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Autore: Julsss_    21/07/2021    3 recensioni
[TAEKOOK] [High School!AU] [riferimenti TAEGI]
Dal testo:
"Le labbra di Jungkook erano più morbide di quanto avesse mai immaginato. Fresche e umide come la dolce rugiada del mattino. Poteva ancora sentirle aderire alle sue, il sapore amaro che avevano. Del sorso di birra preso dalla bottiglia di Joon.
Taehyung lo baciò, e non perché l’avesse programmato. Non era stato qualcosa di deciso, di previsto. Semplicemente, lo baciò perché in quel momento gli era sembrato giusto, l’unica cosa da fare quando gli occhi di Kookie incontrarono i suoi dopo essersi allontanati dagli altri e aver guardato insieme l’orizzonte del mare e il sole lentamente calare.
Fu un attimo. L’attimo che sognava da tutta una vita; o almeno da quando le loro strade avevano deciso di scontrarsi."
Co-scritta con momoko89 qui su efp.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Spring Day

Parte 3/3










3.

“Ho baciato Jungkook.”
Le parole gli uscirono di bocca con naturalezza, come se avesse appena chiesto da bere o stesse rispondendo alla domanda ‘come ti chiami?’. Senza il pensiero di conseguenze o ripercussioni. Il problema era che ora sarebbero rimaste lì, appese sul soffitto di camera sua, proprio dove teneva lo sguardo mentre il soju si faceva strada nelle sue vene. Quante bottiglie aveva bevuto? Due, tre? E non erano nemmeno le nove di sera. Alla vista della bottiglia in mano, annotò mentalmente di buttare le prove entro domani pomeriggio, prima che i genitori tornassero dal weekend.
“Mh?”
Un mugugno arrivò dal pavimento dove Jimin era coricato. Delicato, sincero, come se Taehyung avesse appena parlato in una lingua straniera e il biondo gli avesse chiesto di ripetere con cortesia.
“Ho baciato Jungkook” Taehyung ripeté, e stavolta le parole caddero dal soffitto, pressando l’aria, pesando sulla sua pelle, togliendo il respiro.
Jimin aprì gli occhi e si girò verso di lui, “In che senso l’hai baciato?”
E quella che domanda era?
“Ci sono molti sensi?”
“Una marea!” controbatté Jimin, “Ci sono i baci materni, paterni, i baci affettuosi dei nonni e degli zii. Ci sono i baci di congratulazioni, di saluto…”
“Solo gli italiani salutano col bacio” lo interruppe Taehyung.
“E i francesi.”
“Gli europei sono strani.”
“Molto strani.”
“Comunque, non capisco dove vuoi arrivare” notò il bruno.
“Voglio dire che la tua affermazione è abbastanza vaga. Pure io ho baciato Jungkook una volta.”
A quella rivelazione, Taehyung si irrigidì sul posto, “Hai baciato Jungkook?”
Jimin annuì, “Sulla guancia, per scommessa.”
“... Ah.”
“Quindi, mi dovresti esporre il contesto” richiese Jimin, “E se possibile in maniera semplice e lineare perché il soju mi sta dando alla testa e sto avendo difficoltà a capire anche il coreano.”
“Eravamo in spiaggia, alla festa di Namjoon...”
“Mh.”
“...stavamo cercando delle conchiglie…”
“...ok?”
“...e l’ho baciato.”
Jimin lo osservò di nuovo, stavolta cercando di captare qualcosa di più attraverso i lineamenti rigidi del suo viso perché Taehyung non stava aiutando. Non stava aiutando per nulla a farsi capire. E quando si comportava in maniera così criptica, era solo uno il motivo: pensava di aver fatto una cazzata.
“L’hai baciato tipo, non so… Con affetto fratern-”
“Era un bacio umido, Jimin-ah.”
Jimin si capovolse con uno scatto, ora pancia a terra, gli occhi fissi su Taehyung.
“Tae, Jungkook non è gay.”
E cazzo, perché tutti tendevano a ricordarglielo ogni volta?
“Ne sono al corrente.”
“Perciò sai anche che non puoi baciarlo.”
“Ho capito, non c’è bisogno che me lo diciate in continuazione” sbottò Taehyung, stavolta infastidito dalle parole dell’amico.
Jimin ora lo osservò con curiosità, “Diciate? Tae, ok che abbiamo bevuto, ma qua ci sono solo io.”
Taehyung alzò gli occhi al soffitto, “Non intendo in questo momento. Yoongi ci ha visti mentre ci baciavamo. O meglio… ha visto me baciare Jungkook.”
“Oh.”
“Già.”
“E che ti ha detto?”
“Che ho fatto una cazzata. Non esplicitamente, ma il senso era quello.”
Jimin fece una smorfia, “Non posso dargli torto.”
“Sì ma… Il momento era perfetto, Jimie. Capisci? La luce del tramonto gli illuminava perfettamente il viso e…”
“L’hai baciato perché il tramonto gli illuminava il viso?”
Taehyung sospirò di nuovo, stavolta abbassando la testa sulle ginocchia e l’ho baciato perché lo amo voleva dirgli, ma solo l’idea di dare voce a quel sentimento era troppo per lui, perciò se la cavò con un semplice, “L’ho baciato perché mi piace” prima che un singhiozzo strozzato lo potesse sorprendere. Alzò di nuovo la testa nel tentativo di capire che diamine stesse succedendo al suo corpo, e fu allora che si sentì le guance umide. Cazzo…
“Ehi, Taetae” pronunciò Jimin, gattonando verso il ragazzo. Si sedette davanti a lui, ora con le dita tra i suoi capelli, “Non c’è bisogno.”
“Non so che fare, Min-ah” riuscì a dire in un attimo di controllo della voce, “H-ho rovinato t-tutto.”
Jimin prese il suo viso tra le mani nel tentativo di spazzare via le lacrime, “Adesso capisco perché eravate così strani, tu e Kookie.”
Taehyung venne sorpreso da un altro singhiozzo.
“È tutto ok” lo confortò Jimin.
Taehyung spostò lo sguardo, arreso “Non lo è…”
“Sì, ehi” lo richiamò il biondo, così che avesse di nuovo la sua attenzione, “Parlagli, vedrai che risolverete.”
Taehyung sospirò tra un misto di timore e nervosismo.
“Nemmeno lui se la sta passando bene” notò Jimin, “L’ho osservato nelle ultime settimane. Credo che tu gli manchi.”
“Ti ha detto qualcosa?” chiese il bruno, con un moto di speranza.
Jimin scosse la testa, “Solo quello che ti ho detto. Ma è meno vivace del solito, e sta sempre a disegnare.”
Improvvisamente Taehyung sentì un dolore acuto invadergli il petto. Se Jungkook dimostrava malumore era solo colpa sua.
“Non volevo che finisse così…” si giustificò mentre la vista si offuscava di nuovo.
“Ha solo bisogno del suo amico” lo rincuorò il biondo, accarezzandogli il braccio.
Taehyung annuì, arreso all’idea che, per Jungkook, sarebbe potuto essere solo quello.

