CAPITOLO
9
“Il
momento giusto è all’improvviso.”
Dicembre
2001, Scantinato, Villa Olympus,
Il leggero ticchettio delle scarpe del Signor McKinnon
risuonò per l’intera casa, dando
all’ambiente un’atmosfera ancora più
sinistra.
Deciso, l’uomo si stava dirigendo verso il piano interrato
della Villa, dove si
trovava attualmente Numero Sette per il suo addestramento. Superate le
scale
che portavano al piano di sotto, il mago percepì solo il
silenzio e storse il
naso infastidito, credendo subito che il bambino, di sei anni compiuti
da due
mesi, si fosse addormentato. Accelerando il passo, Richard raggiunse la
porta
dello scantinato e, con un incantesimo, la aprì:
notò subito la figura minuta
di Felikz che, rannicchiato contro la parete di fondo, osservava il
vuoto con
gli occhi sgranati, mentre tremava leggermente per il freddo della
stanza.
-Numero
Sette, hai avuto
progressi? – domandò il Signor McKinnon e, nel
sentire l’improvvisa voce di suo
padre, il bambino alzò subito lo sguardo, piantandolo in
quello serio
dell’uomo.
-
Io… Ci ho provato… Ma non
mi riesce… Ho paura a stare qui da solo. – rispose
Felikz tirando su con il
naso, mentre gli occhi si riempivano di lacrimoni. Tuttavia, quella
scena non
servì ad intenerire l’uomo, che sospirò
abbastanza seccato.
-
Numero Sette, ne abbiamo
già parlato. Come pensi di poter fare parte
dell’Umbrella Academy se non riesci
a creare un portale in grado di poter salvare i tuoi fratelli? Senza di
te
potrebbero farsi del male, è questo quello che vuoi?
– domandò e il bambino,
che teneva molto ai suoi fratelli e alle sue sorelle, negò
immediatamente.
-
Non voglio che si facciano
male… Ma non riesco a crearlo, non posso controllarlo!
– esclamò il numero
sette, cominciando a piangere. Quasi un mese prima, aveva creato un
piccolo
portale all’interno della cucina della Villa, destando subito
l’interesse del
Signor McKinnon: così come era stato trovato, Felikz era
stato il settimo
bambino a mostrare per la prima volta il suo potere speciale. Da
allora, aveva
cominciato il suo addestramento, che si svolgeva regolarmente
all’interno dello
scantinato.
-
Se riuscirai ad uscire di
qui da solo, allora potrai smettere il tuo addestramento. Ma fino ad
allora,
Numero Sette, rimarrai qui dentro. – fece Richard, uscendo
dalla stanza e
chiudendosi la porta alle spalle. Nel notare quel gesto, Felikz si
fiondò verso
l’uscita, cercando di recarsi fuori, ma fu troppo lento.
Così, immerso
nuovamente nel buio, il bambino cominciò a prendere a pugni
la porta mentre,
terrorizzato, urlava al padre di lasciarlo uscire. Dopo qualche minuto,
capendo
che l’uomo non sarebbe tornato a liberarlo, si
accasciò al suolo, piangendo
ancora di più mentre si rannicchiava contro la parete. Per
gli anni a venire,
quell’addestramento gli sarebbe rimasto nella mente e,
difficilmente, se ne
sarebbe andato.
20
novembre, Reparto Avvelenamento, Terzo Piano, Ospedale San Mungo, Londra
Il leggero rumore di passi che si
sentiva nel corridoio dell’Ospedale continuava a rimbombare
nella testa di
Emerald, la quale non era abituata a tanto silenzio. Gli ospedali non
le erano
mai piaciuti, li trovava tristi, con troppo dolore ad impregnare le
pareti
bianche, neutre come lo era quel luogo. Si ricordava ancora di quella
volta
quando, a quattro anni, Elaija aveva rischiato la morte, o quando
Cameron,
durante il sesto anno, era finito lì dopo una brutta caduta
durante una partita
di Quidditch. Seduti sulle poltroncine come lei, gli altri membri
dell’Umbrella
Academy e alcuni dei ragazzi dell’Ordine di Morgana
attendevano con ansia
l’arrivo di qualche medico o, almeno, di qualche segno
positivo.
-Quanto
cavolo ci stanno impiegando, dannazione. –
borbottò Jem, trattenendo l’impulso
di tirare fuori una sigaretta: d’altronde, si trovava sempre
in un ospedale.
Fortunatamente,
qualche minuto dopo, Emerald vide Charlotte, che per tutto il tempo era
stata
seduta tra Fëdor e Harry, alzarsi velocemente, dirigendosi
verso una figura,
una donna dai capelli ramati, che camminava nella loro direzione: a
giudicare
dalla divisa color lime, la donna era un medico della struttura e,
sempre a
giudicare dalla sua espressione sorpresa, si capiva perfettamente che
conoscesse la ragazza dai capelli rossi.
-Quella
chi è? – sentì chiedere da Lauren,
osservando come le due avessero cominciato a
parlare. A rispondere ai suoi dubbi, fu Harry.
-
Quella è la sorella di Charlotte, Coraline. –
disse semplicemente il biondo,
facendo sgranare gli occhi ai membri dell’Umbrella, che
però non poterono dire
niente, in quanto Charlotte stava tornando verso di loro, mentre il
medico
entrava nel reparto, dove loro stavano aspettando.
-
Ha detto che adesso andrà a controllare le sue condizioni.
Tra poco verrà a
dirci qualcosa. – spiegò la pozionista, cercando
di ignorare gli sguardi degli
altri. A quel punto, Emerald sospirò, sollevata: finalmente,
avrebbero
conosciuto le condizioni di Numero Sei.
19 Novembre,
Corridoio del primo piano, Criterion
Restaurant, Londra
Cercando di non voltarsi indietro
per non perdere velocità, Caleigh correva tra i corridoi del
locale, cercando
di sfuggire ai due maghi che la stavano inseguendo. Maledì
mentalmente il
vestito che indossava che, nonostante fosse corto, le limitava i
movimenti; per
quanto riguardava i tacchi, quelli li aveva buttati già da
tempo, per non
rischiare di inciampare. Ad un certo punto, per cogliere di sorpresa i
due
uomini, si voltò di scatto, lanciando in contemporanea una
fattura che riuscì a
colpire i due inseguitori. Soddisfatta, si girò di nuovo per
correre via,
andando però a sbattere contro qualcuno che correva nella
sua direzione.
-Ahi!
Porco Merlino che botta! – esclamò lei
massaggiandosi una spalla.
-
Caleigh, ti sto cercando da una vita, mi stavo preoccupando!
– esclamò Emanuel,
a quanto pare la persona con cui si era scontrata. La ragazza si
sentì subito
sollevata nell’aver trovato un compagno.
-
Mi dispiace, ma quei due ce l’avevano con me e stavo cercando
di allontanarli.
Gli altri come stanno? – domandò subito la
Medimaga, seguendo il suo compagno
che, nel frattempo, si era mosso per il corridoio.
-
Gli altri per adesso bene, ma anche loro hanno dei problemi…
Ma tu invece,
perché non ti sei smaterializzata? –
-
E’ come se qualcuno avesse messo una specie di campo di forza
attorno
all’edificio e non riesco a farlo… - a quelle
parole, il moro si voltò verso di
lei confuso.
-
Come i poteri di Lauren? – chiese e la ragazza
annuì.
-
O Lauren ha creato un campo prima di andare al Ministero, oppure qui
qualcuno
la sta emulando. – nell’andare, i due videro
Fëdor combattere con una strega,
riuscendo a stordirla con una fattura.
-
Fëdor! Stai bene? – domandò il Capo
dell’Ordine e Numero Uno annuì.
