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Autore: Greenleaf    24/07/2021    3 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 20
 

I suoi occhi caddero sul letto e lì l’elfa trovò ogni bene possibile: due uniformi nere composte da un corpetto di pelle e dei pantaloni di camoscio scuro. Vi erano anche delle lance con incisioni elfiche, un paio di stivali con dei lacci ed una valigia. Erano doni di Legolas che aveva richiesto per lei.
 
“Non puoi andartene così. Perché lo stai facendo?” Eowyn rimase sorpresa quando Eldihen con un’espressione indecifrabile, depose gli indumenti nella valigia, spogliandosi delle sue vesti, senza curarsi dello stato d’animo dell’amica che la fissava.
 
“Se me ne devo andare me ne andrò. Basta!” era seccata. Eowyn ammirò il suo corpo, la pelle liscia velata dalla leggera sottana che le arrivava fino alle cosce.
 
Indossò la blusa  scura e sopra di essa il corpetto di pelle, insieme ai pantaloni e gli stivali.
 
“Pensavo che volessi restare. Pensavo che avresti lottato per rimanere, ed invece stai scappando. Non me l’aspettavo Eldihen” affermò con delusione, camminando per raggiungerla. Si bloccò con lo sguardo sul volto della donna, trattenendo le lacrime e l’irritazione. Era come perdere una sorella “Ti prego resta. Fai qualcosa” si buttò tra le sue braccia, stringendola come se sarebbe stata l’ultima volta. Sentì nel petto il formarsi di un buco nero, un senso di vuoto e grande nostalgia. No, non poteva finire così. Non si sarebbero potute separare senza batter ciglio. Pianse, avvertendo un groppo in gola. Eowyn era tornata sola, in quel palazzo buio e freddo.
 
“Eowyn” anche gli occhi di Eldihen erano lucidi, la prese dalle spalle allontanandola di poco per guardarla in viso “Sei più di un’amica. L’unica di cui io mi fidi cecamente. Affiderei la mia vita a te, perché conosco la bontà del tuo cuore ed il tuo valore. Sei preziosa!” le accarezzò il volto bagnato, scostando i capelli biondi.
 
“Non voglio lasciarti andare” il ricordo della prima volta che si erano viste si fece vivido, insieme alla consapevolezza di doverla lasciare, quella pungente e dura realtà che presto avrebbe affrontato. Quanti bei momenti vissuti insieme, tra una risata ed un sorriso le due donne  avevano stretto un legame profondo, un legame che sarebbe durato nel tempo, nonostante gli anni, nonostante la guerra e la distanza.
 
“Ascolta…” Eldihen asciugò in fretta le lacrime, allungando la mano per tergere quelle di Eowyn. Le raccontò ciò che avrebbe fatto con Madeos, richiedendole una mappa ed un foglio di pergamena. Eowyn soddisfò le sue richieste, rimanendo estremamente sorpresa delle parole della sua amica.
 
“Ecco” appoggiò il foglio sul cassettone di fronte al letto, guardando Eldihen mentre riponeva la spada di Gandalf nel fodero.
 
“Ti ringrazio” le sorrise, avvicinandosi al mobile per prendere in mano inchiostro e calamaio. Cosparse il foglio con l’olio profumato che usava per i capelli, facendoci cadere qualche goccia. Annusò il profumo della carta poi, con gli occhi gonfi di lacrime iniziò a scrivere una lettera, con il petto pieno d’amore, muovendosi con le mani, come se fosse il suo cuore a scrivere per lei, parole sentite, parole piene di sentimento e nostalgia, intrise di tristezza e speranza. Piegò il foglio in quattro parti, nascondendolo in una busta che collocò dentro la valigia insieme alle altre cose.
 
Si perse a guardare il cielo azzurro fuori dalla finestra, la finestra che aveva illuminato i suoi giorni e le notti passate con Legolas, a baciarsi sotto le coperte, sentendosi vicini più che mai. Le mancò un battito quando realizzò che non avrebbe più rivisto la sua piccola ed accogliente camera, che era diventata lo scrigno dei suoi segreti, delle sue emozioni e dei ricordi più belli. Pianse, trattenendo i gemiti per non far preoccupare Eowyn che seduta sul letto pensava al trascorrere dei giorni senza la sua amica. La vista si annebbiò e le lacrime bagnarono le sue guance, morendo sulle labbra.
 
“Devo ancora prendere la lettera di Gandalf” aprì l’armadio, spostando una coperta per afferrare la lettera dello stregone “Adesso penso che è tutto”
 
“Eldihen!” Eowyn si era alzata, girandola dalle spalle “Questa era mia” le mostrò una bambola di pezza con i capelli biondi, un sorriso cucito con un filo rosso e i bottoni neri come occhi. La voce della donna era rotta dalle lacrime, ed i suoi occhi troppo rossi e gonfi “Portala con te. Forse ti ricorderai di me e…” si interruppe alzando il viso con gli occhi lucidi “Non mi dimenticherai. Non mi dimenticare” l’ultima frase risuonò come una supplica. Eowyn si rattristì, tanto da provocare la stessa reazione in Eldihen che prese la bambola abbracciando la donna con forza. Si aggrappò al suo abito, affondando il viso nei suoi capelli.
 
“Mai. Ti voglio troppo bene. Sii felice, perché sei speciale. Sei la mia amica... Mia sorella” il loro abbraccio durò troppo poco. Entrambe avrebbero voluto rimanere ferme in quella stanza per molto più tempo, raccontandosi i loro segreti  e ridendo come di consuetudine. Non lo avrebbero più fatto ed entrambe piansero bramando di rivedersi, per poter strappare ancora un giorno da trascorrere insieme. Solo un giorno.
 
“Io non voglio lasciarti andare, anche dopo aver sentito quello che mi hai detto” disse a bassa voce “Devi stare attenta, se qualcuno oserà toccarti giuro che dovrà vedersela con me “ il tono della sua voce mutò, divenendo minaccioso.
 
“Non vorrei essere nei panni di quel qualcuno”
 
Si guardarono per ridere insieme con gli occhi pieni di lacrime.
 
“Accompagnami fuori” le chiese dolcemente prendendo la valigia dal letto, causando in Eowyn una sensazione di infelicità che non riuscì a mascherare.
 
Uscirono dalla porta, ritrovandosi nel corridoio. L’elfa si fermò come se fosse stata travolta da una ventata di ricordi. Aveva perso il conto di quante volte si era incamminata da lì, oltrepassando le porte delle camere abitudinariamente, ed ora che se ne stava andando, desiderò restare a palazzo per tutta la vita, insieme a Legolas ed i suoi compagni, ma la sua avventura stava terminando, il suo cuore lo sentiva e ne soffriva, ed anche Eowyn insieme a lei. Agitò il capo, allontanando i pensieri negativi, si chinò per prendere la valigia a terra e raggiungere la sala del trono, quando in lontananza comparve Legolas. Era parecchio agitato, camminava velocemente, guardando l’elfa come se solo lei fosse presente.
 
“Eldihen” la richiamò con voce decisa. Le si fermò davanti, sovrastandola in altezza. Repentinamente allungò la mano, prendendo la valigia che lei stringeva. La lasciò sul pavimento, avvicinando Eldihen al suo torace da un braccio. La guardò intensamente, con preoccupazione e amore.
 
Eldihen rimase spiazzata dal suo gesto, aveva ancora gli occhi gonfi di pianto e non era nel pieno delle sue forze, sia psicologicamente che fisicamente. Era svuotata, e Legolas se ne accorse.
 