***

La mattina dopo Jimin si svegliò di buon’ora. Si era imposto di rimanere con Taehyung tutta la notte dato che “Sei uno straccio, e non mi posso permettere di perdere il premio come miglior amico dell'anno”, “Non esiste un premio simile” gli aveva risposto Taehyung, ma lui lo ignorò e si infilò sotto le lenzuola con lui, abbracciandolo da dietro. Fu così che andarono a dormire prima del dovuto, rilassati dall’alcol che scorreva loro in corpo. Inutile dire che al risveglio si ritrovarono in una posizione completamente diversa e, per i gusti di Taehyung, anche scomoda, ma vedere una faccia amica lo confortò.
“Ti faccio la colazione” prese l’iniziativa Jimin, alzandosi dal letto.
“Non c’è bisogno” mugugnò l’altro, con la voce ancora assonnata.
“Chi l’ha detto?”
“Non ho fame.”
“Io sì, perciò farò la colazione per me, e per te.”
Taehyung si girò dall’altra parte, sospirando all’ostinazione dell’altro di prima mattina.
“Ehi” lo riprese Jimin, scuotendolo per la spalla, “Alzati e vai a farti la doccia.”
“Perché?” si lamentò Taehyung.
“Ci dev’essere per forza un perché per avere cura di sé stessi?”
“Ho già cura di me stesso.”
Jimin emise un verso a mo’ di scherno e lo obbligò a girarsi, al che il bruno non poté fare altrimenti.
“Sei una scocciatura.”
“Ti voglio bene anch'io” rispose, uscendo fuori dalla stanza.
Ormai in piedi, Taehyung decise di seguire il suggerimento di Jimin e buttarsi sotto la doccia. Ed effettivamente, forse non era stata una cattiva idea. Sotto il getto dell’acqua calda, il pensiero di aver perso completamente Jungkook sembrava scivolare sulla sua pelle e  scomparire. Si insaponò, riflettendo su un modo per iniziare la conversazione con lui, quel pomeriggio… Come se iniziarla fosse il problema, pensò. La verità è che non aveva proprio idea di cosa dirgli. ‘Parlagli’ dicevano, ‘ha solo bisogno del suo amico’... Ok, ma cosa si faceva in queste occasioni? Come si rimediava ad un errore così grande come un bacio non corrisposto alla persona a cui più teneva? C’era un manuale di istruzioni? Una prassi da seguire per scusarsi e pregarlo di rimanere amici? Forse era proprio questo che doveva fare: pregare. Peccato che non si era mai piaciuto in ginocchio davanti a qualcuno. E considerando la personalità di Jungkook, forse nemmeno sarebbe servito. Forse la verità, pensò, godendosi il calore dell’acqua, è che devo solo essere sincero… In fondo, se voleva recuperare un minimo la relazione con lui, la sincerità era l’unica cosa che l’avrebbe permesso. Quindi, alla fine, optò per quello: esporgli i suoi sentimenti, specificando che non si sarebbe aspettato nulla da lui e che lo avrebbe rispettato in ogni sua parte, come amico. Chiuse l’acqua e fece un grosso respiro, raccogliendo dentro di sé tutto il coraggio che aveva in corpo e prepararsi al momento.
Dopo essersi asciugato e vestito, uscì dal bagno e notò che Jimin gli aveva portato la colazione in camera. A quella visione, un leggero sorriso comparve sulle sue labbra.
“Grazie, mamma.”
“Figurati, figlio degenere” rispose il biondo.
“Degenere?”
“Non mi apprezzi abbastanza.”
“Ti ho lasciato la coperta stanotte, direi che già questo indica apprezzamento.”
“Quello è il minimo” rispose l’altro, sedendosi a gambe incrociate sul letto, in attesa che l’altro lo raggiungesse per fare colazione. Per sua fortuna, Jimin non dovette insistere molto. Passarono una mezz’oretta tranquilla, chiacchierando e addentando biscotti. Alla presenza dell’amico, Taehyung si rilassò. Jimin gli faceva questo effetto: avrebbero potuto passare il tempo a fare qualsiasi cosa e a parlare degli argomenti più futili del mondo, e dentro di sé avrebbe ritrovato l’equilibrio necessario per affrontare l’universo intero. Jimin è il mio rifugio, pensò mentre il biondo si preparava per tornare finalmente a casa.
“Ti conviene studiare storia per la verifica di martedì” consigliò Jimin, mettendosi i calzini.
“Come fai a sapere che ho la verifica?”
“Sai com’è, tendo a parlare con Hoseok e Yoongi ogni tanto.”
“...giusto” disse, sentendosi un po’ stupido a quella domanda, “Non so se ho molta voglia…”
“Perché? Che avresti di meglio da fare?”
“Devo incontrare Kook più tardi.”
Jimin si prese qualche secondo per osservarlo, “Ah, sì?”
Taehyung annuì, evitando di dire altro.
“A che ora vi incontrate?”
“Non lo so…”
Jimin spalancò gli occhi.
“...perché non lo sai?”
“Non gliel’ho scritto…”
A Jimin scappò una risata, “Sei un idiota. Studia storia e contattalo. Noi due ci sentiamo più tardi.”
Jimin chiuse la porta della sua camera, lasciando un Taehyung annoiato. Ora doveva fare come promesso: studiare almeno un paragrafo e non pensare a Jungkook finché non si sarebbero incontrati quel pomeriggio. Mandò prima un messaggio a Yoongi per aggiornarlo della situazione.

