Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    20/07/2021    0 recensioni
Missing moment situato poco prima del secondo oav. Se lo conoscete saprete il motivo di questa tristezza che aleggia in un momento che dovrebbe portare con sé solo serenità
[Fanfic scritta per la “6character challenge” del gruppo “Non solo Sherlock – Gruppo eventi multifandom”]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic scritta per la “6character challenge” del gruppo “Non solo Sherlock – Gruppo eventi multifandom”
 
Autrice: Perseo e Andromeda – Heatherchan
Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Sesto personaggio: Shu Rei Fang
Personaggi presenti: Shu e Shin
Titolo: Dolce amarezza
Prompt suggeriti: Vacanza, mare in tempesta
Genere: boys love, introspettivo, malinconico, leggero fluff
Rating: Verde
Note: Missing moment situato poco prima del secondo oav. Se lo conoscete saprete il motivo di questa tristezza che aleggia in un momento che dovrebbe portare con sé solo serenità
                                                   

DOLCE AMAREZZA

 

Le vacanze estive erano cominciate da poco.
Presto avrebbero raggiunto gli altri nakama a casa di Nasty, ma avevano fatto una tappa al mare, perché Shin gli aveva promesso di insegnargli a fare surf.
E ci stava riuscendo, ci stava riuscendo dannatamente bene. Era un sensei meraviglioso, nonostante le numerose distrazioni: come poteva, Shu, comportarsi da allievo ligio e composto quando davanti aveva un maestro avvolto in una muta da surf aderente, che sembrava quasi prendersi gioco del suo autocontrollo?
Autocontrollo con le curve di Shin messe così in evidenza, delineate in quello stretto costume e il suo corpo che si muoveva in acqua e sulla tavola da surf come se sembrasse parte stessa del mare, esso stesso uno dei suoi incantevoli abitanti?
In ogni modo, le lezioni avevano avuto successo ed era bastato un giorno perché Shu diventasse piuttosto bravo.
Avevano atteso la sera passeggiando in riva al mare, mano nella mano, godendo ogni istante del silenzio ritmato solo dallo sciacquio delle onde, quando la folla aveva lasciato la spiaggia.
Sarebbero stati capaci di passare lì la notte, abbracciati in attesa dell’alba, ma un improvviso temporale li aveva costretti a rifugiarsi nella loro stanza d’albergo e adesso erano lì, insieme, distesi sopra le coperte, puliti e profumati dopo la doccia, gli yukata in dotazione che accarezzavano i loro corpi rilassati.
L’atmosfera era strana, aveva in sé un bizzarro languore, accompagnato da un vago senso di malinconia che, senza che sapessero spiegarsi perché, non li abbandonava.
Shin non era del tutto sereno e Shu percepiva ogni vibrazione della sua cupezza, il suo cuore e il suo animo erano simili al mare in tempesta che rumoreggiava poco distante, alimentato da un acquazzone che ancora non accennava a smettere.
Shu aveva creduto, per tutto il giorno, di non aver atteso altro se non quel momento, in cui avrebbe avuto finalmente Shin stretto a sé, dopo averlo desiderato tanto: possedere quel corpo, quella pelle, sentirne la consistenza sotto le labbra e i polpastrelli.
Eppure, adesso che erano così vicini, che i loro corpi aderivano in maniera così intima, il pensiero di fare l’amore appariva lontano, soffocato da altre urgenze, da altri bisogni, non meno intimi e non meno intensi.
«Ho tanta voglia di addormentarmi fra le tue braccia» gli disse Shin.
Shu sorrise, lo strinse forte e gli posò un bacio tra i capelli morbidi, che ancora profumavano di shampoo.
«E io voglio venire con te, nei tuoi sogni» sussurrò.
Shin arrossì, farfugliò qualcosa di indecifrabile riguardo all’inconscio spirito poetico del nakama mentre, pian piano, il respiro si faceva più lento e profondo.
Una risatina lieve sfuggì al controllo di Shu.
«Dormi, pesciolino… io veglierò affinché tu stia bene…».
Perché lo sapeva che non stava bene, anche se il processo dei pensieri che si agitavano in quella testolina sempre in fermento gli era oscuro.
La luce era rimasta accesa. Shu non si decideva a spegnerla, non trovava il coraggio di distogliere il proprio sguardo dai lineamenti fini e teneri del suo tesoro, si concentrò su quel punto in cui il naso, piccolo e delicato, curvava un poco all’insù e su quegli accenni di lentiggini, che spuntavano durante l’estate, quando il sole amava corteggiare la sua pelle.
Forse Shin aveva ragione? Pensò. Forse, dopotutto, aveva davvero una sensibilità poetica?
Sospirò, sfiorando con il dito indice il naso dell’amato e delineando il contorno del viso, mormorando:
«Sei tu che mi rendi romantico… inguaribilmente romantico… mieloso… sdolcinato… ma chi se ne importa… se si tratta di te non mi importa di nulla… mio Shin-chan».
Un lampo sfrigolò fuori dalla finestra e un tuono più forte degli altri provocò un sobbalzo nel giovane addormentato. Shu si affrettò a stringersi più vicino a lui.
«Buono… continua a dormire tranquillo… io sono qui e niente ti farà del male…».
Non poteva saperlo in quel momento, anche se qualcosa di amaro si agitava nel suo cuore, una voce lontana, ma non poi così tanto, pizzicò la sua coscienza:
“Vi farete del male a vicenda… non potete immaginare quanto ve ne farete”.
Shin gemette nel sonno, Shu si incupì. La stretta delle sue braccia si fece possessiva.
“Io? Fargli del male?” pensò. “Piuttosto morire”.
Chiuse gli occhi, i loro cuori sempre più a contatto.
Solo su quello doveva concentrarsi: erano una cosa sola e lo sarebbero sempre stati.
 
 
 

 

   
 
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