Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    24/07/2021    0 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XXX



 
 
 
Quello stesso fine settimana abbiamo deciso di andare nel quartiere di Nakameguro per poter fare lo Hanami. Sarebbe la prima volta per Sakura dopo tanto tempo, perciò non vede l’ora, e dato che sente la mancanza dei miei amici ci siamo organizzati anche per poter trascorrere un’intera giornata con i ragazzi, standocene per Shibuya. Per comodità ci siamo dati appuntamento davanti alla statua di Hachiko, dove abbiamo trovato appollaiato tra le sue zampe un gatto a dormirvi. Le ragazze sono letteralmente impazzite vedendolo. Non ho idea di quante fotografie vi abbiano scattato, da almeno cinque angolature diverse, compresi selfie appositi.
Sono lieto comunque di vedere che, nonostante i continui travestimenti cui deve sottoporsi, Sakura sembra sentirsi molto più a suo agio rispetto alle volte precedenti. 
Successivamente ci siamo recati nello “Shibuya 109”, per dare la possibilità alle ragazze di dedicarsi un po’ allo shopping – attività in realtà apprezzata anche da Ryūō e Shōgo, che approfittano immediatamente dell’unico negozio dedicato all’abbigliamento maschile per acquistare giacche nuove di zecca. Avrei preferito essere accanto a Sakura, ma dato che oggi oltre Suzuran-san e Shidō-san si sono aggiunte Hōōji-senpai (grande è stata la mia sorpresa quando ho scoperto che le tre sono migliori amiche) e Ryūzaki-san, quest’ultima me l’ha letteralmente portata via, imponendomi di lasciarla un po’ sola tra donne. Fortunatamente Suzuran-san mi ha garantito che le avrebbe tenute d’occhio, seppure anche lei mi abbia rimbrottato per il fatto che non la lascio mai respirare. Davvero sono così importuno e invadente?
Rivolgo questo quesito ai ragazzi mentre si provano le giacche, con Ryūō che sghignazza beffardo.
«Naaah, sei solo iperprotettivo.» E questo mi è stato detto anche in precedenza.
«È anche naturale che sia così, visto che è la sua prima ragazza», interviene Shōgo, rivolgendomi un piccolo sorriso compiacente.
«È così palese?»
«Siete tanto lovey-dovey», conferma Ryūō, punzecchiandomi apposta. 
Lo spingo via, ridendo, ammonendolo a non prenderci in giro – anche perché non vorrei che Sakura poi si sentisse troppo in imbarazzo –, proprio mentre Shōgo mi posa in testa un’altra giacca. 
«Provati un po’ questa», consiglia, attendendo a braccia conserte. 
È nera e di pelle, lunga fino alla vita. La indosso e mi accorgo che, nemmeno conoscessero le mie misure, mi calza a pennello: non è né troppo larga né troppo stretta.
«Ti sta bene», commenta, con Ryūō che annuisce convinto.
«Aha! Vedo che anche voi vi state divertendo!»
Ci voltiamo alle nostre spalle, notando Ryūzaki-san e Suzuran-san. 
Guardo oltre le loro teste, alla ricerca di Sakura, ma intercettando il mio sguardo Suzuran-san mi si pone davanti, posandomi una mano su una spalla.
«Hana-chan sta misurando dei vestiti con Hikaru-chan e Fuu-chan, ma ci serve il tuo aiuto.»
Non faccio in tempo a ribattere che aggiunge: «Ti accompagna Umi-chan da loro, io devo discutere di alcune cosette coi ragazzi».
E detto ciò li guarda entrambi con complicità. Che staranno escogitando? 
Prima che possa provare ad indagare Ryūzaki-san mi porta via di lì, facendomi salire di qualche piano.
Entriamo in un negozio fortunatamente meno affollato degli altri, e da una rapida occhiata mi rendo conto che i capi sono firmati ma non hanno costi eccessivi. Non che per Sakura ciò rappresenti un problema, ma agli occhi degli altri risulterebbe sicuramente sospetto. 
