Quando la famiglia ti stupisce
008.
Sigaretta – 018.Pigiama party –
048.Bambini
"Ciao,
Lily."
Lily si voltò si soprassalto, spaventandosi
al suono della voce del fratello. "Al, volevi farmi prendere un
colpo?" Albus ridacchiò. "Dovresti crescere…"
sentenziò la
sorella, sbuffando rumorosamente.
"E se invece facessimo una cosa da
bambini piccoli?" Lily alzò un sopracciglio.
"Tipo cosa, di preciso?"
Al sventolò una bustina di plastica con
dentro una sigaretta di pergamena e disse: "Ti ricordi quando facevamo
i
pigiama party?"
Lily arricciò il naso. "Di solito li
facevamo con i dolci, non con una, ripeto, una sigaretta. Sei diventato
tirchio?"
Al
rise e mostrò anche il sacchetto di
Mielandia. Vide gli occhi di Lily illuminarsi: sapeva di aver
pronunciato il
giusto incantesimo. "E comunque…" disse, prima di guardarsi
intorno
per controllare che nessuno li sentisse. "Questa non è
proprio una
sigaretta…"
Lily si avvicinò, strappandogli dalle mani
la bustina. "Al, per Godric, hai una canna?"
"L'ho sequestrata, a dir la
verità."
"Sei proprio un Serpeverde!"
tentò di offenderlo la sorella, ma Al non ci
cascò.
"Sì o no?"
Lily
aprì la busta di plastica e annusò il contenuto:
mmm così odorava in quel modo, quella roba? "Chi viene?"
chiese.
Al alzò le spalle. "Io e te"
disse.
"Solo io e te? Cos'è, uno
scherzo?" Lily si guardò intorno, cercando di capire se ci
fosse qualcuno
dei Serpeverde nascosto e pronto a saltare fuori all'improvviso per
combinarle
qualcosa.
"No…" Al sembrava quasi a
disagio: dondolava il peso da un piede all'altro. "È tanto
che non
passiamo una serata da fratelli… Io… ho paura di
averti trascurato e… volevo
farmi perdonare".
Lily gli sbatté sul petto la bustina.
"Ah, ah, bello scherzo davvero. Chi sei? Gira ancora della polisucco,
qui
in giro, eh?"
"No,
Lily, sono io davvero" disse
Albus, trattenendola per un braccio quando tentò di
andarsene.
"Mmm, per me sei quel troll di Growich…"
Lily si girò verso di lui e gli tornò vicino, con
la fronte corrugata, come se
potesse scovare in lui qualche difetto. "Però gli occhiali
sembrano
proprio quelli di Albus… Te li ha dati lui?"
"Lily… ti ho detto che sono io, sono
Al…"
"Aha, aha. Ok…" Albus capì che
stava facendo finta di credergli. "E perché mi stai
invitando a un pigiama
party, solo io e te? Non ti sembra… incestuoso, Al?"
"Per Salazar, Lily! E io che credevo
di essere stato io lo stronzo con te, negli ultimi tempi! Non ti ho
neanche
chiesto del molliccio e mi sono sentito in colpa…"
"Il molliccio? Sei Scorpius? È il tuo
modo per chiedermi spiegazioni per quello che hai visto?" Come? Che
cosa?
"Scorpius ha visto il tuo
molliccio?" Lily non disse niente, guardandosi intorno, ma non
tentò più
di chiedergli se fosse il suo migliore amico. Ma a lui era rimasto il
pensiero:
in cosa si era trasformato il suo molliccio? Era come diceva Alice?
"Lily…
in cosa si è trasformato il tuo moliccio?"
Lily
guardò Al, ma non era ancora convinta:
e se fosse stato uno scherzo davvero? E se… "Non mi conosci,
Albus? Sono
tua sorella, secondo te in cosa si è trasformato?"
"Qualcosa mi dice che non si è trasformato
in ragni e serpenti…" rispose lui, sospirando. Quella era
una frase di
Alice!
"Alice?" chiese, tentennando.
Perché la sua migliore amica dovrebbe farle uno scherzo
tanto crudele?
"Non puoi essere Alice! A meno che… Per Grodric, Alice non
ce l'avrai ancora
con me perché ho tentato di farti mettere con mio fratello,
vero?"
Cosa?
Albus aveva drizzato le orecchie e
anche la schiena. Cosa aveva fatto Lily? "Hai tentato di far mettere
Alice
con James?" Ma Lily gli rise in faccia.