Taehyung:
Oggi parlo con Kook - 14.43

Yoongi:
oh - 14.45
cm t senti - 14.46

Taehyung:
Domanda di riserva? - 14.46

Yoongi:
ottimo inizio - 14.46

Taehyung:
.___. - 14.46

Yoongi:
fai quello k devi - 14.47
buttati - 14.47
cm se dovessi gettarti in un burrone x salvare una donzella - 14.47

Taehyung:
Chi sarebbe la donzella in questo contesto? - 14.47

Yoongi:
ovviamente io - 14.49

Taehyung:
Ti ci vedo bene in abito lungo e rosa - 14.49

Yoongi:
...e i fronzoli - 14.49

Taehyung:
Non ti risparmi nulla eh - 14.49

Yoongi:
mai - 14.49
:* :* - 14.49
ah tae.. - 14.49

Taehyung:
Mh? - 14.50

Yoongi:
se dovesse andare male, ricordati d me ;) - 14.50

Taehyung rilesse il messaggio almeno cinque volte, pensando a che diavolo rispondere. Ovviamente, non servì a nulla. Decise di spegnere lo schermo del cellulare ed ignorare la chat. Aveva in corpo già abbastanza emozioni, non gliene servivano altre. Prese in mano la matita nel tentativo di iniziare finalmente a studiare, ma farlo si rivelò più difficile del previsto. Non erano neanche le tre e aveva un vuoto allo stomaco - e aveva pure mangiato. Ma a quello si aggiunse anche l’ansia e non sapeva se sarebbe riuscito a gestirla per le prossime ore.
All’improvviso, mentre sottolineava dei punti importanti sul libro di storia, sentì dei passi provenire dal corridoio. In un primo momento pensò fosse Jimin che aveva dimenticato qualcosa, ma al suo “Jimin-ah, che ti sei dimenticato?” non rispose nessuno. Un po’ impaurito dalla strana situazione, provò ad insistere con un “Dai, Min-ah, non ho voglia di scherzare”, cercando di mantenere la calma, però neanche questa volta vi fu una reazione. Poteva essere uno scherzo di cattivo gusto da parte dell’amico, però riflettendoci bene non era da Jimin fare cose del genere. Proprio mentre pensava a cosa fare, quei passi si fermarono davanti alla sua porta. Un brivido risalì lungo la schiena di Taehyung, che era ancora seduto alla scrivania, incapace di muoversi. Trattenne il respiro più che poté per non fare rumore; però, ad un tratto, vide spuntare qualcosa da sotto la porta.
D’istinto, si avvicinò ed ebbe un tuffo al cuore: era un’illustrazione disegnata e colorata a mano, su un piccolo foglio un po’ doppio e ruvido al tatto. Non era la prima volta che riceveva un disegno acquerellato, e c’era una sola persona che conosceva che avrebbe potuto fare una cosa simile: Jungkook.
Inizialmente Taehyung corrugò la fronte chiedendosi che diavolo ci facesse a casa sua, ma poi arrivò alla conclusione che Jungkook volle presentarsi da lui prima dell’appuntamento perché, beh… Non si erano dati un orario. Del resto Kook era sempre stato una persona precisa, a differenza sua. Perciò venne da sé che Jimin doveva averlo incontrato proprio sulla ciglio della porta mentre stava per andare via.
“Taehyungie?”
Nonostante l’amico lo stesse chiamando, Taehyung si isolò completamente nel suo mondo osservando quel disegno. Tra il ghiaccio e la neve, raffigurati in modo delicato e soffice, c’erano un enorme orso polare dal candido manto bianco, con una sciarpa e cappello rossi. Era seduto accanto ad un ragazzino che gli stava appoggiato sul fianco, abbracciandolo. Sembrava dormisse sereno vicino all'orso.  
Tae allora si lasciò sfuggire un sorriso e capì. Capì quello che gli stava dicendo velatamente Jungkook tramite il suo disegno, e fu come liberarsi da un macigno: Kookie non lo odiava, e questo gli dava una qualche speranza, ma nonostante quella sottospecie di rassicurazione non potè non trattenere qualche lacrima. Non sapeva se fosse felicità o rassegnazione. Non sapeva nemmeno lui cosa stesse provando in quel momento, ma per fortuna ci pensò Jungkook a riportarlo alla realtà con l’ennesimo “Taehyungie, ti piace?”
Il bruno sobbalzò e il suo cuore prese a battergli un po’ troppo velocemente. Detestava quando si sentiva così, quando uno stupido organo si prendeva gioco di lui, perciò cercò di dissimulare quel disagio facendo sentire la sua voce con un “S-sì, molto!”, mentre si asciugava le lacrime che gli stavano rigando ancora il volto.
Si sentiva patetico, piangeva e aveva paura di aprire una cavolo di porta. Perché, quello, sarebbe stato l’inizio della fine o sarebbe rimasto tutto com’era, e non sapeva quale delle due fosse meglio arrivato a quel punto. Ma guardando ancora una volta il piccolo Jk avvinghiato all’orso si fece ben presto coraggio, e così, a passi incerti, si diresse verso la porta della sua camera. Diede un’ultima asciugata agli occhi e inspirò forte: ce la posso fare disse a sé stesso, e infine aprì.
