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Autore: evil 65    18/07/2021    6 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura ;)



Capitolo 9

Lungo i confini esterni del Valhalla, sorgeva una piccola abitazione in legno immersa nella foresta.
Un edificio abbastanza fuori luogo rispetto agli immensi palazzi dorati che sorgevano nel centro del reame, ma la sua proprietaria non avrebbe mai potuto desiderarlo in altro modo. Era sempre stata una donna dai gusti semplici.
Si chiamava Sigyn…ed era conosciuta dal resto del suo popolo come la “dea della fedeltà”.
La sua bellezza avrebbe potuto rivaleggiare con quella di ogni mortale di Midgard.
Vestita con un lungo abito smeraldo, aveva folti capelli dorati che le arrivavano fino alle spalle.
Il volto dai lineamenti morbidi e delicati era coronato da un paio di occhi azzurri quanti il cielo stesso, portatori di una gentilezza che sarebbe stata capace di irretire anche il cuore del più infido dei malvagi.
Come ogni mattina, la donna si era seduta nei giardini di fronte alla casa per ammirare il sorgere di una nuova alba nel nuovo regno degli dei.
Un guizzo di magia la avvertì subito che qualcuno era appena entrato nei confini dell’abitazione.
<< Perché pensare questa vita separata dalla prossima… >> disse qualcuno alle sue spalle << quando una nasce dall'altra? >>
La donna sorrise al suono di quella voce. Avrebbe potuto riconoscerla in mezzo a cento altre…soprattutto perché apparteneva ad un individuo a cui piaceva davvero parlare molto.
Si voltò con un sorriso e i suoi occhi incontrarono quelli blu e penetranti di Loki.
<< Ci ricorda il desiderio >> continuò il dio degli inganni, mentre le porgeva un narciso << L'anelito di un'anima per l'altra. >>
Sigyn ridacchiò e prese il fiore tra le mani.
<< Da quando sei diventato un poeta? >> chiese con un ghigno divertito.
Il mezzo Jotun si limitò a scrollare le spalle.
<< Di recente ho riscoperto un certo fascino nella letteratura mortale >> ammise << Saranno anche delle scimmie primitive, ma alcune di loro brillano più di altre. >>
La donna inarcò un sopracciglio.
<< Non dovresti parlare dei mortali in questo modo >> lo ammonì con tono di rimprovero << Che cosa direbbe la tua famiglia se ti sentissero pronunciare parole del genere? >>
<< Niente che non avrei già sentito prima >> sbuffò l’altro.
La donna sospirò stancamente.
Era tipico di Loki non preoccuparsi mai delle conseguenze delle sue azioni.
Era sempre stato fin troppo orgoglioso, anche quando erano entrambi molto giovani. Per certi versi, quel lato del suo carattere lo rendeva molto più simile a suo fratello di quanto avrebbe mai osato ammetterlo.
Inizialmente, la stessa Sigyn aveva spesso trovato questo suo atteggiamento piuttosto fastidioso…ma con il tempo aveva finito con l’affezionarsi alla spavalderia ostentata dall’Asi. Faceva parte del suo fascino tanto quanto i suoi modi garbati e la sua mente acuta.
Mentre rimuginava su questo, la donna gli lanciò un’occhiata beffarda.
<< Perdona la mia impudenza, o potente Loki, ma non sono state proprio quelle scimmie primitive a segnare la tua disfatta? >> domandò innocentemente.
Sul volto del dio degli inganni andò a disegnarsi un’espressione visibilmente irritata. Fu solo per pochi secondi, ma la dea della fedeltà la considerò comunque una vittoria personale.
Erano poche le volte in cui riusciva ad arginare gli innumerevoli strati di fiducia e autocontrollo che l’uomo aveva abilmente costruito attorno a sé nel corso degli anni.
Lei era una delle poche persone in tutto il creato a cui sceglieva di mostrare certe debolezze.
<< Come ho detto, alcune brillano più di altre >> ribattè Loki << E non dimentichiamo che avevano un Asi dalla loro parte. E non certo un dio qualunque, ma il mio impavido e sconsiderato fratello… >>
Si fermò nell’istante in cui un paio di braccia lo avvolsero all’altezza della vita.