"Sei Alice! Altrimenti come avresti
fatto a sapere che era James?"
"Perché l'altro fratello sono io,
Lily!"
"Sì, come no…" Il tono
denigratorio di sua sorella gli fece perdere le staffe.
"Smettila, Lillynilly!" Albus
aveva gridato.
"Merlino, non chiamarmi così,
Al!" Sua sorella lo prese per un braccio e lo trascinò per
una rampa di
scale. Quando arrivarono al settimo piano passò davanti al
muro tre volte e la
porta della stanza delle necessità apparve.
Lily
spinse la porta e Albus al tempo
stesso. Quando furono dentro, suo fratello si guardò
intorno: era una stanza
dei giochi. Come quelli dei bambini.
"Embhé?" chiese Albus,
guardandosi intorno.
"Sei Al" disse. Non era una
domanda. Quel nomignolo oltraggioso lo conosceva solo lui.
"Oh, non ti sfugge niente…" disse
lui, ironico. Ora che aveva capito che lei si era convinta,
iniziò a girare per
la stanza. "Oh, bolle di sapone… Ti ricordi quando le
facevamo
grandissime?"
Al
tirò fuori la bacchetta e iniziò a
muoverla in modo circolare contro la ciotola di acqua profumata posata
su un tavolino:
era uguale a quella che loro avevano a casa e che sua madre riempiva di
magia e
sapone. Sussurrò l'incantesimo e una grossa bolla
iniziò a formarsi dalla
superficie dell'acqua. Divenne sempre più grande, prima come
un limone, poi
come un'anguria, quando si ingrandì ancora
scoppiò prima di diventare grande
quanto un anello della porta di Quidditch. "No!" esclamò,
sorridendo.
Anche Lily si avvicinò e fece la stessa
cosa, ma la sua non raggiunse la grandezza di quella appena scoppiata,
così
sbuffò e ci riprovò.
"È una cosa che mi piace di te"
confidò lui.
"Cosa? Che io non riesca mai a fare le
bolle di sapone grosse come le tue?"
"Che tu non ti faccia mai scoraggiare.
Vorrei essere come te."
Lily
si girò alle parole del fratello e lui
fece scoppiare la sua bolla con la bacchetta. "Non lo sapevo".
Al alzò le spalle. "Non te l'ho mai
detto".
"E perché non me lo hai mai
detto?"
Lui alzò ancora le spalle. "Perché
sono un cattivo fratello?"
Lily rise arricciando il naso. "Naaa…
Non è vero. Sei il mio fratellone" disse e gli diede una
gomitata.
"Scusa".
La voce di Al si sentì a
malapena alle sue orecchie.
"Per cosa?" Lily si guardò
intorno e si avvicinò a una casa delle bambole. "Per aver
segato la testa
alle mie bambole quando ero piccola?" Prese una bambolina seduta su un
divano e la mise in piedi sulle scale, per poi spingerla giù
con la bacchetta.
"Quello lo facevamo insieme,
però."
"Vero. Non facciamo più niente
insieme" mormorò lei e Al capì che ne era
dispiaciuta.
"Adesso siamo qui" disse.
"Vuoi giocare insieme a me?" Al prese una racchetta da Ping Pong e
cercò la pallina.
"E se ci fumassimo la canna? Voglio
proprio scoprire cosa si prova."
Al sorrise e annuì: gliela aveva offerta
perché voleva che la sua prima volta fosse con qualcuno che
non avesse secondi
fini con lei. Prese la bustina che si era messo in tasca e insieme si
sedettero
su un divano che comparve in uno schioppo.
***
"Così
Scorpius ha visto il tuo
molliccio? Sono quasi geloso."
Lily guardò in alto e il soffitto le sembrò
strano: era colpa della stanza delle necessità o della
canna? "Eri uno dei
miei mollicci, puoi smetterla di essere geloso" gli confidò.
"Davvero?" La voce di Al le
sembrò altissima.
Annuì, alzando le spalle. "Sai,
pensavo che sarebbero davvero comparsi ragni o cose così.
Una
mummia o un ladro o un'assurdità del genere. Ma poi Alice mi
ha
detto che…"
"I mollicci non si trasformano solo in
ragni e serpenti. Già, lo ha detto anche a me."