Mi conduce direttamente fino ai camerini e ci fermiamo dinanzi ad uno di essi, affianco alla senpai, con Ryūzaki-san che ci annuncia alle altre.
«Eccoci arrivati!»
Dalla tenda fa capolino Shidō-san, uscendone poi tutta contenta. 
«Com’è?» ci chiede, facendo una piroette.
Indossa una minigonna nera molto striminzita con una blusa rossa a giromanica, dal pattern a scacchiera.
Ryūzaki-san non sembra approvare, mentre io commento che è proprio da lei – il che sembra farla gioire, visto che poi chiede ad una beffarda Hōōji-senpai di scattarle una foto per mandarla a Lantis-san, per chiedere anche a lui un parere.
È proprio mentre le rende il telefono che Ryūzaki-san domanda: «E Hana-chan?»
Shidō-san punta verso la tenda adiacente alla sua, rattristata: «Dice che si vergogna».
Guardo la senpai e lei si stringe nelle spalle. «A quanto pare è più timida del previsto. Ciò non toglie che sia una ragazza adorabile.»
Ryūzaki-san alza gli occhi al cielo, sembrando spazientita, e si affaccia nel suo camerino. Ne fuoriesce impettita, tirandola per un braccio, nonostante le sue rimostranze.
Una volta fuori, Sakura incrocia il mio sguardo e avvampa, voltandomi immediatamente le spalle. 
Non capisco perché si vergogna tanto, visto che è ben coperta, in maniera non molto dissimile dalla prima volta in cui l’ho rincontrata, in biblioteca. Indossa, infatti, una gonna ad alta vita lunga fino alle caviglie, color salmone, e sopra una camicetta bianca decorata con fiori di pizzo. 
Hōōji-senpai si complimenta per come le sta, aggiustandole un po’ la camicia sul davanti, e la invita a fare un giro su se stessa per mostrarsi; ma a questo, Sakura scuote vigorosamente la testa, incrociando le braccia sul petto.
«N-non posso…»
«Perché no?»
«P-perché… è semitrasparente…»
Ryūzaki-san la fissa poco convinta per un attimo, ma poi sghignazza con astuzia, voltandola verso di me.
«Syaoran-kun, ti sembra semitrasparente?»
Scuoto la testa, non vedendo assolutamente niente. Sakura mi fissa incerta, e io le comunico con gli occhi ciò che penso: “Se ti senti a disagio, non sei tenuta a comprarla”.
Lei fa un piccolo cenno col capo, ciononostante sembra acquisire coraggio, perché alla fine fa il mini giro su se stessa per mostrare il completo.
«Ti sta bene», commento, aggiungendo: «Mi ricorda quel giorno in biblioteca». 
Le sue iridi si illuminano e sul suo viso prende vita un ampio sorriso. 
Corre a cambiarsi – forse ha cambiato idea e ha deciso di prenderli? – e nel frattempo Ryūzaki-san mi si accosta, sospettosa.
«Atti osceni in luogo pubblico?» bisbiglia, morendo evidentemente di curiosità.
«Prego?»
«“Quel giorno in biblioteca”», ripete con malizia, facendomi arrossire. 
Ma perché giungono tutti a quel genere di conclusione? 
«Credimi, è una cosa più innocente di quanto possa sembrare.»
Fa un sospiro, intrecciandosi le dita dietro la schiena.
«Ti credo, sei un ragazzo abbastanza responsabile e serioso. Certe cose non le faresti in una biblioteca.»
Mi astengo dal commentare alcunché, e fortunatamente interviene per me Hōōji-senpai, ricordando: «Ah! È forse la ragazza che cercava “Peter Pan”?»
Oh cavolo…
Penso in fretta a come spiegarmi, ma lei si rallegra tutta.
«Allora avevo ragione, la conoscevi!»