“Cosa stai facendo?” chiese abbassandosi per raggiungere il suo viso.
 
“Sono pronta per partire” la sua voce era bassa. Legolas sospirò voltando il capo da una parte all’altra del corridoio, come a voler smorzare la sua ansia.
 
Eowyn in quel momento guardò i due e, sentendosi di troppo decise di lasciarli, dicendo all’amica che l’avrebbe trovata nella sala principale. Non avrebbe voluto immischiarsi, togliendo loro del tempo prezioso.
 
“Ma che stai dicendo? E’ troppo presto, non c’è bisogno che tu parta oggi. No Eldihen, tu non partirai oggi!” non riuscì a mascherare la sua profonda preoccupazione, mista ad una tristezza mai avvertita. La sua decisione era sofferta. In realtà non era per niente felice a lasciarla andare, si sentiva svuotato. I suoi occhi parlavano come un libro aperto, erano vibranti e ricercavano lo sguardo dell’elfa come la luce del mattino. Le loro mani si incontrarono ed entrambi desiderarono rimanere così, senza allontanarsi.
 
“Ho deciso di partire oggi. Me ne devo andare giusto? Tanto vale farlo al più presto” una nota di tristezza tradì la sua voce. Avrebbe voluto apparire decisa, ma vacillò dinanzi agli occhi di colui che amava più della sua vita, sotto il tocco delle sue mani, il suo respiro che era più rovente del sole, il suo profumo che la costrinse a chiudere gli occhi perché le bruciavano a contatto con l’aria.
 
“Se ho deciso di mandarti a Gran Burrone è solo perché voglio proteggerti da questa sanguinosa guerra. Farei di tutto per te e non immagini quanto sia forte il mio dolore in questo momento” parlò pacatamente, con il classico timbro vibrante che fece tremare la ragazza. Le sollevò il volto con entrambe le mani, accarezzandole le guance morbide come pesche, le palpebre chiuse come fiori, il naso ed infine le labbra. Esitò per una frazione di secondo, il suo cuore era in fiamme “Lo faccio perché ti amo”confessò dopo tanto tempo, facendo riaprire gli occhi all’elfa.
 
“E’ da tanto che non me lo dici” tremò come una foglia sotto le sue mani, sentendo scivolare le dita di Legolas su tutto il suo corpo. La strinse dalla vita con forza. Non riuscì a non innervosirsi, lo capiva ed anche se non avrebbe mai voluto lasciare quella che ormai per lei era divenuta casa sua, mise da parte l’orgoglio cedendo sotto i suoi occhi.
 
“Preferisco i fatti alle parole” si abbassò pericolosamente sul suo viso, guardando le labbra con desiderio. Rimase fermo qualche istante, il suo cuore batteva ed il suo respiro rovente si mescolò con quello della ragazza.  Accecato dal desiderio posò le sue labbra su quelle schiuse di Eldihen, suggellando il loro amore con un bacio, molto diverso dagli altri che si erano dati in quei giorni. Legolas non si limitò a sfiorare le sue labbra, la possedette, stringendola a sé con forza, tanto da farle perdere il fiato. Le Passò la sua lingua dentro la bocca, ricercando quella di Eldihen con smania. La sfiorò, ed intrecciò una danza veloce, allontanando la lingua solo per baciare le labbra con foga. La sentì gemere e preso dalla passione abbassò le sue mani sulle cosce, stringendole, poi le alzò posandole sulle sue gambe. La sollevò da terra, facendo scontrare i loro bacini. Era molto spinto e stavolta non si sarebbe limitato a baciarla in piedi. La schiacciò contro il muro ed il suo petto, sostenendola dalle cosce. Dovette alzare il mento per continuare a baciarla, sentendo le mani di lei sulla faccia e le labbra consumate dal bacio. Dovette fermarsi perché si trovò eccitato dalla situazione e, per non spingersi oltre la lasciò scivolare a terra, riprendendo il controllo delle sue azioni.
 
Eldihen era rimasta sorpresa dalla passione di Legolas. Solitamente non era così lascivo. Rimase avvinghiata al suo abbraccio, anche perché era praticamente intrappolata dalle sue braccia. Si scambiarono uno sguardo pieno di sentimento, cercando di calmare i loro cuori che battevano con audacia “Mi mancherai” ammise comprendendo le difficoltà che avrebbe affrontato in sua assenza.
 
 
“Verrò subito da te Eldihen. Non ne dubitare. Ho fatto tutto il possibile per rendere confortevole il tuo soggiorno a Gran Burrone, chiedendo a re Elrond di non farti mancare nulla”
 
“Mancherai tu” disse tristemente sentendosi schiacciata dai suoi muscoli. Posò le mani sulla tunica verde, rifiutandosi ad alzare gli occhi per paura di crollare. In un primo momento si era innervosita ma successivamente aveva meditato, programmando in fretta e furia le sue prossime mosse.
 
“Io sono sempre con te” la baciò sulla fronte, accarezzandole i capelli “Abbiamo ancora del tempo da trascorrere insieme prima della partenza” l’abbracciò con forza, accarezzandola, guidato dal sentimento dentro il suo petto.
 
“No Legolas” Eldihen ricambiò l’abbraccio “Io me ne vado” la voce bassa graffiò il cuore dell’elfo che rimase di stucco di fronte la sua decisione. La osservò con un’espressione seria, comprendendo in quell’istante quanto fosse difficile per lui separarsi da Eldihen. Era arrivata la fine del loro viaggio insieme, dentro le mura di Meduseld, la culla del loro amore.
 
 
 
 
Legolas aveva parlato a lungo con Eldihen cercando di dissuaderla dalla sua idea. Non voleva farla partire proprio quel giorno, ma a detta dell’elfa sarebbe stato difficile separarsi a priori, anche se fosse rimasta per una settimana intera. Rattristito e profondamente impensierito comunicò a Madeos la decisione presa, accertandosi che la stanza che aveva richiesto per lei fosse pronta, troppo ansioso di lasciarla andare, anche se era la cosa giusta da fare per salvarla dalla guerra. Gli indicò il sentiero più sicuro, senza mancare di fornirgli svariate ammonizioni.
 
 Aiutò Eldihen a sistemare il cavallo che le aveva regalato il re, caricando la valigia sul dorso dell’animale. La guardò mentre lei lisciava la criniera chiara, sfiorandole le dita per ricercare la sua attenzione. Si scambiarono uno sguardo carico di parole non dette e di preoccupazione. Sarebbe stato difficile rinunciare ai loro abbracci. Entrambi si stavano privando l’uno dell’altra, avvertendo il peso della distanza ed il vuoto incolmabile che avrebbe provocato la loro assenza. Ad Eldihen spuntarono le lacrime. Legolas camminò, bruciando le distanze, disinteressato ai movimenti degli uomini dentro la stalla ed a Madeos che si trovava vicino a loro.
 
“Vuoi realmente andartene oggi?” chiese ancora una volta.
 
“Io devo fare quel che devo fare” disse seria.
 
La frase dell’elfa lasciò Legolas spiazzato. Corrugò le sopracciglia, guardandola con intensità. Cosa voleva dire? Cosa doveva fare?
 
“Eldihe…”
 
“Ho terminato di sistemare il mio destriero, possiamo partire anche subito” Madeos sbucò dalla recezione con le briglie del suo cavallo in mano. Il cielo azzurrò dietro le sue spalle illuminò il suo volto elegante, molto diverso dagli uomini di Rohan.
 
