarebbero mai stati efficaci come i primi. Così, cercò di concentrarsi per trovare un’idea che li avrebbe fatti uscire vivi e fu in quel momento, che si rese conto di una cosa: in tutta la sala, echeggiavano i rumori della battaglia, il suono dei vetri che si infrangevano, ma anche suoni di esplosioni, incantesimi, persino il vento che passava attraverso le finestre ormai distrutte. Così, come gli era stato insegnato, chiuse gli occhi, lasciando che quella melodia, che poteva sentire solo lui, si amplificasse, in modo tale da interrompere quell’attacco.

Emanuel si rese subito conto che qualcosa stava cambiando nell’aria quando vide gli uomini e le donne che li attaccavano portarsi le mani alla testa, in un disperato tentativo di bloccare qualsiasi orribile suono stessero sentendo in quel momento. Tuttavia, Emanuel non riusciva a capirli, perché lui stava ascoltando tutt’altro, ovvero una dolce melodia, come se si trovasse circondato da un’orchestra in pieno svolgimento di un concerto. Quasi calmo, addirittura rilassato, si voltò, trovandosi di fronte l’espressione feroce di Numero Nove, che stava utilizzando il suo potere per salvarli. Ad un tratto, i maghi caddero a terra privi di sensi, come dei burattini ai quali erano stati tagliati i fili e, solo in quel momento, il viso di Elaija si rilassò, guardandosi poi intorno per accertarsi delle condizioni dei due compagni.

-Sono svenuti per i rumori? – domandò il Capo dell’Ordine e il numero nove negò, spiegando subito a gesti le forti emozioni di terrore e paura che aveva voluto far sentire, mentre a loro, per evitare danni, aveva cercato di trasmettere pace.

-Però, se avessi saputo che eri così agguerrito, ti avrei aizzato prima. – commentò Caleigh, strabiliata dalle doti del ragazzo. Il biondo fece un piccolo sorriso imbarazzato e mosse leggermente la testa, come a voler ringraziare la ragazza delle sue parole. Anche Emanuel sorrise.

- Se non fosse così dotato, non sarebbe un membro dell’Umbrella Academy. Forza, occupiamoci degli altri. Dobbiamo impedire che qualcuno si faccia male. -

 

 

 

 

 

Ministero della Magia

 

 

Charlotte si trovava da sola a girovagare per i corridoi del Ministero. Sapeva che non avrebbe dovuto allontanarsi da sola, ma aveva visto il ragazzo che aveva ferito Oberon allontanarsi dallo scontro, così aveva deciso di seguirlo. Con la bacchetta in mano per non trovarsi impreparata, Charlotte controllava ogni singolo angolo del luogo, cercando anche il minimo movimento.

-Bene bene, qualcuno si è staccato dall’alveare. Anche se non era chi mi aspettavo. – pronunciò una voce alle sue spalle e la ragazza si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con il ragazzo, che la guardava sogghignando, nonostante il volto fosse coperto dalla maschera.

- Lasciatelo dire, sei un pezzo di merda. – replicò la rossa puntandogli contro la bacchetta. A quel gesto, il corvino scoppiò a ridere.

- Volgare come sempre, Charlotte? Non si addice ad una signora. – nel sentirsi chiamare per nome, Charlotte sussultò leggermente, cercando invano di non darlo a vedere.

- Come consoci il mio nome? – chiese quindi e lui la guardò sorridendo.

- Io so tutto di voi, mio piccolo raggio di sole. Siete stati bravi voi dell’Ordine a nascondervi dal mondo intero. Ma non avete fatto i conti con noi. – Charlotte aggrottò le sopracciglia ma, improvvisamente, si ritrovò scaraventata all’indietro, finendo poi per picchiare la testa contro il pavimento. Gemette dal dolore e si portò una mano al naso, che già perdeva sangue. Con la testa che girava, iniziò a cercare la sua bacchetta, scappata dalle sue mani, mentre il ragazzo cominciava ad avvicinarsi a lei. Quando lui le fu distante solo qualche metro, alzò la becchetta, puntandola verso di lei. Tuttavia, prima che potesse fare qualcosa, la bacchetta gli volò di mano e, dopo averla vista volare, si girò trovandosi Katrina e Harry che gli puntavano contro le bacchette. Contemporaneamente, i due lanciarono due incantesimi differenti, ma il ragazzo fu più veloce di loro, riuscendo a smaterializzarsi prima di essere attaccato. Non appena rimasero soli, i due si recarono subito dall’amica.

