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Autore: Kiki Daikiri    31/08/2009    1 recensioni
"Ci sono accenni di ricordi, nello sguardo di chi mente senza motivo. Come il soffio del vento tra i capelli di chi se ne sta andando, ore passate davanti ad un telefono in attesa della sua chiamata, la scottante resa di chi è stato abbandonato.
Poi ci sono accenni di ricordi, nei progetti futuri, nel profumo di un passante che ci ricorda il suo.
E poi quel vuoto, quel vuoto nel palco alle mie spalle.
"
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uhh ecco una shot sugli An scritta per il compleanno di Clara, cioè tanto tempo fa ≧∀≦
(Auguri tesoro *w*) La pubblico un po’ in ritardo perché non ne ero (e non ne sono) soddisfatta.
Mi sono permessa di evitare le mille faccine che Miku sicuramente utilizzerebbe in un blog, perché le trovo oltremodo irritanti!
-> Post-abbandono di Bou, sigh.
 
 
Digi-Memories
OneShot
 
From Miku-kun
Ehi, qui è Miku! Ultimamente è Kanon che si occupa del blog, però ora sono io ad aver bisogno di distrazione!
Era da tanto che non mi sentivo così… felice? Si, molto… “felice”.
Innanzitutto, oggi abbiamo presentato ufficialmente i due nuovi membri del gruppo: Takuya e Yuuki. Sono due in gamba e sono anche molto carini, anche se non quanto me!
Yuuki e Teruki hanno portato il sashimi e la salsa wasabi, poi io e Takuya abbiamo iniziato una vera e propria lotta con il riso che avevo preparato.
Avete idea di cosa si provi a ricevere un pugno di riso tiepido in faccia? È piacevolissimo, come se tanti vermetti ti stessero massaggiando la pelle!
Poi ho scritto una nuova canzone, insieme ai miei collaboratori. Spero di poterla proporre presto a tutti voi e che rispecchi come sempre il mio animo Antikk.
La nostra band si sta finalmente rialzando e siamo riusciti a sventare il pericolo-scioglimento. Noi non ci separeremo mai; Bou era una parte importante di noi, ma dobbiamo rispettare le sue scelte. Per questo non parlerò mai più di Bou nei miei post, né credo che resteremo ulteriormente in contatto. La sua carriera e la nostra debbono essere protette e devono proseguire su strade parallele, non perpendicolari.
Parlerò invece di Miruku, il mio adoratissimo Miruku! Quanto lo amo, quel cricetino mangione. Ogni giorno che passa lui diventa più tondo ed è sempre più adorabile!
LoveLove
Miku
 
«No, cazzo!»
«Va bene, va bene… ma non puoi evitare l’argomento in eterno.»
«Mettimi alla prova!» strilla Miku, portandosi una mano alla bocca, come se improvvisamente sentisse il bisogno di rimettere.
Corre verso il bagno, si getta a due mani sull’asse del water e vomita sia il sashimi che la salsa wasabi.
Sputando e respirando a fatica, si passa una mano tremante sulla fronte per tirare indietro i capelli, mentre sente la porta alle sue spalle aprirsi ed una presenza immobile che lo osserva.
Un respiro troppo pesante, ancora più pesante.
Come un macigno sullo stomaco che non si lascia erodere dal trascorrere del tempo.
«Kanon…» bisbiglia Miku.
«Dimmi.»
«Mi dispiace di essere così… volubile.» mentre pronuncia quella parola, ne può sentire il gusto morbido e freddo, come quello della neve, qualcosa di provvisorio, che si possa sciogliere in un istante.
Kanon muove qualche passo, fino a lasciarsi cadere sulle ginocchia, accanto all’amico: «Non c’è niente di cui tu ti debba scusare, vorrei solo che riuscissimo a parlarne normalmente… lui non è morto, Miku. Non è morto.»
La voce di Kanon è calda e rassicurante, come al solito, ma in questo frangente appare come il sussurro di un fantasma che mente.
«Lasciami in pace, non voglio parlarne.»
Non è morto…
Come un ectoplasma appiccicoso che resta attaccato alla tua vita per non separarsi del tutto dalla propria.
Più se lo sente ripetere, più lo sente lontano. Non riesce a convincersi del fatto che lui possa continuare ad esistere anche se non è lì in quel momento, anche se non ride e scherza con lui, anche se non può toccarlo.
Si sente un sospiro, poi Miku poggia una mano a terra e si alza in piedi a fatica.
Non è morto?
Si sciacqua rapidamente la bocca con un po’ di acqua fresca ed esce, sforzandosi di sorridere ancora come ha sempre fatto, mentre Kanon giace carponi sul pavimento di piastrelle fredde e dure, domandandosi se rivedrà mai più un sorriso di Miku. Un sorriso sincero.
 