“Sono pronta” confermò lei turbando Legolas che, rimasto in silenzio altalenò il suo sguardo da Madeos ad Eldihen. Era troppo difficile lasciarla andare.
 
“Cosa sta succedendo qui!” Gimli ruppe il ghiaccio, entrando nella scuderia con l’ascia in mano. Aveva il fiatone poiché aveva corso lungo le scale, sordo ai rimproveri di Aragorn che lo aveva seguito a ruota, appoggiato ad una trave che sosteneva il portone.
 
“Gimli” Eldihen sentì il suo cuore rompersi in tanti pezzi quando vide il volto impaurito di Gimli. Legolas le fu accanto, sostenendola dalla vita, comprendendo quanto fosse difficile per lei salutarli. Si guardarono un’altra volta e fu come essere trafitta da una lancia avvelenata “Amore” .
 
“Sei troppo turbata Eldihen io non ce la faccio a mandarti via oggi” Eldihen nascose il suo viso nel petto di Legolas, sentendo l’elfo abbracciarla con fare protettivo, come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
 
“Ce la faccio… e solo che è difficile dire addio. E’difficile sapervi in pericolo… è difficile” si interruppe rattristita “Ce la faccio” Eldihen assorbì tutto il calore del suo corpo, per conservarlo una volta che le sue braccia non ci sarebbero più state. Si allontanò a fatica, rivolgendo la sua occhiata agli occhi tristi del suo amico “Mi mancherai amico mio… mi mancherai tanto” Legolas lasciò che lei si avvicinasse al nano.
 
Gimli era crucciato, con il viso abbassato e gli occhi leggermente umidi, si sosteneva alla sua arma, nascondendo il suo dolore  sotto il suo mantello. Eldihen si inginocchiò sulla paglia a terra e gli sollevò il mento, accarezzandogli la barba “Non ci sono parole per ringraziarti. Sei stato un compagno speciale e premuroso, un amico fidato ed un complice pazzesco. Abbi cura di te e non fumare troppo, mi raccomando. Gimli mi mancherai tanto” si bloccò per evitare di non piangere, incrociando gli occhi calorosi del suo amico “Ti voglio bene” lo abbracciò. Le braccia possenti di Gimli la strinsero con forza e la cullarono per qualche istante.
 
“Anch’io ragazza mia” rispose commosso.
 
“E a me?” Aragorn si avvicinò a loro, con un sorriso intenerito.
 
”Certo che sì… grazie di tutto” Eldihen lasciò Gimli per alzarsi ed abbracciare Aragorn, che l’accolse a braccia aperte.
 
“Mi raccomando fatti trovare in forma” le sussurrò all’orecchio, godendo del loro ultimo abbraccio.
 
“Anche tu e stai attento. Mi raccomando!” guardò fuori, sulla stradina della città. Anche Eowyn stava correndo nella sua direzione, evitando di scontrarsi contro i cittadini.
 
Legolas si era avvicinato a Madeos, lasciando che Eldihen salutasse i suoi amici. Gli lanciò uno sguardo colmo di preoccupazione e l’elfo annuì come se avesse compreso il suo ammonimento.
 
“Mi raccomando, dovrai proteggerla a costo della vita. Stai attento perché tante volte non mangia nulla e quando riposa può sentirsi male ed avere incubi. Stalle vicino e seguila ovunque, come se fosse la tua ombra. Come ho già detto a sire Elrond, qualsiasi cosa lei voglia le sarà concessa. Ogni singola sua richiesta esaudita. Non le dovrà mancare nulla. Una volta rientrato dalla guerra ricompenserò la vostra cortesia” parlò lentamente, spiegando passo per passo ciò che si aspettava, con tono pacato.
 
“La tratterò con i guanti bianchi” il suo sorriso sincero rincuorò in minima parte Legolas che annuendo si voltò in direzione di Eldihen che, aveva lasciato le braccia di Eowyn girandosi anche lei per guardarlo.
 
“Sei proprio sicura vero?” le chiese accogliendola tra le sue braccia quando lei si buttò sul suo petto con le guance rosse. La cullò dolcemente tra le braccia, sentendo il suo corpo sotto le dita.
 
“Sicura… anche se ti amo da morire” confessò a bassa voce spiazzandolo completamente.
 
“Anch’io e mi mancherai tantissimo. Non ci sarà più nessuno a correre con il cuscino in mano la sera. Sarà bruttissimo” disse un po’ ironico per farla calmare. Anche lui soffriva, ma con gli anni era riuscito a mascherare le sue emozioni, ed anche se in quel momento era praticamente impossibile, si sforzò per facilitare Eldihen, accarezzando i suoi capelli profumati.
 
Aragorn come al solito si era allontanato con gli altri per farli stare da soli prima della separazione, immaginando come si potessero sentire. Anche lui ci era passato.
 
“Ti mancheranno le nostre litigate?” chiese sollevando il collo per guardarlo. Era meno agitata, le braccia di Legolas erano in grado di calmare ogni sua preoccupazione.
 
“Si” baciò le sue labbra approfittando del momento di solitudine.
 
“E i nostri baci?” chiese ammaliata dalla morbidezza della bocca dell’elfo.
 
Non esitò a lambire la sua bocca, approfondendo il bacio, lasciando Eldihen di stucco, un po’ imbarazzata. Il sentimento era forte e puro “I baci mi mancheranno come l’aria. Ma vedrai che quando tornerò recupereremo il tempo perso” rispose vedendo la punta arrossata del suo naso, in contrasto con gli occhi azzurri.
 
“Legolas bada a te in questo frangente. Non fare cose azzardate e sta sempre molto attento, mi raccomando” disse con preoccupazione.
 
“Non dovresti preoccuparti visto che sono il miglior arciere della Terra di Mezzo” tornò a sorridere scherzosamente.
 
“E dimmi un po’. Cosa farai senza la migliore combina guai della Terra di Mezzo?” chiese ironica, guardando il volto dell’elfo tornare serio. Nascondeva  dietro la sua maschera equanime una nota di malinconia.
 
“Cormamin niuve tenna’ ta elea lle au’ (Il mio cuore dormirà fino a che non ti rivedrà ancora)”
 
La fece sgranare gli occhi dalla sorpresa, cogliendo la nota di infelicità che uscì dalla sua voce all’apparenza calma.
 
In groppa al suo destriero Eldihen lasciò la scuderia in compagnia di Madeos e Legolas, che si era offerto di scortarla per un po’, anche se si sarebbero separati a breve, affidandola completamente alle cure dell’altro elfo. Era agitato ma si fidava del soldato di sire Elrond. Non sarebbe accaduto nulla.
 
Il sole illuminò il sentiero inclinato e, mentre Eldihen discendeva lungo i ciottoli, osservò le casette di paglia, lanciando uno sguardo indietro, verso il palazzo d’oro, con molta nostalgia. Strinse le redini del suo cavallo, ricercando il coraggio necessario per concludere la sua avventura. Ne aveva passate tante, e adesso si sentiva abbastanza forte da superare ogni ostacolo, imparando dai suoi errori. Ne era uscita fortificata, dentro il suo cuore sentiva un’energia mai avuta, un desiderio ardente che mai prima d’ora aveva avvertito. Ne fu certa, sarebbe riuscita  spingersi oltre la soglia, a sconfiggere le sue paure, scontrandosi contro menzogne e falsità.
 
