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Autore: leila91    21/07/2021    36 recensioni
Il quinto anno è appena cominciato, i ragazzi sono ripartiti per Hogwarts, mentre Sirius è bloccato a Grimmauld Place.
Come se non bastasse ha contratto una malattia che nessuno dei membri dell'Ordine riesce a diagnosticare.
Fino a quando Remus non ha una geniale intuizione.
{Wolfstar ♥ Fic profondamente idiota ♥ Dedicata a Lightning}
Genere: Comico, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ordine della Fenice, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Who's a good boy?




 

Potevano escludere il Vaiolo di Drago, e quello, almeno, era un punto di partenza.
Tuttavia, a onor del vero, era anche l’unico, pertanto alla fine si trattava di una magra consolazione.

Remus scosse la testa, sconsolato, all’udire l’ennesimo starnuto corredato da una serie di improperi piuttosto accesi.
A seguire, con una puntualità che aveva dello sconcertante, partì una cacofonia di urla e insulti a sfondo razzista provenienti dal ritratto di Walburga Black.

Il ritornello era sempre lo stesso Lurida feccia! Sudici parassiti che insozzate la dimora dei miei avi! e per quanto Remus potesse dire di averci fatto ormai l’abitudine, udirlo non era comunque un’esperienza piacevole, ecco.

Il giovane abbassò la bacchetta con la quale stava magicamente riscaldando il brodo di pollo preparato da Molly, e ne prese una cucchiaiata per saggiarne la temperatura.
Perfetta, proprio come piaceva a Sirius.
Quest’ultimo era sdraiato su un divano del soggiorno, le coperte tirate su fin quasi a coprire anche gli occhi e il naso gocciolante.
Stava male da giorni, tra febbre, vomito e altri sintomi spiacevoli.
Appurato che non si trattava di una banale influenza, nessuno era ancora riuscito a cavare un ragno dal buco riguardo alla causa
Vaiolo escluso, ovviamente.
Remus si affrettò a chiudere le tende del ritratto di Walburga prima di raggiungere il compagno in salotto per portargli il consommé di pollo.
Avrebbe potuto lasciarlo fare a Kreacher, ma questo avrebbe probabilmente rischiato di comportare un tentativo di avvelenamento da parte dell’elfo domestico, e in ogni caso Remus ci teneva a prendersi cura di Sirius di persona, nonostante le lamentele di quest’ultimo.
Dover rimanere confinato al numero 12 di Grimmauld Place lo aveva reso di base già piuttosto intrattabile, tuttavia era stata la recente partenza di Harry per Hogwarts a infliggere  un duro colpo al suo umore
 non che Sirius ci tenesse particolarmente ad ammetterlo, ma per chiunque lo conoscesse bene la cosa era alquanto palese.

La misteriosa malattia che nessuno fra i membri dell’Ordine era ancora riuscito a identificare era stato il proverbiale colpo di grazia: la sua vita quotidiana, già di base decisamente poco esaltante, aveva infatti subito delle ulteriori e fastidiose limitazioni.


Remus si fece strada nel salotto principale di Casa Black, reprimendo uno starnuto dovuto alla polvere.
Nei giorni precedenti all’inizio del nuovo anno scolastico, Molly Weasley e i ragazzi si erano dati un gran da fare nel tentare di pulire e rendere quanto meno abitabile il quartier generale dell’Ordine.
La casa aveva opposto una strenua resistenza ai loro sforzi, quasi si trattasse di un essere senziente e dotato di una propria volontà. Tuttavia, polvere a parte, il salotto pareva comunque meno sudicio di alcuni locali del piano superiore, e poteva quindi prestarsi ad accogliere un malato.


Sul divano, avvolto in un groviglio di coperte, giaceva quel che rimaneva di Sirius Black.
Sulle labbra di Remus balenò un sorriso che era a metà fra il dolce e il divertito.
Di Sirius si intravedeva solo la testa: il giovane, scosso dai brividi, aveva il naso gocciolante e gli occhi rossi.