- Ti ha dato di volta il cervello? Potevi farti ammazzare! – iniziò a gridare Harry preoccupato e Charlotte si portò una mano alla testa. Nel notare la scena, Katrina tirò uno schiaffò sulla testa del biondo.

- Sono questi i modi? – fece lei e lui la guardò truce.

- Kat, dovresti essere arrabbiata, ha rischiato la sua vita! –

- Certo che sono arrabbiata, ma è ferita e non è urlando che risolveremo le cose. Charlotte, dobbiamo curare quella botta. – di fronte al tono duro utilizzato dal Vice-Capo, Harry si era ammutolito, ritrovandosi però a darle ragione: non appena vide la sua migliore amica a terra, aveva quasi perso la ragione. Aveva già perso troppe persone a lui care, non era disposto a perderne altre.

 

 

 

 

 

Giardino, Criterion Restaurant

 

 

Gabriel si trovava nascosto dietro le siepi dell’immenso giardino, spiando ogni tanto al di là delle foglie. Si stava nascondendo dalla ragazza bionda che li aveva attaccati e che, in quel momento, stava utilizzando il potere di suo fratello. Specchio, fu la prima cosa che gli era venuta in mente non appena l’aveva vista all’opera.

All’improvviso, sentì dei passi accanto a lui e prese in mano la sua bacchetta. Tuttavia, alla vista dei numeri quattro e dieci, tirò un sospiro di sollievo.

-Stai bene? – chiesero in contemporanea i due, scambiandosi poi un’occhiata sbilenca. A Gabriel però non sembrava importare in quel momento, in quanto si sentiva sollevato dalla presenza degli altri due.

- Io sto bene, ma la ragazza sa che mi sono nascosto qui. È un miracolo che non vi abbia beccato. – replicò Numero Tre, dandosi ancora un’occhiata in giro. Nel sentirla nominare, gli occhi del gemello si fecero ancora più scuri.

- Quella brutta stronza. Io non posso fare niente, ha i miei stessi poteri! –

- Ti sbagli. – a quelle parole, entrambi i gemelli si voltarono verso Mathias, che aveva lo sguardo di chi si era appena ricordato qualcosa di importante.

- Cosa vorresti dire? – gli domandò Cameron, non riuscendo a capire. Numero Dieci alzò lo sguardo su di loro.

- Vi ricordate le lezioni di papà? Del fatto che ci avesse detto che ne esistevano altri come noi ma con poteri diversi? – continuò il moro, mentre i due realizzavano finalmente le sue parole.

- Pensate che i due che ci stanno attaccando facciano parte dei bambini nati in circostanze misteriose? – alle parole di Cameron, Gabriel annuì.

- Sì. E credo anche che quella possa prendere i nostri poteri e replicarli. Penso che si tratti di una specie di riflesso, o specchio, come lo chiamava papà. – continuò il rosso.

- Dobbiamo capire, però, se li può replicare tutti insieme oppure no e, soprattutto, come abbia ottenuto i poteri di Cam. – ribatté Mathias, mentre tirava fuori la bacchetta a causa di alcuni rumori. Fu a quel punto che Cameron, che era rimasto in silenzio durante la spiegazione, ebbe un’illuminazione.

- E’ riuscita ad ottenere i miei poteri perché mi ha toccato. Riesce a prenderli se ha un contatto fisico con noi! – esclamò e gli altri due lo guardarono interrogativo.