“Siamo arrivati” disse a bassa voce vedendo i cancelli di Rohan aprirsi. La gente li fissò, fermandosi apposta per loro. Da come li guardavano sembrò ad Eldihen che l’avessero riconosciuta, incrociò i volti dei cittadini, augurando il meglio al villaggio, ormai si sentiva un po’ loro conterranea, visto il lungo periodo trascorso insieme.
 
Legolas non aveva tolto gli occhi dalla ragazza, chiedendosi mentalmente come mai fosse così tranquilla e sicura di sé. In realtà era molto confuso dal suo atteggiamento, proprio non riusciva a capire cosa le passasse per la testa, visto che in quei giorni si era ribellata così tanto, facendo carte false per rimanere e adesso, proseguiva con decisione senza battere ciglio. Era strano. L’ansia aumentò quando gli venne in mente la loro ultima conversazione. Lei aveva detto che doveva fare quel che doveva fare, ma non era convinto che si fosse riferita alla partenza. Uno strano presentimento gli balenò in testa, mentre con gli occhi studiava le spalle della ragazza, che non si era voltata, forse per timore di crollare.
 
Respirò a pieni polmoni la fresca aria proveniente dalla campagna. I fili d’erba si spostavano seguendo la direzione del vento. Le sembrò che il prato fosse un vestito verde, adornato da piccoli fiori bianchi. Lo sguardo di Eldihen indugiò sull’ombra dei tumuli tappezzati da preziosi germogli. Voltò il capo sentendo il cavallo di Legolas nitrire, trovò l’elfo serio, intento a guardarla senza abbassare le palpebre, nemmeno quando lei arrossì a causa dell’intensità del suo sguardo che brillava anche sotto l’ombra della città. I suoi occhi esprimevano tutte ciò che avrebbe voluto comunicare e, ad Eldihen parve che Legolas la volesse ammonire per qualcosa di  importante, aprì la bocca per parlargli, ma le imprecazioni di Gimli, seguito dal passo rapido di Eowyn la bloccarono, facendole girare il collo in loro direzione. Alzò le sopracciglia notando che dietro la sua amica, vi era la donna che aveva parlato con lei alla festa, paffuta con un sorriso tra le labbra che cozzava fortemente all’espressione dipinta sul volto dei due che l’affiancavano.
 
“Eldihen… anche se te ne stai andando sappi che ad Edoras ci sarà sempre un posto per te” urlò Eowyn, con voce intrisa di tristezza, i suoi capelli ondeggiarono insieme alla gonna che si dimenò mossa dal vento.
 
Eldihen sorrise alzando una mano per salutare Gimli e l’amica, osservando lo strano sguardo della signora che si era un po’ allontanata da loro, con lo scialle dietro le spalle “Congratulazioni per il bambino!” dichiarò felicemente come se niente fosse, attirando lo sguardo persino di Madeos che per un attimo strabuzzò gli occhi volgendo un’occhiata meravigliata a Legolas e ad Eldihen che era diventata rossa come un pomodoro, allontanandosi con il cavallo con il capo chinato. Ma che storia era?
 
“Il bambino?” a Gimli gli andò di traverso un chiotto di saliva, tossì per non strozzarsi, aiutato da Eowyn che si era avvicinata a lui, massaggiandogli la schiena.
 
“Non gliene avevo parlato perché era una voce di corridoio… oh dannata donna, stanno sempre a spettegolare”
 
Ed anche dopo aver ascoltato le rassicurazione di Eowyn il nano rimase pietrificato, guardando i tre allontanarsi in groppa ai lori destrieri “Bel modo di sapere le cose!”
 
 
 
 
Entro il pomeriggio superarono l’ampia distesa, procedendo adagio, fino a raggiungere i pressi della foresta di Fangorn. Ancora dovevano superare la piana di Rohan, per deviare ad est, verso i campi di Celebriant, raggiungendo in tal modo Lorien. Madeos si sarebbe fermato per qualche giorno, per poi partire verso Rivendell con una degna scorta in grado di affrontare delle possibili minacce.
 
Eldihen in quell’istante si sentì mancare, sapendo che Legolas sarebbe dovuto tornare indietro e nell’incrociare i suoi occhi color del mare, desiderò con tutta se stessa scendere dalla sella del suo cavallo e lanciarsi tra le sue braccia, dichiarando le sue sofferenze. Ma non fece nulla di tutto ciò, limitandosi a guardarlo mentre lui si affiancava.
 
 Sapeva bene  che sarebbero passati probabilmente mesi prima di rincontrarla e questo pensiero lo sconfortò e non poco, tanto da serrare la mascella, ripetendosi che l’unica cosa importante era la salvezza di Eldihen.
 
“Proseguiremo ancora un po’ prima di fare una pausa” era stato Madeos a parlare, stringendo le briglia al cavallo per bloccarsi sulla stradina sterrata. Era pomeriggio inoltrato e non avevano fortunatamente scorto alcuna minaccia fino a quel momento.
 
L’elfo biondo notando le lacrime intrappolate dalle palpebre di Eldihen scese da cavallo con estrema risolutezza, atterrando in piedi sul terreno. Le si avvicinò con passo leggero, fermandosi al suo fianco, con un’espressione colma di tristezza e nostalgia. Allungò una mano, sfiorando il dorso di quella di Eldihen. L’elfa sussultò, girando gli occhi, fino a bloccare il suo sguardo sulle labbra di Legolas, che serrate sembravano invitarla ad abbassarsi per donargli un bacio prima di lasciarlo. Il vento soffiò , intrappolando quel momento doloroso, alzando dal suolo il polline dei fiori e le foglie cadute dai pochi alberi che avevano incontrato durante il tragitto.
 
“Io adesso devo lasciarti” disse con voce bassa, facendole contorcere le labbra in segno di diniego “Sai che non lo voglio” sentì il cuore perdere la vivacità dei suoi battiti, come se un ombra scura fosse scesa su di lui, coprendolo dalla luce del sole pomeridiano.
 
La ragazza alzò con un dito la sua mano, intersecando una stretta forte e piena di angoscia.
 
“Quanto freddo che fa” ammise percorsa da un brivido che le fece gelare il sangue dentro le vene. Una lacrima cadde dalle ciglia bagnate, finendo sui pantaloni. Guardò le macchie che si formarono sul tessuto scuro, stava piangendo senza riuscire a trattenersi e, per non mostrarsi in quello stato a Legolas, alzò una mano coprendosi il volto con vergogna.
 
“Guardami” Legolas si affrettò a prenderle il polso, allontanando le dita di Eldihen dalla faccia “Scendi un attimo” sentì una morsa stringergli il petto e per placare il suo sconforto dovette prenderla dalla vita, facendola scendere da cavallo, trascinandola verso le sue spalle.
 
Eldihen si aggrappò al suo mantello verde ed aiutata da Legolas atterrò in piedi, sentendosi abbracciare dalle mani di lui che la cercavano con smania, abbassandosi sui suoi fianchi per poi risalire con incertezza sul volto morbido. L’elfo le spostò i capelli dal viso e la baciò sulle labbra quasi con disperazione. Approfittò, perché sapeva che sarebbe stato il loro ultimo bacio, poi chissà quando avrebbero potuto toccarsi, sempre se si sarebbero rivisti davvero.
 
“Segui Madeos fino a Gran Burrone e rimani insieme a lui” le raccomandò con tono autoritario senza sciogliere le braccia dal suo corpo “Io sarò impaziente di rivederti” la sua voce si sciolse e Legolas le carezzò dolcemente il collo.
 