-
Ho perso di vista gli altri, ci hanno colti di sprovvista…
Dovrei andare al
Ministero a controllare. – disse il biondo ma Caleigh scosse
la testa.
-
Non sappiamo se anche lì sono stati attaccati. In ogni caso,
se la sanno
cavare, sono forti. Non abbiamo nulla di cui preoccuparci. -
Primo
Livello, Ministero della Magia, Londra
Attorno a sé, Lauren poteva
percepire benissimo i pensieri dei suoi fratelli e dei suoi amici. Da
quando era
cominciato lo scontro la sua testa aveva cominciato a pulsare, piena
delle
emozioni e delle sensazioni delle persone che la circondavano.
Tuttavia, aveva
ormai imparato da tempo come gestire la situazione ed in quel momento,
mentre
lanciava un incantesimo dopo l’altro, si preoccupava di
intercettare solamente
i pensieri dei suoi fratelli e amici. Vide Charlotte e Harry, fianco a
fianco,
braccati da cinque maghi e decise quindi di utilizzare i suoi poteri,
riuscendo
così a spingere lontano i nemici e a liberare i due ragazzi,
che la ringraziarono
con un cenno. All’improvviso, nella sua testa
percepì dolore e subito si voltò,
alla ricerca di suo fratello Oberon. Appena lo trovò,
sgranò gli occhi,
trattenendosi dall’urlare: suo fratello era a terra, alcune
vene visibili ad
occhio nudo e di uno strano color verde. Accanto a lui, Travis cercava
di
svegliarlo, scuotendolo per far sì che aprisse gli occhi. A
quella visione, spostò
subito lo sguardo, trovando di fronte a sé un ragazzo alto
che, a giudicare dal
sorriso, doveva trattarsi del responsabile. Il corvino alzò
una mano, pronto
subito ad intervenire, ma Lauren fu più veloce.
-Diffindo!
– urlò la ragazza e dalla sua bacchetta
partì un raggio che colpì il braccio
del ragazzo, ferendolo. Questi, colto alla sprovvista, gemette dal
dolore e si
voltò subito per osservarla: portava addosso una maschera
nera, impedendo così
di essere riconosciuto. Lauren alzò ancora la bacchetta ma,
prima che potesse
lanciare un nuovo incantesimo, quello si smaterializzò.
Senza neanche
preoccuparsi di quello, Numero Otto corse verso Travis che tentava
ancora invano
di risvegliare il fratello.
-
È come con Elaija, i miei poteri non funzionano! –
sbottò Numero Dodici,
tentando in tutti i modi di attivare il suo potere.
-
Cosa è successo? – domandò Lauren
preoccupata, mentre cercava in qualche modo
di controllare i segni vitali di suo fratello prendendogli il polso, vi
era
ancora battito.
-
Stavamo combattendo e, ad un certo punto, quello è sbucato
dal nulla e ha fatto
qualcosa ad Oberon, ma non so cosa! – ribatté il
dodici quasi sull’orlo di una
crisi nevrotica. Tuttavia, non aveva senso pensarci in quel momento:
dovevano salvare
Oberon. Così, Lauren mandò un messaggio a Felikz,
che subito si smaterializzò
vicino a loro. Prima che potesse dire qualcosa, la ragazza
parlò.
-
Feli, mi serve che tu lo porti subito al San Mungo, ha bisogno di
essere curato!
– esclamò lei e Numero Sette, senza chiedere
niente, afferrò il fratello e si
smaterializzò, lasciando Numero Otto e Numero Dodici da soli.
-
Forza, - disse Travis, con il fuoco negli occhi, - facciamo il culo a
questi
stronzi. –
2005,
Stanza di Uno, Villa Olympus
-Perché
lo devo fare io? – domandò
preoccupato Felikz osservando i suoi fratelli, che si trovavano di
fronte a lui
e che si aspettavano una risposta. Quel giorno, sotto la ferrea e
inalterabile
decisione del padre, i ragazzi si erano dovuti far tatuare il simbolo
dell’Umbrella Academy, un ombrello nero all’interno
di un cerchio del medesimo
colore, sul braccio destro, per rappresentare la loro appartenenza. Per
“combattere” quel simbolo, Mathias aveva proposto
di creare un loro simbolo da
tatuarsi e Gabriel, visti tutti i libri che leggeva, aveva avuto la
brillante
idea di utilizzare i Tarocchi e di affidare ai vari fratelli un Arcana
Maggiore. Così, Cameron, Mathias, Elaija e Travis, con
l’aiuto di Felikz che
era stato utilizzato per il trasporto, erano riusciti ad arrivare fino
a
Bloomsbury, dove avevano trovato un piccolo negozio di tatuaggi. A quel
punto,
Cameron aveva creato una nube nera che aveva completamente riempito il
locale
mentre Mathias, grazie alla sua velocità, era riuscito a
prendere tutte le
attrezzature – non sapeva cosa servisse, per questo aveva
praticamente preso
quasi tutto – ma le avrebbe riportate indietro, non era mica
un ladro.
In
quel momento, si trovavano tutti
chiusi nella camera di Fëdor, con quest’ultimo e
Oberon che avevano chiesto a
Numero Sette di fare i tatuaggi a tutti i fratelli.
-Pensaci
Feli, sei l’unico qui che sa
disegnare perfettamente e che ha mano ferma. Ci stiamo mettendo nelle
tue mani
e abbiamo piena fiducia in te. – Numero Sei lo guardava
implorante, cercando di
ignorare il “non proprio tutti” di Travis,
prontamente schiaffeggiato da
Lauren, e Felikz sospirò, sapendo che i due sarebbero andati
avanti
all’infinito.
Alla
fine, quattro ore e mezza dopo,
tutti e dodici si ritrovarono due tatuaggi sulle braccia: uno, avrebbe
simboleggiato la loro appartenenza all’Umbrella Academy,
mentre l’altro,
diverso per ognuno ma simile agli altri, avrebbe sempre ricordato loro
il
legame che condividevano.
Ministero della
Magia
Ophelia stava
lanciando
incantesimi con una furia che non aveva mai avuto: non appena aveva
visto
Oberon cadere a terra e Travis corrergli incontro, aveva subito intuito
che
qualcosa di grave doveva essere successo. Così, accecata
dalla rabbia, aveva
smesso di utilizzare la bacchetta, passando all’utilizzo dei
suoi poteri
speciali: il corridoio si era ritrovato presto illuminato dai fulmini
che la
ragazza creava, colpendo ogni mago che minacciava lei e gli altri. Di
fianco a
lei, Emerald continuava ad usare la bacchetta, cercando solo il momento
adatto
per poter utilizzare il suo potere. Ophelia scagliò una
fattura ad una donna che
si trovava di fronte a lei, ma quest’ultima fu veloce a
spostarsi. Fece per
lanciare un incantesimo a Numero Cinque ma, prima che Ophelia potesse
fare
qualcosa, Felikz le apparve vicino e la strinse a sé,
teletrasportandosi per aiutarla.
Ricomparvero qualche metro più in là ed Emerald
li raggiunse.
-Però,
che salvataggio! – esclamò Numero Due
scostandosi una ciocca di capelli dal viso sudato.
- Come sta
Oberon? – domandò subito la bionda e Numero
Sette fece una smorfia.
- Non bene.
È stato avvelenato, se non ho capito male,
ma non so come sia successo… - spiegò il ragazzo,
guardandosi attorno per
evitare che qualcuno li attaccasse.
- Penso che
faccia parte dei nati come noi, ne sono
sicura. Travis non è riuscito a fare niente, come
l’altra volta. – replicò Emerald,
mentre muoveva la bacchetta per lanciare un incantesimo ad una strega
che li
stava attaccando.
- Sono in
troppi, così non riusciremo mai a fermarli! –
sbottò la mora e a Felikz venne improvvisamente
un’idea.