Albus
era indeciso se chiederle perché il
molliccio avesse preso le sue sembianze o chiederle qualcosa di quello
di
Alice. Per fortuna fu sua sorella a scegliere. "In te, nella mamma, nel
papà… oddio, nonna Molly… in tutti voi
si è trasformato…" Lily sembrava
sull'orlo delle lacrime. "Sono stata così
stupida… giuro, sono stata
arrogante, pensavo di non aver paura di niente. L'ho sfidato e lui mi
ha
terrorizzato…"
"Ma perché?" Lily alzò le spalle
alla sua domanda.
"Mi dicevate cose brutte, che non ero
degna di far parte della famiglia, che avreste preferito che fossi
diversa,
che…" La voce le mancò e Al le
circondò le spalle con il braccio.
"Sei la mia sorellina. E mi piaci così
come sei. Sono contento che tu ci sia, anche se non te lo dico mai."
"Quando ero piccola mi hai detto che
sono stata adottata, ricordi? Mi hai detto che ero figlia di babbani e
che
probabilmente non avrei mai fatto una magia…" Al
iniziò a ridere. Lily lo
guardò malissimo, ma poi rise anche lei. "Eri proprio un
troll…"
"Ma dai! James lo aveva detto a me,
dovevo dirtelo per forza, altrimenti che fratello maggiore sarei?"
Albus rise ancora e Lily gli diede una gomitata sul fianco, ma lui rise
ancora
di più. "Se tuo fratello maggiore non ti ha mai detto che
sei stata
adottata non hai avuto un'infanzia, Lily!" La ragazza sbuffò
un po', ma
non riuscì a non ridere.
"Uffa…"
"Anche
gli altri la pensano come
me" disse Al, dopo un po'. "Nessuno ti vorrebbe diversa".
"Dici davvero?" chiese, un po'
intimorita. Non aveva mai detto a nessuno le sue paure. "A te non fa
pressione essere figlio di mamma e papà? Di non
essere… alla loro altezza?"
"Un po', forse. Ma non troppo. Cerco
di non pensare a loro per quello che hanno fatto, ma cerco di vederli
solo come
mamma e papà. Mi piacciono come genitori, sai?"
"Sì, anche a me. Adoro la mamma quando
mi porta in camera una fetta di torta perché ho avuto una
brutta giornata e
quando papà torna stanco dal ministero ma fa finta di
interessarsi a me e mi
chiede come sto: è gentile."
"Papà non è gentile, Lily. A lui
interessi davvero."
Lily sentì le lacrime premerle sugli occhi,
ma non voleva piangere. Voleva crederci, era bello. "E a te?" chiese,
con una vocina piccola piccola.
Albus
fece una smorfia strana con la bocca.
Lo fece apposta così che lei potesse vederla e potesse
capire che la stava
prendendo in giro. "Smettila!" esclamò sua sorella, dandogli
una
manata su un braccio.
"Anche a me interessi, e anche a
James."
"In cosa si trasformerebbe il tuo molliccio?"
gli chiese Lily dopo un po'.
"In ragni e serpenti?" rispose
lui, con una smorfia.
"Ti piacerebbe!"
"Sì. Sembra che la paura di qualcosa di
concreto sia molto più facile da combattere. Penso di aver
paura che a qualcuno
succedesse qualcosa di brutto a causa mia."
"Tipo?"
Albus si guardò le scarpe e poi si allungò
a prendere il sacchetto di dolci sul tavolino accanto al divano.
"Vuoi?" le chiese, ma lei non si fece ingannare: era sua sorella, la
figlia dei suoi genitori.
"Tipo cosa, Al?"
"Non ho mai visto un molliccio. Ma la
volta in cui mi sono spaventato di più è stata
quando ti ho legato al lenzuolo
del mio letto e ti ho lanciato dalla finestra. Te lo ricordi?"
Lily
scosse il capo. Non si ricordava.
"E cos'è successo?"
Albus divenne rosso, imbarazzato e vergognoso.
Prese un rospo alla menta dal sacchetto, lo scartò e lo
mangiò. "Tu avevi
tre, forse quattro anni. 'Voglio volare, voglio volare!' dicevi. E io
ero
curioso, avevo visto una locandina, sai quelle immagini ferme dei
babbani?" Lily annuì e lui continuò. "C'era un
uomo con un grosso
pallone di stoffa legato alle spalle. Zia Herm ci spiegò che
i babbani lo
usavano, perché loro non potevano volare. 'Paracadute'
disse". Lily
strinse un po' gli occhi: no, quella storia non se la ricordava
proprio. Para…
che?