- E come facciamo ad esserne sicuri? – chiese Gabriel. I tre stettero in silenzio, cercando di escogitare qualcosa. Tuttavia, il suono di una voce vellutata li costrinse a stare immobili.

- Lo so che vi nascondete qui, è inutile provare a scappare. – quasi annoiata da tutta la situazione, la ragazza che li aveva attaccati stava camminando per il giardino, precisamente nei pressi della fontana. Attorno alle sue mani, piccole nubi di polvere nera fluttuavano, pronte per essere usate al minimo movimento. Fu a quel punto che a Mathias venne un’idea.

- Facciamole prendere il mio potere e vediamo che succede. Tanto i vostri poteri si annullano a vicenda ma sono potenti, con il mio non può andare da nessuna parte, se non sa controllarlo. – si propose e a quel punto i due gemelli poterono solo annuire, in quanto sapevano che, in ogni caso, Mathias avrebbe avuto ragione: i loro poteri erano forti, quelli di Cameron soprattutto, ma entrambi si annullavano a vicenda, come se fossero quasi complementari. Prima però che potessero dire qualcosa, Mathias partì all’attacco, lasciando dietro di sé una scia argentata.

Nel frattempo, la ragazza stava ferma, vicino alla fontana, ascoltando in silenzio ogni singolo suono. Rimase immobile, finché non percepì l’aria cominciare a vibrare. Immediatamente, scatenò le nubi nere, cercando di colpire quella scia, che riconobbe essere Numero Dieci, che le vorticava attorno. Tuttavia, non riuscì a fermarlo completamente e Mathias le passò di fianco, toccandola proprio sul polso destro e si allontanò. Quasi subito, le nubi scomparvero e la ragazza emise un gemito di frustrazione, prendendo velocemente la sua bacchetta per evitare altri attacchi da parte del ragazzo.

-Ha funzionato! Avevamo ragione! – sbottò Gabriel stringendo lo smoking del gemello. I due videro la ragazza, infastidita, guardarsi attorno ancora una volta, per poi smaterializzarsi.

- Che vi avevo detto? Avevo ragione! – fece Numero Dieci avvicinandosi a loro, tutto sorridente per avere avuto ragione. I tre si guardarono intorno, ma non percepirono nessuna presenza ostile.

- Perfetto, io direi di cercare gli altri. Finché quella non tocca qualcun altro siamo a posto. Ora preoccupiamoci dell’altro. – propose Cameron. Una minaccia erano riusciti ad eliminarla, ma non era ancora finita. Erano ancora in pericolo.

 

 

 

 

 

2014, Ufficio di Richard McKinnon, Villa Olympus

 

 

            Felikz rientrò presso la Villa a tarda notte, quando ormai il silenzio aveva occupato l’intero edificio. Nel notare quel dettaglio, sospirò pesantemente, richiudendosi la porta alle spalle e cominciando a dirigersi verso il primo piano. Cercò poi di raggiungere la sua camera, la numero Sette, l’unica ancora aperta, quando la voce potente di suo padre lo richiamò dall’ufficio. Sbuffando, si recò velocemente nello studio dell’uomo, desiderando solamente di andare in camera sua per poter riposare.

-Volevi vedermi, papà? – chiese il giovane, avvicinandosi alla scrivania dove Richard era occupato a compilare alcune carte. Non appena lo sentì, il mago alzò leggermente lo sguardo, per ritornare poi a guardare i fascicoli.

- Sei rientrato troppo tardi e questa cosa non va bene. Ricordo che avete gli allenamenti la mattina presto, quindi presentarsi senza l’adeguato riposo non è accettabile. Domani parlerò con Numero Uno, voi ragazzi dovrete avere più disciplina… -

- Papà, Fëdor non c’è più, se n’è andato. Come gli altri, sono rimasto solo io. – interruppe Felikz, rimasto allibito dalle parole dell’uomo: possibile che non si fosse nemmeno reso conto di questo dettaglio? A quelle sue parole, l’uomo alzò finalmente su di lui, facendo rabbrividire il ragazzo.