- Ophelia, crea
della nebbia per impedire loro di
poterci vedere. Al resto ci pensiamo io ed Em. – Numero
Cinque lo guardò
stranita, ma decise comunque di dar retta al fratello. Chiuse gli occhi e in
pochissimi secondo un
folto strato di nebbia stava riempiendo il corridoio. La bionda
sentì subito quei
maghi borbottare qualcosa ma durò poco, in quanto
sentì un potente ruggito
rimbombare per le pareti. In mezzo alla nebbia, poteva benissimo vedere
la
linea sinuosa della tigre di Emerald, o aurea azzurrina creata da
Felikz quando
si teletrasportava. Così, ormai piena di adrenalina,
ricominciò a scagliare fulmini
contro i suoi nemici.
- Diamo inizio
alle danze. –
Sala Principale,
Criterion Restaurant
-Scarlett, tutto
ok? –
nel sentire la voce preoccupata di Jem, Scarlett si girò,
vedendolo subito
correre nella sua direzione insieme a Fëdor. Nel vederli, la
donna si sentì
subito sollevata.
- Io sto bene,
non preoccupatevi, sono abituata. Come Auror
vedo di peggio. – si sbrigò a dire, non volendo
preoccuparli ancora più del
necessario. In seguito, con un cenno della testa, la bionda
indicò la folla di
gente che si diffondeva da tutte le parti in preda al panico.
- Dobbiamo
evacuare il posto ed evitare che la gente
si faccia male da sola. Cercate di prendere tempo. – i due
annuirono e si
misero all’opera. Mentre Scarlett aiutava la gente a fuggire,
i due stavano
pronti, con le bacchette in mano, per evitare di essere colti di
sorpresa.
- Può
davvero esserci un altro nato come voi con gli
stessi poteri di Cameron? – domandò
l’insegnante e il biondo scosse la testa.
- Non credo.
L’unico che aveva una possibilità di
avere gli stessi poteri di Cam è Gabriel, ma anche lui ha
avuto poteri diversi.
O è una specie di incantesimo potente,
altrimenti… può rubare i nostri poteri.
–
ammise Numero Uno. Ad un tratto, l’intera sala
cominciò ad essere ricoperta da
una nube nera e Fëdor pensò inizialmente a suo
fratello, pensando a come mai
stesse facendo una cosa del genere. Fu solo quando vide la nube
scagliarsi
contro di loro che capì.
- Jem, attento!
– gridò e l’altro uomo fu veloce a
lanciare un incantesimo di protezione, impedendo così alla
nube di avvolgerlo.
- Uffa, siete
così noiosi… Mi fate quasi addormentare.
– disse una voce, che i due collegarono immediatamente alla
ragazza che li
stava attaccando.
- Fatti vedere,
brutta stronza! – urlò Jem, guardandosi
intorno per cercare di vederla. Nel mentre, continuava a bloccare la
nube.
- Non lasciare
che la polvere ti avvolga, altrimenti
potrà vedere tutte le tue paure e controllarti. –
gli comunicò Fëdor,
conoscendo bene il potere di Numero Quattro.
- Complimenti,
Numero Uno, vedo che conosci bene
questo potere. D’altronde, hai anche cercato di combatterlo.
– continuò la
ragazza, decidendo finalmente di mostrarsi ai due ragazzi. Il lungo
abito blu
che indossava risaltava ancora di più la sua carnagione
pallida, facendola assomigliare
ad una bambola di porcellana.
- Che cosa
volete? – domandò Fëdor tenendo i suoi
occhi incollati su di lei.
- Pensi che io
sia così stupida da dirtelo? Ti facevo
più sveglio, Numero Uno. – ribatté lei,
sempre con lo stesso tono monotono.
- Ti proclami
ancora a capo della tua famiglia, eppure
non sai nemmeno se in questo momento gli altri al Ministero stiano
bene… -
messo di fronte a quelle parole, il ragazzo si ritrovò senza
nulla da dire, mentre
i dubbi cominciavano ad assalirlo. Tuttavia, prima che potesse chiedere
qualcosa, la ragazza si smaterializzò, portando con
sé la nube nera.
-
Fëdor, non credere minimamente a quello che ti ha
detto, può averlo fatto per mandarti in crisi! –
esclamò Scarlett, che aveva
sentito tutta la conversazione, mentre li raggiungeva.
- Devo andare a
controllare se stanno bene. – disse lui,
venendo però fermato da Jem.
- Non puoi fare
una cosa del genere, ti devi calmare. –
provò l’uomo, ma senza successo.
- Sono i miei
fratelli e sono il maggiore e devo
sapere se stanno bene… -
- Anche qui ci
sono i tuoi fratelli! – sbottò ad un
certo punto Scarlett, lasciando Numero Uno senza parole, spingendo la
donna a
continuare.
- Elaija,
Gabriel, Cameron e Mathias si trovano qui da
qualche parte e anche loro avranno bisogno del tuo aiuto. Non puoi
essere in entrambi
i posti. Occupiamoci prima di questi pazzi e poi andremo ad aiutare
loro. –
Numero Uno non
era molto convinto, ma sapeva che Scarlett
aveva ragione: i suoi fratelli erano lì da qualche parte e
avevano bisogno di
lui.
Ministero della
Magia
Dopo
che Felikz si era smaterializzato con Oberon per portarlo al San Mungo,
Lauren
e Travis avevano ripreso la battaglia. Travis era agguerrito, avendo in
sé il
desiderio di vendicare suo fratello. Tuttavia, un movimento
attirò la sua attenzione
e subito si mosse verso Sheryl, in difficoltà contro un mago
che la stava tartassando
di incantesimi.
-Stupeficium!
– urlò Numero Dodici e riuscì a colpire
il tipo, scaraventandolo a qualche metro più in
là.
- Sheryl, stai
bene? – domandò correndo verso di lei:
la ragazza aveva una lunga ferita alla testa e il colore brillante del
suo
sangue risaltava ancora di più sulla sua pelle lattea.
Subito Travis sgranò gli
occhi, ma Numero Undici fece un piccolo gesto con la mano.
- Travis, sto
bene, è solo un graffio. Mi sono
distratta un attimo e sono stata colta di sorpresa, niente di grave.
– tentò di
spiegare, ma si zittì subito non appena sentì la
mano di lui sulla sua guancia,
in prossimità della ferita. Subito venne travolta da una
sensazione di leggero
torpore e il dolore alla testa passò, come se non fosse mai
esistito.
- Adesso
è tutto a posto. – commentò lui
guardandola
negli occhi e lei si ritrovò costretta a voltarsi per
impedire a Travis di
notare il suo rossore.
- Gli altri dove
sono, stanno tutti bene? – chiese lei
per cambiare argomento e il silenzio che incontrò come
risposta la preoccupò.
Si girò nuovamente verso Numero Dodici, che ora aveva
un’espressione cupa in volto.
- Hanno ferito
gravemente Oberon. Felikz si è
smaterializzato per portarlo al San Mungo, ma è abbastanza
grave. – disse e la
rossa sentì il sangue gelarsi nelle vene.
- Ferito? Come
è possibile? – fece lei senza parole.
- È
come noi, Sheryl. È uno dei nati il 31 ottobre. –
pronunciò e Numero Undici rimase ancora a bocca aperta, non
sapendo cosa dire.
Fin da quando avevano iniziato ad indagare sulla morte di loro padre,
Sheryl
aveva sempre avuto la certezza che niente avrebbe potuto attaccarli.
Tuttavia,
con Oberon ferito e nessuna informazione sui fratelli rimasti al
locale, le sue
certezze erano scomparse.