«Aspetta, quindi tu hai incontrato Hana-chan prima di noi?!» si stupisce Ryūzaki-san.
Hōōji-senpai annuisce, raccontandole tutta la vicenda, e si aggiunge alla conversazione anche Shidō-san, che intanto era andata a cambiarsi.
Quando sembrano finire coi loro pettegolezzi Ryūzaki-san mi adocchia interessata per un micro-istante, prima di esclamare: «Hana-chan, visto che sei così snella, perché non provi un pantaloncino?»
Shidō-san non attende risposta e corre via, annunciando con gaiezza: «Vado a cercarne uno!»
Torna dopo meno di un minuto, mostrandone uno di jeans slavato, anche questo con fiorellini variopinti ricamati su un lato.
«È l’unico che ho trovato che le vedrei bene addosso», spiega, passandoglielo insieme ad una maglia a maniche lunghe a tinta unita.  
«Non è troppo corto?» le chiedo appena torna da me, non approvando del tutto.
Lei annuisce, sorridendo con candore.
«L’ho scelto apposta.»
Dopo questa risposta, sono ancora più convinto che non capirò mai le donne e il loro modo di ragionare. 
Preferisco tacere, in attesa; nel frattempo Ryūzaki-san si complimenta per la scelta, carezzandole la testa come fosse un gatto, e si vanta della camicetta che aveva selezionato prima per Sakura. Hōōji-senpai le ascolta distrattamente, impegnata nella registrazione di un audio al suo ragazzo, per informarlo che quella sera sarebbe stata disponibile per uscire.
Dopo non molto tempo Shidō-san chiede a Sakura se ha fatto e lei ne fuoriesce, fronteggiando direttamente le ragazze.
«Ero certa che le sarebbe stato bene!» gioisce Shidō-san.
Hōōji-senpai posa in borsa il telefono, aggiungendosi: «Sei carinissima Hana-chan».
Lei arrossisce e ringrazia, mentre Ryūzaki-san annuisce soddisfatta.
«Ottima scelta Hikaru, le fa proprio un sedere stupendo.»
«U-umi-saaan», si lamenta Sakura, portandosi le mani al viso. 
Fingo di non aver sentito, né ascolto i successivi giudizi delle altre due, concentrandomi su altro.
Noto che all’interno del camerino ci sono altre pile di vestiti, sia sul pouf che sulle grucce. Ma quanti se ne stanno provando?
«Syaoran-kun, tu che dici?»
Un tantino riluttante mi rivolgo a loro, lanciando una breve occhiata a Sakura, sentendomi immediatamente contrariato. Le si vedono, praticamente, tutte le gambe, e anche la maglietta, per quanto non sia attillata, ha lo scollo abbastanza ampio e le lascia una parte di spalle scoperte. Paradossalmente, però, stavolta lei sembra sentirsi più a suo agio, perché semplicemente mi guarda in attesa, piegando la testa su un lato.
«Oh giusto! Hana-chan girati, o non può guardare dietro.»
Lei le asseconda, mentre sghignazzano.
Rivolgo loro un’occhiataccia, prima di tornare da Sakura, notando che la maglia dietro è scollata allo stesso modo, lasciandole scoperta la nuca e parte delle scapole. Abbasso lo sguardo, dovendo dare ragione a Ryūzaki-san, prima di sviarlo, non pronunciandomi.
«Non sembra approvare», si dispiace Hōōji-senpai.
«Mi sta tanto male?» domanda Sakura guardandomi sconvolta, con le lacrime agli occhi.
Oh no.
«Non è che ti stia male», provo a spiegarmi, chiedendomi intanto come posso arrivare al punto senza essere troppo diretto.
«Non dargli retta Hana-chan», interviene Ryūzaki-san, sospirando con drammaticità. «È la gelosia a parlare.»