<< Non voglio parlare di Thor >> borbottò Sigyn, mentre poggiava la fronte sul petto dell’uomo << Solo di te. >>
Sollevò lo sguardo…e sentì un paio di calde labbra che si posavano sulle sue.
La donna spalancò gli occhi, ma la sua sorpresa durò solo per un istante.
Chiudendo le palpebre, si porse in avanti e approfondì il bacio con il dio degli inganni, mentre questi la cingeva con le braccia.
Una volta separati, entrambi si sorrisero a vicenda.
<< Mi sei mancato >> disse Sigyn, mentre accarezzava dolcemente il volto dell’asgardiano.
Questi si lasciò cullare dal suo tocco delicato.
<< Anche tu >> sussurrò << Sta diventando sempre più difficile sgattaiolare dalla vista di Padre Tutto per venire a trovarti. >>
Gli occhi della dea tremolarono di un’improvvisa fragilità. 
<< Ti vergogni così tanto della nostra relazione? >> borbottò amaramente.
Dopotutto, anche da morto, Loki rimaneva pur sempre un principe...mentre lei restava solo una umile Ase di basso rango, qualcuno il cui nome era rimasto una semplice nota a piè di pagina negli annali della storia asgardiana.
Quando erano ancora in vita, la scoperta della loro relazione proibita aveva provocato non pochi problemi a entrambi…ed era stata causa di gravi spaccature tra lo stesso Loki e la sua famiglia.
Il dio degli inganni assottigliò lo sguardo.  << Lo sai che non è per quello. >>
<< Allora perché… >>
<< Sigyn >> la interruppe duramente, mettendole ambe le mani sulle spalle << Te l’ho già detto: anche da morto…ho molti nemici che non vedono l’ora di vendicarsi di tutti i torti che ho fatto loro nella mia vita precedente. E credimi, in questo universo esistono destini di gran lunga peggiori della morte stessa. >>
E questo era qualcosa a cui la dea della fedeltà poteva credere.
Loki era sempre stato un tipo piuttosto malizioso… E le sue trame avevano finito con il suscitare l’ira di molti abitanti dei nove regni.
Distolse lo sguardo.
<< Ancora non mi piace >> sbottò << Nasconderci nell’ombra, come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato. >>
Il dio degli inganni le lanciò un ghigno ironico.
<< Hai appena descritto la storia della mia vita! >> cinguettò, ricevendo un’occhiataccia da parte della compagna.
<< Perché devi essere sempre così morboso? >>
<< Sono il dio del Male e dell’Inganno >>  fu la pronta risposta dell’Ase << Fa parte del mio fascino. >>
<< Dovrebbero cambiare il tuo titolo in “dio della vanagloria” >> sbuffò l’altra, senza però nascondere un certo divertimento alle buffonate dell’uomo.
Entrambi rimasero in silenzio per un po’, godendosi la compagnia dell’altro.
Poi, l’espressione di Loki divenne improvvisamente incerta e questo mise subito la compagna in allerta. Non era mai un buon segno quando l’Ase mostrava questo tipo di emozioni.
Il dio degli inganni prese un respiro profondo e disse: << Lascerò il Valhalla per qualche giorno. >>
Per un attimo, la donna credette di aver capito male.
Lasciare…il Valhalla? Impossibile.
Le anime dei morti non potevano lasciare il loro reame. Non senza il consenso esplicito di coloro che erano stati scelti per governarli!
E Sigyn dubitava fortemente che Odino avrebbe mai consentito al suo secondogenito di provocare scompiglio tra i mortali.
Si sentì subito invadere dalla preoccupazione.
Il suo amato aveva forse ricominciato ad ordire trame nefaste per prendere il controllo del trono? Anche ora che era morto, si sentiva insoddisfatto della sua attuale posizione?
