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Autore: minipink    19/07/2021    4 recensioni
Raccolta di oneshot incentrate sui portieri del manga, uomini soli in uno sport di squadra.
Il pairing è "xreader", ed il linguaggio è tenuto volutamente neutro.
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Gino Hernandez
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Genzo Wakabayashi lì, Genzo Wakabayashi là.

 

Non si poteva aprire uno stracazzo di giornale in tutta Italia senza leggere quel cazzo di nome.
"183 cm per 77 kg, nato il 7 dicembre, nazionalità giapponese", la frase più copia-incollata della storia del giornalismo sportivo.
E foto, foto, foto.

Quello che non era mai, e dico MAI! riportato sui giornali, era che prima che lui fosse in auge, il portiere migliore d'Europa a detta di tutti era il mio Gino. È ancora il mio Gino. Va là.


Ok che la stampa era estremamente volubile, e bastava una partita si o una no per cambiare drasticamente i titoloni, però quando è troppo è troppo. Non erano stati proprio loro, i giornalisti, a dargli il soprannome di “portiere perfetto”? E avevano fatto bene. Non mi risulta che Genzo Wakabayashi abbia mai completato una stagione intera senza subire reti. Va bhe, a parte in un torneo fra dodicenni, ma quello non conta. Qui si parlava della primavera dell'Inter, il campionato italiano, mica partitelle fra bambini.


Invece, adesso che si è grandi, è Gino che sta disputando un torneo importante, e le sue parate ci hanno portato in fondo imbattuti.

 

“Smettila di leggere quegli articoli, non serve a niente”, mi dice, togliendosi i guanti e avvicinandosi al rubinetto per ficcarci sotto la testa e lasciare che l'acqua gli abbassi la temperatura.

“Ma non ti dà fastidio? Non sei meno bravo di lui, stai facendo delle parate assurde...”

“...e? Sono un portiere no? Non me lo hai ricordato proprio tu l'altra sera?”

“Cosa?”
“Che devo solo fare quello che mi riesce meglio”

---


Semifinale Europeo 2021 Italia – Spagna (1-1)

 

I ragazzi si avvicinano al Mister, che cerca di incoraggiarli e motivarli, ma dalle tribune io lo vedo: Gino è teso.

Sa che i rigori sono responsabilità sua, sa che i compagni si aspettano che lui faccia il miracolo.

So che non vuole deluderli, so che vuole essere all'altezza della sua reputazione.

 

E non è per la rivalità con Wakabayashi.

Quella da più fastidio a me che non a lui.

È senso del dovere.

 

Lui, da sempre, è sempre stato un ragazzo calmo e posato, sempre sorridente e con una buona parola per tutti. Il suo carattere conciliante lo ha reso capitano della nazionale, il leader affidabile e equilibrato che quelle teste calde dei suoi compagni, Gentile e Rusciano per primi, necessitano per rimanere coesi e collaborativi.

Non è stata una sorpresa, dunque, quando alla mia animosità sul fenomeno mediatico Wakabayashi, lui ha mantenuto il sorriso, riconoscendo al nipponico le sue qualità e ricordandomi che quando nella vita le cose si complicano, bhé, è in quel momento che si fanno interessanti. “Vorrà dire che mi impegnerò di più...” mi disse con serenità, “sono un portiere... devo solo fare quello che mi viene meglio!” aggiunse facendomi l'occhiolino.

 

E adesso tel lì, il Gino, tutto solo in mezzo ai compagni, le parole del Mister e le pacche sulla schiena non riescono a smuovere il suo sguardo, che rimane impiantato sull'erba, fronte leggermente corrugata.

È la solitudine dei portieri, come la chiama lui: “sto in una squadra, ma quando c'è da parare un rigore, sono da solo. Se lo paro, ho fatto il mio dovere; se entra, sono un incapace. Io sono un uomo solo, in porta ci si sta da soli”, mi aveva spiegato un sera, in vena di riflessioni filosofiche. O forse era colpa di un drink di troppo, va a sapere.

 

Ripenso a noi da bambini, a fare merenda dopo scuola e litigare su quale cartone animato guardare.

