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Autore: Demy77    18/07/2021    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Quando Demelza aprì gli occhi il sole era ormai alto nel cielo. La culla di Julia era vuota, segno che qualche domestica era venuta a prenderla badando di non disturbare il sonno materno. L’aveva allattata di mattina presto, l’aveva cullata e fatta riaddormentare, ma evidentemente poi era crollata dalla stanchezza, dopo una notte gravida di emozioni  in cui aveva riposato ben poco.
Dopo un ultimo bacio sulla soglia del balcone Ross era andato via con il favore delle tenebre, seguendo la stessa strada dalla quale era arrivato; Demelza lo aveva visto scivolare tra i rami del sicomoro e dileguarsi rapidamente nella notte. Era tornata tra le lenzuola, che ancora recavano il profumo della sua pelle, mentre il cuore le batteva come un tamburo impazzito. Aveva fatto l’amore con lui: le sue mani e la sua bocca l’avevano marchiata ovunque, come una lingua di fuoco incandescente. Non esisteva un angolo del suo corpo che Ross non avesse esplorato. Demelza non riusciva a credere che si potesse provare qualcosa di simile a quello che aveva vissuto nelle ore precedenti tra le sue braccia. E non si era trattato di puro piacere fisico: si era realizzata una fusione tra due anime ancora più perfetta di quanto avesse mai potuto immaginare nei suoi sogni.
Un pensiero, però, la angustiava. Per quel poco che sapeva di certe cose, era certa che Ross non avesse usato alcuna forma di cautela; Demelza allattava ancora e dopo il parto non le era ritornato il ciclo mensile, per cui non sapeva se in quei giorni fosse fertile o meno. C’era qualcuno che diceva che non si poteva restare incinte mentre si allattava, tuttavia tante donne, tra cui sua madre, avevano messo al mondo figli ad un anno di distanza l’uno dall’altro, segno che evidentemente era possibile. Se fosse rimasta incinta dopo quella notte, sarebbe stata davvero una tragedia. Ross lontano, al fronte oltre Manica, e poi…. Hugh. Come doveva comportarsi con lui? Bisognava innanzitutto dargli qualche spiegazione convincente per il vetro rotto della finestra. Quanto al resto, Demelza pensò che una mezza verità fosse preferibile ad una bugia completa: in fondo che rimanesse incinta era solo una possibilità remota, non poteva avere tanta sfortuna.
Dopo essersi alzata confessò quindi al marito della visita notturna di Ross Poldark, e la motivò con il fatto che l’uomo voleva avere da lei spiegazioni sulle sue nozze repentine. Raccontò a Hugh che gli aveva brevemente riferito come si erano conosciuti ed avevano deciso di sposarsi, gli disse che Ross le aveva dichiarato il suo amore e proposto di seguirlo in Portogallo, ma lei si era rifiutata. Malgrado tutto il capitano aveva compreso le sue esigenze e se ne era andato. Hugh scrutò sua moglie poco convinto. Un uomo talmente sfacciato da entrare di notte nella sua camera da letto danneggiando l’altrui proprietà se ne era andato così, sconfitto e senza pretendere nulla? Demelza si colorò di un rosso più intenso dei suoi capelli, ma mantenne la calma. Rispose che Ross aveva insistito molto, ma quando aveva compreso la verità dei suoi rapporti con Hugh si era acquietato ed aveva detto che un domani, qualora fosse stata libera, non avrebbe rinunciato a lei, ma per ora rispettava la sacralità del vincolo coniugale. Del resto anche lui era avvinto dallo stesso legame e non era stato difficile convincerlo ad andarsene. Hugh parve crederle e di Ross Poldark da quel momento non si parlò più.
Il giovane capitano intanto, intabarrato nel suo cappotto, con il tricorno calcato fino agli occhi, era rientrato a casa, si era gettato sul letto ed aveva riposato quel paio di ore che restava della notte. Di buon mattino, sotto il cappotto scuro aveva indossato la sua uniforme scarlatta e, radunati i bagagli, si era imbarcato su di un battello lungo il Tamigi; giunto poi al mare aveva traversato il Canale della Manica fino a Calais e di lì aveva preso la nave diretta in Portogallo.