 
From Miku-kun
Vi scrive Miku, assonnato e pericolosamente deambulante per la cucina, in cerca degli avanzi del delizioso ramen di ieri!
Altra giornata, altra notte insonne. Stiamo registrando il nuovo singolo, ma sembra sempre che manchi qualcosa…
È tutto così festoso, in questa casa, tutto così allegro. Yuuki ha deciso che verrà a vivere con me e Kanon, così potremo lavorare meglio al suo inserimento a livello musicale. È molto dolce ed è un buon amico, per questo tutto appare così meraviglioso e mi domando come mai io non riesca a dormire.
Devo essere in forma, per il tour!
Quel simpaticone di Teruky continua a ricordarmi che dovrei raccontarlo a qualcuno, così ho deciso di raccontarlo ai miei Cafekkos preferiti.
Ogni volta che chiudo gli occhi, faccio un sogno: Eravamo ad un concerto e suonavamo le nostre solite canzoni. Io saltellavo ed ero felice. Poi mi sono voltato e, alle mie spalle, ho visto solo un palco vuoto e una chitarra abbandonata in mezzo ad esso.
Ho provato un grande freddo, ma adesso che sono sveglio e posso ragionarci a mente lucida, forse è stato solo un incubo dovuto al troppo wasabi. Troppo wasabi tutti i giorni. Lo stesso incubo tutti i giorni.
Stiamo componendo nuovi pezzi,
Stay tuned
Miku-Miku
 
«Lo odio.» bisbiglia, coprendosi gli occhi con le dita sottili e corte, mentre Kanon butta via il pacchetto ammuffito di ramen, ormai scaduti.
Decide di non rispondere, preferendo un silenzio discreto ed ambiguo ad una risposta dolorosa come pugnali nel petto.
«Lo odio, Kanon.» il vocalist serra i pugni con forza, stringendo gli occhi e mordendosi le labbra.
All’improvviso, con ira, scaglia il cappellino di pelliccia leopardata contro il muro, lontano, scompigliando la frangia abitualmente perfetta.
«Lo odio!»
Odio Yuuki, odio i suoi stupidi capelli e odio gli Antic Cafe.
Kanon, paziente, si volta nella sua direzione ed accenna un sorriso, un sorriso amorevole: «Allora perché gli hai proposto di venire a vivere con noi, eh?» lascia il piatto vuoto nel lavandino e si avvicina di qualche passo al divano, per poi sedersi accanto a Miku. «Non vogliono sostituire nessuno, Miku.» aggiunge, come se stesse spiegando il mondo ad un bambino.
Il vocalist dischiude lievemente le labbra rosee, fissando gli occhi spalancati sulla superficie liscia e luminosa del tavolino di legno di ciliegio.
Sono io a volerlo sostituire? Ci sto provando…
 
From Miku-kun
Mi scuso con tutti voi per non aver scritto su questo blog così a lungo e per il poco preavviso con cui abbiamo cancellato quest’ultima data, ma non sono stato bene.
Non è nulla di particolarmente grave, sento solo un po’ di stanchezza e credo sia il caso che io rinunci agli ultimi concerti: non riesco a stare in mezzo alla folla, non sopporto il rumore, la compagnia. Non sopporto più il calore. Vogliate perdonarmi, mi scuso dal più profondo del mio cuore.
Ogni biglietto verrà rimborsato, le date le recupereremo al prossimo tour, il quale avrà luogo agli inizi del prossimo anno.
Non smetterò mai di esservi grato e di amarvi tutti, miei adorati Cafekkos.
Vostro Miku
 
