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Autore: Wild_soul    20/07/2021    1 recensioni
Stiles Stilinski, un giovane poliziotto forse fin troppo sveglio per la sua età.
Derek Hale, dichiarato colpevole dell’omicidio della sua famiglia.
Il loro incontro-scontro avverrà proprio di fronte alla scena di un crimine. Ma sarà possibile per Stiles avere fiducia in un ricercato?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Derek era convinto che la sua rabbia in quei giorni dovesse essere rivolta totalmente all’alpha, ma si dovete ricredere. I suoi istinti omicidi, quel sabato pomeriggio, erano indirizzati versi Scott Mccall e la sua empatia troppo sviluppata.

“Hai fatto piangere Stiles?” aveva domandato il minore, incredulo.

“Tecnicamente no” si era prontamente difeso Hale, alzando un sopracciglio “Non siamo in grado di comunicare, ecco tutto”

“Derek, sei tu a non saper parlare con le persone” e, dopo una breve pausa in cui stava tentando di soppesare accuratamente le parole, Scott continuò “Devi chiedergli scusa”

“Prego?” e, al ringhio di risposta dell’altro, Derek aveva fatto saettare gli occhi azzurri per il salotto, fermando in gola un’ennesima protesta che stava minacciando di fuoriuscire.

E quale modo migliore di chiedere scusa se non far trovare la cena pronta a tavola?  Il moro, ormai rimasto solo, stava guardando in modo poco convinto il cibo apparecchiato, certo di non aver mai visto alimenti più calorici di quei cheeseburgers e patatine fumanti. Nonostante reputasse l’idea dell’amico patetica, il licantropo dovette ricredersi quando vide Stiles entrare in casa. L’insolito sguardo cupo dell’umano fece prontamente posto ad un’espressione di pura gioia e meraviglia non appena sentì l’odore di fritto.

“Che cosa stai-“ l’agente posò lo sguardo sul ben di dio apparecchiato in tavola “Oh”

“Mangia. Le patatine fredde fanno schifo” si limitò ad affermare il licantropo, sedendosi svogliatamente sullo sgabello. Trattenne uno sbuffo divertito non appena percepì le emozioni di Stiles cambiare per la terza volta da quando era entrato in casa. Lo vide avvicinarsi guardingo alla tavola, tentennando qualche secondo prima di accomodarsi davanti al mannaro.

“Stai tentando di avvelenarmi per poi sbarazzarti del mio corpo?” domandò a bruciapelo l’umano, tenendo l’hamburger a pochi centimetri dalla bocca.

“Non avrei bisogno di questi stratagemmi per ucciderti” rispose freddamente il moro, addentando con poco gusto una patatina.

“Touché” Stiles accennò un mezzo sorriso, ma esitò dal mangiare il primo boccone “Sei uscito a comprare la cena?”

“No, mi è venuto a trovare Scott e ha ordinato queste schifezze al fast-food” Derek quasi si stupì nel vedere finalmente l’agente assaggiare felice il primo boccone.

“Di lui mi fido” spiegò l’umano con un breve cenno delle spalle.

“Avrei comunque potuto avvelenare gli hamburger dopo che Scott se ne fosse andato” rispose offeso il mannaro. Stiles smise per un attimo di masticare.

“Sarebbe figo” affermò il poliziotto, dopo alcuni minuti passati a mangiare nel più completo silenzio “Se tutti gli psicologi risolvessero i problemi dei pazienti in questo modo”

“Ma di che stai parlando?”

“Il cibo” spiegò Stiles, indicando la metà di hamburger rimasta tra le sue mani “Da quello che ho capito, voi licantropi avete un qualcosa che vi aiuta a dominare i poteri”

“Si chiama ancora” sbuffò il moro.

“Ecco, se fossi un lupo mannaro credo che la mia ancora sarebbe il cibo” allo sguardo interrogativo dell’altro, l’agente continuò “Se anche gli esseri umani avessero un’ancora, sarebbe molto più facile, non esisterebbero specializzati in malattie mentali o psicologi”

“Non è così semplice, ragazzino”

“Forse hai ragione, ma in ogni caso potrebbe aiutare i più piccoli a superare un dolore” Stiles si interruppe bruscamente, fissando il panino tra le sue mani. Il mannaro percepì il battito dell’umani rallentare impercettibilmente.