Il suo stato d’animo quella mattina era ben diverso da quello di Demelza. L’impresa notturna, dagli esiti più favorevoli di quanto avesse mai potuto sperare, lo aveva galvanizzato. Era da sempre abituato ad affrontare e sfidare il pericolo, ma questa era stata senz’altro una delle sue avventure più elettrizzanti. Entrare in casa d’altri e rubare una donna al marito che dormiva dall’altro capo della parete era qualcosa di talmente ardito che probabilmente neanche suo padre, grande libertino, avrebbe mai osato fare. I suoi sensi erano ancora scossi dall’adrenalina: Demelza si era rivelata un’amante appassionata, benchè creatura inesperta, ed averla iniziata ai piaceri della carne rendeva il tutto ancora più esaltante. Ripensava alla sua pelle di seta, a come l’aveva sentita fremere sotto i suoi tocchi, al gusto dei suoi baci dalle mille sfumature: teneri, profondi, sensuali. Dopo aver amato Demelza, improvvisamente era come se Elizabeth e tutto ciò che ella aveva rappresentato in passato fosse evaporato come una bolla di sapone, come se mai fosse esistito altro amore nella sua vita. Demelza era la donna che d’ora in poi voleva accanto, l’altra metà della mela, l’unica che aveva incatenato il suo cuore e poteva renderlo davvero felice.
Tornare in Cornovaglia sano e salvo adesso era la sua unica priorità. La ferma sarebbe durata un anno, Elizabeth ed Armitage, seppure sopravvissuto, non erano un problema ai suoi occhi: avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non rinunciare a Demelza.
Intanto in Cornovaglia, alla Wheal Grace, il capitano Henshawe e Zacky Martin, il più esperto tra i minatori, avevano preso atto dei cambiamenti apportati da Ross alla gestione dei suoi affari ed erano costretti a recarsi quotidianamente a Nampara per prendere disposizioni dalla signora Elizabeth o aggiornarla sulla situazione degli scavi. Quest’ultima, inviperita nei confronti di Ross per la maniera in cui l’aveva trattata, umiliandola, la notte del matrimonio degli Armitage, intendeva fargliela pagare, ma non certo causando il suo dissesto sul piano finanziario. Poiché non ne capiva nulla di miniere si era consultata con George Warleggan che le aveva spiegato gli aspetti salienti dell’attività; cosa che, in verità, aveva fatto anche Ross prima di partire, sebbene la prospettiva di suo marito fosse estremamente diversa da quella del banchiere. Per George l’aspetto principale da curare era che i costi fossero coperti dagli investimenti, che questi ultimi fossero retti da un criterio di estrema prudenza e che gli utili venissero spesi solo in parte. Elizabeth finse di rimettersi per ogni scelta ordinaria al capitano Henshawe, visto che Ross aveva grande fiducia in lui, e per il resto pretese che ogni operazione straordinaria, nonché il versamento delle paghe ai lavoratori, passasse per le sue mani. Ottenne così il risultato di affamare sempre più i dipendenti e tenere per sé le quote più cospicue dei guadagni, sperperandoli solitamente in acquisto di beni voluttuari: era la sua maniera di vendicarsi di Ross. Trascorso un mese, però, la donna ricevette la prima ramanzina del banchiere Pascoe: gli utili della miniera dovevano essere accantonati per saldare il debito con miss Caroline. Elizabeth si rese conto che Ross non era stato tanto sprovveduto quanto sembrava nell’affidarle i propri affari: la procura che le aveva firmato era molto limitata e Ross aveva posto dei vincoli stretti all’utilizzo del proprio patrimonio personale, richiedendo per lo smobilizzo di fondi depositati in banca sempre il parere favorevole per iscritto di Pascoe. Fu una vera fortuna, perché nei mesi successivi alla Grace venne trovato un ricchissimo filone di rame rosso, di qualità pregiatissima, che rese in breve tempo Ross il proprietario di miniera più ricco della contea. Pascoe provvide con quei guadagni a riscattare l’ipoteca su Nampara e a rimborsare il prestito di miss Caroline. Henshawe pretese che i lavoratori beneficiassero di un salario minimo , anche se Elizabeth si oppose a nuove assunzioni, e dovette cedere soltanto per la paga del dottor Enys, che fu raddoppiata a fronte di un impegno orario maggiorato. Tale investimento però diede ottimi frutti in quanto i minatori, meglio curati e meglio pagati, iniziarono ad estrarre a ritmi più intensi, consolidando così le finanze dei Poldark.