Kookie gli comparve davanti col suo inconfondibile giubbino giallo, la maglietta bianca e quel bellissimo sorriso che tanto gli era mancato. Questa volta i capelli erano ben pettinati e lisci, scuri come la pece. I suoi occhi lo stavano fissando sorpresi e per un attimo Taehyung si sentì le gambe tremare.
D’istinto distolse subito lo sguardo dal ragazzo per poi portarlo di nuovo sul disegno. Questo, inaspettatamente, lo calmò all’istante, trovando anche la forza di esordire con un “Però sono un po’ grasso” indicando il se stesso orso sul foglietto acquerellato.
Jungkook inclinò il capo, accigliandosi.
“Sei un orso, è normale...” gli disse l’altro accorciando le distanze tra loro, “Se avessi voluto farti bello ti avrei disegnato così come sei.”
Taehyung si sentì il volto andare letteralmente in fiamme dopo quella strana affermazione, e nascose la sua agitazione scostandosi e invitando JK ad entrare nella sua stanza.  
Jungkook si fece strada e si diede uno sguardo attorno per mitigare quel leggero imbarazzo che aveva involontariamente generato.
“Stavi studiando?”
“Sì, ehm… tentavo.”
“Allora ti lascio fa-...”
“No, no” si affrettò a dire l’altro, sistemando i libri, “tanto non ne avevo voglia”.
Jungkook si lasciò sfuggire un sorriso, “Tu e lo studio non andate proprio d’accordo”.
“Questa non è una novità”.
Calò un silenzio imbarazzante, e Taehyung si diede mentalmente dello stupido per non aver dato un minimo di input per continuare quella futile conversazione.
“Io lo faccio di notte” aggiunse poi Jungkook, “C’è più silenzio, meno distrazioni.”
“Come Yoongi” notò Taehyung. E cavolo, quella da dove gli era uscita?
Infatti, Jungkook sembrò un po’ sorpreso da quell’osservazione, “Sì, ogni tanto ci facciamo compagnia.”
“Nel senso che non ti lascia in pace, vuoi dire.”
Kook sorrise, “È una continua distrazione, mi manda messaggi ad ogni ora.”
“Dovresti bloccarlo.”
“Una volta l’ho fatto.”
“Ah, sì?”
“Mi ha scritto su Facebook con un account anonimo, chiedendomi prestazioni sessuali.”
Taehyung sorrise, “E tu che gli hai detto?”
“Gli ho risposto ‘ok’ e gli ho chiesto un appuntamento.”
“E lui?”
“...mi ha risposto che aveva sbagliato chat.”
Taehyung non potè fare a meno di ridere, e Jungkook si unì a lui. In un attimo, tutti i drammi di quelle settimane evaporarono come rugiada al sole del mattino. L’animo di Taehyung si risollevò.
“Mi è mancato.”
“Cosa?” chiese il bruno.
“Questo” specificò Jungkook, facendo un cenno con la mano che coprisse la distanza tra di loro, “Noi.”
Taehyung deglutì. Abbassò lo sguardo in cerca di una risposta che potesse giustificarlo di tutte quelle assenze o tutti quei messaggi ignorati in chat per settimane, ma non ce ne fu bisogno perché l’amico lo anticipò con un “Perché fai quella faccia?”
“Che faccia?”
“Quella.”
“Non sto facendo nessuna faccia.”
“La stai facendo.”
“Non mi vedo, non posso dirti che faccia sto facendo.”
Allora Jk tirò fuori uno dei suoi talenti innati, l’imitazione, e fece un copia perfetta della sua espressione contorta. Tae si lasciò sfuggire una risata.
“Non ho fatto così.”
“L’hai fatto.”
“Sei pessimo.”
“Non quanto te.”
I loro sguardi si incrociarono, forse si persero per un attimo in un gioco d’intesa che li aveva sempre legati.
Taehyung si morse il labbro inferiore imbarazzato, non sapendo cosa dire. Voleva rompere quel nuovo silenzio, ma al pensiero di ciò che sarebbe dovuto venire dopo iniziò a massaggiarsi convulsamente il collo.
Doveva farlo adesso, dichiararsi ora e non perdere altro tempo. Si convinse, prima che Jk potesse aggiungere altro, e cominciò a parlare.
“Scusa per quello che ho fatto...” disse avvicinandosi ancora di più a Jungkook, “...e per come mi sono comportato.”
Taehyung abbassò il capo sulla spalla di Kookie, senza pensare minimamente a quello che stava facendo. Gli venne naturale e quando se ne rese conto, l'altro gli rispose con un dolce e semplice “Sshh, non voglio sentire niente adesso.”
Ciò attirò l’attenzione di Tae che si schiodò lentamente dal suo corpo. Erano dannatamente vicini, occhi negli occhi, il cuore che batteva all’impazzata, ma poi Jungkook si voltò verso la porta con le guance un po’ arrossate “Dai, vestiti, ti aspetto di sotto.”
Taehyung allora si scostò da lui annuendo. Ripose il disegno di Kookie sulla mensolina accanto al letto e iniziò a vestirsi.