“Non vedo l’ora” la ragazza si strinse a lui, restia ad allontanarsi dal suo torace, sentendosi sciogliere a contatto con il suo petto che era stato il suo cuscino per diversi notti. Soffocò un nuovo pianto, le labbra di Legolas si posarono delicatamente sulla sua fronte.
 
“E’ difficile per entrambi. Edoras sarà vuota senza di te e non sono il solo a pensarlo” disse con amarezza quando Eldihen si spostò per guardarlo in viso.
 
“Mi spiace disturbare ma sarebbe opportuno proseguire prima che cali la notte” Madeos dovette richiamarli, anche se con dispiacere. Era rimasto da parte, vicino ad una roccia, osservando le terre in lontananza, mentre loro si accommiatavano.
 
“Devo andare via” disse tristemente e quando l’elfa  provò ad allontanarsi, Legolas l’avvinghiò con una presa di ferro, per rubarle un altro bacio. Quello era per davvero l’ultimo.
 
“Ti amo, qualunque cosa accada, sappi che il mio cuore è tuo, per l’eternità”
 
Eldihen gli strinse le mani con decisione, lanciandogli uno sguardo carico di nostalgia che Legolas ricambiò, accarezzando il dorso della mano con tenerezza.
 
“Vale lo stesso per me” lentamente sciolse le sue dita, con molta difficoltà, fino ad allungare le braccia lungo i fianchi. Si diedero un lungo e penetrante sguardo, uno di quelli che non si dimentica con leggerezza, che entra nell’animo, prima ancora di rendersene conto, provocando in  Legolas lo scombussolamento delle sue idee, tanto da mettere in discussione i suoi piani. Se non fosse stato per la grande minaccia che incombeva sulle loro teste, avrebbe allungato il braccio per riprendere Eldihen, ma contrariamente a quanto desiderava fare, la guardò mentre lei  si issava sul destriero, riprendendone le redini. L’amava troppo per saperla in pericolo.
 
Percorsero due strade opposte. Eldihen avanzava con Madeos, mentre Legolas dietro di lei procedeva per far ritorno ad Edoras, percorrendo in discesa il sentiero. Si erano entrambi girati per guardarsi, fino a che l’ombra della collina li divise definitivamente e Legolas rimase fermo in sella ad Arod, osservando con rinnovato rammarico il punto in cui Eldihen era scomparsa.
 
 
Prima di prendere la deviazione programmata ed evitare la foresta di Fangorn che appariva tenebrosa dinanzi ai loro occhi. Eldihen con il capo abbassato bloccò il passo del suo cavallo, facendolo nitrire per l’improvviso ordine che aveva impartito con un movimento repentino della mano.
 
Madeos la imitò di conseguenza, voltandosi nella sua direzione, con il mantello a coprire il corpo del suo prode destriero. Guardò la ragazza e prima di aprire bocca per chiederle cos’avesse, la studiò nuovamente, insicuro se parlarle o aspettare che lei spiegasse il motivo per cui si era fermata.
 
“Mia signora, posso immaginare quanto sia difficile per te proseguire, ma non possiamo fermarci. E’ necessario avanzare un altro po’” disse infine vedendo i suoi occhi azzurri. Gli sembrò determinata, sicura del fatto suo, e di tutt’altro avviso.
 
“Mesi fa sarei stata felice di seguirti, allontanandomi definitivamente dall’ombra della guerra, ma adesso non è così. Io non sono più la stessa persona e non mi va di scappare. Ho imparato che non si risolve nulla ad inghiottire le proprie lacrime e che, sarebbe meglio esporsi e dare un contributo, piuttosto che nascondersi, anche se piccolo ed insignificante è sempre buono fare qualcosa, per coloro che amiamo!” disse con voce ferma vedendo il volto dell’elfo contrarsi un un’espressione di diniego.
 
“Perdona la mia franchezza, ma non credo che potresti fare molto in aiuto di coloro che ami. E’ meglio non discutere e proseguire. Andiamo” evidentemente Madeos non la conosceva bene, poiché non la prese in parola. Fece per riprendere le briglie di cuoio, ma Eldihen lo spiazzò completamente, mostrandosi impavida come non l’aveva mai vista, infatti stentò a riconoscerla.
 
“Perdonami tu mio signore, ma dopo aver superato momenti abbastanza critici non me la sento proprio di fuggire e rimanere al sicuro sotto il tuo mantello, nè tantomeno di raggiungere la casa del mio re ed attendere con trepidante paura notizie riguardanti le persone a me care. Mettiti l’anima in pace, perché giunti qui, proprio nel punto in cui desideravo arrivare, credo che sia tempo di salutarti e di augurarti ogni bene, con la speranza che tu non comunichi nulla a Legolas, perché sarò io a farlo quando si presenterà il momento” sollevò il capo drizzando la schiena, con i lineamenti induriti e gli occhi carichi di coraggio, accumulato dalle disavventure e le cicatrici dentro al suo cuore che erano guarite grazie all’amore dei suoi amici ed in particolare del suo elfo biondo.
 
“Il principe Legolas mi aveva informato di una tua possibile fuga. In realtà ha impartito ordini ben precisi. Non mi aspettavo di affrontare questa situazione parecchio antipatica, ma se dovrò inseguirti non esiterò a spingermi ai confini di questa terra per riprenderti, anche se preferirei che tu ragionassi e continuassi a starmi dietro”
 
“Ho tutt’altra idea per la testa”sollevò il mento, tirando le briglie per far cambiare direzione al suo cavallo. Appena ricevuta la notizia della sua partenza, Eldihen piuttosto che litigare inutilmente con Legolas, aveva preferito acconsentire alla sua iniziativa, godendo del loro ultimo momento insieme per poi agire secondo la sua volontà. In fin dei conti quando si era mostrata contrariata l’elfo l’aveva sempre zittita, non volendo ascoltare il suo pensiero. Tanto valeva tacere ed esporre i fatti, senza sgolarsi inutilmente. L’unica persona a conoscenza del suo piano era appunto Eowyn che l’aveva aiutata, molto stupita della sua pensata.
 
Fece per bloccarsi, ma Madeos diede un colpo al suo cavallo raggiungendola. Il suo sguardo la intrappolò. Era turbato e confuso, non avrebbe mai voluto imporsi con la forza, ma Eldihen sembrava un osso duro, difficile da piegare.
 
“E dove hai intenzione di andare?” domandò con preoccupazione, facendo scorrere la sua occhiata sul bustino in pelle, fino a raggiungere gli occhi cristallini.
 
“Vado a trovare una persona di mia conoscenza…” esibì un sorriso che non prometteva nulla di buono “Ad Isengard”
 
 
 
 
 
Eldihen superò la foresta di Fangorn senza tanti problemi, seguendo le indicazioni della mappa che aveva studiato a palazzo. Correva con il suo destriero come se fosse rincorsa da un branco di orchi affamati, superando gli alberi avvizziti e la rete fitta di rami che la separava dalla sua meta. Madeos l’aveva seguita a ruota scongiurandola di tornare indietro, senza però essere minimamente ascoltato. Era stupito dell’azione dell’elfa, fissandola con aria stizzita mentre correva velocemente. Non avrebbe voluto usare la forza anche se fu tentato di prenderla dalle orecchie.
 
