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Autore: heliodor    23/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un potere terribile

Valya distolse lo sguardo dalle pire che stavano bruciando nel cortile e cercò di concentrarsi su quello che Ros stava dicendo.
L’avevano sistemato in una delle stanze della torre dove anche Toralmir risiedeva. Nella stessa torre erano stati alloggiati Shi’Larra e i due comandanti Talmist sopravvissuti agli scontri di cinque giorni prima.
“Così sarà più facile tenerci sotto controllo” aveva detto Ros dal suo giaciglio.
Ancora non riusciva ad alzarsi e camminare senza doversi appoggiare a qualcuno. Era stato trasportato da due soldati fino al terzo livello della torre e poi depositato sul giaciglio.
Valya era andata a trovarlo tutte le volte che aveva potuto. Era l’unica persona con la quale potesse parlare dopo che era stata rinchiusa nella torre. Toralmir si era chiuso nel suo studio a preparare pozioni e bende con i suoi aiutanti e Shi’Larra usciva solo per mangiare qualcosa e aveva chiesto di restare sola.
“Stavi dicendo?” gli chiese girando la testa verso Ros.
Era seduto in mezzo al letto e si stava massaggiando la testa. La benda che Toralmir gli aveva cambiato era pulita e odorava di olio per le infezioni. Aveva visto la ferita che tagliava in due il cuoio capelluto poco sopra l’orecchio e le era sembrata brutta, ma non gli aveva detto niente per non allarmarlo.
“Ti resterà la cicatrice” aveva annunciato l’erudito. “Ma finché i capelli non ti cadranno tutti potrai nasconderla facilmente.”
Ros aveva grugnito qualcosa in risposta.
“Ho detto” disse con voce impastata. “Che se domani mi sentirò meglio, andrò da Toralmir ad aiutarlo.”
“Ha detto che devi restare a letto per almeno mezza Luna.”
“Non abbiamo tutto questo tempo e per rimettere in piedi i feriti e lasciare la fortezza servono dei guaritori.”
“Toralmir ha tutto l’aiuto che gli serve.”
“Non è vero” ribatté. “Ofor e metà dei guaritori di Lormist sono morti negli scontri. Non basta mescolare i reagenti, bisogna anche saperli distinguere.”
Valya sospirò. “Non ti muoverai da quel letto” disse con tono perentorio. “E non uscirai da questa stanza finché non ti reggerai in piedi da solo. E in questo momento non sei in grado.”
“Invece sì” disse mettendo un piede fuori dal letto e poggiandolo a terra.
Prima che Valya potesse afferrarlo aveva spostato anche l’altra gamba e messo entrambi i piedi a terra. Fece per afferrarlo proprio mentre si piegava sulle ginocchia ma lo mancò e Ros si ritrovò a terra.
“Dannazione” esclamò afferrandolo per le ascelle.
Lui si aggrappò a lei e faticando e sbuffando lo aiutò a sedersi sul bordo del letto.
“Non farlo mai più” lo ammonì.
Ros si passò una mano sulla fronte. “Deve essersi rotto qualcosa dentro la mia testa. Ho come l’impressione che la stanza ruoti attorno a me.”
“Toralmir dice che è normale dopo una botta in testa” disse Valya. “E che ti passerà se le dai il tempo.”
“Tempo” ripeté Ros. “È quello che non abbiamo. Se non andiamo via di qui l’armata dei rinnegati ci assedierà. Ho visto l’elenco delle scorte della fortezza. Non dureremo più di una Luna prima che finisca tutto il cibo. L’acqua invece di metterà forse mezza Luna in più.”
“Lo sa anche Hadena.”
“E allora perché non da l’ordine di partire e bruciare tutto? Così rallenterà l’armata dei rinnegati.”
“Dice che non vuole lasciare qui i feriti. E io non so darle torto. Vorrebbe dire condannarli a morte.”
“Meglio farne morire cinquecento o quindicimila?”
“Toralmir ha calcolato che siamo poco più di dodicimila. Ci sono quasi tremila corpi nel cortile. Li stanno bruciando sulle pire.”
Ros grugnì qualcosa e si distese sul letto. “È stata tutta colpa mia” disse.
“Non potevi prevedere che quella pietra ti colpisse.”
“Non parlavo della pietra, ma di Shi’Larra. È stata lei a scatenare quella reazione nei soldati. Ne sono certo. L’avevo capito ma non sono stato capace di agire in tempo.”
“Lo penso anche io, ma come potrebbe avere fatto? Esiste un potere simile?”