Giugno
2011, Ufficio della Preside, Hogwarts
Da quando aveva ottenuto il ruolo di Preside, Minerva
McGranitt aveva fatto di tutto per poter riportare Hogwarts al suo
stato
originale. Dopo anni di sacrifici, la donna era riuscita nel suo
intento ed ora
la scuola vantava nuovamente del prestigio di una volta. Tuttavia,
oltre a
quello, aveva ottenuto anche certi elementi, che un po’
ricordavano alla strega
dei suoi vecchi alunni: dodici ragazzi, quattro ragazze e otto ragazzi
attualmente del V anno, avevano suscitato lo stupore di tutti
all’interno della
scuola e, in quel momento, uno di loro, fasciato dalla divisa nera e
gialla,
sedeva a capo chino di fronte a lei. Non appena era venuta a conoscenza
di
quello che era successo quella stessa mattina, la donna aveva sospirato
sconsolata: era l’ultima settimana di scuola e, sinceramente,
aveva sperato
ardentemente di finire senza guai.
-Lei
sa perché si trova qui,
signor McKinnon? – domandò Minerva e il ragazzino
annuì, i capelli che gli
coprivano parte del viso.
-
Preside McGranitt, posso
spiegarle… - cominciò a dire il ragazzino ma la
donna scosse la testa.
-
Ha attaccato un altro suo
compagno di scuola, che ora si trova in Infermeria. Se fosse successo
qualcosa
di più grave, lei avrebbe rischiato la sospensione con
conseguente bocciatura
o, come credo, anche l’espulsione. –
continuò la donna, mentre lo studente si
irrigidiva improvvisamente. A quel punto, la strega sospirò.
-
Felikz, scusami se entro
in informalità, ma non è la prima volta che
succede una cosa del genere.
Tuttavia, non mi sembri proprio un ragazzo sconsiderato ed impulsivo.
–
-
Mi dispiace davvero tanto,
Professoressa, giuro che non succederà più, e
inoltre… -
-
Che cosa pensi di fare
l’anno prossimo? Hai già scelto quali materie
continuare a seguire? Sai già
cosa vuoi fare una volta terminata la scuola? – a quelle
domande, Felikz
interruppe la sua linea di scuse, cominciando ad osservare la donna
come se
fosse impazzita.
-
Materie? Ehm, non lo so.
All’inizio volevo diventare Auror, ma non credo di aver
superato i G.U.F.O. E
comunque, penso che rimarrei nell’Umbrella
Academy… Non penso che mio padre ci
lasci intraprendere altre strade. - disse il ragazzo, già
pensando al suo
futuro all’interno dell’Accademia. A quel punto,
Minerva prese un respiro
profondo.
-
Non dovrei dirlo adesso,
ma hai ottenuto una O in Difesa Contro le Arti Oscure, Trasfigurazione
e
Pozioni, mentre una E in Erbologia, Incantesimi e Cura delle Creature
Magiche.
Nelle altre hai una A, ma comunque hai ottenuto i G.U.F.O. in tutte le
tue
materie, dovresti esserne orgoglioso. – disse lei sotto lo
sguardo attonito di
Felikz: sapeva di non essere bravo come Lauren o Ophelia o Gabriel, ma
si era
sempre impegnato per raggiungere delle ottime valutazioni. Sapeva anche
che il
suo problema principale non era lo studio, ma il comportamento, cosa
che gli
penalizzava sempre i voti. Di fronte allo sguardo stupito di Felikz, la
Professoressa sorrise.
-
Vedi Felikz, so che avete
sopra di voi la pressione della vostra famiglia, ma dovete anche
pensare a voi
stessi. Comincia a seguire i corsi per diventare Auror. Ovviamente,
dovrai
impegnarti come tutti gli altri e di sicuro migliorare alcuni aspetti
del tuo
“comportamento”. Detto questo, è libero
di andare. Buona estate. – Felikz
ringraziò la donna e, dopo essersi alzato, la
ringraziò nuovamente per poi
dirigersi velocemente verso il suo dormitorio, a prendere le sue cose
per poter
tornare a casa. Solo lui poteva decidere del suo futuro e avrebbe fatto
di
tutto pur di riuscire a realizzarlo.
Sala
da ballo, Criterion Restaurant
Elaija
si guardò intorno, cercando qualche viso familiare tra i
tanti sconosciuti.
Nella Sala da ballo, dove attualmente si trovava, regnava il caos:
sedie e
tavoli ribaltati, cibo e bevande sul pavimento. Nel vedere quello,
aveva capito
che l’intento di quelli che li avevano attaccati non era
quello di ferire le
persone lì presenti, ma di colpire loro. O di distrarli da
qualcosa.
-El! –
Numero Nove si sentì chiamare da una voce
conosciuta e si voltò, riconoscendo subito Emanuel e
Caleigh. Fece per aprire
bocca, ma il Capo dell’Ordine lo prese per un braccio e quasi
lo strattonò.
- Non puoi stare
così in piedi in mezzo alla sala, ti
farai uccidere! – gli disse il moro, con uno sguardo che al
moro ricordò quello
che Fëdor gli rifilava quando lo beccava a fare marachelle. Il
viso di Elaija
si corrucciò, infastidito nell’essere trattato
come un bambino, ma prima che
potesse dire qualcosa venne ancora trascinato da Emanuel, mentre
Caleigh
lanciava degli incantesimi verso degli uomini che li stavano
attaccando.
Tuttavia, alcuni maghi comparvero di fronte a loro ed Emanuel e Elaija
presero
le loro bacchette, pronti ad attaccare. Vennero lanciati i primi
incantesimi e
lampi di luce blu e rossi attraversarono la stanza, cercando di colpire
l’avversario. Ben presto, i tre ragazzi si trovarono subito
circondati, in
netta minoranza rispetto ai maghi nemici. Elaija si guardò
intorno, notando
subito come Emanuel e Caleigh si trovassero in difficoltà e
in quel momento non
sarebbero mai stati efficaci come i primi. Così,
cercò di concentrarsi per
trovare un’idea che li avrebbe fatti uscire vivi e fu in quel
momento, che si
rese conto di una cosa: in tutta la sala, echeggiavano i rumori della
battaglia, il suono dei vetri che si infrangevano, ma anche suoni di
esplosioni, incantesimi, persino il vento che passava attraverso le
finestre
ormai distrutte. Così, come gli era stato insegnato, chiuse
gli occhi,
lasciando che quella melodia, che poteva sentire solo lui, si
amplificasse, in
modo tale da interrompere quell’attacco.
Emanuel si rese
subito conto che qualcosa stava
cambiando nell’aria quando vide gli uomini e le donne che li
attaccavano
portarsi le mani alla testa, in un disperato tentativo di bloccare
qualsiasi
orribile suono stessero sentendo in quel momento. Tuttavia, Emanuel non
riusciva a capirli, perché lui stava ascoltando
tutt’altro, ovvero una dolce
melodia, come se si trovasse circondato da un’orchestra in
pieno svolgimento di
un concerto. Quasi calmo, addirittura rilassato, si voltò,
trovandosi di fronte
l’espressione feroce di Numero Nove, che stava utilizzando il
suo potere per
salvarli. Ad un tratto, i maghi caddero a terra privi di sensi, come
dei
burattini ai quali erano stati tagliati i fili e, solo in quel momento,
il viso
di Elaija si rilassò, guardandosi poi intorno per accertarsi
delle condizioni
dei due compagni.
-Sono svenuti
per i rumori? – domandò il Capo
dell’Ordine e il numero nove negò, spiegando
subito a gesti le forti emozioni
di terrore e paura che aveva voluto far sentire, mentre a loro, per
evitare
danni, aveva cercato di trasmettere pace.