<< Loki…che intenzioni hai… >>
<< Niente di quello che pensi >> si affrettò a rassicurarla l’Ase << Anzi, sono ordini diretti del sommo Odino. Parteciperò ad una missione capitanata dallo stesso Padre Tutto. In poche parole, come direbbero i mortali, ho beccato un biglietto “esci gratis di prigione ”. >>
La donna inarcò un sopracciglio. << I mortali hanno davvero qualcosa del genere? Il loro sistema giudiziario deve essere terribilmente inefficiente. >>
Loki rimase in silenzio per quasi un minuto buono, gli occhi allargati come quelli di un gufo. Poi…scoppiò a ridere.
Sigyn incrociò ambe le braccia davanti al petto.
<< Che c’è? Ho detto qualcosa di divertente? >> domandò con un broncio che il mutaforma aveva sempre considerato adorabile.
Dopo essersi calmato, le diede un rapido bacio sulla fronte.
<< Ho passato troppo tempo in compagnia di Stark >> sussurrò sulla sua pelle, facendola rabbrividire.
Stava ovviamente cercando di cambiare discorso, ma ormai la dea si era abituata a questo genere di tattiche.
<< Di che missione si tratta? >> chiese stancamente.
Loki assottigliò le labbra.
<< Non posso dirtelo >> disse quasi con riluttanza.
Sigyn strinse gli occhi. << Non puoi o non vuoi? >>
<< Non può essere un po’ di entrambe? >> ribattè l’altro con una scrollata di spalle.
La bionda si portò una mano alla fronte. << Sarà pericoloso, non è vero? >>
L’uomo distolse lo sguardo.
<< Potenzialmente >> confermò.
Gli occhi della donna vennero attraversati da un luccichio indecifrabile.
<< E non sai se tornerai >> aggiunse con evidente rassegnazione.
Il dio degli inganni si voltò rapidamente e le offrì un altro dei suoi ghigni fiduciosi.
<< Su questo, mia amata…  >> disse mentre le afferava le mani << ho intenzione di fugare subito ogni dubbio. >>
Sigyn fece per controbattere… ma l’asgardiano procedette a baciarla prima ancora che potesse emettere un suono.
Rimasero in quella posizione per un po’, mentre il sole era ormai sul punto di superare la linea dell’orizzonte.
Infine, Loki si ritrasse e le diede un dolce sorriso. Era l’unica persona – oltre a sua madre – che aveva il diritto di vedere una simile espressione sul suo volto.
<< Tornerò da te >> le disse con una gentilezza che avrebbe fatto inarcare parecchie sopracciglia tra i suoi conoscenti << Te lo garantisco. >>
Sigyn si appoggiò a lui un’ultima volta.
<< E allora potremo finalmente costruire una famiglia insieme? >> sussurrò speranzosa.
Ma proprio come nelle altre volte in cui aveva osato porgergli quella domanda…il dio degli inganni rimase in completo silenzio.
Si limitò a compiere un passo all’indietro e le offrì un rispettoso inchino.
<< Non aspettarmi alzata >> le disse maliziosamente, prima di scompare in un lampo di fiamme verde smeraldo.
Sigyn sospirò tristemente e puntò lo sguardo verso il sole nascente.
Malgrado tutto quello che aveva combattuto e sperimentato…Loki Odinson non poteva fare a meno di comportarsi da codardo.

                                                                                                           * * *

Terra - Los Angeles

Una delle ragioni per cui molta gente amava Los Angeles, era sicuramente il clima.
Nella città comunemente nota al pubblico come “La città degli Angeli” faceva caldo quasi tutto l’anno, un aspetto che era sempre stato apprezzato dai bambini del posto.
Grazie alle splendide giornate di sole che illuminavano il centro urbano ogni settimana, la fascia demografica del posto compresa tra i 10 e i 15 anni aveva sviluppato l’abitudine di invadere le collinette che circondavano la città ogni qualvolta se ne presentava l’occasione.
Quel giorno, un gruppo di bambini aveva scelto uno spazio panoramico ai bordi della scritta di HOLLYWOOD per cimentarsi in un’improvvisata partita di calcio.
Mentre avevano ormai raggiunto il secondo tempo, alcuni di loro videro una grossa ombra discendere dall’alto .
