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Autore: lady lina 77    25/07/2021    2 recensioni
L'omicidio di una donna e il salvataggio dei suoi due figli porteranno i Poldark dentro a un grande segreto da tenere celato a qualsiasi costo. Una storia che nasce nel freddo dei ghiacci di Oslo per poi approdare in Cornovaglia dove Ross, assieme a due misteriosi gemellini (già conosciuti in una mia vecchia fanfiction ma quì in ruoli diversi), lotterà per poter tenere fede a una promessa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'estate volgeva al termine e si era rivelata una stagione allegra e divertente per Ross. Aveva gustato il piacere di vivere la sua casa e la sua famiglia, di lavorare nella sua miniera e di ritrovare amici e persone care che spesso non poteva vedere per mesi, quando era via in missione. I suoi figli erano uno spasso, era un piacere vederli crescere e giocare con la cuginetta Loveday e con le piccole di Dwight e Caroline e gli spiaceva pensare che presto la bella stagione sarebbe finita e sarebbero dovuti partire per Londra, più per dovere che per amore della mondanità. Demelza si affaccendava da settimane ai preparativi per la partenza, era il suo modo di sentire tutto sotto controllo per una avventura a cui, di sicuro, avrebbe volentieri fatto a meno. Jeremy sembrava il più felice di partire mentre Clowance pareva intimorita da quel mondo pieno di regole che poco amava, come lui. I tre bimbi, beh... Per loro ogni cosa era un gioco e fra un litigio e una corsa, fingevano di essere dame e lord londinesi, esibendosi in strane e strambe scenette che terminavano sempre con Demelza che ricordava loro che nella capitale avrebbero dovuto fare i bravi ed essere estremamente educati. E infine c'era Prudie... Lei aveva chiesto abiti e grembiuli nuovi, come poteva d'altronde affrontare Londra con i suoi vecchi stracci? Santo cielo, portarla a fare compere si era dimostrata la più azzardate delle imprese in cui si era lanciato!
Quel giorno erano in spiaggia, a fare l'ultimo picnic della stagione. Il tempo era sereno ma il vento era cambiato e Ross fiutava nell'aria l'odore della pioggia autunnale in arrivo, che avrebbe chiuso l'estate e per un pò, la loro permanenza in Cornovaglia. Dwight, Caroline e le bambine avevano pranzato con loro e nel primo pomeriggio erano rientrati a casa perché il medico aveva delle visite da fare e per le ore successive lui e Demelza erano rimasti seduti su una coperta ad osservare i loro figli che si divertivano. Jeremy aveva tentato di pescare, senza successo, Clowance era entrata decine di volte in acqua in mutandoni e sottoveste e i tre piccolini l'avevano imitata, con indosso solo le mutandine. Erano amanti della natura, tutti loro. E amavano la vita della Cornovaglia, terra che scorreva con furore nelle loro vene, gemelli compresi. Daisy amava il mare e i racconti dei pirati, Demian amava disegnare sulla sabbia e conosceva tutte le specie di uccelli che volavano sulle loro teste e a parte quei capelli biondissimi che tradivano le loro origini nordiche e l'amore per il freddo e la neve in inverno, ormai erano in tutto e per tutto dei monelli del luogo, sempre pronti a combinare guai in compagnia di Bella.
Il sole stava tramontando e Jeremy stava rientrando a riva dopo una nuotata mentre Clowance, alcune decine di metri più distante, cercava conchiglie con cui fare una collana.
Vicino a lui e a Demelza, c'erano i tre bambini. Demian era fra le braccia di sua moglie, che cercava di togliergli dai capelli la sabbia che si era rovesciato addosso giocando, Daisy stava scavando una buca che doveva portarla fino ai mostri al centro della terra di cui le aveva parlato Prudie e Bella canticchiava e correva ovunque, andando a disturbare prima una gemella e poi l'altro.
Quando la bimba vide Jeremy uscire dall'acqua, gli corse incontro cantandogli una canzoncina canzonatoria, visto che il fratello non aveva pescato nulla. "Jeremy ci lascia senza mangiare, Jeremy ci lascia senza mangiare perché non sa pescare".
Demelza rise, accarezzando i capelli di Demian che rideva. "Per fortuna ho sempre un piano di riserva quando voi uomini uscite a pescare".
"Quale sarebbe?" - chiese Ross, incuriosito.
"Preparo di nascosto un polpettone la sera prima".