- Allora, a questo punto, sarai l’unico membro dell’Umbrella Academy. Ora va, sto progettando alcune missioni che dovrai fare nei prossimi giorni. Buonanotte, Numero Sette. – dopo quel congedo, Felikz mormorò un saluto di rimando, uscendo dall’ufficio e dirigendosi subito in camera sua. Qui, chiusa la porta, prese un lungo sospiro, cercando in tutti i modi di non prendere a pugni il muro. Tuttavia, non poté impedire alle lacrime di scendere, perché con quella frase di suo padre, aveva realizzato quello che per giorni si era rifiutato di accettare: era rimasto solo. Tutti i suoi fratelli e sorelle se ne erano andati, e lui? Non aveva avuto il coraggio di fare la stessa cosa.

Sospirando ancora, si buttò sul letto, gettando poi uno sguardo alla sua scrivania dove, in mezzo a tutte le sue scartoffie, si trovava una lettera importante che, tuttavia, non avrebbe ascoltato:

 

“Gentile Signor McKinnon, le comunichiamo che ha superato i test di ammissione con il massimo dei voti, con la conseguente ammissione all’Accademia Auror. La aspettiamo per l’inizio delle lezioni.

Cordiali saluti,

 

Harry Potter

Capo del Dipartimento Auror

 

 

 

 

 

Ministero della Magia

 

 

            Felikz continuava a lanciare incantesimi senza sosta, alternandosi con la creazione dei suoi portali per cogliere i nemici di sorpresa. Tuttavia, i suoi poteri stavano cominciando a vacillare, segno che fosse già troppo tempo che li utilizzava. Notò anche i suoi fratelli nelle stesse condizioni, feriti e stremati dalla lotta. All’improvviso, quasi simultaneamente, i maghi e le streghe che li stavano combattendo si smaterializzarono, lasciandoli soli nel grande corridoio ormai vuoto.

-Dove sono andati? – domandò Travis, guardandosi intorno per evitare attacchi a sorpresa.

- Penso che siano stati richiamati dal loro capo. – disse Emerald, appoggiata alla parete in quanto non riusciva a reggersi in piedi.

- State tutti bene? – domandò Katrina guardandosi intorno e gli altri annuirono.

- Dobbiamo andare da Oberon e vedere come sta. Dobbiamo sapere se sta bene. – propose Ophelia e Travis e Sheryl annuirono.

- Prima dobbiamo recarci al Criterion. Se hanno attaccato noi è probabile che lo abbiano fatto anche agli altri. Oberon per adesso si trova in buone mani. – disse Lauren e i ragazzi si trovarono a concordare con lei. Così, con un ultimo sforzo, si smaterializzarono, impazienti di conoscere le sorti dei loro amici.

 

 

 

 

Sala Principale, Criterion Restaurant

 

 

-Finalmente riesco ad incontrare di persona un membro dell’Umbrella Academy. Che emozione. – fu con quelle parole che Fëdor vide per la prima volta il compagno della ragazza bionda.

- Se volevi un autografo, bastava solamente chiedere. – rispose Numero Uno ironico e quello sorrise, divertito dalla battuta.

- Che cosa volete da noi? – continuò il biondo, non distogliendo lo sguardo dalla figura dell’altro. Tuttavia, con la coda dell’occhio aveva notato alcuni maghi smaterializzarsi intorno a lui, circondandolo per togliergli ogni via di fuga.

- Oh, noi volevamo solo fare due chiacchiere con voi, niente di personale. – rispose il moro senza lasciare il suo sorriso.

- Quindi non siete stati voi ad uccidere nostro padre? – provò ancora Fëdor e quello rise leggermente.

- Chi lo sa. Potremmo come no, ma sono solo dettagli futili. Questa volta sarò io a farti una domanda: dove sono i diari? – chiese il ragazzo, avvicinandosi sempre di più alla figura di Numero Uno. Mentre lo osservava, il biondo vide qualcosa in mano al ragazzo, che da lontano non aveva potuto notare: sembrava una collana, anche se non poteva esserne sicuro, ma lui era sicuro di averla già vista.