“In che senso?” azzardò.

“Nel senso che per i bambini il dolore di una perdita può portare grandi difficoltà durante la crescita. Se avessero la possibilità di usare un’ancora, forse non ci sarebbe questo rischio” spiegò, mantenendo uno sguardo basso.

“Avevo appena perso la mia ancora quando la mia famiglia è stata bruciata due anni fa” sospirò il mannaro “Ma, anche l’avessi avuta, non avrebbe fatto differenza, credimi”

Stiles, rimasto ancora immobile, sorrise amaramente “Invece…credo di avere avuto un’ancora, sai? Mio padre è stata la mia unica certezza subito dopo la morte di mamma” Derek rimase in silenzio alcuni secondi.

“Era malata?”

“Si, ma comunque troppo giovane per andare via. Papà sapeva che sarebbe successo, ma, a causa del dolore, ha ripiegato sull’alcool ed il cibo. Ora sta bene, ha lasciato Beacon Hills per avere un po’ di aria fresca”

“E tu?”

“Cosa?” ad un sopracciglio eloquente del moro, Stiles sorrise “Dovrei essere io a chiederlo a te, non credi?”

“Perché dovresti chiedermelo?” domandò il mannaro, improvvisamente sulla difensiva.

“Perché è evidente che tu debba sfogarti” insistette l’agente.

“Non ho bisogno di parlare con nessuno” sentenziò Derek, alzandosi dalla sua postazione e dirigendosi verso le scale.

 

“Mi dispiace”

“Smettila di assillarmi, ragazzino” mormorò il mannaro ad occhi chiusi, girandosi di spalle all’umano e tirandosi una generosa porzione di coperte sopra le orecchie. Stiles si accomodò nella sua parte di letto, mettendosi a pancia in su e prendendo ad osservare il soffitto.

“Credi che si siano incontrati?”

“Mh?”

“I nostri genitori, credi che si siano incontrati lassù? Io immagino che ci stiano osservando”

“Sarebbe inquietante”

“Non hai seriamente voglia di parlare?”

“Non di questo argomento”

“Perché, ci sono argomenti che potrebbero renderti logorroico?” domandò sarcasticamente l’agente, guadagnandosi un ringhio infastidito come risposta.

 

“Si, si Monroe. E riferisci alla dottoressa Jacklow  che il nostro appuntamento è saltato. Ho un piccolo impegno questa sera” notando la testa di Stiles fare capolino da dietro la porta, lo sceriffo sorrise cordialmente, facendogli cenno di entrare “Certamente, sono d’accordo. Domani mi farà sapere, lasciale pure il mio numero. Ora scusami, ma sono impegnato” l’uomo riagganciò la chiamata, alzando esasperatamente gli occhi al cielo.

“Sceriffo, mi dispiace disturbarla, ma-”

“Sono felice che tu sia venuto, perché devo farti alcune domande” sentenziò il maggiore.

“Ci sono stati dei problemi?” chiese automaticamente, incrociando gli occhi azzurri dell’uomo.

“No Stiles, ma sono alcuni giorni che non vieni più in ufficio e vorrei sapere se c’è qualcosa di cui vorresti parlarmi” spiegò pacatamente l’altro, intrecciando le dita sotto al mento. L’agente si stupì nel realizzare di non trovarsi a proprio agio di fronte allo sguardo dello sceriffo.

“I-io…no, non credo”

“La signora Walters mi ha riferito che sei tornato a prendere Oscar, e non posso che esserne felice. Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Sinceramente non lo so…credo, in un certo senso, di essermi abituato alla sua presenza”

“E tutti quei discorsi in cui non ti reputavi adatto ad avere un compagno?” chiese ancora l’uomo, studiandolo con un leggero sopracciglio alzato. Dietro le mani congiunte, a Stiles parve di vedere un lieve sorriso fare capolino sul volto del maggiore.