Giunsero ad Isengard a notte fonda, correndo con i loro cavalli stanchi. In realtà non riuscirono a capire se fosse mattina o sera. Eldihen ammirò la torre di Orthanc brillare come una lancia nera, incorniciata dal manto stellato sopra la sua testa. Scese dal suo destriero muovendosi fluidamente grazie ai pantaloni che indossava, molto più comodi ed adatti rispetto alle gonne che era solita portare.
 
“Sei completamente pazza… fuori di testa” sbottò Madeos imitandola. Bruciò la distanza che lo divideva dalla ragazza, furioso per aver corso per leghe prima di potersi avvicinare “Ma cosa intendi fare? E’ un posto pericoloso, se Legolas sapesse  che sei qui correrebbe da te. Non voleva saperti in pericolo, ma pare che tu non mi senta neppure” disse rincorrendola con passo veloce, riluttante all’idea di metter piede dentro la piazzola. Si fermarono entrambi vicino al muro fracassato che li divideva dalla torre, ascoltando il movimento dell’acqua  che fluiva intorno lo spiazzo isolato.
 
“Legolas non ti ha detto di seguirmi ed esaudire ogni mia richiesta?” si voltò Eldihen sospirando. Una nuvoletta bianca uscì dalla sua bocca.
 
“Penso che non intendesse questo” rispose stizzito coprendosi con il suo mantello “Inoltre mi ha incaricato di spedirgli una lettera per rassicurarlo, anche se non gli dirò nulla, come hai chiesto tu, non pensi che si preoccuperà ugualmente?” chiese prendendola dal braccio con estrema delicatezza.
 
“No, perché la lettera gli arriverà ugualmente Madeos, ci ho pensato io, non ti preoccupare, ti sollevo da questo incarico e scusami, ma adesso avrei una questione in sospeso da risolvere e se mi accompagnassi te ne sarei grata, altrimenti attendi il mio ritorno in silenzio senza batter ciglio” imboccò il percorso fatto di mattoni, scorgendo gli Ent camminare lentamente intorno alle mura di Orthanc. Trattenne il respiro quando avvertì l’olezzo proveniente dall’acqua che puzzava di marcio, infatti con un occhiata più attenta, Eldihen notò galleggiare sulla superficie dei frutti e del cibo avariato dallo sgradevole aspetto.
 
“Io sono sorpreso, forse non ti rendi conto di quello che stai facendo. Forse non sai in che guaio ti stai cacciando”
 
“Ed invece ti sbagli perché se sono corsa fino a qui una ragione ci sarà. Sono venuta per risolvere alcuni problemi riguardante la guerra e credimi che sono la persona più indicata al momento” rispose a tono, come scottata dalle parole che aveva udito. Madeos non sapeva che Nihil si trovava lì dentro, e tantomeno conosceva l’intricato piano di Eldihen. Tirò le labbra carnose in una smorfia, facendo notare all’elfa il neo vicino alla guancia. Quel particolare la distrasse, anche se si concentrò senza perder altro tempo.
 
“Mi complimento con te. Pare che tu abbia studiato tutto quanto a tavolino. Vorresti spiegarmi almeno cos’hai intenzione di fare?”
 
“Vedrai!” sguainò la spada dall’elsa blu, ascoltando il rumore che aveva rotto il silenzio della notte.
 
Si addentrarono nella torre grazie all’aiuto di Barbalbero che, ascoltando le parole di Eldihen l’aveva lasciata passare, dopo aver discusso per una decina di minuti, con intervalli di tempo assurdi per Eldihen che impaziente attendeva di entrare nella torre e raggiungere Nihil.
 
Madeos corse lungo le scale a chiocciola, guardando i piedi di Eldihen muoversi velocemente. Sbuffò riducendo gli occhi a fessura. Se non fosse stato per gli ordini impartiti da re Elrond l’avrebbe tirata a forza fuori da quella torre, ma non poteva, temeva di essere rimproverato visto che Legolas aveva esplicitamente dichiarato di trattarla bene e di certo non avrebbe agito d’impulso, per paura di incrinare i rapporti con il reame boscoso, dato che il principe teneva particolarmente alla ragazza.
 
“Ti chiedo ancora di tornare indietro. Cosa cerchi qui dentro? Ma si può essere così avventati? Forse non ti stai rendendo conto delle tue azioni e, per tua informazione quando vedrò Legolas di persona gli dirò tutto, non pensare che io tenga spalla forte a te. Se non gli scrivo è solo per non farlo preoccupare, ma sentirai cosa dirà quando verrà a sapere del tuo comportamento” disse salendo i gradini scuri, con le dita strette all’elsa della sua spada “ Sei una maldestra…. Rallenta ragazza!” allungò una mano per afferrare il suo polso, ma Eldihen pareva una gazzella. Non si fece prendere
 
“Quanto mi manchi Gimli” affermò raggiungendo il portone nero in cima. Si fermò sullo spiazzo, non attese che Madeos la raggiungesse, con un calcio spalancò la porta, producendo un tonfo che risuonò dentro le mura della torre.
 
 Non perse tempo ad annunciarsi, entrò nella sala in disordine, travolta dal vento gelido che proveniva dalle finestre spalancate.
 
“Spero di non disturbare” la sentì dire Madeos, prima di entrare anche lui nella stanza illuminata dalla fioca luce dei candelabri.
 
Nihil si trovava seduto su un trono nero, insieme ad Epon che era appollaiato sul tavolino di fronte, in mezzo a fogli e manoscritti di ogni tipo, con le ali abbassate “Salve stellina. E’ andato bene il viaggio?” alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, senza alterarsi o alzarsi dal suo seggio, con le gambe accavallate ed in volto un’espressione furba. Gli occhi azzurri come cristalli trafissero Eldihen che impaurita abbassò lo sguardo, rammentando ciò che era accaduto in passato.
 
“Non sei molto sorpreso, mi avevi vista?” chiese decidendosi ad alzare lo sguardo. Madeos l’affiancò con la bocca spalancata dallo stupore. La sua mano rafforzò la presa sulla spada, pronto a scagliarsi contro quel furfante.
 
“Stai giocando con il fuoco ragazza. Fatti da parte e torna immediatamente fuori da questo posto. Ma cosa mi tocca fare!” digrignò i denti, lanciando un’occhiata  di sbieco all’elfo che sorrideva divertito.
 
“Tranquillo, non mordo”
 
“Hai procurato morte al nostro popolo” affermò con aria minacciosa, ma prima che sfoderasse la sua spada Eldihen lo bloccò, parandosi davanti.
 
“Lasciami parlare perché io e lui abbiamo delle cose da dirci e ti assicuro che sarei anch’io tentata di dargli una punizione, ma non bisogna essere avventati. Lasciami parlare” alzò la voce in modo che anche Nihil ascoltasse le sue parole. Voltò il viso rimanendo girata di spalle.
 
“Io sono tutte orecchie. Molto coraggioso da parte tua venire a trovarmi, Legolas non sarà così felice a saperti qua. Dimmi, come hai fatto ad allontanarti?”
 
“Epon non te l’ha detto?” alzò un sopracciglio voltandosi completamente verso di lui.
 
“Mi ha detto un paio di cose, ma attendo di conoscere cosa hai da dirmi tu. Non mi aspettavo di certo una tua visita, sei stata così gentile. Vorreste che vi prepari del tè, o preferireste bere del vino in mia compagnia?” stappò il tappo dalla bottiglia di vino trasparente sul tavolo, appoggiandosi al margine, con quel suo atteggiamento sfrontato che diede sui nervi a Madeos.
 
“Si prende gioco di noi!”
 