-Però,
se avessi saputo che eri così agguerrito, ti
avrei aizzato prima. – commentò Caleigh,
strabiliata dalle doti del ragazzo. Il
biondo fece un piccolo sorriso imbarazzato e mosse leggermente la
testa, come a
voler ringraziare la ragazza delle sue parole. Anche Emanuel sorrise.
- Se non fosse
così dotato, non sarebbe un membro
dell’Umbrella Academy. Forza, occupiamoci degli altri.
Dobbiamo impedire che
qualcuno si faccia male. -
Ministero della
Magia
Charlotte si
trovava da
sola a girovagare per i corridoi del Ministero. Sapeva che non avrebbe
dovuto
allontanarsi da sola, ma aveva visto il ragazzo che aveva ferito Oberon
allontanarsi dallo scontro, così aveva deciso di seguirlo.
Con la bacchetta in
mano per non trovarsi impreparata, Charlotte controllava ogni singolo
angolo
del luogo, cercando anche il minimo movimento.
-Bene bene,
qualcuno si è staccato dall’alveare. Anche
se non era chi mi aspettavo. – pronunciò una voce
alle sue spalle e la ragazza
si voltò, ritrovandosi faccia a faccia con il ragazzo, che
la guardava
sogghignando, nonostante il volto fosse coperto dalla maschera.
- Lasciatelo
dire, sei un pezzo di merda. – replicò la
rossa puntandogli contro la bacchetta. A quel gesto, il corvino
scoppiò a
ridere.
- Volgare come
sempre, Charlotte? Non si addice ad una
signora. – nel sentirsi chiamare per nome, Charlotte
sussultò leggermente,
cercando invano di non darlo a vedere.
- Come consoci
il mio nome? – chiese quindi e lui la
guardò sorridendo.
- Io so tutto di
voi, mio piccolo raggio di sole. Siete
stati bravi voi dell’Ordine a nascondervi dal mondo intero.
Ma non avete fatto
i conti con noi. – Charlotte aggrottò le
sopracciglia ma, improvvisamente, si
ritrovò scaraventata all’indietro, finendo poi per
picchiare la testa contro il
pavimento. Gemette dal dolore e si portò una mano al naso,
che già perdeva
sangue. Con la testa che girava, iniziò a cercare la sua
bacchetta, scappata
dalle sue mani, mentre il ragazzo cominciava ad avvicinarsi a lei.
Quando lui
le fu distante solo qualche metro, alzò la becchetta,
puntandola verso di lei.
Tuttavia, prima che potesse fare qualcosa, la bacchetta gli
volò di mano e,
dopo averla vista volare, si girò trovandosi Katrina e Harry
che gli puntavano
contro le bacchette. Contemporaneamente, i due lanciarono due
incantesimi
differenti, ma il ragazzo fu più veloce di loro, riuscendo a
smaterializzarsi
prima di essere attaccato. Non appena rimasero soli, i due si recarono
subito
dall’amica.
- Ti ha dato di
volta il cervello? Potevi farti ammazzare!
– iniziò a gridare Harry preoccupato e Charlotte
si portò una mano alla testa. Nel
notare la scena, Katrina tirò uno schiaffò sulla
testa del biondo.
- Sono questi i
modi? – fece lei e lui la guardò
truce.
- Kat, dovresti
essere arrabbiata, ha rischiato la sua
vita! –
- Certo che sono
arrabbiata, ma è ferita e non è urlando
che risolveremo le cose. Charlotte, dobbiamo curare quella botta.
– di fronte
al tono duro utilizzato dal Vice-Capo, Harry si era ammutolito,
ritrovandosi però
a darle ragione: non appena vide la sua migliore amica a terra, aveva
quasi
perso la ragione. Aveva già perso troppe persone a lui care,
non era disposto a
perderne altre.
Giardino,
Criterion
Restaurant
Gabriel si
trovava
nascosto dietro le siepi dell’immenso giardino, spiando ogni
tanto al di là
delle foglie. Si stava nascondendo dalla ragazza bionda che li aveva
attaccati
e che, in quel momento, stava utilizzando il potere di suo fratello. Specchio,
fu la prima cosa che gli era venuta in mente non appena
l’aveva vista
all’opera.
All’improvviso,
sentì dei passi accanto a lui e prese
in mano la sua bacchetta. Tuttavia, alla vista dei numeri quattro e
dieci, tirò
un sospiro di sollievo.
-Stai bene?
– chiesero in contemporanea i due,
scambiandosi poi un’occhiata sbilenca. A Gabriel
però non sembrava importare in
quel momento, in quanto si sentiva sollevato dalla presenza degli altri
due.
- Io sto bene,
ma la ragazza sa che mi sono nascosto
qui. È un miracolo che non vi abbia beccato. –
replicò Numero Tre, dandosi
ancora un’occhiata in giro. Nel sentirla nominare, gli occhi
del gemello si
fecero ancora più scuri.
- Quella brutta
stronza. Io non posso fare niente, ha
i miei stessi poteri! –
- Ti sbagli.
– a quelle parole, entrambi i gemelli si
voltarono verso Mathias, che aveva lo sguardo di chi si era appena
ricordato
qualcosa di importante.
- Cosa vorresti
dire? – gli domandò Cameron, non
riuscendo a capire. Numero Dieci alzò lo sguardo su di loro.
- Vi ricordate
le lezioni di papà? Del fatto che ci
avesse detto che ne esistevano altri come noi ma con poteri diversi?
– continuò
il moro, mentre i due realizzavano finalmente le sue parole.
- Pensate che i
due che ci stanno attaccando facciano
parte dei bambini nati in circostanze misteriose? – alle
parole di Cameron,
Gabriel annuì.
- Sì.
E credo anche che quella possa prendere i nostri
poteri e replicarli. Penso che si tratti di una specie di riflesso, o
specchio,
come lo chiamava papà. – continuò il
rosso.
- Dobbiamo
capire, però, se li può replicare tutti
insieme oppure no e, soprattutto, come abbia ottenuto i poteri di Cam.
–
ribatté Mathias, mentre tirava fuori la bacchetta a causa di
alcuni rumori. Fu
a quel punto che Cameron, che era rimasto in silenzio durante la
spiegazione,
ebbe un’illuminazione.
- E’
riuscita ad ottenere i miei poteri perché mi ha
toccato. Riesce a prenderli se ha un contatto fisico con noi!
– esclamò e gli
altri due lo guardarono interrogativo.
- E come
facciamo ad esserne sicuri? – chiese Gabriel.
I tre stettero in silenzio, cercando di escogitare qualcosa. Tuttavia,
il suono
di una voce vellutata li costrinse a stare immobili.
- Lo so che vi
nascondete qui, è inutile provare a
scappare. – quasi annoiata da tutta la situazione, la ragazza
che li aveva
attaccati stava camminando per il giardino, precisamente nei pressi
della
fontana. Attorno alle sue mani, piccole nubi di polvere nera
fluttuavano,
pronte per essere usate al minimo movimento. Fu a quel punto che a
Mathias
venne un’idea.
- Facciamole
prendere il mio potere e vediamo che
succede. Tanto i vostri poteri si annullano a vicenda ma sono potenti,
con il
mio non può andare da nessuna parte, se non sa controllarlo.
– si propose e a
quel punto i due gemelli poterono solo annuire, in quanto sapevano che,
in ogni
caso, Mathias avrebbe avuto ragione: i loro poteri erano forti, quelli
di
Cameron soprattutto, ma entrambi si annullavano a vicenda, come se
fossero
quasi complementari. Prima però che potessero dire qualcosa,
Mathias partì
all’attacco, lasciando dietro di sé una scia
argentata.
Nel frattempo,
la ragazza stava ferma, vicino alla
fontana, ascoltando in silenzio ogni singolo suono. Rimase immobile,
finché non
percepì l’aria cominciare a vibrare.