- Non so di cosa tu stia parlando. – fece, riportando l’attenzione sul ragazzo che ora si trovava di fronte a sé.

- Che peccato. Allora immagino che ci rivedremo. Prendi tutto questo come una specie di avvertimento, Numero Uno: hai visto quello che possiamo fare e non abbiamo paura di rifarlo. Qualcuno dei tuoi ha già imparato la lezione… - prima che Fëdor potesse chiedere altro, quel ragazzo portò velocemente una mano al suo collo, cominciando a stringere. Il biondo sentì immediatamente l’aria mancare ma, oltre a questo, cominciò a sentire una strana sensazione: il suo sangue aveva cominciato a ribollire e si sentì come se stesse bruciando dall’interno. Pian piano, cominciava ad indebolirsi, iniziando a perdere coscienza…

Ad un certo punto, il ragazzo mollò la presa e Fëdor cominciò a sentire nuovamente l’aria entrare nei polmoni. Alzò lo sguardo, cercando di capire come mai quello avesse mollato la presa e sgranò gli occhi: Emanuel aveva creato delle fiamme, che stava usando per attaccare i maghi e le streghe. Ma la cosa che aveva stupito Numero Uno, era che il Capo dell’Ordine non stesse usando la bacchetta: le sue mani, dalle quali partivano le fiamme, erano completamente nere, solcate da delle venature di fuoco; i suoi occhi, invece del solito castano scuro, ora erano ambrati. Velocemente, tutte quelle persone si smaterializzarono, lasciando nella stanza solo loro due. Emanuel ritirò subito le fiamme, per poi voltarsi, con sguardo colpevole, verso Fëdor, che lo guardava senza dire una parola.

-Tu? – disse semplicemente ma, prima che il moro potesse dire qualcosa, qualcuno si smaterializzò nella stanza.

- Fëdor, devi immediatamente venire! – disse Gabriel, non preoccupandosi nemmeno dello stato in cui si trovavano i due. Come risvegliato da una sorta di trance, il biondo si voltò verso il fratello e, vedendo la sua espressione impaurita, si preoccupò.

- Cosa è successo? –

- Si tratta di Oberon. –

 

 

 

 

 

31 ottobre 2017, Dark Room, Camden Town, Londra

 

 

            -Perfetto ragazzi, un’altra giornata è andata, complimenti a tutti! – uno scroscio di applausi scoppiò all’interno del negozio, che era appena stato chiuso dopo l’uscita dell’ultimo cliente della giornata. Felikz sorrise, guardando divertito i suoi colleghi di lavoro: aveva cominciato a lavorare lì in quel negozio di tatuaggi, che tutto sembrava tranne che un negozio di tatuaggi, quasi per caso e arrivato a quel momento non si era ancora pentito di quella scelta.

- Finalmente, sono stufo degli idioti e dei loro tatuaggi stupidi! “Mi scusi, vorrei tatuarmi sul petto il nome della mia ragazza, così durerà per sempre!” Ma sei scemo?? – nel sentire Meredith, sua collega, lamentarsi di un cliente che aveva dovuto servire quel giorno, il ragazzo si mise a ridere, mettendole poi un braccio attorno alle spalle.

- Maddy cara, preferirei quello che si tatua il nome della fidanzatina piuttosto che quello che si tatua l’organo genitale femminile sul collo… - disse lui mentre Ethan, altro collega che stava ascoltando la conversazione, emise un gemito inorridito.

- La gente è sempre più strana al giorno d’oggi. – commentò Meredith, mentre Numero Sette annuiva. Ad un certo punto, Felikz fece per dirigersi verso il guardaroba, dove teneva il cappotto, ma i due amici lo fermarono e lui prese ad osservarli incuriosito.