Le tirò un pò di sabbia, scherzoso. "Donna di poca fede, non hai fiducia in noi?".
Leo gli tirò di rimando altra sabbia, aiutata da Demian. "Ohhhh, certo che no! E faccio bene, come puoi vedere".
Nel frattempo Jeremy prese Bella in braccio, facendola roteare nell'aria. "Piccola monella, prova tu domani a pescare".
"Papà dice che domani piove e io poi sono piccola e non sono capace. Ho quattro anni mica quindici".
Jeremy la rimise giù. "Si, hai quattro anni. E MEZZO! E sai solo cantare, io invece so anche nuotare".
Bella prese a saltellare. "Anche io, anche io voglio!".
"Vuoi cosa?".
"Mi insegni a nuotare, Jeremy?" - gli chiese, prendendogli la mano e dondolandosi coi piedini nella sabbia.
"Jeremy, attenzione con lei!" - lo richiamò Demelza dalla riva, avendo già capito che il figlio avrebbe accontentato la sorellina.
Lui alzò un braccio. "Tranquilla mamma, la tengo a riva". E così dicendo, le strinse la manina e la portò in acqua. "Ti insegno a nuotare!".
Bella prese a saltare, esibendosi in gridolini di gioia. "Sì, sìììììì!!!".
Jeremy la portò a riva, dove l'acqua arrivava alla vita della piccola, le prese le manine e poi la trainò nell'acqua. "Muovi le gambe".
Bella non se lo fece ripetere, muovendosi come una forsennata e schizzando tutto e tutti.
Dalla riva, Daisy li osservò dalla sua buca. "Anche io voglio".
"Io no" - borbottò Demian, decisamente più pigro della sorella e molto più propenso a stare in braccio a sua madre.
Ross accarezzò i capelli biondi di Daisy. "E allora vai, corri da Jeremy e chiedigli di insegnare anche a te".
La piccola non se lo fece ripetere e corse fino al fratello.
Jeremy si bloccò e sul suo viso scomparve ogni segno di divertimento. "Sei troppo piccola!" - la apostrofò appena la ebbe davanti.
Ross osservò la scena, incupendosi quanto Demelza. Jeremy era così paziente ed affettuoso con Bella e Clowance mentre coi gemelli era scostante e spesso brusco. Non che non se ne prendesse cura e quando si era trovato da solo a badare a tutti i fratellini perché loro erano fuori casa per delle commissioni a Truro, lo aveva fatto egregiamente e senza obiettare. Però c'era quel qualcosa in lui che, se non necessario, lo teneva lontano dai gemellini... Si chiese perché facesse così, cosa gli ribolliva dentro e quale fosse il motivo del suo apparente astio verso quei due bambini che lo adoravano e veneravano. Ross lo sapeva che non era da Jeremy comportarsi così e che qualcosa doveva turbarlo ma sapeva anche che non sarebbe stato facile riuscire a convincerlo a confidarsi. Aveva il carattere dolce e gentile di Demelza ma era anche chiuso come il più testardo dei Poldark. Era chiuso quanto lui.
Daisy invece non si fece scoraggiare. "Non sono piccola, sono quasi grande come Bella".
Jeremy voltò lo sguardo a fissare la sorellina che teneva per le mani. "Non posso insegnare a tutte e due, torna a fare la tua buca e a cercare i tuoi mostri".
Daisy, che non amava i no ed era autoritaria quando sentiva di essere vittima di ingiustizie, picchiò il piedino nel mare, schizzandolo. "No! Voglio imparare come Bella".
"Tu non sei Bella" - rispose Jeremy, seccamente.
E quella frase parve colpire nel segno perché gli occhi di Daisy si inumidirono e tornò indietro in lacrime dai genitori. Sapeva di non essere Bella, Jeremy glielo ricordava fin troppo spesso.
Trovò rifugio fra le braccia di Ross che la strinse, accarezzandola. "Su, non piangere! Jeremy non può insegnare a tutte e due e Bella glielo ha chiesto prima".
Daisy tirò su col naso mentre Demelza si avvicinava con Demian per asciugarle le guance. "Ma anche se arrivo prima, Jeremy mi dice di no".
Ross e Demelza si guardarono negli occhi, consapevoli che lei in fondo avesse ragione. Ma ovviamente non potevano dirlo...
Demelza le accarezzò la guancia. "Tesoro, hai un anno in meno di Bella. Il prossimo anno sarai grande come è lei adesso e Jeremy ti insegnerà a nuotare. O lo farà papà".