***


Quel pomeriggio non era molto caldo. La pioggia del giorno prima aveva mitigato un po’ l’aria afosa di quella settimana infernale e il venticello fresco gli faceva venire leggermente i brividi.
Da quando avevano lasciato casa sua non si erano detti, poi, molto; Jk aveva ricevuto una chiamata da Namjoon - impegnandolo per tutto il tragitto - e Taehyung si era limitato ad ascoltare quello che si dicevano i suoi due amici senza mai intromettersi. Aveva abbondantemente riflettuto su quello che avrebbe dovuto dirgli e su come esporlo senza troppi giri di parole o offenderlo, mancandogli di rispetto. Non era assolutamente facile, ma una volta arrivati in spiaggia trovò la sua zona di comfort.
Jk staccò la chiamata appena misero piede sulla sabbia. L’odore di sale li travolse, così come la brezza leggera gli accarezzava i capelli mentre cercavano un punto non troppo distante dalla riva per sedersi ed osservare il mare.
“Non è bello?”
La domanda di Jk arrivò lontana a Tae, che aveva la mente occupata solo da un ipotetico discorso che avrebbe potuto fare per scusarsi dei trascorsi delle ultime settimane - ovviamente, se stavolta Jungkook glielo avesse lasciato fare. Ancora non gli era molto chiaro il motivo per il quale lo avesse interrotto, poco prima a casa sua, ma conoscendolo doveva aver avuto le sue ragioni.
“Cosa?”
“Il mare” rispose Kook, tenendo lo sguardo fisso sulla vastità blu.
“Mh” mugugnò l’altro, in segno di conferma.
Rimasero un po’ in silenzio a godersi il rumore delle onde sulla riva, mentre i loro pensieri si ritiravano insieme ad esse in un circolo vizioso senza fine.
D’un tratto Jungkook smise di guardare l’orizzonte e si sedette sulla sabbia, incrociando le gambe e raccogliendo qualcosa da una delle tasche dei pantaloni. Tae notò quel gesto e si chiese cosa potesse essere, ma non mosse neanche un muscolo, almeno fin quando Kookie non lo invitò a fare lo stesso con un “Vieni a sederti.”
Il suo sguardo rivolto verso di lui ora era serio, e Taehyung si irrigidì sul posto. Ecco, è arrivato il momento, pensò e si sedette poi accanto a lui leggermente agitato.
“Questa…” disse mostrando la polaroid tra le mani, “...l’ho trovata nel cortile della scuola. Ero venuto per parlarti, ma quella ragazza mi ha fermato prima che potessi raggiungerti”.
Mentre Kookie parlava, la mente di Taehyung viaggiava all’interno di quel ricordo e pensò a come si sentisse quel giorno quando scoprì di aver perso una delle cose che considerava più importanti (almeno sino a quel momento). E sapere che non fosse andata veramente perduta lo fece stare meglio, assumendo un’espressione buffa che fece sorridere Jungkook.
“L’hai trovata tu” disse Taehyung.
“Certo che l’ho trovata io, chi avrebbe dovuto dopo che sei scappato?”
Quelle parole invece furono come una pugnalata al petto e lo strano sorriso che aveva stampato in volto sparì all’istante.
“Mi dispiace” fu tutto quello che riuscì a dire.
Jungkook gli mise una mano sulla spalla, capendo di aver esagerato col tono delle sue parole.
“Non ti devi dispiacere. L’ho capito, avevi bisogno dei tuoi spazi e ti ho lasciato fare, anche quando non hai voluto dare un nome a quella conchiglia che, tra parentesi, mi aspetto un rapporto completo entro stasera.”
Taehyung alzò lo sguardo verso Kookie abbozzando un nuovo sorriso, un po’ più spento del precedente sebbene l’altro aveva dato per scontato che quella stessa sera si sarebbero parlati ancora. Questo, in un certo senso, lo rincuorò però aveva addosso una strana sensazione. Come se tutti quei gesti gentili da parte di Jungkook fossero solo una scusa per alleggerire un eventuale rifiuto dei suoi sentimenti. Non volle pensarci e lo lasciò proseguire annuendo alla sua richiesta.
Jungkook sorrise e continuò.
“Dicevo… Però quando ti abbiamo invitato ad uscire e non sei più venuto… Beh, lì mi sono incazzato…”
Tae sentì una fitta allo stomaco e spalancò gli occhi impulsivamente. L’amico notò il suo cambio di espressione e volle subito chiarire.
“...sul momento. Non ce la facevo ad essere arrabbiato con te perché ti capivo. Mi dava solo fastidio che per colpa mia ti stessi privando di tutti gli altri. Non parlavi con nessuno. Hai evitato tutti e questo non mi è piaciuto. Ti sei isolato. Tu fai sempre così, Taehyungie.”
Quelle parole, invece, non gli fecero male quanto avrebbero dovuto perché ne aveva già preso coscienza. Sapeva cosa aveva fatto e come aveva agito, perciò sentirselo dire non fece altro che avvalorare la sua tesi di idiota patentato.
“Kookie…”
“No, fammi finire” lo interruppe l’altro risoluto, “Jimin mi ha dato i tormenti, e gli ho dovuto mentire, ma nonostante questo non mi ha creduto quando gli ho detto che non sapevo nulla.”