- Dove pensi di andare? – gli domandò Ethan sorridendogli malandrino. Felikz continuava a non capire ma poi, quando vide il suo capo alzare al cielo una bottiglia di vino e due sue colleghe dirigersi verso di lui con una torta, improvvisamente capì.

- Buon compleanno! – esclamarono in coro tutti i ragazzi e le guance di Felikz si tinsero di rosso, così come i suoi capelli, ma di questo non si preoccupò, in quanto si trovava in un negozio pieno di maghi.

- Non pensavi mica che ce ne fossimo dimenticati? – esclamò Regan, dandogli una pacca sulla spalla che quasi lo fece cadere. D’altronde, si trattava di un armadio di due metri e Felikz, nonostante fosse alto 180 centimetri, sembrava uno scricciolo messo a confronto.

- Ragazzi davvero, non so che dire… - disse il ragazzo, quasi commuovendosi per quel gesto inaspettato. Quella volta, sarebbe stato il primo compleanno che passava in compagnia da quando i suoi fratelli se ne erano andati. Quella volta, sarebbe stata la prima volta in cui non si sarebbe sentito solo.

 

 

 

 

 

20 Novembre, San Mungo

 

 

            I ragazzi stettero seduti in quel corridoio asettico per altri venti minuti, prima che qualcuno uscisse dal Reparto e li raggiungesse.

-Novità? – chiese subito Fëdor alla sorella di Charlotte e lei scosse la testa.

- Ha subito un grosso avvelenamento e i medici non riescono a capire di cosa si tratti. Stanno cercando di curarlo con i vari antidoti che si trovano qui. Per adesso è in stato di stallo, ma se non riescono a trovare una soluzione… - la donna non fece nemmeno in tempo a finire la frase: tutti i presenti avevano capito. Mentre Charlotte salutava la sorella e la ringraziava per il favore che le aveva appena fatto, Sheryl si strinse forte a Travis, sconvolta dalla notizia ricevuta, mentre il numero dodici cercava di consolarla. Tuttavia, la situazione degli altri non era differente.

- Dobbiamo trovare quei bastardi. – pronunciò Felikz, desideroso di vendicare Numero Sei. Accanto a lui Elaija, con gli occhi rossi per le ore passate a piangere, concordò con quelle parole.

- Su tre solo due siamo riusciti a vederli in faccia e nemmeno questo ha aiutato, visto che non li abbiamo mai visti nelle nostre vite e solo la metà di noi li ha visti. – fece Harry, unica persona rimasta ancora seduta a terra.

- Per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione. Se veramente sono come voi, dovrebbero avere la vostra stessa età e ad Hogwarts non li abbiamo mai visti. Abbiamo la necessità di trovare i diari di vostro padre e capire come mai li cerchino anche loro. – commentò Charlotte e, a quelle parole, il viso di Ophelia si fece pensieroso.

- Dite che può aver scritto qualcosa su di loro? – domandò lei ed Emerald fece spallucce.

- È probabile che lo abbia fatto. Quando siamo nati aveva cercato di recuperare più bambini possibili, quindi per forza avrà preso varie annotazioni. –

Dopo quella frase, il silenzio calò tra i presenti, pesante come un macigno.

-Ci sono novità, ragazzi? – domandò una voce e, come se fossero stati mossi dallo stesso ingranaggio, i membri dell’Umbrella Acadmey si voltarono contemporaneamente, incrociando lo sguardo duro di Katrina e Scarlett, che si trovavano di fronte ad Emanuel quasi come se lo volessero difendere da eventuali attacchi – che, visto le espressioni truci degli altri, non era da escludere. Il Capo dell’Ordine stava a capo chino, non avendo coraggio di guardarli negli occhi: lì, per la prima volta, l’aura di arroganza e di decisione che lo contraddistingueva sempre era sparita, lasciando spazio ad un semplice ragazzo quasi intimorito.

- Penso che dobbiamo parlare… - disse ad un certo punto lui e, a quelle parole, Fëdor annuì, sorridendo ironico.

