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Autore: crazyfred    23/07/2021    12 recensioni
Alessandro, 45 anni, direttore di una rivista di lifestyle. Maya, 30 anni, sua assistente personale. Borgataro lui, pariolina lei. Self made man lui, principessina viziata ma senza un soldo lei. Lavorano insieme da anni, ma un giorno, la vita di entrambi cambierà radicalmente ... ed inizieranno a guardarsi con occhi diversi. Sullo sfondo: Roma.
(dal Prologo) "Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre ad una sensibilità ed intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 2


 
La settimana era andata avanti con alti e bassi. Più bassi che alti. Un momento Alex era il boss cordiale di sempre, il resto della giornata era freddo e scostante, pronto a criticare ogni decisione e iniziativa. La mattina Maya arrivava in studio - puntuale, anzi addirittura in anticipo, tanto per stare sicura - quasi in punta di piedi, per paura di trovarlo già alla scrivania irritato e contrariarlo ulteriormente. Neanche la sua colazione preferita sembrava più ad addolcirlo. Anzi, arrivato al giovedì, era tornato a pretendere i suoi caffè alternativi biologici che sapevano sempre e comunque di … normalissimo caffè. Maya ne era convinta: parte del cattivo umore, partiva da lì. L'altra parte, invece, in quella fede che ancora mancava al suo anulare sinistro.
Finalmente era arrivato il venerdì. Era il giorno della settimana che Maya preferiva: più del sabato, che era riservato al restauro personale e alle pulizie in casa, il venerdì era per lei il giorno più produttivo. Lavorava straordinariamente di buon umore, in attesa che scoccasse l'ora x per mandare tutti a quel paese e correre a casa a prepararsi. Il venerdì sera c'era la serata con gli amici, quella che, a differenza del sabato, manteneva ancora un po' di contegno morale. Il sabato sera, invece, era lo svacco totale e la perdita di ogni dignità.
Arrivato Alessandro in ufficio, come sempre di buon ora, vedendolo sfilare e riporre la giacca del completo davanti al guardaroba, la giovane buttò l'occhio sulla mano ed era ancora senza fede. Non erano fatti suoi e certo non avrebbe fatto domande, ma era inevitabile chiedersi se per caso non fosse successo qualcosa. Per un attimo ebbe la tentazione di domandare ad Alice, gli occhi e le orecchie della redazione, ma risolse che, se fosse stata all'oscuro anche lei, avrebbe alimentato un fuoco assolutamente inutile, buono solo a scatenare quegli sciacalli di Stefano e Lisa, rispettivamente vicedirettore e caposervizi nella sezione food. Eccellenti nelle proprie competenze, avevano però un'incredibile intolleranza verso la subordinazione, in particolar modo nei confronti di Alessandro che era più giovane di loro. Secondo Alice - che era il più recente acquisto della compagnia eppure conosceva peste e corna di ognuno di loro - erano stati assunti per la loro esperienza, riassorbiti da quotidiani locali che, con la crisi della stampa, avevano finito col chiudere i battenti. Eppure, a differenza del direttore, non erano abbastanza lungimiranti, convinti che un giornale andasse comunque stampato e venduto nelle edicole, nonostante la carta stampata fosse stata la causa del loro precedente licenziamento. Un cenno di fragilità di Alex ed avrebbero iniziato a volteggiare intorno a lui come degli avvoltoi. Lo avevano fatto quando Alex si era preso qualche settimana di aspettativa per stare vicino al padre infartuato, non ci avrebbero messo niente a farlo con una crisi coniugale. Lei non glielo avrebbe permesso.