“Credo che…Oscar ora sia una mia responsabilità” affermò, stupendosi nel non aver esitato ad estraniare i suoi veri pensieri.

“Ora è il tuo compagno. È vostro compito proteggervi l’un l’altro a costo della vita” sentenziò l’uomo, continuando a sorridere e facendo capire a Stiles, con un cenno di mano, che la loro conversazione fosse conclusa.

“Un’ultima cosa, sceriffo. Io…vorrei avere i fascicoli sul caso della famiglia Hale”

“E perché mai?” l’uomo parve seriamente colpito dalla richiesta dell’agente, perché fece scivolare i gomiti dalla scrivania e si accomodò meglio sulla poltrona “Se ne occupa Parrish da ormai due anni, anche se siamo sul punto di archiviare il caso”

“Io vorrei dargli un’occhiata”

Stiles era uscito dall’ufficio dello sceriffo sconsolato, senza avere tra le mani i tanto desiderati documenti. Derek stesso affermava che ci fosse un qualche collegamento tra l’alpha e la sua famiglia, ma era allo stesso tempo restio nel parlare dell’incendio con l’agente. Morale della favola, qualsiasi pista era stata automaticamente bruciata dalla riservatezza del moro.

E Stiles, ovviamente, capiva i sentimenti del maggiore, perché anche lui portava ancora addosso le dolorose cicatrici della morte di sua madre, ma era seriamente intenzionato, in un modo o nell’altro, a far parlare Derek. Sapeva che il licantropo avesse bisogno di parlare e sfogarsi, nonostante si rifiutasse categoricamente ad ammetterlo, ed era ben conscio del fatto che, probabilmente, sapere qualcosa sulla famiglia Hale lo avrebbe aiutato con le ricerche.

Stava solo a Derek.

 

“Dove mi stai portando, ragazzino?” a quella domanda, Stiles frenò la jeep con un brusco scossone, voltandosi verso le sedute posteriori.

“Perché diavolo ti sei ritrasformato?” chiese, con voce innaturalmente acuta “Siamo ancora dentro la città. Qualcuno potrebbe vederti!” continuò, muovendo freneticamente le braccia per far accovacciare il mannaro tra i sedili.

“Stavano iniziando a farmi male le ossa” mormorò Derek con voce roca, mentre, rimanendo accucciato in quella posizione scomoda, tentava di infilarsi una tuta che Stiles aveva preparato nella jeep in caso di emergenza “E tu non hai risposto alla domanda. Dove stiamo andando?”

“In un posto”

“Loquace”

“Senti chi parla” rispose l’agente, sbuffando una risata. Sentì distintamente dietro di sé il corpo di Derek irrigidirsi quando fece svoltare la jeep verso una stradina sterrata, circondata da alberi. Lo osservò silenziosamente dallo specchietto retrovisore mentre inseriva il freno a mano, fermandosi proprio al centro di una radura che il mannaro conosceva molto bene. Lo vide impiegare qualche secondo prima di scendere dalla jeep, chiudendo lo sportello con un colpo secco.

“Perché siamo qui?” domandò il licantropo. Il volto non lasciava trapelare alcuna emozione, se non profonda noia, ma Stiles era convinto che si stesse trattenendo dal saltargli alla gola. E l’agente era pronto anche a quello pur di farlo parlare.

“Sei stato tu stesso a dirmi che probabilmente l’alpha sia collegato con il caso della tua famiglia” spiegò il minore, mentre si avvicinavano a quel che restava della vecchia costruzione degli Hale. Sulla parte esterna erano ancora ben visibili i segni di artiglio che avevano tanto incuriosito Stiles durante la risoluzione del suo primo caso. Ed ora era lì, una manciata di settimane dopo, consapevole che quelli fossero graffi di un lupo mannaro.

“E credi che fare questa simpatica scampagnata possa darci degli indizi?” chiese retoricamente il maggiore, bloccandosi ad alcuni metri di distanza dalla villa.