Dapprima cedettero che si trattasse di un grosso uccello…ma dopo qualche secondo passato ad osservarla meglio, si resero conto che la “cosa” che stava volando verso di loro non aveva nulla a che fare con i gabbiani e i falchi che ogni tanto giravano nella zona.
Il mostro atterrò in mezzo al campo di calcio, costringendo tutti i bambini a indietreggiare spaventati.
Era alto tre metri e quasi completamente bianco, salvo per un paio di linee rosse sul volto e alcuni ciuffi arancioni che gli spuntavano dalla testa provvista di corna.
La creatura sollevò la mano destra.
<< Salve >> salutò con un ghigno tutto denti << Non è che sapreste dirmi dove trovare un buon punto d’evocazione? >>
I bambini rimasero completamente immobili per qualche secondo.
Poi, urlarono per la paura e si lanciarono a tutta velocità verso il pendio più vicino, senza nemmeno preoccuparsi di recuperare la palla con cui stavano giocando.
Pennywise non fece niente per fermarli.
<< Beh, sembra che dovrò trovarlo da solo >> commentò con una scrollata di spalle.
Poi, i suoi occhi gialli vagarono fino ad un edificio ben preciso: il So-Fi Stadium…lo stadio sportivo più grande dell’intera città di Los Angeles.
Scrocchiò le mani e si passò la lingua biforcuta tra i denti.
<< Va bene>> borbottò << vediamo se mi ricordo ancora come si fa! >>

                                                                                                                                 * * *

New York 

<< Che diavolo?! >> sbottò Misaka Mikoto, attirando gli sguardi sorpresi di ogni singola persona che si trovava nel raggio della sua voce.
Approfittando del giorno di riposo ordinato dai Vendicatori, lei e il resto delle reclute avevano deciso di concedersi un’esplorazione dei vari stabilimenti per ragazzi allestiti nei pressi del centro città.
Kurt aveva scelto di non accodarsi a loro, ma i suoi compagni non gli avevano fatto pressioni. A causa del suo aspetto fuori dall’ordinario, era logico che temesse di ricevere troppa attenzione indesiderata.
Dopotutto, i mutanti erano un argomento ancora relativamente nuovo…e non si poteva prevedere come la gente avrebbe reagito all’avvistarne uno in un luogo pubblico.
Per quanto riguarda Laura? Aveva semplicemente definito l'uscita come una perdita di tempo e si era separata dal gruppo.
La loro visita a Time Squares li aveva condotti fino ad un Milk Shake Bar di nome “Mr Smoothy”, e Mikoto ne aveva subito approfittato per assistere in diretta all’inaugurazione della nuova Oscorp Tower presentata dallo stesso Norman Osborn.
L’evento si era inizialmente svolto nel più consueto dei modi…almeno fino a quando una coppia di strane creature era discesa dal cielo, atterrando proprio alle spalle del magnante. Esseri completamente rossi che sembravano quasi un incrocio tra degli enormi crostacei e gli xenomorfi della saga di Alien, ma provvisti di quattro grosse ali sulla schiena.
<< Ok…questa intervista è improvvisamente diventata molto più interessante >> disse Deadpool, unico tra le reclute che aveva deciso di girare con la sua maschera.
Non essendo ancora molto conosciuto rispetto agli altri supereroi, sapeva che nessuno si sarebbe mai avvicinato a lui per chiedergli un autografo. E per la gente di New York era diventato abbastanza comune girare travestiti da vigilanti, quindi non c’era il rischio che lo scambiassero per un criminale…specialmente non quando era circondato da un gruppetto di adolescenti.
<< Negli ultimi anni, l’umanità ha vissuto dei momenti davvero storici >> proseguì Osborn << Eravamo all’apice di uno sviluppo culturale e tecnologico portato avanti dai tempi della seconda guerra mondiale. Ci sentivamo invincibili! E poi sono arrivati: invasori proveniente da altri mondi…signori della guerra interplanetari…bestie spaziali che volevano trasformare la Terra nel loro buffet personale. >>
La sua espressione si fece improvvisamente cupa. << Alieni a cui eravamo completamente impreparati…e responsabili di innumerevoli morti. Ma la Oscorp non è rimasta certo a guardare! >>
Indicò le creature alle sue spalle.