A mezzogiorno, di ritorno dalla riunione di redazione, Alex convocò Maya nel suo ufficio. La settimana successiva si sarebbe tenuta, come ogni anno, una festa di inizio anno, per motivare e rinsaldare i rapporti di tutto il personale dopo l'estate. Maya non era una grande fan di queste riunioni, specialmente perché, a causa del suo ruolo, non era davvero parte integrante della redazione. Lei passava tutta la giornata in quegli uffici, ma non era parte dell'ingranaggio, lavorava per il capo e non l'avevano mai veramente fatta sentire parte del gruppo. D'altro canto però, forse era anche colpa sua: nessuno di loro era parte del suo mondo e, ogni giorno, c'era sempre qualcosa che faceva o diceva che finiva per ricordarlo. L'unica che le dava corda era Alice, ma forse perché, come lei, se ne stava dietro al bancone della reception, rispondendo alle telefonate e prendendo appunti: come lei, era una voce al telefono e una presenza vaga, più che una persona con cui relazionarsi.
Alex lasciava l'incombenza dell'organizzazione dell'evento a Stefano, il suo vice, ma l'imprimatur sui dettagli spettava naturalmente a lui. Maya aveva ricevuto via email il tableau dei tavoli e lo porse ad Alex, seduto nella piccola area living del suo studio. Erano tre fogli, in cui erano stati ripartiti i sette tavoli da dieci dove avrebbe preso posto il personale della rivista ed eventuali accompagnatori, ma li sfogliava freneticamente come fossero stati in cinquanta, la mano davanti alla bocca e lo sguardo accigliato.
"Dobbiamo fare qualche modifica" disse, inquieto, indicandole il divano di fronte a lui.
Accomodatasi, Maya gli porse penna ed evidenziatore e si pose in ascolto di ogni eventuale indicazione. Era ammirata da come riuscisse a tenere conto di ogni esigenza dei suoi dipendenti e cercasse di rispettarle. Voleva che tutti fossero contenti, e non solo per una serata, perché era fondamentale che si lavorasse bene per tutto il resto dell'anno.
"… e poi bisogna spostare Lisa al mio tavolo" annunciò.
"Lisa?"
"Sì, lo so cosa stai per dirmi … che lo prenderà come un premio o una promozione e sta sempre in agguato, ma è l'unica non accompagnata che possiamo mettere al mio tavolo senza cambiare granché"
"Non è per quello" non solo "è che il tuo tavolo è già completo"
"Non se togli mia moglie."
"Ah! Devo togliere tua moglie? Non viene?"
"Direi proprio di no…" commentò l'uomo a denti stretti.
Non voleva indagare, né fargli capire che aveva intuito qualcosa, così pensò di uscirne facendo la brillante.
"Sei sicuro?"
"Certo che sì"
"Però poi non fate come l'anno scorso" esclamò sarcastica "che all'ultimo minuto per farle posto abbiamo dovuto sbarcare quel poveretto di Maurizio al tavolo della contabilità"
Fortuna che il grafico era un tipo molto socievole e tra nerd si intendevano perfettamente.
Del resto, lo sapevano anche le pareti di RomaGlam che Claudia, la moglie di Alessandro, non amava particolarmente mischiarsi con i dipendenti di suoi marito. Presenziare a serate di gala e premiazioni era una cosa, socializzare nei pranzi aziendali un'altra. La signora Bonelli era un po' come lei, e forse era per questo che, a naso, non le diceva nulla di buono, perché chi è troppo simile finisce per cozzare. Se la immaginava cresciuta in una di quelle villette immacolate della Piccola Londra al Flaminio, figlia di un dirigente pubblico, iscritta alla scuola francese e studi di architettura senza aver mai praticato la professione. Queste erano le vibrazioni che emanava quando era al cospetto di quella figura diafana, bionda e con gli occhi così chiari da sembrare trasparenti. Bella era bella, nessuno avrebbe potuto dire il contrario, ma algida come poche. Non era molto alta, non quanto lei, eppure riusciva a farla sentire minuscola ed inadeguata comunque. L'aveva vista ridere, per cortesia, sì e no una decina di volte. L'unico sorriso sincero, glielo aveva visto fare durante una visita in ufficio con la bambina che in braccio al papà faceva delle facce buffe. Quella era l'unica prova che avesse un cuore di carne e non uno di ghiaccio.
"Guarda, fai un po' come vuoi …" troncò Alessandro, stizzito "anzi fai così, visto che sei tanto brava … se riesci a riportarla a casa magari ci viene pure"
Maya rimase di sasso. Di tante teorie che la sua mente poteva aver concepito, questa era la più remota. Non si erano semplicemente lasciati. Oh no!, lei aveva fatto armi e bagagli e, a giudicare dal comportamento di lui, probabilmente senza alcun preavviso.
Il suo sguardo per un istante incrociò quello di Alex che, ad occhi sgranati, passava dall'incazzato allo sconcertato al mortificato. Per un attimo, uno solo, era come se quella persona che le stava davanti non fosse il suo datore di lavoro, bensì la sua versione privata. E non erano quelli i patti. C'era un confine invalicabile e lo avevano appena varcato. Era come se, anche solo per un nano secondo, gli avesse aperto il suo mondo. Maya sentì avvampare.
Abbassò in fretta il capo, fingendo di appuntare qualcosa sull'agendina: non riusciva a sostenerlo. Con gli occhi fissi sui fogli bianchi, la mano stretta attorno alla penna che cercava di non tremare, sentiva un piede di Alex tamburellare ritmicamente sul pavimento. Lo poteva figurare benissimo. La sua camicia bianca immacolata, senza cravatta, le maniche arrotolate, Alex se ne stava sulla poltroncina Eames girevole, curvo, magari una mano davanti alla bocca, frenandosi dal mangiucchiare le unghie, focalizzato sul tableau per riguadagnare la concentrazione o far finta che lei non fosse nella stanza con lui.
All'improvviso vide con la coda degli occhi i fogli finire sul tavolino di fronte a lei violentemente e lui alzarsi.
"Maya … senti, per favore, vai in pausa" le disse, lapidario, di spalle, rovistando sulla sua scrivania "qui finisco io".



 
 

Ciao a tutti! Innanzi tutto vorrei ringraziarvi per le tantissime recensioni. Se non avete trovato una risposta, non preoccupatevi, mi impegno solennemente a rispondere un grazie a ciascuno di voi, appena ho un po' di tempo.
Eccoci con un nuovo capitolo: oggi iniziamo ad inquadrare un po' quale sia la situazione in casa Bonelli e quindi capiamo cosa affligge il povero Alex da farlo diventare così burbero e scostante. Il capitolo originale era stato pensato come molto più lungo. Ho preferito lasciarvi con un po' di suspence. Cosa succederà adesso? Non vi resta che venire a scoprirlo tra una settimana ahahha!!
Vi ricordo che potete venire a trovarmi su Facebook e vi invito a lasciare anche il minimo commentino qui: per chi scrive è importantissimo sapere anche quando e dove sbaglia.

A presto, 
crazy Fred ^_^
 
   
 
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