Remus gli si sedette accanto, lasciando levitare a mezz’aria il vassoio con il brodo, e gli passò con dolcezza la mano fra i capelli.
Chiuse gli occhi, pensando con una punta di malinconia a quante altre volte aveva compiuto quel gesto, in circostanze ben diverse.

Il contorno di pomeriggi estivi a Hogwarts, trascorsi in riva al Lago, cominciò a delinearsi nella sua mente, ma fu poi scacciato dalla voce di Sirius prima di prendere del tutto forma.

“Vattene, Remus.”
L’interpellato sospirò: quella era almeno la decima volta, dall’inizio della malattia, che Sirius cercava di tenerlo a distanza, rifiutando il suo aiuto.
La cosa stava cominciando a diventare ridicola, sebbene Black si fosse comunque ammorbidito negli ultimi giorni.

“Falla finita, Felpato, ti comporti peggio di un bambino. Avanti, mettiti seduto, ti ho portato la medicina.”
Sirius sbuffò, ma fece comunque come gli veniva detto.
“Il brodo di pollo è ben lontano dall’essere una medicina,” berciò in risposta.
Remus alzò gli occhi al cielo, mentre, appellato un cucchiaio, cominciava a imboccare l’altro.
“Lo è, con un piccolo sforzo di fantasia, e comunque rimane il massimo che possiamo concederci fino a quando non scopriremo cosa tu abbia di preciso. Inoltre ti  ricordo che sei stato tu a chiedermi di aiutarti, giusto l’altro ieri.”
Sirius inclinò la testa di lato: “In quel momento la febbre doveva essere particolarmente alta,” ponderò.
Remus gli rifilò una gomitata.
“Comincio a pensare che forse dovremmo rivolgerci a Piton.”
Nell’udire quel nome Sirius, com’era prevedibile, emise un ringhio minaccioso.
No.
“Non fare l’idiota, Sirius, sai benissimo che Pozionista abile sia: avremmo dovuto chiedere il suo aiuto fin da subito. Penso sia la chance migliore al momento, a meno che tu non preferisca passare tutto il prossimo mese a fare la spola fra letto e divano.”
“Stai forse cercando di liberarti di me, Remus?” il tono di Sirius, per la prima volta dopo diverso tempo, si fece nuovamente malandrino e perse momentaneamente la sua amarezza, “Sai benissimo che Mocciosus approfitterebbe della situazione per avvelenarmi e farlo passare per un incidente.”
Remus rise, suo malgrado, troppo felice di vedere finalmente Sirius scherzare di nuovo, per rimproverarlo della pessima battuta.
“Non con me qui a proteggerti,” ribatté con dolcezza, stando al gioco, e chinandosi verso il compagno, ma Sirius lo fermò premendogli una mano sul petto.
“Per quanto dannatamente mi manchi baciarti, in questo modo rischierei di contagiarti, Lunastorta.”

Fu allora che per la prima volta Remus notò che sul collo dell’altro era presente il segno di un morso.
“Sirius,” esordì, piano, “Questo come te lo sei fatto?” chiese riferendosi alla ferita.
“Uh, parli del morso? Ho avuto uno scontro con un cane randagio quando siamo rientrati da King’s Cross, dopo aver accompagnato i ragazzi. Perché?”
Remus annuì, pensieroso: la data coincideva con il giorno in cui si erano manifestati i primi sintomi.
Ma certo!

“Perché,” rispose esitante, “Forse ho trovato il modo di capire cosa tu abbia senza dover scomodare Piton.”

 

*


La buona notizia era che l’intuizione di Remus si era rivelata corretta e ora, finalmente, avevano a disposizione la terapia. Gli antibiotici che Sirius doveva prendere non erano neanche così male, considerato che potevano essere ingeriti insieme alla burrobirra senza particolari controindicazioni.

La cattiva notizia era che questa novità era diventata di dominio pubblico, trasformandosi nel pettegolezzo principale quella sera a cena fra i membri dell’Ordine.
Mundungus a un certo punto aveva rischiato di strozzarsi dal ridere, mentre Sirius, guardandolo in cagnesco gli aveva augurato di soffocare davvero.
Il piccolo truffatore si asciugò le lacrime dagli occhi: “Ti prego, Remus, raccontacelo di nuovo. Cosa ha detto di preciso il veterinario?”