<< Attraverso le più avanzate tecniche di ingegneria genetica e manipolazione molecolare, siamo riusciti a creare un’arma vivente il cui compito sarà quello di proteggere l’umanità da qualunque minaccia che gli Avengers non riusciranno a gestire da soli! >>
La folla presente all’evento cominciò a borbottare.
Alle reclute fu subito chiaro quanto fossero nervosi all’idea di trovarsi così vicino a quelle creature, e francamente Piotr non poteva biasimarli. Erano oggettivamente terrificanti da guardare.
I loro occhi, in particolare, sembravano fuoriusciti dagli incubi di una mente distorta.
Erano gialli e bruciavano anche nella luce del giorno. Sembravano fissare direttamente nell’anima di chiunque incrociasse il loro sguardo.
Solo Osborn pareva completamente a suo agio con l’intera situazione, malgrado fosse il più vicino a quelle bestie!
Il miliardario ridacchiò.
<< Non lasciatevi intimorire dal loro aspetto >> disse con tono ammonitore << I loro cervelli sono tutti dotati di chip inibitori controllati personalmente dallo staff della Oscorp, e che presto saremo pronti ad affidare nelle mani capaci del nostro governo! Osservate! >>
Infilò una mano nella giacca e ne estrasse un dispositivo rettangolare sopra cui spiccavano una coppia di pulsanti.
L’uomo ne premette uno…e subito la creatura più vicina sembrò irrigidirsi.
Per un attimo, le reclute temettero che avrebbe attaccato il magnante. Invece, la bestia si limitò a cimentarsi nella bizzarra parodia di un inchino, sotto gli sguardi increduli di tutti gli spettatori presenti nel bar.
Osborn sorrise famelico. << Impressionante, non è vero? E con la benedizione del governo, i nostri scienziati sono già pronti per cominciare la produzione di massa! >>
Cominciò ad accarezzare affettuosamente la bestia.
<< Noi li chiamiamo Destoroyah. Dal giapponese “distruttore”>> continuò con tono orgoglioso << Perché saranno proprio loro a distruggere tutti i nemici che minacceranno il nostro pianeta! Che siano invasori, distruttori…o qualsiasi altro tipo di  creatura che si nasconde nelle profondità del cosmo. >>
Fu allora che la folla presente all’inaugurazione scoppiò in un forte applauso.
<< Questa storia non finirà bene >> commentò Gunha, suscitando uno sguardo sorpreso da parte di Mikoto.
<< Perché lo pensi? >> domandò la sorella adottiva << Sembra che il Signor Osborn abbia, ehm…tutto sotto controllo. >>
L’aspirante eroe la guardò incredulo. << Non hai mai visto un monster movie? Esseri umani e ingegneria genetica non si mischiano affatto bene. A troppi scienziati manca il FEGATO! >>
<< Non siamo in un film >> ribattè Illyana, che nel frattempo aveva cominciato a giocare con il suo cellulare.
Deadpool rilasciò un sonoro sbuffo.
<< No, siamo nella fan fiction di un autore che è un fanatico dei kaiju…il che è anche peggio >> borbottò a se stesso << Ma è anche un fan degli anime, quindi forse riusciremo a sopravvivere a questa situazione con il potere dell’amicizia! A meno che non voglia percorrere l’autostrada Evangelion…non voglio diventare brodo primordiale! >>
<< Tranquillo, Wade, nessuno ti trasformerà in brodo primordiale >> borbottò la bionda, mentre gli accarezzava la testa in modo condiscendente.
Mikoto lo fissò impassibile per un po’ e si portò una mano alle tempie.
<< Più ti sento parlare… e più mi chiedo come tu sia riuscito a superare la valutazione psichiatrica >>
<< Plot armor e l’amore dei miei fan >> fu la pronta risposta dell’ex mercenario.
L’electromaster sbattè la testa contro il tavolo, mentre Gunha annuiva pensieroso accanto a lei.