Immediatamente, scatenò le nubi nere,
cercando di colpire quella scia, che riconobbe essere Numero Dieci, che
le
vorticava attorno. Tuttavia, non riuscì a fermarlo
completamente e Mathias le
passò di fianco, toccandola proprio sul polso destro e si
allontanò. Quasi
subito, le nubi scomparvero e la ragazza emise un gemito di
frustrazione, prendendo
velocemente la sua bacchetta per evitare altri attacchi da parte del
ragazzo.
-Ha funzionato!
Avevamo ragione! – sbottò Gabriel
stringendo lo smoking del gemello. I due videro la ragazza,
infastidita,
guardarsi attorno ancora una volta, per poi smaterializzarsi.
- Che vi avevo
detto? Avevo ragione! – fece Numero
Dieci avvicinandosi a loro, tutto sorridente per avere avuto ragione. I
tre si
guardarono intorno, ma non percepirono nessuna presenza ostile.
- Perfetto, io
direi di cercare gli altri. Finché
quella non tocca qualcun altro siamo a posto. Ora preoccupiamoci
dell’altro. –
propose Cameron. Una minaccia erano riusciti ad eliminarla, ma non era
ancora
finita. Erano ancora in pericolo.
2014,
Ufficio di Richard McKinnon, Villa Olympus
Felikz rientrò presso la Villa a tarda notte,
quando
ormai il silenzio aveva occupato l’intero edificio. Nel
notare quel dettaglio,
sospirò pesantemente, richiudendosi la porta alle spalle e
cominciando a
dirigersi verso il primo piano. Cercò poi di raggiungere la
sua camera, la
numero Sette, l’unica ancora aperta, quando la voce potente
di suo padre lo
richiamò dall’ufficio. Sbuffando, si
recò velocemente nello studio dell’uomo,
desiderando solamente di andare in camera sua per poter riposare.
-Volevi
vedermi, papà? –
chiese il giovane, avvicinandosi alla scrivania dove Richard era
occupato a
compilare alcune carte. Non appena lo sentì, il mago
alzò leggermente lo
sguardo, per ritornare poi a guardare i fascicoli.
-
Sei rientrato troppo tardi
e questa cosa non va bene. Ricordo che avete gli allenamenti la mattina
presto,
quindi presentarsi senza l’adeguato riposo non è
accettabile. Domani parlerò
con Numero Uno, voi ragazzi dovrete avere più
disciplina… -
-
Papà, Fëdor non c’è
più,
se n’è andato. Come gli altri, sono rimasto solo
io. – interruppe Felikz,
rimasto allibito dalle parole dell’uomo: possibile che non si
fosse nemmeno
reso conto di questo dettaglio? A quelle sue parole, l’uomo
alzò finalmente su
di lui, facendo rabbrividire il ragazzo.
-
Allora, a questo punto,
sarai l’unico membro dell’Umbrella Academy. Ora va,
sto progettando alcune
missioni che dovrai fare nei prossimi giorni. Buonanotte, Numero Sette.
– dopo
quel congedo, Felikz mormorò un saluto di rimando, uscendo
dall’ufficio e
dirigendosi subito in camera sua. Qui, chiusa la porta, prese un lungo
sospiro,
cercando in tutti i modi di non prendere a pugni il muro. Tuttavia, non
poté
impedire alle lacrime di scendere, perché con quella frase
di suo padre, aveva
realizzato quello che per giorni si era rifiutato di accettare: era
rimasto
solo. Tutti i suoi fratelli e sorelle se ne erano andati, e lui? Non
aveva
avuto il coraggio di fare la stessa cosa.
Sospirando
ancora, si buttò
sul letto, gettando poi uno sguardo alla sua scrivania dove, in mezzo a
tutte
le sue scartoffie, si trovava una lettera importante che, tuttavia, non
avrebbe
ascoltato:
“Gentile
Signor McKinnon, le
comunichiamo che ha superato i test di ammissione con il massimo dei
voti, con
la conseguente ammissione all’Accademia Auror. La aspettiamo
per l’inizio delle
lezioni.
Cordiali
saluti,
Harry
Potter
Capo
del Dipartimento Auror
Ministero della
Magia
Felikz
continuava a lanciare incantesimi senza sosta, alternandosi con la
creazione
dei suoi portali per cogliere i nemici di sorpresa. Tuttavia, i suoi
poteri
stavano cominciando a vacillare, segno che fosse già troppo
tempo che li
utilizzava. Notò anche i suoi fratelli nelle stesse
condizioni, feriti e
stremati dalla lotta. All’improvviso, quasi simultaneamente,
i maghi e le streghe
che li stavano combattendo si smaterializzarono, lasciandoli soli nel
grande corridoio
ormai vuoto.
-Dove sono
andati? – domandò Travis, guardandosi
intorno per evitare attacchi a sorpresa.
- Penso che
siano stati richiamati dal loro capo. –
disse Emerald, appoggiata alla parete in quanto non riusciva a reggersi
in piedi.
- State tutti
bene? – domandò Katrina guardandosi
intorno e gli altri annuirono.
- Dobbiamo
andare da Oberon e vedere come sta. Dobbiamo
sapere se sta bene. – propose Ophelia e Travis e Sheryl
annuirono.
- Prima dobbiamo
recarci al Criterion. Se hanno
attaccato noi è probabile che lo abbiano fatto anche agli
altri. Oberon per
adesso si trova in buone mani. – disse Lauren e i ragazzi si
trovarono a
concordare con lei. Così, con un ultimo sforzo, si
smaterializzarono,
impazienti di conoscere le sorti dei loro amici.
Sala Principale,
Criterion Restaurant
-Finalmente
riesco ad
incontrare di persona un membro dell’Umbrella Academy. Che
emozione. – fu con
quelle parole che Fëdor vide per la prima volta il compagno
della ragazza bionda.
- Se volevi un
autografo, bastava solamente chiedere. –
rispose Numero Uno ironico e quello sorrise, divertito dalla battuta.
- Che cosa
volete da noi? – continuò il biondo, non
distogliendo lo sguardo dalla figura dell’altro. Tuttavia,
con la coda dell’occhio
aveva notato alcuni maghi smaterializzarsi intorno a lui, circondandolo
per
togliergli ogni via di fuga.
- Oh, noi
volevamo solo fare due chiacchiere con voi,
niente di personale. – rispose il moro senza lasciare il suo
sorriso.
- Quindi non
siete stati voi ad uccidere nostro padre?
– provò ancora Fëdor e quello rise
leggermente.
- Chi lo sa.
Potremmo come no, ma sono solo dettagli
futili. Questa volta sarò io a farti una domanda: dove sono
i diari? – chiese il
ragazzo, avvicinandosi sempre di più alla figura di Numero
Uno. Mentre lo
osservava, il biondo vide qualcosa in mano al ragazzo, che da lontano
non aveva
potuto notare: sembrava una collana, anche se non poteva esserne
sicuro, ma lui
era sicuro di averla già vista.
- Non so di cosa
tu stia parlando. – fece, riportando
l’attenzione sul ragazzo che ora si trovava di fronte a
sé.
- Che peccato.