“Sì, infatti non ci ha creduto” s’intromise di nuovo Taehyung.
“Siamo due pessimi bugiardi” asserì Jungkook con un lieve sorriso, guardandolo.
Il bruno rise a sua volta mentre creava cerchi imprecisi sulla sabbia.
“Tu però…” riprese Jungkook attirando l’attenzione dell'altro “...mi avevi nascosto questa cosa molto bene.”
Al cosa Kookie aveva sporto la polaroid per restituirgliela ma Taehyung era troppo paralizzato sul posto per fare qualcosa. Giurò di non aver sentito il cuore battere per pochissimi istanti non appena l’amico aveva pronunciato quelle parole.
Quindi adesso Jk stava per aprire definitivamente l’argomento; era cristallino che avrebbe dovuto farsi avanti, e al solo pensiero cominciò ad andare nel panico. Il suo volto era il chiaro riflesso del suo stato d’animo e Kook non perse tempo ad accorgersene che se ne uscì con un infelice “Ehi, smettila di fare quella faccia” come se poi fosse stato facile reagire in modo normale a tutto quello che gli stava dicendo.
“Non faccio nessuna faccia” replicò agitato.
“Ma se sembri un condannato a morte!”
Effettivamente non aveva tutti i torti. Si sentiva esattamente così, come se tutta la sua vita dipendesse da quel pomeriggio primaverile di maggio. E inevitabilmente dovette coprirsi gli occhi “No, dai…” perché il suo corpo gli stava giocando un brutto scherzo “Taehyung-ah!”, non poteva crollare  “Non-” anche davanti a lui, non poteva permetterselo “Non iniziare a piangere” ne sarebbe andata di mezzo la sincerità di Kookie “Vieni qua” nei suoi confronti, ma non seppe frenare le sue sensazioni e le prime gocce iniziarono a scivolargli dagli occhi.
“Ehi” lo richiamò l’altro dolcemente, “Guardami”.
Jungkook poggiò le sue mani sulle guance di Taehyung per poterlo guardare dritto negli occhi, ora rossi. Il suo tocco era così delicato che lui avrebbe potuto perdersi in quella carezza e non trovare mai più la strada di casa.
Tutta quella situazione era assurda; in un certo senso Kook lo aveva costretto a ricambiare il suo sguardo ed non era per niente leale. Come poteva agire in questo modo così sconsiderato quando l’altro era a un passo dal baratro per lui? Sleale era la parola giusta per descriverlo. Jungkook era sleale.
“Io sono qui”.
Taehyung rabbrividì quando con le mani lo portò ancora più vicino a sé. Sleale...sleale...sleale.
“L’ho visto quando mi hai aperto la porta… Avevi gli occhi rossi, ma la risposta è no.”
Che cosa voleva dire con questo? Taehyung non capiva a cosa si riferisse l’altro e la sua espressione interrogativa spinse Kookie a dare un’ulteriore spiegazione.
“Lo so che hai pensato che ti odiassi… E no, non lo potrei mai fare…”
Taehyung si morse le labbra.
“...e quello che hai fatto…” continuò a dire mentre gli spostava una ciocca di capelli dagli occhi mossa dal vento “Non mi ha dato fastidio.”
Cosa? Come?
“No?!”
“Sì, credimi. Al massimo posso dire che mi ha sorpreso. Ma fastidio…” fece una breve pausa, durante la quale sembrò riflettere, “...fastidio no.”
Taehyung si sarebbe aspettato di tutto, ma non quella risposta. Come faceva a non averlo infastidito quando l’orientamento sessuale di Jungkook era completamente l’opposto?
“Posso…” iniziò Tae, schiarendosi la gola, “...posso chiederti perché?”
Con l’indice, Jungkook iniziò delle leggere carezze sul dorso della sua mano, “Nulla mi infastidisce quando si tratta di te.”
E cavolo, ora non si sentiva più la gola. Non sapeva come, riuscì a pronunciare un lieve, “Nulla?”
Jungkook scosse la testa, “Lo so che dovrebbe, però… Non so, Hyungie, con te è diverso. È strano.” aggiunse, dopo una breve pausa “Non è strano?”
Taehyung non sapeva che dire. Jungkook si stava affidando a lui per dare un senso al loro legame, e non aveva idea di come cavolo aiutarlo. D’istinto, gli venne da sciogliere il contatto, allontanarsi leggermente da Jungkook.
“Dipende da cosa intendi tu per strano.”
Jk spostò lo sguardo verso il mare mentre con una mano si fregava la nuca.
“Scusa” disse Tae, “Ma penso di aver bisogno di un aiutino qui.”
L’altro allora sospirò, forse nella speranza che l’aria di mare lo aiutasse a mettere in ordine i pensieri.
“È come se…” iniziò, portandosi timidamente la mano tra i capelli, “Ok, mi sono sempre piaciute le ragazze, è un dato di fatto. Non mi sono mai messo in dubbio su questo. Però… cavolo, Tae, quando si tratta di te, nulla ha più importanza. Chi se ne frega se sei maschio o femmina. Tu sei tu!” fece una pausa, ma il bruno sapeva che non aveva finito, “Il tuo valore, per me, va oltre questi aspetti materiali.”