“No, spero che me li possa dare tu” a quell’affermazione, Stiles vide il licantropo stirarsi il collo, trattenendosi chiaramente dal mostrargli le zanne.

“A che gioco stai giocando, ragazzino?”

“Abbiamo trovato il cadavere di Victoria proprio qui, giusto?” il mannaro rimase in silenzio “Dammi una qualsiasi informazione che possa aiutarci con le ricerche” tentò ancora l’agente, facendo per entrare dentro la villa, ma fu fermato sulla soglia da un basso ringhio del licantropo.

“Non entrare”

“O, per amor del cielo, sono già stato qui, Hale” affermò Stiles con tono esasperato. Fece nuovamente per entrare, ma venne afferrato saldamente per un braccio dal moro “Che diavolo stai-“

“Shh” Derek fece illuminare gli occhi di blu, studiando l’aria intorno a loro “È stato qui“ sentenziò con un basso ringhio, tenendo ben ferma la presa sull’arto dell’agente.

“L’alpha?” di risposta Stiles ottenne un breve cenno del capo. Il minore si staccò con difficoltà dalla morsa del licantropo, afferrando la pistola e puntandola di fronte a sé. Questa volta fece finta di non sentire il ringhio d’avvertimento, perché varcò la soglia senza neanche attendere il compagno “Qui non c’è nulla” affermò con un filo di sollievo, mente avvertiva l’altro raggiugerlo alle sue spalle.

“È ovvio, il suo odore risale ieri, più o meno” nonostante la penombra, Stiles vide chiaramente il moro alzare un sopracciglio.

“Beh, l’avresti potuto dire prima che preparassi la pistola” si difese il minore, lievemente in imbarazzo. “Ad ogni modo, dato che siamo qui-“

“Sarebbe meglio andarcene. Abbiamo la conferma che all’alpha piaccia visitare frequentemente queste mura, quindi non ci conviene lasciare tracce del nostro passaggio” affermò il maggiore, tentando di riafferrare il braccio dell’agente.

“Non dire fesserie. Abbiamo tentato di ucciderlo, ci riconoscerebbe indipendentemente dal nostro odore, Hale” come risposta ottenne l’ennesimo ringhio di protesta della serata “Derek” l’agente si girò verso il compagno, cercando un contatto visivo “Abbiamo bisogno di te per arrivare all’alpha, lo sai” fece per sfiorare il braccio del mannaro, tentando in qualche modo di rassicurarlo, ma fu in quel momento che il licantropo alzò gli occhi nella sua direzione.

“Non toccarmi” il blu del suo sguardo brillava al buio, dettaglio che, forse, avrebbe dovuto far demordere Stiles dal suo tentativo di persuasione. Ma l’agente aveva un concetto di autoconservazione decisamente opinabile, perché si ritrovò a sostenere quegli occhi senza batter ciglio.

“Derek” fece un passo in avanti.

”Non ti avvicinare” paradossalmente non fu il suo sguardo brillante a far vacillare il poliziotto, e nemmeno il suo basso ringhio, ma quelle parole. Quelle furono come una pugnalata che eresse l’ennesimo muro tra lui e il licantropo. Era come se i progressi fatti in tutte quelle settimane stessero crollando di fronte ai suoi occhi.

Non si guardò indietro quando ripercorse l’ingresso della villa, e non attese neanche che Derek lo raggiungesse alla jeep. Sapeva che non sarebbe venuto, in questo aveva imparato a conoscerlo. Mise in moto ed inserì la retromarcia, impedendo a se stesso di dare una rapida occhiata allo specchietto retrovisore, nella speranza di vederlo comparire sull’uscio della villa.

Non sarebbe tornato.

 


 


 

ANGOLINO FELICE

Sono tornata!!! Giovedì ho dato il mio ultimo esame, ed ora sono tutta per voi. Mi farò perdonare per il ritardo con un capitolo non molto lungo ma ben denso di contenuti! Un Derek apatico, uno Stiles che non conosce il significato di “privacy” e uno Scott costretto a mettere le paci tra i due bambini capricciosi.

Che dire, spero che vi sia piaciuto. Un bacione!

                                   
   
 
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