Sakura mi guarda ancora più confusa e io serro le labbra, rifiutandomi di rispondere. Tra l’altro, non posso fare a meno di chiedermi come sia possibile che fino a poco fa si vergognava di una camicia che a detta sua è semitrasparente – che poi lo ammetto, un po’ le si notava il reggiseno, ma solo perché ne indossa uno scuro, altrimenti sono certo che passerebbe del tutto inosservato – mentre ora che è praticamente mezza scoperta si sente completamente a suo agio. 
Va a cambiarsi un po’ perplessa, senza aggiungere altro, e io intanto trucido con lo sguardo le ragazze, che fanno finta di non notarlo, chiacchierando spensieratamente tra di loro. 
Fortunatamente dopo poco, riscuotendomi da quest’umore cupo, Sakura esce nuovamente dal camerino, indossando quello che scopro essere l’ultimo vestito di quella mini sfilata.
Non è troppo lungo né troppo corto, le arriva un po’ sopra il ginocchio. Sfuma dal blu notte fino a diventare turchese, con la gonna ricoperta da un sottile strato velato pieno di brillantini, tanto da sembrare un cielo stellato. Ha un nastro di raso in vita chiuso in un fiocco sul davanti, la parte che le fascia il petto arricciata, bretelle sottili e al di sotto indossa una magliettina bianca come una nuvola dalle maniche a sbuffo, lunghe fino al gomito, con un fiocchetto blu al centro della scollatura circolare.
Stavolta mostro piena approvazione e anche lei, con maggiore spensieratezza, fa un giro su se stessa, mostrando come le si alzano le gonne se rotea. Da bambina aveva l’abitudine di farlo sempre, ogni volta che indossava un vestito, e mi rivelò che apposta se ne faceva acquistare di quelli con le gonne più larghe possibili, per creare cerchi più ampi.
Va quindi a cambiarsi contenta, e le ragazze per qualche ignota ragione spariscono, mollandomi lì con lei. Ne approfitto per parlarle, appoggiandomi contro la parete affianco al camerino. 
«Hana, mi senti?»
«Sì?» 
Il suo tono è un po’ affrettato, e quasi sparisce sotto il rumore dei vestiti spostati. 
«Ti stai divertendo?» mi accerto, come al solito. Ho sempre questo bisogno di essere sicuro che lei non si stia soltanto sforzando di stare con tutti noi.
«Tantissimo!» conferma. «Sai che la gonna che indossavo prima l’ha scelta Fuu-san?»
«Lo avevo immaginato.»
Rispecchiava perfettamente i suoi gusti. 
«Ha detto che me la faceva provare per vedere se acquisivo un’aria matura», ridacchia. «Ne è parsa abbastanza soddisfatta.»
«Direi.»
Dò una rapida occhiata ai clienti, notando che le tre stanno facendo la fila in cassa. Che stiano prendendo tempo per Sakura?
Avverto uno spostamento e mi volto, trovandola ad uscire dalla tenda alle prese con una montagna di vestiti; ne afferro prontamente una parte, proponendomi di aiutarla a rimetterli dov’erano.
Quando finiamo e stiamo per andare anche noi alla cassa le ragazze ci anticipano, togliendole i vestiti che ha scelto dalle mani e sostituendoli con una busta.
«Da parte di tutti!» esclamano in coro.
Sakura rimane spiazzata per lunghi istanti, prima di realizzare le loro parole.
«Ma non… non dovevate…» mormora commossa. 
Ryūzaki-san mi passa i vestiti extra per farmi andare a metterli a posto, e mentre mi allontano le vedo tutte saltellare felici e abbracciarsi. Risollevato poso le stampelle insieme alle altre, per poi tornare da loro. 
Una volta fuori torniamo al pianterreno, dove i ragazzi e Suzuran-san già ci stanno aspettando. Sorprendentemente anche loro passano una busta a me, da cui intravedo la giacca che mi avevano fatto misurare, e tutti e cinque ci fronteggiano spiegando: «Regali in anticipo per il vostro compleanno!»