Ros scosse la testa. “No” disse. “Non più. Non ora. Ma forse secoli fa, millenni fa, esisteva qualcosa di simile.”
Valya si accigliò.
“I maghi supremi” disse lui. “Avevano poteri terribili e inimmaginabili.”
“È solo una leggenda.”
“Non per tutti. Ho letto dei saggi che li descrivevano come essere reali. Se fossero davvero esistiti…”
“Secondo te Shi’Larra è una maga?”
“Non lo so. Dovrei chiederglielo. E scoprire chi è Quamara.”
“La donna di cui parlava?”
Ros annuì. “Se potessi controllare in uno dei testi della biblioteca, forse riuscirei a scoprire qualcosa su di lei.”
“Come?” chiese Valya.
“Shi’Larra ha detto che è una specie di demone, no?”
Annuì.
“Nella biblioteca ci sono dei testi che ne parlano.”
“Quali?”
“Non lo so. L’ultima volta che ci sono andato cercavo altro, ma ne ricordo alcuni che trattavano l’argomento. Se potessi andarci sono sicuro che riuscirei a trovare quello che mi serve, ma non posso lasciare questa stanza.”
“Li cercherai quando potrai camminare” suggerì.
“Per quel giorno la maggior parte dei feriti starà meglio e ci metteremo in marcia. La fortezza verrà bruciata e chissà quando potrò accedere a una biblioteca, se mai potrò farlo. Potrebbe non essercene una per centinaia di miglia.”
“Posso andarci io” disse Valya. “Questa è la torre di Toralmir, la biblioteca di cui parli dovrebbe essere qui.”
Ros la scrutò con sospetto. “Sarà una ricerca lunga e noiosa, Valya Keltel e tu non hai la pazienza necessaria.”
“Devo solo trovare qualche libro, giusto? Tu mi darai un elenco di titoli o di autori e io li cercherò. Dovrebbe essere facile.”
E avrò una scusa per tenerlo impegnato finché non starà meglio.
“Potrebbe funzionare, sì. Procurami un pezzo di pergamena e una matita e scriverò quei titoli.”
Valya scese al livello successivo e si presentò alla porta di Toralmir. Dopo aver bussato contò fino a trenta prima che un aiutante venisse ad aprirle.
“Tu non sei Gormil” disse il ragazzo.
“Infatti sono Valya. Toralmir è impegnato?”
Il ragazzo scosse la testa. “No, ma stava aspettando che Gormil gli portasse i reagenti. Abbiamo quasi finito la polvere di fungo cremisi e ce ne serve altra per l’olio disinfettante.”
“Non ho la tua polvere ma devo parlare con Toralmir. Non ci metterò molto.”
Il ragazzo si fece da parte e la lasciò entrare.
La stanza aveva la forma di una mezzaluna ed era occupata da tavoli di legno sostenuti da cavalletti. Mezza dozzina di inservienti lavoravano a testa china spostando ampolle e boccette. Un ragazzo stava versando del liquido rosato da un bicchiere più grande a una boccetta coperta da un panno.
“Attento a come filtri quella pozione, Merrud” disse Toralmir mentre lo sorvegliava. “Deve essere pura o causerà più danni che benefici a chi la riceve.” Alzò gli occhi verso Valya.
“Io ti saluto” disse.
L’erudito si accigliò. “È successo qualcosa a Ros? I suoi capogiri sono peggiorati?”
Decise di non dirgli che aveva provato ad alzarsi ed era caduto. “Sta bene. Riposa.”
Toralmir annuì. “Deve farlo se vuole guarire. A volte queste ferite non sanguinano all’esterno quanto all’interno.”
Stavolta fu Valya ad accigliarsi. “Potrebbe peggiorare?”
“Credo di no. Se fosse questo il caso, sarebbe già peggiorato un paio di giorni dopo aver avuto la botta. Ma solo tra altri due giorni saremo sicuri che ce la farà.”
“Non mi sembra una bella notizia.”
“Ti sto dicendo che potrebbe sopravvivere. Non so prevedere il futuro come Shi’Larra.”
Valya gli fu grato di avere introdotto l’argomento. “Mi servono delle cose.”
“Sono impegnato. Non so se potrò aiutarti.”
“Non è complicato. Ho bisogno di qualche pergamena e un paio di matite.”
“Mi sembra ragionevole.”
“E devo avere accesso alla biblioteca della torre.”
Toralmir sospirò. “Non so se i Lormist ti daranno il permesso. L’ultima volta che ho controllato stavano sigillando tutto. Mi hanno fatto chiudere con la promessa che non avrei riaperto.”