L’interpellato scoccò una veloce occhiata in direzione di Sirius, sentendosi lievemente in colpa ma senza riuscire a nascondere del tutto il divertimento, mentre Molly e Arthur si univano alle risate di Mundungus.

Sei davvero un bravo cucciolone, Tobias,” rispose, imitando la voce del dottor Rogers, il veterinario del quartiere, dal quale aveva portato Sirius poche ore prima.
Gli schiamazzi di Mundungus raggiunsero livelli preoccupanti e persino a Malocchio sfuggì un sorriso.
“Be’, perlomeno abbiamo finalmente capito di cosa si trattasse,” grugnì quest’ultimo con fare pratico, “Davvero molto furbo, Remus. Parvovirosi canina, nessuno di noi ci sarebbe mai arrivato.”

Remus fece spallucce: “Se non fosse stato per quel morso sul collo, non ci sarei arrivato nemmeno io. Ma una volta ipotizzato che, esclusa la sfera umana, forse si trattava di un’infezione contratta a livello animale, il resto è venuto di conseguenza.”

Fortunatamente il dottor Rogers era riuscito a visitare Sirius, o meglio Tobias Remus non era riuscito a inventarsi un nome migliore il pomeriggio stesso, confermando che era stato il morso di un cane randagio a trasmettere l’infezione. Seguendo la terapia Sirius sarebbe guarito in poco tempo.

“La prossima volta gliela stacco a morsi, quella mano,” ringhiò il convalescente, riferendosi al veterinario, “Ancora un'altra carezza e mi sarei ritrasfigurato per affatturarlo.”

Remus gli si avvicinò allacciandogli le braccia attorno alla vita.
“Guarda il lato positivo, Felpato. Ora che abbiamo le medicine giuste guarirai in fretta, e nel frattempo, dato che rimanendo umano non puoi infettarmi, posso riprendere a dormire con te,” concluse mormorando l’ultima frase all’orecchio dell’altro.

Sirius si lasciò andare a un sogghigno, voltando il viso verso Remus per catturargli le labbra con un bacio.
Forse il compagno aveva ragione, il peggio era passato.
Cos’altro poteva mai andare storto?

Bene bene bene” una sgradevole voce assai nota accompagnò l’apparizione di un uomo dagli inconfondibili capelli unti, sulla soglia della cucina.
Sirius rifilò al nuovo arrivato uno sguardo disgustato, che però si trasformò in puro raccapriccio, non appena si accorse di cosa questi teneva fra le mani.
Un lucente, infiocchettato, osso di gomma, nuovo di zecca.

Le labbra di Severus Piton si piegarono in un sorriso mellifluo.
“Ho sentito che qualcuno si è comportato proprio da bravo cucciolone.”














 


Allooooora! La """"colpa"""" di tutto ciò sono le immagini che mi passa Lightning ahahahaha, alla quale dedico di cuore sta scematina, con qualche giorno di anticipo per il suo compleanno, perché gnente da fare, sono una persona poco paziente.
No, in realtà avevo super voglia di tornare a postare dopo giorni e giorni e giorni di blackout mentale, e anche se è 'na scemata, non sono riuscita ad aspettare ^^".
Tesora, so che non è fedelissima al tuo prompt, ma spero possa piacerti lo stesso ♥
Il titolo è una tipica frase affettuosa che si dice ai propri animali domestici mentre la parvovirosi, per quanto ho letto, nei cani ha come sintomi febbre, vomito e diarrea.
(NB: i temi trattati esulano completamente dalla situazione attuale e in alcun modo l'autrice intende sminuire o farsi beffa del dolore di chi è stato toccato in prima persona dalla pandemia!)
Grazie di essere arrivati fin qui e alla prossima ♥

*Si ritira nelle viscere della terra*

L'immagine in questione la trovate qui Whats App Image 2021 04 23 at 17 35 46 — Postimages (postimg.cc) 

 
   
 
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