"Così ti dissi: 'vuoi provare a
volare?' e tu, giustamente hai annuito. Eri così piccola e
leggera… pensavo che
sarebbe stato bellissimo. Pensavo avresti volato davvero. Ti ho legato
il
lenzuolo in vita, come nell'immagine e poi ti ho lanciato dalla
finestra della
camera dello zio Ron, alla Tana, ma tu non hai volato, sei
caduta…"
Lily trattenne il fiato. Caduta? E… cosa
era successo?
"Quando hai iniziato a cadere lungo il
tetto, ridevi, e anch'io, ma poi hai preso velocità e mi
sono spaventato. Sono
corso giù e ho gridato che eri caduta dalla finestra e tutti
sono usciti in
cortile correndo. Forse qualcuno è salito in camera, non
ricordo… Nonna Molly
gridava come una matta, mamma ha preso una scopa ed ha iniziato a
correre per
il cortile, papà e zio Ron guardavano il cielo e non
capivano dove fossi. Io
scoppiai a piangere. Ma da me non venne nessuno. Solo zia Herm, dopo un
po', mi
prese in braccio, ma anche lei sembrava preoccupata, perché
mi strinse a sé e
io sentivo il suo cuore battere fortissimo. E noi non ti trovavamo.
Correvano
tutti per il cortile e non ti trovavamo. Poi zia Herm mi chiese cosa
fosse
successo e io dissi che ti avevo spinto fuori dalla finestra e la
indicavo. Zio
Ron disse che forse ti eri impigliata sul tetto, ma papà
replicò qualcosa sul
fatto che allora avresti dovuto penzolare lì da qualche
parte. Mamma volò
intorno a casa e fece tantissimi giri, ma tu non c'eri: né
sul tetto, né per
terra, né eri impigliata da qualche parte. Non ti trovavamo
più…"
Lily spalancò gli occhi. "E dov'ero?"
Albus
si tolse gli occhiali e fece finta di
pulirli sulla maglietta. "Nonna Molly era sconvolta. Mi chiese un sacco
di
volte cosa avessi fatto e io continuavo a ripeterlo. Poi zia Herm mi
portò in
casa e io non so cosa successe dopo. Mamma e papà quella
sera mi parlarono e mi
dissero che avevo fatto una cosa pericolosa e che non avrei mai
più dovuto
farlo. Mi sono spaventato tantissimo. Ma ciò che mi fece
stare più male in
assoluto è stato quando quella notte mi sono svegliato e ho
visto la mamma piangere".
"Piangeva?" Lily era stranita e
lui la capiva benissimo: mamma non piangeva mai.
"Sì. Era sulla sedia a dondolo e ti
teneva in braccio. Piangeva e ti parlava. Non ricordo cosa ti disse, ma
lì
capii che si era spaventata. Aveva avuto paura di perderti. Per colpa
mia."
Lily non disse niente e annuì. Lui si era
sentito una merda. Aveva perso la sua sorellina, l'aveva spinta
giù dalla
finestra del quinto piano e l'aveva persa. Aveva causato un dolore
indicibile a
sua madre e l'aveva fatta piangere.
Sua sorella gli prese il braccio e ci passò
le mani sotto, come in un abbraccio. Gli appoggiò il viso
sul maglione della
divisa e non disse ancora niente, ma Albus apprezzò
tantissimo e rimasero lì,
in silenzio, per almeno un quarto d'ora.
"E dov'ero finita?" gli chiese,
alla fine.
"Sul pino in giardino."
Lily scoppiò a ridere. "Davvero?"
Albus si grattò la nuca e rise, annuendo.
"Per questo odio non sapere dove
sei…"
Lily
smise di ridere. "Oh. Mi spiace.
Ecco perché mi sei venuto a cercare quando mi sono
addormentata nello
spogliatoio…"
"Non è colpa tua."
"E la storia del molliccio…"
"Oh, lì non c'entro io, non lo sapevo.
È stata Alice a preoccuparsi per te" ammise il ragazzo.
"Lei si preoccupa un sacco. Ma penso
che fosse il molliccio a farla preoccupare. Di solito…"
ammise Lily.
"È venuta da te per via della mappa, vero?"
Il ragazzo annuì. "Ma perché hai
tentato di farla mettere con James?" le chiese.