Allora immagino che ci rivedremo. Prendi
tutto questo come una specie di avvertimento, Numero Uno: hai visto
quello che
possiamo fare e non abbiamo paura di rifarlo. Qualcuno dei tuoi ha
già imparato
la lezione… - prima che Fëdor potesse chiedere
altro, quel ragazzo portò
velocemente una mano al suo collo, cominciando a stringere. Il biondo
sentì
immediatamente l’aria mancare ma, oltre a questo,
cominciò a sentire una strana
sensazione: il suo sangue aveva cominciato a ribollire e si
sentì come se
stesse bruciando dall’interno. Pian piano, cominciava ad
indebolirsi, iniziando
a perdere coscienza…
Ad un certo
punto, il ragazzo mollò la presa e Fëdor
cominciò a sentire nuovamente l’aria entrare nei
polmoni. Alzò lo sguardo,
cercando di capire come mai quello avesse mollato la presa e
sgranò gli occhi:
Emanuel aveva creato delle fiamme, che stava usando per attaccare i
maghi e le
streghe. Ma la cosa che aveva stupito Numero Uno, era che il Capo
dell’Ordine
non stesse usando la bacchetta: le sue mani, dalle quali partivano le
fiamme,
erano completamente nere, solcate da delle venature di fuoco; i suoi
occhi,
invece del solito castano scuro, ora erano ambrati. Velocemente, tutte
quelle persone
si smaterializzarono, lasciando nella stanza solo loro due. Emanuel
ritirò
subito le fiamme, per poi voltarsi, con sguardo colpevole, verso
Fëdor, che lo
guardava senza dire una parola.
-Tu? –
disse semplicemente ma, prima che il moro potesse
dire qualcosa, qualcuno si smaterializzò nella stanza.
-
Fëdor, devi immediatamente venire! – disse Gabriel,
non preoccupandosi nemmeno dello stato in cui si trovavano i due. Come
risvegliato da una sorta di trance, il biondo si voltò verso
il fratello e,
vedendo la sua espressione impaurita, si preoccupò.
- Cosa
è successo? –
- Si tratta di
Oberon. –
31
ottobre 2017, Dark Room, Camden Town, Londra
-Perfetto ragazzi, un’altra giornata
è andata,
complimenti a tutti! – uno scroscio di applausi
scoppiò all’interno del
negozio, che era appena stato chiuso dopo l’uscita
dell’ultimo cliente della
giornata. Felikz sorrise, guardando divertito i suoi colleghi di
lavoro: aveva
cominciato a lavorare lì in quel negozio di tatuaggi, che
tutto sembrava tranne
che un negozio di tatuaggi, quasi per caso e arrivato a quel momento
non si era
ancora pentito di quella scelta.
-
Finalmente, sono stufo
degli idioti e dei loro tatuaggi stupidi! “Mi scusi, vorrei
tatuarmi sul petto
il nome della mia ragazza, così durerà per
sempre!” Ma sei scemo?? – nel
sentire Meredith, sua collega, lamentarsi di un cliente che aveva
dovuto
servire quel giorno, il ragazzo si mise a ridere, mettendole poi un
braccio
attorno alle spalle.
-
Maddy cara, preferirei
quello che si tatua il nome della fidanzatina piuttosto che quello che
si tatua
l’organo genitale femminile sul collo… - disse lui
mentre Ethan, altro collega
che stava ascoltando la conversazione, emise un gemito inorridito.
-
La gente è sempre più
strana al giorno d’oggi. – commentò
Meredith, mentre Numero Sette annuiva. Ad
un certo punto, Felikz fece per dirigersi verso il guardaroba, dove
teneva il
cappotto, ma i due amici lo fermarono e lui prese ad osservarli
incuriosito.
-
Dove pensi di andare? –
gli domandò Ethan sorridendogli malandrino. Felikz
continuava a non capire ma
poi, quando vide il suo capo alzare al cielo una bottiglia di vino e
due sue
colleghe dirigersi verso di lui con una torta, improvvisamente
capì.
-
Buon compleanno! –
esclamarono in coro tutti i ragazzi e le guance di Felikz si tinsero di
rosso,
così come i suoi capelli, ma di questo non si
preoccupò, in quanto si trovava
in un negozio pieno di maghi.
-
Non pensavi mica che ce ne
fossimo dimenticati? – esclamò Regan, dandogli una
pacca sulla spalla che quasi
lo fece cadere. D’altronde, si trattava di un armadio di due
metri e Felikz,
nonostante fosse alto 180 centimetri, sembrava uno scricciolo messo a
confronto.
-
Ragazzi davvero, non so
che dire… - disse il ragazzo, quasi commuovendosi per quel
gesto inaspettato.
Quella volta, sarebbe stato il primo compleanno che passava in
compagnia da
quando i suoi fratelli se ne erano andati. Quella volta, sarebbe stata
la prima
volta in cui non si sarebbe sentito solo.
20
Novembre, San Mungo
I
ragazzi stettero seduti in quel corridoio asettico per altri venti
minuti,
prima che qualcuno uscisse dal Reparto e li raggiungesse.
-Novità?
– chiese subito Fëdor alla sorella di
Charlotte e lei scosse la testa.
- Ha subito un
grosso avvelenamento e i medici non riescono
a capire di cosa si tratti. Stanno cercando di curarlo con i vari
antidoti che
si trovano qui. Per adesso è in stato di stallo, ma se non
riescono a trovare
una soluzione… - la donna non fece nemmeno in tempo a finire
la frase: tutti i presenti
avevano capito. Mentre Charlotte salutava la sorella e la ringraziava
per il
favore che le aveva appena fatto, Sheryl si strinse forte a Travis,
sconvolta
dalla notizia ricevuta, mentre il numero dodici cercava di consolarla.
Tuttavia, la situazione degli altri non era differente.
- Dobbiamo
trovare quei bastardi. – pronunciò Felikz,
desideroso di vendicare Numero Sei. Accanto a lui Elaija, con gli occhi
rossi
per le ore passate a piangere, concordò con quelle parole.
- Su tre solo
due siamo riusciti a vederli in faccia e
nemmeno questo ha aiutato, visto che non li abbiamo mai visti nelle
nostre vite
e solo la metà di noi li ha visti. – fece Harry,
unica persona rimasta ancora
seduta a terra.
- Per quanto mi
costi ammetterlo, ha ragione. Se
veramente sono come voi, dovrebbero avere la vostra stessa
età e ad Hogwarts
non li abbiamo mai visti. Abbiamo la necessità di trovare i
diari di vostro
padre e capire come mai li cerchino anche loro. –
commentò Charlotte e, a quelle
parole, il viso di Ophelia si fece pensieroso.
- Dite che
può aver scritto qualcosa su di loro? –
domandò lei ed Emerald fece spallucce.
- È
probabile che lo abbia fatto. Quando siamo nati
aveva cercato di recuperare più bambini possibili, quindi
per forza avrà preso
varie annotazioni. –
Dopo quella
frase, il silenzio calò tra i presenti,
pesante come un macigno.
-Ci sono
novità, ragazzi? – domandò una voce e,
come
se fossero stati mossi dallo stesso ingranaggio, i membri
dell’Umbrella Acadmey
si voltarono contemporaneamente, incrociando lo sguardo duro di Katrina
e
Scarlett, che si trovavano di fronte ad Emanuel quasi come se lo
volessero
difendere da eventuali attacchi – che, visto le espressioni
truci degli altri,
non era da escludere. Il Capo dell’Ordine stava a capo chino,
non avendo
coraggio di guardarli negli occhi: lì, per la prima volta,
l’aura di arroganza
e di decisione che lo contraddistingueva sempre era sparita, lasciando
spazio
ad un semplice ragazzo quasi intimorito.
- Penso che
dobbiamo parlare… - disse ad un certo
punto lui e, a quelle parole, Fëdor annuì,
sorridendo ironico.
- Certo, abbiamo
molto di cui parlare, Emanuel. O
forse dovrei dire Numero Tredici? –
20
Novembre, Villa Eriksen, Notting Hill, Londra
Amalia
continuava a girare il cucchiaino nella tazzina da tè,
mescolando lo zucchero
che ormai, passati i minuti, si era già sciolto. La giovane
era assorta
completamente nei suoi pensieri, non accorgendosi di quello che le
succedeva
intorno. Fu per quel motivo che non si accorse della presenza degli
altri due
ragazzi finché non se li ritrovò seduti al
tavolo, uno di fronte a lei e
l’altro accanto.
