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Autore: Little_GirlMoon005    20/07/2021    0 recensioni
{ Dark Souls III / Ornstein | Re senza Nome }
'' 𝐈𝐧 𝐮𝐧 𝐞𝐩𝐨𝐜𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐃𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢, 𝐎𝐫𝐧𝐬𝐭𝐞𝐢𝐧 𝐥'𝐀𝐦𝐦𝐚𝐳𝐳𝐚𝐝𝐫𝐚𝐠𝐡𝐢,
𝐢𝐥 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐭𝐭𝐞𝐝𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐢𝐧 𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐚 𝐟𝐮𝐠𝐠𝐢' 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐞, 𝐢𝐧 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐑𝐞. "
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• Breve racconto su Ornstein l'Ammazzadraghi, incentrato sul suo ipotetico viaggio alla ricerca del suo Signore. E del suo possibile destino.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La trasformazione in drago era come essere letteralmente fatti a pezzi.
Come se mani invisibili modellavano il tuo corpo a loro piacimento, senza che tu possa fare nulla per impedirlo.

Le ossa si allungavano e si spezzavano, i muscoli si tendevano e si laceravano, e la pelle bruciava come se fosse colpita da mille fulmini. L'odore era terribilmente simile a quello che Ornstein sentiva ogni volta che la sua lancia penetrava nella pelle di un Drago. Carne e scaglie che si scioglievano sotto i dardi elettrici. Era questo ciò che hanno provato tutti i draghi che aveva ucciso senza pietà...?

Sentiva il sangue bollire dentro di se', il suo corpo e la sua gola bruciavano come se fosse avvolto dalle fiamme. E con orrore si rese conto che era proprio fuoco quello che scorreva dentro di se', e il suo sangue non era altro che carburante che alimentava tale calore. Si chiese se era questa la sensazione di quando ci si vincolava alla Prima Fiamma, se fosse questo ciò che Gwyn provò quando si sacrificò per la luce del mondo.

Era terribile, più dolorso di qualsiasi ferita subita in battaglia, e di qualsiasi ustione sulla propria pelle.

Ci furono molti momenti in cui il dolore lo faceva urlare, il suo corpo scosso da spasmi di dolore che non riusciva a controllare, e questa era la cosa che odiava di più; il non riuscire ad avere il pieno controllo di se'.

Succedeva spesso e di notte, e il suo Re gli era sempre accanto. Nei suoi brevi momenti di lucidità, tra le lacrime che scorrevano libere sul suo viso, Ornstein poteva vederlo mentre lo teneva tra le braccia. E il Re lo stringeva a se' nonostante si dimenava come un animale in agonia, nonostante le sue mani -contorte fino ad assomigliare ad artigli- gli graffiassero le braccia, le vesti e il viso, nonostante i suoi lamenti simili a quelli di un drago erano così intensi da fargli venire il mal di testa.

Il suo Re era sempre con lui, anche quando Ornstein finalmente si calmava e il suo respiro tornava regolare. Gli rimaneva accanto sussurrandogli parole di conforto mentre puliva e fasciava ferite che involontariamente Ornstein si procurava o riapriva. E anche quando egli cadeva nel sonno, rannicchiato su se stesso e avvolto tra le pesanti coperte, il Re non lo lasciava mai. 

Aveva visto molti di loro intraprendere la via del drago, tanti non riuscivano a resistere, traditi dal proprio corpo, e così morivano senza rendersene conto. Ornstein era forse uno dei pochi che stava resistendo così a lungo, e ne stava subendo le conseguenze. Era terribile vederlo soffrire così, potendo fare ben poco per alleviare il suo dolore. Tutto ciò che poteva fare era stargli accanto, sperando che la morte non lo portasse via nel suo gelido abbraccio.
Tutto questo ogni giorno e ogni notte, per un tempo così lungo che il Re ne perse la cognizione.

E nonostante tutta questa sofferenza, Ornstein non ebbe mai paura, ne rimpianse mai questa scelta.








Passarono giorni, molti giorni, poi mesi ed anni. Molte cose sono successe su questa terra, niente che però li influenzasse.
Per loro ormai il tempo era obsoleto. Soli ed isolati dal resto del mondo.

La Vetta era diventata la loro casa, e nessuno osava più minacciare la quiete di quel posto. Non quando a proteggerla erano un Re, dimenticato e consumato dal tempo, e un fedele cavaliere, divenuto ora il maestoso e temibile Re delle Tempeste.
Hanno combattuto insieme, battaglia dopo battaglia, e insieme dominavano il cielo.

Ma quando un Campione della Cenere mette piede alla Vetta, in cerca di risposte e di un'anima potente, entrambi hanno quella terribile sensazione che il loro tempo stava per finire. E ancora una volta, scesero in battaglia, pronti a morire per proteggere tutto ciò che gli era rimasto.

I due Re si muovono in modo autonomo e, allo stesso, rimangono uniti quasi come se fossero un unico corpo. Si intendono, si capiscono a vicenda, e sanno come muoversi in una battaglia. Esattamente come ai vecchi tempi, combatterono insieme, implacabili e uniti da una profonda fiducia reciproca.
Una raffica di fuoco e fulmini riempe il campo di battaglia, il drago vola, colpisce e si tuffa sul nemico, e il Re scaglia dardi di luce, e la sua lancia ferisce il la creatura di cenere.

Ma non basta. Questa cenere è più forte di quanto sembri, e colpo dopo colpo ferisce il Re delle Tempeste. Ed egli resiste, tenta di non cadere, nonostante il dolore lo rallenti, lo renda meno agile. Resiste, fino a quando non ce la fa più, e cade sotto la lama del Campione di Cenere.

Quando il suo corpo incontra il pavimento, il mondo intorno a lui trema e tutto si ferma. La sua vista è sfocata, e un gelido freddo si insinua dentro di lui, lo stesso gelo che percepiva quando vagava nei corridoi vuoti di Anor Londo.
Quando era umano.

L'unico calore che percepisce è quello di una mano, la mano di Gwynsen, che gli concede un ultima e gentile carezza prima di conficcargli la lancia sul collo, un segno di pietà verso il suo amico in fin di vita, agonizzante in seguito a quella battaglia.

Nei suoi ultimi istanti di vita, Ornstein pote' sentire, anche per un breve istante, la voce di Artorias chiamarlo, accompagnato dalla giocosa e roca risata di Gough, quella flebile e dolce di Ciaran, e l'intenso abbagliare di un grande lupo grigio.
E poi vede nero.


Il Re senza nome ritrae la lancia dal collo del suo piumato compagno, l'arma che ora scintillava tra le sue mani piena di un potere che finalmente aveva uno scopo. E una silenziosa lacrima scende sul suo viso mentre punta la lancia tonante verso colui, colei, che lo aveva privato dell'ultima cosa che gli era rimasta.














  
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