<< È molto conveniente >> disse con un tono di voce sorprendentemente tranquillo.
Deadpool annuì concorde. << Sì, lo è davvero! >>
Le sue lenti sembrarono illuminarsi nel momento in cui una delle cameriere del bar gli posò davanti un piatto fumante di tortiglie.
<< Uuuuuh, chimichangas! >> esclamò, e subito cominciò a divorarle con foga.
Mikoto non si preoccupò nemmeno di fargli notare che stava mangiando con la bocca ancora coperta dalla maschera. Ormai aveva smesso da tempo di cercare di risolvere il puzzle che era Wade Wilson. 

                                                                                                                    * * *

Quando entrò nell’infermeria della base, Peter trovò Pepper impegnata ad avvolgere un laccio emostatico all’avambraccio destro di Tony.
L’ex Avenger sollevò la testa e vide che il suo protetto aveva assunto un’espressione visibilmente turbata.
Inarcò un sopracciglio.
<< Tutto bene? Sembra che tu abbia visto un film dell’orrore >> disse con tono scherzoso.
Invece di ridere, il vigilante gli offrì un debole sorriso.
<< Ne parliamo dopo >> rispose in modo evasivo.
Sia Tony che Pepper lo guardarono preoccupati, ma lasciarono cadere l’argomento quando il ragazzo non diede alcun segno di voler elaborare.
<< D’accordo, cominciamo con il primo test >> disse la rossa, mentre tirava fuori una siringa.
Fu così che l’ex Iron Man passò le successive due ore venendo sottoposto ad un esame dopo l’altro.
Ulteriori analisi del sangue, delle urine, dei tessuti, del sistema nervoso…niente venne risparmiato. Lo costrinsero perfino a correre per venti minuti buoni al di sopra di un tapirulan, tutto per controllare variazioni anche minime nei suoi livelli di resistenza.
Infine, arrivò il momento di sottoporlo ad una tac celebrale.
Tony fu condotto fino all’unica macchina di risonanza presente nell’edificio e venne fatto sdraiare al suo interno. Poi, Peter e Pepper si sistemarono nella stanza adiacente all’infermeria, contenente i computer a cui sarebbero arrivate le scansioni celebrali dell’uomo.
<< Ok, Tony, questo sarà l’ultimo >> disse la rossa attraverso il microfono collegato alla sala di controllo << Sei pronto? >>
<< Facciamola finita >> sospirò l’ex Iron Man.
Non aveva mai particolarmente apprezzato gli spazi ristretti. Una constatazione che in molti avrebbero considerato piuttosto ironica, visto l’elevato numero di armature da battaglia che aveva indossato nel corso negli anni.
E qui stava la differenza principale: quelle macchine erano sempre state sotto il suo controllo. Quella in cui si trovava al momento? Era tecnicamente sotto il controllo di sua moglie.
Quella era anche una delle ragioni per cui non si era mai davvero fidato troppo dei medici e degli ospedali. Alcuni avrebbero potuto considerare quel pensiero come l’ennesima prova della sua mentalità narcisista…e probabilmente avrebbero avuto ragione.
Quindi sì, Tony Stark non era affatto a sua agio con l’intera situazione. Tutti quei test lo stavano mandando fuori di testa!
Ma visto l’incredibile stress a cui Pepper era già stata sottoposta negli ultimi giorni, decise di fare buon viso a cattivo gioco e cercò di mantenere un atteggiamento rilassato.
Dopo qualche minuto, i computer della stanza adiacente cominciarono a ricevere le prime scansioni.
Sia Pepper che Peter assottigliarono lo sguardo.
Le immagini sugli schermi erano ovviamente quelle di un cervello…ma la struttura di alcune parti sembrava drasticamente diversa da quella di un organo umano.
C’erano varie increspature lungo i bordi del cranio. Era come se…fossero state aggiunte delle parti.
Inoltre, i segnali neuronali stavano elaborando ad una velocità di gran lunga superiore a quella di una qualsiasi persone. Sembravano quasi gli impulsi di un computer in piena fase di elaborazione!