- Certo, abbiamo molto di cui parlare, Emanuel. O forse dovrei dire Numero Tredici? –

 

 

 

 

 

20 Novembre, Villa Eriksen, Notting Hill, Londra

 

 

            Amalia continuava a girare il cucchiaino nella tazzina da tè, mescolando lo zucchero che ormai, passati i minuti, si era già sciolto. La giovane era assorta completamente nei suoi pensieri, non accorgendosi di quello che le succedeva intorno. Fu per quel motivo che non si accorse della presenza degli altri due ragazzi finché non se li ritrovò seduti al tavolo, uno di fronte a lei e l’altro accanto.

-Grazie per averci ospitato per questa notte, Lia. Ci hai fatto un enorme favore. – disse il più basso dei due e solo a quel punto la bionda si degnò di osservarli.

- Spero abbiate dormito bene. Di solito non ho ospiti la sera. – rispose, utilizzando sempre il suo solito tono annoiato, che fece sorridere l’altro ragazzo.

- Beh, se vuoi possiamo venirti a trovare ancora… - provò a dire il corvino, ma lo sguardo gelido della ragazza lo convinse a ritirare la proposta. Dopo essere riuscita a zittire il ragazzo, Amalia schioccò svogliatamente le dita e subito un elfo domestico apparve, portando con sé due tazze di caffè bollente e tre piattini con su tre pezzi di torta alla zucca. L’elfo poggiò il vassoio sul tavolo e, dopo un ulteriore inchino, si smaterializzò.

- A quanto pare abbiamo fatto un altro buco nell’acqua. – borbottò il ragazzo alto avventandosi sulla tazza di caffè. Annusando leggermente, si ritrovò a sorridere: Amalia doveva aver detto di correggere il suo caffè con la vodka, contento di avere qualcosa con cui sopportare il forte dolore al braccio.

- Edgar, tu hai fatto un buco nell’acqua, non noi. Il tuo unico obiettivo era quello di ottenere informazioni, non di ingaggiare un duello e mandarne uno all’ospedale! – sbottò l’altro, battendo una mano sul tavolo. A quel gesto, Amalia gli mise subito una mano sul braccio, invitandolo a calmarsi con lo sguardo.

- Carlos, è stato un imprevisto e gli imprevisti accadono. Inoltre, ci ho guadagnato un grosso taglio che rovina la mia immagine! E comunque, i diari non si trovavano nemmeno lì. Guarda il lato positivo: uno in meno da affrontare. – ribatté Edgar sbuffando come un bambino. Di fronte a quella reazione, Carlos trattenne l’impulso di prendere a pugni l’altro, alzandosi poi in direzione della finestra. Qui, la aprì, tirando poi fuori un pacchetto di sigarette.

- A questo punto, dovremo agire cautamente. Metà di loro ci ha visto in faccia, mentre Edgar ancora è un’incognita. Questo gioca di sicuro a nostro favore. Io direi di passare allo step successivo. – propose lui, ottenendo dei cenni di assenso da parte degli altri due. Edgar decise di imitarlo, decidendo anche lui di fumare, mentre Amalia si teneva a debita distanza: aveva sempre odiato il fumo.

- L’importante è che non sappiano ancora chi siamo. Non avendo mai vissuto qui, non riusciranno a rintracciarci facilmente. Edgar, ti sei occupato di quel problema a Villa Olympus? – chiese la bionda e il corvino annuì, sogghignando al solo pensare al suo operato. Dopo aver preso ancora un sorso del suo caffè, si voltò verso l’altro compagno, sorridendogli mellifluo.

- Non dimentichiamoci che abbiamo anche un altro asso nella manica. Se non sbaglio, Carlos, tu hai un rapporto stretto con uno di loro, giusto? Se non sospetta di niente, possiamo ancora utilizzarlo. – fece lui. A quel punto, anche Carlos sorrise.

- E’ ancora utilizzabile. Finché la volpe rimane la nostra spia, allora non abbiamo niente da temere. –

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Della serie a volte ritornano! Ciao a tutti ragazzi, sono tornata!!!!! Non sapete quanto io sia emozionata di pubblicare questo capitolo dopo così tanto tempo, davvero.