Quelle parole lasciarono Taehyung spiazzato. Non aveva idea di come continuare la conversazione. E come mai avrebbe potuto farlo, dopo quello che Jungkook gli aveva detto? Ma soprattutto, come cavolo avrebbe dovuto prenderla? Cosa era, una mezza dichiarazione? Un ‘sì ti voglio ma non troppo’? Un ‘sì vorrei ma non possiamo’?
“E quale sarebbe il mio valore?” azzardò l’altro.
A Jungkook sfuggì un sorriso, “Ti piace mettermi in difficoltà.”
“Per nulla. Sto solo cercando di capire.”
“Ho la sensazione che per te potrei fare un’eccezione.”
Taehyung deglutì, “...ma?”
“...ma ci tengo troppo a quello che abbiamo per buttarlo in aria per via di una semplice sperimentazione.”
Taehyung annuì.
“Quindi mi stai friendzonando.”
Jk gli riservò un’espressione pentita, “Tae…”
“Vorrei solo mettere le cose in chiaro. Per il bene dell’amicizia che non vuoi rovinare.”
“Non prenderla così.”
“Non la sto prendendo in alcun modo.”
“Ti stai innervosendo.”
“Non…” Tae si fermò prima che potesse sfuggirgli qualcosa di cui avrebbe dovuto pentirsi. Passare dal pianto per la paura di perderlo alla rabbia non era da lui. E infatti, per quanto si sforzasse, in quel momento non riusciva a riconoscersi. Ma, diamine, dopo tutte quelle notti a tormentarsi per aver fatto torto simile al suo amico - etero -, stava venendo a sapere che, forse, così tanto etero il suo amico non era. E ok, forse ci stava che Jungkook cominciasse a dubitare della propria sessualità. Nelle ultime settimane Taehyung era talmente focalizzato su se stesso che non aveva minimamente ipotizzato che il gesto potesse iniziare delle domande anche nell’altro. Però era successo, e questo indicava un’evoluzione nel loro rapporto, giusto? Giusto.
...o forse no, perché Jk gli stava esplicitamente dicendo che una possibilità ci sarebbe potuta essere, se non avesse significato minare la loro amicizia. E l’idea che Jungkook non volesse nemmeno fare un tentativo lo faceva innervosire più di ogni altra cosa, perché qualsiasi scenario Taehyung immaginasse di loro due insieme era un’onda di ispirazione. Cavolo, avrebbe potuto riempire un album di foto solo di loro due, e sarebbe stato il suo capolavoro.
Appoggiò le mani sulle ginocchia e prese un grosso respiro nel tentativo di rilassarsi.
“Sei sicuro?”
“Mh?” chiese Jk.
“Hai detto che il valore che ho per te va oltre il mio sesso. Sei sicuro?”
“Io… Credo di sì.”
“Credi?”
Jk annuì.
“Non mi basta.”
“Tae…”
“Dimostramelo.”
Jungkook sembrò perdere un respiro.
“Come…?”
“Come vuoi tu, non mi interessa. Ma ho bisogno di sapere che sei sicuro.”
Jungkook deglutì e abbassò lo sguardo, chiaramente in difficoltà dall’impasse che Taehyung aveva creato.
“Kook…” lo incitò allora l’altro, riducendo considerevolmente le distanze. E per un attimo Taehyung si sentì proiettato nel passato, a quel giorno, quando gli occhi di Jungkook erano diventati il suo universo sotto la luce fioca del tramonto. Solo che stavolta lo sguardo di Jk era dentro il suo, e cercava la stessa cosa.
Taehyung era più lucido rispetto al giorno della festa di Namjoon. Sicuramente non aveva alcol in corpo, perciò non si sorprese molto dei piccoli dettagli che stava cogliendo dal bacio in quel momento. Per esempio, il modo timido in cui Jungkook si era avvicinato a lui, come gli accarezzò le labbra prima di incastrarle tra le sue, e poggiò una mano sul suo collo per accompagnare il movimento. Si rese conto che le sue labbra erano leggermente secche per via della brezza marina, e che sicuramente non sapevano sempre e solo di birra. In un certo qual modo, gli piacque di più il sapore che avevano ora perché era suo, di Jungkook, senza nulla di estraneo, anomalo. Era lui, solo lui. Perciò quando Jk approfondì il bacio, Taehyung gli lasciò libero accesso, mentre con la mano gli accarezzava la nuca. Si lasciò trasportare, stringendo Jk a sé, spingendosi un po’ di più verso di lui, e fu proprio in quel momento che l’altro ruppe il contatto, scostandolo con entrambe le mani sulle sue spalle. Taehyung giurò di aver sentito pronunciare il suo nome in mezzo ai loro respiri.
“Non possiamo.”
“Perché no?”
Jungkook si alzò con uno scatto, scuotendo la testa.
“Questo…” pronunciò agitato, portandosi le mani dietro la nuca, “questo non va bene.”
“Kook…”
Taehyung lo imitò sollevandosi sui suoi piedi alla stessa altezza dell'altro. C’era qualcosa ora, nello sguardo sviante di Jk, che lo preoccupò, perciò Tae provò a raggiungerlo ma l’altro si allontanò.
“Kookie, calmati.”
“Non me la sento.”
E quella che cavolo di giustificazione era?
“Che cazzo vuol dire che non te la senti?”
“Ora dici anche le parolacce.”