“Ma no… ed io che volevo essere gentile” sorrise divertito di fronte l’espressione spazientita dell’altro elfo.
 
“Nihil” Eldihen camminò in sua direzione, con la mano stretta alla sua spada, ed il cuore pieno d’ansia. Si guardarono immersi nella grigia penombra, sotto la luce delle candele che tratteggiava le ombre nei loro volti.
 
L’elfo rimase in silenzio, con il calice tra le dita ed i piedi incrociati. La guardò, cercando di leggere dentro i suoi occhi azzurri e non vi trovò indecisione o sconforto, ma determinazione. Diversa da come l’aveva conosciuta, cambiata dalle difficoltà ed anche dai suoi stessi malefici che le avevano lasciato un segno indelebile nell’animo.
 
“Ho visto di te. La spada mi ha parlato e so’ cos’hai passato: della morte di tua madre e di tuo padre, ma di certo non starò qui a commiserarti, perché ciò che mi hai fatto non giustifica le tue pessime azioni, anche se confesso di dispiacermene” parlò con un filo di voce, sostenendo con somma meraviglia gli occhi impassibili di Nihil che, sottili e tremendamente ammalianti non si erano spostati dal viso  di Eldihen.
 
Rimase sorpreso da quella rivelazione, chiedendosi come avesse fatto a vedere nel suo passato. Era strano“E’ sbagliato curiosare nella vita altrui, specie con quella maledetta spada che ti ritrovi, non si fa Eldihen. Mamma e papà non ti hanno insegnato l’educazione?” alzò un sopracciglio, una strana luce illuminò i suoi occhi. Era bello, anche se si stava lasciando andare, ma non perse il suo fascino e quell’aura scura e misteriosa che fece indietreggiare di qualche passo Eldihen.
 
“Di certo non sono mai andata in giro a sfruttare la gente, e non ho ucciso nessuno, né tantomeno tradito il mio regno”
 
“Uh ma di chi  stai parlando? Dev’essere proprio un brutto tipo” un sorriso sornione si piegò nuovamente sulle sue labbra.
 
“Da prendere a schiaffi” ironizzò. Tutta la pietà che aveva provato si stava disgregando dinanzi a Nihil. Le risultò irritabile.
 
 
“Sul serio?” non sembrò turbato, abbassò lo sguardo sul liquido rosso, assaggiandolo senza tante cerimonie “Ascoltami: Perché sei venuta ad Isengard, in piena notte, portandoti appresso questo fantoccio?”
 
“Quando ho spezzato il tuo maleficio una lacrima nera è scivolata sulla mia mano” a quelle parole seguì un silenzio di tomba. Ne Madeos, né Nihil commentarono, il primo non conosceva l’argomento, e l’altro elfo era molto sorpreso di quel particolare, nei suoi occhi si accese una luce, come se avesse colto il collegamento tra le visioni di Eldihen legate a sé.
 
“Ed eccosi spiegato l’arcano. Penso proprio che la spada ti mostrasse di me proprio per quella lacrima nera che dici di aver visto. E’ come se ci fosse una sorta di legame tra noi, visto che in quella lacrima risedeva tutto il male e l’impurità che avevo in corpo” allontanò il calice dalle labbra, scrutando il riflesso dentro il liquido rosso che deformava i lineamenti perfetti, riportandogli un immagine contorta.
 
“La spada mi mostrava di te a causa di quella lacrima? Può essere. Gandalf mi aveva detto che avrei dovuto interpretare i segnali, anche se ero all’oscuro di questo nesso tra di noi. Quindi io estraendo dal tuo corpo il maleficio, ho preso parte di esso, ed ora è dentro me!” guardò un punto impreciso del pavimento lucido, riflettendo sulle parole di Nihil.
 
“Si è così” rimase impassibile dinanzi il ragionamento di Eldihen, ma quando comprese pienamente ciò che avrebbe comportato, sulle sue labbra comparve un sorrisetto. Ciò significava che loro due erano uniti, ed anche se Legolas l’aveva imprigionato in quella torre, adesso lui avrebbe potuto ribellarsi, riottenendo la libertà.
 
“Nihil, non è una cosa buona, non capisco proprio perché sorridi!”
 
“Eldihen ci saranno delle conseguenze se non rigetti quella lacrima e me ne dispiaccio” era sincero. Il maleficio dentro il suo corpo avrebbe potuto ucciderla, ma non l’avrebbe permesso. Sapeva già cosa fare, anche se non disse nulla.  
 
“So bene quale sarà il prezzo da pagare, e pare che anche tu. Non mi spiego la tua calma” dalla sua voce traspariva la collera che stava salendo.
 
“Eldihen, rimani tranquilla, questo è un mio fardello, non accadrà nulla. Confesso però che questa situazione mi è d’aiuto, poiché potrò uscire da Orthanc con la benevolenza del principe Legolas. Altrimenti tu non ce la farai. Una vita sarà sacrificata per la salvezza della mia. Il maleficio avrebbe potuto uccidermi ma tu mi hai salvato, ed io tornerò il favore” sorrise pensando a quanto potesse essere fortunato, voleva andarsene da Isengard.
 
“Nihil” Eldihen strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche “Sei un grandissimo opportunista. Ma come puoi pensare a te, quando la vita di qualcun altro è in pericolo? Ed io ti ho aiutato, potrò perdere la mia vita o….” pensò al bambino del sogno avuto. Serrò le palpebre per trattenere il nervosismo,  si sarebbe scagliata contro di Nihil volentieri stavolta. Non tollerava le sue parole, le sembrò che fosse quasi contento di ciò che era accaduto.
 
“Non ti arrabbiare. E’ normale che io pensi anche a me e come non potrei farlo? Ho chiesto a Legolas di combattere insieme a lui, ma non mi ha voluto sentire, anche se ho aiutato gli Ent a sconfiggere Saruman. Pensaci, adesso ci serviamo a vicenda e se io aiuto te, potrò uscire da questa dannatissima gabbia, senza batter ciglio o causare l’ira di Barbalbero” espose il suo ragionamento senza tener conto della reazione dell’elfa che, si sentì gelare il sangue dentro le vene, accecata da una rabbia recondita che presto avrebbe scagliato contro Nihil.
 
“Sei soltanto un farabutto. Ed io che ho avuto pietà di te. Ma come si può pensare una cosa del genere, Legolas ti avrebbe perdonato se tu ti fossi dimostrato degno del suo perdono. Sai cosa penso? Tu hai aiutato gli Ent  solo perché sapevi in qualche modo che Rohan avrebbe vinto la battaglia al Fosso di Helm. Sei stato sempre freddo e menefreghista. Agisci solo per i tuoi interessi e della sventura degli altri poco importa se ne trovi giovamento, eh?”completamente accecata dall’ira lo afferrò dal colletto della tunica nera, e lo strattonò con forza verso di sé.
 
“Nella mia vita ho sempre dovuto cavarmela da solo. Tu che ne sai? Di quanto ho sofferto e di come si sono comportati gli altri nei miei confronti, disinteressandosi. Io sto dalla mia parte e proteggo ciò che è mio. Solo tu hai rotto l’incantesimo che mi legava a Saruman ed ora mi lega a te. Il tuo Legolas non ha mai mostrato alcun interesse e credimi, lui meriterebbe di soffrire, peccato che sei coinvolta anche tu”
 
“Guarda che tu mi hai usata, non far finta di nulla perché io non ho dimenticato e Legolas è rimasto veramente turbato dal tuo comportamento. Hai tentato di prendergli tutto. Persino l’arco per capriccio, ma ti rendi conto Nihil?” parlò ad un centimetro dal suo viso, scandendo bene le ultime parole, con gli occhi spalancati e le pupille dilatate per l’agitazione.
 