Nel frattempo Elizabeth aveva deciso che, essendo Ross lontano, non aveva alcun senso vedere Warleggan di nascosto. Anche se qualche lingua lunga avesse parlato, cosa avrebbe potuto fare lui dall’altro capo dell’Europa? Avrebbe forse potuto porle dei veti? E fu così che la moglie di Ross iniziò a recarsi spesso a Trenwith ed in alcune occasioni, dopo aver partecipato a delle feste, vi trascorse anche la notte. Fu durante una di queste sere, dopo qualche bicchierino di porto di troppo, che Elizabeth non riuscì ad arginare la corte sempre più pressante di George e si risvegliò al mattino con il biondo banchiere di fianco, nel suo stesso letto.
Poco prima di Natale, si accorse di essere incinta. Il bambino non poteva essere di Ross, perché dopo l’ultima notte trascorsa insieme, la sera delle nozze di Demelza a metà di ottobre, a novembre aveva avuto il ciclo. Il figlio che attendeva era dunque per forza di Warleggan. Decise di non dirgli nulla: in fondo non era raro che i bambini nascessero dopo sette oppure otto mesi di gravidanza. Questo bambino, per risultare figlio legittimo, doveva vedere la luce non oltre il mese di luglio; qualche stratagemma per anticipare il parto lo avrebbe trovato. In tal modo, Ross avrebbe creduto alla frottola ed Elizabeth avrebbe avuto la sua peggiore vendetta nei suoi confronti.
Intanto, mentre le condizioni della signora Chynoweth rimanevano invariate, il giudice Penvenen ebbe un netto miglioramento, tanto che si cominciò a diffondere la voce che il dottor Enys fosse capace di compiere miracoli. Lo zio di Caroline cominciò a muovere qualche piccolo passo nella sua stanza con il bastone oppure appoggiandosi alla nipote ed il suo modo di esprimersi migliorò tanto da poter essere compreso anche al di fuori della ristretta cerchia di chi viveva in casa con lui. Il giudice Ray era talmente felice e grato a Dwight Enys che acconsentì alle sue nozze con Caroline, che nel corso dei mesi non aveva avuto più voglia di celare i propri sentimenti ed aveva rivelato al suo tutore di chi fosse realmente innamorata. Per evitare però che il ricco gentiluomo cambiasse idea all’improvviso i due innamorati, trascorso il tempo minimo per le pubblicazioni, celebrarono le nozze nella chiesetta di Sawle, alla presenza soltanto di due testimoni, rimandando i festeggiamenti ufficiali a Londra, dopo l’anno nuovo.
Ross non tornò a casa per Natale. Si era arruolato da pochissimi giorni ed il primo congedo avrebbe potuto prenderlo non prima di aprile o maggio. Fece in modo di far arrivare una lettera di auguri per i due anni di Valentine a febbraio, e la lettera che gli giunse in risposta da Nampara gli comunicò una notizia inaspettata che fece crollare in un attimo tutti i suoi progetti: Elizabeth aspettava un altro figlio. Quella notte scellerata di metà ottobre aveva dato frutto ed ora abbandonare Elizabeth incinta, o con un figlio di pochi mesi a carico oltre Valentine, sarebbe stato un atto meschino e disonorevole. Nemmeno le notizie lusinghiere sulle estrazioni del pregiato rame rosso, giuntegli circa un mese prima da Henshawe sempre tramite lettera, furono in grado di restituirgli il sorriso. A quanto pareva, Elizabeth aveva trovato il modo di tenerlo ancora legato a sé.
A differenza di Elizabeth, Demelza non poteva vantarsi di aspettare un figlio da Ross. La loro folle notte d’amore non aveva portato conseguenze e la giovane poteva continuare a ricoprire in società il ruolo della devota sposa del tenente Armitage, senza che né lui né altri potessero sospettare della sua infedeltà. La salute di Hugh, tutto sommato, reggeva, anche se la vista era sempre più affaticata. Settimana dopo settimana Hugh iniziava ad essere completamente dipendente da Demelza per coltivare le sue passioni: la lettura, la scrittura, la musica. Verso Natale gli venne l’idea, prima di diventare cieco del tutto, di realizzare un ritratto di sua moglie. Non era mai stato un grande disegnatore, eppure aveva uno stile particolare e sul suo taccuino amava fare degli schizzi di qualsiasi cosa lo colpisse. Già prima di sposarsi aveva fatto un veloce schizzo di Demelza e quando lei aveva insistito affinchè glielo mostrasse l’aveva amabilmente presa in giro dicendole di non aspettarsi una monna Lisa ritratta da Leonardo! Demelza non amava mettersi in posa ed era da sempre poco convinta della sua bellezza: il colore della sua chioma ramata era singolare, aveva begli occhi chiari e simpatiche lentiggini sul naso, ma si reputava al massimo una graziosa ragazza di campagna che non poteva competere con dame avvenenti quali ad esempio la sua rivale, Elizabeth Chynoweth. Accondiscese però ai desideri di suo marito, come faceva sempre, e lasciò che lui la ritraesse per qualche ora al giorno. Hugh però era sempre insoddisfatto del risultato, diceva che il suo tratto non rendeva giustizia alla bellezza di lei, e così ricominciava ogni giorno da capo, in una eterna tela di Penelope.