“Non cambiare discorso, Kook” lo riprese l’altro, agitando le braccia, “Come potevi pensare di dirmi quelle cose, baciarmi in quel modo e scampartela dicendomi che non te la senti?”
Jungkook, di spalle, alzò lo sguardo verso il cielo.
“Ti prego parlami” lo implorò Taehyung avvicinandosi a lui lentamente e prendendogli dolcemente il polso. Jk sussultò al contatto, ma non si allontanò.
“Io muoio per te, Kook… da quando ci siamo conosciuti…”
“Ti prego non dirlo, T-”
“Ti amo.”
Jungkook si allontanò da lui, forse in cerca di aria perché anche se era di schiena Taehyung notò perfettamente la perdita di respiro nell’altro. Era tutto talmente surreale, per lui, che ogni capacità di interpretazione era come assopita, perciò non riusciva proprio a spiegarsi quel comportamento, e nemmeno prevedere ciò che sarebbe arrivato dopo. Stava vivendo tutto attimo per attimo, secondo per secondo, come una delle tante stupide conchiglie di Jungkook trascinate sulla riva dalle onde.
Taehyung non poteva dire quanto passò prima che Jk si voltasse e rivolgesse di nuovo lo sguardo.
“Sai che non posso ricambiare.”
“No, non lo so.”
“Tae.”
“Dì piuttosto che non vuoi farlo. Lo apprezzerei di più” disse, aspro. Incurante di qualsiasi cosa sarebbe venuta dopo.
“Non è quello.”
“E cos’è allora?” esclamò l’altro, “Spiegami, Kook. Seriamente, non riesco a capire perché non vuoi almeno darci una possibilità.”
“Io…”
“Non ti fidi di me?”
Lo sguardo di Jk si fece improvvisamente dolce, “Certo che mi fido...”
“Allora?”
“...ma non me la sento, Tae. Se ci penso è…” Jk virò lo sguardo verso il mare, e Tae giurò di vedergli gli occhi lucidi, “...è troppo per me.”
Taehyung non rispose. Stavano girando intorno alla questione senza mai affrontarla, e non perché lui non volesse. Il problema era Jungkook. Era evidente che non riuscisse ad essere completamente sincero con lui - e forse con sé stesso - in quel momento, perciò continuare ad insistere sarebbe stato inutile. Taehyung prese di nuovo posto sulla sabbia e si portò i capelli all’indietro, mentre osservava il mare in cerca della prossima mossa da fare, ma l’unica cosa che gli passava per la testa era la conversazione che avevano appena avuto, e non sembrava avere un finale.
“Non odiarmi.”
Le parole arrivarono improvvise e lontane alle orecchie di Tae, incapace di proferire qualsiasi cosa.
“Tete?”
“Non ti odio” pronunciò poi, “Non saprei nemmeno come fare.”
Sentì la presenza di Jungkook avvicinarsi e sedersi accanto a lui. Il suo profumo di pulito si mischiò a quello di sale mentre appoggiava la testa alla spalla del bruno. Era vero, non lo odiava, ma averlo così vicino la sentì quasi una violazione. Perciò prese di nuovo le distanze, alzandosi e facendo qualche passo avanti.
“Tae…” la voce di Jk sembrò quasi una supplica.
“Dammi tempo.”
“Quanto?”
“Non lo so.”
Jungkook annuì. Non perché fosse d’accordo. Fu piuttosto un gesto automatico, perché l’espressione che aveva in quel momento indicava tutto tranne che consapevolezza di quello che stava succedendo.
“Scu-.”
“Faresti meglio ad andare” suggerì Taehyung, cercando un modo per dare un taglio a quel pomeriggio.
“E tu..?”
“Prenderò l’autobus dopo. Non mi va di tornare a casa ora.”
Jungkook tirò su col naso e annuì arreso. Si allontanò senza dire nulla, lasciando Taehyung sulla spiaggia.
Il bruno si lasciò cadere sulla sabbia ed infilò una mano in tasca. Tirò fuori la foto che Jk gli aveva consegnato un attimo fa, ignaro di averla ancora.
Sospirò, mentre il mondo davanti a sé si offuscava lentamente.





 
Anaseyo!
Ed eccoci qui all'ultimo capitolo di questa prima parte della storia.
Spero abbiate seguito con interesse e che vi sia entrata nel cuore, nonostante questo 'finale' amaro.
Noi stesse, io e
Momoko89 (Unconventional Love), ci siamo affezionate tantissimo ai personaggi, tanto che come avevo già anticipato nel primo capitolo siamo andate oltre e abbiamo deciso di continuare con una LONG che si intitolerà THE TRUTH UNTOLD (che inserirò nella serie di Spring Day).
E' ancora in fase di scrittura quindi al momento non verrà pubblicata, ma ci piacerebbe sapere chi l'aspetta con ansia!
Sarà completamente diversa perciò aspettatevi l'impossibile! XD
Inoltre è intervenuta anche la nostra beta,
Antologie qui su efp, che ci sta dando una mano preziosa con la stesura dei capitoli. Penso saranno un bel po', per cui altre due mani pensanti ci servono per far filare tutto liscio.
Vedremo come va!
In ogni caso, chi vuole essere avvisato non esiti a farmelo sapere con un messaggio o una recensione, sarei felicissima <3
Ora non mi resta che salutarvi.
Alla prossima!

Borahae <3



Julss Momoko & Astrologie
   
 
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