Madeos confuso ascoltò senza batter ciglio avvicinandosi alla ragazza con timore ed incertezza. Non comprendeva di cosa stessero parlando.
 
 
“Io volevo solo che Legolas mi apprezzasse. Ho visto morire mio padre per proteggere il suo regno. Avrebbe dovuto trattarmi come un fratello, invece non mi ha mai pensato, mai!”
 
“Io posso capire il tuo dolore, ma non puoi servirtene per giustificare le tue azioni. Non puoi Nihil, perché sbagli e credimi ho sofferto per te, ho sentito il tuo dolore nel mio cuore e ti ho sempre pensato. Non cercare dunque di intenerirmi come quando ero a casa tua”
 
“Io non cerco di intenerirti, infatti ti ho detto che ti aiuterò, ma per farlo dovrò uscire da questa fortezza” si alterò zittendo Eldihen che, indietreggiando arrivò vicino al punto in cui si era fermato Madeos.
 
 “Certo che uscirai da questa fortezza, sono venuta qui apposta. Ascoltami bene Nihil…” si avvicinò a lui con aria saccente, provocandolo. Posò le dita sul legno del tavolo e senza far insospettire Nihil lo affiancò.
 
“Scenderai  in guerra ed andrai in aiuto di Rohan: a loro servono armi, medicine e tutto il necessario per affrontare gli eserciti di Mordor. Mi aspetto che tu giunga da loro. Ad Isengard ci sono moltissime armi, dico bene? In fin dei conti gli orchi si sono dati da fare!” alzò un sopracciglio vedendo Nihil rabbuiarsi, seccato dalle pretese di Eldihen e dalla sua voce fredda e autoritaria. Ma come osava ordinargli certe cose?
 
“Ti sei calata perfettamente nella parte Eldihen. La degna nuora di re Thranduil” ironizzò chiudendo gli occhi
 
“Vuoi che Legolas si fidi di te? Dunque soddisfa le mie richiese e aiuta la Terra di Mezzo. Conosci i piani del nemico, puoi dare il tuo contributo”
 
“Non ti basta il sacrificio che farò per aiutarti ad eliminare la lacrima dal tuo corpo?” alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
 
“E’ una conseguenza Nihil. Mi pare normale che tu debba porre rimedio, ed inizierai aiutando Rohan”
 
“Legolas non sarà felice della tua iniziativa, come ti ho già detto gli ho proposto di scendere in guerra ma lui mi ha imprigionato ad Orthanc” spiegò impassibile, scrutando il pavimento nero dalle striature argentate.
 
“Ma sono io ad ordinartelo” sorrise quando lo vide roteare gli occhi al cielo.                  
 
“Vediamo che succede” sospirò pesantemente, girandosi verso Eldihen che dopo un quarto d’ora trascorso ad impensierirsi, finalmente sorrise.
 
“E’un sì?”
 
“Sì, mi conviene. Meglio che starmene qui dentro”
 
Soddisfatta tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la lettera che aveva scritto per Legolas, guardandola prima di consegnarla a Nihil “Tieni, quando andrai da lui gli darai questa. E cerca di non mostrarti spocchioso” chiuse le palpebre. Nihil afferrò la lettera con irritazione.
 
“Va bene Eldihen…” strinse il foglio tra le mani, un po’ curioso di scoprire il contenuto.
 
“Mia signora” Madeos si fece avanti, dopo aver assistito alla scena in silenzio, lasciandoli discutere liberamente.  Superò la distanza che lo divideva da Eldihen, lanciando uno sguardo di sbieco a  Nihil “Non c’è da fidarsi. Chi ci assicura che Nihil esaudisca i tuoi ordini?” parlò con voce sprezzante, provocando una reazione all’elfo che ascoltava.
 
“Non sei molto simpatico, lasciatelo dire”
 
“Vorrei una garanzia!”
 
Nihil sospirò guardando Eldihen che pareva concordare tacitamente con le parole del suo nuovo compagno “Avete poca fede…” schioccò la lingua, girandosi per scostare velocemente le pergamene dallo scrittoio, catturando tra le mani Epon, il suo fidatissimo falco che si era accucciato tra le sue dita, scuotendosi dal sonno “Per avvalorare le mie parole ti darò Epon. Lui mi è caro ed è la cosa più preziosa che possa offrirti al momento. Contenta?”disse porgendole la creatura che rabbrividì a causa di una ventata fretta.
 
“Epon” Eldihen rimase stupita a quel gesto e, con gli occhi sgranati prese tra le dita il falco, accarezzando le piume marroni “Mi ritengo soddisfatta. Bravo Madeos” disse facendo l’occhiolino al guerriero che si limito ad un cenno col capo.
 
“Possiamo andare dunque?”
 
 
“Aspettate, prima di andarvene dovreste sapere una cosa molto importante” per la prima volta l’espressione di Nihil si fece seria. Eldihen rimase sbigottita, in attesa di ascoltarlo.
 
 
 
 ♥
 
 
Gandalf si trovava fuori, nel giardino di fronte al palazzo del sovrintendente. Studiava impassibile la nube nera proveniente dal monte fato, insieme al giovane Peregrino Tuc che, impaurito si era nascosto dietro lo stregone, pensando ai suoi amici.
 
“Quello non è il clima del mondo” disse Gandalf passivamente.
 
Una guardia della cittadella si avvicinò, con una lancia in mano. Aveva cercato lo stregone ovunque e, felice di averlo trovato lo salutò velocemente “Mithrandir, ci sono due elfi che chiedono di vederti. Sono arrivati stamattina presto”
 
“Conosci i loro nomi?” Gandalf aggrottò le sopracciglia, incuriosendosi.
 
“La fanciulla dice di chiamarsi Eldihen ed ha qualcosa importante da dirti”
 
 
 

Note autrice:

Io felicissima di esser riuscita ad aggiornare. Che bello! Non so per voi, ma questo capitolo per me è il mio preferito. A livello di emozioni, anche se a distanza di tempo, devo ammettere di essermi immedesimata, sono molto soddisfatta. Legolas ed Eldihen mi sono piaciuti molto. In questi mesi “forse” qualcosa di buono ho fatto xD (oddio almeno per quel che mi riguarda, poi non so se voi apprezzerete, però a me piace)
Veniamo ad una parte importante: il ritorno di Nihil. Lui è sempre spocchioso ma si nota che tiene ad Eldihen e accetta i suoi “rimproveri” infatti poverina ha ragione da  vendere e, se si spinge fino ad Isengard è solo per il bene che vuole ai suoi amici. Dopo averne passate tante trova il coraggio di lottare, di alzare la testa e fare quel poco che basta per aiutare nel suo piccolo. Questo avviene  grazie all’esperienza e alle emozioni che hanno in qualche modo fortificato il suo carattere. Spero che vi piaccia e se avete dubbi vi prego di parlarmene perché ho tipo un quaderno di appunti dedicato, per cui non esiterò a soddisfare le vostre curiosità xD scherzi a parte ci tengo a dire che mi sono impegnata :) non so se vi farà pena o come me, vedrete la parte finale prendendo in considerazione il quadro completo della storia (perché bisogna tener conto di tutto)
Detto ciò vi saluto e Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è di venerdì.
Un abbraccio
 
   
 
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