Li ringraziamo entrambi e, mentre procediamo, capisco perché quando ho chiesto loro se volevamo vederci oggi hanno insistito tanto per sapere la data del compleanno di Sakura. Inutile dire che sono impazziti nella chat quando ho detto che era lo stesso giorno del mio, considerandolo destino. Probabilmente hanno ragione, questo non può che essere destino. 
Hanno comunque dato per scontato che lei quel giorno sarebbe tornata in provincia e non ci sarebbe stata; quindi, a quanto pare, hanno astutamente approfittato di quest’occasione.
Dopo una breve passeggiata, per la gioia di tutti saliamo fino al quarantaseiesimo piano dello Shibuya Scramble Square, da cui è possibile accedere allo “sky stage”. Si tratta di un’enorme terrazza da cui è possibile godere a 360 gradi della vista di Tokyo. Sakura e Shidō-san se la girano tutta, correndo mano nella mano piene di entusiasmo, e tutte insieme scattano gioiose una decina di fotografie. 
Per pranzo mangiamo in un ramen-ya – ormai si sono convinti che questo sia il suo cibo preferito, vista la sua reazione la volta scorsa –, mentre il pomeriggio, dopo un altro breve giro tra negozi, ci rechiamo in un altro locale chiamato “Shiawase no pankeeki”, che a detta di Hōōji-senpai fa i migliori pancake di Tokyo, i più alti e soffici. Non appena Sakura ha sentito ciò i suoi occhi hanno cominciato a brillare talmente tanto che il loro luccichio si vedeva persino dalle lenti scure. Per cui siamo entrati e ci siamo fatti portare quello classico che offriva il locale, con due pancake ricoperti di zucchero a velo, panna, fragole e nocciole tritate.
Una volta mangiato anche il dessert – direi che, per la concezione che ne ha Sakura, lo si può tranquillamente definire un pasto completo adesso –, ci rechiamo lungo il fiume Muguro, dove a sorpresa troviamo Kurogane-san e Fay-san a bere un cocktail, seduti ai tavolini di un bar.
Quando ci intravedono Fay-san ci chiama ad alta voce, facendoci segno di raggiungerli, e io ne approfitto per presentargli i ragazzi. Ho parlato di loro quando ho dovuto spiegare con chi dovessimo vederci, e devo dire che sembravano abbastanza fieri del fatto che io mi fossi creato amici tanto cari nel giro di un anno. Shōgo, Ryūō, Suzuran-san e Shidō-san li ho conosciuti, infatti, durante il mio soggiorno in America; anche loro erano lì con borse di studio offerte dai loro licei, e poi ero stato presentato ai loro amici. Era solo stata una grande fortuna che alla fine avessimo deciso di venire tutti a Tokyo, iscrivendoci nella stessa facoltà – seppure ad indirizzi diversi. 
Quasi ci fossimo messi tutti d’accordo, non appena ci spostiamo su un ponte incrociamo anche Kimihiro con i suoi due migliori amici, Doumeki e Kunogi-san. Entrambi sono lieti di vedermi, visto che non ci incontriamo da tempo, e io presento tutti a tutti, eccetto Sakura a Kimihiro, visto che lui dovrebbe già essere amico di “Hana”. E difatti, senza che io gli dica niente, ecco che la abbraccia come se fosse una cara vecchia amica, felicitandosi di rivederla. Lei riesce a fingere con altrettanta naturalezza, sebbene io sappia che la sua gioia è del tutto reale. Non vedeva l’ora di incontrare “mio fratello”. Entrambi abbiamo deciso che, nonostante io ora conosca la verità, per me lui resterà per sempre il mio onii-san. Così come io sarò sempre il suo otouto. 
Dopo qualche ora ognuno si separa, andando per la propria strada. S’è fatto già buio, e le lanterne sul fiume sono state accese, creando un effetto arancio-rosato che pullula di magia. 