Ora, come avrete potuto notare, succedono un paio di cosucce.

Prima di tutto, Oberon starà bene, non preoccupatevi. Tuttavia, ho dovuto fare questo per via di una decisione che ho preso tempo fa a seguito di alcuni problemi avuti con la sua autrice, e sono giunta ad una conclusione: OBERON MCKINNON è ufficialmente eliminato dalla storia.

Non voglio entrare nei dettagli, perché è una cosa tra me e la sua autrice. Spero lo stesso di incontrarla per altri lavori futuri e che non abbia rancore verso di me.

Seconda cosa, abbiamo l’identità di Numero Tredici! Complimenti a chi ha indovinato, davvero brave!

E ultimo ma non per importanza… E’ toccato a Felikz! Sono stata contenta di questo perché, per la prima volta, vedete questo personaggio dal mio punto di vista e nella mia totale visione. Come avrete capito, ci sono molto legata, è il primissimo Oc completo che ho creato e ci ho messo l’anima all’interno.

Ma basta con i momenti strappalacrime, abbiamo finalmente i villains! Sono fiera quindi di presentarveli:

 

 

 

CARLOS SANTIAGO CORTÈS

Red | Spagna | Castelobruxo | bisessuale | Emokinesis

Bacchetta di tasso, 12 pollici, estremamente rigida, nucleo di corda di cuore di drago

Fallen Angel – Three Days Grace

Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici

 carlos

Carlos è arrogante e superbo, non ha paura di niente e si crede dio sceso in terra, grazie anche al suo potere. È violento, irascibile e permaloso, perde la pazienza subito e preferisce i pugni alla diplomazia. L'unica in grado di calmarlo è Amalia, che vede come una sorellina minore.

 

 

 

AMALIA ERIKSEN

Lolita | Finlandia | Durmstrang | eterosessuale | Power Absorption

Bacchetta di salice, 11 pollici e ½, abbastanza elastica, nucleo di capelli di veela

Mad World – Gary Jules

Soltanto gli esseri intelligenti provano noia.

 amalia

Amalia è una ragazza schiva e fredda, molto distaccata dalle altre persone. Se parla è solo per offendere e rifilare agli altri le sue battutine taglienti. Molto intelligente e scaltra, si crede superiore agli altri in quanto il suo potere è quello di poter assorbire i poteri degli altri e usarli. Sembra quasi annoiata da tutto e tutti, difficilmente qualcosa la intriga.

 

 

 

EDGAR ADAM TEMPLE

Adder | Sud Africa | Ilvermorny | pansessuale | Venom Control

Bacchetta di tasso, 12 pollici e ¾, piuttosto rigida, nucleo di capelli di veela

Makes me wonder – Maroon 5

All those fairy tales are full of shit.

edgar 

Edgar può sembrare un ragazzo espansivo, ma ama circondarsi di persone solo per via del suo essere egocentrico e vanitoso. È indomabile ed incontrollabile e soffre di IED, caratterizzato da forti attacchi di rabbia. È un attaccabrighe nato, ma non è violento, si diverte solo a stuzzicare la gente con il sarcasmo e non ha peli sulla lingua

 

 

 

Per quanto riguarda Edgar, devo ringraziare la fantastica ITSBEA che segue ogni mio sclero da una vita e che mi ha fatto l’onore di crearmi questo meraviglioso Oc.

Avrei qualche domanda per voi:

 

Come la prenderanno i ragazzi la questione di Emanuel?

Come reagiranno a tutta la situazione? Staranno da soli, cercheranno la compagnia di qualcuno in particolare…

 

Ed ecco finalmente la lista di nomi con le nuove aggiunte!!!

 

 

Emanuel

Caleigh

Charlotte

Katrina

 

Amalia

Carlos

Edgar

 

Ci vediamo alla prossima! Bacioni,

__Dreamer97

   
 
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