"O io" - aggiunse Demian che non stava a galla nemmeno nella tinozza, ridendo.
Daisy guardò Ross. "Davvero mi insegni?".
"Davvero" - le rispose, baciandola sulla fronte. Poi guardò Jeremy che, imbronciato, si era fermato sulla riva a giocare con Bella, imponendosi di non intervenire in quella faccenda che lo aveva visto al centro dell'attenzione coi gemelli. Era Bella la sua sorellina e suo padre doveva pensare ai gemelli. Non lui! Lui non li aveva portati a casa loro, era stato suo padre chissà perché e chissà per come... E toccava a lui prendersene cura!
Di umore parimenti cupo per quell'inconveniente, Ross decise che era ora di parlare da uomo a uomo con Jeremy e che lo avrebbe fatto subito. "Recupera Clowance e coi bambini vai a casa" - disse a Demelza. "Ormai è tardi e fra poco sarà buio".
Demelza annuì. "E tu?".
"Io metterò a posto al riparo le nostre barche nella grotta, domani sarà giornata di pioggia e non voglio lasciarle arenate nella sabbia. Con la nostra partenza per Londra settimana prossima, chissà quando potremo usarle di nuovo. Chiederò a Jeremy di darmi una mano e poi rientrerò con lui".
Demelza comprese cosa volesse fare senza che lui glielo spiegasse. "Sì, mi sembra una buona idea".
"Cosa?".
"Restare solo con lui e parlargli".
Ross si stiracchiò, rimettendo Daisy nella sabbia, ormai perfettamente rasserenata. "Speriamo solo che serva".
Demelza sospirò. "Speriamo".

...

Era quasi buio e mancava poco all'ora di cena quando finirono di sistemare le loro due barche nella grotta. Durante l'estate erano servite per pescare oppure per semplici escursioni lungo la costa assieme a Demelza o per far divertire i bambini. Daisy, soprattutto, amava veleggiare e giocare a fare la regina dei pirati e crescendo, sembrava avere il mare e le avventure nelle sue vene... Discendeva in fondo dai vichinghi e da loro doveva aver preso tempra e carattere. Anche Demian discendeva dai Vichinghi ma a differenza della sorella era più tranquillo, combinava mille guai ma lo faceva in silenzio ed era attratto più che altro dalla natura e dall'arte.
Jeremy coprì le due piccole imbarcazioni con dei teli e poi si asciugò il sudore. "Credi che pioverà molto?".
Ross annuì. Conosceva i venti della Cornovaglia e sapeva che quando soffiavano in una determinata direzione, portavano vento e pioggia. "Credo sarà un autunno piovoso a cui seguirà un inverno freddo".
Jeremy sorrise. "Allora sarà comodo starcene nel lusso e nel calduccio di Londra".
Ross rise. "Non ho mai considerato Londra 'comoda' ma portatrice di guai. Eppure è lì che dovremo essere".
"Io sono contento, potrò andare a vedere qualche macchina a vapore".
"Io sono meno contento perché dovrò vedere quei palloni gonfiati che affollano Westminster". Poi osservò suo figlio e visto che in quel momento sembrava particolarmente loquace decise che era il momento giusto per portare la discussione su argomenti più intimi e delicati. "Davvero non ti spiace partire?".
Jeremy, mentre uscivano dalla grotta, parve sorpreso da quella domanda. "No, perché?".
"Beh, lascerai quì molti amici e magari... qualche amica".
Jeremy arrossì. "Oh, non ho amiche e i miei amici li rivederò comunque in primavera quando torneremo, non scapperanno".
"No, certo. Ma magari una nuova casa, una nuova città e tanti fratellini attorno... senza amici della tua età da frequentare...".
Jeremy sorrise di nuovo. "Ne troverò di nuovi, Londra è grande. E poi sono curioso di vedere come saranno questi grandi ricevimenti a cui ci porterai, non riesco ad immaginarmeli e spero di fare bella figura".
"Oh, non ne dubito".
"Grazie papà".
Ross annuì, ma poi tornò al fulcro della discussione che più gli premeva affrontare. "Senti, posso parlarti di prima... di quanto successo con Daisy?".
Jeremy si irrigidì e poi chinò il capo, se lo sentiva che sarebbe arrivata una ramanzina e che il discorso sarebbe virato in quella direzione. "Sei arrabbiato?".