Albus
non riuscì a non farle quella
domanda. "Sono stata una scema, eh?" Lily rise. "Non lo so
perché, effettivamente. Forse mi illudevo che
così sarebbe stata sempre con
noi. Con me. Sai, non sembra, ma Alice è veramente forte e
in gamba. I ragazzi
se ne stanno accorgendo e io ho paura di perderla. Se si mette con uno
e poi non
vuole più stare con me? Quando abbiamo iniziato Hogwarts
avevo una paura
allucinante che finisse in una casa diversa dalla mia. Penso che avrei
pregato
il cappello, se fosse successo. Sarei stata felice anche di essere una
di voi,
pur di stare con lei".
Albus ignorò il velato insulto e qualcosa
nel suo petto di strinse quando ripensò alla frase sui
ragazzi. Ma aveva un
ragazzo, Alice? Probabilmente no, altrimenti Lily non avrebbe tentato
di
metterla con James. Ma perché allora con suo fratello ma non
con lui? Non ebbe
il coraggio di chiederlo, così chiese solamente:"E cosa
c'entra
James?"
Lily rise. "Eh, bo. Noi stavamo sempre
con James, l'anno scorso. Pensavo che andassero d'accordo. Pensavo che
a lei
piacesse".
Albus si fece più attento. "E invece
non le piace?" cercò di buttare lì la sua
domanda, ma Lily non fu molto
collaborativa e alzò solo le spalle.
"Ora non lo so più. Lo pensavo
davvero. Li guardavo scherzare e me li immaginavo insieme. Li guardavo
sdraiati
e pensavo…"
No, no. "Mmm, sì ok, mi sa che ho
capito" disse, interrompendola.
"Secondo te sono stati insieme di
nascosto? Senza che me lo abbiano detto? Chissà, magari si
sono baciati…"
disse, un po' sognante, sua sorella.
Merlino,
spero proprio di no! "Non
penso. James non è capace di mantenere segreti".
"Vero". Lily rise. "Però è
divertente. Chissà perché Alice non ha
voluto…"
Albus sorrise senza volerlo. Era stata lei
a dire di no? Bene!
"Oh, lui non lo sa" rispose lei. Ah, ecco perchè
aveva detto così, nel corridoio.
"Comunque è una stronzata. Sarebbe come sperare
che Scorpius si mettesse con te".
Lily
rise un po' nervosamente. "Vero
anche questo" ammise, senza dire nient'altro.
"E con Richard come va?" La
ragazza si tirò su dal divano per guardare il fratello in
faccia.
"Perché me lo chiedi?" Albus alzò
le spalle in risposta.
"Così. Litighiamo spesso anche per
lui…"
Oh. Ok. Si riappoggiò al suo braccio contro
lo schienale del divano. "L'ho lasciato".
Fu il turno di Albus di stupirsi e di
guardarla in faccia. "Perché?"
"Avevi ragione: era un troll".
Sperò che non le chiedesse altro.
"Cavolo! Ho perso cinque
galeoni!"
"Come?"
La voce di sua sorella
sembrava altissima e Albus si rese conto di aver pensato ad alta voce.
"Avete scommesso su di me?"
"Mmm, no. Ma Scorpius diceva che era
un troll e che lo avresti mollato prima di Natale, appena te ne saresti
accorta. Io ho detto che scommettevo cinque galeoni del contrario. Ho
perso. Ma
ho fatto tutto da solo."
Lily si accontentò di questa spiegazione. E
meno male, perché era la verità.
"Scorpius avrebbe potuto dirlo anche a
me. Mi sarei risparmiata un po' di tempo…"
"Te lo avevo detto io!" Albus si
agitò. Cavolo glielo aveva detto un milione di volte!
Lily ridacchiò. "Ma tu non vali, sei
mio fratello!" Come? Ma che voleva dire? Si voltò a
guardarla.
"Perché lo hai lasciato?" Lily
tornò seria e le sue guance si colorarono parecchio. Cosa
aveva fatto quel troll?
Aveva tentato di…
"Non eravamo d'accordo su… alcune
cose… quelle cose…" Albus sentì i
pugni chiudersi da soli. Quel troll
meritava una punizione!
Lily
vide l'espressione di Albus e tentò di
cambiare discorso per riportarlo sulla strada della
normalità. E sapeva cosa
poteva calmarlo.
"Scorpius mi ha salvato dal molliccio.
Si è trasformato nella sua paura. Tu sai qual è?"