A gennaio Dwight e Caroline si trasferirono per qualche settimana nella dimora londinese di lei, nello stesso isolato degli Armitage, e così le due amiche si rividero dopo mesi. Demelza gioì nell’apprendere delle nozze dei suoi cari amici e protettori, che avevano tenuto segrete fino all’ultimo, e che sarebbero state comunque ripetute lì a Londra a beneficio dei numerosi invitati che lo zio Ray aveva preteso. Il dottor Enys era stato ormai accettato a pieno titolo in famiglia, era divenuto famoso in tutta la Cornovaglia grazie all’esito delle cure del vecchio giudice, il quale sperava – grazie a certe sue conoscenze londinesi – di far pubblicare al giovane medico i suoi studi sulle malattie respiratorie e così fargli ottenere una prestigiosa cattedra all’università, cosicchè anche la nipote si convincesse a tornare a vivere a Londra, nell’ambiente che da sempre le era più congeniale.
Caroline raccontò a Demelza,  per un lasso di tempo che parve interminabile, tutto ciò che era accaduto in Cornovaglia da ottobre in avanti. La rossa la tempestava di domande riguardanti non solo lei e Dwight; Caroline allora le riferì delle fortunate estrazioni alla Grace e dell’incremento di lavoro e di stipendio per Dwight, del prestito che era stato ormai rimborsato e quindi delle ottime prospettive per le finanze di Ross Poldark. Demelza moriva dalla voglia di confidarle che cosa era accaduto fra di loro un paio di mesi prima, ma desistette quando Caroline, appena la rossa le domandò che novità ci fossero a Nampara, rispose seria “Ce n’è una che non ti piacerà…”.
Caroline comprese che Demelza fosse rimasta male alla notizia della gravidanza di Elizabeth dati i suoi sentimenti per Ross, ma non poteva certo immaginare fino a che punto si fosse spinta la loro relazione e soprattutto quali rassicurazioni il capitano avesse fatto a Demelza circa la pregressa disaffezione nei confronti di sua moglie. Peccato però che ella ora aspettasse un figlio… a Demelza balenò per un attimo l’idea che il bambino fosse di un altro uomo, ma poi riflettè che Elizabeth non sarebbe stata così sciocca da ingannare Ross su questo aspetto, considerata l’epoca prevista per il parto, esattamente nove mesi dopo che c’era stato il loro addio.
La delusione era indubbiamente profonda. Aveva idealizzato Ross, aveva creduto che fosse sincero invece non era molto diverso da tutti gli altri uomini. Le aveva fatto credere che tra lui ed Elizabeth non ci fosse nulla da mesi, invece ora lei stava per dargli il secondo figlio. In queste condizioni, anche se Hugh fosse passato a miglior vita, non avrebbe mai accettato che Ross abbandonasse la sua famiglia legittima per lei.
Per un paio di giorni Demelza fu di umore scuro e si sottrasse alle richieste di Hugh di fargli da modella. Una sera però suo marito bussò alla porta che separava le loro camere da letto e pretese qualche spiegazione al suo comportamento. L’aveva forse offesa? Aveva forse fatto qualcosa che le aveva recato disgusto o fastidio?
“Ma no, Hugh, tu non c’entri nulla…”, Demelza si trattenne dall’aggiungere spiegazioni. Hugh era un uomo buono e comprensivo, ma non intendeva rivelargli proprio tutto di sé.  
“Demelza, siamo sposati da tre mesi ormai e vivi in casa mia da più di sei. Lo capisco quando c’è qualcosa che non va in te. Sei così trasparente…”- le disse facendole una lieve carezza.
Poiché Hugh, seppur con il suo consueto garbo, insisteva, Demelza si arrese a confidargli che la ragione del suo malumore stava nella notizia della nuova gravidanza di Elizabeth, che Caroline le aveva comunicato durante la sua visita pochi giorni prima.