-Grazie per
averci ospitato per questa notte, Lia. Ci
hai fatto un enorme favore. – disse il più basso
dei due e solo a quel punto la
bionda si degnò di osservarli.
- Spero abbiate
dormito bene. Di solito non ho ospiti
la sera. – rispose, utilizzando sempre il suo solito tono
annoiato, che fece
sorridere l’altro ragazzo.
- Beh, se vuoi
possiamo venirti a trovare ancora… -
provò a dire il corvino, ma lo sguardo gelido della ragazza
lo convinse a
ritirare la proposta. Dopo essere riuscita a zittire il ragazzo, Amalia
schioccò svogliatamente le dita e subito un elfo domestico
apparve, portando
con sé due tazze di caffè bollente e tre piattini
con su tre pezzi di torta
alla zucca. L’elfo poggiò il vassoio sul tavolo e,
dopo un ulteriore inchino,
si smaterializzò.
- A quanto pare
abbiamo fatto un altro buco
nell’acqua. – borbottò il ragazzo alto
avventandosi sulla tazza di caffè.
Annusando leggermente, si ritrovò a sorridere: Amalia doveva
aver detto di
correggere il suo caffè con la vodka, contento di avere
qualcosa con cui
sopportare il forte dolore al braccio.
- Edgar, tu hai
fatto un buco nell’acqua, non noi. Il
tuo unico obiettivo era quello di ottenere informazioni, non di
ingaggiare un duello
e mandarne uno all’ospedale! – sbottò
l’altro, battendo una mano sul tavolo. A
quel gesto, Amalia gli mise subito una mano sul braccio, invitandolo a
calmarsi
con lo sguardo.
- Carlos,
è stato un imprevisto e gli imprevisti
accadono. Inoltre, ci ho guadagnato un grosso taglio che rovina la mia
immagine! E comunque, i diari non si trovavano nemmeno lì.
Guarda il lato
positivo: uno in meno da affrontare. – ribatté
Edgar sbuffando come un bambino.
Di fronte a quella reazione, Carlos trattenne l’impulso di
prendere a pugni
l’altro, alzandosi poi in direzione della finestra. Qui, la
aprì, tirando poi
fuori un pacchetto di sigarette.
- A questo
punto, dovremo agire cautamente. Metà di
loro ci ha visto in faccia, mentre Edgar ancora è
un’incognita. Questo gioca di
sicuro a nostro favore. Io direi di passare allo step successivo.
– propose
lui, ottenendo dei cenni di assenso da parte degli altri due. Edgar
decise di
imitarlo, decidendo anche lui di fumare, mentre Amalia si teneva a
debita
distanza: aveva sempre odiato il fumo.
-
L’importante è che non sappiano ancora chi siamo.
Non
avendo mai vissuto qui, non riusciranno a rintracciarci facilmente.
Edgar, ti
sei occupato di quel problema a Villa Olympus? – chiese la
bionda e il corvino
annuì, sogghignando al solo pensare al suo operato. Dopo
aver preso ancora un
sorso del suo caffè, si voltò verso
l’altro compagno, sorridendogli mellifluo.
- Non
dimentichiamoci che abbiamo anche un altro asso
nella manica. Se non sbaglio, Carlos, tu hai un rapporto stretto con
uno di
loro, giusto? Se non sospetta di niente, possiamo ancora utilizzarlo.
– fece lui.
A quel punto, anche Carlos sorrise.
- E’
ancora utilizzabile. Finché la volpe rimane la
nostra spia, allora non abbiamo niente da temere. –
ANGOLO
AUTRICE
Della serie a
volte ritornano! Ciao a tutti ragazzi,
sono tornata!!!!! Non sapete quanto io sia emozionata di pubblicare
questo
capitolo dopo così tanto tempo, davvero.
Ora, come avrete
potuto notare, succedono un paio di
cosucce.
Prima di tutto,
Oberon starà bene, non preoccupatevi.
Tuttavia, ho dovuto fare questo per via di una decisione che ho preso
tempo fa
a seguito di alcuni problemi avuti con la sua autrice, e sono giunta ad
una
conclusione: OBERON MCKINNON è ufficialmente eliminato dalla
storia.
Non voglio
entrare nei dettagli, perché è una cosa tra
me e la sua autrice. Spero lo stesso di incontrarla per altri lavori
futuri e
che non abbia rancore verso di me.
Seconda cosa,
abbiamo l’identità di Numero Tredici!
Complimenti a chi ha indovinato, davvero brave!
E ultimo ma non
per importanza… E’ toccato a Felikz!
Sono stata contenta di questo perché, per la prima volta,
vedete questo
personaggio dal mio punto di vista e nella mia totale visione. Come
avrete
capito, ci sono molto legata, è il primissimo Oc completo
che ho creato e ci ho
messo l’anima all’interno.
Ma basta con i
momenti strappalacrime, abbiamo
finalmente i villains! Sono fiera quindi di presentarveli:
CARLOS
SANTIAGO CORTÈS
Red
| Spagna | Castelobruxo | bisessuale | Emokinesis
Bacchetta
di tasso, 12 pollici, estremamente rigida, nucleo di corda di cuore di
drago
Fallen
Angel –
Three Days Grace
Le
anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I
caratteri più solidi
sono cosparsi di cicatrici
Carlos
è arrogante e superbo, non ha paura di niente e si crede dio
sceso in terra,
grazie anche al suo potere. È violento, irascibile e
permaloso, perde la
pazienza subito e preferisce i pugni alla diplomazia. L'unica in grado
di
calmarlo è Amalia, che vede come una sorellina minore.
AMALIA
ERIKSEN
Lolita
|
Finlandia | Durmstrang | eterosessuale | Power Absorption
Bacchetta
di salice, 11 pollici e ½, abbastanza elastica, nucleo di
capelli di veela
Mad
World –
Gary Jules
Soltanto
gli esseri intelligenti provano noia.
Amalia
è una ragazza schiva e fredda, molto distaccata dalle altre
persone. Se parla è
solo per offendere e rifilare agli altri le sue battutine taglienti.
Molto
intelligente e scaltra, si crede superiore agli altri in quanto il suo
potere è
quello di poter assorbire i poteri degli altri e usarli. Sembra quasi
annoiata
da tutto e tutti, difficilmente qualcosa la intriga.
EDGAR
ADAM TEMPLE
Adder
| Sud Africa | Ilvermorny | pansessuale | Venom Control
Bacchetta
di tasso, 12 pollici e ¾, piuttosto rigida, nucleo di
capelli di veela
Makes
me wonder –
Maroon 5
All
those fairy tales are full of shit.
Edgar
può sembrare un ragazzo espansivo, ma ama circondarsi di
persone solo per via
del suo essere egocentrico e vanitoso. È indomabile ed
incontrollabile e soffre
di IED, caratterizzato da forti attacchi di rabbia. È un
attaccabrighe nato, ma
non è violento, si diverte solo a stuzzicare la gente con il
sarcasmo e non ha
peli sulla lingua
Per quanto
riguarda Edgar, devo ringraziare la
fantastica ITSBEA che segue ogni mio sclero da una vita e che mi ha
fatto l’onore
di crearmi questo meraviglioso Oc.
Avrei qualche
domanda per voi:
Come la
prenderanno i ragazzi la questione di Emanuel?
Come reagiranno a tutta la
situazione? Staranno da
soli, cercheranno la compagnia di qualcuno in particolare…
Ed ecco
finalmente la lista di nomi con le nuove
aggiunte!!!
Emanuel
Caleigh
Charlotte
Katrina
Amalia
Carlos
Edgar
Ci vediamo alla
prossima! Bacioni,
__Dreamer97