Albus
annuì: il biondo non glielo aveva mai
confessato, ma lui sapeva di cosa aveva il terrore. O meglio, di chi.
"Suo nonno?" le chiese e Lily
annuì. "Scorpius è una brava persona. Anche se so
cosa dice zio Ron sulla
sua famiglia. Ti ha aiutato anche se avresti potuto vedere la sua paura
più
grande. Se questo non fa di lui una brava persona, non so cosa potrebbe
esserlo, allora."
Lily
annuì. Suo fratello aveva ragione.
Scorpius l'aveva salvata dal molliccio, senza pensarci due volte. Si
alzò e
Albus la imitò. "Che fai?"
"Pigiama party finito, Al: devo fare
una cosa importante. Ma mi è piaciuto tantissimo parlare con
te come ai vecchi
tempi."
"Non penso che sia notte, non può
considerarsi un pigiama party" tentò di ribattere lui.
"Non ci siamo neanche messi il pigiama,
se è per questo. Ma è stato… carino."
Albus annuì. "Sì, è piaciuto anche a
me".
Lily inclinò la testa di lato e gli chiese:
"Al, perché quando si è bambini non si vede l'ora
di crescere e poi quando
si è grandi si vorrebbe tornare bambini?"
Al scosse le spalle. "Se
sapessi
rispondere a questa domanda, Lily, avrei risolto metà dei
problemi della mia
vita".
Sua sorella sorrise di un sorriso un po'
strano e poi lo abbracciò. "Devo fare una cosa. Ma
è stato bello" lo
salutò.
Al la guardò andare via e non disse più
niente. Pensava di parlarle di Alice. E invece non aveva detto niente.
Raccolse il sacchetto e ci guardò dentro:
erano rimasta solo una cioccorana. La scartò e la
infilò in bocca prima che
scappasse e curiosò a vedere la figurina: da bambino faceva
la collezione, ma
ora gli sembrava una cosa sciocca. La guardò lo stesso e
sorrise nel
riconoscere il capitano dei Bats. La mise in tasca, pensando ancora che
quando
si è piccoli il mondo è molto più
bello.
Uscì
dalla stanza delle necessità
e si incamminò verso i sotterranei: era quasi ora di cena,
ma dopo tutti quei
dolci non aveva fame per niente.
Nel corridoio del primo piano,
vicino all'entrata della biblioteca si fermò quando vide due
persone che
conosceva in un anfratto: Towlor, il capitano della squadra di
Quidditch di
Grifondoro, e Alice stavano discutendo di qualcosa e a un tratto la
ragazza
scoppiò a ridere, riempiendo il corridoio di un suono
melodioso.
Albus sentì il petto offuscarsi e
quando Towlor incrociò il suo sguardo e alzò una
mano per salutarlo, strinse i
pugni e fece finta di non averlo visto.
Alice si voltò e lo
vide: il suo
sorriso si congelò e poi scomparve, si rigirò
verso il ragazzo, gli disse
qualcosa e poi se ne andò, incamminandosi nella direzione
opposta a lui.
***
"Scorpius".
La voce di Lily lo
fece voltare di scatto e il ragazzo sbatté la testa contro
un ramo basso
dell'albero. Imprecò. "Non sapevo che fumassi…"
disse ancora, forse
un po' impacciata, indicando la sigaretta che lui reggeva in mano.
Il biondo si guardò le dita: l'aveva rubata
a Scott e iniziava a pensare che non fosse proprio una sigaretta di
pergamena,
ma qualcosa di più artigianale. Alzò le spalle in
risposta.
Lei lo guardò un po', rabbrividendo nel
buio della sera, senza dire niente, probabilmente perché lui
non le stava
facilitando il compito. Ma Scorpius era nervoso da quando l'aveva
tirata fuori
dallo stanzino con il molliccio. Sapeva che non era colpa sua, ma non
riusciva
a non essere arrabbiato. Così disse: "Non dovresti stare al
buio con me,
Lily. Non ti faccio paura?" Fece un altro tiro e poi lasciò
cadere la
sigaretta nell'erba del parco di Hogwarts.
"Io…" Lily sospirò e continuò a
dondolarsi sui piedi, ma lui non voleva aiutarla. "Sono venuta per
ringraziarti, per l'altra sera..."
"Stai sprecando tempo, vattene".
Scorpius la interruppe sventolando la mano.