Ross si fermò a pensare a quanto poco a volte sembravano conoscersi lui e Jeremy e come imprevedibili fossero le reazioni di entrambi quando erano faccia a faccia. Suo figlio stava diventando un uomo e ora era tutto più complicato rispetto a quando era piccolo. E lui non era bravo quanto Demelza ad affrontarlo e comprenderlo. "No, non sono arrabbiato. E' solo che vorrei capire...".
"Cosa?".
"Perché sei il migliore dei fratelli per Clowance e Bella e invece sei così distaccato coi gemelli".
Jeremy alzò le spalle, irritato da quella domanda la cui risposta in fondo era ovvia. "Non sono i miei fratelli".
Anche Ross si irrigidì, in difficoltà. "Io e tua madre li abbiamo adottati e per noi sono figli nostri come voi tre. E come Julia. E quindi sono a tutti gli effetti vostri fratelli, se non di sangue, di certo di cuore".
Jeremy alzò il viso ad affrontarlo. "Cioé, gli volete bene come a noi?".
Ross restò spiazzato da quella domanda ma poi, attento a scegliere le parole giuste per non ferirlo, si decise a rispondergli nel modo più gentile possibile. Gli poggiò la mano sulla spalla mentre nella sabbia camminavano verso casa. "Non hanno nessuno, solo noi. Io e tua madre siamo gli unici genitori che abbiano mai conosciuto e voi siete i loro fratelli. Daisy e Demian non sanno la verità, sono troppo piccoli per capire e sono felici così. E per loro sei il loro eroe, il fratello maggiore da imitare e da cui imparare. E sì, io e tua madre li amiamo come amiamo ogni membro della nostra famiglia e tutti coloro che fanno parte della nostra vita e del nostro mondo".
Jeremy abbassò lo sguardo, rifiutandosi di guardarlo in viso. "Demian adora la mamma, non me. Il suo eroe è lei, non io".
Ross scoppiò a ridere. "Sei geloso di un bimbo di tre anni?".
"No, ovviamente. Ma è lei la sua preferita".
Strinse la presa sulla spalla del figlio. "E per tua madre tu sei il suo sole, il figlio che più gli è nel cuore. Ama tutti ma ai suoi occhi sei speciale".
"Lo so ma... noi... senza i gemelli stavamo bene lo stesso. Perché li hai portati a casa? Perché TU?".
"Perché non avevano altre opportunità e lo sai bene. Cosa ti costava giocare con Daisy, prima, come stavi facendo con Bella?".
"E' piccola, poteva bere, poteva farsi male".
Ross scosse la testa, Jeremy si stava arrampicando sui vetri. "Lo sai bene che queste sono scuse... Provaci, prova a stare con lei o Demian come fai con Clowance e Bella. Te lo chiedo per favore. Oppure dimmi cosa c'è che non va, perché non riesci ad affezionarti a loro e proveremo a risolvere la cosa insieme".
Jeremy non rispose e Ross insistette. "Hei...".
Il ragazzino alzò gli occhi su di lui mentre le luci di Nampara si cominciavano ad intravedere in lontananza. "Tu a quindici anni riuscivi a dire tutto a tuo padre?".
Ross rimase spiazzato, ripensando a quanto poco avesse sentito accanto la figura paterna da ragazzo. Ma si augurò, pur fra mille errori, di essere un padre diverso. "N...No ovviamente".
"Beh, nemmeno io. E' che... Non lo so, mi sembra tutta una storia strana e ho paura che il segreto che i gemelli si portano dietro, sia pericoloso per la nostra famiglia".
Ross annuì. "Non era la piena verità ma una parziale. Per ora doveva però farsela bastare perché estorcere qualche cosa a Jeremy era spesso un'ardua impresa. "E' un rischio che io e tua madre abbiamo deciso di correre e per ora è andato tutto bene, tu non devi preoccuparti di questo. Siamo una famiglia e i gemellini sono dei Poldark e per quanto mi riguarda, regalano gioia a tutti noi. Prova a goderne anche tu".
"Ci proverò" - disse Jeremy, non del tutto convinto.
Ross sorrise. "E quando vorrai parlarmi delle tue paure e di cosa provi davvero, io sarò pronto ad ascoltarti".
Jeremy rispose al sorriso, anche se ancora incerto. "Me lo ricorderò".
E insieme si diressero a Nampara per gustare una buona cena, ringraziando intimamente Demelza per la scarsa fiducia nelle loro abilità di pescatori.
  
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