“I tuoi sentimenti per Ross Poldark non sono un segreto per me – commentò Hugh – e posso comprendere che sia una grande delusione, soprattutto alla luce del vostro incontro di un paio di mesi fa, quando, mi sembra di capire, ti ha giurato amore eterno dichiarando che, se potesse, avrebbe lasciato sua moglie per stare con te. Mi addolora che tu soffra per una situazione di cui non hai colpe… noi uomini a volte sappiamo essere grandemente incoerenti”.
Demelza tirò in su con il naso. Hugh aveva ragione, non era credibile che un uomo sposato con una donna così bella condividesse il suo stesso letto restando indifferente al suo fascino… non tutti erano come Hugh!
Il tenente sorrise. “Forse stai sopravvalutando anche me… io non sono migliore degli altri uomini. E, per inciso, anche per me è difficile resistere al tuo fascino, vivendoti accanto. Non sai quante volte avrei desiderato darti un bacio, in questi mesi – un bacio vero intendo, non quelli a fior di labbra che a volte ci scambiamo - o ricevere da te qualcosa di più dell’affetto e della devozione che mi dimostri.”
Demelza lo guardò sorpresa. Hugh continuò.
“Ti avevo detto, prima di sposarci, che non sarebbe stato difficile innamorarmi di te. Ebbene, è successo! Io ti amo, Demelza, e so bene di non poter ambire ad occupare nel tuo cuore il posto che è di Ross Poldark, tuttavia… se solo potessi concedere a me, mendicante alla tavola del tuo amore, una briciola di quello che provi per quell’uomo…non toglieresti nulla a lui, ma daresti una gioia a me, prima di addormentarmi per sempre e non vedere più la luce del sole.”
“Hugh, mi sembrava di essere stata molto chiara su questo punto. Io ti voglio bene, davvero, ma non posso fare ciò che non sento, e soprattutto non posso farlo per pietà:  non sarebbe giusto né per me né per te! Tu meriti una donna che ti ami con sincerità e con tutta se stessa, non le briciole!”- disse Demelza.
“Sai bene che non succederà. Non potrò mai più godere dell’amore di una donna, se non sarai tu. Lascia che ti mostri una cosa” – e così dicendo tirò fuori dalla tasca della veste da camera il suo taccuino, lo aprì a metà e glielo mostrò.
Demelza lo prese, e vide se stessa ritratta in una posa simile alla Venere del Botticelli, completamente nuda.
“Ma tu non mi hai mai…”
“Visto nuda? Infatti. E’ tutto frutto della mia fantasia. Una sciocca fantasia che non diventerà mai realtà. Sono un uomo di parola, Demelza: non ti costringerò mai a fare qualcosa che non vuoi. Dimentica ciò che ti ho detto stanotte, non voglio che quello che ti ho confidato cambi i rapporti tra di noi, che tu sia meno spontanea e libera di comportarti come credi nei miei confronti. Del resto il vero amore è sempre gratuito e non conosce contraccambio. Continuerò ad amarti in silenzio, come ho fatto fino ad ora.”
“Oh, Hugh! Come pensi che possa tornare tutto come prima? Io non immaginavo quello che tu provassi! Non voglio farti soffrire!”- esclamò Demelza e cominciò a singhiozzare sulla sua spalla.
Hugh era lì, affettuoso, premuroso, attento. La stava consolando con dolcezza, senza nulla pretendere in cambio, ripetendole che la lasciava libera di comportarsi come volesse. Hugh era lì a prendersi cura di lei e di Julia, mentre Ross era in Portogallo, era stato capace solo di fuggire davanti alle difficoltà, di fare vaghe promesse ed ora aspettava un figlio da un’altra donna.
Si asciugò gli occhi e fissò intensamente gli occhi color nocciola di Hugh. Lasciò scivolare la vestaglia dalle spalle, e offrì alla vista del marito le sue forme, debolmente coperte dalla sottile camicia da notte di seta rosa.
“Sei sicura di volerlo davvero?” – le domandò Hugh, che pure non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
Cosa voleva davvero? Bella domanda! Voleva Ross, ma forse voleva anche Hugh, che la faceva sentire bella e desiderata come una regina, o forse voleva solo smettere di pensare e di soffrire! Aveva pochissimo tempo per prendere una decisione, che in un senso o nell’altro le avrebbe cambiato la vita…
 

 
  
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