"Oh, stammi ad ascoltare, non mi scuso
spesso!" Lily esplose e lui le rise in faccia.
"Va bene…" disse, ma poi si girò
guardando il lago nero.
"Io…"
Lily si sentiva un po'in
imbarazzo, ma forse a lui non interessava molto. "Volevo spiegarti
perché
hai visto te…"
"Perché il molliccio ha preso le
mie sembianze, intendi?" Il tono del Serpeverde era un po' duro e se da
un
lato Lily poteva capirlo, dall'altro la faceva veramente arrabbiare.
"Allora, non vorrei darti un
dispiacere, ma non sei l'unico in cui si è
trasformato… Mia mamma, Albus, mio
papà, mia nonna Molly…"
Scorpius la interruppe rigirandosi verso di
lei con un'espressione sorpresa ed esclamando: "Tua nonna Molly?"
Lily rise un po' nervosa. "Non voi.
Non ho paura di voi…" Per un attimo pensò che
forse lui aveva veramente
paura di suo nonno, proprio di lui come persona.
Scorpius
si fece più attento: se non aveva
paura di loro, perché li aveva visti?
"Io ho paura di quello che la gente
pensa di me" disse la ragazza, tutto d'un fiato. Lui
continuò a guardarla
più intensamente.
"Sei sicura? Tu hai paura di ciò che
pensa la gente?" Lei annuì e quando, alla poca luce della
luna, vide i
suoi occhi luccicare, Scorpius capì che quella confessione
le era costata
parecchio.
"Della gente a cui tengo, sì…"
disse, voltandosi a guardare il lago per un attimo, prima di riposare
lo
sguardo sul biondo. Probabilmente il suo atteggiamento era un
meccanismo di
difesa. Per un attimo il desiderio di proteggerla si
impossessò di lui,
recandogli un dolore al petto così forte da bloccargli il
respiro. "Sei il
miglior amico di Albus, ti conosco da tanti anni, sei come un fratello
per me,
fai parte della famiglia…"
"Un fratello?" chiese lui, con un
tono strano.
Un luccichio curioso le brillò negli occhi.
"Facciamo un cugino, dai…" Scorpius rise: lei faceva sempre
così. Era
tremenda. Forse per quello gli piaceva così tanto.
"Un cugino va bene" acconsentì.
"Non ce l'hai più con me,
allora?" Scorpius sospirò e scosse la testa. "Allora
tornerai a
rompermi per i G.U.F.O. e a criticare tutto quello che faccio?" Il naso
di
Lily si arricciò, e il suo tono ironico gli fece capire
quanto fosse
infastidita.
"Ma io non ho mai fatto queste
cose!" si lamentò lui.
"Probabilmente sei così arrogante che
neanche te ne accorgi. Come Albus. Siete proprio Serpeverde…"
"Ma non dovevamo fare pace?"
"Oh, sì giusto!" Lily tornò a
sorridere e Scorpius fu ancora più confuso. "Allora tutto a
posto? Hai
capito che non ho paura di te?" Il biondo annuì. Avrebbe
però voluto
sapere cosa pensasse di lui. "Vieni qui che ti abbraccio, allora".
Cosa? Scorpius spalancò gli occhi. "Oh, non fare quella
faccia! Ho appena
abbracciato anche Albus, oggi è la giornata in cui faccio
pace con la
famiglia".
Scorpius si avvicinò a lei, un po' in
imbarazzo: doveva davvero abbracciarla? E se… "Mi dispiace
contraddirti,
ma non siamo una…"
"Hai ripreso a criticarmi?" La
voce di Lily, nonostante le sue parole, era melodiosa e Scorpius non
capì più
niente. La ragazza si avvicinò e in un modo molto maldestro
cercò di
abbracciarlo. "Se mi aiutassi, forse…"
Per
Salazar, Lily, non voglio abbracciarti come una sorella! Scorpius
sospirò mentre si obbligava a
ricambiare il suo abbraccio. Si nutrì del profumo che
emanavano i suoi capelli
e, senza accorgersene, la strinse a sé. Scorpius,
mollala subito! È
la sorella di Albus!
Lily
sentì Scorpius lasciarla andare velocemente e si
bloccò quando capì che avrebbe
voluto qualcosa di diverso. Si morse il labbro. Non è che i
suoi sentimenti nei
suoi confronti fossero cambiati? Non è che, invece di
odiarlo, in verità…
"Devo
andare…" disse e corse via.