<< Tony…qui stiamo ricevendo dei valori abbastanza anomali >> disse Peter.
L’ex miliardario aprì un occhio.
<< Davvero? >> domandò preoccupato << Di che tipo? >>
<< La tua attività celebrale è alle stelle >> lo informò Pepper << A cosa stai pensando? >>
Tony inarcò un sopracciglio.
<< A niente >> ammise con una debole scrollata di spalle << O meglio, niente al di fuori dall’ordinario. Sto solo pensando a quanto sarà bello rivedere Morgan e Happy… >>
Sentì il respiro che gli si mozzava in gola.
Una fitta di dolore alle tempie lo colpì con tanta forza da farlo sobbalzare.
Picchiò la testa contro il soffitto della macchina e si portò una mano alla fronte.
<< Tony, che succede?! >> urlò Pepper dall’altra parte della stanza.
Dal suo tono, l’uomo capì subito che, qualunque cosa fosse successo, l’aveva decisamente spaventata.
<< Io…sto bene >> gemette, mentre strusciava fuori dal dispositivo di risonanza.
Offrì alla moglie e al suo protetto un sorriso imbarazzato.  << Scusate. Per un attimo mi ha fatto davvero male la testa .>>
Peter gli lanciò un’occhiata poco convinta e si voltò verso Pepper.
<< Cosa pensi che sia? >> domandò a bassa voce.
La rossa cominciò a mordicchiarsi le unghie.
<< Non lo so >> borbottò, gli occhi fissi sul computer della stanza << Ma non mi piace per niente. >>
L’arrampica muri cominciò ad agitarsi sulla punta dei talloni.
<< Forse sarebbe meglio metterlo in isolamento? >> offrì nervosamente << Solo fino a quando non capiremo cosa diavolo è successo. >>
La donna deglutì a fatica e passò rapidamente lo sguardo dall’Avenger al marito nell’altra stanza, che la guardava preoccupato.
Dopo qualche attimo di silenzio, prese un respiro profondo e disse: << Va bene. Tiriamolo fuori di lì. >>
Ancora una volta, avvicinò la bocca al microfono.
<< Tony, per oggi abbiamo finito. Che ne dici di andare a mangiare qualco-… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Il marito cadde in ginocchio, sentendo ogni osso del proprio corpo che si spezzava.
Lanciò un grido di dolore. I computer della stanza di controllo cominciarono a vibrare e gli occhi di Pepper si spalancarono per il panico.
<< Tony! >> urlò, mentre correva a tutta velocità verso la porta dell’infermeria.
Peter cercò di afferrarla. << Pepper non entrare… >>
Ma la donna non sembrò neanche sentirlo e si lanciò all’interno della stanza.
L’arrampica-muri schioccò la lingua.
<< Perché nessuno mi da mai ascolto?! >> gemette << Ho forse la faccia di uno che non bisogna ascoltare?! >>
E così decise di seguirla.
Una volta nell’infermeria, vide che Pepper si era inginocchiata davanti al marito e aveva cominciato a scuoterlo per le spalle.
<< Tony, parlami! >> supplicò  << Cosa c’è che non va?! >>
L’uomo si portò le mani alla testa, gli occhi rossi come un paio di braci ardenti.
<< Io…lo sento… >> balbettò << nella mia testa… >>
<< Chi? >> disse Pepper, incapace di nascondere la sua paura << Chi ti sta facendo questo?! >>
Le iridi scarlatte dell’uomo incontrarono quelle della moglie.
<< Dovete…dovete scappare… >>
Si bloccò di colpo, la bocca spalancata in un grido silenzioso e le dita ancora tra i capelli.
L’occasionale alzarsi e abbassarsi del suo diaframma era l’unica indicazione del fatto che fosse ancora vivo. Sembrava quasi che fosse rimasto bloccato in un istante del tempo!
Peter, che era rimasto a qualche metro di distanza per dare spazio alla coppia, cominciò ad avvicinarsi.
<< Tony? >> domandò esitante.
Non ricevette alcuna risposta e la cosa lo mise subito in allerta.