Ripenso a noi da adolescenti, al nostro primo bacio, fra noi ed in assoluto, e alla risata successiva perché era troppo strano.

Ripenso al giorno della sua promozione in prima squadra all'Inter.

Ed in tutti questi ricordi, lo vedo sempre col sorriso -lo sguardo basso non ti si addice, Ginetto.

 

Mi alzo in piedi, mi sbraccio, cerco di attirare la sua attenzione, ti prego guardami.

Ci riesco: alza lo sguardo ed è troppo lontano per poter esserne sicuri, ma giurerei che il volto gli si distende un po'.

Allargo le braccia all'altezza del bacino, un gesto per mimare una ovvietà: “Devi solo fare quello che ti riesce meglio!” urlo con tutto il fiato che ho.

 

I suoi begli occhi azzurri riprendono colore, il petto gli si gonfia di ritrovato orgoglio e sicurezza, alza la testa e torna il suo sorriso che potrebbe illuminare lo stadio. Fa “sì” col capo, e senza smettere di sorridere si appresta a grandi falcate alla sua cara porta.

 

Il resto è storia: rigore di Michael parato, gol di Rusciano e adiòs Espana, a risentirla.

 

---

 

“Sì, giusto... e devo dire che ti viene davvero bene. Domani sera c'è la finale, Ginetto. Domani sera si decide tutto. E tu sarai lì, tra i pali. Da solo.”

“Come sempre.”

“Si, esatto, come sempre. “

“È la cosa che mi riesce meglio.”

“Si, esatto, la cosa che ti riesce meglio.”

Il silenzio rimane fra noi due come appeso, io che fisso lui, e lui che fissa il lavandino.

Il mio Gino ha bisogno di supporto, ed io sono lì per lui.

“Sai che se dovessimo vincere domani, saremmo imbattuti in questo torneo?” mi chiede senza distogliere i suoi occhi azzurri dalla ceramica.

“Si, lo so”

“Sai che nessuna squadra prima d'ora ha vinto semifinale e finale ai rigori?”
“No, aspetta cosa? Mai successo?”

“Mai” e si volta a guardarmi, pupille dilatate. Con la statistica contraria, teme di finire nuovamente oltre i tempi supplementari, è evidente.
Ma io non trattengo un sorriso, che si allarga sempre di più: “Non eri tu a sostenere che quando le cose si complicano, si fanno più interessanti? Pensala in questo modo: SE finite di nuovo ai rigori e SE li pari... la squadra diventa la prima ad aver vinto in quelle condizioni, e TU diventi il portiere che lo ha permesso. Il primo portiere ad aver fermato ai rigori le seconde due squadre più forti del toneo. Il primo!” Il sorriso compare anche sulle sue labbra, “Vedi tu quello che devi fare!” aggiungo facendo l'occhiolino.

“Quello che mi riesce meglio?” mi chiede.

“Quello che sai fare come nessun altro al mondo!” gli rispondo lanciandogli un asciugamano.

 

Per tutta risposta, grondante d'acqua ghiacciata com'è, mi abbraccia e mi schiocca un bacio sulla guancia. Lo sa che le manifestazioni fisiche d'affetto non mi piacciono, lo fa apposta per provocarmi, un gioco che facciamo da quando andavamo all'asilo.

“Ma dai, Gino, stà su de doss! Muoviti, piuttosto, andiamo a casa, che ho fame” fingo più stizza di quella che ho, perché anche se adesso siamo cresciuti, certe cose non cambiano mai.

“Ti voglio bene anch'io” risponde lui.

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NOTE!
Fatti e riferimenti a partire e record battuti sono da considerarsi assolutamente NON casuali 😉.
Non so voi, ma secondo me le prodezze del nostro Donnarumma sono degne del Gino nazionale. Chissà se Takahashi darà più spazio ai nostri giocatori prossimamente...
Rusciano è un personaggio canon, ma assente nel manga (almeno per il momento). Lo trovate come rappresentante dell'Italia nel videogioco Captain Tsubasa: Rise of the new champions.

  
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