Arranca lungo la ringhiera del balcone, strisciando i piedi a terra come un automa. Si affaccia per guardare di sotto, ma cambia subito idea e si concentra sul cielo sconfinato sopra di sé.
Se lassù ci sono miliardi e miliardi di particelle che si evolvono e mutano in continuazione, si perdono, esplodono, scompaio e nulla resta uguale, ma nulla si danneggia, Miku, nel suo piccolo mondo, vorrebbe che niente dovesse subire il corso del tempo. Non vorrebbe che il destino avesse il potere di portargli via ciò che ama, vorrebbe poter decidere per sé e per gli altri e far si che ogni cosa resti al suo posto.
Per sempre.
Mentre il sole cala, illuminando il profilo delicato del suo viso, Miku pensa a cosa accadrà, se non si sentirà mai meglio.
Vorrebbe chiamarlo, chiamare lui e farsi consolare, ma Kanon ha accolto con un debole sorriso il suo ordine di non disturbarlo. Allora estrae il telefono dalla tasca e compone un numero, quello della persona che se ne è andata e che lui cerca disperatamente di dimenticare.
Non è morto… ma non è con me.
Nel suo piccolo mondo, Miku non accetta che le cose cambino, non accetta la possibilità di non fare più parte della vita di una persona per lui così importante.
Di non farne parte ogni minuto.
Ora Miku lo sa, sa di essere egoista ed un pessimo amico.
Ora Miku sa, non vuole più cantare, mai più.
 
From Miku-kun
Ci sono accenni di ricordi, nello sguardo di chi mente senza motivo.
Come il soffio del vento tra i capelli di chi se ne sta andando, ore passate davanti ad un telefono in attesa della sua chiamata, la scottante resa di chi è stato abbandonato.
Poi ci sono accenni di ricordi, nei progetti futuri, nel profumo di un passante che ci ricorda il suo.
E poi quel vuoto, quel vuoto nel palco alle mie spalle.
Ogni notte, io lo vivo. E c’è solo quella chitarra abbandonata, e ci sono solo grandi silenzi e un freddo inenarrabile.
Poi la paura, quella del risveglio, del momento in cui aprirò gli occhi e mi renderò conto che non basta apparire sereno agli occhi degli altri, che io soffrirò e piangerò e respirerò dentro di me in ogni attimo, in ogni caso.
Uno stupido Blog. A cosa servirà mai? Ah si, a parlarvi di Milk, a parlarvi del ramen e del sushi, poi a raccontarvi di come cinque uomini giochino a fare i bambini tirandosi addosso del cibo. Peccato che la mia testa non riesca a scordare dei tempi in cui questi cinque uomini erano quattro ragazzi che cercavano di andare avanti divertendosi, e che si sono ritrovati mutilati della presenza di uno di loro. Il mio.
Oh, se solo potessi cancellare tutto ciò che sto scrivendo e costringermi a non fare mai questa cazzata per cui finirò in un mare di guai, giuro che lo farei.
Ma non posso.
C’è tanto freddo e tanto silenzio in quei sogni, da accompagnarmi poi per tutto il resto della giornata, fino alla fine, fino a quando ri-sprofondo nel buio della mia stanza e desidero sentire il suo tremito ancora una volta agitarsi tra le mie braccia come un bambino solo e che cerca un fratello con cui condividere tutto. Ogni angoscia rivelata.
Ed ora, ora sono io quel bambino, che si avvolge ogni notte strettamente tra le lenzuola e stringe gli occhi sperando di non udire ancora una volta quel mostro agitarsi sotto al letto, gemendo e piangendo e sussurrando sempre quel dolce, dolce e spaventoso ricatto, il suo «Bou
Buona notte, miei Cafekkos.
È ora di salutarsi.
Miku.
   
 
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