<< Tony…  >> ripetè << stai bene? >>
Fu allora che il suo senso di ragno cominciò a tremare.
L’uomo spinse via Pepper, che finì tra le braccia del vigilante. Poi, si sollevò in piedi con uno scatto e girò la testa verso di loro con movimenti quasi meccanici.
<< Oh…mi sento molto bene, Peter >> gracchiò una voce che non sembrava affatto quella del suo mentore << In realtà…tutti questi test mi hanno dato molto tempo per pensare… >>
L’arrampica-muri si mise subito davanti a Pepper. Il suo senso di ragno era come impazzito!
<< Davvero? >> disse nervosamente << Pensare a cosa? >>
L’ex miliardario arricciò ambe le labbra in un sorriso predatorio. << Ad una razza di scimmie selvagge piene di rabbia e fobie! >>
Ora la sua voce aveva la stessa cadenza di quella di Friday, l’intelligenza artificiale che si occupava della Stark Tower. Una metallica…ma decisamente più sinistra.
<<  Lasciate che vi parli di loro >> ringhiò Tony << Hanno l'abitudine di salire gli uni sulle spalle degli altri per tentare di raggiungere il nulla. Confusi dalla logica, la liquidano, scegliendo invece di piegare le ginocchia alla comoda fantasia di dèi costruiti su misura. Sono sicuro che voi sappiate bene di chi sto parlando…non è così? >>
Il corpo dell’ex Avenger cominciò a cambiare.
Una strano liquido argenteo iniziò a ricoprirlo a partire dai piedi, salendo rapidamente verso l’alto. Sembrava quasi mercurio…ma Peter lo riconobbe subito per ciò che era davvero: nano macchine. Lo stesso materiale di cui era composta la sua Iron tuta!
<< Il 99,9% di questi stupidi primati… >> continuò l’uomo << è sostenuto dai risultati dello 0,1% delle mutazioni cerebrali che li hanno portati a diventare una specie dominante sul pianeta. E cosa fanno queste scimmie con i loro progressi? >>
Sia Peter che Pepper compirono un cauto passò all’indietro.
Al contempo, la sostanza argentata raggiunse il volto dell’uomo e cominciò a ricoprirlo dal mento alla cute.
<< Si brutalizzano l'un l'altro >> sibilò la sua voce metallica << Massacrano i loro vicini per risorse…per comodità. Sono senza speranza. Viziosi. Sporchi. Egoisti. Paurosi. Un'infezione fungina per la quale esiste una sola cura… >>
Ormai, il corpo di Tony era completamente irriconoscibile. Al suo posto…aveva preso forma la massica figura di un umanoide argentato dai profondi occhi scarlatti.
L’essere sorrise agli sguardi pieni di orrore di Peter e Pepper.
<< La rabbia di Ultron! >>
 
 


 
Dum, dum, duuuuuuuuuuuuuuuum! Guess who’s back? È proprio lui: il solo…inimitabile…Ultron! E prendendo ispirazione da una delle mie saghe preferite dei fumetti, è tornato con il corpo del suo creatore per seminare panico, morte e una sana dose di genocidio globale.
Ma come ha fatto a tornare? E in che modo è collegato a Pennywise e alla rinascita di Tony? Non preoccupatevi, tutto sarà spiegato a tempo debito, ma prima è tempo delle mazzate!
E sì, ho anche scelto di inserire Sigyn all’interno della storia. Per chi non la conoscesse, lei era la moglie di Loki nell’Edda e nei fumetti.
Era da molto tempo che volevo inserirla in questo mio alternate verse, ma sono state le bellissime storie di Shilyss a convincermi a fare il grande passo. Tuttavia, ho cercato di realizzare una versione completamente personale del personaggio, ispirandomi a quella del fumetto.
Ovviamente la storia che ho creato per il loro retroscena sarà un po’ diversa, in modo tale da adattarsi al canone MCU senza stravolgerlo.
Nel mentre, Pennywise si prepara per il grande evento, Osborn presenta i Destoroyah…e qui non vi faccio anticipazioni.
Al prossimo capitolo!


 
  
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