“Devo solo cercare dei testi per Ros.”
“A cosa gli servono?”
“Sta conducendo una ricerca, credo. Su Shi’Larra.”
“Farebbe meglio a non interessarsene. Quella ragazza è pericolosa.”
“Puoi farmi avere la chiave della biblioteca? Non ci metterò molto a trovare quello che mi serve.”
“Ho promesso ai Lormist che non ci sarei tornato” disse l’erudito esitante.
“Non ti sto chiedendo di venire meno alla tua promessa. Ci andrò io.” Sottolineò l’ultima frase con un mezzo sorriso.
“Pensi di essere più furba di loro ma questo non è un gioco, Valya Keltel.” Abbassò la voce e si protese verso di lei. “Molti hanno visto cosa sei capace di fare e so per certo che ne sono rimasti impressionati.”
Valya trasalì. “Mi considerano un pericolo?”
“Ti credono un’esotica. Sai che cosa sono?”
“Ne ho sentito parlare.”
Suo padre aveva detto qualcosa del genere riguardo Rann e di quanto fosse pericoloso per il ragazzo andare in giro mostrando a tutti le sue capacità.
“Allora sai che devi stare attenta.”
“Io non sono un’esotica.”
“Questo ti rende ancora più sospetta e devi stare molto più attenta.”
Valya si accigliò.
“Se non sei un’esotica, allora il tuo è un potere. Ma tu non hai un mantello e non sei una strega.”
“Starò attenta, te lo prometto.”
Toralmir annuì. “Lo spero per te. Ora torna nella stanza di Ros. Manderò uno dei miei assistenti con la chiave e il resto.”
“Ti ringrazio” disse prima di girarsi e andare via.
Quando tornò nella stanza trovò Ros addormentato. Dopo aver dato un’altra occhiata al cortile dove le pire si stavano spegnendo, sedette sull’unica sedia e cercò di rilassarsi.
Due tocchi rapidi alla porta la fecero sussultare.
Mi sono addormentata? Si chiese alzandosi di scatto.
Ros aveva aperto gli occhi e stava osservando la porta. “Chi può essere?”
“Sarà l’assistente di Toralmir” disse aprendo.
Rimase sorpresa quando vide i due soldati sulla soglia e davanti a loro uno stregone con il mantello bianco. “Tu vieni con noi, Valya Keltel.”
“Dove?” chiese facendo un passo indietro.
“Niente domande” disse lo stregone con tono che non ammetteva repliche.
Valya valutò in fretta cosa fare. Poteva estrarre la spada e ucciderli. Non sarebbe stato difficile se riusciva a coglierli di sorpresa.
E dopo che cosa farò? Si chiese. Sono sola, Ros è ferito e Hadena ha garantito per me. Se uccido qualcuno li condannerò tutti, me compresa.
Fece un cenno di assenso e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
“Da questa parte” disse lo stregone.
Discesero fino al primo livello e poi uscirono dalla torre di Toralmir dirigendosi verso quella centrale. Sull’ingresso c’erano in attesa mezza dozzina di soldati e due stregoni.
Con quella scorta venne accompagnata all’interno della torre maggiore, prima per un corridoio che correva parallelo alla parete esterna e poi verso l’interno girando a destra dopo una intersezione.
Superarono una rampa di scale che scendeva verso il basso e tirò un sospirò di sollievo.
Almeno non mi chiuderanno in qualche cella, si disse.
Poi ricordò che lì non c’erano livelli sotterranei con delle celle e che queste erano nei piani superiori delle altre torri. Ros le aveva spiegato che nei sotterranei tenevano le scorte di cibo e ingredienti per le pozioni.
Il corridoio terminava in una sala esagonale che rifletteva la forma esterna della torre. Guardando verso l’alto vide una scala di pietra che saliva aggrappata alle pareti raggiungendo il terzo livello.
La sua attenzione venne catturata dai tre stregoni e i due soldati al centro della sala. Una di essi era Hadena e un altro era Saber, ma ignorava i nomi degli altri, anche se li aveva già visti nell’armata e quando erano arrivati alla fortezza.
La scorta la costrinse a fermarsi davanti ai cinque che la fissarono accigliati.
Hadena fece un passo avanti. “Benvenuta, Valya Keltel” disse.
Valya le rivolse un mezzo inchino. “Io ti saluto, comandante. E saluto anche voi.”
“Aspetta a salutarci” disse Saber. “Sei stata portata qui per essere giudicata. Hai ucciso Patyna, la nostra comandante e dobbiamo stabilire se il tuo è stato un atto legittimo o un assassinio.”


 
  
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