Io e Sakura ci attardiamo lungo le sue sponde incorniciate dai ciliegi in fiore, stando mano nella mano, e passeggiamo sotto le loro immense corolle, finché non mi dirà che sarà stanca e vorrà rincasare. Lascio che le sue allegre chiacchiere mi riempiano i pensieri, osservando spensierato a tratti lei e i rami che, scendendo dolcemente sul fiume, creano suggestive cascate. Di tanto in tanto il vento ne fa volare i petali, contornando i nostri capelli, e ogni volta che succede e ce li togliamo Sakura ride deliziata, alla fine arrendendosi.
«Lasciamoceli, ci donano», commenta, acconciandomeli persino meglio. 
Mi appoggio alla balaustra per abbassarmi, in modo tale da agevolarla, lasciandola fare. 
Quando finisce mi scatta una fotografia, mostrandomela tutta soddisfatta.
«Guarda, sembra una coroncina!»
«È vero», riconosco, facendomi scappare una piccola risata.
Sorride a trentadue denti, sembrando felice e fiera di sé, prima di appoggiarsi contro una mia spalla, guardando i fiori caduti sulla superficie dell’acqua. 
Cerco di farla stare più comoda e trascorriamo chissà quanti minuti così, in semplice contemplazione del paesaggio. È come se fossimo completamente soli, circondati da questi fiori, che sembrano coprirci agli occhi del mondo. Non esistono più voci, non esistono più persone.
Improvvisamente, ci siamo soltanto io e Sakura, che esclama: «Guarda, lì c’è un’apertura che sembra formare un cuore!»
Seguo la direzione del suo dito, verso l’alto, e in effetti vista la conformazione dei rami e la loro inclinazione, sembrano proprio creare una sorta di cuore riempito dal cielo notturno. 
Confermo con un mormorio, voltandomi, e la trovo con lo sguardo fisso su di me. La sua espressione è sognante. 
Le sorrido, carezzandole una guancia, e lei si apre in un piccolo sorriso, prima di sollevarsi sulle punte, chiudendo gli occhi. Mi abbasso, incontrando finalmente le sue labbra con le mie.
Non c’è bisogno di dirci nulla. Non c’è bisogno di prepararci, perché entrambi siamo pronti a questo momento da sempre. E questo contatto, cerchiamo di farlo durare il più a lungo possibile, avvolti in una coltre di ciliegi.










 
Angolino autrice:
Buongiorno! Come state? 
Scusate se ci metto tanto per aggiornare. State tranquilli, non ho abbandonato né dimenticato la storia, solo che ultimamente sono presa da diverse cose e - a quanto pare - la mia memoria è diventata molto a breve termine (che posso dire, sono gli effetti della "vecchiaia").
Bando alle ciance, passo subito alle spiegazioni.
"Hanami" significa letteralmente "guardare i fiori", e si riferisce alla tradizionale usanza di godere la fioritura dei ciliegi in primavera, uscendo o facendo picnic al di sotto di essi.
Shidō
Hōōji e Ryūzaki sono rispettivamente Hikaru, Fuu e Umi di MKR. Mi rendo conto che qui ci sono molti personaggi, ma conto sul fatto che gli altri possiate riuscire a riconoscerli, essendo chiamati per nome. L'unica che forse devo specificare è Kunogi, che sarebbe Himawari (di Holic).
Il "ramen-ya" è il ristorante che offre unicamente ramen e "Shiawase no pankeeki" significa "I pancake che rendono felici/della felicità". I luoghi, ovviamente, sono verosimili, ma non al 100% corrispondenti alla realtà, e ricordo che molte cose sono inventate. 
Per quanto riguarda le relazioni familiari, "onii-san" è il fratello maggiore, "otouto" è il fratello minore. 
Credo di aver spiegato tutto, ma se dovessero rimanere dei dubbi non esitate a scrivermi. 
Ringrazio chi ancora segue questa storia, spero che vi stia piacendo.
Buon weekend!
Steffirah

 
  
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